INMETEO MAGAZINE 14

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Anno VI – Nr 14

MARZO 2012

CORSO METEO Calcolo quota neve (pag 3) Il minimo barico (pag 9) Wind chill (pag 19) Previsioni a lungo termine (pag 36) Effetto farfalla (pag 58)

GLOSSARIO La neve (pag 21) La nube (pag 23) La turbolenza (pag 31) Fronte polare artico (pag 43) Barrage clouds (pag 49) Fronte freddo e caldo (pag 53 e 59)

FISICA ATMOSFERA

CLIMA

Le valanghe (pag 22) Ottobre da GW (pag 4) Lo stratwarming (pag 29) La piccola era glaciale (pag 7) Effetto serra (pag 41) Le anomalie di Novembre (pag 8) Eruzioni vulcaniche e clima (pag 11) Wanted inverno (pag 42) 2011 batte il 2010 in Artico (pag 45)

ALTRE RUBRICHE

INMETEO Ecco il nuovo social network: Socialmeteo (pag 1) Le previsioni Regionali e Nazionali (pag 1)

Meteo & Natura (pag 30, 32, 44) Filosofa della Fisica (pag 47) Storia della Meteorologia (pag 51) La neve a Roma (pag 67)

METEOROLOGIA Corrente a getto (pag 5) La nebbia (pag 13) Il Buran (pag 46)

CHIMICA ATMOSFERA La “neve chimica” (pag 35) Atmosfera e ghiacci (pag 39)

DIVENTA SOCIO INMETEO! CON MENO DI 1.70 AL MESE* POTRAI USURFRUIRE DELLE NOSTRE CONVENZIONI (SCONTI SULL'ACQUISTO DELLE STAZIONI METEO, SCONTI SU LIBRI, SERVIZIO DI PREVISIONE). * Quota complessiva 20 euro, valida per 365 giorni dal momento del versamento.

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InMeteo Magazine Marzo 2012 – Nr 14 Anno VI

INMETEO TORNA INMETEO MAGAZINE 67 PAGINE DI PURA METEOROLOGIA E CLIMATOLOGIA! A cura di Giancarlo Modugno

Dopo qualche mese di assenza, InMeteo Magazine torna con un numero inedito di ben 67 pagine, il più lungo che la nostra redazione abbia pubblicato. Un doveroso ringraziamento va a tutti i redattori di InMeteo, ai nuovi e ai più “anziani”, senza i quali l'intera associazione e il nuovissimo sito non esisterebbero. Ringrazio inoltre Valentina Desimini per aver raccolto tutto il nostro materiale degli ultimi 4 mesi in questo magazine che sono sicuro vi piacerà.

regione. Quindi non semplici previsioni grafiche con “un'aggiornata” qua e là e due simpatiche icone sistemate a modo, bensì un sistema di previsori degno di un vero centro meteorologico nel quale tutti sono invitati a entrare, dopo aver seguito un adeguato corso interno. Ecco una notizia che sono “costretto” ad anticiparvi: molto presto ricominceranno i corsi meteo associativi e la novità quest'anno è legata alla possibilità di avere un docente sempre collegato che potrà seguirvi nella vostra “crescita In Meteo nell'ultimo anno si è meteorologica”. Rimanete completamente rinnovato, sintonizzati su In Meteo, perché le raggiungendo un buon livello grafico, sorprese sono dietro l'angolo! elaborando articoli sempre aggiornati e ad alto contenuto didattico e producendo le nuove previsioni grafiche.

Associazione Culturale InMeteo L'associazione InMeteo nasce con la volontà di divulgare la conoscenza meteorologica e allo stesso tempo di creare un sistema di monitoraggio accurato e utile. La nostra realtà è nata il 3 settembre 2005 e a distanza di poco più di un anno è diventata Associazione Culturale No - Proft ( 15 dicembre 2006 ) contando circa 80.000 visitatori e 8 milioni di visite. Tra i nostri progetti principali riportiamo il monitoraggio attraverso stazioni meteorologiche in Puglia e la divulgazione scientifca attraverso il portale web e la rivista associativa. Attualmente l'associazione è attiva nel suo portale principale ( www.inmeteo.net ) attraverso un servizio aggiornato di previsioni testuali e di allerte meteo grafche, nonchè in un corso di meteorologia on line. I soci InMeteo hanno diritto a sconti sulla strumentazione meteorologica e ad avere direttamente a casa la rivista InMeteo Magazine. Consulta la parte sui privilegi e convenzioni per saperne di più!

Sito www.inmeteo.it Mail info@inmeteo.net

Le previsioni vengono elaborate mediante l'utilizzo del noto modello HIRLAM ma vengono adeguatamente aggiornate ogni giorno dallo staff dei previsori, i quali osservano con attenzione l'evoluzione meteorologica per ogni

Un altro progetto interessante e importante è legato all'attualità e alla volontà di condividere le segnalazioni meteorologiche ma anche le discussioni a tema in maniera... “social”. Stiamo parlando della piattaforma “SocialMeteo”, disponibile grazie alla nostra associazione al sito www.socialmeteo.it Naturalmente siete invitati a iscrivervi e a condividere un po' di meteorologia con tutti noi.

Presidente: Giancarlo Modugno Vice Presidente: Francesco Ladisa Consiglieri: Sante Barbano, Tommaso Intini, Giuseppe Conteduca, Luca Mennella, Enrico Robustelli Redattori: Giancarlo Modugno, Francesco Ladisa, Sante Barbano, Giuseppe Conteduca, Luca Mennella, Enrico Robustelli, Noemi Visicchio, Valentina Desimini, Gaetano Genovese, Rachele Bonfitto, Raffaele Laricchia, Christian Capriulo, Vittorio Rendina, Alberto Spedicato, Alessandro De Angelis, Franco Probi. Previsori: Giancarlo Modugno, Francesco Ladisa, Francesco Galella, Luca Mennella, Franco Probi, Nicola Galliani, Sante Barbano, Raffaele Laricchia Collaboratori: Manuel Atzori

INMETEO MAGAZINE, registrato al Tribunale di Bari con decreto nr 8 del 28-02-2007. Direttore Responsabile Domenico Paparella


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CLIMATOLOGIA IL MALTEMPO DEL 22 E 23 NOVEMBRE di Giuseppe Conteduca

Precipitazioni intense hanno colpito alcune aree del Meridione tra il 22 e il 23 novembre. Le zone maggiormente interessate sono state la Sicilia Orientale, la Calabria, l’arco jonico lucano e la Puglia Meridionale.

Calabria Meridionale

A testimonianza dell’eccezionalità e dell’intensità delle precipitazioni, ci sono state numerose situazioni d’emergenza, fra le quali occorre ricordare le frane e i fenomeni alluvionali della provincia di Messina. Nelle aree orientali dell'isola si sono avuti accumuli localmente superiori ai 150 mm, come dimostrato dai dati:

In Calabria gli accumuli hanno superato i 100 mm in molte località. I maggiori quantitativi di pioggia sono caduti durante il giorno 22. Calabria Settentrionale

Meno colpita è stata la Puglia. I dati si riferiscono alle aree meridionali della regione, le più interessate dai fenomeni. Rispetto alle altre regioni meridionali, coinvolte nel peggioramento, accumuli significativi sono stati registrati anche giovedì 24. Anche l’arco jonico lucano ha ricevuto pioggie superiori ai 50 mm (Miglionico, 50.6 mm).

**I dati contrassegnati da due asterischi non sono completi.


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CORSO METEO NEVE IN PUGLIA A SAN GIOVANNI ROTONDO: calcolo quota neve A cura di Giancarlo Modugno Ha nevicato sul Gargano! A San Giovanni Rotondo e zone limitrofe! togliere tra i 300 e in casi rari anche 600 metri allo zero La neve, per le regioni meridionali, è sempre un evento meteorologico termico per trovare la quota neve, avendo sempre cura di gradito, sebbene qualche disturbo lo possa provocare. controllare che la temperatura al suolo non sia più grande di 34°C. A questo punto è facilmente intuibile il perché abbia nevicato sul Gargano questa mattina. A San Giovanni Rotondo Analizziamo in breve la dinamica della nevicata sul Gargano. in mattinata (566 m) si sono registrati tra i 5 e i 20 cm di neve, nonostante gli accumuli previsti dai modelli non siano stati entusiasmanti, ma in condizioni del genere l'importante è che lo strato atmosferico sia umido. Quest'ultima accoppiata (T a 500 e 850 hPa) è vincente in questi eventi meteorologici e si può dire che se la prossima componente in gioco da analizzare è presente allora il gioco è fatto.

La situazione barica al suolo (in alto a sx) vede un minimo depressionario a Est, precisamente sui Balcani, lì dove con aria leggermente più fredda la neve sarebbe caduta anche sui settori pianeggianti. Il minimo sui Balcani favorisce la disposizione di correnti settentrionali, solitamente di Grecale ma spesso anche di Tramontana. Questo tipo di aria fredda è diversa da quella del Maestrale, la quale solitamente arriva con situazioni di alta pressione che spinge da Ovest e che rende più stabile l'aria. L'analisi delle temperature è fondamentale. Al suolo già stamattina si registravano temperature molto basse rasenti lo zero. La previsione (immagine in alto a sx) mostrava valori molto bassi in corrispondenza del promontorio garganico. Ma è al suolo che la situazione diventa più interessante: -34°C a 500 hPa (minimo proprio sul Gargano) e -4°C a 850 hPa. Con -4°C in condizioni di aria secca nello strato atmosferico sottostante si può aggiungere 1°C ogni 100 metri per arrivare allo zero termico (nell'esempio saremmo quindi a 1000 metri), mentre con aria umida (questo è il caso) il gradiente termico verticale è più basso (ergo zero termico più basso di 1000 metri, tra 800 e 600 metri).

La quota neve, invece, si calcola a partire dallo zero termico e dipende tuttavia anche dalla temperatura prevista al suolo, per questo la previsione diviene più difficile. A ogni modo solitamente si possono

Fonti: www.inmeteo.net 20 Dicembre 2012

Qual è la variabile da tenere in considerazione? L'umidità nei vari strati atmosferici, in particolare 850 hPa e 925 hPa. In alto a dx trovate la mappa dell'umidità a 850 hPa (modello WRF del Centro Meteo Italiano): le correnti sono riuscite a impattare sul rilievo in maniera pressocché perpendicolare, favorendo il fenomeno dello Stau e apportando quindi una buona quantità di vapore dal mare nel sistema nuvoloso. Ottima la disposizione dei venti. Difatti è stato possibile ammirare il fenomeno delle Street Clouds sull'Adriatico, la cui dinamica e tecnica di previsione è spiegata qui. Questo tipo di nube, accompagnato da una situazione di subsidenza in quota, è molto temuta dai meteorologi per via della sua "imprevedibilità locale": infatti, in condizioni di perpendicolarità alle coste (in particolare della Puglia, Abruzzo e Marche) prevedere con accuratezza la posizione delle nevicate diventa un'impresa (maggiori informazioni nell'articolo linkato). A ogni modo, la loro presenza ha permesso una reiterazione del fenomeno nevoso sul Gargano.


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CLIMATOLOGIA UN OTTOBRE DA GLOBAL WARMING A cura di Sante Barbano Secondo il NOAA il mese di ottobre 2011 risulta, a livello mondiale, l'ottavo più caldo dal 1880. L'estensione dei ghiacci artici è stata la seconda più piccola per ottobre, il 23,5% inferiore alla media. Inoltre, La Niña si è intensificata nel mese di ottobre ed è destinata a proseguire in inverno. La temperatura media globale (oceano + terraferma) per ottobre 2011 è stata di 0,58°C al di sopra della media del XX secolo. La temperatura globale della superficie dell'oceano è risultata di 0,39°C al di sopra della media. La temperatura globale solo della superficie terrestre è stata di 1,1°C superiore alla media facendo di questo il secondo ottobre più caldo mai registrato. Condizioni più calde della media si sono verificate sull'Alaska, il Canada, la maggior parte dell'Europa, Russia e Mongolia. Più fresco negli Stati Uniti del sud-est, Sud America meridionale e occidentale, tra Algeria e Libia, sull'Europa orientale e nel sud-est asiatico.

mari artici. L'estensione dei ghiacci artici è stata di 2,19 milioni di chilometri quadrati inferiore alla media e 330.000 chilometri quadrati in più rispetto il record negativo dell'ottobre del 2007. Buone notizie dal Polo sud dove in ottobre l'estensione dei ghiacci è stata di 1,2% al di sopra della media 1979-2000.

Il

Nonostante l'insolita tempesta di neve nel nordest degli Stati Uniti, l'emisfero Nord ha misurato un innevamento nel mese di ottobre inferiore alla media, classificandosi Regno Unito ha vissuto il suo ottobre più al 15° posto degli ottobre con meno manto caldo dal 2006 e l'ottavo più caldo negli nevoso (storia statistica di solo 44 anni). ultimi 100 anni (2,0°C al di sopra della media 1971-2000). Le precipitazioni mensili in Spagna sono state del 35% sotto la media, il più secco ottobre dal 1998.

Dalla mappa su riportata si notano in maniera molto Le anomalie di geopotenziale possono evidente le anomalie elevate che hanno sostanzialmente sovrapporsi a quelle delle interessato ancora una volta le acque dei temperature: molto estese le aree interessate

Fonti: CPC-NOAA.

da valori superiori alla norma, specialmente a medie latitudini e sul Polo antartico. Vedremo se con la presenza de La Niña le temperature globali tenderanno a calare com'è capitato spesso negli scorsi anni con il raffreddamento del Pacifico equatoriale. La maggioranza degli istituti internazionali prevede nei prossimi mesi ENSO negativo tuttavia senza toccare valori strong. Secondo il NOAA nel corso degli ultimi cinquant'anni, La Niña preceduta da ENSO neutrale durante l'estate nell'emisfero nord (maggio-agosto) ha meno probabilità di manifestarsi con forte intensità (meno di -1,5°C) nell'inverno successivo. Questa osservazione, in combinazione con le previsioni del modello, rende molto probabile una intensità debole-moderata de La Niña durante l'inverno dell'emisfero settentrionale. Nel corso della primavera l'anomalia delle acque equatoriali dovrebbe riassorbirsi.


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METEOROLOGIA LA CORRENTE A GETTO: il sistema nervoso della nostra atmosfera A cura di Noemi Visicchio La corrente a getto ( jet stream) è uno di quei fenomeni che riguarda la dinamica dell’atmosfera a grande scala, e come disse Rossby, può essere definita come "un sistema nervoso che controlla l’atmosfera inferiore". La scoperta della corrente a getto è da attribuire all’aviazione, in particolar modo al periodo della seconda guerra mondiale. Gli aerei americani sorvolando il territorio giapponese ad alta quota, si ritrovarono immersi in enormi fiumi d’aria violentissimi che li obbligavano a cambiare rotta e che potevano provocare numerosi danni agli aeromobili, poiché non progettati per resistere a forti sollecitazioni. A queste forti correnti venne assegnato il nome di jet stream, ossia un lungo nastro di violenti correnti d’aria collocato tra l’alta troposfera e la bassa stratosfera. Si sono riconosciuti due tipi di correnti a getto principali, identificati sia nell’emisfero australe sia in quello boreale che spirano da ovest verso est: il getto polare, e il getto subtropicale. La posizione del getto polare è legata alla stagionalità, infatti, varia tra i 30°40° durante l’inverno, e latitudini più alte 40°-50° durante l’estate. La corrente a getto sub-tropicale, si trova sommariamente per tutto l’anno intorno ai 30° di latitudine. Inoltre viene riconosciuto un ulteriore getto che prende il nome di getto equatoriale, legato alla stagionalità dei monsoni: è una corrente che scorre al di sopra dell’Asia e dell’Africa è ha la particolarità di essere l’unico getto che spira da est verso ovest. Sommariamente possiamo attribuire a una corrente a getto le seguenti dimensioni: uno spessore in media di 3,5 km, una larghezza di 150-500 km, e una lunghezza tra i 1000 ai 5000 km. La velocità media all’interno della corrente risulta essere maggiore di 100 km/h. Analizzando i gradienti, abbiamo una variazione orizzontale di 10 kts/ 100 km, mentre la variazione lungo la verticale è di 10-20kts/km.

Che cosa causa l’origine della corrente a getto? Bisogna partire dall’analizzare la suddivisione termica dell’atmosfera. La troposfera si estende dalla superficie terrestre fino a una quota media di 11 km, e

ad esso: più

all’interno di questa, la temperatura diminuisce con la quota. Al di sopra della troposfera si trova la stratosfera dove si verifica un’inversione termica, ossia la temperatura aumenta con la quota. Sappiamo che la troposfera non è distribuita in maniera omogenea attorno al globo, ossia risulta avere un’altezza maggiore all’equatore e minore ai poli. Questo provoca delle discontinuità all’interno dell’atmosfera. Dai grafici a sinistra si può meglio notare l’andamento del campo termico e isobarico in funzione di latitudine e altezza. Analizziamo il grafico con le isoterme (prino grafico) e fissiamo una quota fissa. Noteremo che procedendo verso nord, da una certa latitudine in poi la temperatura al posto di diminuire inizierà ad aumentare, indicandoci che siamo entrati all’interno della stratosfera. Questo genera dei forti gradienti di temperatura. Analizziamo il grafico con le isobare, ponendoci sempre a una stessa quota. Osserveremo che avremo pressione maggiore delle basse latitudini e una pressione minore alle alte latitudini: ciò definisce perciò un’inclinazione del campo barico. Perciò i forti gradienti termici e l’inclinazione delle superfici bariche, provocano la formazione delle correnti a getto proprio in quei punti dove le discontinuità sono accentuate.

La jet stream non è perfettamente circolare intorno alla superficie terrestre, ma essa è soggetta a delle ondulazioni. Accade che masse d’aria calda sconfinino verso Nord in zone dove vi era aria fredda, e conseguentemente l’aria polare occupa latitudini minori precedentemente occupate da aria più calda. Queste grandi ondulazioni vengono identificate con il nome di onde di Rossby. Vi è una relazione tra la velocità del getto e le ondulazioni che si creano in seno

veloce è il getto (velocità > si 150 km/h) minori sono le ondulazioni che si vanno a creare; quando invece la velocità del getto risulta essere minore (velocità < si 150 km/h), si hanno numerose ondulazioni con una maggiore ampiezza.


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METEOROLOGIA

Come detto in precedenza, la corrente a getto è in grado di avere delle ripercussioni sulle conformazioni bariche al suolo. Analizziamo la figura 2: supponiamo che la particella d’aria percossa la jet stream da sinistra verso destra; essa entrerà all’interno della jet streak, ossia quella parte del getto, dove le velocità sono maggiori e dove le isobare si ravvicinano. Una volta uscita da questo "restringimento", la particella dovrebbe decelerare in quanto le isobare si distanziano tra loro, ma questo non avviene a causa della forza d’inerzia a cui la particella è soggetta. Si genera perciò una divergenza in quota, con un conseguente richiamo d’aria dal basso verso l’alto, dei moti ascendenti e una convergenza al suolo. Si vanno, quindi, a innescarsi le condizioni per generare un ciclone extratropicale. La corrente a getto, spiegata in maniera molto descrittiva in quest’articolo, è molto importante per i piloti che volano a quelle quote: essa è classificata come un fenomeno pericoloso per il volo. Se un aeromobile incappa nella periferia della corrente a getto, l’attrito che si genera tra questa e la lenta atmosfera circostante sarà causa di forti turbolenze: clear air turbolence. Se si incappa in un ramo discendente della turbolenza, l’aeromobile può essere trascinato per centinaia di metri in pochi secondi. La corrente a getto può anche essere sfruttata, se l’aereo vola nella stessa direzione del getto, in quanto permette di ridurre i tempi di percorrenza di una rotta, oppure nuovamente evitata se l’aereo vola nella direzione opposta.

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CLIMATOLOGIA LA PICCOLA ERA GLACIALE A cura di Noemi Visicchio PEG, Piccola Era Glaciale, o LIA, Little Ice Age, è una fase che ben si distingue all’interno dell’Olocene tra il 1450 e il 1850, caratterizzato da una successione di decenni molto freddi intervallati da altri meno freddi. Gli studi fatti su questo periodo sono molto dettagliati, grazie ai molti documenti che testimoniano le vicende succedutesi in questo periodo; si trovano diari di bordo dei naviganti, notizie sulle carestie con conseguenti malattie epidemiche, notiziari in cui venivano narrate le attività di fiumi, canali o porti le quali risultavano essere bloccate dai ghiacci. Molte zone erano caratterizzate da estese inondazioni fluviali, e molte testimonianze sono rilasciate da dipinti, disegni e schizzi cartografici dove si rappresenta l’avanzata dei ghiacciai montani.

Le cause dell’innesco della PEG sono ancora oggetto di studio della comunità scientifica e possiamo, in ogni caso, rilevare due punti:  L’inizio della PEG è stato segnato da una riduzione della concentrazione di anidride carbonica e metano.  La PEG è stata attraversata da ben tre minimi nell’attività solare. (Spöder 1450-1560, Mauder 16451715, Dalton 1790-1820) Queste ipotesi sottolineano come la radiazione solare e la nostra atmosfera siano correlate tra loro: a piccole variazioni della forzante solare, corrispondono variazioni nella nostra troposfera - stratosfera. Altre ipotesi tengono conto dell’incremento, in questo periodo, dell’attività vulcanica e l’indebolimento della Corrente del Golfo. Molti dei documenti medievali ritrovati, testimoniano le problematiche che questo periodo freddo, comportava nella vita dell’uomo. Già dal 1200 le comunicazioni tra Norvegia, Islanda e Groenlandia sono rese più difficili a causa della presenza del

ghiaccio marino, il grano non cresce più in terra islandese e alla fine del XV secolo gli abitanti della Groenlandia “escono” dalla storia. Infatti, agli inizi del XIV secolo i vichinghi abbandonarono la Groenlandia: il vescovo di Gotha narra con precisione che la navigazione verso la propria terra era diventata sempre più pericolosa a causa della “discesa del ghiaccio del Nord”.

