Notiziario maggio-giugno 2012

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FITP - Sede legale: Box 001 Centro Uffici (T) Viale Ammiraglio Del Bono, 20 - 00122 Roma Segreteria del Presidente nazionale: Via Sapienza, 20 - 71013 - S. Giovanni Rotondo - Tel. e fax 0882 441108

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IL FOLKLORE D’ITALIA

ANNO XIV

maggio / giugno 2012 n. 03 / 2012

Rivista bimestrale della Federazione Italiana Tradizioni Popolari

Festival e tournée

un’estate tutta da vivere

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Federazione Italiana Tradizioni Popolari Consulta Scientifica

UFFICIO TESSERAMENTO Via San Sebastiano, 16/18 98122 Messina Tel. e Fax: 090.771398 E-mail: tesseramento@fitp.org SEGRETARIO GENERALE Contrada Chiusa Lotto 4/b Loc. Simeri Mare Villaggio Santa Lucia 88050 Simeri Crichi (CZ) Tel.: 0961.881609 - 0961.794388 Fax: 0961.881491 E-mail: francomegna@email.it UFFICIO TESORERIA C.da Conca d’Oro, Garden Ville, 16 98168 Messina Tel.: 090.355604 tobiarinaldo@virgilio.it UFFICIO STAMPA Cdp Service - San Severo (FG) www.cdpservice.it Tel. e Fax: 0882 375761 ufficiostampa@fitp.org

EMILIA ROMAGNA Sauro Casali (commissario)

PRESIDENTE Mario Atzori

MOLISE

VICEPRESIDENTE Patrizia Resta

PIEMONTE

FRIULI VENEZIA GIULIA Giampiero Crismani

PUGLIA

LAZIO Ivo Di Matteo

COMPONENTI Gian Luigi Bravo Sergio Bonanzinga Pino Gala Vincenzo Spera Leonardo Alario

SEGRETERIA PRESIDENZA NAZIONALE Via Sapienza, 20 71013 San Giovanni Rotondo (FG) Tel. e Fax: 0882.441108 E-mail: benitoripoli@tiscali.it

MARCHE Mario Borroni Antonio Giuliani Bernardo Beisso Fedele Zurlo Nino Agostino

SARDEGNA

Consiglio Nazionale

Vittorio Fois Mario Pau Luigi Usai Daniel Meloni

COORDINATORE NAZIONALE

SICILIA

Maria L. De Dominicis

Consiglieri ABRUZZO

Maria L. De Dominicis

BASILICATA

Pasquale Casaletto

CALABRIA

Carmine Gentile Maria Teresa Portella

CAMPANIA

Fabio Del Mastro Leonardo Bianco

FRIULI VENEZIA GIULIA

Mario Srebotuyak

LAZIO

Giuseppe d’Alessandro

LIGURIA

Luciano Della Costa

LOMBARDIA

Luigi Sara Giovanni Bossetti

LOMBARDIA Giancarlo Castagna MARCHE Pamela Trisciani

Antonella Castagna Santo Gitto

MOLISE Ivo Polo

TOSCANA

PIEMONTE Andrea Flamini

TRENTINO ALTO ADIGE

PUGLIA Tommaso Russo

UMBRIA

SARDEGNA Giommaria Garau

VALLE D’AOSTA

SICILIA Alfio Russo

VENETO

TOSCANA Francesco Castelli

Marco Fini Miriam Betti Pederiva Francesco Pilotti Susi Lillaz

Gianni Marini

EMILIA ROMAGNA Sauro Casali

LIGURIA Milena Medicina

Presidenti Comitati Regionali ABRUZZO Fidio Bianchi BASILICATA Pietro Basile CALABRIA Michele Putrino CAMPANIA Francesco Coccaro

TRENTINO ALTO ADIGE Miriam Betti Pederiva UMBRIA Floriano Zangarelli VALLE D’AOSTA Susi Lillaz (commissario) VENETO Adriano Bissoli


IL FOLKLORE D’ITALIA

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n. 03 / 2012

IL FOLKLORE D’ITALIA Bimestrale d‘informazione Anno XIV n. 3 - MAGGIO / GIUGNO 2012 Registrazione al Tribunale di Foggia n. 9 dell’8 aprile 2008

Terremoto Emilia Romagna La FITP si mobilita per una raccolta fondi a sostegno delle popolazioni colpite

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Consiglio nazionale In moto la macchina dell’organo federale guidato da Maria Lidia De Dominicis

COORDINAMENTO RED.LE Antonio d’Amico Leo Conenno Elvira La Porta Rita Laguercia Progetto Grafico Sinkronia studio - www.sinkronia.it Stampa Grafiche Lucarelli - Ariano Irpino FEDERAZIONE ITALIANA TRADIZIONI POPOLARI PRESIDENTE NAZIONALE Benito Ripoli Vice Presidenti Nino Indaimo Luigi Scalas

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Derby dei Campioni del Cuore Nuovo successo della FITP, venti gruppi presenti all’Olimpico di Roma

Nazionale di calcio FITP

Direttore Responsabile Benito Ripoli

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Il team del folklore torna in campo e vince il trofeo “Premio Karol Wojtyla”

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Assessori Effettivi Donatella Bastari Gerardo Bonifati Fabrizio Cattaneo Enzo Cocca Fabio Filippi Gesualdo Pierangeli Assessori Supplenti Giuliano Ierardi Renata Soravito Segretario Generale Franco Megna Vice Segretario Generale Celestino Di Bello Tesoriere Tobia Rinaldo Vice Tesoriere Nicola Fabrizio Collegio Sindaci Revisori Francesco Fedele (presidente) Giovanni Soro (vicepresidente) Ancilla Cornali (membro effettivo) Giampiero Cannas (membro supplente) Ugo Cestra (membro supplente) Collegio Probiviri Gavino Fadda (membro effettivo) Franco Folzi (membro effettivo) Dionigi Garofoli (membro effettivo) Sauro Casali (membro supplente) Michele Castrilli (membro supplente)

Italia e Regioni

Comitato d’onore fitp Past President Lillo Alessandro

Conto alla rovescia per la 31^ edizione in programma a Chianciano Terme dal 14 al 16 settembre

Presidente Onorario Luciano Della Costa Comitato Dei Saggi Luciano Della Costa Aldo Secomandi

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Staff del Presidente Bruno Bordoni Mario Borroni Monica Castrilli Concetta Masciale Francesca Grella Cerimoniere Michele Putrino

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{{ editoriale

edi tori ale

di Benito Ripoli PRESIDENTE NAZIONALE FITP

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Solo le Storie sono capaci di colmare gli squarci del dolore. Solo le Storie ci aiutano a sopravvivere. (Passi affrettati, Dacia Maraini). Un boato, un altro e un altro ancora. La terra trema e deflagra la trama minuta e delicata di un borgo. Tra i calcinacci e le voragini affoga la vita dei vivi e la vita delle cose. Si piegano chiostri e palazzi che parevano vestiti d’eternità. Il terremoto ha rivelato, ancora una volta, l’intimità e la fragilità dell’uomo, ha squarciato la vita domestica e l’ha esibita nuda e quasi imbalsamata.

Perché… Un boato, un sinistro sibilo di morte, semina terrore, ghermisce una giovane vita, piega e abbatte adolescenti virgulti… Melissa, Veronica, segni di giovani tralci di viti, che cadono sul freddo selciato d’asfalto. Perché… Una mano omicida affonda la fredda lama di un coltello, con ferocia inaudita, in un corpo ancora acerbo. Perché… Un figlio che, senza farsi scrupoli,

soffio d’amore, la sua esistenza. Perché… Una mamma e un’altra ancora “addormenta” nella fredda morte, l’innocente vita del seme del proprio sangue. Perché… Un salto nel vuoto, giù da una finestra, un volo che sembra non finire mai; un colpo di pistola alla tempia; giù da un burrone o da un viadotto per un infinito volo… la disperazione e lo scoramento di un uomo, solo con la propria demoralizzante prostrazione, si sui-

accoltella, barbaramente, i propri genitori. Recide la vita a coloro che hanno alitato, con il proprio

