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12 IX L’appuntamento del venerdì

Genitori a distanza p. 4 | Eric Dolphy. La musica che fugge p. 8 | Alimentazione. Il peso della gola p. 14

La natura liberata. Il Parco Nazionale Svizzero p. 

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38 numero Corriere del Ticino • laRegioneTicino • Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung • CHF. 2.90 • con Teleradio dal 14 al 20 settembre


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Martin Zellweger, uno dei nostri 68 agenti generali, fornisce assistenza competente e completa ai propri clienti in tutte le fasi della vita. Insieme al suo team di esperti elabora le giuste soluzioni, personalizzandole in base alla situazione privata e familiare di ogni cliente. Senza mai perdere di vista l‘obiettivo: prestazioni affidabili nel momento del bisogno. Allianz Suisse, soluzioni dalla A alla Z.

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numero 38 12 settembre 2008

Agorà Genitori a distanza

DI

ANTONELLA SICURELLO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Arti Eric Dolphy. La musica che fugge

Impressum Tiratura controllata 93’617 copie

Chiusura redazionale venerdì 5 settembre

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

DI

GIANCARLO LOCATELLI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Media Assertività e aggressività. La violenza del debole

DI

12

Salute Alimentazione. Il peso della gola

DI IVO

SILVESTRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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SAMANTHA DRESTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

16

Vitae Pio Nesa

DI

FABIO MARTINI. . . . . . . . . . . . .

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MARISA GORZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Tendenze Borse. In Medio Stat Virtus

Fabio Martini

Coredattore

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SILVESTRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Capo progetto, art director, photo editor

Redattore responsabile

SAMANTHA DRESTI . . . . . . . . . . . . .

DI IVO

Reportage La natura liberata. Il Parco Nazionale Svizzero

Adriano Heitmann

8

Società Clima. Quel debole ghiaccio…

Direttore editoriale Peter Keller

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DI

DI

Giancarlo Fornasier

Concetto editoriale IMMAGINA Sagl, Stabio

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Parco Nazionale Svizzero Fotografia di Peter Keller

Autosognare viaggiando

Per alcuni “straordinari” allineamenti astrali, queste ultime uscite di Ticinosette continuano a proporre temi e riflessioni attorno alla mobilità. Non un soggetto propriamente originale, sosterrà qualcuno: della stessa e delle correlate problematiche se ne parla abbondantemente, e l’altalenante prezzo dei carburanti non può che fare da megafono all’auto, e al dibattito sull’ambiente che coinvolge tutto e tutti. Ma l’automobile significa da almeno un secolo molto di più: portatrice di un recondito significato, ha per tutto il Novecento contribuito a costruire uno straordinario immaginario fondato sulla possibilità di spostarsi, viaggiare, da soli o accompagnati, alla scoperta di tutto e di nulla. Certamente di noi stessi. Se i temi legati al trasporto e alla sicurezza sulle due ruote, ai consumi, come pure alle energie alternative e rinnovabili, hanno occupato più pagine del nostro settimanale – ricordo i recenti illuminanti interventi di Marco Piffaretti, Nicoletta Barazzoni e del collega Fabio Martini, solo per citarne alcuni –, anche il tema del viaggio pare abbia permeato profondamente la nostra redazione e tutti i collaboratori. Auto e mezzi di trasporto fanno naturale rima con spostamento, avventura e scoperta… quella di luoghi vicini – come le Terme di Vals, dipinte “a puntate” da Damiano Realini e Adriano Heitmann nei numeri 35 e 36 – così come di quelli più lontani.

Oppure incontaminati… Il grande reportage fotografico dedicato al Parco Nazionale Svizzero che arricchisce questa nuova uscita ne è un esempio. Natura (quasi) selvaggia, certamente protetta, lasciata “vivere” e capace di autogestirsi. Liberata, così l’abbiamo voluta titolare. La natura che ammiriamo e alla quale ci sentiamo incondizionatamente legati, ma che maltrattiamo e assecondiamo a fini miopi di (a volte) improbabili bisogni di uno sviluppo che diventa difficile capire. Anche da chi al “benessere” e alla “comodità” non rinuncerebbe per nulla al mondo. La natura, quella che va vista, vissuta e raccontata… viaggiando. Come compiuto da William Least Heat-Moon – i cui straordinari resoconti ricordiamo nelle prossime pagine – tre decenni or sono a bordo di un furgone. Siamo certi che lo scrittore statunitense aveva lo stesso trasognante entusiasmo che ha animato lo spirito degli ideatori della rassegna culturale In auto. Muoversi tra sé e il mondo (per maggiori informazioni rimandiamo al sito www.itemi.ch), che dal prossimo 25 settembre permetterà all’automobile di “evadere” dalla sua prigione naturale, la striscia d’asfalto, per farla volare oltre la nostra quotidianità ed ergerla fra cinema, musica e dibattiti a ritrovato strumento onirico. Di viaggio e di scoperta. Cordialmente, Giancarlo Fornasier


Genitori a distanza 4

I “grandi” Le organizzazioni più grandi hanno abbandonato questo tipo di adozione perché ritenuto troppo oneroso: per gestire il rapporto tra bambino e padrino, e tutto ciò che ne consegue, dovrebbero infatti assumere altro personale amministrativo. Ma i maggiori costi non sono l’unico motivo. L’organizzazione Terre des Hommes (www.tdh.ch) non sostiene l’adozione personalizzata perché vuole evitare un rapporto di dipendenza tra padrino e bambino, e il sostegno a un bambino piuttosto che a un altro. Anche la fondazione Zewo, l’Ufficio centrale svizzero delle organizzazioni di beneficenza (www.zewo.ch) sconsiglia i padrinati nominativi. Le grandi Organizzazioni non governative (Ong) propongono quindi l’adozione di un programma e non di un singolo bambino. Terre des Hommes,

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Agorà

È

sufficiente un franco al giorno per dare un futuro a un bambino africano o indiano. Pochi spiccioli che nel suo paese gli permettono di andare a scuola, di essere curato e protetto da soprusi. In Bangladesh con 30 franchi al mese è possibile nutrire un bambino e garantirgli piccole cure mediche. Con 50 si può acquistare una macchina per cucire a un giovane che vuole lavorare in proprio. Un piccolo contributo che, attraverso le adozioni a distanza o padrinati, dà l’opportunità ai bambini di continuare a vivere nei loro villaggi, in salute, con dignità e nel rispetto dei loro diritti. Le vie per aiutarli sono due: l’adozione personalizzata o il padrinato a favore di un programma. Con la prima si adotta un bambino e si segue la sua crescita attraverso le associazioni che tengono informati i donatori con lettere e fotografie. Il padrinato personalizzato è proposto per lo più dalle piccole organizzazioni che riescono a mantenere un contatto diretto con il bambino tramite i responsabili che vivono sul luogo.

ad esempio, offre tre tipi di padrinati: a favore dell’infanzia in generale, di uno specifico settore – come salute, salvaguardia dei diritti dell’infanzia e protezione dei bambini vittime di conflitti civili o catastrofi naturali – e dei bambini di uno dei Paesi dove l’organizzazione è attiva (Africa, Asia, America latina, Europa e Oriente). Anche l’Unicef offre soltanto padrinati di progetto in Somalia, Burkina Faso, Gambia, India, Ruanda, Bolivia, Brasile e Bhutan e contro la poliomelite. Al contrario, Caritas ha interrotto l’attività di padrinato, ma continua a sostenere progetti di sviluppo in diversi Paesi. Questo genere di adozioni a distanza, seppure sia il più diffuso, è visto ancora con un certo scetticismo da parte di alcuni donatori, in particolare di chi ha dei figli. “Probabilmente perché preferiscono avere un rapporto diretto con il bambino adottato – sostiene Lorena Peitrequin, segretaria del Gruppo di lavoro ticinese di Terre des Hommes, che nel 2007 contava 700 padrinati –. Il fatto di vederlo in fotografia e leggere le sue lettere è anche un modo per verificare il buon uso del loro contributo. E quindi si fidano di più. Ma anche nei nostri padrinati il donatore può scegliere, con tutte le garanzie del caso, il programma, il paese che desidera sostenere, l’importo e i termini del pagamento”.