La piccola era glaciale non è un fenomeno che si è registrato solo in Europa: fenomeni contemporanei si presentano anche negli Stati Uniti, sulle montagne di Alaska, Nuova Zelanda, Canada e sulle Ande Peruviane. Anche le precipitazioni ebbero un ruolo rilevante all’interno della PEG, esse risultarono più abbondanti alle medie latitudini e nella fascia subtropicale, causando ovunque un innalzamento della superficie dei laghi e una maggiore frequenza delle inondazioni fluviali. Molte Sulle Alpi furono le conseguenze sull'economia: la piccola raccolti scarsi, vendemmie tardive e carestie era portarono molti abitanti all’esasperazione e glaciale è all’abbandono di molte zone che ormai non ben riuscivano più a fornire i viveri necessari per la sopravvivenza dell’uomo. testimoniata dagli eventi che si sono susseguiti sul Monte Bianco, narrati all’interno di documenti trovati negli archivi di Chamonix. Nel 1605 la camera dei Conti della Savoia voleva verificare il perché gli abitanti chiedevano la diminuzione delle tasse e inviavano suppliche alle autorità ecclesiastiche; si accorsero che a partire dal 1600 i ghiacciai avevano ricoperto parte del villaggio, distruggendo molte case. In tanti altri villaggi delle Alpi furono ritrovati documenti che narrano l’avanzata dei ghiacci e delle situazioni di pericolo a essi collegati. Altri fenomeni sono registrati durante il 1700. Tra il 1788-1789 gelano quasi tutti i fiumi in Europa: i ghiacciai, infatti, impediscono la navigazione della Manica e il porto di Ostenda in Belgio può essere

attraversato a piedi e a cavallo.


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CLIMATOLOGIA LE ANOMALIE DI NOVEMBRE SECONDO IL NOAA A cura di Giuseppe Conteduca In base alle elaborazioni del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), si notano pronunciate anomalie positive sull’Europa Settentrionale, e in misura minore sulle zone atlantiche. Scarti termici positivi di poco rilievo hanno interessato il Mediterraneo e il Basso Atlantico (Portogallo). Discorso a parte merita l’Europa Orientale e la Germania, con alcune aree interessate da scarti positivi significativi , e altre da anomalie pressochè nulle (regioni tedesche settentrionali, regioni polacche meridionali, e Ucraina meridionale). L’unico comparto continentale a registrare anomalie negative è stata l’Europa Balcanica (fatta eccezione per la costa dalmata).

Ciò è stato dovuto alla presenza perdurante dell’anticiclone europeo sul Nord-Europa. I suoi massimi di pressione sono stati riscontrati sulla Svezia, dove si sono diffusamente superati i +3° di anomalia. Una simile figura altopressoria ha permesso alle correnti fredde di interessare l’area atlantica e le regioni più orientali del nostro continente. A livello precipitativo il mese scorso è stato particolarmente siccitoso in gran parte del continente, in surplus solo nei paesi iberici e nel Mediterraneo Occidentale. Spesso le onde legate all’instabilità atlantica sono riuscite ad espandersi nel Mediterraneo, vista la posizione “alta” dell’anticiclone, provocando precipitazioni al Meridione d’Italia, e nelle zone suddette.

Fonti: CPC-NOAA.

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CORSO METEO MINIMO BARICO: quando e come colpisce l'Italia A cura di Giancarlo Modugno La Vigilia di Natale ci offre la possibilità di analizzare una situazione molto interessante dal punto di vista della didattica: il minimo barico e A questo punto il minimo barico è solito traslare verso Sud Est la sua interazione col territorio italiano. lungo il versante Tirrenico, dove ha la possibilità di approfondirsi e/o di trovare energia per poter continuare a muoversi e perturbare l'atmosfera. Sul basso Tirreno, in seguito, riesce a portare piogge e temporali e le zone più colpite di solito sono quelle costiere e dove si può creare un ottimo Stau. Utilizzando una mappa di previsione degli accumuli si può notare la tipica forma circolare delle correnti e le relative interazioni col territorio. In una situazione come quella odierna e in generale non è mai male studiare anche la disposizione delle correnti in quota oltre che quelle al suolo. Bisogna sempre tenere a mente che le zone interessate da maltempo durante il passaggio di una saccatura in quota (quella strana forma a U che notate nella mappa a sinistra) sono quelle a Est (in generale) dell'asse, ovvero quella linea immaginaria che la divide in due. Questo accade per motivi dinamici che non tratteremo in questo articolo. Il minimo al suolo funge molto da richiamo delle correnti, come se tutti i flussi tendessero ad arrivare in quel punto. Tuttavia i venti manterranno il minimo a sinistra e la pressione Solitamente l'arrivo di una furtiva perturbazione dall'Oceano Atlantico più alta a destra. porta con se una forte ripresa anticiclonica a partire dalla Penisola Iberica. Questa situazione permette la compressione delle correnti d'aria sulle Alpi, creando una pressione alta a ridosso dei rilievi nelle regioni oltralpe e una conseguente relativa bassa pressione sottovento.

La bassa pressione così generata è legata a valori "relativamente" bassi, cioè le correnti creano una circolazione chiusa di bassa pressione che però è più bassa rispetto a quella oltre le alpi dove tra l'altro l'aria continua a spingere. A questo punto se le condizioni meteorologiche sono tali da non permettere alle correnti di "saltare" le Alpi da sopra allora i flussi saranno costretti a deviare in parte verso Est e in parte verso Sud, creando vorticità positiva e quindi dando una mano in più per poter far chiudere il minimo barico.

Fonti: www.centrometeoitaliano.it


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CORSO METEO Possiamo analizzare quindi l'immagine precedente e trovare che le correnti al suolo vanno a impattare (serata della vigilia) sia da Ovest vero Est sul Basso Tirreno sia da Est vero Ovest sul litorale del Medio Adriatico. Si noti che la distribuzione delle piogge segue bene quanto detto per l'asse di saccatura. L'effetto Stau e l'instabilità locale (legata a umidità, gradiente termico, indici temporaleschi, ecc) fanno molto e quindi ci si può ritrovare in situazioni in cui le piogge diventano molto intense. Stasera per esempio tra Basso Lazio e Campania si possono verificare fenomeni intensi a carattere temporalesco. Avrete notato che la saccatura era più estesa di quanto mostrano la distribuzione delle piogge (sulla Puglia non piove). Il problema è legato a due fattori: l'altezza di geopotenziale inizia a salire verso l'esterno della saccatura e l'elemento orografico protezionale appenninico blocca letteralmente la perturbazione. Occorrerà una posizione diversa del minimo per poter portare precipitazioni anche in Puglia, Calabria e Sicilia.

Adesso sarà semplice riconoscere direttamente dalla mappa degli accumuli la posizione del minimo (pratica che deve però essere fatta sempre al contrario, prima di trova il minimo e dopo se ne deduce la distribuzione spaziale delle piogge). Il minimo per Natale si sposta a Est della Sicilia, come qualche giorno fa. Il risultato è che le correnti sulla Sicilia sono da Nord e ruotano a Nord Ovest, sulla Calabria da Sud Est e sulla Puglia Est / Nord Est. Questa volta è la Campania a rimanere all'asciutto anche se non completamente in quanto qualche "onda" può far passare i sistemi nuvolosi oltre l'Appennino. Inoltre i fenomeni possono diventare particolarmente intensi sul Crotonese e Cosentino. Bisogna sempre ricordare che bisogna associare altri fattori e variabili in seguito per poter ottimizzare la previsione a livello locale (Thompson, correnti a getto, delta theta e, ecc) Buone feste!

Fonti: www.centrometeoitaliano.it

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CLIMATOLOGIA LE ERUZIONI VULCANICHE ALL'INTERNO DELL'EQUILIBRIO CLIMATICO A cura di Noemi Visicchio Tra i principali fattori che hanno inciso sui cambiamenti climatici che si sono succeduti nelle migliaia di anni, i vulcani con le loro eruzioni hanno avuto un ruolo molto decisivo. Un’eruzione vulcanica può apportare in atmosfera migliaia di finissime particelle di cenere in grado di schermare l’atmosfera e di non far penetrare la radiazione solare: una radiazione minore significa un apporto inferiore di calore e una conseguente diminuzione delle temperature medie registrate sulla superficie terrestre. Inoltre, queste particelle possono essere trasportate a centinaia di chilometri di distanza poiché, la forte esplosione è in grado di immetterle all’interno delle circolazioni atmosferiche. L’eruzione del Tambora avvenuta nel 1816, l’eruzione del Krakatoa del 1883, e la più recente eruzione del Pinatubo nel 1991 sono solo tre degli eventi eruttivi che hanno inciso sull’andamento del clima mondiale.

L’anno 1816 è definito l’anno senza estate o anno della miseria, in quanto viene ricordato per la sua estate molto fredda. In realtà, la causa delle ondate di freddo che si ebbero durante gli anni 1816 e 1817, sono state capite soltanto all’inizio del 1900 attribuendo il tutto all’eruzione del vulcano Tambora del 1816. Nell’aprile del 1815 in un’isola a est dell’isola di Giava, Indonesia, ebbe luogo un’esplosione che dimezzò letteralmente il cono del vulcano alto quasi 4000 metri: più di 1500 metri di cono furono esplosi in aria, oscurando il cielo di buona parte dell’Indonesia, e migliaia di detriti infuocati e lapilli uccisero più di 12000 persone. I detriti più piccoli dell’esplosione furono sparati molto in alto, tanto da rimanere sospesi all’interno dell’atmosfera e a raggiungere la stratosfera, immettendosi in circolazione intorno al globo, attraverso le correnti atmosferiche, nel giro di pochi

giorni. Le conseguenze di questa eruzione segnarono molto il clima di quegli anni: l’estate del 1816 iniziò in controtendenza: il 6 giugno una forte perturbazione di aria gelida investì l’Europa settentrionale e il Nord America con una conseguente e fitta nevicata. La neve e le gelate notturne, che si seguirono per quasi cinque giorni, ebbero delle forti conseguenze sulle coltivazioni che andarono tutte distrutte. Ma il colpo di grazia per l’agricoltura arrivò il 10 luglio con una nuova ondata di aria artica che diede inizio a un lungo periodo di carestia e di miseria. Alla fine di agosto ci fu l’ultima ondata di freddo anomalo che anticipò l’inizio dell’autunno e l’arrivo dell’inverno. L’inverno a cavallo fra la fine del 1816 e l’inizio del 1817 fu devastante: i prezzi del cibo schizzarono alle stelle, e la carestia, la fame e il gelo iniziarono a mietere le prime vittime.

Nell’agosto 1883 il vulcano Krakatoaeruttò con una tale violenza che i suoi detriti arrivarono fino a centinaia di chilometri di distanza, con conseguenti cambiamenti del clima del pianeta. Dalle diverse bocche del vulcano uscivano continuamente nubi e lapilli e l’isola era continuamente sorpresa da terremoti. La mattina del 27 agosto l’isola esplose e il cielo si oscurò su tutta l’Indonesia; si instaurarono molte onde da tsunami e l’esplosione causò la diminuzione del 20 – 25% della trasparenza atmosferica e un calo della temperatura media annua di circa un grado. Alcuni scienziati calcolarono che le polveri immesse dal vulcano ci misero più di due settimane per compiere l’intero giro del globo. L’eruzione del Pinatubo avvenuta nel 1991, è sicuramente una delle eruzioni vulcaniche più attive che si sono sviluppate in tempi più recenti. Il 15 giugno 1991 il Pinatubo

eruttò: gli ultimi 300 metri furono completamente scaraventati in aria facendo ridurre l’altezza del vulcano da 1750 a 1485 metri. La nube di cenere e gas che fu sprigionata durante l’eruzione raggiunse i 40 km di altezza e nel giro di poche settimane, immettendosi all’interno del sistema di circolazione atmosferica, è stata in grado di compiere il giro del mondo. La conseguenza principale fu una diminuzione delle temperature nei mesi eccessivi dell’eruzione di circa 0.8 °C che, per quanto piccola, può incidere all’interno dell’equilibrio climatico.


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CLIMATOLOGIA IL 12° NOVEMBRE PIU' CALDO A cura di Sante Barbano Non si arresta la sequenza di mesi caldi sul nostro globo. Novembre 2011 è il 321° mese consecutivo con temperatura globale al di sopra della media del ventesimo secolo. L'ultimo mese con temperature sotto la media è, addirittura, il febbraio 1985! Secondo il NOAA, novembre 2011 è termicamente il dodicesimo più caldo a livello mondiale dal 1880. L'estensione dei ghiacci artici risulta la terza minore dal 1979 con un deficit pari all'11,5% dalla media.

Al polo sud, l'estensione dei ghiacci nel mese di novembre è stata di 0,5% sotto la media. È la prima volta dal 2002 che l'estensione del ghiaccio antartico di novembre scende sotto la media. L'emisfero Nord ha misurato un manto nevoso molto superiore alla media nel mese di novembre: la quarta estensione più grande da 46 anni. Sia il Nord America che l'area eurasiatica ha rilevato un surplus di manto nevoso. Gran parte dell'Europa ha avuto problemi di siccità estrema nel mese di novembre La temperatura media, oceani compresi, di come già scritto qui. novembre 2011 è stata di 13,35°C, 0,45°C al La Germania hanno registrato il novembre più secco dal 1881, in Norvegia è stato il più di sopra della media del XX secolo. Il caldo dal 1900. margine di errore associato a questa Sia in Norvegia che in Finlandia il trimestre temperatura è di +/-0,07°C. La temperatura globale della sola superficie autunnale (settembre-novembre) è il più caldo in assoluto. terrestre è stata 0,61°C al di sopra della Molto piovose, invece, parte dell'Asia media. Condizioni di temperature più alte meridionale e nordest dell'Africa. del normale si sono verificate in Europa settentrionale e occidentale, parte centrale e orientale del Nord America, Russia settentrionale, la maggior parte della Cina e del Medio Oriente, l'Australia sud-orientale e il Sud America meridionale. Più fresco della media in Alaska, Canada occidentale, gran parte dell'Europa orientale, in Kazakistan e Russia sudoccidentale. Gli oceani a novembre hanno registrato una temperatura superficiale globale di 0,39°C al di sopra della media. Maggiori anomalie positive su tutto il centronord e nordovest del Pacifico, il Mare del Labrador e porzioni di medie latitudini negli oceani dell'emisfero australe. L'estensione del ghiaccio marino artico nel mese di novembre è stata inferiore alla media di 1,3 milioni di chilometri quadrati. Questo segna il 18° mese consecutivo di novembre e 126° mese consecutivo con estensione inferiore alla media.

Fonti: NOAA

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METEOROLOGIA LA NEBBIA: fenomeno tipico degli inverni italiani A cura di Noemi Visicchio L’elemento fondamentale della nostra troposfera è il vapor d’acqua: senza di esso la maggior parte dei fenomeni meteorologici non esisterebbe. A esso sono legate la formazione delle nubi e delle relative idrometeore, e i valori di umidità che incidono sull’andamento delle temperature. Ciò che si vuole analizzare in quest’articolo è la formazione delle nebbie, fenomeno che caratterizza gli inverni italiani, in particolar modo quelli dell’Italia settentrionale e che costituisce un fenomeno pericoloso sia per gli automobilisti ma in particolar modo per gli aerei nelle fasi di atterraggio e decollo.

Nebbia a Piazza Duomo – MILANO

La nebbia da irraggiamento si forma a causa della perdita radioattiva di calore da parte del suolo, che inizia a irraggiare calore verso l’alto raffreddando tutti gli strati di aria che incontra. I requisiti per la sua formazione sono:  Cielo sereno, al fine di permettere appunto un elevato irraggiamento dal suolo;  Forte umidità, nei primi 100-300 metri in modo che il raffreddamento notturno possa portare effettivamente alla condensazione di vapore acqueo;  Aria molto secca in quota, sopra i 300-500 metri, in modo che il calore perso per irraggiamento dal suolo venga il meno possibile riflesso nuovamente verso il terreno, attraverso il processo noto come effetto serra;  Aria molo stabile, ovvero assenza nella bassa atmosfera di moti verticali ascendenti, che avrebbero l’effetto di diluire l’umidità accumulata al suolo su strati atmosferici troppo ampi perché permettano la formazione di nebbie;  Venti molto deboli, inferiori a 4 nodi, in modo che l’umidità accumulata al suolo non venga diluita orizzontalmente né sia dispersa verticalmente attraverso i moti di turbolenza che potrebbero generarsi. A ogni modo, il vento deve avere comunque un’intensità di almeno 1-2 nodi, per far sì che il raffreddamento del suolo si propaghi a tutti gli strati atmosferici più prossimi al terreno. Tutte queste condizioni caratterizzano le aree di alta pressione.

Con il termine idrometeora indichiamo tutte le manifestazioni visibili della condensazione e sublimazione del vapore d’acqua; a esse La presenza di una conformazione anticiclonica favorisce la appartengono la pioggia, la pioviggine, la neve, la grandine, la rugiada e persistenza delle nebbie, poiché un forte irraggiamento le nebbie. Quest’ultima, la nebbia, è definita come un’idrometeora che si forma a causa della condensazione del vapor d’acqua al suolo modificando le proprietà ottiche dell’aria e riducendo la visibilità al di sotto di 1 km. A causa della sua formazione simile a quella delle nubi in quota, la nebbia viene classificata come una nube al suolo e la distinguiamo dalla foschia in quanto questa riduce sì la visibilità, ma non è mai al disotto del kilometro. Si parla di foschia quando la visibilità è compresa tra 10 km e 1 km. Si parla di formazione di nebbia quando lo strado di aria in prossimità del suolo raggiunge la condensazione, e il vapor d’acqua inizia il suo processo di condensazione. Questo fenomeno può avvenire in due modi:  Per umidificazione della massa d’aria vicina al suolo, dando origine alla nebbia da evaporazione. Questo tipo di nebbia si forma a causa dell’acqua che evapora al di sopra dei laghi e notturno determina dei fiumi.  Raffreddamento dell’aria: formazione della nebbia da raffreddamento tipico della Pianura Padana e della maggior parte delle valli italiane. Questo avviene quando l’aria umida si raffredda. Il raffreddamento della massa umida non avviene sempre con la stessa regola, e perciò possiamo classificare le nebbie da raffreddamento in:  Nebbie da irraggiamento  Nebbie da avvezione

Fonti: www.centrometeoitaliano.it


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METEOROLOGIA delle inversioni termiche al suolo, che in presenza di atmosfera stabile, permettono il ristagno e l’accumulo di vapor d’acqua nelle vicinanze del suolo. Un’inversione termica al suolo blocca del tutto i movimenti verticali verso l’alto, e dunque, intrappola la nebbia all’interno dello strato in cui è presente l’inversione.Durante il giorno, se il riscaldamento del suolo da parte del sole è sufficiente, l’aria nelle vicinanze del suolo si riscalda, e l’inversione si rompe determinando così una situazione in cui la nebbia si può dissipare. Attraverso il termine avvezione s’indica lo spostamento orizzontale di aria. In questo caso è necessaria la presenza di vento. La nebbia da avvezione si forma quando aria calda e umida si sposta lentamente su una superficie relativamente più fredda per cui l’aria si raffredda per contatto e può condensare, se la sua temperatura raggiunge quella di rugiada. Queste nebbie non sono legate a una particolare ora del giorno. Vi sono due specie di nebbia da avvezione:

 Le nebbie marittime si formano quando l’aria da una zona

calda si sposta orizzontalmente verso una zona di mare più fredda;nel momento in cui si instaurano durante il giorno i regimi di brezza si ha un'invasione delle zone costiere . Le nebbie costiere, invece si generano quando aria calda marittima, durante le ore notturne, si sposta verso la terraferma più fredda.

Perciò alle nebbie di avvezione è sempre presente un vento locale, in grado di trasportare orizzontalmente masse d’aria. Avendo definito, in maniera generale la formazione delle nebbie, possiamo ben capire come queste modificano e caratterizzano le attività dell’uomo. In particolar modo sull’agricoltura l’eccessiva presenza di vapor d’acqua può apportare l’insorgenza di funghi o parassiti sulle culture soprattutto nel periodo primaverile quando si formano i primi germogli. Inoltre la nebbia amplifica i problemi dovuti allo smog: l’aria stagnante vicino al suolo non permette allo smog vicino di irradiarsi, bensì lo trattiene e non ne permette la diluizione, favorendo le trasformazioni chimiche che trasformano le sostanze inquinanti in acidi corrosivi e molto tossici.