cida… Perché… Quanti perché, tanti perché… for-


IL FOLKLORE D’ITALIA

se è la natura che si ribella per la violenza che, giornalmente, subisce dall’uomo; forse è la natura stessa dell’uomo, che, dimenticati i beni quali l’amore, la fratellanza, il rispetto reciproco, vive di egoismi e prevaricazioni, superbia e sete di potere. Un edonismo devastante che distrugge ogni cosa, un nichilismo e relativismo senza volto e storia, che porta a commettere le nefandezze più efferate. Ancora una volta Diogene cerca il suo uomo! Ora, penso, siamo tutti “terremotati”. Dovremo rimasticarla questa parola. Un’espressione che riservavamo solo per i grandi eventi che sconvolgevano il mondo. Dovremo rimuginarla dentro di noi, meditando sulle immagini di terrore e sulla vastità dei danni a uomini e cose, che ci raggiungono, insieme al dolore dei protagonisti di queste tragedie. I cinici della politica in queste ore, forse, se la ridono (spero di non apparire blasfemo e spregiudicato). Oltre alle tragedie naturali, ai tanti attentati alla vita del proprio simile, all’idolatria di se stessi, imperversano la bufera del sistema calcio e il Vatican-gate, che producono l’effetto di una parziale rimozione e non solo perché, per qualche giorno, gli scandali che hanno investito come un ciclone i partiti (rimborsi elettorali, paghe, paghette e altro), troveranno meno spazio sulle pagine dei giornali, ma perché scenderà il silenzio sul taglio dei costi della Casta. La politica sembra vivere una mortifera rivincita: ma come, non era il Palazzo la parte più infetta del Paese..? Ma se Atene piange, Sparta sicuramente non ride. Il Paese è in una fase buia, in un

tunnel di cui non s’intravvede la fine. L’Italia sembra prigioniera di un crepuscolo senza termine. Fino a qualche mese fa l’Italia faceva i conti con il bunga-bunga e i risolini di Sarkozy-Merkel, poi è arrivato Monti, che ha bombardato di tasse il Paese, per mettere in ordine i conti e ridare credibilità internazionale al Paese, seppur con “lacrime e sangue” per gli Italiani. La Politica ha ormai perso gran parte della carica emotiva e un bel pezzo di credibilità, dispersi nelle inavvicinabili distese celesti. Uno alla volta il velo di polvere (per non evocare altri effluvi) sta cadendo sull’immaginario collettivo del Paese. L’Italia appare sempre più preda della “passioni tristi” di cui parlava il filosofo Baruch Spinoza, dominata dal senso d’impotenza e incertezza. Passioni tristi come conseguenza di perdita di senso, di direzione di marcia… Il futuro sembra passato di moda. Si sgretolano gli idoli, l’Immaginario evapora e la terra, non solo metaforicamente, continua a tremare. ma noi del folklore, come ho detto nel mio precedente editoriale, ci ribelliamo, dobbiamo ribellarci. Dove sta quell’uomo che il filosofo Kant metteva al centro di ogni cosa, alla ricerca “…del cielo stellato sopra di me e della legge morale dentro di me”. Tutto qui il problema, in un mondo privo di valori. Per fortuna che il bene nutre ancora il cuore di tante persone come i nostri giovani (tanti insieme ai volontari), che sono stati i primi, come sempre, ad accorrere nei luoghi della tragedia e della sofferenza. Loro sono stati forgiati alla scuola della solidarietà, dell’amicizia, della libertà fra i popoli e dell’amore per

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il proprio prossimo. Rappresentano, con la loro forza vitale (aiòn), in un momento in cui i popoli rischiano di perdere la loro identità e il loro stesso esistere, le uniche cellule sane e vitali di un processo di rigenerazione e rinnovamento. Sono figli di un imprescindibile e indispensabile passato, ma uniche speranze di un beneaugurante e prosperoso futuro. I giovani (soprattutto i nostri) sono gli Angeli e il cuore del mondo e bene faceva Giovanni Paoli II a credere in loro, come sale della terra. E allora, ragazzi, Grazie per la sensibilità con la quale avete saputo interpretare la nostra vicinanza alla cara gente dell’Emilia Romagna. Mi raccomando, di essere, sempre, i testimoni dello spirito del nostro mondo e della FITP. “Rallegratevi con i lieti e piangete con chi piange” (San Paolo, Romani 12, 15). Questa è la vera carità ancella del Bene che fa grande l’uomo.

Il Folklore d’Italia cambia veste grafica. Da questo numero la rivista bimestrale della Federazione Italiana Tradizioni Popolari si rinnova per offrire un prodotto sempre più attuale e piacevole da leggere.

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terremoto

La FITP sarà con voi di Benito Ripoli PRESIDENTE NAZIONALE FITP

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E la terra trema ancora… Il manto stradale e i campi si presentano disseminati di voragini, le chiese e i campanili cadono e si dissolvono nel nulla del nulla. E’ ancora distruzione e violenza nel territorio emiliano. Il terrore, le grida si diffondono nelle aree già devastate dai crolli e dalle morti. Ancora una lunga scossa di terremoto, che si è avvertita, distintamente, anche a Bologna, Milano a Padova e la gente, ancora una volta, si è riversata nelle strade. La paura cresce tra gli sfollati che vivono nelle tendopoli e nei centri di accoglienza allestiti per l’emergenza. Ma la gente dell’operosa Emilia, tra i capannoni delle fabbriche crollati non si rassegna, non reclama solo aiuti, ma si ribella riattivando l’attività delle piccole e grandi fabbriche, anche in locazioni di fortuna. Dice no al mostro-terremoto e non consente che si seppellisca la propria storia e, soprattutto l’indole del proprio “io operoso”. Sisma, ma-

ledetto sisma… Hai sventrato municipi (case del popolo), cancellate fabbriche quanti anni di sacrifici e lavoro - distrutto scuole, abbattuto chiese, fatto crollare campanili, simboli della storia di un popolo, le cui campane hanno scandito, da sempre, i momenti più importanti di una città, di una borgata, di un villaggio. Hai squarciato la vita domestica delle famiglie e rivelato, ancora una volta, l’intimità dell’uomo, esibendola nuda, sporca e svuotata di ogni certezza. Ancora una familiarità spezzata, di lessico familiare impazzito. E la terra trema ancora… Maledetto sisma, non hai avuto pudore. Sei arrivato potente, rumoroso, senza vergogna, hai distrutto e distrutto ancora. Le speranze cominciano a sgretolarsi e la voglia di ripartire, per la prima volta, vacilla. Cresce un terremoto di rabbia e d’impotenza. Tenere botta? Con la volontà si può, ma


IL FOLKLORE D’ITALIA

ai nervi non si comanda. Le donne non hanno più lacrime e i “vecchi”, che, pur forgiati nella tempra della dura fatica quotidiana, si sono rifugiati nelle scuole e reclamano un po’ di pace. Un semicerchio di famiglie spolpate e sputate in una liturgia funebre, che sa di pianto antico. “Una catastrofe nazionale”, ha detto il Presidente Giorgio Napolitano. Questo il tragico e drammatico bilancio dell’ennesimo cataclisma. Le sofferenze dei sopravvissuti sono indicibili, improvvisamente, tutte le proprie sicurezze vengono meno: le proprie radici, la casa, i legami affettivi, le abitudini e i luoghi quotidiani, che aiutano a costruire e a confermare il senso di sé. E poi il terrore e l’impotenza di fronte alla forza distruttiva della natura, che si scatena, in modo imprevedibile, che ci riporta al lontano passato dell’uomo quando si doveva lottare per la sopravvivenza. Si trat-

ta di esperienze traumatiche che hanno profonde risonanze non solo a livello fisico ma anche psicologico. Ma il popolo emiliano non si arrenderà… è certo. Lungo

questa ultima dolorosa Via Crucis, il popolo (soprattutto gli imprenditori), saprà ritrovare, nella sofferenza, nell’amore e nella speranza, che forgiano e fortificano il cuore di tutti, la forza per risorgere a nuova vita. “I più coraggiosi sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta, così della gloria come del pericolo e tuttavia l’affrontano” (Tucidite, Storia della guerra nel Peloponneso). La FITP sarà con voi. Non vi abbandoneremo amici emiliani. Sosterremo il vostro sforzo e la vostra convinzione di rinascere. Stiamo piangendo con voi, ma saremo forti e determinati come voi. Avvieremo, nel nostro piccolo, forme di solidarietà duratura per sostenere la fase due del post terremoto, quella relativa alla ricostruzione e, soprattutto, alla ripresa delle attività e della vita civile dei vostri territori, per dare, da subito, un messaggio di speranza nel prossimo futuro. “Stanno i giorni futuri innanzi a noi come una fila di candele accese, dorate, calde e vivide” (C. Kavafis, Candele). Candele accese dalla fiamma della carità, dell’amore, della solidarietà verso fratelli bisognosi. Diciamo insieme, con convinzione: “E’ nei momenti difficili che il paese deve dimostrarsi unito”. Da sempre, siamo famiglia. Essa, ancora una volta, deve fungere da salvagente, appiglio e ristoro dalle difficoltà del quotidiano e rifugio, cui affidare desideri, rabbia, speranze, disagio e la voglia di reagire ai torti del destino. “La Famiglia è la Patria del cuore” (G. Mazzini, Dei doveri dell’uomo).