I “piccoli” Tra le piccole associazioni della Svizzera italiana che propongono il padrinato personalizzato c’è l’Opera missionaria padre Giovanni Bosco Yilirwahandi attiva dal 1995 in Ruanda. Ha la sua sede a Roveredo, nei

Grigioni. Oltre a progetti come il sostegno a due centri disabili e a una cooperativa indigena impegnata nell’allevamento di bestiame bovino, aiuta i bambini orfani e le famiglie povere attraverso le adozioni a distanza (attualmente i padrinati sono circa 300). “Le persone preferiscono il padrinato personalizzato perché possono vedere il bambino e chiamarlo per nome – afferma

la presidente Anna Maria Bertossa –. I nostri gruppi attivi in Ruanda sono piccoli e sono seguiti da indigeni che noi conosciamo personalmente. I capigruppo si occupano dei padrinati, gestiscono quindi i soldi delle donazioni e fanno in modo che i bambini abbiano le cure mediche necessarie. E si preoccupano di verificare eventuali cambiamenti nella loro vita, come un nuovo


distanza a o n g e t s o s l mbino o i a b n futuro u i n d u e e r n i o t i n z a o r d L’a o ga miglie n a o f s e s t o l o p a m a m m M di un progra ne dei paesi più poveri. convinte o ” i o z t a t l e o r p i o d p o t a all l “contat tributi i n r o e c p o a r r o l o c i e n optano a buon uso d l i e r a l l o r t n di meglio co www.fosit.ch sono elencati tutti i membri). Per farne parte, infatti, le associazioni devono prima di tutto ottenere dal Cantone la dichiarazione di pubblica utilità. La Fosit ha poi il compito di verificare i loro conti annuali, che devono riportare la provenienza e l’utilizzo dei mezzi finanziari ed essere accessibili al pubblico. Inoltre, si fa promotrice della qualità istituzionale e operativa delle Ong e facilita formazione e scambio di esperienze fra i membri.

I “privati”

scorso anno uno di loro, grazie a una borsa di studio ricevuta per gli ottimi voti a scuola, ha intrapreso gli studi universitari negli Stati Uniti. Le Ong ticinesi attive nei Paesi più poveri del mondo sono molte e non è semplice sceglierne una per l’adozione. Oltre una sessantina è iscritta alla Fosit, la Federazione delle organizzazioni non governative della Svizzera italiana. L’iscrizione alla Federazione dovrebbe quindi essere una garanzia del loro buon operato (sul sito

Agorà

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» di Antonella Sicurello; illustrazione di Danila Cannizzaro

lavoro o un matrimonio”. Le spese di gestione sono quindi ridotte ai minimi termini, “e questo perché siamo una piccola associazione. Possiamo quindi gestire personalmente le adozioni di singoli bambini, chiedendo ai padrini e alle madrine 30 franchi al mese e un impegno per un anno. Non possiamo però imitare le grandi associazioni, che realizzano progetti per costruire ospedali e scuole. Noi ci limitiamo a

sostenere quelli più piccoli che ci propongono i ruandesi”. Con i bambini non si ha, comunque, un rapporto frequente: “Le loro foto ci giungono ogni due o tre anni – ammette Bertossa –. Ma parecchie madri non si accontentano di vederli in fotografia e di leggere le loro lettere: prendono vacanza e si recano in Ruanda, anche se il viaggio è molto costoso. Io faccio lo stesso ogni due anni”. L’associazione sostiene i ragazzi fino ai 20 anni: lo

Le adozioni a distanza non sono però soltanto appannaggio delle associazioni. Anche i privati raccolgono fondi per sostenere progetti nei Paesi più in difficoltà. Come lo scultore Enrico Sala di Salorino, considerato un vero filantropo – sul suo sito, www.salaenrico. ch, spiega la sua esperienza e i progetti realizzati –. Il suo viaggio in Cambogia nel 1994 lo colpì a tal punto da indurlo a intervenire per alleviare le sofferenze della popolazione dopo il genocidio di Pol-Pot: in questi anni, grazie alla vendita delle sue sculture, ai numerosi donatori e al sostegno dell’associazione Amici di Padre Mantovani, ha realizzato centinaia di pozzi, scuole, centri medici e distribuito riso. Le offerte per i padrinati personalizzati sono consegnate direttamente alle famiglie con bambini in età scolare: servono infatti a pagare le spese legate all’istruzione. Riuscireste a immaginare un aiuto più diretto e concreto?


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Libri

Claudio Sessa Il marziano del jazz. Vita e musica di Eric Dolphy Luciano Vanni Editore, 2006 Il volume ripercorre la vicenda umana e musicale di Dolphy, ricostruita partendo dall’attenta analisi dei suoi lavori discografici.

solo, del duo, nonché il gusto per impasti strumentali inusitati – oltre ai già citati duetti ricordiamo la formazione di “Out there” con Ron Carter al violoncello, George Duvivier al contrabbasso e Roy Haynes alla batteria, quella di “Out to Lunch” e le orchestrazioni per “Africa Brass” di Coltrane –. Tutti temi che segneranno la ricerca musicale degli anni a venire. Non dimentichiamo poi che fu un precursore anche nel campo del confronto fra il jazz e le musiche “altre”, come quella colta contemporanea o le tradizioni etniche, di cui troviamo traccia ad esempio nei due album Vintage (GM Recordings, 1962) e Other Aspects (Blue Note, 1960). In “Out to Lunch” – spesso considerato il suo capolavoro – Dolphy guida un quintetto dalla sonorità particolare e affascinante. Con lui ci sono Freddie Hubbard alla tromba, Bobby Hutcherson al vibrafono, Richard Davis al contrabbasso e Tony Williams alla batteria. Il piatto è ricco e sconvolgente se si pensa che tutto ciò è avvenuto in meno di sette anni, dalle prime registrazioni con Chico Hamilton nel 1958 alla morte – avvenuta in Europa per un attacco diabetico non diagnosticato e purtroppo scambiato per un’overdose – nel 1964. Nonostante il diffuso apprezzamento testimoniato anche da studi, pubblicazioni e convegni, pare che ancora oggi, senza vergogna, qualcuno “Quando ascolti la musica, dopo che l’hai provi ad affermare che terminata, che è stata suonata e trasmessa, “Dolphy è un bluff”. In non potrai mai più riprenderla” (E. Dolphy) particolare, musicisti e insegnanti che, invece Together” e “Come Sunday” di aprire la mente e l’animo – i loro e quelli in duo con il contrabbasso di di coloro che li frequentano –, si chiudono Richard Davis. Nella sua munell’orticello del comodo, dell’utile e del sica troviamo una profonda conosciuto. Non ci resta che rispondere a indagine armonica e melodicostoro con le parole tratte dall’Octologo di ca, una lucida e ricca libertà Giacinto Scelsi. L’ultimo dei suoi ammoniritmica, un’inesauribile ricermenti dice: “Non sminuite il senso di ciò che ca timbrica, l’esplorazione del non comprendete”.