Fonti: www.centrometeoitaliano.it

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CLIMATOLOGIA ULTIME NOTIZIE SULLA TEMPERATURA GLOBALE A cura di Giuseppe Conteduca Qualche settimana fa l' "Environmental Research Letters" ha reso noto uno studio, (guidato da Grant Foster e Stefan Rahmstorf ) avente come oggetto una nuova analisi di cinque serie storiche , a livello globale (oceani e terre emerse). Foster e Rahmstorf hanno rimosso la variabilità a breve termine dovuta all'Enso, ai cicli solari e alle eruzioni vulcaniche. Dopo aver "corretto" i dati, le cinque serie storiche sono risultate più compatibili rispetto alle precedenti analisi. E' così in quanto la "variabilità" differisce fra le serie; per esempio i fenomeni legati al Niño influiscono maggiormente sui dati satellitari , e meno rispetto alle temperature in superficie. Dalle cinque serie storiche "corrette" risulta che il 2009 e il 2010 sono stati gli più caldi mai registrati.

Nel frattempo, l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia ha recentemente pubblicato un "Rapporto provvisorio sullo stato del clima mondiale" per il 2011. E' stata allegata una prima stima sulla temperatura globale dell'anno in corso:

Si sta riscontrando (più o meno in sintonia con l'analisi di Foster e Rahmstorf), che gli effetti della Niña hanno reso relativamente "freddo" il 2011 (relativamente, perchè

Fonti: www.realclimate.org

rischia di classificarsi fra i dieci anni più caldi mai registrati). Sempre in base a queste previsioni, sarà l'anno più caldo in regime di Niña dall'inizio delle osservazioni.


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CLIMATOLOGIA IN FRANCIA L'ANNO PIU' CALDO DEL SECOLO

Secondo gli studi e le rivelazioni di "MeteoFrance", sito nazionale di meteorologia per la nazione francese, il 2011, ormai agli sgoccioli, è l'inverno più caldo del secolo per quanto riguarda la nazione transalpina. Addirittura 1° sopra la media (media nazionale).13,6° C è il valore della temperatura media registrato, superiore anche al record, ormai chiaramente battuto, del 2003 (13,4°). A contribuire a questo risultato è stata sicuramente una primavera eccezionalmente calda, con temperature superiori di circa 4° alla media di Aprile, e un Autunno altrettanto caldo. Soltanto Luglio ha chiuso con un anomalia termica negativa. Le temperature miti sono state accompagnate da una diminuzione del 20% delle precipitazioni, anche se nel sud del paese quest'anno si sono registrate forti piogge.

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METEOROLOGIA LE ALLUVIONI IN ITALIA A cura di Gaetano Genovese l'intensità delle precipitazioni apportando accumuli precipitativi in stile alluvionale. Un esempio può essere la rain/ratio misurata a Pontremoli (MS), 70-80mm /h durante l'alluvione del 25 ottobre.

Nel nostro paese le alluvioni sono le calamità naturali più ricorrenti,nell'ultimo cinquantennio se ne sono verificate circa 150. Inoltre negli ultimi anni si è registrato un incremento di tali eventi in intensità e frequenza. La frequenza di questi eventi è strettamente legata all'orografia, infatti il nostro territorio per l'80 % è costituito da montagne e colline con pendii lungo i quali scorrono centinaia di fiumi e torrenti, inoltre la caratteristica struttura delle Alpi e dell'appennino fanno si che quando si creano determinate configurazioni bariche favoriscono e non di poco l'effetto stau. Infatti le zone più piovose d'italia sono la fascia prealpina e l'alto tirreno (Lunigiana, la zona delle 5 terre e tutto il comparto situato in prossimità dell'appennino ligure e toscano). La presenza del Mar Mediterraneo da un ulteriore contributo in termini di umidità. Infatti le acque del Mediterraneo sono relativamente calde,volendo fare un paragone,mediamente tre/quattro gradi più calde delle acque del vicino oceano Atlantico a parità di latitudine. Quindi, quando una massa d'aria di origine Atlantica (fresca e instabile) raggiunge il Mediterraneo, si instaurano notevoli contrasti termici tra la superficie del mare e gli strati d'aria a contatto con questa favorendo la formazione di sistemi nuvolosi ben organizzati (Vedi il TLC sul golfo del Leone che ha causato l'alluvione a Genova) che apportano piogge e temporali di forte intensità. Statisticamente i mesi di ottobre e novembre sono i mesi più piovosi in italia, quest'anno

Fonti: nanopress.it, Wetterzentrale.de

non è stato proprio cosi,infatti durante questi due mesi si sono intervallati lunghi periodi di alta pressione a vere configurazioni alluvionali (in meno di un mese sono state colpite, in ordine, Spezzino e Lunigiana (25 ottobre) , Genova (4 novembre) , Barcellona Pozzo di Gotto,Merì e Saponara (22 novembre) ), purtroppo questi eventi oltre a causare danni hanno provocato numerose vittime in tutte e tre le zone sopra citate.

L'incredibile frequenza di questi eventi è da imputare alla configurazione barica attuale presente sul comparto europeo. Il blocco anticiclonico (massimi barici fino a 1040 Hpa) presente sul nostro continente impedisce il moto regolare delle perturbazioni atlantiche (da ovest verso est ) quindi queste hanno trovato sfogo alle basi del suddetto anticiclone (ndr basse latitudini mediterranee),inoltre i richiami sciroccali (carichi di umidità dopo aver attraversato il Mediterraneo) hanno incrementato


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CLIMATOLOGIA SIGNIFICATIVI ACCUMULI FRA SICILIA E STRETTO

I fenomeni temporaleschi della scorsa notte, dicembre-sullo-stretto-e-in-sicilia/ fra Sicilia e Stretto di Messina, hanno portato accumuli significativi, in molti casi superiori ai 30 mm. Maggiormente interessata la provincia di Messina:

Anche il catanese etneo ha ricevuto apporti precipitativi degni di nota,in alcuni casi superiori ai 20 mm (Giarre 24.7, Linguaglossa 23.7, Bronte 21.6). Piogge di minore entità hanno interessato anche la Calabria Meridionale, con accumuli che non ovunque hanno raggiunto i 20 mm. Nella serata di ieri, prima delle 24, Scilla ha totalizzato 23 mm, mentre i pluviometri hanno registrato una quindicina di mm a Reggio Calabria, Sinopoli e Gioia Tauro.

*Stazioni appartenenti alla rete di monitoraggio dell’ “Osservatorio delle Acque” (Regione Sicilia). Gli accumuli contrassegnati da due asterischi si riferiscono a località della provincia di Palermo.

Un analisi dei fenomeni è consultabile sul nostro blog:http://www.inmeteo.net/blog/2011/12/3 1/i-temporali-della-notte-tra-30-e-31-

Artcolo del 31 Dicembre 2011

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WIND CHILL: venti molto forti al centro-sud il 6 e 7 Gennaio A cura di Francesco Ladisa Una saccatura molto fredda con profondo minimo depressionario in area ellenica, scivolerà sul bordo orientale dell'alta pressione,andando ad interessare principalmente area balcanica e Grecia. Produrrà moderato maltempo il 6 e in parte anche il 7 Gennaio solo al centro-sud, con venti molto forti (isobare strettissime attorno al centro di bassa pressione) specie sulle regioni meridionali, e nevicate fino a bassa quota (500-600 metri) sul basso versante adriatico e intorno ai 1000 metri su Calabria e Sicilia.

Proprio i venti saranno sicuramente l'elemento saliente. Le regioni più colpite dalla tempesta saranno sicuramente quelle adriatiche, in particolare la Puglia, ma anche, in maniera minore la Calabria, la Basilicata, la Campania e la Sicilia. Le isobare più strette le ritroviamo proprio nell'area ionica e basso adriatica. Vedendo anche le mappe di previsione dei venti al suolo (10 metri), possiamo notare come il Molise e la Puglia, in particolare versante adriatico, siano le zone interessate dai venti più forti, che toccheranno stando alle previsioni, i 18-20 m/s, quindi anche i 60-70 km/h. Ma raffiche di velocità superiore, fino a 80100 km/h non sono da escludere. (Ricordiamo un rapido calcolo per convertire i m/s in km/h: 3,6 x il valore in m/s = valore in km/h) Valori diffusi intorno ai 10-15 m/s sul reso del centro-sud.

Un attenuazione dei venti al centro è prevista dalla sera-notte del 6 e quindi per la giornata del7, quando continuerà la tempesta, stavolta con venti prevalenti di tramontana, sull'Italia meridionale, Puglia in primis. Il vento andrà inevitabilmente ad acuire la sensazione di freddo sulla pelle umana: e qui introduciamo il concetto di wind chill, cioè la temperatura del vento. O meglio ancora la risultante dell'azione combinata della temperatura dell'aria e dell'intensitàvelocità del vento stesso. Minore è la temperatura dell'aria e maggiore è la velocità del vento, proporzionalmente maggiore sarà anche il valore del "wind chill" (WCI*). Vi è una formula per il calcolo dell'indice di freddo, in presenza di venti forti (superiori ai 10 m/s circa).

E' la formula di Siple e Passel (1945)

Fonti: www.centrometeoitaliano.it

Dove: WCI è il valore che vogliamo ottenere, Ta è la temperatura dell'aria (in °C),V è la velocità del vento (in m/s) Usiamo ora questa formula per calcolare (approssimativamente) il wind chill per la giornata del 6 Gennaio Utilizziamo il valore di 20 m/s, previsto sulle coste e zone prossime alla costa adriatica e su alcune zone della Calabria. (Anche in Molise abbiamo valori molto vicini ai 20). Come temperatura dell'aria nelle zone di costa avremo 9-10 gradi, qualche grado in meno nelle zone più interne. Questo naturalmente di giorno. Consideriamo quindi una temperatura di 8 gradi. Il risultato sarà di circa -6,5. Con un calo termico fino a 6°C e vento ancora intorno ai 20 m/s, il valore scende a -10!


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CORSO METEO

Ricordiamo che secondo la classificazione di Siple e Passel, valori fra -1 e -10 determinano condizioni di disagio e fastidio per l'uomo, valori inferiori a -10, fino a -18, condizioni di elevato disagio. Fra -18 e -29 si parla addirittura di possibile congelamento. (Gli effetti variano anche a seconda della capacità di resistenza umana). Classificazione completa Nessun Disagio: WCI > 10 Lieve Disagio: 10 ≥ WCI > -1 Disagio: -1 ≥ WCI > -10 Elevato disagio: -10 ≥ WCI > -18 Possibile congelamento: -18 ≥ WCI > -29 Congelamento: -29 ≥ WCI > -50 Rapido congelamento: WCI ≤ -50 Si può quindi facilmente dedurre che in città come Bari, Barletta, o Termoli, e altre città costiere o comunque dove il vento sisperà molto forte, si potranno raggiungere valori inferiori a -5, e localmente vicini ai -10, quindi condizioni di disagio. Laddove la temperatura dovesse essere vicina allo 0, e il vento intorno ai 15 m/s, ad esempio sui rilievi interni del Molise, della Puglia e della Basilicata, sopra i 500-600 metri, il wind chill toccherebbe anche i -15 *Acronimo di WIND CHILL INDEX

Fonti: www.centrometeoitaliano.it

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METEO GLOSSARIO

LA NEVE A cura di Valentina Desimini La neve è abbastanza rara da essere talvolta attesa e desiderata, talvolta viceversa temuta e odiata per i danni e le difficoltà che arreca. Questo è un fenomeno naturale, che si forma attraverso brinamento del vapore acqueo, cioè per passaggio diretto dallo stato di vapore allo stato solido, a causa delle temperature molto basse all'interno di una nube.

I singoli cristalli di neve possono assumere una varietà di forme squisite, ma si vedono di rado dato che i fiocchi di neve che raggiungono il suolo sono di solito agglomerati di cristalli in frammenti. La forma del cristallo dipende dalla temperatura e dal grado di saturazione della nube e che lievissimi cambiamenti possono avere effetti assai rilevanti sulla forma dei cristalli. I cristalli di ghiaccio sono relativamente pesanti e tendono a cadere a circa 50 cm/s, spesso crescendo durante la caduta. Perciò nella neve si possono avere diverse forme: stelle, piastre, prismi o aghi. I cristalli ad ago richiedono aria umida per la loro formazione, mentre i cristalli a piastra possono crescere lentamente quando l'aria è secca ma rapidamente quando l'aria è umida; i cristalli a prisma si formano in aria secca e infine quelli a forma di stella , richiedono sempre un ambiente moderatamente umido. La neve riflette il 97% della luce solare che contiene un miscuglio di colori che nell’insieme il nostro occhio percepisce

Fonti: Lucia Stracquadaini 200

come bianco. Il bianco dunque non è una proprietà della neve ma sostanzialmente della sua struttura. Appena diminuisce la struttura cristallina dei fiocchi il bianco svanisce: se la neve si liquefa (scioglie) avremo acqua trasparente, se invece gela, si ispessisce comprimendosi, ed il colore tenderà all’azzurro o per lo meno il nostro occhio lo percepirà come tale.


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FISICA DELL'ATMOSFERA

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LE VALANGHE : Come si formano e come sono provocate A cura di Gaetano Genovese Navigando per il web, sempre in cerca di materiale per placare la mia fame di "meteo", mi sono imbattuto in un proverbio delle vallate piemontesi che recita cosi : " Le valanghe cadono dove sono sempre cadute,dove non sono mai cadute e dove non cadranno mai più."

temperatura dopo una nevicata o maggiormente con rapido e sensibile rialzo termico dovuto all'arrivo di correnti calde e umide ( caso molto frequente sulle nostre Alpi).

Inoltre le valanghe possono essere provocate anche accidentalmente, come il In effetti i proverbi hanno sempre una base passaggio trasversale al pendio di uno di verità, infatti non è possibile prevedere sciatore ma anche la caduta di pietre,un ogni singola valanga ( o slavina che dir si forte tuono. voglia). Tuttavia però è possibile inquadrare le circostanze atmosferiche, le caratteristiche Questi fenomeni, per quanto spettacolari relative alla morfologia del terreno ma possano essere, molte volte seminano morte soprattutto l'apporto di neve fresca che ne e distruzione. Si stima che dal 1965 al 1985 favoriscono il distacco. sono state più di 2000 le vittime in tutto l'arco alpino.

MARCATO: il manto nevoso presenta un consolidamento da moderato a debole su molti pendii ripidi. Il distacco è possibile con un debole sovraccarico soprattutto sui pendii ripidi indicati. In alcune situazioni sono possibili valanghe spontanee di media grandezza e, in singoli casi, anche grandi valanghe; colore arancione. FORTE: il manto nevoso è debolmente consolidato sulla maggior parte dei pendii ripidi; il distacco è probabile già con un debole sovraccarico. In alcune situazioni sono da aspettarsi molte valanghe spontanee di media grandezza e, talvolta, anche grandi valanghe; colore rosso. MOLTO FORTE: il manto nevoso è in generale debolmente consolidato e per lo più instabile. Sono da aspettarsi numerose grandi valanghe spontanee, anche su terreno moderatamente ripido; colore rosso e nero.

Fortunatamente però negli ultimi anni le valanghe sono state oggetto di studi approfonditi è di conseguenza si sono adottate misure di prevenzione, soprattutto nei comprensori sciistici dove il flusso di vacanzieri è alto, sono state fatte opere di incanalamento,deviazione , rallentamento e arresto delle valanghe ma anche gallerie per strade e ferrovie e barriere protettive per i Piccolo consiglio: prima di avventurarsi in villaggi. montagna per una bella sciata diamo sempre un occhio al bollettino di previsione delle Stando alle statistiche il maggior numero dei Inoltre è stata stilata anche una scala valanghe. casi è stato registrato a quote che oscillano europea per il pericolo valanghe : tra i 1700 e i 2200 metri di altezza con DEBOLE: il manto nevoso è in Buona neve a tutti ! pendii che superano un inclinazione di 22 generale ben consolidato e stabile. gradi, in media hanno una velocità che Il distacco è generalmente oscilla tra i 40 e gli 80 km/h ma possono possibile solo con un forte raggiungere anche velocità di gran lunga sovraccarico su pochissimi pendii superiore talvolta sfiorando i 300 km/h ripidi estremi. Sono possibili solo ( come se fosse una monoposto di formula 1 piccole valanghe spontanee !) (cosiddetti scaricamenti); contraddistinto dal colore verde. Il distacco di queste enormi quantità di neve, MODERATO: il manto nevoso è ( La pressione della massa nevosa può moderatamente consolidato su variare da alcune tonnellate fino ad un alcuni pendii ripidi, per il resto è centinaio di tonnellate per metro ben consolidato. Il distacco è quadrato ! ) avviene per sollecitazioni possibile soprattutto con un forte eccessive sulla massa nevosa. sovraccarico sui pendii ripidi indicati. Non sono da aspettarsi Queste sollecitazioni sono dovute a copiosi grandi valanghe spontanee; colore apporti di neve fresca, dall' azione del vento giallo. oppure per la diminuzione delle forze interne di coesione che si verificano il più delle volte in seguito ad una diminuzione di

Fonti: Andrea Bonalda


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METEO GLOSSARIO

LA NUBE (I parte) A cura di Valentina Desimini Quante volte avete alzato gli occhi al cielo in momenti di spensieratezza? Troppe? Infinite? E quante volte è capitato che osservando le nuvole, le abbiate associate a delle forme o a degli animali? Eppure, pur non essendo di zucchero filato e pur non avendo sapore, hanno in sé uno studio molto approfondito ed incantevole.

La nube, comunemente chiamata nuvola, è un insieme di goccioline d’acqua e/o di cristalli di ghiaccio, formatasi dalla saturazione della massa d’aria attraverso due processi o per raffreddamento o per umidificazione. Per descrivere l’aspetto di una nube occorre analizzare la sua forma, la luminosità ed il colore. La luminosità dipende dalla quantità di luce riflessa, diffusa e trasmessa dalle goccioline costituenti la nube, mentre il colore dipende dalla luce che la illumina. Le condizioni all'interno di una nube non sono stabili, finché le correnti d'aria nella nuvola e quelle che scorrono sotto di essa riescono a mantenere in sospensione le goccioline, esse continueranno a ingrandirsi.

impercettibile a causa della forza di gravità per poi essere riportate verso l'alto; sono continui saliscendi che incrementano le dimensioni delle goccioline. Quando esse raggiungono elevate dimensioni tali da non essere più sostenute dalle correnti ascensionali, cadono sulla Terra sotto forma di pioggia. Naturalmente le nubi possono anche formarsi in prossimità del suolo a causa del contatto con una superficie fredda, in questo caso però si origina la nebbia.

NUBI ALTE Si trovano ad una quota che va tra i 6 e i 13 Km di altezza e sono costituite essenzialmente da minuscoli cristalli di ghiaccio. Comprendono tre tipologie di nubi: -CIRRI -CIRROCUMOLI -CIRROSTRATI

NUBI MEDIE Si trovano ad una quota che va tra i 2 e i 6 Km di altezza e sono costituite essenzialmente da goccioline d’acqua e Le nubi vengono classificate in base alla loro forma e alla quota in cui hanno origine. cristalli di ghiaccio (nubi miste) . La classificazione in base alla forma, divide Comprendono tre tipologie di nubi: -ALTOCUMULI tutte le nubi in due grandi categorie: - nubi stratiformi (o a sviluppo orizzontale) -ALTOSTRATI che si presentano come vasti banchi simili a -NEMBOSTRATI quelli di nebbia, esse danno origine a pioviggine - nubi cumuliformi (o a sviluppo verticale) che possono occupare quasi o tutta la troposfera, esse danno origine a precipitazioni di tipo violento e abbondanti. La classificazione in base alla quota, si suddivide in Nubi Alte, Nubi medie e Nubi basse.

Sulla sommità della nuvola le correnti ascendenti divergono e le goccioline ricadono verso il basso con una velocità

Fonti: Valentina Desimini

NUBI BASSE Sono costituite da goccioline d’acqua che galleggiano nell’aria e si spingono verso l’alto raggiungendo l’altezza di 2000 metri. Comprendono quattro tipologie di nubi: -STRATOCUMULI -STRATI -CUMULI -CUMULONEMBI


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METEO GLOSSARIO

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LA NUBE (II parte) A cura di Valentina Desimini Come detto in precedenza, la classificazione generalmente dopo l’apparizione di cirri e -ALTOSTRATI: distesa nuvolosa di aspetto delle nubi in base alla quota, si suddivide in possono indicare l’arrivo imminente di una striato o uniforme di colore grigio o bluastro Nubi Alte, Nubi medie e Nubi basse. perturbazione. che può coprire tutto il cielo.