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spero che i dirigenti na-

zionali, i presidenti, tutti i figli della grande famiglia FITp, come è stato per l’Abruzzo, dimostrino la loro sensibilità partecipando alla raccolta, indetta dalla presidenza. Chi intende fare una donazione lo può fare sul bonifico della FITp, specificando nella causale: “Pro terremotati Emilia”.

N.B. Come l’altra volta sarà pubblicato l’elenco dei donatori e l’Ente (scuola, Famiglia, etc.) cui andrà direttamente la somma raccolta.

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consiglio nazionale

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Consiglio, macchina in moto

Prime iniziative del nuovo corso targato Maria Lidia De Dominicis

di Antonio D’Amico REDAZIONE FITP

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TAGLIACOZZO (L’AQUILA) - Il consiglio nazionale della FITP è tornato a riunirsi dopo l’appuntamento di San Giovanni Rotondo, che ha segnato l’esordio di Maria Lidia De Dominicis come coordinatore. Per la nuova occasione l’organo federale si è ritrovato proprio nella terra della De Dominicis, Tagliacozzo, in provincia dell’Aquila. A far gli onori di casa la Corale “Venturini”. In terra d’Abruzzo erano presenti i consiglieri Carmine Gentile, Maria Teresa Portella, Fabio Del Mastro, Leonardo

Bianco, Giuseppe D’Alessandro, Luigi Sara, Mario Borroni, Antonio Giuliani, Fedele Zurlo, Nino Agostino, Mario Pau, Luigi Usai, Antonella Castagna e Santo Gitto. FITP rappresentata anche dal presidente nazionale Benito Ripoli,

rosa presenza dei consiglieri che così hanno dimostrato la volontà di ridare al consiglio nazionale la forza e l’importanza che lo statuto gli attribuisce, e che ultimamente era stata alquanto penalizzata dal disinteresse di alcuni tra

Foto di gruppo del consiglio nazionale con il presidente e i dirigenti della FITP.

dal segretario generale, Franco Megna e dall’assessore Aldo Pierangeli. «Quale coordinatore neo eletto di questo importante organo federale - commenta De Dominicis - non posso che esprimere il mio compiacimento per la nume-

i suoi componenti. La riunione si è rivelata subito molto proficua per il vivo interessamento dimostrato da tutti i consiglieri per gli argomenti all’ordine del giorno, che sono stati attentamente esaminati e discussi».


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Nelle foto di Anna Monni, alcuni momenti dei lavori del consiglio nazionale riunitosi in terra d’Abruzzo.

Sono stati costituiti due comitati per predisporre i regolamenti già votati dalla giunta, di cui, uno per la concessione di patrocini e riconoscimenti e l’altro per l’assegnazione di borse di studio a studenti universitari componenti dei gruppi iscritti, che vogliano laurearsi con tesi su temi demologici. Di detti comitati fanno parte, per il primo, i consiglieri Antonella Castagna (Sicilia), Mario Borroni (Marche) e Fabio Del Mastro (Campania) e per il secondo, i consiglieri Maria Teresa Portella (Calabria), Giuseppe D ’A l e s s a n d r o (Lazio) e Antonio Giuliani (Molise). Questi comitati, coordinati dalla De Dominicis, lavoreranno congiuntamente, servendosi all’occorrenza dei consigli del presidente nazionale e del segretario generale, nonché del presidente

della consulta scientifica, Mario Atzori. Il consiglio inoltre ha esaminato ogni altro punto all’ordine del giorno riguardante la programmazione annuale e tutti gli argomenti inerenti l’attività federale del corrente anno, portando a termine in modo soddisfacente il suo lavoro.

Soddisfazione della coordinatrice del consiglio nazionale, Maria Lidia De Dominicis: la riunione si è rivelata molto proficua, tutti i componenti dell’organo federale hanno dimostrato interesse

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derby del cuore

Derby

dei Campioni del Cuore solidarietà e spettacolo

di Benito Ripoli PRESIDENTE NAZIONALE FITP

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La cerimonia inaugurale del “Derby dei Campioni del Cuore”, improntata sulla presenza di gruppi folklorici e sbandieratori, ha colto ancora nel segno. L’evento, che riesce a coniugare spettacolo e beneficenza, convogliando nello splendore dello stadio “Olimpico”

sempre, vi sarà presentata dall’ottimo inviato speciale della FITP, Leo Conenno. Io mi limiterò a rendervi partecipi delle mie emozioni, vissute, questa volta, a differenza degli anni precedenti, solo da Presidente e non da protagonista calcistico (acciacchi e vecchiaia-

Lazio e Roma in campo, i gruppi della FITP sugli spalti. Inizia il derby.

di Roma una marea di gente, ha goduto della presenza, oltre che delle scuole calcio, bande e majorette, di ben venti gruppi, appartenenti alla Federazione Italiana Tradizioni Popolari. L’entusiasmo, nello stadio, si toccava con le mani. Cinquantamila spettatori plaudenti hanno fatto da splendida e magnifica cornice all’ormai storico e solidale appuntamento. La cronaca della giornata, come

dicono voci maligne!). Nonostante la pioggia battente (ha smesso, magicamente, solo durante i pochi minuti di esibizione dei gruppi), che ha imperversato su Roma per tutta la giornata, i gruppi hanno risposto “presente” e hanno portato calore ed entusiasmo, evocando sensazioni e risvegliando sopite passioni nel numeroso pubblico della solidarietà, accorso come non mai, al grande appuntamento capitolino.


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Il presidente Benito Ripoli e il vice sindaco di S. Giovanni R. consegnano un riconoscimento all’organizzatore dell’evento.

Le tradizioni popolari, con i suoi gruppi, provenienti da tutta l’Italia, hanno dato il loro congruo contributo di presenza (venti gruppi da tutto il territorio nazionale), di spettacolo e di sostegno alla nobile iniziativa, voluta dal dinamico e impareggiabile organizzatore Livio Lozzi. Hanno offerto momenti di suggestione con una fantasmagoria di colori e di suoni, che hanno coinvolto emotivamente il numeroso pubblico. E’ stato un momento di festa e di entusiasmo, che ha celebrato, come meglio non si poteva, il grande evento, scandito dai ritmi delle vertiginose danze, dalle coinvolgenti musiche e dai fascinosi costumi dei ragazzi del folklore, della famiglia FITP. Difatti, i gruppi hanno sfoggiato, per il pubblico capitolino e televisivo, i costumi più belli, le musiche e le danze più coinvolgenti, che hanno inondato lo stadio, traboccante di giovanile entusiasmo, di un profumo di conturbante bellezza folklorica, ove l’anima di tanti popoli si rigenera e respira nel presente. “Negli archetipi delle culture compare la festa. E’ il momento della

gioia in cui la libertà dell’individuo diventa evento collettivo... e la comunità, con queste celebrazioni, rafforza i legami istituzionali e delinea una identità” (G. Santambrogio). Feste ed eventi che spesso s’immergono in un’atmosfera particolare e quasi sacra. Ed in questo lo sport, specie se abbinato ad uno scopo solidale, non sbaglia mai: “Il vero spirito sportivo partecipa sempre dello spirito religioso” (A. Maurois). Che dire dei numerosissimi figuranti e degli sbandieratori, che, con le loro rievocazioni storiche, presentate con costumi settecenteschi, hanno mandato in “brodo di giuggiole” organizzatori e pubblico, impressionando e meravigliando, positivamente, i tanti operatori delle televisioni presenti. E’, quindi, presto spiegato perché il folklore si racconta attraverso una narrazione spontanea di balli e suoni, che emoziona e coinvolge tutti: un racconto fatto di cultura, storia e tradizioni, che diventa parte integrante di ogni evento, che pretende spettacolo, ma richiede anche presentazione di un patrimonio culturale intangibile, con valori e saperi, propri della storia dei popoli. Non è un

caso che il pubblico ha mostrato di apprezzare non solo le evoluzioni figurative dei gruppi, ma la professionalità e la ricca rappresentazione scenica del patrimonio antropologico del popolo italiano. Che aggiungere per fotografare la soddisfazione e l’orgoglio di essere il Presidente di questa splendida gioventù, rappresentata dai giovani dei gruppi folklorici, se non ripensare alle parole dell’ex Ministro Ignazio La Russa, premiatore della squadra che si è aggiudicata la competizione sportiva (la Lazio): «Presidente, è stato quello dell’esibizione dei gruppi, il momento più bello della serata. Rappresentate, come ha Lei detto al microfono durante la presentazione, la reale speranza del futuro della nostra nazione. Grazie anche a nome di quelli che riceveranno la solidarietà del Derby dei Campioni del cuore». Desidero chiudere questo mio breve messaggio, ringraziando i Presidenti dei gruppi e tutti i componenti, che, con grandi sacrifici, era un giorno feriale, hanno, ancora una volta, posto il sigillo di qualità del marchio FITP. www.fitp.org