» di Giancarlo Locatelli

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permesso e dove lo portava la sua natura di vorace curioso della musica e dei suoni. Se qualcuno volesse mettere in discussione Dolphy dovrebbe allo stesso tempo scontrarsi con l’apprezzamento e la fiducia accordatagli a più riprese da capi orchestra del calibro di Charles Mingus o John Coltrane. Dal punto di vista del suono, uno dei punti cardine nella valutazione di ogni musicista, Dolphy non teme confronti. La sonorità dei suoi strumenti (sax contralto, clarinetto basso e flauto) è così personale e indissolubilmente legata al linguaggio che utilizzava, che la sua voce si staglia come una meteora nel firmamento dei grandi della musica. Famose sono le sue versioni in completa solitudine di noti standard, “God bless the Child” al clarinetto basso e “Love me” al sax contralto. Forse meno conosciuti ma altrettanto suggestivi “Alone

Out to Lunch Registrato il 25 febbraio 1964, è il “testamento” musicale del polistrumentista americano. Musica del futuro, ancora oggi sorprendentemente attuale.

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Arti

Davanti a fenomeni che chiaramente ci sfuggono, bisognerebbe sempre, senza vergogna, essere capaci di dichiarare la propria inferiorità, inginocchiarsi e ringraziare il Cielo che di tanto in tanto ci regala persone o avvenimenti che scuotono le fondamenta delle nostre certezze. Eric Dolphy (1928–1964) nella sua breve, intensa, umile e pacata esistenza ha spesso – e sempre soltanto con la sua musica – sconcertato. Partendo da Charlie Parker si può dire che ne abbia assimilato ed esteso il linguaggio dandone una personalissima interpretazione, caratterizzata da un fraseggio spigoloso, ampi salti di registro e un utilizzo di armonie ai limiti della tonalità. L’elenco dei musicisti con cui ha collaborato comprende Chico Hamilton, Oliver Nelson, Mal Waldron, Ornette Coleman, George Russell, Gunther Schuller, Max Roach, Andrew Hill, John Lewis, Gil Evans, Charles Mingus e John Coltrane. Fra questi ci sono esponenti dell’avanguardia di allora, ricercatori di nuove strade ma anche figure più tradizionali. Con tutti Dolphy ha dimostrato di sapersi adattare alle esigenze della musica proposta, suonando in modo più canonico dove era necessario e spingendosi a forzare ogni limite musicale nelle situazioni dove ciò gli veniva

La musica che fugge

Eric Dolphy dal retro della copertina di Iron Man (1963)

Dischi


Onora il padre e la madre Regia di Sidney Lumet Con: Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke, Albert Finney, Marisa Tomei Produzione: Linsefilm (USA, 2007)

Abbiamo visto per voi Due fratelli, apparentemente

molto diversi. Il maggiore, Andy (Philip Seymour Hoffman), ha l’aria di un uomo di successo: lavoro redditizio, una grande casa e una bella moglie, Gina (Marisa Tomei). Hank (Ethan Hawke) – il fratello minore – è uno squattrinato, succube della vita e delle persone, invischiato in una relazione con la moglie del fratello. Improvvisamente si ritrovano uniti dal bisogno di denaro. Andy ha sottratto molto soldi alla sua società e propone a Hank una rapina: l’obbiettivo è la modesta gioielleria dei genitori. Un bottino facile, all’apparenza. Hank ingaggia per il “colpo” un delinquentello… ma tutto va storto, tanto che durante la rapina

ci “rimangono secchi” il rapinatore e la madre dei protagonisti. Non rimane che correre in ospedale per consolare il padre Charles (Albert Finney), attendere il funerale e riprendere la solita vita. Impossibile: Charles vuole scoprire chi sono i complici del rapinatore ucciso, mentre Hank e Andy hanno ancora bisogno di soldi, la madre sulla coscienza, gli amici del rapinatore morto che li ricattano. La via per loro è segnata e non è previsto alcun lieto fine in questa vicenda, anzi... Con questa pellicola, il grande Sidney Lumet, classe 1924, autore che in cinquant’anni di carriera ci ha regalato capolavori come La parola ai giurati, Serpico e Quinto potere, ci accompagna in un viaggio

Voi l’amate, noi ve l’assicuriamo.

che dipinge un’America lontana anni luce dai lustrini di Hollywood, così come dalle griffe e dai cocktail di Sex and the city. Lo fa con una regia priva di fronzoli, scarna, essenziale, utilizzando i frequenti flashback per presentarci la visione individuale dei protagonisti: i loro pensieri, le loro ansie, le loro frustrazioni, la loro disperazione. Il quadro finale è quello di un paese grigio e livido, dove le leggi umane e divine non contano più: non si onorano più né padri né madri e legami, affetti, famiglia sono diventate parole prive di significato, così come società, giustizia e civiltà. E quello che rimane è un’umanità che pare avere perduto per sempre la via per tornare al paradiso perduto.

» di Roberto Roveda

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Franco Nanetti Assertività Pendragon, 2005 Un manuale “di fomazione integrata” che si fonda sull’idea che il soggetto può compiere scelte coerenti con i propri valori, superando momenti di crisi e conflitti relazionali.

Film

In&Out Film di Frank Oz del 1997 con Tom Selleck, Matt Dillon, Debbie Reynolds, Kevin Kline. La dimostrazione che essere assertivi significa, a volte, dover andare contro le convenzioni sociali. Se poi la posta in gioco è la propria felicità…

Se l’aggressivo chiede favori e privilegi, abusa dei propri diritti, svaluta – con offese dirette, battute sarcastiche, ignorando i meriti altrui, ridicolizzando –, l’assertivo non svaluta, non subisce, non si nasconde, ma in modo diretto e spontaneo dice ciò che pensa ed esprime, al momento opportuno, i propri sentimenti: “Quando ti comporti in questo modo, mi sento…”. Ci si può esercitare all’assertività, che è prerogativa di chi possiede una sana autostima, e che dalla prima ne è alimentata. Per fare ciò è necessario innanzitutto diventare consapevoli di se stessi – in generale agisco in maniera passiva, assertiva o aggressiva? – ed essere in contatto con le proprie emozioni e con i propri desideri. Ci si dia quindi del tempo per sentire, pensare e decidere. È necessario esprimere in modo chiaro e sincero i propri sentimenti (“Mi sento felice/ provo disagio quando…”), compiere scelte in sintonia col proprio sistema di valori, anche “Nessun uomo è libero se non è padrone di se ciò può comportare se stesso” (Epitteto). Aggressività ovvero cambiamenti difficili o che vanno contro il colpevolizzare; assertività ovvero responsa- pensare comune. bilizzare. Perché una critica ben formulata Dal punto di vista coaiuta sia il colpevole sia il suo giudice municativo è invece importante cercare di dice ciò che pensa, in maniediventare consapevoli delle proprie modalità ra da mai svalutare l’altro. È ponendosi delle domande: ad esempio, come disponibile alla negoziazione si tende a formulare le proprie critiche e quali e al compromesso, senza per reazioni suscitano. E trovare il piacere al conquesto dover rinunciare a fronto delle idee, all’approfondimento delle farsi valere e alla propria diargomentazioni, eliminando ogni violenza gnità. “Capisco il tuo punto autoritaria e coercitiva nell’affermazione di di vista, ma... io la penso in un qualsiasi contenuto, la cui validità va dimoaltro modo”. strata e difesa. Mai imposta.