NUBI ALTE Si trovano ad una quota che va tra i 6 e i 13 Km di altezza e ne fanno parte:

-CIRROCUMULI: costituiti da cristalli di ghiaccio. Esse si dispongono in strati sottili e in distese più o meno vaste e possono assumere diverse forme di ondulazione, dalle quali la classica è il “cielo a pecorelle”. NUBI MEDIE Si trovano ad una quota che va tra i 2 e i 6 Km di altezza e ne fanno parte:

-NEMBOSTRATI: formano una grande distesa nuvolosa, di colore grigio scuro e di spessore notevole, senza forme definite. Possono creare un forte oscuramento del cielo e sono portatori di cattivo tempo con precipitazioni persistenti, anche a carattere nevoso. NUBI BASSE Si spingono verso l’alto raggiungendo l’altezza di 2000 metri e ne fanno parte:

-CIRRI: di aspetto fibroso di filamenti bianchi. Quando essi sono connessi a cirrostrati o altostrati indicano, un peggioramento del tempo; quando sono disposti irregolarmente sono indice di bel tempo. -ALTOCUMULI: si presentano in banchi di colore bianco o grigio composte da masse rotondeggianti collegati o meno fra loro. Esse preannunciano rovesci e -STRATOCUMULI: hanno una parte temporali. cumuliforme ed una stratiforme, costituiti da grossi ammassi scuri e tondeggianti che coprono, specialmente in inverno, tutto il cielo. Se portano precipitazioni, queste sono di debole intensità. -CIRROSTRATI: velo nuvolo trasparente e biancastro d’aspetto filamentoso che copre parzialmente o completamente il cielo. Questo genere di nubi si forma

Fonti: mol


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METEO GLOSSARIO

Non e' facile riconoscere il tipo di nube presente in un determinato momento, in quanto le specie e varietà nelle quali si dividono hanno tutte caratteristiche visive similari; conoscendo però l'altezza della base e la forma si avranno in mano due elementi importanti per riconoscere il tipo di nube e soprattutto se e' portatrice di acqua o di tempo bello. -STRATI: nubi grigie, uniformi con la parte inferiore più o meno definita, di spessore variabile. Composte da goccioline d’acqua, possono dare precipitazioni di tipo pioviggine o nevischio. Si generano per abbassamento della temperatura negli strati bassi dell’atmosfera.

-CUMULI: nubi spesse, dense, a forma di cupole la cui parte inferiore simile a quella di un cavolfiore. Si formano durante la mattina e si dissolvono in serata.

-CUMULONEMBI: nubi impotenti e dense, presentano un notevole sviluppo verticale. La base si presenta scusa, frastagliata e piovosa, invece la parte superiore è liscia, striata e spesso assume la forma d’incudine. I cumulonembi sono tipiche nubi temporalesche. Da esse cade sempre pioggia o grandine.

Fonti: mol


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CORSO METEO

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ANALISI SULLE CAUSE DEL 9.1.12 IN ABRUZZO A cura di Luca Mennella Ieri in Abruzzo durante tutta la giornata si sono susseguiti brevi e intensi passaggi temporaleschi, a fine evento si sono registrati accumuli intorno ai 10 mm nella provincia di Pescara e fino a 20 in quella di Chieti, rovesci sparsi nelle restanti province. La quota neve grazie all'intensità dei fenomeni si è spinta fino alla bassa collina , imbiancando sul pomeriggio anche la città di Lanciano (275 m.s.l.m.) con accumulo non superiore al cm. Il peggioramento è iniziato nelle prime ore del mattino producendo il passaggio temporalesco meglio organizzato e esteso della giornata, infatti in quelle ore l'atmosfera La temperatura potenziale non è altro che la temperatura che assumerebbe una particella d'aria se portata adiabaticamente alla quota di riferimento di 1000 hpa, ne consegue che risultava particolarmente baroclina. se abbiamo delle variazioni negative di questo parametro il gradiente ambientale risulta L'atmosfera viene definita baroclina quando minore di quello adiabatico secco e di conseguenza l'atmosfera risulta potenzialmente il gradiente di pressione e quello di densità instabile. Infine dalle mappe dei venti al suolo si può notare una linea di convergenza che risultano non essere paralleli (isobare che si favorisce l'ascesa della massa d'aria, e, dalla mappa dell'umidità a 850 hpa si notano intersecano perpendicolarmente alle discreti apporti di umidità e velocità verticali che prendono la stessa forma della linea di isoterme).In questa situazione il gradiente di convergenza, ulteriore conferma dell'instabilità da essa generata. (Per un pressione esercita la stessa forza su elementi approfondimento clicca qui) di fluido a densità diversa imprimendogli di conseguenza delle accelerazioni diverse. Queste accelerazioni fanno si che il gradiente di densità tende ad allinearsi a quello di pressione inducendo una rotazione nella struttura del fluido generando vorticità. (Argomento già trattato qu).Quanto appena detto risulta particolarmente evidente nelle due mappe soprastanti. A rendere la situazione ancora più instabile in quelle ore sono stati valori di temperatura potenziale equivalente negativi con l'aumentare della quota. Più precisamente dalla mappa della delta theta-e che rappresenta la differenza di temperatura Infine dall'immagine satellitare (sotto) possiamo notare la formazione delle due celle potenziale tra due quote isobariche, ovvero temporalesche (sempre in corrispondenza della linea di convergenza) che trasportate dai 850 hpa e 500 hpa. venti in quota da NE hanno colpito l'abruzzo durante le prime ore del mattino. Il passaggio temporalesco mattutino è risultato più esteso e intenso di quelli avuti durante tutta la giornata perché oltre allo scivolamento verso sud della saccatura durante il pomeriggio sono venuti a mancare valori degli indici temporaleschi (non mostrati) come il Lifted index e il Whiting index che durante il mattino risultavano medi e alti per il periodo.

Fonti: www.centrometeoitaliano.it


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CLIMATOLOGIA

IL “CALDO” 2011 IN FRANCIA A cura di www.meteofrance.com Dopo un 2010 particolarmente fresco (il più freddo degli ultimi due decenni, alla pari con il 1996), il 2011 si è rivelato l’anno più caldo che la Francia abbia conosciuto dal 1900. Con una temperatura media annuale superiore al grado e mezzo rispetto alla norma, il 2011 supera anche il 2003 che deteneva il precedente record con uno scarto di +1,3°. La primavera e l’autunno, notevolmente caldi, hanno contribuito a fare del 2011 un anno eccezionalmente caldo. Infatti, la primavera si posiziona al primo posto fra quelle più calde, e l’autunno al secondo. Tutti i mesi del 2011 sono stati più caldi del normale, eccetto Luglio,che con una temperatura media inferiore di 1,3° rispetto alle medie*, è stato il mese di luglio più fresco degli ultimi trent’anni.

Grazie a delle condizioni primaverili ed autunnali eccezionali, la durata del soleggiamento registrata durante l’anno è stata sensibilmente superiore alla media** A conferma di una primavera su gran parte del paese, con un eccezionalmente secca (la più siccitosa dopo soleggiamento meno significativo sulle il 1959), e di un autunno simile sotto questo regioni mediterranee. aspetto, il 2011 si annovera fra gli anni più secchi che la Francia abbia conosciuto nel corso dell’ultimo cinquantennio. La quantità di pioggia caduta si è collocata sensibilmente sotto la media annuale, con un deficit del 17% circa. Occorre far presente che quest' analisi generale omette alcune differenze geografiche. Infatti, se le precipitazioni sono state inferiori alla norma sulla quasi totalità del paese (in particolare, sul comparto sudoccidentale francese, dove il deficit ha raggiunto il 40%), le regioni mediterranee hanno ricevuto una quantità di pioggia poco superiore al normale. Queste aree sono state interessate da molte perturbazioni mediterranee nei mesi di Marzo, Ottobre e Novembre.

Fonti: www.meteofrance.com

Molti eventi meteorologici significativi hanno caratterizzato questo 2011: la primavera eccezionalmente calda e secca, un luglio fresco e piovoso, un eccezionale parentesi estiva fra la fine di Settembre e gli inizi di Ottobre, forti precipitazioni causate da perturbazioni mediterranee in autunno (all’origine di devastanti inondazioni nelle aree sud-orientali), ed un eccezionale tempesta invernale a metà dicembre.

* Media di riferimento: 1971-2000 ** Media di riferimento: 1991-2000


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METEO GLOSSARIO

IL CUMULONEMBO A cura di Alessandro De Angelis A tutti voi amici lettori... Colgo l'occasione per ringraziare Giancarlo Modugno per avermi dato la possibilità di entrare a far parte dello staff di InMeteo e per augurare a tutti voi un sereno e splendido 2012. Di seguito il mio primo articolo. I CUMULONEMBI

Successivamente avremo lo stadio di maturazione, ed è il momento in cui la pioggia, i fulmini e le forti correnti ascendenti e discendenti giocano il ruolo fondamentale che appunto le caratterizzano, queste nubi, come temporalesche. I cumulonembi sviluppandosi in altezza e arrivando anche oltre i confini della troposfera, rappresentano un vero pericolo per gli aerei che non riuscirebbero a sopportare le forti correnti ascendenti e discendenti, facendolo impattare con il suolo. Tutti i piloti quindi sono molto accurati nella pianificazione di un volo e oggi grazie all'ausilio di molti strumenti è possibile tenerli costantemente monitorati.

Nel secondo articolo della collega Valentina Desimini , vengono descritte in modo chiaro e preciso le nubi elencandone tutti i tipi.Voglio così soffermarmi su una tipologia in particolare, i Cumulonembi o chiamati con il diminutivo di CB. Ma che cosa sono? I cosiddetti CB sono nubi temporalesche rientrano principalmente nelle nubi a sviluppo verticale (chiamate cumuliformi) anche se esistono le stratiformi quando lo sviluppo avviene in modo orizzontale. Ma come si forma un CB? Innanzitutto l'aria deve avere tre caratteristiche fondamentali quali: calda, umida e instabile.

Il ciclo di formazione e sviluppo di questa nube inizia con le correnti ascendenti cariche di aria calda, umida e instabile che vanno piano piano a formarla.

Fonti: www.centrometeolombardo.com , www.aviazionecivile.org/vb/showthread.php/ , www.mugellogliding.aero/soaring/termica.htm

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FISICA DELL'ATMOSFERA

LO STRATWARMING: una delle principali cause del gelo invernale A cura di Noemi Visicchio Tutti ne parlano, tutti ne sentono parlare, ma pochi sanno veramente le origini e le cause di questo fenomeno: è lo stratwarming (Sudden stratospheric warming), un riscaldamento atipico della stratosfera terrestre. Suddividendo l’atmosfera attraverso l’andamento del gradiente termico, la stratosfera è definita come quella parte di atmosfera collocata tra i 10km e i 50km circa al di sopra della superficie terrestre; all’interno di questo strato il gradiente di temperatura è positivo (inversione termica in quota), condizione che da luogo a una stratificazione verticale dell’atmosfera e una limitazione al mixing turbolento tra gli strati atmosferici. La causa principale dell’aumento di temperatura con la quota, è dovuto al forte assorbimento da parte dell’ozono dei raggi ultravioletti solari, facendo raggiungere, nel limite superiore dell’atmosfera, la temperatura di 0°C. Le cause dello stratwarming non sono ancora del tutto molto chiare, ma si suppone che queste siano legate all’attività solare, in particolar modo a come questa incida sul riscaldamento della stratosfera attraverso un’intensificazione dei raggi ultravioletti. Attraverso i radiosondaggi si registra che lo stratwarming coinvolge in particolare l’emisfero boreale durante il mese invernale. Un’altra causa del fenomeno potrebbe essere di natura dinamica: analizzando l’evoluzione degli anticicloni di blocco che si sviluppano nell’emisfero settentrionale, si nota come l’inizio del loro sviluppo coincida sempre con un riscaldamento della stratosfera alle alte latitudini, di quasi 20-30 gradi in 2-3 giorni. Questo può essere la conseguenza dell’energia che è contenuta all’interno delle onde di Rossby, che riescono a penetrare oltre i limiti della troposfera, andando a riscaldare ulteriormente la stratosfera. Il fenomeno sebbene si verifichi in quota, condiziona molto la meteorologia e l’evoluzione dei sui fenomeni al suolo. Lo stratwarming ha la capacità di scomporre il vortice polare, (ossia quella depressione in quota responsabile della discesa di aria

Fonti:

fredda alle medie latitudini durante l’inverno) in due parti o lobi definiti split del vortice polare. Al posto del vortice polare si va a sviluppare un possente anticiclone che nel giro di pochi giorni, dalle alte quote, si propaga verso il suolo. Nel frattempo i due lobi si spostano verso latitudini più basse provocando lungo il loro percorso condizioni di gelo, maltempo e abbondanti nevicate. Infatti la posizione dell’anticiclone spinge, attraverso la sua circolazione, aria artica verso le basse pressioni innescando dei lunghi e intensi periodi di freddo che potrebbero essere accentuati, in particolar modo per l’Europa, dall’Anticiclone delle Azzorre. La posizione di questo,infatti, potrebbe bloccare l’arrivo di correnti più umide provenienti dall’Atlantico e inoltre, amplificare il convoglio si aria fredda artica verso le zone depressionarie.

Un esempio di maltempo condizionato dallo stratwarming, è quello dell’inverno 1985 dove l’anticiclone formatosi determinò una forte irruzione si aria fredda artica che

investì tutto il centro italia. Le zone più colpite in Italia furono Toscana e pianura padana dove le temperatura raggiunse valori di molto sotto lo zero e la neve scese abbondante. La prima a essere colpita dalla neve fu Roma, e successivamente Firenze Bologna e Milano, ma molte atre località raggiunsero dei livelli record di neve come i 130 cm di Trento.I trasporti vennero messi in crisi, scuole e fabbriche chiusero per molti giorni e iniziarono in molte zone a scarseggiare gasolio e generi alimentari: per liberare le strade di Milano dai 70 cm di neve intervennero i carri armati dell’esercito che schiacciavano e spostavano la neve ai bordi delle strade. Attualmente, molti previsori studiano il fenomeno dello stratwarming per giustificare e prevedere le ondate di gelo che investono l'Europa durante i mesi invernali e l'intensificarsi della discesa di aria artica alle nostre latitudini, responsabile di notevoli disagi sopratutto quando il fenomeno viene sottovalutato.


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METEO & NATURA

PROVERBI POPOLARI: guardati dalla primavera di Gennaio A cura di Vittorio Rendina Nasce oggi una nuova rubrica settimanale di InMeteo su credenze, modi di dire e proverbi popolari d'Italia riguardanti la meteorologia. In linea di massima, tutti i proverbi riguardanti il tempo dovrebbero trovare un riscontro nella realtà, ma è sempre così? Alcuni di essi possono risultare veri mentre altri falsi. Qui si cercherà di scoprire se dietro a un detto popolare c'è una spiegazione scientifica a ciò che hanno osservato da millenni uomini, contadini e pescatori, tramandando negli anni queste dicerie arrivando fino ai giorni nostri. Partiamo subito con un proverbio riguardante il mese di gennaio che recita: "Guardati dalla primavera di gennaio" Vale a dire : non ti fidare delle improvvise, quanto illusorie, miti giornate di gennaio; il freddo è dietro l'angolo.

La spiegazione scientifica per questo proverbio è semplice. Gennaio generalmente è sempre stato uno dei mesi più freddi dell'anno. L'uomo, come in Agosto nota il seme dell'inverno, anche qui inizia a intravedere il risveglio della natura, sopratutto se il clima è clemente. L'apparizione di alcuni fiori o animali sono comportamenti "fuori stagione" che si esauriscono in qualche giorno per ripiombare poi nella realtà invernale. Le statistiche ci dicono che il periodo più freddo dell'anno è la seconda decade di Gennaio.

Fonti:

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METEO GLOSSARIO

LA TURBOLENZA A cura di Alessandro De Angelis È consuetudine sentirsi dire da qualcuno poco esperto in materia dopo aver effettuato un volo che durante il tragitto si siano verificati "vuoti d'aria".Esistono davvero i vuoti d'aria? Nei prossimi articoli spiegherò il fenomeno delle turbolenze e perché vengono chiamate "vuoti d'aria". DEFINIZIONE:La turbolenza, è l'insieme di scossoni cui è soggetto un aereo in volo quando incontra correnti discendenti o raffiche di vento.

dentro i cumuli mentre al di sopra l'aria è calma. TURBOLENZA MECCANICA E' dovuta dalla presenza di piccoli ostacoli nelle vicinanze per esempio di un aeroporto. In questo caso, sottovento al flusso dll'aria possono formarsi dei vortici dovuti alla rottura del flusso laminare, generando turbolenza. ONDE DI MONTAGNA (MTW) Le onde di montagna o Mountain waves si formano quando il flusso del vento si scontra con una catena montuosa. La formazione è facilitata quando la direzione del vento è perpendicolare alla catena, quando lo strato d'aria è stabile al livello della catena, e quando il vento è di almeno 25 nodi orari in aumento con la quota.

CAT (clear air turbulence) La CAT si verifica prevalentemente in quota, a circa 6km e in aria priva di nubi da cui prende il nome appunto. I fenomeni meteorologici associati alla CAT sono: La turbolenza viene divisa in base ai fenomeni meteorologici che la producono. -corrente a getto (jet stream) ossia una forte -Meccanica,provocata dall'attrito sperficiale, corrente in quota concentrata lungo un asse quasi orizzontale; o dalle onde di montagna. -la topopausa; -Convettiva, generata dai temporali -CAT ossia Clear air turbulence ( turbolenza -depressioni in quota; -le onde di montagna. in presenza di aria chiara) -Wind shear, cambiamento repentino del vento in maniera orizzontale o verticale (parlerò in un articolo separato di questo fenomeno, per la sua quantità di informazioni da dare).

Vediamo in dettaglio ciascuno di questi casi. TURBOLENZA CONVETTIVA Come dice il nome stesso, la turbolenza convettiva è prodotta dalla coesistenza delle correnti ascendenti e discendenti generate dai moti convettivi. L'attività convettiva è maggiore nelle ore più calde del giorno, specialmente nel periodo estivo, sui terreni collinosi e montuosi. Biglietto da visita delle correnti ascendenti, sono le nubi cumuliformi, formandosi sulla sommità alla quota di condensazione. La turbolenza convettiva è presente sotto e

Fonti: http://digilander.libero.it/entretejido/ae/turbolenza.jpg


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METEO & NATURA

PROVERBI PER IL 17 GENNAIO A cura di Vittorio Rendina Ci eravamo lasciati con il proverbio del mese di gennaio e ora continuiamo con un altri proverbi riferiti al giorno di Sant'Antonio, 17 Gennaio, che recitano:

"S.Antonio dalla grande freddura" e "S.Antonio dalla barba bianca, se non piove la neve non manca."

Questi proverbi di origine contadine valgono per il mese di Gennaio, secondo cui il giorno di Sant'Antonio è uno dei giorni più freddi dell'anno. La seconda parte del secondo proverbio è proprio riferito a una condizione meteorologica, in cui dice che se non pioverà allora nevicherà. Non è del tutto vero. Se non si creeranno condizioni favorevoli a precipitazioni nevose, probabilmente pioverà ma non è detto che non possa esserci il sole. Meteorologicamente parlando il detto potrebbe essere interpretato anche in questo modo: Se non piove probabilmente si è in una fase anticiclonica; essendo nel mese di Gennaio probabilmente questa fase non sarà particolarmente duratura, e quando questa verrà interrotta considerando le medie del periodo potrebbe nevicare nelle zone più esposte al peggioramento. Inoltre si deve tener conto anche del luogo di origine del detto,(al momento sconosciuto), perchè se questo si trova a 1000 m s.l.d.m. il detto trova più facile

Fonti:

riscontro. Vi ricordo sempre che se voleste inviarci detti popolari o avete maggiori informazioni sui detti trattati potete contattarci all'indirizzo info@inmeteo.net

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METEOROLOGIA

ENNESIMA RASOIATA ARTICA O FREDDO DURATURO? A cura di Luca Mennella In questi ultimi giorni a causa della forte indeterminazione dei modelli matematici gli animi dei meteo-appassionati hanno alternato colpi di gioia a forte malcontento. Oggi attraverso una comparazione delle proiezioni dei principali centri di calcolo cercheremo di capire quando e con quale intensità sarà coinvolta l'Italia e il Mediterraneo durante il peggioramento del prossimo week end.

In particolar modo terremo in considerazione il run 00 di ECMWF , GFS, UKMO e GEM. La situazione a 96 h appare ormai ben delineata da quasi tutti i modelli, ciò è particolarmente evidente anche nelle proiezioni Ensemble di GFS che mostrano un buon grado di predicibilità. Sulle seguenti basi possiamo ritenere che la situazione barica mostrata per il prossimo week end è abbastanza sicura. Configurazione che vede l'ennesima colata Artica scivolare velocemente da Nord a Sud, con la formazione di un minimo barico sulle regioni centrali in veloce spostamento sullo Ionio e successivamente verso l'Egeo. Dal grado di predicibilità mostrato delle Ensemble e dall'allineamento di quasi tutti i modelli (sotto) appaiono improbabili ulteriori Est shift dell'impianto barico, che nonostante la velocità dell'avvezione risulta ben strutturato sia in quota (- 30° C) che al suolo (-3/-4° C), di conseguenza rispetto a gli ultimi peggioramenti risulterà meno avaro in termini precipitativi e le zone maggiormente interessate saranno le Alpi di confine e le regioni Centro Meridionali.

Fonti: www.wetterzentrale.de

Ora andiamo a osservare cosa ci propongono i modelli matematici (in basso) a 120 h, distanza temporale oltre la quale in queste situazione è meglio non spingersi. ECMWF vede una ripresa di vorticità del vortice Canadese, quindi è bene aspettarsi un aumento di geopotenziali in sede Atlantica con consequenziale successiva provabile spinta verso latitudini più basse del nocciolo freddo situato tra Inghilterra e Norvegia. UKMO molto simile ma con figure bariche più forti e organizzate e leggermente più spostate a Ovest. GFS invece anticipa leggermente, inoltre vede il vortice Canadese praticamente inesistente e l'anticiclone che spancia sull'Europa provocando consequenzialmente un Est shift della colata Artica con marginale interessamento delle regioni Adriatiche. GME risulta l'unica voce fuori dal coro che già dalle 96h propone un impianto barico molto più occidentale con un maggior e più duraturo interessamento della penisola.