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derby del cuore

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Canti, suoni e balli al Derby dei Campioni del Cuore FITP protagonista con venti gruppi provenienti da sette regioni

di Leo Conenno redazione FITP

12 Nelle foto di Andrea Marchesani tutte le emozioni vissute dai gruppi folklorici della FITP.

ROMA - Per alcuni gruppi folklorici è stato un ritorno, per altri la prima volta. Le emozioni vissute sono sempre nuove e uniche. Tutti contenti di dire “c’ero anch’io”. Dopo il successo dello scorso anno, la FITP colora e anima anche la seconda edizione del “Der-

by dei Campioni del Cuore”, con venti gruppi in rappresentanza di sette regioni (Lazio, Marche, Toscana, Molise, Campania, Umbria, Puglia). Molte le famiglie, tanti i bambini presenti nello stadio “Olimpico” per partecipare all’evento sportivo di solidarietà


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La FITP concede il bis al Derby dei Campioni del Cuore: un nuovo successo

tagonisti. Naturalmente, i gruppi folklorici della FITP hanno catturato l’attenzione con i loro colori, suoni, canti e balli. Le bandiere, i gonfaloni, i tamburi, le trombe, gli abiti tipici del folklore hanno fatto il colpo. Con tanto di foto dagli spalti e dalla pista, che li ha visti sfilare. Il Derby se l’è aggiudicato la Lazio col risultato di 8-7. Punteggio scoppiettante. Tanti i volti noti sul rettangolo di gioco. Tra i giocatori in attività Di Michele, Tiribocchi, Floro Flores, Stendardo, Ambrosi. Tra gli ex calciatori Vieri, Del Vecchio, Policano, Orsi, Tommasi, Ametrano. Tra gli attori e personaggi conosciuti sul piccolo e grande schermo Fabrizio Rocca, Sebastiano Somma, Zeno, Teo Mammucari, Jimmy Ghione,

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Giorgio Pasotti, Danilo Brugia, Raffaello Balzo, Pino Insegno, Roberto Ciufoli, Federico Costantini, Marcelo Fuentes, Raimondo Todaro, Franco Oppini, Gaetano Amato, Toni Santagata, Edoardo Velo, Maurizio Aiello. Sugli spalti, tra gli altri, anche Carmen Russo, Enzo Paolo Turchi e l’ex ministro Ignazio La Russa. Per la FITP, oltre al presidente nazionale Benito Ripoli, erano presenti gli assessori Enzo Cocca e Donatella Bastari, il consigliere nazionale Fabio Del Mastro, i presidenti dei comitati regionali Ivo Di Matteo (Lazio), Francesco Castelli (Toscana), Tommaso Russo (Puglia) e Pamela Trisciani (Marche). Spettacolo e solidarietà: quando chiamano la FITP c’è. Sempre.

DERBY DEI CAMPIONI DEL CUORE I gruppi presenti

più atteso nella Capitale: la partita di calcio tra attori, personaggi del mondo dello spettacolo, calciatori e simpatizzanti della Roma e della Lazio. In circa 50mila hanno fatto festa per una nobile causa. Nonostante la pioggia, la manifestazione ha fatto “boom”. Tutti pro-

“Sbandieratori e Musici dei Sette Rioni” di Carpineto Romano (Roma) “Aria di Casa Nostra” di Alatri (Frosinone) “Sbandieratori di Vignanello” (Viterbo) “Gigetto del Bicchiere” di Rivoreta Cutigliano (Pistoia) “Kaiatia” di Caiazzo (Caserta) Corteo storico “Città di Giove” (Terni) “I Picari del Cominium” di Atina (Frosinone) Sbandieratori e Musici “Città di Amelia” (Terni) “I figli di Lauro” di Lauro di Sessa Aurunca (Caserta) “La Quadriglia” di Maresca (Pistoia) “Ballo o ‘ntreccio” di Petruro di Forino (Avellino) “Le Tamburellare Tiburtine” di Tivoli (Roma) “Murgantia” di Baselice (Benevento) “Gregoriano” di San Gregorio Magno (Salerno) “Moffa” di Riccia (Campobasso) “La Cocolla de Mojia” di Mogliano (Macerata) “Sannicandrese” di San Nicandro Garganico (Foggia) “Il Balcone delle Marche” di Cingoli (Macerata) “La Mannola” di Amandola (Fermo) “L’Eco del Gargano” di San Giovanni Rotondo (Foggia)

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nazionale FITP

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La Nazionale di calcio fitp vince il trofeo “Premio Karol Wojtyla”

di Leo Conenno redazione FITP

Gli incontri disputati d

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SAN GIOVANNI ROTONDO - La Nazionale di calcio della FITP omaggia Giovanni Paolo II e vince il trofeo a lui dedicato: “Premio Karol Wojtyla”. Sul prato verde dello stadio “Massa” di San Giovanni Rotondo, il team del folklore capitanato dal presidente nazionale Benito Ripoli ha battuto 3-1 la Nazionale Vip All Stars (reti di Francesco Taronno, autore di una doppietta e Antonio Ripoli) e 5-3, dopo i calci di rigore (0-0 i tempi regolamentari), i Politici. Al quadrangolare ha partecipato anche una squadra composta da docenti. La manifestazione rientrava nell’ambito del calendario di eventi “Karol… uno di noi”, vo-

luto per celebrare il 25.mo anniversario della visita pastorale di Papa Giovanni Paolo II nella città di Padre Pio, avvenuta il 23 maggio 1987. Madrina del Trofeo “Premio Karol Wojtyla” è stata Eleonora Cadeddu, in arte Annuccia, protagonista della fiction di Rai1 “Un Medico in Famiglia”. Ecco la Nazionale FITP: Benito Ripoli, Angelo Di Maggio, Maurizio Longo, Gianfranco Cassano, Antonio Tortorelli, Alessandro Perna, Antonio Lauriola, Francesco D’Ascanio, Paolo Latiano, Antonio De Cata, Francesco Massa, Antonio Ripoli, Valerio D’Errico, Francesco Taronno, Marcello Perrone.

25 maggio 2009, San Giovanni Rotondo (Fog Triangolare “Un gol per Padre Pio… in ricordo della sua nascita, 25 maggio 1887” Nazionale FITP - Selecao Internazionale Sacer Nazionale FITP - Vip Italia 0-3 11 settembre 2009, Ponte (Benevento) Nazionale FITP - Politici 6-5

10 aprile 2010, Corinaldo (Ancona) Nazionale FITP - Politici Regione Marche 2-2)

25 luglio 2010, Petina (Salerno) Nazionale FITP - Politici Provincia Salerno 2-4

18 agosto 2010, Feroleto Antico (Catanzaro) Nazionale FITP - Rappresentativa Provincia di 11 settembre 2010, Troina (Enna) Nazionale FITP - Nazionale Attori 2-2

18 novembre 2010, San Giovanni Rotondo (F Nazionale FITP - Associazione Nazionale Cral


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RINNOVO AFFILIAZIONE

” rdoti 2-0

FOTO G. CAUTILLO

Ultimi giorni per rinnovare l’affiliazione alla FITp. I gruppi folklorici hanno tempo fino al 30 giugno 2012. L’invito del presidente nazionale Benito Ripoli è di rispettare le scadenze per continuare a crescere e “fare squadra”.

dalla Nazionale di calcio FITP

ggia)

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si comunica, pertanto, che a partire dal 25 giugno 2012, tutti i bonifici relativi ad operazioni di tesseramento, affiliazione, quote di partecipazione a manifestazioni ed ogni altro tipo di pagamento a favore della FITp, dovranno essere effettuati sul nuovo C/C Federativo, IBAN: IT 50 Y05 034821 000 000 000 00026

19 marzo 2011, Cava de’ Tirreni (Salerno) Nazionale FITP - Rappresentativa ATSC 4-2

BANCO POPOLARE SICILIANO

10-11-12 giugno 2011, Scarlino (Grosseto) Torneo nazionale della solidarietà “Un gol per la Palestina” Nazionale FITP - Football Club “Amici Miei” 2-0 Nazionale FITP - San Basilio Soccer Club 2-3

19

1° luglio 2011, Vieste (Foggia) Nazionale FITP - Associazione Nazionale Cral Comunali 4-1

) 10 settembre 2011, Fano (Pesaro-Urbino) Nazionale FITP - Vecchie Glorie Fanesi 2-2

4

di Catanzaro 5-2

Foggia) Comunali 4-1

17 dicembre 2011, San Severo (Foggia) “Un pomeriggio per Telethon” Nazionale FITP - Associazione SanSeveroMio 4-1 20 maggio 2012, San Giovanni Rotondo (Foggia) Trofeo “Premio Karol Wojtyla” Nazionale FITP - Nazionale Vip All Stars 3-1 Nazionale FITP – Politici 5-3 d.c.r.