» di Samantha Dresti; illustrazione di Micha Dalcol

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esempio, due possibili risposte che il datore di lavoro dà al collaboratore che non ha svolto correttamente i suoi compiti assegnatigli, creando confusione: “Lei non sta organizzando bene il suo lavoro”; “Desidero che lei pianifichi con precisione la giornata, in modo da portare a termine i compiti richiesti”. Se la prima risposta è colpevolizzante, la seconda è assertiva, responsabilizzante. Il collaboratore non si sentirà svalutato nella sua persona e la critica gli sarà d’aiuto per migliorarsi. Se l’aggressivo è in grado di dire cosa pensa e cosa vuole, ma a scapito dei diritti e dei sentimenti altrui, l’assertivo

La violenza del debole

spesso avuto la sensazione che si tenda erroneamente a confondere, nella pratica della comunicazione privata e pubblica – pensiamo solo a certi dibattiti Media diffusi dal piccolo schermo – assertività con aggressività. Questo perché i nostri modelli sociali mostrano un certo qual consenso verso l’aggressività, sinonimo di “carattere”, di “personalità forte”. Ma dove stanno i limiti tra le due posizioni? Il comportamento assertivo trova il punto d’equilibrio tra l’atteggiamento passivo da una parte e quello aggressivo dall’altra. La persona assertiva compie scelte coerenti con i propri valori, col proprio Io più profondo, con la propria natura. In quale modo? Considera importanti esigenze, diritti, bisogni e desideri personali e cerca di soddisfarli, facendo però in modo che gli interessi non vadano a intaccare i diritti e i bisogni degli altri. Lo stile aggressivo è, invece, caratterizzato da comportamenti di dominio, prevaricazione e svalutazione, spesso corroborato da espressioni assolute come “sempre”, “mai”, “assolutamente” (“Sei sempre il solito…!”). Vediamo, quale

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Ho

Libri


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Abbiamo letto per voi vecchie cartine stradali d’America, le strade principali erano segnate in rosso e quelle secondarie in blu. Adesso i colori sono cambiati, ma subito prima dell’alba e subito dopo il tramonto – brevi istanti, né giorno né notte – le vecchie strade restituiscono al cielo un poco del suo colore, assumendo a loro volta un’arcana tonalità blu. È l’ora in cui le strade blu hanno un fascino intenso, e sono aperte, invitanti, enigmatiche: uno spazio dove l’uomo può perdersi.

William Least Heat-Moon Strade Blu. Un viaggio dentro l’America (Einaudi, 1988) Prateria. Una mappa in profondità (Einaudi, 1996) Nikawa. Diario di bordo di una navigazione attraverso l’America (Einaudi, 2000) Roads to Quoz. An American Mosey (Little, Brown and Company, 2008)

Sono trascorsi più di trent’anni dal quel lontano 1978. Un furgone ribatezzato Ghost Dancing (Danza degli Spiriti) si metteva in moto e iniziava un viaggio lungo 13.000 miglia attraverso gli Stati Uniti. Mesi e mesi sull’asfalto, puntigliosamente evitando di imboccare qualsivoglia autostrada a scorrimento “troppo” veloce, per scelta non sua ma di chi stava alla guida. Quel viaggio, sinonimo di riconquista di sé e liberazione, diverrà quattro anni più tardi uno straordinario on the road, introspettivo e commovente dal titolo Blue Highways: A Journey Into America. Ma soprattutto un percorso iniziatico verso la rinascita,

dopo una dolorosa separazione dalla moglie. Pubblicato in italiano un decennio più tardi come Strade Blu, diverrà nel breve volgere di pochi mesi un classico della letteratura contemporanea. E il primo involontario capitolo di una straordinaria trilogia sul viaggio. Colpevole del misfatto William Trogdon (classe 1940), ex insegnate di inglese dell’Univesità del Missouri, lontano portatore di sangue nativo e per questo ribatezzatosi a sua volta William Least Heat-Moon. Il viaggio… Nel 1991 l’autore si immergerà in una nuova straordinaria avventura, questa volta fisicamente tanto introspettiva da trovare il suo terreno ideale in una piccola contea del Kansas – la Chase County, poche migliaia di abitanti a sud della Statale 50 –; Prateria. Una mappa in profondità (PrairyErth. A deep Map) fugava ogni dubbio sulle capacità narrative di Least Heat-Moon, in grado di dedicare centinaia di pagine a un fazzoletto di terreno, sezionato, per scoprirne profumi, morfologia e colori. Il volume sarà un’esplosione incontrollata di curiosità, divagazioni storiche, umanità e spiritualità, riprendendo una tessitura già

presente nel primo “capitolo” dell’ipotetico terzetto, tutto caratterizzato da un’emotiva calma interiore. La stessa che lo porterà a pubblicare nel 1999 Nikawa – nella lingua osage degli indiani d’America “Cavalla di Fiume”; nel libro il nome di una piccola imbarcazione –. Dalle strade, alla terra e ora sull’acqua: Nikawa diverrà il diario di un viaggio, una traversata del Nord America lungo vie d’acqua, canali, laghi e fiumi. Un percorso naturalmente lentissimo nelle “vene” di un paese dove le mappe sono ancora estremamente necessarie se si sente la necessità di saper dove ci si trova… PS: A distanza di tre decenni, Least Heat-Moon è ritornato sulla strada: è di imminente pubblicazione Roads to Quoz. An American Mosey, un poetico e divertente resoconto di alcuni brevi viaggi nelle più sconociute città statunitensi. La chiusura di un cerchio, lo stesso viaggio circolare che in Strade Blu lo aveva fatto partire e arrivare a Columbia, la cittadina del Missouri dove aveva iniziato la sua “rinascita”. Buon viaggio William. Mi auguro tu ti possa perdere…

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» di Giancarlo Fornasier

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M. Völken et al. Escursioni tra Gottardo e Generoso CAS, 2004 Guida che propone escursioni attraverso le Alpi Ticinesi. 50 tappe giornaliere con cartine, profili altimetrici, informazioni turistiche, contributi illustrati di carattere storico, culturale e naturalistico.