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METEOROLOGIA

Effettuando una considerazione di tipo statistico sui modelli considerati e gettando un occhiata alle ENS dei vari modelli, la visione più corretta è quella fornita da ECMWF e UKMO che è anche quella lascia intuire maggiori provabilità di un secondo passaggio perturbato di origine Artica. A causa dell'alta indeterminazione mostrata dai modelli in questi ultimi giorni e alle complesse fasi dinamiche in atto i prossimi aggiornamenti risulteranno particolarmente importanti per definire quale sarà il vero target della seconda colata Artica. Aggiornamenti che saranno sicuramente trattati e approfonditi dalla redazione.

Fonti: www.wetterzentrale.de

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CHIMICA DELL'ATMOSFERA

LA “NEVE CHIMICA” (Neve da Nebbia): quali sono le cause di questo strano fenomeno? A cura di Gaetano Genovese Negli ultimi giorni per i meteofili che abitano in Pianura Padana la "neve chimica" ,data la situazione di noia meteorologica, è stata l'unica gioia invernale degna di nota.

"alzarsi" dal suolo, il vapore acqueo presente entra in contatto con le particelle sopra elencate sospese nell'atmosfera (aerosol) che hanno una struttura molto simile ai nuclei di condensazione del cristallo di neve generando dei veri e propri fiocchi di neve, in grado di imbiancare e non di poco il paesaggio ! La particolarità di questo fenomeno è che queste nevicate avvengono in assenza di perturbazioni,nubi o sistemi ciclonici perturbati e si verificano solo localmente ( raggio massimo di 1-2 km) e sono molto più probabili nei pressi di zone industriali o in zone dove la concentrazione di PM10 è molto elevata.

Come si verifica questo strano fenomeno ? In inverno quando abbiamo irruzioni d'aria fredda sia continentale che artica la Pianura Padana il più delle volte viene "saltata", in termini precipitativi, grazie alle Alpi che fungono da barriera , ma l'aria fredda interessa comunque queste zone ed anche in maniera consistente. Dopo queste irruzioni, il ristagno dell'aria fredda nei bassi strati favorisce la formazione di nebbie, in questo caso dette d'irraggiamento. Le nebbie d'irraggiamento si verificano a causa del forte raffreddamento notturno del suolo. Esso raffreddandosi cede calore verso l'atmosfera che, in condizioni di cielo sereno, favorisce l'inversione termica. Quindi nell'aria,che diminuisce di temperatura per il continuo contatto con il suolo che si raffredda, il vapore acqueo presente tende a condensarsi formando così la rugiada (in questi casi si forma la brina date le basse temperature) e poi, se nell'aria è presente un forte tasso d'umidità,caso sovente in Pianura Padana, si forma la nebbia. Inoltre le industrie presenti in queste zone emettono grandi quantità di polveri sottili di vario tipo ( Ossido di Carbonio,Biossido d'Azoto,Biossido di Zolfo,le famose PM10 ecc.) e il ristagno dell'aria favorito da valori elevati della pressione atmosferica e le bassissime temperature (fino a -8°/-10° ) fanno si che quando le nebbie tendono ad

Fonti: ForumMeteo locale


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CORSO METEO

CONSIDERAZIONI SULLE PREVISIONI A LUNGO TERMINE E GLI INDICI A cura di Giancarlo Modugno Gli indici teleconnettivi, che utilizziamo in gran parte delle previsioni a lungo termine, offrono una tecnica per stilare delle buone tendenze meteorologiche fino a 12-15 giorni, a volte anche 20 e in casi rari a 25-30 giorni (ma qui entrano in gioco anche considerazioni che nascono mediante l'utilizzo di altri parametri previsionali).

km * 5 km con una risoluzione temporale più ampia conoscendone la sua storia immediata e "climatica"? Certamente si potranno citare i limiti di predicibilità di Lyapunov per rispondermi ma allo stesso tempo si potrebbe controbattere con la teoria degli attrattori o ancora dei cicli limite. Il dibattito (scientifico, non quello che vedete nell'icona a sinistra) potrebbe andare avanti per ore. Tuttavia sono molte le correnti di pensiero moderne che baserebbero volentieri gran parte dei metodi previsionali su ragionamenti e sistemi probabilistici, sulla scia del grande Lorentz. Detto ciò, è proprio grazie agli indici teleconnettivi (e non solo) che è possibile fare ragionamenti fisici sulle successive settimane, tenendo conto che si perde parecchio in risoluzione e quindi non è possibile per esempio poter dire "pioverà a Napoli il 2 febbraio 2012" però qualcosa come "le regioni tirreniche potrebbero essere le dirette interessate" è già abbastanza (anzi pure troppo).

Se per assurdo (mica tanto), allora, considerassi gli indici connettivi come variabili fondamentali meteorologiche di input e la disposizione spaziale dei pattern meteorologici (anticiclone, depressioni , saccature e gocce fredde) come variabili di output allora potrei chiamare questo rapporto di causa - effetto o le loro correlazioni come "previsioni delle configurazioni bariche", o per fare prima "tendenze meteo". Tuttavia, tra queste due definizioni c'è una sottile linea di confine nella terminologia che farebbe sprofondare la prima nello pseudo determinismo e la seconda nel probabilistico (concretamente La considerazione fatta è la seguente (valida invece parliamo della stessa cosa). e assunta nei modelli climatici): se con un certo grado di determinismo e precisione Quali sono i rischi di queste tecniche di posso calcolare lo stato termodinamico previsione nonché cosa bisognerebbe medio di un volume di 2 km * 2 km * 100 considerare per trattarli nel giusto modo? m nelle prossime ore partendo da Lo vedremo nel prossimo articolo. determinate condizioni iniziali, perché non posso fare una "descrizione termodinamica orientativa" di un box di 10.000 km * 10.000 Bisogna sottolineare "tendenze" per non incombere subito in un fanatico allarmismo in stile "se non possiamo fare previsioni precise oltre le 24-48 ore come si può pensare di arrivare addirittura a un mese???". Lasciamo queste sterili discussioni agli inquisitori della meteorologia. Se si sottolinea questa parola è per tenere conto del fatto che si effettua il passaggio da previsione (quindi determinismo) a probabilità di previsione attraverso un cambiamento di scala e risoluzione, sia spaziale sia temporale.

Fonti:

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METEO GLOSSARIO

LA ROSA DEI VENTI A cura di Alessandro De Angelis Come ben sapete, il mondo dell'aviazione è strettamente legato alla meteorologia, e visto che i piloti convivono con tutti questi fenomeni, mi soffermo a parlare del vento, ma in particolare della Rosa dei Venti. I venti sono scaturiti dai moti orizzontali della massa d'aria, ed hanno una particolare importanza per gli aviatori in quanto possono far deviare in modo notevole sia la velocità che la rotta del volo degli aerei. Ciò che definisce il vento è un vettore che rappresenta il moto della massa d'aria per mezzo di una direzione espressa in gradi, e una velocità espressa in nodi (kts). Molto importante per capire da dove provengono lo spostamento di queste masse d'aria è la Rosa dei Venti. La rosa dei venti rappresenta i punti cardinali Nord, Sud, Est ed Ovest. Punto cardinale Abbr. Direzione Vento Nord N 0° tramontana Nord-est NE 45° grecale Est E 90° levante Sud-est SE 135° scirocco Sud S 180° ostro o austro Sud-ovest SW 225° libeccio Ovest W 270° ponente Nord-ovest NW 315° maestrale Non dimentichiamo che ora indichiamo i punti cardini Nord, Sud, Est, Ovest ecc. ma è tutto derivato dai punti cardini che una volta si esprimevano con i venti. Infine ci sono due ipotesi di dove si sia sviluppata la rosa dei venti, una parla del centro del Mediterraneo, vicino Malta, mentre l'altra afferma che si sia sviluppata a Zante in Grecia.

Fonti: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/4/46/


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METEO & NATURA

QUANN' ò VESUVIO TENE à CAPPA, SI NUN CHIOVE OGGE, DIMANE NUN SCAPPA A cura di Vittorio Rendina Questa settimana ci dedicheremo a proverbi sul tempo delle varie regioni Italiane, il primo proverbio fa riferimento alla Campania ed è in particolare al Vesuvio, uno dei vulcani più importanti a livello storico che a livello nazionale. Il proverbio recita così: " Quann' ò Vesuvio tene à cappa, si nun chiove ogge, dimane nun scappa " Traduzione: quando è nuvoloso sul Vesuvio (cappa), se non piove oggi piove domani. In termini scientifici la spiegazione è che le pendici di un monte aiutano l'aria a salire(stau e fohn), sopratutto se forzata dal vento, salendo l'aria si raffredda e condensa formando nubi. Questo processo genericamente non è segno d'instabilità della massa d'aria, ma , in alcuni casi può diffondersi anche nelle aree circostanti specie se le condizioni atmosferiche sono particolarmente favorevoli allo sviluppo di questo fenomeno.

Nel nostro caso specifico, le nubi non sono solo un'avvisaglia, possono anche segnalare un lento peggioramento, annunciato da venti umidi (tipo libeccio) provenienti dal mare, che trovano nel Vesuvio un terreno ottimo per l'ascesa e la condensazione, mentre la vera e propria perturbazione arriverà dopo ore o il giorno seguente, ed ecco spiegato il proverbio. Per suggerimenti e commenti contattate la redazione di Inmeteo.

Fonti:

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CHIMICA DELL'ATMOSFERA

CONNESSIONE FRA ATMOSFERA E GHIACCI A cura di Giuseppe Conteduca Alla fine dell’estate, i ghiacci coprivano 4,6 milioni di km2 del Mare Artico, secondo i dati satellitari analizzati dal “National Snow e Ice Data Center”. E’ stato il secondo dato più basso dal 1979, primo anno delle rilevazioni. Dal 1979 al 1983 , i ghiacci Artici coprivano circa 7,5 milioni di km2 . La più bassa estensione mai registrata si è avuta nel 2007, con 4,3 milioni di km2 .Causata dalle crescenti temperature globali, la contrazione dei ghiacci in sede Artica pone serie preoccupazioni, perché i ghiacci riflettono la luce del sole, ed una minore presenza potrebbe accelerare il riscaldamento climatico, con conseguenti effetti sul clima e gli ecosistemi mondiali. Quindi i ricercatori stanno cercando di individuare una connessione fra atmosfera e ghiacci.

formaggio svizzero, con l’acqua salata contenuta in cavità e canali fra le venature a margine dei cristalli di ghiaccio, secondo William R. Simpson, docente di chimica all’università dell’Alaska. I composti chimici dell’atmosfera ossidano il Br- e Cl- sul ghiaccio per formare Br2 e Cl2, il quale entra in atmosfera. Successivamente la luce solare decompone per fotolisi il Br2 e il Cl2 negli estremamente reattivi Br• and Cl•. Gli alogeni radicali purificano l’atmosfera di inquinanti nei bassi strati reagendo con l’ozono e una varietà di composti organici e inorganici, inclusi l’anidride solforosa e il mercurio. Lo stesso può avvenire con lo ioduro, sebbene lo iodio sembri prevalente in Antartico, per ragioni ignote ai ricercatori.

Oltre alle rilevazioni del gruppo di ricerca sul campo, i satelliti misurano il bromuro nell’aria, ed hanno il vantaggio di monitorare costantemente l’atmosfera artica con una visuale geografica complessiva. Hanno svelato la presenza di un’intera colonna di queste concentrazioni, fra troposfera e stratosfera.

Nel 2009 i ricercatori furono in grado di migliorare le loro esplorazioni, usando la spettrometria di massa per la prima volta, al fine di riscontrare composti di cloro e bromo. Il docente di chimica atmosferica Gregory Huey e i suoi colleghi, del “Georgia Institute of Technology” provarono la presenza di cloro che “si generava” sulla neve e i ghiacci superficiali nell’area La chimica polare alogena è diversa dalla prospiciente Barrow. L’equipe di ricerca chimica atmosferica del resto del pianeta, la provò che il cloro si ossidava molto più del quale è composta principalmente da ozono, metano nell’aria. secondo Paul B. Shepson, un docente di chimica al Purdue University. “Per quanto Una spedizione nella primavera del 2012 ne sappiamo, è un effetto naturale, sebbene dovrà rivelare maggiori dettagli sulla chimica non abbiamo molte prove su cosa si atmosferica dell’area Artica, e per le presentasse prima delle attività umane”, misurazioni verrà utilizzato nuovamente il aggiunge. E molto rimane sconosciuto, DOAS. come le natura degli iniziali ossidanti atmosferici e i meccanismi delle reazioni. I ricercatori stanno anche indagando sul ruolo del ghiaccio di nuova formazione, comparandolo al ghiaccio con qualche anno d’età, meno salato. Le prime parti a sciogliersi con l’arrivo dell’estate sono quelle maggiormente salate. Quindi il ghiaccio resistente alla “bella” stagione sarà caratterizzato da minor concentrazione salina.

La minor estensione dei ghiacci può cambiare la chimica atmosferica, in quanto le reazioni sulla superficie ghiacciata svolgono un ruolo nella chimica dell’aria soprastante. Comprendendo questi effetti si possono fornire indizi su come la crescita Simpson e i suoi colleghi hanno valutato delle temperature in Artico influenzerà il quest’ipotesi durante una spedizione a Barrow, in Alaska, nel 2005. L’equipe di clima mondiale. ricerca ha usato il DOAS (differential optical absorption spectroscopy) per La chimica atmosferica artica si basa sugli misurare le concentrazioni di bromuro, alogeni. L’acqua marina contiene cloruro, creato dalla reazione fra il Bromo e bromuro, e piccole quantità di ioduro. l’Ozono. Esso è un indicatore del bromo Questi ioni e composti sono esclusi dalla reattivo in atmosfera. Hanno constatato alte massa di ghiaccio. Il risultato è che il concentrazioni di bromuro nell’aria, il quale ghiaccio marino assomiglia piuttosto al

Fonti: Chemical & Engineering News

reagisce maggiormente con il ghiaccio recente.


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CLIMATOLOGIA

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RECORD TEMPERATURE 2011 IN EUROPA: un anno bollente A cura di Riccardo Viselli, Direttore scientifico CRC In questo primo articolo dedicato al continente europeo vengono analizzati i dati di 50 stazioni di misura delle temperatura della bassa atmosfera ubicate in Europa. La fonte dei dati è il Goddard Institute for Space Studies della Nasa (www.giss.nasa.gov) e le stazioni considerate sono solamente quelle che hanno iniziato a registrare i dati nel quinquennio 1881-85, sono tuttora in funzione e mostrano interruzione continuative non superiori a 20 anni. Ubicazione delle stazioni e periodo di misurazione E’ innanzitutto da evidenziate che il 94% delle stazioni considerate registra i dati dal 1881 e che il 58% delle stesse è ubicato in prossimità di grandi centri urbani (con popolazione superiore ai 300.000 abitanti). E’ evidente, pertanto, che una non corretta valutazione dell’effetto “isola di calore urbana” inficerebbe in maniera irreparabile le analisi e le conclusioni del presente articolo. Il posizionamento percentile delle temperature del 2011 Un primo parametro considerato è il posizionamento percentile della temperatura del 2011 nella serie temporale della stazione: un aspetto sicuramente importante è che il 14% delle stazioni è posizionato al di sotto del 5° percentile e che nell’8% dei casi si è al di sotto del 51° percentile, evidenziando che in queste stazioni la temperatura del 2011 si posiziona molto in basso nella classifica termometrica dell’intera serie di misurazione evidenziando l’alto valore della temperatura dell’anno appena trascorso. E’ importante comunque rilevare che la maggior parte delle stazioni (24%) sono ubicate tra il 6° ed il 15° percentile ed il 31° e 51° percentile. Il confronto con il 2010 Mediamente, passando dal 2010 al 2011, si è registrato un aumento di 0,23 °C con il 50% dei casi in cui si è registrato un aumento superiore a 0,3 °C, mentre in 3 stazioni su 10 si è registrata una diminuzione inferiore a -0.3 °C. Gli estremi sono rappresentati dall’aumento di 1,78 °C (Saentis, Svizzera) e dalla diminuzione di -1,30 °C (Kazan, Russia).

Fonti: www.climatologia.eu

Il confronto con la media dell’intero periodo di misura E’ sicuramente eclatante, inoltre, che nell’82% dei casi la temperatura del 2011 è risultata in aumento rispetto alle medie dell’intero periodo di misura con un aumento medio molto alto e pari a 0,71 °C. Gli estremi sono l’aumento di 1,63 °C (Mosca, Russia) e dalla diminuzione di -0,70 °C (Bucarest, Romania).

I confronti tra le medie Il confronto delle ultime due medie trentennali (1981-2010 e 1982-2011) mostra un aumento nell’80% dei casi con una variazione media di 0,02 °C, mentre il confronto tra la media generale al 2011 e quella al 2010 mostra un incremento nel 92% dei casi con un incremento medio di 0,01 °C.

Conclusioni In Europa il 2011 è risultato un anno particolarmente caldo, con un aumento medio di 0,23 °C rispetto al 2010, di 0,71 °C rispetto alla media dell’intero periodo di misura e di +0,19 °C rispetto all’ultima media trentennale. Nel 14% delle stazioni studiate la temperatura del 2011 si posiziona entro il 5° percentile dell’intera serie termometrica. Nel prossimo articolo verranno analizzate e discusse le variazioni Differenza con i valori massimi e minimi termometriche inEuropa nell'intero periodo La temperatura del 2011 è stata posta a di misura (1881-2011). confronto anche con i valori estremi registrati in ogni stazione. Rispetto al valore massimo, si è registrato uno scostamento medio pari a -1,22 °C con gli estremi di -0,09 °C (Lisbona, Portogallo) e -2,48 °C (Vytegra, Russia); rispetto al valore minimo, invece, lo scostamento medio è stato pari a 2,69 °C con gli estremi di 4,54 °C (Mosca, Russia) e 0,39 °C (Valentia, Irlanda). Anche da questo parametro si evince come la temperatura del 2011 si sia posizionata, mediamente, molto più vicino all’estremo superiore della serie. Il confronto con l’ultima media trentennale Rispetto invece all’ultima media trentennale (1982-2011), la temperatura del 2011 è risultata superiore nel 38% dei casi e stabile in metà delle stazioni, con una variazione media pari a 0,19 °C. Gli estremi sono rappresentanti dall’aumento pari a +0,87 °C (Bodo, Norvegia) e dalla diminuzione di -0,91 °C (Valentia, Irlanda).


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FISICA DELL'ATMOSFERA

EFFETTO SERRA: un delicato equilibrio da conservare A cura di Noemi Visicchio EFFETTO SERRA. Sul nostro pianeta non c’è cosa più naturale dell’effetto serra. Per molti quest’affermazione può sembrare un’assurdità, ma i più esperti sono a conoscenza che l’effetto serra è un fenomeno del tutto naturale, e che senza di esso la vita sulla terra non sarebbe possibile. Tra i vari studi sviluppati sull’interazione tra radiazione solare e atmosfera terrestre, si è a conoscenza che l’energia persa dalla Terra per irraggiamento è proporzionale alla quarta potenza della sua temperatura, come ben descritto dalla legge di StefanBoltzmann, e pertanto, risulti essere maggiore di tutta l’energia in arrivo dal Sole. Inoltre non tutta l’energia in entrata è assorbita dalla superficie terrestre, ma parte di questa viene sia riflessa verso lo spazio, sia assorbita dall’atmosfera stessa. Attraverso queste considerazioni è ben evidente che radiazione in entrata e radiazione in uscita non si bilancino tra loro, bensì la Terra disperde più energia di quella che riceve: la temperatura superficiale della Terra tenderebbe a una progressiva diminuzione per trovare un suo equilibrio, portando i suoi abitanti a vivere in perenni condizioni di freddo. Supponendo che tutta l’energia in arrivo dal Sole sia trattenuta e in seguito irraggiata, si otterrebbe una temperatura media superficiale di 5°C. In realtà la temperatura media sulla superficie terrestre, mediata nell’arco temporale di un anno, è di circa 15°C. Allora come avviene questa disparità di temperature di quasi 10°C? Grazie all’intervento dell’effetto serra. Di tutta l’energia irraggiata dalla superficie terrestre, solo parte di questa viene dispersa nello spazio, mentre la maggior parte è catturata da elementi che possiedono un’elevata capacità di assorbire nelle bande dell’infrarosso: il vapor d’acqua, l’anidride carbonica, l’ozono, il metano, gli ossidi di azoto definiti per l’appunto gas serra. Queste sostanze, una volta assorbita la radiazione all’infrarosso, la rimettono verso il suolo attraverso una controradiazione: è questo fenomeno di controradiazione che permette alla superficie terrestre di riscaldarsi e di raggiungere la sua temperatura media di 15°C. L’atmosfera si comporta perciò come se fosse una serra naturale: l’aria e le sue

Fonti:

componenti funzionano appunto come una serra lasciando passare la luce solare e trattenendo la radiazione solare. La superficie terrestre non si riscalda per assorbimento diretto della radiazione solare, bensì attraverso una controradiazione causata dai gas serra. Ogni strato dell’atmosfera è coinvolto in questo fenomeno, in particolar modo dove è maggiore la presenza di vapor d’acqua. A tal proposito, gli strati più vicini al suolo sono quelli che contribuiscono in maniera maggiore: i primi 100 metri sono responsabili del 73% di contro radiazione, mentre i primi 600 metri rispondono al 90% di radiazione riemessa sulla superficie terrestre .