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italia e regioni

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Aspettando Chianciano Terme

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E’

iniziato il conto alla rovescia per la 31.ma edizione di “Italia e Regioni”, il Raduno nazionale dei gruppi folklorici affiliati alla FITP. Quest’anno la “tre giorni folklorica” è in programma a Chianciano Terme, in provincia di Siena, dal 14 al 16 settembre. Aspettando l’appuntamento in terra Toscana, riviviamo l’edizione 2011 svoltasi a Fano (Pesaro-Urbino). Nelle Marche sono stati ventisei i gruppi folklorici protagonisti di “Italia e Regioni”; undici le regioni rappresentate: Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Molise, Abruzzo, Puglia, Umbria, Lazio e Toscana. Piazza XX Settembre e l’anfiteatro “Rastatt” sono stati la cornice delle esibizioni dei gruppi, ma anche della manifestazione gastronomica “Italia in piazza con i cuochi” e del momento conclusivo della kermesse, quello delle premiazioni, dello scambio dei doni e dei saluti. La “Città della Fortuna”, la città con il più antico Carnevale italiano, ha fatto da scenario alle esibizioni dei gruppi, ai giochi tradizionali, alla sfida cu-

linaria, allo Spettacolo-Laboratorio (a pagg. 22-23 si parla del tema di quest’anno), alla messa e alla parata. Le due serate degli spettacoli sono state presentate da Matteo Pasquali. Presso il Teatro “Corte Malatestiana” è andato in scena lo Spettacolo-Laboratorio, sotto l’attenta visione della consulta scientifica della FITP. Lo stadio d’atletica “Zengarini” ha ospitato, invece, il Campionato nazionale giochi popolari (vinto dalla Campania), mentre la Nazionale di calcio della FITP è scesa in campo allo stadio “La Trave”, pareggiando 2-2 contro le vecchie glorie fanesi. Per “Italia in piazza con i cuochi”, miglior piatto è stato giudicato “Maccheroni alla chitarra con sugo d’agnello e peperoni” , preparato da Domenico Di Domenico del Gruppo Folklorico “Coro Agorà 81” di Capistrello (L’Aquila). Tanti momenti, tutti partecipati e sentiti. Scenario della messa è stata la basilica di San Paterniano, patrono di Fano. A celebrare il rito religioso padre Filippo Caioli. Poi tutti a sfilare tra le vie della città, tra la curiosità dei fanesi e dei turisti.


IL FOLKLORE D’ITALIA

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Spettacolo-Laboratorio La partenza

di Gianni Saba

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Tra gli eventi di “Italia e Regioni”, ha particolare rilevanza lo SpettacoloLaboratorio che ha come tema la partenza. Argomento affascinante nelle sue molteplici sfaccettature, come già affermato da Leonardo Alario nello scorso numero, il cui approfondimento bibliografico può spaziare dai canti di partenza ai vari saggi pubblicati negli Archivi e nelle Riviste di Tradizioni Popolari, o conservati nei Centri di Studio delle Tradizioni Popolari delle diverse regioni. Indispensabile è inoltre, per ogni ricerca sull’argomento, la consultazione di alcune opere fondamentali della letteratura etno-antropologica. Già Ernesto de Martino, che metteva al centro della propria riflessione il concetto di presenza, di esserci nel mondo, descrisse magistralmente il senso di inquietudine e angoscia che il contadino meridionale subiva nell’allontanarsi dal campanile del proprio paese, dal proprio axis mundi (La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali, Einaudi, Torino, 1977 e Angoscia territoriale e riscatto culturale nel mito achilpa delle origini, in “Studi e Materiali di Storia delle religioni”, 23, pag 51-56, 1952). La partenza, l’allontanamento, come paura di perdere il centro della propria esistenza, è infatti ben presente in quelle che Franco La Cecla chiama “culture dell’abitare”,

che sottolinea come “solo da un centro si possono lanciare le direzioni dell’orientamento” (Mente locale. Per un’antropologia dell’abitare, Elèuthera, Milano 1993 p.35). Paura, abbandono, bisogno di esserci nel mondo e necessità di fondare su un centro (geografico o spirituale) la propria esistenza sono ancora più forti nel caso in cui la partenza verso l’ignoto metta alla prova la vita (nel caso dell’emigrante o del soldato) o, addirittura, ne rappresenti la fine (nel caso in cui la partenza sia quella spirituale dell’anima nell’aldilà). In entrambi i casi, la partenza è strettamente connessa con specifiche forme di riti, intesi come forme nelle quali, e con le quali, l’uomo fronteggia crisi e mutamenti, come dimostrano Arnold Van Gennep in I riti di passaggio, Boringhieri, Torino, 1981 (edizione originale: Les rites de passage, 1909); Robert Hertz nel suo Contributo a uno studio sulla rappresentazione collettiva della morte, Savelli. Roma, 1978 (anche in La preminenza della destra e altri saggi, a cura di A. Prosperi, Einaudi, Torino, 1994; edizione originale: Contribution à une étude sur la représentation collective de la mort, in “Année sociologique”, 1907) e Victor Turner, ne La foresta dei simboli. Aspetti del rituale Ndembu (Brescia Morcelliana, 1976; edizione originale: Ndembu Divination: its Symbolism and Techniques. Oxford University Press, 1969). Per questa concezione della partenza intesa come mutamento (individuale o sociale, reale o simbolico), i riti sono forme di produzione di senso nella misura in cui marcano e definiscono i significati di ciò che accade nel “passaggio”, inteso come cambiamento che gli uomini attraversano e superano dotandolo di

senso. La partenza del soldato, quella dell’emigrante, quella del moribondo rappresentano quindi il momento iniziale di una triade formata dai momenti di rottura, liminalità e reintegrazione. Complessa e articolata in molteplici forme di ritualità che mirano a regolare quello che è stato definito un vero e proprio scandalo (Hertz), è la partenza figurata per il mondo dell’aldilà, concezione comune alla cultura tradizionale delle regioni italiane. Fin da Morte e pianto rituale (Einaudi, Torino 1958) di Ernesto de Martino, gli antropologi italiani si sono dedicati allo studio delle ritualità connesse ad una concezione della morte intesa come partenza per un mondo altro. I riti delle società contadine tradizionali sono da ricondurre ad una concezione dell’aldilà come luogo da raggiungere; per questa ragione al morto vengono forniti denaro e viveri, alla stregua dell’emigrante e del soldato: si tratta dunque, in tutti i casi, di una partenza verso l’ignoto. In alcune regioni del Meridione l’itinerario da seguire è persino geograficamente connotato: si pensi all’opera di Luigi Lombardi Satriani e Mariano Meligrana, Il ponte di S. Giacomo (Rizzoli, Milano 1982), che analizza simbolicamente le credenze relative alla morte nelle regioni meridionali d’Italia (Sicilia, Calabria e Basilicata in particolare) e alle conclusioni simili cui giunge Annalisa di Nola per le Marche e l’Abruzzo (Il passo di san Giacomo, in MEFRIM, 103 (1), p. 217272, 1991). La triade rottura, liminilità e reintegrazione propria dei riti di passaggio è quindi facilmente rintracciabile nella partenza, nel soggiorno altrove (al fronte o in una terra sconosciuta), e nel successivo ritorno a casa di soldati ed emigranti. Nell’analizzare lo schema della