ranza di vita ha superato abbondantemente i settant’anni è anche merito di questi elettrodomestici – ricordo che un premio Nobel per la medicina, in un’intervista, dichiarava che, più delle vaccinazioni, ha fatto l’acqua corrente in ogni casa –. Si sta meglio adesso di cent’anni or sono, anche se non sono pronto a scommettere che tra cent’anni si starà meglio di adesso… Guardando quel che resta del ghiacciaio della Val Pontirone, tuttavia, anche un sostenitore della tecnologia e del progresso come me non può non pensare che qualcosa è stato “perduto” strada facendo… L’armonia tra uomo e natura? Forse, ma temo sia soprattutto il buon senso a essersi perso chissà dove. Conosco molte persone che d’estate regolano l’aria condizionata a 18 gradi, mentre d’inverno impostano il riscaldamento a 25: il freddo inverno diventa così più caldo della calda estate. Nella stagione invernale spendiamo soldi ed energia, da una parte, per riscaldare la casa; dall’altra, con il frigorifero, raffreddiaOsservare i cambiamenti climatici non mo quello che abbiamo è un’impresa per sole “grandi menti”. È precedentemente riscalsufficiente una passeggiata sulle nostre dato. Le automobili – e montagne, una discreta memoria visiva e questo vale anche per le quattro chiacchiere con chi in montagna piccole utilitarie – pesano più delle persone ci vive che vi possono salire: condizionata – d’estate – e più che i passeggeri, trasportano loro stesse. del riscaldamento – d’inverLa soluzione non credo sia diventare luddisti no – senza dimenticare il fore distruggere le auto: così come il problema no, il computer, il televisore non è la tecnologia ma il suo utilizzo, il suo e, soprattutto, l’automobile. abuso e, soprattutto, il suo uso stupido. Sarà Nessuna nostalgia: la vita è forse una considerazione banale ma, come sicuramente migliorata grazie sempre, sono le banalità quelle che vanno alla tecnologia, e se oggi la spepuntualmente ricordate.

» di Ivo Silvestro

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tualmente trovi qualche ponte ricostruito e la strada spostata qualche metro più in là. Le nostre montagne cambiano. È sempre stato così, in fondo: le frane non sono certo una novità. Eppure, rimane l’impressione di un’accelerazione del fenomeno: i mutamenti lenti e graduali sono adesso veloci e improvvisi. Il ghiaccio non dobbiamo più “rubarlo” alla natura: basta aprire il frigorifero. Un elettrodomestico che, fino a non molto tempo fa, usava il freon, uno dei gas responsabili del buco nell’ozono, e che ancora oggi consuma notevoli quantità di energia elettrica. Al consumo del frigorifero vanno aggiunti quelli dell’aria

Bjorn Lomborg Stiamo freschi Mondadori, 2007 Già autore de L’ambientalista scettico (2001), il “negazionista” del cambiamento climatico si dedica in questo volume al riscaldamento globale, illustrandone debolezze ed esagerazioni.

»

Società

La prima volta che mi recai in Val Pontirone, sopra Biasca, avevo poco più di dieci anni. I miei occhi di bambino ricordano l’enorme ghiacciaio che occupava gran parte della montagna. Poche settimane fa vi ho fatto ritorno per una breve gita e, mentre mi inerpicavo lungo il sentiero, i miei occhi di adulto non hanno trovato che un piccolo cumulo di ghiaccio e neve rintanato nelle zone più in ombra della montagna. Certo, la memoria sicuramente inganna e ingigantisce il ricordo di quella lingua di ghiaccio, che forse così grossa come la vedevo da bambino non è mai stata. I racconti di alcuni vecchi del posto, tuttavia, confermano la mia impressione. Si racconta, chissà se è vero, di come, fino alla Prima guerra mondiale, dal Ghiacciaio di Basso (così si chiama) si staccavano dei blocchi di ghiaccio che poi, tramite un lungo scivolo di legno, arrivavano a fondovalle e in seguito a Biasca, dove attraverso la ferrovia raggiungevano Milano e Torino. Il ghiacciaio non esiste praticamente più; in compenso, si hanno frane e smottamenti che ogni anno cambiano la fisionomia della valle. Pun-

Quel debole ghiaccio…

Resistere, resistere, resistere! (fotogramma tratto dal film d’animazione L’era glaciale, 2002)

Libri


Per far germogliare l’appetito.

Idee Betty Bossi. Per idee sempre fresche.


Il peso alla gola

Film

Super Size Me Film-documento statunitense del 2004 scritto e diretto da Morgan Spurlock. Per 30 giorni il protagonista ha mangiato solamente cibo della più nota catena mondiale di fast-food guadagnando 11 chili, vari danni al fegato e un Oscar…

» di Ivo Silvestro, illustrazione di Mimmo Mendicino

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C. Cannella et al. I miti dell’alimentazione TEA, 1999 I due autori passano in rassegna numerose leggende, antiche e moderne, sul cibo: dalla vitamina C alla dieta macrobiotica. Un testo utilissimo per meglio capire che cosa mangiamo.

Come spesso capita quando da chi indugia sui piaceri del Oggi potrebbe accadere il contrario: ben il lavoro è molto e il tempo cibo, mangiando con ingordivenga un ospite improvviso in più, così si poco, anche oggi la pausa gia e in abbondanza. Non cermangia un po’ meno e non si hanno problepranzo non è stata né “pausa” to da chi mangia unicamente mi a mantenere la famigerata “linea”. né “pranzo”: si è continuato per nutrirsi. Per i francofoni la Al problema della scarsa quantità si è sostitua lavorare ininterrottamen- faccenda è ancora più espliciito quello della scarsa qualità: tra merendine te, mangiando un trancio di ta: il peccato di gola prende il ricche di grassi, bibite gassate e zuccherate, pizza intorno alle tre del po- nome di gourmandise, termine additivi e conservanti vari, mangiare sano meriggio. O forse sarebbe più che richiama le raffinatezze – qualsiasi cosa questo significhi – diventa corretto dire “trangugiando dell’arte culinaria. impresa veramente difficile. Il vizio, oggi, un trancio di pizza”, perché il Si potrebbe liquidare la “facnon è più dedicare troppa attenzione a quel sapore di quel trancio, in tut- cenda” accusandomi di essere che si mangia, ma il contrario: mangiare ta onestà, non me lo ricordo un edonista o un epicureo, quello che capita, incuranti degli ingredienti, proprio. Per fortuna questa uno che bada solo al piadella loro qualità e varietà. sera avrò modo di rifarmi: cere… In poche parole, un Mangiamo male e, soprattutto, siamo abifinito di lavorare raggiungerò peccatore. tuati a farlo: il consumo di frutta e verdura mia moglie sulla costa ligure Voglio tuttavia provare a reè tragicamente inferiore alle quantità race concluderò la giornata con spingere l’accusa. Il mondo è comandate dall’Organizzazione mondiale una ottima cena a base di pe- cambiato non poco da quanper la sanità. E intanto si diffondono miti sce fresco: un’orata al forno o, do, secoli fa, i sette vizi o e leggende alimentari privi di consistenza se siamo fortunati un pregiato peccati capitali vennero codiscientifica, abbondano le diete miracolose morone. Il tutto, ovviamente, ficati dai Padri della Chiesa. che, con fervore quasi religioso e in baaccompagnato da un buon se a misteriosi criteri, vino e seguito da un sorbetto La gola, uno dei sette vizi capitali. Mangiare proibiscono alcuni alial limone. non per un bisogno fisiologico, ma per il pia- menti e ne consigliaDomani, ne sono certo, mi no caldamente altri. sentirò in colpa per il fret- cere del gusto e delle raffinatezze culinarie. Ovunque troviamo citoloso pranzo, non sicura- Anche quando tutto è “leggero” bi light: magari contenmente per la prelibata cena gono il dieci per cento che attendo con impazienza. Il problema del cibo non è più di grasso in meno, ma ne mangiamo in più, Eppure, secondo la morale la scarsità. Nei Promessi Sposi, perché “tanto è leggero”. tradizionale, dovrebbe essere Renzo invita un amico in Quando – spero tra molto tempo – mi il contrario: il peccato di gola osteria. Alessandro Manzoni troverò al cospetto di San Pietro che, con è uno dei vizi capitali o mor- osserva che i figli accolgono implacabile precisione, mi elencherà le mie tali, ossia i peccati più gravi, con soddisfazione questo inmalefatte, proverò a difendermi come sopra di quelli che portano all’eter- vito: un commensale in meno dall’accusa di essere goloso. Spero di saper na dannazione, e commesso significa più cibo per gli altri. fare buona opera di persuasione…