A questo punto, ci si può chiedere perché l’effetto serra spaventa cosi tanto, e ci riporta al preoccupante Global Warming se effettivamente è un fenomeno naturale e intrinseco all’atmosfera terrestre? Il problema sussiste sulle quantità e sulle velocità con cui sono immessi i gas serra in atmosfera. L’atmosfera è una sottilissima pellicola che gode di un delicato equilibrio chimico: se questo equilibrio viene turbato attraverso un’eccessiva immissione di una

sostanza, il sistema terra-atmosfera non è più in grado di ritrovare un suo equilibrio in tempi rapidi. Le concentrazioni di vapor acqueo in atmosfera, anche se variabili su scale temporali e spaziali, sono mediamente costanti; ma l’introduzione eccessiva di anidride carbonica o di metano, dovuta all’inquinamento e alla forte antropizzazione del sistema, fa si che gli ecosistemi non si adattino a questa nuova condizione, con un conseguente aumento della contro radiazione e un aumento della temperatura media sulla superficie della Terra. Non è attraverso quest’articolo che si vuole aprire un dibattito sugli scettici dell’effetto serra, o su chi definisce questo come la causa scatenante del catastrofismo globale, ma c’è di fatto che le contrastanti opinioni sull’argomento, non devono sorprendere. Il riscaldamento globale, infatti, non è un problema esclusivamente ambientale, ma coinvolge interessi economici e politici enormi. La nostra società globale è legata e dipende fortemente dai combustibili fossili, ed è per questo che si discute in molte assemblee, tra le varie nazioni, sui programmi energetici del prossimo futuro e su come il riscaldamento globale possa condizionare l’economia globale. In ogni caso, fino a quando ogni nazione baderà a proteggere i propri interessi economici, sarà difficile trovare una soluzione che permetterà al nostro pianeta di “respirare” con il suo naturale equilibrio, e c’è qualcuno che già sta iniziando a valutare che non c’è solo il Global Warming, che presiede le tavole rotonde di molti stati, ma anche un’imminente “guerra dell’acqua”.


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CLIMATOLOGIA

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WANTED INVERNO A cura di Sante Barbano L'inverno fino ad oggi ha deluso molti e ha latitato, come vedremo, anche in Europa. Dalle mappe sotto riportate si nota come dal 1 dicembre 2011 il flusso zonale a metà atmosfera (500hPa) sia stato estremamente intenso e alto di latitudine ricadendo, direzione sudest, sui Balcani grazie anche all'imponente fascia alto pressoria che stabilmente ha interessato l'Europa occidentale e anche gran parte dell'Italia. Di conseguenza le temperature non potevano non risultare superiori alla norma (riferimento trentennio 1981-2010) su tutto il continente con anomalie importanti, oltre 23°C, nelle aree continentali: anomalia impressionate sulla Russia e ancora di più nei pressi del mare di Barents, di seguito si capirà il perché. Più freddo, e non di poco, nel nord Africa come testimonia la nevicata inusuale, ma non così rara, di qualche giorno fa nel Sahara algerino. Potrete notare come la ventilazione meridionale in superficie sia risultata inferiore alla media sulle nazioni affacciate sull'Atlantico orientale e sul bacino centrooccidentale del Mediterraneo mentre, al contrario, sull'Europa orientale, maggiormente in Russia e sul mare succitato, i venti meridionali sono stati predominanti nel periodo analizzato (01/12/201119/01/2012). Rimane abbastanza critica la situazione delle precipitazioni per la penisola Iberica e l'Italia centrosettentrionale. Grazie alle correnti atlantiche l'Europa centrosettentrionale ha registrato piogge e neve oltre la media come accaduto anche sul settore centro-orientale del Mediterraneo. Pure gli oceani hanno rilevato temperature oltre le medie, anche in questo caso, specie nelle zone subpolari. Facendo uno zoom sull'Italia si vedono come le anomalie positive a livello termico interessino tutta la nazione ma siano più marcate al Centro-nord. Difatti se si escludono le "normali" gelate notturne e le giornate di ghiaccio causate dalla persistenza della nebbia questa zona d'Italia non ha vissuto vere fasi di stampo invernale. La pressione media rilevata al suolo sull'area di nostro interesse è stata più alta del normale proprio a causa di un anticiclone

Fonti: NCEP/NCAR

onnipresente appena a ovest dell'Italia che ha lasciato sfilare correnti settentrionali sul sud Italia e Grecia con la comparsa non rara del fohn al nord. Come scritto anche qui le precipitazioni cumulate sono state molto scarse sull'Italia eccetto in qualche area del meridione.

Nell'articolo sulle proiezioni invernali è possibile riscontrare qualche segnale che indicava una parte stagionale secca e mite seppur non fosse un fattore univoco nelle varie emissioni e avesse una diversa disposizione temporale. Però probabilmente la seconda parte stagionale sarà diversa da quella appena conclusa.


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METEO GLOSSARIO

FRONTE POLARE ARTICO A cura di Valentina Desimini Il Fronte Polare Artico è la linea immaginaria che separa (a tutte le quote) l’aria fredda proveniente dall’artico (che si trova quindi a nord di tale linea) e quella più calda subtropicale (a sud). Questo confine tende ad esistere alla latitudine di 60° solo durante la stagione invernale, da Ottobre a Marzo con probabile cambiamento di posizione nei prossimi anni come prevedono i modelli climatici. L'aria calda e umida che sovrasta il Tropico del Cancro, aggirando da Sud l'anticiclone delle Azzorre, giunge nelle Antille, piega verso Nord, per effetto della rotazione terrestre, al largo delle coste americane e arriva su Terranova, contornando, poi, le coste della Groenlandia e dell'Islanda. Arrivando su un mare più freddo, l'aria calda ed umida di origine tropicale condensa una parte del vapore in essa contenuto. Ciò spiega la bassa pressione e la nebbia spesso persistente che affliggono Terranova. 23 marzo 2009/12.00 UTC – Meteosat. La posizione del Fronte Polare Artico è mostrato nelle immagini con una linea frontale.

Si può affermare che la massa d'aria è Artica quando ad una pressione di 850 hPa corrisponde una temperatura di -18 ° C o inferiore. Il valore di soglia minimo corrispondente per la 850 hPa dipende leggermente dall’umidità della massa d'aria ed è di solito è intorno a -4 ° C; mentre la temperatura corrispondente alla 500 hPa è di -40 ° C. EVENTI METEO PRINCIPALI La precipitazione connessa ad un Fronte Freddo Artico è sottoforma di neve. Parametro Descrizione Precipitazione •Nevicata/Rovesci di neve Temperatura •Di solito diminuisce dopo il passaggio del fronte Vento (con raffiche) •Cambiamento della direzione del vento al passaggio frontale/Raffiche di vento dietro il fronte

23 marzo 2009/12.00 UTC - Meteosat

Un altro esempio di Fronte Polare Artico sulla terra è mostrato di seguito. La massa d'aria artica sul Nord-Ovest della Russia si presenta con temperature estremamente fredde per la terra, ma diversamente per il mare, le celle convettive sono assenti. La maggior parte della nuvolosità è associata al fronte polare artico ed è di livello superiore alle nubi sottili: i Cirri che denotano il luogo della zona baroclina (se salendo di quota la densità non tende sempre a diminuire con velocità costante, ma in alcuni tratti torna ad aumentare; ciò sta ad indicare la presenza di una generica avvezione ad una certa altezza). 5 febbraio 2009/09.00 UTC - Meteosat. La posizione del Fronte Polare Artico è mostrato nelle immagini con una linea frontale.

Fonti: http://www.zamg.ac.

Il Fronte Artico può anche rappresentare una minaccia per i viaggiatori. È in genere pericoloso guidare o volare durante la stagione invernale pesante perché la visibilità è oscurata e forti venti possono costituire un pericolo.


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METEO & NATURA

PROVERBI POPOLARI: S'e s'annuvola sopra la brina aspetta l'acqua o la neve domattina A cura di Vittorio Rendina PROVERBI POPOLARI. Nuova settimana nuovo proverbio, eccoci anche oggi a citare un proverbio popolare e vedere se c'è una spiegazione scientifica a ciò che il proverbio recita: "S'e s'annuvola sopra la brina aspetta l'acqua o la neve domattina" Vuol dire: se il cielo si riempie di nuvole durante una fredda mattinata invernale, se si forma la brina nei campi e sopra la vegetazione, entro le ventiquattro ore successive potrebbero arrivare pioggia o neve. La superficie della terra ha una scarsa capacità a trattenere il calore che ogni giorno le viene fornita dal sole. Essa tende a scaldarsi molto rapidamente nelle ore diurne e si raffredda tanto velocemente nelle ore notturne, a condizioni che il cielo sia sereno.

Nella stagione invernale questo processo è molto forte, cioè il raffreddamento è molto più sensibile favorendo la solidificazione del vapore acqueo presente nell'aria. Di conseguenza c'è formazione di brina o ghiaccio sulle superfici con cui è a contatto (es. il ghiaccio sulle macchine la mattina presto), dove la temperatura è vicina o al di sotto dello 0°C. Col passare del tempo il cielo può restare sereno o annuvolarsi. Nel secondo caso è un chiaro messaggio di arrivo di masse d'aria differenti, associate probabilmente ad una perturbazione che si avvicina a noi. A seconda della temperature dello strato d'aria tra il suolo e la base delle nuvole, nel caso di precipitazioni queste potranno assumere un carattere nevoso fino

Fonti:

a quote basse, quindi ci sono buone probabilità che venga a nevicare. Ricordo sempre a chi ci segue che se ci sono suggerimenti o commenti di contattare la redazione di Inmeteo.

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CLIMATOLOGIA

IL 2011 BATTE I RECORD DEL 2010 IN ARTICO A cura di Giuseppe Conteduca Quasi una settimana fa, la Nasa ha reso pubblici i dati del 2011 sulle temperature globali. Lo scorso anno ha battuto i record del 2010 in Artico. Secondo il “Goddard Institute for Spaces Studies della Nasa” (GISS), le temperature medie annuali al suolo, per l’area a nord del 64° parallelo, nel 2011 sono cresciute di 2,28°, rispetto alla media trentennale 1951-1980. Le temperature nella regione sono cresciute rapidamente a partire dagli anni ’70, e non scendono al di sotto della media dal 1992. La temperatura media annuale dello scorso anno ha infranto il record stabilito nel 2010 (+2,11°). I dati resi pubblici dalla Nasa sulle anomalie globali indicano che la temperatura mondiale nel 2011 è risultata la nona più calda di sempre, e gli scarti maggiori sono stati* Il grafico mostra che le temperature hanno subito una crescita sostanziale dal 1880, registrati in area artica. Il direttore del GISS,con un incremento significativo dal 1970. James E. Hansen, in una conferenza stampa ha chiaramente affermato: “Il pianeta sta assimilando più energia di quanto ne produca”. Lo stesso climatologo ha ribadito che nonostante l’influenza della “Niña” forte e la bassa attività solare, la quale si protrae da anni, il 2011 è risultato notevolmente sopra media.

Come già approfondito in un precedente articolo (leggi qui), alla fine dell’estate 2011 i ghiacci coprivano solo 4,6 milioni di km2 del Mare artico, secondo dato più basso dall’inizio delle rilevazioni (1979). L’estensione e il volume dei ghiacci artici sono in rapido decremento e , secondo gli studiosi del Noaa, l’arretramento non ha precedenti in 1450 anni.

Fonti: NASA GISS


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METEOROLOGIA

IL BURAN: IL FREDDO CHE ARRIVA DALLA STEPPA A cura di Noemi Visicchio È partito il toto-Buran: tutti i telegiornali, i giornali e i siti meteo ne parlano, tutti si chiedono quando arriverà di preciso, quali zone colpirà e soprattutto con quale intensità colpirà. Ma cos’è in realtà questo fenomeno?

Il Buran è un vento molto gelido che si genera nelle lontane steppe russe, dove si manifesta con tutta la sua estrema potenza, con abbondanti nevicate e temperature che raggiungono facilmente i -20°C. Il maggior problema è rappresentato dalla velocità con cui il vento spira (ci riferiamo a raffiche che raggiungono i 100 km/h) che non solo aumenta la sensazione di freddo, ma contribuisce a una diminuzione della visibilità, in quanto il vento solleva e trascina con sé la neve che viene definita polverosa. Il vento di Buran, per come si presenta in queste zone, può essere tranquillamente paragonata alle tempeste di sabbia che si manifestano nei deserti, dato che la dinamica del fenomeno è molto simile. Alle nostre latitudini questo vento inizia a considerarsi un problema quando, durante la stagione invernale, si spinge oltre la catena montuosa degli Urali e si insidia all’interno dell’Europa. Affinché questo avvenga, si deve sviluppare una particolare configurazione barica detta “ponte di Voejkov”, che prende il nome dallo scienziato russo Aleksandr Ivanovic Voejkov.

Come si genera questa particolare configurazione barica? Spiegandola in maniera molto semplice, questa figura altodepressionaria si innesca quando l’Anticiclone delle Azzorre, ne sul movimento verso nord-est, e quello russo-

Fonti: www.wetterzentrale.de

siberiano, si avvicinano cosi tanto da tangersi nei loro rami più estremi. Questa configurazione favorisce l’arrivo verso le zone dell’Europa centri-orientale di aria siberiana e in alcuni casi estremi di aria proveniente dal Kazakistan che favorisce il crollo della colonnina di mercurio e l’arrivo di ingenti nevicate. Quanto si può ben immaginare, molti sono i disagi che si possono presentare con l'arrivo di questo fenomeno, non solo per i senzatetto, ma anche per il pericolo che possono comportare le strade ricoperte dal ghiaccio e i disagi che possono coinvolgere tutti i trasporti.

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FILOSOFIA DELLA FISICA

ALLERTA METEO: quale filosofia c'è dietro? A cura di Giancarlo Modugno ALLERTA METEO! Quante volte abbiamo letto queste due parole su internet o sui giornali? Innumerevoli. Ma cosa c'è dietro? Cosa spinge un previsore meteo a emanare un'allerta meteo?

una normale allerta meteo generica oppure non si emana un bel niente (magari aspettando "run" migliori). Qual è la procedura più corretta? Qual è la procedura più cautelativa? La previsione corretta e quella cautelativa sono sempre le Bisogna innanzitutto capire cos'è una stesse? Belle domande... Accade che: previsione meteo e quali difficoltà porta con sé. A tal proposito vi invito a leggere questo − se si emana un'allerta meteo di alto post. Il problema non è la precisione con cui livello e si verifica l'evento siete dei l'interpretazione dei modelli e/o prodotti di gran meteorologi (o molto nowcasting portino a una previsione meteo, fortunati, o entrambe le cose), non bensì quali benefici e/o quali disagi potrebbe vi è danno economico e vi sono portare la conoscenza che un certo molti benefici (si evitano disagi per fenomeno possa verificarsi o meno. la circolazione, non vi sono incidenti, ecc), allo stesso tempo il rischio di sbagliare è elevatissimo; Il concetto è semplice e ha purtroppo sia un un limite, purtroppo economico, sia una − se si emana un'allerta di alto livello forte dipendenza dal bisogno effettivo della e non si verifica l'evento vi diranno previsione del tempo. Non solo: bisogna che avrete "toppato" alla grande, il distinguere la previsione sbagliata e dannosa danno economico sarà alto e non dalla previsione sbagliata e non dannosa. vi sarà alcun beneficio dalla vostra previsione; Facciamo qualche esempio per chiarire − se si emana un'allerta generica e si meglio. verifica l'evento allora sarete stati cauti, avrete messo in allarme il "sistema" in modo tale da potergli Ho la necessità di sapere che tempo faccia dare l'occasione di muoversi per perché la mamma deve stendere il bucato l'occasione, non vi sarà forte danno (bisogno effettivo) e prevedo bel tempo. Il economico (certo è che più è alta danno economico che si avrebbe se la la precisione migliori sono i mezzi previsione risultasse errata è il costo di un per ovviare al disagio) e vi saranno nuovo lavaggio in lavatrice, quindi bene o buoni benefici; male non vi è una forte perdita economica e al massimo la domenica successiva non avrò − se si emana l'allerta generica e non la nostra mega porzione di lasagna. si verifica l'evento non avrete Mettiamo, però, che abbiamo previsto "toppato" molto (quindi un po' di maltempo e che la mamma decida quindi di stima ci sarà ancora! Ma non non stendere i panni ma di aspettare. In tal durerà in eterno se sbaglierete di caso se la previsione fosse errata non vi sarà continuo...) e le perdite stato nessun danno economico ma solo un economiche per ovviare ai minimo disagio (un semplice rinvio possibili disagi non saranno stati temporale per stendere i panni). Questo è elevati (ma quanto meno un caso di previsione errata e non dannosa. accettabili) e i benefici anche qui saranno pochi se non nulli; − non si emana niente quindi Un esempio più "serio". Vi è un forte nessuno vi prenderà in pericolo per il 4° giorno di previsione che su considerazione; comodo ma una strada molto trafficata di una importante inutile (cambiate mestiere). città cadano 30 cm di neve; tuttavia, viste le 96 ore che ci separano dall'evento, nutriamo ancora molti dubbi. Ci sono quindi tre Da questa analisi bisognerebbe cercare possibilità più ricorrenti: si emana un'allerta quindi il "minimo" del disagio (economico meteo di "alto livello" con il dettaglio oppure e/o sociale) e allo stesso tempo il massimo

Fonti:

del beneficio ma soprattutto mettere al riparo la propria previsione non rischiando troppo. È chiaro che come macro possibilità la migliore è senz'altro la seconda, quindi in generale emanare un'allerta meteo quando vi sono buone possibilità che un evento si verifichi (anche se non sono le migliori) è senz'altro la pratica più giusta, se non almeno quella più conveniente sia a livello cautelativo sia a livello di correzione (rischio di sbagliare). Esiste, come già detto, il limite economico. Se la posta in gioco fosse elevata (un costo cautelativo a 6 zeri per intenderci che potrebbe diventare con la stessa probabilità una forte perdita) quanto sareste in grado di rischiare? Purtroppo in questi casi il nostro "compromesso" rischia di cadere per molteplici motivi (alcuni anche politici e/o culturali), i quali rendono il lavoro sempre più raffinato dei meteorologi quasi inutile Voi sareste in grado di rischiare la vostra "poltrona" in casi del genere? Discutiamone insieme


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METEOROLOGIA

METEO ABRUZZO: atteso ulteriore peggioramento A cura di Luca Mennella PREVISIONI METEO ABRUZZO. La dell'aria verso l'alto e di conseguenza l'instabilità. situazione sinottica Italiana vede lo spostamento verso sud del minimo pressorio situato ora di fronte le coste Laziali. Pertanto dalla nottata odierna è atteso un ulteriore peggioramento delle condizioni atmosferiche. Più precisamente nel suo movimento verso Est il minimo pressorio si andrà a posizionare, con molte provabilità, sulla Puglia Garganica e poi in Adriatico centrale, favorendo così l'afflusso di aria fredda presente già a Nord della nostra penisola e sui Balcani. Vediamo ora cosa aspettarci nella tarda nottata e nelle prime ore di domani sulle regioni Adriatiche e in particolar modo in Abruzzo. Questo è chiamato shear positivo, la situazione opposta con venti che ruotano in senso antiorario con l'aumentare della quota è detto shear negativo, il quale tende a schiacciare l'aria al suolo e quindi a non favorire la convezione. Inoltre dalle mappe dei venti alle varie quote isobariche e dalla mappa delle temperature a 850 hpa notiamo che in prossimità del suolo abbiamo venti da Nord Est e avvezione fredda in corso, mentre in quota avremo prevalentemente correnti calde e umide di Scirocco.

Partendo dalla mappa dell'umidità a 850 hpa notiamo abbondanti apporti umidi associati a velocità verticali su tutto il territorio. E' importate trovare che l'umidità e le moti verticali sono bene distribuite in centro Adriatico; ciò è sintomo che l'instabilità e l'umidità viste dal modello matematico non sono dovute solo allo stau prodotto dall'appenino, ma effettivamente essendo in presenza di un vivace minimo barico non può che essere altrimenti. Inoltre osservando i venti alle varie quote di 925 hpa, 850 hpa e 700hpa notiamo una forte rotazione oraria dei venti con l'aumentare della quota, questo è sintomo di wind shear verticale. Questo paramento è particolarmente utile per la formazione di celle temporalesche ma anche per l'individuazione dell'instabilità, infatti, se la variazione dei venti con l'aumentare della quota ruota in senso orario favorisce l'ascesa

Fonti: www.centrometeoitaliano.it

Questa particolare condizione è foriera di precipitazioni, e infatti dalla mappa delle precipitazioni previste notiamo che esse risulteranno abbondanti un pò su tutto il territorio. Considerando i valori previsti al suolo (-4°/-5°C) e in quota (- 30) in ulteriore diminuzione durante la giornata, le precipitazioni potranno risultare nevose su:

 Nord dell'Abruzzo da 100/200 m in ulteriore calo, fino al piano dalla nottata 

di domani. Centro e Sud Abruzzo inizialmente sui 350/250 m in calo durante il corso della giornata e fino al piano durante la nottata di domani.

Tutte le mappe sono state gentilmente concesse da www.centrometeoitaliano.it Situazione vivace e variabile, si consiglia di seguire attentamente i prossimi aggiornamenti.