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Partenza e del Ritorno dell’Eroe proposto da Propp, Lévi-Strauss afferma che la differenza tra partenza e ritorno è data dalla negazione: il ritorno sarebbe la non-partenza, e la partenza sarebbe il non-ritorno. Così la partenza (reale o figurata) si rappresenta con l’espressione esserci e poi non-esserci (ciò è valido, quindi, anche per la morte) ed il ritorno si rappresenta con l’espressione esserci e poi non-esserci e poi esserci (il che è valido, ovviamente, anche per la resurrezione). Per l’emigrante come per il soldato, però, a differenza dell’eroe della narrativa, l’ultimo momento, quello della reintegrazione/resurrezione, può essere persino più difficile e doloroso di quello della partenza. Il ritorno al paese d’origine può infatti provocare un vero e proprio shock culturale dovuto al riadattamento alla propria cultura di appartenenza (il cosiddetto “riadattamento da remigrazione”, teorizzato da D. G. Hertz in Psychological and psychiatric aspects of remigration, 1984). Il sentimento che più caratterizza una partenza è quello della nostalgia (dolore, àlgos, nei confronti del ritorno, nòstos). Questo termine compare per la prima volta nel XVII sec. per descrivere una patologia, definita sino ad allora con la designazione popolare di «mal du pays» o «Heimweh» (il dolore della casa), per indicare i sentimenti dei soldati costretti all’arruolamento. In L’assistenza terapeutica ai rifugiati. Nessun luogo è come casa propria (Edizione Magi, 2006; ed. or. “Therapeutic Care for Refugees. No Place Like Home”, 2002), Renos K. Papadopoulos sottolinea come questo sentimento non sia solo senso di mancanza verso i luoghi (che pure hanno importanza fondamentale nella concezione di un sé interiore, delle

proprie radici) ma anche senso di impotenza per la perdita di tutti quei rapporti personali che il soggetto intrattiene con l’ambiente sociale circostante. Un ambiente, nelle culture tradizionali, solidale, comprensivo, legato a doppio filo alla terra, ai suoi modi di produzione, ad un orizzonte entro il quale si avveravano gli eventi fondamentali di ogni esistenza, dalla nascita alla morte. Il senso della lontananza successivo alla partenza, comunque espresso, più o meno velatamente, è quindi sempre doloroso. E l’emigrante si trova a partire con La nostalgia nella valigia (Sergio Mellina, Marsilio, Venezia 1987): non a caso, per l’emigrante, lo spazio familiare e comunitario nella nuova terra sarà utilizzato come specchio e riproduzione di quel mondo che la partenza lo ha costretto ad abbandonare. E la nuova casa altrove sarà il luogo deputato alla ricostruzione dei valori e dei modelli culturali lasciati alla partenza (D. Gabaccia, Emigranti. Le diaspore degli italiani dal Medioevo a oggi, Torino 2003). L’antropologia della partenza è quindi anche e soprattutto antropologia del dolore, non solo di chi parte, ma anche di chi resta. Ne Il paese e l’ombra (Periferia, Cosenza 1989) e Pietre di Pane (Quodlibet, Macerata 2011), Vito Teti descrive con efficacia quanto la partenza sia in grado di modellare luoghi e identità non solo di chi parte, ma anche di chi decide di restare: agli “uomini senza donne”, che hanno subito lo strazio della partenza, corrispondono le “donne senza uomini”, che subiscono lo strazio dell’attesa (p.9). Il perdersi moderno è però ben diverso dal perdersi proprio delle culture tradizionali, culture, appunto dell’abitare. Se nelle culture tradizionali l’antitesi del

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conosciuto/sconosciuto geografico assume la valenza di sacro/proibito, rito/mito, il perdersi del cittadino moderno non può più essere inteso come il perdersi in un mondo selvaggio, disabitato, sconosciuto. Si è quindi perso, nel mondo contemporaneo, il valore positivo della nostalgia rintracciato da Ralph Harper in “Nostalgia : una esplorazione esistenziale della brama e della realizzazione nel mondo moderno” (Il pensiero scientifico editore, 1976; edizione originale: Nostalgia. An Existential Exploration of Longing and Fulfillment in the Modern Age, 1966). La nostalgia è, infatti, per Harper, il sentimento morale in grado di proteggere da uno sradicamento definitivo, la modalità in cui l’individuo in viaggio fonda il proprio centro di origine, le proprie radici da cui allontanarsi e in cui voler ritornare. La nostalgia inizia però ad esser priva di senso in un mondo in cui le distanze vengono accorciate, in cui tutto è in movimento e in cui, come afferma Teti “anche chi resta è in viaggio” (Pietre di pane, p.14). Per poter subire lo strazio della partenza è per forza necessario possedere radici, avere alle spalle, così come era nelle culture tradizionali italiane, un luogo che risuona, un luogo non solo vissuto, ma anche percepito, immaginato o ri-narrato a distanza come luogo dell’utopia (Marc Augé, Non luoghi. Introduzione ad un’antropologia della surmodernità, 1993). In un mondo, come quello contemporaneo, in cui le distanze sono accorciate, la partenza è ormai diventata lo spartiacque non solo tra due mondi vissuti, ma soprattutto tra mondi immaginati: la partenza e l’arrivo, con tutto il carico di emozioni, aspettative e contrarietà che ciò implica. www.fitp.org

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LE FORME DEL TEATRO POPOLARE NEL SENESE: LA “VECCHIA”

di Mariano Fresta

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Questa forma di spettacolo comico, chiamato «la Vecchia» o «Segalavecchia» in Toscana e «segavecchia» altrove, è quella che ha conservato maggiormente ed in modo evidente la sua origine magico-rituale ed il suo legame strettissimo con i riti agrari di passaggio dall’inverno alla primavera. Il suo nucleo ritualistico originario ha una diffusione indoeuropea, come hanno confermato gli studi di W. Liungman1; sue testimonianze, talora frammentarie, si trovano, infatti, in Francia, Germania, Romania, nei Paesi Slavi, nell’India settentrionale, pur se ogni regione lo sviluppa e celebra in tempi e in modalità diversi In Italia si ha una documentazione sporadica che risale al secolo XVIII, quando a Siena, per esempio, si “segava la monaca”2; più ricche le testimonianze di epoche vicine a noi che ci fanno affermare che il «segare» o «bruciare» la vecchia era patrimonio di tutte le regioni italiane; ai nostri tempi quest’uso, che cade nel periodo di mezza quaresima, è ancora vivo in Lombardia, nel Veneto e nell’Emilia-Romagna. In queste regioni, però, la festa di mezza quaresima si attua con un fantoccio, che rappresenta la Vecchia, adorno di collane di frutta secca ed esposto in piazza, che alla fine viene segato o bruciato, come ci ha fatto vedere Federico Fellini nel suo film Amarcord. Questa cerimonia rituale era

presente anche in alcune zone della Toscana e dell’Umbria caratterizzate dalla mezzadria, ma qui essa assumeva forma drammatica; la variante toscana, inoltre, si caratterizzava per essere tutta cantata. Vediamone ora le modalità di svolgimento. Nei giorni di mezza quaresima, gruppi di giovani mascherati percorrevano le strade delle campagne per andare a cantare la Vecchia nelle grandi cucine contadine. I gruppi erano composti da otto/dieci giovani, tutti uomini, dei quali uno suonava la fisarmonica e un altro portava un paniere. Apriva il corteo quello con la fisarmonica; seguivano poi un vecchio e una vecchia, quindi tutti gli altri. Quando arrivavano sull’aia di un podere, qualcuno di loro (talora il capocompagnia, che prendeva il nome di “caporale”) gridava a quelli di casa: «La fate passà la vecchia?». Se la risposta era affermativa, e quasi sempre lo era, il gruppo entrava nella cucina, dove nel frattempo era stato addossato alla parete il grande tavolo, per fare spazio. Il fisarmonicista prendeva posto sulla madia, quindi aveva inizio la rappresentazione, la cui trama era questa: Un vecchio si lamenta della moglie, che è diventata troppo vecchia e bisbetica; pensa addirittura di ucciderla per prenderne una più giovane. Anche il figlio vuole ammazzare la madre che lo ostacola nella scelta della moglie. Messisi d’accordo, padre e figlio chiamano i segantini perché con la sega la taglino in due. La vecchia prima resiste, poi acconsente a farsi uccidere, a patto, però, che vengano chiamati il notaio, cui affidare il testamento, e il prete per confessarsi. Usciti di scena questi personaggi, entrano i due segantini che, cantando, segano la vecchia; questa cade a terra esanime. Ma a questo punto il vecchio e il

figlio si pentono del delitto commesso, anche perché i carabinieri, saputo il fatto, vogliono arrestarli. Mandano a chiamare un medico: questi arriva e con strane ed assurde medicine riesce a far resuscitare la vecchia. Tutti si perdonano reciprocamente, il figlio sposa la ragazza che vuole e tutti, contenti per come sono andate a finire le cose, si mettono a ballare il trescone. Finita la rappresentazione, il porta-ova, cioè quello con il paniere, faceva il giro, chiedendo la ricompensa che era costituita principalmente da uova. Il gruppo, quindi, partiva per andare a recitare in un altro podere. In una serata, dalle tre del pomeriggio fino a quasi mezza notte, la compagnia riusciva a visitare da dieci a quindici famiglie contadine. Poiché la rappresentazione non durava più di venti minuti, è chiaro che la trama poco sopra riportata rappresenta un modello che assomma tutte le varianti riscontrate; in realtà, il notaio, il prete, il medico, i carabinieri difficilmente comparivano insieme. I testi della Vecchia erano composti dagli stessi giovani, basandosi su quelli (spesso mandati a memoria) degli anni precedenti; talora si facevano aiutare da qualcuno più dotato di «estro poetico» tra i contadini di loro conoscenza, oppure dal pievano. Comunque, non era difficile preparare un testo di Vecchia: la trama era sempre quella, bastava aggiungere qualche variante, suggerita dalla vis comica di qualcuno del gruppo, e soprattutto bastava sovrapporre pochi versi alla buona su una melodia tradizionale da tutti conosciuta. Nelle settimane antecedenti la mezza quaresima si svolgevano le prove, con l’assegnazione delle parti, a secondo del timbro di voce, delle caratteristiche somatiche degli attori e della loro capacità di