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Salute

Libri


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Il Ticino e i suoi fotografi Pino Brioschi

Fotografia

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Sempre alla ricerca dei segreti della vita, Pino Brioschi si accorge che per ottenere di più è necessario togliere. Una filosofia che cerca di applicare anche alla composizione delle sue immagini. Nato a Bellinzona nel 1946, Brioschi lavora nel campo della fotografia promozionale e divulgativa, dedicandosi ai soggetti più diversi, dall’architettura al ritratto, dagli oggetti d’arte al paesaggio. Nella foto: dettaglio di una casa unifamiliare a Pregassona. Architetto Martino Pedrozzi


» testo di Samantha Dresti; fotografia di Adriano Heitmann

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professionisti: il sottoscritto, un mio collega… e forse altri due appassionati in Svizzera interna che, però, svolgono questa attività nei fine settimana, mentre noi lavoriamo tutti i giorni con questi straordinari animali. In Germania, in Austria, in Francia, invece, vi sono diverse falconerie e molti professionisti. Lo so perché, dopo l’apprendistato, ho lavorato in questi paesi… a Salisburgo e poi a Klagenfurt. Ma anche in Italia, a Venezia. Solo in seguito ho dato inizio alla mia attività; mi sembrava giunto il momento, quindi sono tornato in Ticino e ho iniziato a cercare un luogo adatto. Non è stato affatto facile. Per Tenace e idealista, ha realizzato il sogno cominciare ho scovato uno spazio a Carona ma, in seguito coltivato fin dall’infanzia: la falconeria. a problemi di varia natura, ci Una passione “annunciata” e segnata da siamo trasferiti a Locarno. La trafila burocratica è stata lunga, un viaggio in terra senese ma ora siamo contenti, anche ancora qualche giorno. Quese abbiamo ancora molto da portare a termisto mi ha permesso di poter ne. Inizialmente, qualche persona che abita osservare gli altri rapaci del da queste parti temeva per i propri animali falconiere. Così è nata la mia domestici a causa delle aquile e dei falchi… passione: ho iniziato a raccoma fin da subito hanno capito che non dogliere informazioni, a leggere vevano avere timore… Pensate che persino le testi sul tema, fino a quando, tortorelle vengono da queste parti a cercare raggiunti i diciassette anni, l’acqua, perché sanno bene che le aquile non sono partito per la Germania andranno a prenderle! e ho iniziato l’apprendistato Mi interesso anche alla parte storica e culturale di falconiere. Non è stato facile che sta a monte della falconeria e cerco di far spiegare ai miei genitori che capire, soprattutto ai più piccoli, le carattericosa volevo intraprendere. Si, stiche e l’indole che hanno i vari rapaci. Un è stato complicato, ma era un ragazzo poco fa mi ha chiesto perché le aquile fuoco che avevo dentro… In hanno il becco “in giù”… un’occasione per pratica ho dovuto sostenere spiegargli che il loro becco a uncino è indil’esame federale di caccia e poi spensabile per cacciare e poi strappare la carne l’esame di falconeria e iniziadelle prede. Molti mi chiedono informazioni re l’iter formativo, partendo sull’avvoltoio, che non sempre gode di buona da lavori semplici come, ad fama, ma è un animale intelligente e dalla esempio, pulire le voliere e, memoria incredibile. Si nutre di carogne… più tardi, ho iniziato a fare se l’aquila dovesse mangiare ciò che mangia volare i rapaci. Nel frattempo l’avvoltoio si ammalerebbe. Nelle nostre rapapprendevo i loro nomi in latipresentazioni con i rapaci l’aspetto teatrale, la no, fino ad ottenere il brevetto messa in scena, ha un ruolo rilevante. Ma la da falconiere. Ho sempre avuto cosa in assoluto più importante è il rapporto il vantaggio che, quando una con l’animale. Il rapace ha qualcosa di diretto, cosa mi piace, entro in un mio di forte, è un predatore e non è preda, e allo mondo… se da apprendista stesso tempo è sincero. Quando osserva vede incontravo delle difficoltà o come attraverso un binocolo: vede te e anche avevo dei momenti di crisi, mi il piccolo topolino che si sta muovendo, è bastava starmene un’oretta sul incredibile! prato con il mio rapace sul puPensate che quando avevo sette anni, senza gno e mi riprendevo, ritrovavo ancora aver mai avuto contatto con la falcole forze. La passione e l’amore neria, avevo disegnato un uomo con una pipa sono in grado di ricarti! e con un falco sul pugno! C’è chi nasce col In Svizzera ci sono pochi pollice verde… io ho quello di piume…

Pio Nesa

Vitae

a mia giornata inizia controllando i rapaci, subito, la mattina, e in seguito organizzando la giornata: ci sono i lavori di giardinaggio e soprattutto la preparazione degli uccelli per il volo. Con un collega decidiamo che cosa e come procedere per ottenere sempre nuovi risultati durante le rappresentazioni, perché vogliamo di volta in volta presentare sempre piccole novità. Oggi, ad esempio, c’era il Falco Pellegrino, nuovo nel programma che presentiamo, quindi eravamo tesi… ma questo è parte integrante della falconeria. Il rapace è libero di esprimersi: se non vuole tornare sul guanto non lo fa… Anche se il falconiere chiama, non vi è la certezza che tutto proceda come da programma. Il rapace è pur sempre un animale selvatico. Io ho un bel rapporto con la natura: mi è sempre piaciuta la pesca, passeggiare in montagna e lavorare nel bosco. La mia passione per la falconeria è nata all’età di dodici anni: mi sono recato con i miei genitori in Italia, a Siena, ad assistere a una rappresentazione all’Abbazia di San Galgano. In realtà lo spettacolo era già terminato quando siamo arrivati, ma ho potuto vedere il falconiere che si stava preparando per il volo del suo Falco Pellegrino, e così ho chiesto di poter andare con lui… Malgrado fosse stanco dalla giornata di lavoro, ha accettato entusiasta. Ci avviammo fra i campi di frumento e poi fece partire il falco che, lentamente, cominciò a salire sempre più in alto. Saliva… sino a diventare ai miei occhi un puntino tanto piccolo da non non vederlo quasi più. Poi il falconiere mi disse “attenzione ora”, estrasse il logoro – strumento di cuoio che simula la preda, ndr. – e l’uccello ritornò giù, in picchiata. Ero così impressionato che durante tutta la discesa del falco mi vennero i brividi. Un evento che mi ha molto segnato. Il nostro soggiorno a Siena stava per terminare, ma ho insistito con i miei genitori per rimanere