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METEO GLOSSARIO

BARRAGE CLOUDS: quando il peggioramento arriva sulle Alpi A cura di Valentina Desimini BARRAGE CLOUDS. Quando una massa d'aria umida incontra un ostacolo orografico, per esempio una catena montuosa, si raffredda fino a raggiungere il punto di rugiada (livello di condensazione); da quel momento in poi, la massa d'aria condensa tutto il proprio vapore acqueo dando origine ad un corpo nuvoloso che si ammassa a ridosso del pendio sopravvento e persiste per molte ore.

 Barrage cloud forma spesso dopo un passaggio frontale nuvolosità residua con miglioramento lungo il lato sopravvento delle montagne.

3 gennaio 2005/12.00 UTC - Meteosat 8

Scavalcando il rilievo l’aria, diventa più secca a causa delle precipitazioni,viene compressa diabaticamente e si riscalda. Questo processo persiste finché tutte le nubi presenti si dissolvono, dopodiché continua la sua discesa riscaldandosi. Nella zona di sottovento, completata la discesa, l’aria assume una temperatura maggiore di quella che aveva alla stessa quota nel tratto di sopravvento. Tale fenomeno viene indicato come effetto Foehn. Questo effetto è spesso osservato In questa immagine si mostra il passaggio di un fronte. Esso mostra chiaramente lo sviluppo di nuvolosità residua come sulle montagne Scandinave, i Pirenei e i Carpazi. sbarramento sul versante nord delle Alpi. Il comportamento del barrage cloud nel circuito può essere visto come un banco BARRAGE CLOUD ALPINO di nubi fermo direttamente sopra i pendii sopravvento della Le nubi da sbarramento Alpino assumono diverse forme in base catena montuosa principale in Austria, che si estende a monte all'angolo e alla direzione del flusso contro la cresta della barriera verso la Germania e la Repubblica ceca. montuosa, causando un rigonfiamento di barrage cloud ad estensione verso il lato di sopravvento. 2. Flusso ortogonale Meridionale:  Lo stesso meccanismo avviene, solo con la direzione opposta del flusso, e con un barrage cloud sulle pendici meridionali  Sbarramento sulle Alpi meridionali è spesso causa di forti precipitazioni e persistente per l'elevato contenuto di umidità del flusso in arrivo da sud. La nube da sbarramento risultante a sud è parte del regime di flusso di una situazione Foehn classica.

Lo schema qui sopra mostra la distribuzione topografica delle Alpi con la cresta alpina indicata dalla linea tratteggiata blu. 1. Flusso ortogonale (angolo retto) per la cresta principale delle Alpi  Il flusso ortogonale ha una componente dominante a nord per tutti i livelli

Fonti: http://www.zamg.ac.


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METEO GLOSSARIO

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2 aprile 2007/12.00 UTC - Meteosat

23 maggio 2006/06.00 UTC - Meteosat Il caso del 2 Aprile 2007 è mostrato di fianco. In un flusso anticiclonico, nuvolosità bassa si può ancora vedere all'interno dell'arco alpino sud-occidentale sul Nord Italia. 3. Flusso occidetale  Un rigonfiamento nuvoloso lungo l'arco alpino occidentale.  Il Barrage cloud si estende tangenzialmente alla cresta principale Alpina, con un rigonfiamento pronunciato lungo l’arco Alpino Occidentale.

Qui il bordo sottovento non è così ben definito come al solito. Per esperienza, alcuni casi di sbarramento mostrano uno spostamento della nuvolosità di sbarramento un po’ verso il lato sottovento. Questo sembra spesso si verificano con fronti caldi, con uno spostamento marcato verso sud dell’alta nuvolosità. 8 marzo 2007/12.00 UTC - Meteosat 8

4. Le nubi da sbarramento appaiono all'interno della fascia di nubi frontale.  L'unica indicazione di "sbarramento" all'interno del fronte è la valorizzazione della fascia di nubi frontali oltre la cresta alpina a causa dell'ascesa forzata lungo il lato sopravvento.

Fonti: http://www.zamg.ac.

Immagine relative al Barrage clouds


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STORIA DELLA METEOROLOGIA

IL BURIAN IN ITALIA A cura di Giuseppe Conteduca Dopo una lunga attesa, il burian è tornato sull'Italia. Negli ultimi decenni, in rare occasioni le masse d’aria provenienti dalle steppe siberiane hanno colpito il Mediterraneo. Molto spesso le parentesi di gelo e neve sono state causate da “colate” di aria artica, di matrice marittima o continentale. Una delle irruzioni d’aria siberiana più significative dell’ultimo ventennio, risale ai primi giorni del Gennaio 1993. Ad essere particolarmente colpite dai fenomeni, furono le regioni centro-meridionali adriatiche. Il manto nevoso raggiunse e superò i 20 cm in molte località, sfiorando il mezzo metro in bassa collina. La stazione meteorologica AM di Bari Palese registrò il valore minimo più basso della sua storia, sfiorando i -6°(-5,9° il 3 Gennaio). Glaciali anche i valori termici di altre località di italiane.

Quasi quattro anni dopo, fra il 26 e il 27 Dicembre del 1996, un’ “autostrada” gelida dalle steppe russe fin verso il Mediterraneo, portò temperature diffusamente sotto le zero e forti nevicate specie al centro Italia.

In molte località, anche costiere e pianeggianti, si registrarono giornate di ghiaccio (i dati si riferiscono al 27 e al 28 Dicembre):

Ad essere del tutto paralizzate dai fenomeni furono l’Umbria e le Marche.

Minime più basse registrate fra il 2 e il 4 in alcune località italiane:

Fonti: www.wetterzentrale.de

Due distinti eventi di burian si ebbero nel Dicembre 2001. Una prima retrogressione interessò il Nord-Italia fra il 13 e il 14 Dicembre, con blizzard e temperature abbondantemente sotto lo zero. Vi furono accumuli discontinui su tutta la Pianura Padana, localmente di 15-20 cm.


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STORIA DELLA METEOROLOGIA

Il secondo evento riguardò principalmente il Centro-Sud. La sera del 17 Dicembre fenomeni temporaleschi con annesse nevicate colpirono il Salento e l’arco ionico Tarantino, con accumuli che in alcuni casi superarono i 30 cm. Fenomeni meno eccezionali interessarono altre località costiere e pianeggianti della Puglia, oltre alle Murge durante la notte e la mattinata dello stesso giorno. Accumuli superiori al mezzo metro furono registrati nei pressi di Sulmona, in Abruzzo.

Fonti: www.wetterzentrale.de

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METEO GLOSSARIO

FRONTE FREDDO A cura di Valentina Desimini Prima di tutto definiamo cos' è un Fronte: è una linea immaginaria che sufficientemente a fondo giù nella troposfera. divide due masse d'aria con caratteristiche termoigrometriche differenti 24 December 1995/12.12 NOAA e che si muove in maniera solidale con esse. L'argomento del fronte freddo e la sua peculiare distinzione in katafronte e anafronte è stata trattata in questo articolo: http://www.centrometeoitaliano.it/katafrontee-anafronte-freddo/. Il fronte freddo è la linea ideale che separa la massa d’aria fredda che avanzando invade zone precedentemente occupate da aria calda. La pendenza della superficie frontale e la velocità di avanzamento sono notevolmente superiori a quelle del fronte caldo. Nel ciclo di vita di un Fronte Freddo, tre fasi differenti si possono distinguere: -Sviluppo di fase iniziale -Fase matura -Fase di decadimento SVILUPPO DI FASE INIZIALE

Fase matura

Instabilità condizionale di secondo tipo Baroclinicità Nella maggior parte dei casi, un fronte freddo si sviluppa su una zona poco profonda baroclina. Questa zona baroclina può avere origini diverse. La zona potrebbe essere un confine tra l'aria dai campi di ghiaccio e aria polare marittima (Fronte Polare Artico), o ai resti di una occlusione. Normalmente questa zona può essere visualizzata nella temperatura potenziale equivalente, (ThetaE), intorno a 850 hPa. La temperatura potenziale di bulbo bagnato (ThetaW) mostra un andamento simile. L'aria molto fredda tende a sovrapporsi alla zona baroclina provocando l'instabilità atmosferica. 2 marzo 2001/06.00 UTC - NOAA, magenta: 850 hPa

Vorticità potenziale Un altro meccanismo scatenante, anche se strettamente legato al avvezione di vorticità, è l'avvezione di vorticità potenziale (PV). La banda baroclina può essere considerata come una anomalia di basso livello PV. Se l'anomalia di vorticità negli strati alti supera la "striscia" di baroclinicità o l'anomalia di PV nei bassi strati, sia quest'ultima sia quella negli alti strati si rinforzeranno e incominceranno un processo di rotazione. Questo, comunque, sarà possibile solo se il flusso ciclonico indotto dai valori di anomalia di PV negli alti strati potrà penetrare

Fonti: http://www.zamg.ac.

Come risultato di un'atmosfera instabile o potenzialmente instabile, la convezione profonda inizia nella fase di sviluppo minimo barico polare. Questa convezione è alimentata da latente forte e flussi di calore sensibile derivanti da una grande differenza tra l'aria e temperatura del mare, grazie alla forte velocità del vento.

Nucleo caldo Una caratteristica evidente nella fase matura di un minimo barico polare, è la formazione di un nucleo caldo. In alcuni casi, la parte interna del nucleo caldo è sereno, simile ad un occhio di uragano. Ci sono due meccanismi principali responsabili per la formazione di un nucleo caldo. 1. Aria relativamente calda è trasportata al centro del minimo barico polare e infine interrotta dal flusso principale. 2. Un nucleo caldo può essere formato mediante convezione. Venti di superficie avanzano causando flussi di calore latente e sensibile. Questo calore viene trasportato in alto per convezione. Come già evidenziato, la ridistribuzione del calore per convezione è importante per l'intensificazione di un minimo barico polare.


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METEO GLOSSARIO

Fase di decadimento Un minimo barico polare di solito inizia a decadere dopo il landfall o "cascata"; la pressione di superficie comincia ad aumentare mentre i campi in cui il vento è forte scompaiono. Tre effetti sono principalmente responsabili di questa decadenza:  Riduzione evaporazione Una fonte importante di energia è l'evaporazione dell'acqua di mare. Dopo il landfall questa fonte scompare con un conseguente decadimento del minimo barico polare.  Riduzione del flusso di calore sensibile Nel periodo invernale la superficie terrestre è normalmente più fredda della superficie del mare. Pertanto, il flusso di calore sensibile sarà ridotto dopo il landfall del minimo barico polare.  Aumento della rugosità superficiale La rugosità della superficie terrestre è maggiore della rugosità della superficie del mare. Pertanto, quando un minimo polare raggiunge la terra vi è un incremento della rugosità che risulta a causa della convergenza. L'inflow netto provoca un aumento della pressione con conseguente debole modifica della divergenza ad alta quota. EVENTI METEO Parametro Descrizione In fase di sviluppo: rovesci moderati Precipitazione Nella fase matura: Pesante (snow) rovesci nella maggior parte dei casi Intorno al punto di congelamento, ma nel centro leggermente più caldo. Forte diminuzione della Temperatura temperatura direttamente dopo il passaggio del centro. Media del vento> 27 kts/14 m / s o> = 7 bft. Raffiche forti. Max vento si verifica quando il movimento Vento relativo del minimo polare è nella stessa direzione del vento.

21 March 2001/06.00 UTC - Meteosat

Fonti: http://www.zamg.ac.

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STORIA DELLA METEOROLOGIA

NEVE 1956: il primo gelo storico che paralizzò l'Italia A cura di Noemi Visicchio NEVE 1956. Molti italiani in questi giorni staranno affermando: “Sembra essere tornati al 1956!”. Già, con le temperature di questi giorni e gli intensi accumuli di neve, il febbraio 2012 sembra figlio del febbraio 1956. Intorno alla metà di febbraio di quell’anno, tutta l’Italia venne investita da aria molto fredda proveniente direttamente dal Circolo Polare Artico.

Le temperature precipitarono improvvisamente facendo toccare alla città di Torino dal 13 al 19 febbraio una temperatura minima costantemente i 20°C sotto lo zero. A Trieste la bora superò i 150 km/h e gelarono il lago Trasimeno, l’Arno, la foce del Po e dell’Arno. In Abruzzo, Calabria e Campania più di 180 comuni rimasero isolati per più di 10 giorni e viveri e medicinali vennero paracadutati dall’alto. In generale le principali cause di questo straordinario evento sono da ricercare in un’imminente arrivo di aria gelida proveniente dalle alte latitudini a causa del rafforzamento dell’alta pressione siberiana posizionata sull’Europa centro-orientale, dell’espansione dell’anticiclone delle Azzorre, i cui rami più alti raggiunsero le latitudini del circolo polare artico, ed infine un nucleo depressionario posizionato sul Mediterraneo che andrà a essere alimentato dall’aria artica proveniente dall’alta siberiana, e che entrerà direttamente dalla porta della bora. (esattamente la configurazione barica protagonista della forti nevicate di questi giorni).

presente al suolo con l’isoterma -15 °C posizionata a 850 hPa e la -20°C che abbraccia tutte le Alpi, ma è presente anche in quota con l’isoterma -30°C a 500 hPa che passa direttamente al di sopra della Sicilia, e una -35°C a 500 hPa su Roma responsabile di una nevicata divenuta storica. Ma il peggio si presentò il 7 febbraio, con nuovi impulsi gelidi che portarono un’isoterma -40°C a 500 hPa su tutte le zone Adriatiche, e un potente nucleo gelido in quota con geopotenziali bassissimi colpi le regioni meridionali italiane. Bufere di neve interessarono tutta l’Italia colpendo in particolare la Puglia e tutte le zone adriatiche. Il 9 febbraio una risalita dell’Anticiclone delle Azzorre verso le alte latitudini fece si che aria artica si spinse verso le regioni francesi, attivando un minimo depressionario su Corsica e Toscana: questa fu la causa scatenante delle forti nevicate su Roma e su tutto il centro Sud.

Il Nord Italia non venne di certo risparmiato da questo febbraio da record, infatti il 10 febbraio lo spostamento del minimo mediterraneo verso le Baleari trascinò con se aria gelida su tutto il nord Italia posizionando l’isoterma -15°C intorno agli 850 hPa. Le bufere di neve interessarono le zone padane per più di tre giorni. Il giorno 13 febbraio a causa di un minimo a 995 hPa sull’Italia centrale e una situazione depressionaria al Si potrebbe effettuare una cronaca molto suolo sulla Polonia, si ebbero, attraverso la porta del Rodano, nuove correnti gelide sommaria di ciò che accadde in quel mese : sul nostro stivale . Le zone interessate da forti e abbondanti nevicate furono le zone il 1 febbraio del 1956 il freddo, non solo è del centro Nord e in particolare Umbria Marche e Toscana.

Fonti: www.meteogiornale.it


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STORIA DELLA METEOROLOGIA

L’ultimo episodio, che vide la fine di questo febbraio storico, avvenne il 17 febbraio dove un impulso freddo diretto sulla Francia e sulla Spagna causò un’ulteriore depressione sul Mediterraneo portando la neve fino ad Algeri e il 18 febbraio si verificò un’ulteriore nevicata su Roma fino al giorno 20 febbraio. Questo tipo di eventi sono straordinari in quanto è ben difficile far trovare tutte le variabili nel posto giusto al momento giusto, ma come si sta evolvendo la situazione barica in questi giorni, non è del tutto impossibile. Di seguito sono riportate le minime assolute registrate in alcune città italiane nell’inverno del 1956:

Fonti: www.meteogiornale.it

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CLIMATOLOGIA

RISCALDAMENTO GLOBALE IN EUROPA 1881-2011 A cura di Riccardo Viselli, Direttore scientifico CRC In questo secondo articolo dedicato al continente europeo, considerando lo stesso campione e gli stessi criteri specificati nell’articolo precedente dedicato al solo anno 2011, vengono analizzate le variazioni di temperature registrate in Europa nel periodo 1881-2011. Convenzionalmente, si considereranno in aumento le temperature delle stazioni in cui le variazioni saranno state superiori a 0,30 °C, in diminuzione le temperature delle stazioni in cui le variazioni saranno state inferiori a -0,30 °C e invariate le temperature in tutti gli altri casi. I metodi di calcolo utilizzati Per quantificare le variazioni delle temperature sono stati utilizzati due metodi: variazione della media mobile trentennale e variazione della retta di interpolazione lineare. E’ bene evidenziare che il primo metodo, solitamente, restituisce variazioni più contenute rispetto al secondo in quanto la retta di interpolazione lineare può essere condizionata da valori anomali registrati per brevi periodi che invece sono più facilmente mitigati dal calcolo della media mobile trentennale.

vecchio continente) con il 12% delle stazioni che hanno fatto registrare il minimo termico in queste annualità. In nessun caso, è stato registrato il record termico negativo nel periodo che va dal 1994 al 2011. La variazione della temperatura con il metodo della interpolazione lineare Nell’86% delle stazioni è stato registrato un aumento nel periodo 1881-2011, una percentuale che oggettivamente lascia pochi dubbi circa una tendenza al riscaldamento in Europa, confermato dal fatto che solo nel 2% dei casi è stata registrata una diminuzione. L’incremento termico medio è stato notevole e pari a 0,96 °C con gli estremi rappresentati dalle stazioni di Mosca, Russia (+2,92 °C) e di Palma di Maiorca, Spagna (-0,96 °C).

I decenni più caldi e più freddi Il decennio nel quale si sono concentrate le temperature massime è stato nettamente il 2000-09, con il 61,5% dei record termici, mentre la concentrazione degli anni più freddi si è distribuita in tre decenni (1940-49 con il 22% delle stazioni, 1881-89 con il 20% e 1890-99 con il 18%). Si evince, da questo primo parametro considerato, che i record termici negativi sono stati registrati all’inizio del periodo di misura considerato mentre i record positivi negli ultimi anni di misura, La variazione della temperatura con il evidenziando una chiara tendenza al metodo della media mobile trentennale Anche il calcolo con questo metodo riscaldamento del continente europeo. conferma quanto evidenziato nel precedente paragrafo: nell’84% delle Gli anni più caldi e più freddi L’anno più caldo, in accordo con il stazioni è stato rilevato un aumento e solo precedente paragrafo, è risultato nettamente nel 2% dei casi una diminuzione. il 2007, con il 40% delle stazioni che hanno L’incremento termico medio è stato pari a fatto registrare il record positivo in questa 0,86 °C e gli estremi sono stati registrati annualità; di contro, il quadriennio 2008- sempre a Mosca, Russia (+2,30 °C) e a 2011 è risultato in media con gli altri anni Palma di Maiorca (-0,96 °C). monitorati. Gli anni più freddi, invece, sono risultati il 1881 (in accordo con quanto La tendenza rispetto al periodo 1881-2010 descritto nel precedente paragrafo) ed il Nel periodo 1881-2010 la variazione è stata 1956 (notoriamente un anno gelido per il pari a 0,94 °C (metodo della interpolazione lineare) e 0,84 °C (metodo della media

Fonti: www.climatologia.eu

mobile trentennale): ne consegue che nel periodo 1881-2011 si è registrato un ulteriore incremento di 0,02 °C rispetto al periodo 1881-2010. Conclusioni In Europa nel periodo 1881-2011 si registra una chiara tendenza al riscaldamento con valori inequivocabili e prossimo ad 1 °C. Nella quasi totalità delle stazioni è stata registrata una temperatura in aumento e tale tendenza, già rilevata per il periodo 18812010, mostra per il periodo 1881-2011 chiare conferme.


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CORSO METEO

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L'EFFETTO FARFALLA: il punto debole dei modelli fisico-matematici A cura di Noemi Visicchio Un quarto di secolo fa il rapido progresso delle tecnologie informatiche, del telerilevamento da satelliti e una sempre migliore formulazione dei modelli basati sulle equazioni primitive dell’atmosfera, favorirono un senso di grande ottimismo per lo sviluppo di buoni modelli di previsione meteorologica. Ma gradualmente si poneva la questione se ci fosse un limite ultimo per la prevedibilità atmosferica. I processi che influenzano l’atmosfera sono complessi e appaiono inoltre essere casuali, a parte qualche nota periodicità, quali i cicli diurni e annuali dovuti a moti di rivoluzione e rotazione terrestre. Una limitazione alla prevedibilità del tempo deriva dalla incompleta conoscenza di fenomeni fisici e dai limiti delle tecniche di risoluzione delle equazioni. Anche se l’atmosfera viene definito come un sistema deterministico, ossia lo stato futuro è unica e diretta conseguenza del passato, a causa della stretta interazione tra i vari processi dell’atmosfera è definito come un sistema non lineare. Questo problema della non-linearità fa si che gli errori che si presentano anziché propagarsi linearmente, si sviluppano in maniera esponenziale. Infatti, tutti i sistemi deterministici ma caotici (dove per caotico si intende il passaggio da uno stato all’altro il quale non avviene in maniera continua e lineare, ma per salti bruschi),come appunto l’atmosfera, hanno la proprietà di essere sensibili alle condizioni iniziali. Perciò basta una piccola perturbazione di un dato iniziale per ottenere dei risultati completamente differenti. Si verificano errori che si definiscono sistematici, ossia che si ripetono sempre perché contenuti all’interno del modello, e errori non sistematici, ossia che si verificano accidentalmente.