IL FOLKLORE D’ITALIA

stare sulla scena. Gli attori erano tutti uomini, anche per le parti femminili (oltre alla vecchia talora comparivano una figlia e la nuora). Nessuna difficoltà c’era per l’attrezzeria scenica: erano sufficienti un bastone e un po’ di stoppa a rappresentare la barba per il vecchio, una grossa sega intelaiata senza denti per segare la vecchia, una siringa per spruzzare lo zolfo usata dal medico per iniettare le medicine alla vecchia, ecc.. Dopo due o tre giorni di rappresentazioni, il gruppo di giovani aveva raccolto decine di coppie di uova, forse anche qualche salame e altre cibarie che venivano vendute. Con il ricavato della vendita si organizzava, a casa di uno della compagnia, una cena; più spesso, per la cena erano utilizzate le stesse uova questuate, come si può arguire dai versi di una delle strofe che servivano ad introdurre lo spettacolo: Buona sera, signore e signori, siam venuti a portarvi una nuova: se ci date la coppia dell’ova la frittata più bella si fa. Che si tratti di un residuo di un antico rito agrario, non v’è dubbio, perché in essa possono essere individuati almeno tre elementi specifici: 1) il periodo di rappresentazione, che coincide con il passaggio dall’inverno alla primavera, con il tempo, cioè, in cui gli antichi ponevano la fine e il principio dell’anno3, quando la resurrezione del mondo agricolo era preparata dal sacrificio cruento di un uomo; 2) il sacrificio umano, che nello spettacolo tradizionale diventa la metafora della vecchia che deve

essere segata; 3) infine, la “resurrezione” della vecchia che simboleggia la natura che, finito il letargo invernale (che può essere paragonato alla sua morte), ritorna a fiorire4. Queste ipotesi sono abbastanza convincenti, ma insufficienti a spiegare, nella sua interezza, il fenomeno che, invece, si presenta molto complesso. Intanto, i residui ritualistici, almeno negli ultimi secoli e soprattutto negli ultimi anni di sopravvivenza della festa, hanno perso l’antica loro valenza, tanto che nemmeno gli ultimi informatori riescono ad individuare nella morte e nella resurrezione della vecchia il trasferimento simbolico della morte apparente della natura e della sua «resurrezione» in primavera. Inoltre, lo spettacolo, nel corso della sua secolare esistenza, ha assunto altri elementi, presumibilmente ripresi dalle feste di carnevale: non solo, infatti, il periodo in cui si esegue è ancora quello carnevalesco, ma la condanna a morte e l’esecuzione della vecchia si inseriscono nell’ambito delle feste di eliminazione del male, tipiche del carnevale, durante le quali un personaggio legge il testamento o la confessione e poi viene ucciso, o bruciato, o fucilato, ecc.. È la gente di campagna che, tramite il gruppo della Vecchia, rappresenta se stessa ed i personaggi ad essa noti e in qualche rapporto con la sua vita, come il prete, il notaio, il dottore, i carabinieri. Ed è proprio in questi personaggi che si manifesta lo spirito carnevalesco dello spettacolo: il vecchio, la vecchia, i figli rappresentano in maniera grottesca ed autoironica la fa-

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miglia contadina. L’autoritarismo del capofamiglia, del “capoccia”, è messo alla berlina: egli, nello spettacolo, non comanda su nessuno, addirittura la moglie gli rivela d’averlo tradito, i figli non lo rispettano. Anche l’autorità della madre è messa in discussione: la vecchia “massaia”, la “suocera” che aspettava sull’uscio la nuora per indicarle, consegnandole la scopa ed il grembiule, il suo nuovo ruolo e il suo nuovo status nella famiglia acquisita, nello spettacolo non può nemmeno esprimere il suo parere sulla futura sposa del figlio, ché anzi, proprio da questa viene beffeggiata. Come si vede, con il comportamento di questi personaggi siamo già dentro il clima del «mondo alla rovescia». […] Nella Vecchia l’accatto di beni alimentari (uova, farina, vino) non può essere visto solo come un compenso per le prestazioni offerte dal gruppo; si tratta, bensì, di uno scambio cerimoniale e rituale, come si può desumere dalle seguenti constatazioni: 1) la prestazione-spettacolo è anch’essa un bene: essa, infatti, oltre a celebrare la volontà di unire la comunità geograficamente frazionata, ha carattere propiziatorio ed è auspicio di buona sorte; 2) lo scambio non è volontario, ma vincolante, come si può dedurre dalle formule di richiesta presenti anche in tutti i testi di Vecchia: a) Voi fratelli e voi sorelle… chiedo un soccorso, siete obbligati tutti a far lo sborso. b) Si ringrazia tutti quanti, il capoccia e la massaia ci dan le ova a centinaia ed il vino a volontà.

NOTE 1 Si veda la sua opera Traditionswanderungen Euphrat-Rhein - Studien zur Geschichte der Volksbräuche, Helsinki 1937-38, 2 voll. 2 Si veda G. Catoni, L’oscena polenta del 1773, «Il Carroccio di Siena», nov.-dic. 1993, pp. 27-. 3 Si ricorda che fino all’inizio dell’epoca moderna a Firenze l’anno cominciava il 21 di marzo, giorno dell’ingresso astronomico della primavera. 4 Su questi aspetti ritualistici ha insistito Tullio Seppilli, Le feste contadine di segalavecchia in Umbria, Istituto di Etnologia e di Antropologia culturale, Facoltà di Lettere, Università di Perugia, 1959.

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vita dei gruppi

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Le streghe incantano il Vesuvio

di Francesca Grella

ERCOLANO (Napoli) - Una serie di colpi di scena e tanta emozione, accompagnati da intensi momenti musicali per sottolineare una storia di donne. Questa la sintesi dello spettacolo “Le streghette di Benevento”, tratto da una pubblicazione di Gennaro Francione e promosso dall’Associazione culturale “Gymnasium”, con la regia di Nicola Di Lecce. Una iniziativa che ha coinvolto anche il gruppo “Murgantia” di Baselice con la caratteristica “Danza delle Streghe”. Un evento magico quello di Ercolano che ha richiamato tantissima gente al teatro “Don Orione”, a conferma dell’immutato interesse per la leggenda delle streghe legate al famoso “Noce di Benevento” e, per l’occasione, trasferite alle falde del Vesuvio, grazie alla messa in scena dell’opera di Francione. Per la

Federazione Italiana Tradizioni Popolari era presente l’assessore Enzo Cocca. Il lavoro originale rivisitato e sconvolto dal regista può sicuramente essere inteso come una vera lezione di antropologia culturale e al tempo stesso dei simboli sul lungo e buio periodo dell’inquisizione. La presenza del male si è rilevata la caratteristica costante dello spettacolo, male presente nei processi dell’inquisizione che nel corso dei secoli sterminarono migliaia e migliaia di persone, tra cui anche molti Ebrei. In particolare in scena il male si è materializzato con la presenza di Belzebù in primis sotto le vesti delle sembianze del matto del villaggio e in seguito coinvolge e possiede le quattro sfortunate processate e ancora l’incappucciato, il giudice, l’inquisitore, nonché il cancelliere. A salvarsi solo l’avvocato difensore delle streghe capace di cogliere la vera realtà e la miseria materiale e morale delle quattro sfortunate. A conclusione, la “Danza delle Streghe”: il gruppo “Murgantia” ha riproposto il delirio delle giovani in attesa dell’incontro con il caprone. Un cast eccezionale con attori pienamente immersi nel racconto e quasi posseduti dai loro personaggi e come mossi da una forza misteriosa capace di esaltarli e renderli vivi in un contesto volutamente impolverato.