»

L


Zona del Piz dal Fuorn vista dall’Alp Grimmels

Reportage

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La natura liberata Il Parco Nazionale Svizzero

0a natura è la sostanza di quelle cose che hanno un principio di movimento in se stesse Così scriveva Aristotele nella Metafisica. Parole che sembrano aver ispirato la centenaria fondazione, nel cuore delle Alpi, del Parco Nazionale Svizzero. Un ambiente unico al mondo, nel quale l’uomo è estromesso e a dominare sono i soli fenomeni naturali. Esattamente come accadeva 5000 anni or sono testo di Fabio Martini fotografie di Peter Keller




Pagine 42– 43: Val dal Botsch, God da Chamnuotsch; conseguenze di una valanga caduta durante lo scorso inverno Sotto: Margunet; flora alpina selvatica a quota 2300 metri in un paesaggio non toccato dall’uomo dal 1914

Reportage

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Natura Intesa come espressione di un vitalismo panteistico, misterioso e immanente alla materia oppure, all’opposto, come macchina, frutto di una sostanza tutta matematica, leggibile solo attraverso la lente infallibile del metodo sperimentale, la “natura” ha da sempre rappresentato uno dei temi centrali nello sviluppo del pensiero occidentale. Complemento dello Spirito nella rappresentazione dell’Assoluto ma anche “veste vivente della divinità”, secondo la lettura romantica di Goethe, essa è da sempre oggetto dell’indagine dell’uomo, nel suo ruolo di essere pensante e dominante. Una ricerca che ha preso forme e percorsi diversi: dalla visione mistica e religiosa, all’analisi filosofica e scientifica. Ma con la dissoluzione di un pensiero filosofico autonomo e l’affinarsi dei metodi di indagine, la natura sembra aver perso la sua unitarietà: parcellizzata dal moltiplicarsi delle discipline scientifiche, sfruttata da una “tecnica” implacabile – ma

ad essa sostanzialmente debitrice –, la natura ha raggiunto nella sua attuale percezione collettiva tratti di paradossalità. Al suo sistematico scempio è andata infatti contrapponendosi un’azione di conservazione e tutela, che ha trovato nel concetto di “ecologia” la sua più ampia forma letterale e teorico-pratica.

Un’idea di “parco” Nel tentativo di preservare i beni naturali, alterati e distrutti in nome del progresso e del profitto, l’umanità – almeno nella sua componente più sensibile e responsabile – ha dato vita a una serie di tentativi di vera e propria “resistenza”. L’idea di “parco naturale” rientra fra questi. Un termine abusato e il più delle volte utilizzato nel tentativo di arginare e limitare, attraverso protocolli normativi più o meno flessibi-


God dal Fuorn, bosco nella zona di Il Fuorn; albero abbattuto dalle forze della natura

Reportage

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li, il processo di degrado dell’ambiente naturale – pensiamo in tal senso a parchi a noi prossimi, più virtuali che reali, come ad esempio quelli delle Groane e dell’Adda. Ma quanto è accaduto in Svizzera all’inizio del secolo scorso e precisamente il 1. agosto 1914 – in un momento tragico per il resto dell’Europa, a causa dell’inizio della Prima guerra mondiale – rappresenta un caso singolare e unico al mondo. Con la creazione del primo Parco Nazionale delle Alpi e dell’Europa centrale, in considerevole anticipo su iniziative analoghe, si poneva una pietra miliare nella storia della protezione della natura. All’interno di un’area di 172 km² situata in Engadina, nel canton Grigioni, nel territorio dei comuni di Zernez, S-chanf, Scuol, Valchava e Lavin, si avviava una sperimentazione di grande rilievo, in ottemperanza a tre obiettivi, ben chiari nella mente di coloro che nel giugno del 1913 sostennero nel Parlamento di Berna l’idea di creare

il grande parco nel cuore delle Alpi: lasciare alla sovranità della natura il compito di orientare la propria evoluzione, avviare attività di ricerca a lungo termine e diffondere la cultura della natura attraverso la conoscenza del Parco e delle sue specificità. Sorprende il concetto di straordinaria modernità che sta alla base di questa iniziativa che, eludendo completamente qualsiasi tipo di intervento dell’uomo, ne limitava la funzione al ruolo di semplice spettatore dei fenomeni e dei processi dinamici che caratterizzano le trasformazioni dell’ambiente naturale.

Altrove… “into the wild” La prima impressione è quella di trovarsi in un'area integra, nella quale l’occhio riesce a vagare fra ampi panorami senza mai incontrare, cosa oggi assai rara, i segni


Val Trupchun, Alp Purtscher; strati geologici risalenti all’epoca della formazione delle Alpi

Reportage

46 dell’intervento umano. Tutto è lasciato al dominio delle forze naturali che, attraverso la loro azione spontanea composta da valanghe e da movimenti idrogeologici di erosione, segnano e modificano costantemente l’ambiente e l’aspetto del Parco. Persino in caso di incendio, a meno che non sia attestata la causa dolosa, si evita ogni tipo di intervento. E se il risultato può apparire a volte desolante, l’impressione finale è quella di una bellezza primordiale e abbacinante, in cui i processi di distruzione e ricostruzione si intersecano costantemente: un albero abbattuto da una tempesta diviene il luogo per lo sviluppo di colonie di microrganismi, così come la carogna di un cervo o di uno stambecco si trasforma in prezioso alimento per il gipeto. Gli animali – fra gli abitanti del Parco ricordiamo anche l’aquila reale, la marmotta e la nocciolaia, il cui emblema è divenuto il simbolo della riserva – si muovono liberi, evitando i sentieri percorsi dai visitatori e dai quali è peraltro severamente vietato allontanarsi, e anche i fenomeni di sovrappopolazione della fauna si risolvono in modo del tutto spontaneo. All’interno del Parco – il suo punto più basso si trova nella gola di Clemgia, a 1400 metri e il culmine sono i 3173 metri della vetta del Piz Pisoc – si individuano tre principali ambienti: il bosco (che ricopre il 28% della riserva),

composto prevalentemente da conifere (pini montani, larici, cembri e abeti rossi); le praterie alpine (21%), che si innalzano a partire dai 2100 metri; e i terreni improduttivi (51%), contrassegnati da rocce e detriti (dolomie, arenarie e verrucano). Svariati sono poi i luoghi in cui è attestata l’attività geologica, segno del costante movimento tettonico a cui è sottoposta l’area alpina. L’estromissione dell’uomo inizia a dare i suoi frutti, nonostante il limite rappresentato dalla strada del Passo del Forno, il cui tracciato divide l’area del Parco. Ad esso, l’International Union for the Conservation of Nature (IUCN) ha riconosciuto il titolo di Categoria 1, corrispondente cioè a un livello di massima protezione.