Fonti:

Per esempio nel modello ECMWF, definiscono un errore sistematico, i parametri relativi ai flussi di calore, in quanto essi vengono in qualche maniera sottostimati e questo può avere una grave conseguenza nel calcolo delle temperature invernali, che risultano cosi difficili da ottenere. Si evidenziano delle difficoltà nel rilascio del calore latente in relazione agli sviluppi di masse d’aria calda e umida; inoltre vi è una tendenza generale ad avere una non sottostima dell’attività dinamica, che si riflette, per esempio, in una diminuzione del 15-30% dell’ energia cinetica dei vortici che si spostano dalle alte e basse pressioni su tutte le scale. Vi è anche una debole tendenza a spostare la circolazione verso i poli. Infine la parte superiore della stratosfera ha una temperatura più calda rispetto a quella reale. L’attività sinottica viene sottostima anche nelle zone dell’emisfero settentrionale: il flusso zonale e le correnti a gettosembrano spostate verso i poli. Inoltre vengono sottovalutati tutti gli sviluppi ciclonici sull’Europa occidentale e l’anticiclone delle Azzorre, in estate, è leggermene spostato verso nord est. Nell’area del Nord Pacifico viene sottostimata lo sviluppo dei cicloni, e l’inizio di tempeste nella parte est del Pacifico. Infine durante la stagione estiva I’ITCZ è leggermente spostato verso il nord d'Africa. Definiamo così che i modelli non sono perfetti a causa delle “farfalle”. L’effetto farfalla fu scoperto nel 1963 dal fisico matematico Edward Lorenz, durante prove di simulazione a lungo termine mediane un modello fisico–matematico semplificato dell’atmosfera. Lo scienziato, dopo aver provato il modello previsionale sulla base dei dati iniziali di pressione, vento, temperatura e umidità osservati a un dato istante su una certa aerea geografica, decise di ripetere l’esperimento con valori iniziali appena diversi, per accorciare i tempi di calcolo del computer. Contrariamente alle sue attese le due evoluzioni nella fase iniziale erano perfettamente coincidenti, ma dopo un certo tempo i risultati divergevano, perdendo ogni somiglianza, come se fossero state generate da condizioni iniziali

differenti. Ciò fece intuire che, nel caso ipotetico di un modello fisico-matematico perfetto, due condizioni iniziali differenti tra loro anche per una piccola quantità, condurranno a stati dell’atmosfera che possono essere sensibilmente differenti, come se fossero stati generati da due stati iniziali completamenti diversi.


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METEO GLOSSARIO

FRONTE CALDO A cura di Valentina Desimini Il Fronte Caldo è la linea ideale che separa la massa d’aria calda che avanzando invade zone precedentemente occupate da aria fredda.

TIPICO ASPETTO NELLE SEZIONI VERTICALI TRASVERSALI Le isentrope della temperatura potenziale equivalente attraverso la fascia anteriore del fronte caldo mostrano una zona con gradiente elevato attraverso l'intera troposfera che, La fascia di nubi del Fronte Caldo può guardando a valle, è inclinata da bassi ad elevati livelli. L'aria fredda si trova di fronte e in essere osservata sull'Atlantico (a est di circa basso, l'aria calda davanti e sopra la zona di gradiente. 25W) che si estende in Irlanda del Nord. Il campo di umidità mostra valori elevati immediatamente dietro e sopra la superficie Diverse caratteristiche possono essere frontale del fronte caldo. I valori bassi possono essere trovati sotto la zona di gradiente osservate: della temperatura potenziale equivalente. Come la distribuzione di umidità, il campo  il graduale aumento delle dell'avvezione di temperatura può essere anche separato in due parti. Pertanto la WA temperature delle nubi alte dalla (avvezione calda) esiste sopra e dentro la zona di pendenza del fronte caldo. Il massimo parte posteriore del margine; del WA può essere trovato nella zona gradiente a circa 500 hPa.  il confine ben distinto del margine Fronti ben sviluppati sono accompagnati da zone di convergenza e divergenza distinte al della fascia di nubi; di sopra della zona frontale. Di conseguenza, il movimento verticale si trova al di sopra  la striscia scura lungo il lato della zona frontale ed è responsabile dello sviluppo delle nubi. ciclonico del bordo della nube;  Il settore sereno caldo. PARAMETRI PRINCIPALI

 Spessore equivalente. La fascia di

nubi della banda del Fronte Caldo si trova nella zona del gradiente di spessore equivalente più alto. Parametro termico del Fronte ( TFP). La TFP si trova in parallelo al bordo posteriore della fascia di nubi del Fronte Caldo. Questo è in contrasto con il Fronte freddo, dove il TFP accompagna il bordo superiore della fascia di nubi. Avvezione Calda (WA). L'intera nuvolosità frontale si trova entro un massimo valore di WA, che aumenta verso il punto di occlusione; di conseguenza il valore massimo verrà riscontrato di fronte alla linea frontale.

Fonti: http://www.zamg.ac.


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METEO GLOSSARIO

EVENTI METEO Le fasce del Fronte Caldo sono associate a più livelli di nuvolosità, con spazi liberi negli spazi del settore caldo. Le precipitazioni si possono trovare ben prima della superficie frontale fino a poco dopo il passaggio frontale.

Precipitazioni  Le RainBands ( fasce della pioggia) hanno una larghezza tipica di 50 km e poche centinaia di km di lunghezza, di solito orientata ad un piccolo angolo sulla superficie frontale;  Lievi, moderate o pesanti precipitazioni in prossimità della superficie frontale;  In inverno, la neve davanti alla superficie frontale, probabilità di pioggia gelata.  Dopo il passaggio del fronte, piccole piogge (neve in inverno).

Temperature  Aumentano dopo il passaggio del Fronte

Vento (incluso raffiche)  Cambiamento del vento durante il passaggio del fronte;  A volte nel settore caldo in aumento presenza di venti più a raffica.

Altre info rilevanti    

Aree di precipitazione si muovono più velocemente delle superfici frontali; In inverno, nel settore caldo elevato c'è rischio di nebbia; Nel settore caldo, turbolenze a bassi livelli possibili; In estate, possibilità di tuoni, molto probabilmente sul lato caldo del fronte.

Fonti: http://www.zamg.ac.

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LE ANOMALIE DELLA SCORSA SETTIMANA SECONDO IL NOAA A cura di Giuseppe Conteduca Rilevanti anomalie termiche hanno interessato l’Europa, durante la scorsa settimana. Gelo e neve persistono, tuttora, su buona parte del continente. Dalla mappa elaborata dal Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration), riferita all’arco temporale 29 Gennaio – 4 Febbraio, risulta come l’arrivo di masse d’aria siberiane su vaste aree del continente abbia provocato un crollo delle colonnine di mercurio, in alcuni casi pari a 7-9° sotto la media del periodo (specie nei Paesi dell’Est, e in Mitteleuropa).

Centro

Sud

Sicilia Valori termici abbondantemente sotto la media sono stati registrati anche nel nostro paese, soprattutto al Settentrione e nelle regioni centrali. Tali aree sono state colpite da forti nevicate, le quali hanno paralizzato in particolar modo le zone interne di Romagna, Marche, Lazio. Meno accentuato il “gelo siberiano” sulle regioni meridionali. Di seguito le temperature medie riguardanti il periodo compreso fra il 29 Gennaio e il 4 Febbraio:

Sardegna

Nord

Stazioni appartenenti alla rete meteorologica dell'Aeronautica Militare * La stazione di Montesilvano (Pe) appartiene a privati (AbruzzoMeteo)

Fonti: NOAA


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LE AREE PREFERENZIALI DELLA CICLOGENESI NEL MEDITERRANEO A cura di Sante Barbano La particolare configurazione geografica del Mediterraneo favorisce, in presenza di determinate condizioni atmosferiche, la nascita e l’approfondimento di minimi barici. Tale fenomeno viene chiamato generalmente ciclogenesi. Per la presenza delle Alpi, dei Pirenei e dei massicci della Sierra Nevada e Centrale, il Mediterraneo può considerarsi un mare chiuso all’afflusso delle correnti fredde settentrionali. Da sud le correnti possono giungere senza problemi grazie all'assenza di ostacoli orografici, eccetto l'Atlante. Per questa sua natura, il Mediterraneo accumula energia termica, nel semestre caldo, per conservarla e ridistribuirla all’atmosfera circostante nel semestre freddo. Le perturbazioni da qualsiasi zona provengano non conservano la struttura di origine ma tendono a rompersi o intensificarsi, cambiando direzione e rendendo spesso complessa la previsione. La trasformazione più interessante che subiscono le perturbazioni che giungono sul mar Mediterraneo consiste nel manifestarsi di ciclogenesi, ovvero nella formazione e sviluppo di minimi di pressione in determinate aree preferenziali, generalmente sottovento alle catene montuose. Infatti le correnti che giungono sul bacino, incontrando una barriera, tendono a far accumulare aria sopravvento ad essa (aumento di pressione) e a produrne una diminuzione di pressione sottovento. Secondo il luogo ove la depressione si forma, si possono distinguere sul Mediterraneo vari tipi di ciclogenesi. Alle ciclogenesi delle Baleari, del Golfo del Leone, del Golfo di Genova e della Pianura Padana è generalmente associato un tipo di tempo da ovest o da nordovest, umido e relativamente mite, che si può definire "atlantico". Alle ciclogenesi del Golfo di Trieste, del Tirreno centromeridionale, dello Ionio e dell’Egeo è associato, di solito, un tipo di tempo relativamente freddo che si può definire "continentale". Alle ciclogenesi del Marocco, dell’Algeria, della Tripolitania e della Cirenaica è associato un tipo di tempo da sud che si può definire "africano".

Prendendo in considerazione il periodo dal 1980 al 2004, le ciclogenesi con un minimo minore di 1000 hPa verificate sono state 355. Le ciclogenesi associate a sistemi perturbati atlantici sono le più numerose, in particolare quelle del Golfo Ligure (G1+G2), 88 casi, e quelle del Golfo del Leone (L1+L2), 65 casi, insieme rappresentano il

Fonti: Aeronautica Militare

43% di tutte le ciclogenesi dell’intero periodo di 25 anni. Tra le africane prevalgono le ciclogenesi dell'Algeria (Aa1+Aa2) con 38 casi. Il massimo è a dicembre con 57 casi, seguito da marzo con 52. La media supera di poco le 14 ciclogenesi per anno. Gli anni con minor numero di ciclogenesi sono stati il 1982 e il 1990, quelli con maggior numero il 1980, il 1982, il 1996, il 2002, il 2003 e il 2004.

Il maggior numero di ciclogenesi avvengono in inverno e primavera, oltre il 77%, sono pochissime in estate e non molte in autunno. Nell’inverno meteorologico prevalgono le ciclogenesi per perturbazioni atlantiche. Sono, tuttavia, numerose anche quelle continentali proprie di gennaio e febbraio quando gli anticicloni che si espandono sull’Europa occidentale favoriscono le irruzioni, sui nostri mari, di aria fredda proveniente dai Balcani. In primavera prevalgono le ciclogenesi per sistemi perturbati africani, che convogliano aria calda sull’Italia. In estate le poche ciclogenesi intense sono quasi esclusivamente di tipo atlantico. In autunno, infine, prevalgono nettamente ancora le ciclogenesi associate fronti atlantici. * Tutte le immagini e i contenuti sono tratti dalla rivista meteorologica dell'Aeronautica Militare.


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LE MASSE D'ARIA A cura di Alessandro De Angelis Una massa d'aria è una larga quantità di aria di natura omogenea. Questo significa che la sua distribuzione della temperatura e umidità in un piano orizzontale è uniforme. Le masse d'aria muovendosi sulla superficie terrestre, hanno la capacità di trasportare caratteristiche termali e di umidità a lunga distanza. Le masse d'aria si formano nel più basso strato dell'atmosfera quando l'aria sopra un'area maggiore di superficie uniforme è stazionaria. La prima ad essere affetta è lo strato adiacente la superficie e successivamente tutte le proprietà vengono spinte in alto nella troposfera tramite i processi di turbolenza, avvezione e radiazione. Le regioni dove le masse d'aria si generano vengono chiamate "Regione sorgente". Le caratteristiche di una massa d'aria dipendono da : -la sorgente di formazione;

Ac= artica continentale Pm= Polare marittima Pc= Polare continentale Tm= Tropicale marittima

Tc= Tropicale continentale -quanto l'aria è rimasta sopra la sorgente di Em= Equatoriale marittima formazione; Ec= Equatoriale continentale -variazioni della massa d'aria se si sposta dalla sorgente di formazione.

CLASSIFICAZIONE D'ARIA

DELLE

MASSE

Per classificare una massa d'aria noi usiamo la sua origine geografica e temperatura e i principali tipi sono: -Artica (A), originaria della calotta polare artica (antartica nell emisfero meridionale) -Polare (P), tra i 40° e i 60° di latitudine e in estate fino a 80° -Tropicale (T), originaria nelle celle di alta pressione subtropicale, ma durante l'estate si formano anche sopra larghi continenti -Equatoriale (E), ha origine nella regione tra gli alti subtropicali su entrambi i lati la convergenza intertropicale Per indicare se una massa d'aria contiene tanta o poca umidità a seconda di dove si formino avremo : M= Marittima (formazione sull'acqua) C= Continentale (formazione sulla terra) avremo così: Am= Artica marittima

Fonti: www.centrometeoitaliano.it


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IL 2011 IN AMERICA SETTENTRIONALE: un anno tiepido A cura di Riccardo Viselli, Direttore scientifico CRC In questo articolo vengono analizzati i dati di 36 stazioni di misura delle temperatura della bassa atmosfera ubicate in America settentrionale. La fonte dei dati è il Goddard Institute for Space Studies della Nasa (www.giss.nasa.gov) e le stazioni considerate sono solamente quelle che hanno iniziato a registrare i dati nel quinquennio 1881-85, sono tuttora in funzione e mostrano interruzione continuative non superiori a 20 anni. Ubicazione delle stazioni e periodo di misurazione E’ innanzitutto da evidenziate che la quasi totalità delle stazioni considerate registra i dati dal 1881 (97,2%) e che il 44% delle stesse è ubicato in aree metropolitane (popolazione superiore a 1.000.000 di abitanti). E’ evidente, pertanto, che una non corretta valutazione dell’effetto “isola di calore urbana” inficerebbe in maniera irreparabile le analisi e le conclusioni del presente articolo. Il posizionamento percentile delle temperature del 2011 Un primo parametro considerato è il posizionamento percentile della temperatura del 2011 nella serie temporale della stazione: un aspetto sicuramente importante è che solo il 3% delle stazioni è posizionato al di sotto del 5° percentile e che nel 19% dei casi si è al di sotto del 51° percentile, evidenziando che in queste stazioni la temperatura del 2011 si posiziona molto in basso nella classifica termometrica dell’intera serie di misurazione. E’ importante inoltre rilevare che la maggior parte delle stazioni (42%) sono ubicate tra il 31° ed il 51° percentile. Il confronto con il 2010

Fonti: www.climatologia.eu

Mediamente, passando dal 2010 al 2011, si è registrata una diminuzione di 0,40 °C con il 47% dei casi in cui si è registrata una diminuzione inferiore a -0,3 °C. Solo nell’8% delle stazioni è stato rilevato un aumento superiore a +0.3 °C. Gli estremi sono rappresentati dall’aumento di 0,62 °C (San Diego, California) e dalla diminuzione di -3,58 °C (Godthab, Groenlandia).

parametro si evince come la temperatura del 2011 si sia posizionata, mediamente, molto più vicino all’estremo inferiore della serie.

I confronti tra le medie Il confronto delle ultime due medie trentennali (1981-2010 e 1982-2011) mostra una perfetta parità tra stazioni con media in aumento e con media in diminuzione con una variazione media nulla, mentre il Il confronto con la media dell’intero confronto tra la media generale al 2011 e periodo di misura quella al 2010 mostra un incremento Nel 53% dei casi la temperatura del 2011 è nell’83% dei casi con un incremento medio risultata in aumento rispetto alle medie di 0,01 °C. dell’intero periodo di misura; l’aumento medio è risultato pari a +0,38 °C. Gli Conclusioni estremi sono l’aumento di 1,53 °C (Boston, In America settentrionale il 2011 non è Massachusetts) e dalla diminuzione di -0,42 risultato un anno particolarmente caldo, con °C (Huron, South Dakota). una diminuzione media di 0,40 °C rispetto al 2010 e di 0,02 °C rispetto all’ultima media Il confronto con l’ultima media trentennale trentennale ed un aumento medio di 0,38 °C Rispetto invece all’ultima media trentennale rispetto alla media dell’intero periodo di (1982-2011), la temperatura del 2011 è misura. Nel 19% delle stazioni studiate la risultata stabile nella maggior parte delle temperatura del 2011 si posiziona al di sotto stazioni (52,8%), con una variazione media il 51° percentile dell’intera serie pari a -0,02 °C. Gli estremi sono termometrica. rappresentanti dall’aumento pari a +0,78 °C (Boston, Massachusetts) e dalla diminuzione di -1,12 °C (Bismarck, North Dakota). Differenza con i valori massimi e minimi La temperatura del 2011 è stata posta a confronto anche con i valori estremi registrati in ogni stazione. Rispetto al valore massimo, si è registrato uno scostamento medio pari a -1,67 °C con gli estremi di -0,26 °C (Nassau, Bahamas) e -3,58 °C (Godthab, Groenlandia); rispetto al valore minimo, invece, lo scostamento medio è stato pari a +2,34 °C con gli estremi di +4,68 °C (Concord, New Hampshire) e +0,94 °C (San Francisco, California). Da questo


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CLIMATOLOGIA

LE ANOMALIE TERMICHE GLOBALI DEL GENNAIO 2012 A cura di Giuseppe Conteduca Il “Goddard Institute for Spaces Studies” (GISS) ha pubblicato i dati riguardanti le anomalie termiche globali del Gennaio 2012. Secondo il Giss, l’anomalia riferita alle terre emerse e agli oceani è stata di +0,36° (il terzo mese di Gennaio più freddo dal 2000). Osservando la seguente mappa, si nota come lo scorso mese sia risultato eccezionalmente sotto media in Alaska e nella Čukotka, e “mite” su gran parte del Nord America e dell'Europa.

Fonti: NOAA


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CLIMATOLOGIA

LA “STORICA” PRIMA DECADE DEL FEBBRAIO 2012 A cura di Giuseppe Conteduca La prima decade di Febbraio è risultata eccezionalmente gelida e nevosa per buona parte del nostro paese. Le anomalie negative hanno interessato tutta l’Italia, con differenze significative fra le regioni Centro-Settentrionali e l’estremo Sud. Molte località costiere e pianeggianti hanno registrato più di una giornata di ghiaccio. (Trieste 6, Venezia 4, Rimini 3). Le anomalie riportate si riferiscono alle stazioni meteorologiche dell’Aeronautica militare. Le medie decadali di riferimento riguardano il trentennio 1971-2000.

Sicilia

Nord

Sardegna

Centro

* L'anomalia di Plateau Rosa è calcolata in base alla media trentennale decadale 1961-1990. ** L'anomalia di Lamezia Terme è calcolata in base alla media decadale del periodo 1977-1990 *** L'anomalia di Capo Caccia è calcolata in base alla media trentennale mensile 1961-1990

Sud

Fonti: NOAA


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REPORTAGE LA NEVE A ROMA A cura di Giancarlo Modugno

Reportage del 3-4 Febbraio 2012

di divergenza molto basso sul Tirreno, viene "pompata" tanta energia e tanto vapore acqueo

NEVE A ROMA. Questa notte la prima neve è Elaborazione divergenza CMI arrivata nella Capitale. Verso le 3 la neve a Romaè caduta nelle zone a Nord, Nord Ovest, Ore 12.15 NEVE A ROMA Forti rovesci di Est e Sud Est, portando circa 1-3 cm di accumulo etemperature intorno a 0°C. Al neve e raffiche di vento. La neve inizia a posarsi momento la situazione è stabile ma sono attese sulle macchine. 1.6°C altre nevicate in giornata in particolare tra stasera e la prima parte della giornata di domani. Sui Colli Romani si sono registrati anche fino a 7 cm.

Ore 16.30 A Roma Centro si misurano tra 2 e 5 cm di neve, con precipitazioni che continuano a cadere in molti quartieri. Ore 17.20 Riprende a nevicare in Viale Marconi. A Talenti fino a 10 cm.

Ore 12.30 NEVE A ROMA La neve inizia ad accumularsi bene sui tetti, sulle macchine e per strada. Neve a Montespaccato nella notte (Roma) Foto di Davide Gallicchio (Centro Meteo Italiano.it)

Ore 9.40 NEVE A ROMA Nevica a tratti a San Giovanni e ancora sulla Nomentana Ore 9.50 NEVE A ROMA Forte rovescio di neve in Centro, pioggia a Termini, neve bagnata verso Talenti. Circa 1°C Ore 10.00 Segnalati 15 cm a Labico, vicino Roma a 350 m slm. Ore 13.15 TANTA NEVE A ROMA! Diversi cm accumulati su tetti e macchine, le strade sono bianche, vento moderato con forti raffiche, fiocchi grandi qualche centimetro di diametro; temperatura al Centro di 0.9°C.

Ore 11.30 NEVE A ROMA Nuovi rovesci nevosi nel Centro. Temperature tra 1.5 e 2.5°C. Minimo

Fonti: nanopress.it, Wetterzentrale.de

Guarda l'intero reportage al link http://www.inmeteo.net/blog/2012/02 /04/neve-a-roma-3-4-febbraio-2012/


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