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Quaranta candeline per la corale “Luigi Venturini” TAGLIACOZZO (L’Aquila) - Quaranta candeline per il Gruppo Folklorico-Corale “Luigi Venturini” di Tagliacozzo (L’Aquila). Quarant’anni di ininterrotta attività festeggiati dall’affatto di tutti i coloro che ne hanno fatto parte nel corso del tempo. Il presidente Maria Lidia De Dominicis e i componenti di oggi hanno curato l’organizzazione del memorabile evento allestendo una mostra storica di foto, coppe, trofei, articoli di stampa e documenti, che ha suscitato un grande interesse tra i numerosi visitatori. Così è stato possibile conoscere o ripercorrere la storia del coro attraverso le numerose foto che lo vedono protagonista nelle piazze di tante città italiane e in tanti Paesi stranieri, dove ha portato il suo canto e le sue tradizioni, provando stupore e ammirazione nel vederlo esibirsi all’ombra del Cremlino, sullo sfondo delle Torri

Gemelle di New York, o nelle strade e piazze di città tedesche, spagnole, polacche, ceche, portoghesi, turche e altre ancora. La manifestazione ha avuto il suo culmine in un convegno durante il quale è stato presentato nella cornice del teatro cittadino dedicato alla musa Talia un video curato da Angelo Melchiorre, studioso delle tradizioni abruzzesi, che ha fatto rivivere ai presenti i momenti salienti dell’attività del “Venturini”, con particolare riguardo agli oltre 10 anni della direzione della compianta maestra Elisa Blasetti. Il pubblico, visibilmente emozionato, ha applaudito con calore lo spettacolo di canto nel quale i coristi di oggi, uniti a quelli degli anni ’70, ’80 e ’90, hanno eseguito alcune tra le più note canzoni dell’autore tagliacozzano che ha dato il nome al coro, diretti dalla maestra Monica Tortora. I festeggiamenti si sono conclusi

con un pranzo al quale hanno partecipato tutti i coristi avvicendatisi nel tempo, insieme al fondatore Gaetano Blasetti e ai presidenti che

si sono succeduti. Per tutti una foto ricordo accanto ad una torta offerta al coro dagli amici di un’altra Associazione locale che porta il nome di una tra le più belle canzoni tagliacozzane “La Capamela”. Al termine della festosa conviviale, tutti i presenti si sono salutati dandosi appuntamento per il cinquantenario rivolgendo al coro un sincero “ad multos annos”!

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vita dei gruppi

Marche

fitp in festa con il ministro Mario Catania

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MACERATA - C’erano anche i gruppi della FITP-comitato provinciale Macerata, accompagnati dall’assessore Donatella Bastari e dal presidente regionale Pamela Trisciani, alla 28.ma edizione della Rassegna Agricola del Centro Italia (Raci), l’importante manifestazione fieristica nazionale del settore agricolo organizzata dalla Provincia. Presso il Centro Fiere di Villa Potenza, i gruppi folklorici “Città di Matelica”, “La Cocolla de Mojà” di Mogliano e “Li Matti de Montecò” di Montecosaro, hanno creato uno splendido contorno di emozioni e colori misti ai ritmi irresistibili del saltarello marchigiano. Esibizioni sotto lo sguardo

politiche, del mondo dell’industria e dell’agricoltura marchigiani e il presidente della Provincia di Macerata, Antonio Pettinari, che ha sancito il sodalizio tra la Raci e il folklore presentando l’evento come un richiamo alle nostre tradizioni e al nostro passato. Del resto, quelle che oggi noi definiamo tipicità ed eccellenze del nostro territorio racchiudono in esse la cultura e la storia della nostra società di cui il folklore ne è l’espressione più diretta.

attento e gioioso del ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania. Un momento particolare per i sodalizi della FITP e per la Rassegna. Infatti è la prima volta che un ministro dell’Agricoltura in carica è intervenuto personalmente alla Raci da quando la Rassegna è nata (1981). Una prestigiosa vetrina del settore primario e in particolare zootecnico, che ha registrato una rilevante affluenza di pubblico, I gruppi folklorici della FITP hanno anche animato la conferenza stampa di presentazione, dove sono intervenuti, oltre al ministro Mario Catania, il vicepresidente della Regione Marche, Paolo Petrini, altre autorità


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Lo splendore degli abiti sardi sull’altare prenuragico di Monte d’Accoddi

MONTE D’ACCODDI (Sassari) - Uno spettacolo di quelli che lasciano senza fiato. Del resto le immagini parlano da sole. Il suggestivo scenario dell’altare prenuragico di Monte d’Accoddi ha ospitato la cerimonia di presentazione della 63.ma edizione della Cavalcata sarda. Alla manifestazione, organizzata dall’amministrazione comunale di Sassari, con la partecipazione dei gruppi folklorici della provincia, la maggior parte dei quali affiliati alla FITP, hanno preso parte delegazioni in abito tradizionale in rappresentanza dei comuni della provincia: Alghero, Bono, Burgos, Cargeghe, Chiaramonti, Codrongianus, Cossoine, Florinas, Ittireddu, Ittiri, Nule, Nulvi, Olmedo, Osilo, Ossi, Pattada, Perfugas, Ploaghe, Putifigari, Sassari, Sedini, Sennori, Tissi Tula, Uri. L’accostamento tra gli splendidi “costumi” del sassarese, che adornano come dei fiori l’altare prenuragico di Monte d’Accoddi e il lento incedere rituale dei “Mamuthones”, che sembra escano dalle viscere del monumento, ha lasciato il numeroso pubblico presente letteralmente a bocca aperta. La manifestazione è stata arricchita dalla partecipazione dei Mamuthones e Jssohadores di Mamoiada e dei cori di Seneghe e Tonara. Presente anche una delegazione di Girona (Catalunya - Spagna), che con danze e costumi ha dato un tocco di internazionalità all’evento. La manifestazione apriva i festeggiamenti per la 63.ma edizione della Cavalcata sarda, evento che prevedeva la sfilata per le vie del centro storico di Sassari di oltre 3000 figuranti in costume in rappresentanza di tutti i comuni della Sardegna, ma purtroppo causa pioggia, la kermesse è stata annullata, per non correre il rischio di danneggiare i preziosissimi abiti tradizionali. www.fitp.org

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news

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Concorso gra�ico “Ballo Pantomima della Cordella”

C’è tempo fino al 4 agosto 2012 per presentare gli elaborati partecipanti al concorso grafico pubblico promosso dall’Associazione Folklorica “Ballo Pantomima della Cordella”. L’obiettivo del bando è quello della progettazione del disegno che rappresenterà il tema dello stendardo ufficiale: il “Ballo della Cordella”. Tutti gli interessati a partecipare al concorso possono rivolgersi a seguenti recapiti: cordella_petralia@libero.it - tel. 328.6445987

“La Raganella” si esibisce con Gene Gnocchi

C’era Gene Gnocchi a Belvedere Ostrense (Ancona), in occasione della presentazione del nuovo cd dell’Associazione Musiche e Canti Popolari Marchigiani “La Raganella”. Il sodalizio marchigiano, neo affiliato alla FITP, è autore del progetto “Musiche e Canti popolari... Un Patrimonio da Tramandare”, che dopo un periodo di ricerca delle musiche e dei canti popolari, prevede la registrazione del nuovo cd.

Retti�ica

Nel precedente numero de “Il Folklore d’Italia”, l’articolo “Rè Pambanèlle: vent’anni da ricordare” era a firma di Michele Marzio e non di Michele Rienzo. Ce ne scusiamo con l’autore.

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il MonDo Del FolKlore pianGe DUe SUoi GranDi protaGoniSti

CARLOFORTE (CarboniaIglesias) - Il Gruppo Folklorico “Carolino” di Carloforte (Carbonia-Iglesias) ha perso un grande personaggio: Giovanna Murgia. Un male se l’è portata via, ma anche pochi giorni prima di morire non ha fatto

mancare il suo amore per il

LAINO BORGO E CASTELLO (Cosenza) - E’ sempre vivo nel Gruppo Folklorico “Na vota jeri accussì” il ricordo di Giuseppe Mitidieri, componente e vicepresidente del sodalizio di Laino Borgo e Castello (Cosenza), scomparso all’età di 72 anni.

Membro dell’ensemble calabrese sin dalla sua fondazione, Mitidieri era prima voce e cantante solista. Un grande personaggio che lascia un vuoto incolmabile nell’ensemble calabrese e nel mondo delle tradizioni popolari.

gruppo, partecipando ad una commedia dialettale. Nelle sue ultime volontà ha chiesto di essere accompagnata dal gruppo, con tutti i componenti vestiti in costume folklorico, che le hanno dedicato il “Canto dello Schiavo”.


IL FOLKLORE D’ITALIA

n. 03 / 2012

www.fitp.org



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