Tecnologie e nuovi servizi A partire dal mese di giugno di quest’anno è stato aperto a Zernez il nuovo Centro del Parco Nazionale, situato in prossimità del castello Planta-Wildenberg, sede amministrativa della riserva. L’edificio, progettato dall’architetto grigionese Valerio Olgiati, ha suscitato qualche polemica per l’estraneità – in realtà, voluta dal suo ideatore – all’ambiente montano. Alla sua struttura monolitica, che enfatizza gli aspetti di primitività e sviluppa un marcato contrasto con il contesto


Il nuovo Centro del Parco Nazionale Svizzero; l'edificio, progettato dall’architetto Valerio Olgiati di Flims, è stato inaugurato lo scorso 31 maggio

Reportage

47 paesaggistico, corrisponde un’intelligente disposizione delle sale interne, nelle quali è allestita un’esposizione concepita per favorire l’interattività e un approfondimento sui temi relativi al Parco. Altro aspetto rilevante è il notevole contributo che la tecnologia ha dato in favore di una piena comprensione e fruibilità della riserva. Dal 2000 un complesso Sistema di informazioni geograLa prima sala dell’esposizione permanente

fiche (GIS, acronimo di Geographical Information Systems) permette – aiutato dalla tecnologia GPS – di visualizzare e tenere costantemente aggiornata la banca dati del territorio, visualizzando, mappando, sorvegliando, salvaguardando l’integrità del Parco e fornendo informazioni di varia natura. Uno strumento essenziale sia per chi vi opera come per coloro che lo frequentano. ➨ Passaggio tra due sale dell’esposizione


Zona di Margunet e della Val dal Botsch, vista dalla cima del Munt la Schera

Reportage

48 Guida all’uso Le entrate principali alla riserva alpina sono 13, mentre sono 80 i chilometri di sentieri segnalati. Il Parco è frequentato annualmente da circa 150.000 visitatori, che hanno a disposizione 18 aree di svago, ma nelle quali è proibito campeggiare e accendere fuochi. I cani non sono ammessi. Le aree di posteggio sono 10 (posti auto limitati). È possibile accedere all'area utilizzando i trasporti pubblici, con 6 fermate presenti all’interno del Parco. Le strutture di soggiorno presenti sono la capanna Cluozza (1882 m.s.m, raggiungibile solo a piedi; info allo 081 856 16 89, cluozza@hotmail. com) e l’hotel de charme Il Fuorn (raggiungibile con l’autopostale salendo verso il Passo del Forno; 081 856 12 26, info@ilfuorn.ch). Nella regione sono altresì a disposizione numerosi campeggi. Per ulteriori informazioni si faccia riferimento agli enti turistici dei comuni del Parco (Zernez, S-chanf, Scuol/S-charl, Valchava e Lavin). Il Centro visitatori del Parco, aperto giornalmente tutto l'anno, organizza delle escursioni guidate alla scoperta dei “segreti” della riserva naturale tutti i martedì e i giovedì.

Parco Nazionale Svizzero 7530 Zernez +41 81 851 41 41 www.nationalpark.ch www.estm.ch www.engadin-start.ch


La lettura di questo volume

è assolutamente sconsigliata alle persone felici. Se invece appartenete a chi “l’enfer c’est les autres” (Jean-Paul Sartre) o siete tra quelli che “se tu mi amassi veramente mangeresti volentieri l’aglio”, allora la lettura di questo ricettario risulta fondamentale se si intende continuare con successo il cammino verso una felicità catastrofica. Dividendo la comunità degli infelici tra esperti e principianti, Watzlawick mette in guardia dal “raggiungere la meta”, illustra gli ottimi risultati di un rapporto di collusione – farsi confermare dall’altro l’immagine che si ha di se stessi –, ci incoraggia a obbligare il partner

Abbiamo letto per voi alla spontaneità, ci rende edotti sull’importanza, nel nostro quotidiano, della teoria matematica dei giochi, nella quale la distinzione tra quelli a somma zero e quelli a somma diversa da zero è fondamentale. Se vi trovate davanti a una persona (in tribunale, allo stadio, a scuola, in famiglia o in Iraq…) che ha per principio il “voler aver ragione” (e dunque l’essere vincente) e che vuole dimostrare che voi “avete torto”, sappiate che tutti e due ne uscirete perdenti. E lo scopo sarà raggiunto! Riprendendo Gregory Bateson, l’autore ci illumina sull’efficacia nel confondere i due tipi di proposizioni, quelle riguardanti le cose e

quelle che esprimono una relazione. Come nell’esempio citato: supponete che una donna dica al marito: “Questa minestra l’ho fatta seguendo una nuova ricetta. Ti piace?” Se al marito la novità piace potrà rispondere senz’altro “Sì”, e lei sarà contenta. Se invece a lui non piace e non teme di deludere la moglie potrà rispondere “No”. Problematica è però la situazione statisticamente più frequente in cui la minestra è disgustosa, ma il marito non vuole offendere la moglie. Paul Watzlawick (1921– 2007), psicologo ebreo di origine austriaca emigrato in California, è considerato il massimo studioso della pragmatica della comunica-

Non sbattertene! Senza cintura dietro, rischi di diventare un siluro.

Per maggiori informazioni: www.cintura.ch

» di Adriano Heitmann

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Paul Watzlawick Istruzioni per rendersi infelice Feltrinelli, 1997

zione umana, delle teorie del cambiamento e del costruttivismo radicale. C’è da fidarsi, insomma…


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VALORI MEDI GIOCATI IN BORSA di Marisa Gorza

orsa maxi o borsa mini? Quale dilemma! Ci sono, tra le proposte autunnali, le piccole, civettuole cosette, segno e segnale della proprietaria di volersi appoggiare alle solide spalle del maschio? Oppure quelle grandi, autonome, capaci di contenere vita, speranze, spazzolino da denti, trucchi, documenti, ricambi di calze ecc. (inquietanti per qualsiasi uomo e pesanti da portare come l’indipendenza)? Per la verità la taglia è variegata anche se la scelta delle Grandi Firme e del Mipel – noto Salone milanese della Pelletteria – cade spesso su versioni non proprio oversize, ma di una capienza comfort. Insomma una saggia misura media, movimentata da rivisitazioni retro e mistioni di materiali. Da abbinare ai nuovi-nostalgici cappottini Sixties ecco la borsa di Andrea Mabiani da moderna, indaffarata Mary Poppins in setosa nappa viola, tutta arricciata intorno alla cerniera in metallo brunito e provvista di strategiche tasche e taschine che ne moltiplicano la capienza. Il trend vuole tanti spazi a portata di mano, dove trova posto tutto quello che serve subito subito. Perciò, Sander’s –2– destina alle dinamiche ore del giorno baulotti e shopping in cocco ecologico in tinte fluo, dalle saccocce staccabili e trasformabili in trousse-pochette. Perfette per un imprevisto impegno serale. Scarselle applicate e borsellini amovibili, chiusi da cerniere, clip e pattine, evolvono le forme essenziali e collaudate pure da Redwall –5–, così la prestigiosa borsa Bugatti, dalla sagoma a ellisse, si converte volentieri in un accogliente contenitore rosso-lacca. Originale la saettante lampo con doppio cursore che gira tutt’intorno in un’apertura totale. Non mancano i ricordi un po’ nostalgici degli anni bon ton, pur traslati da un nuovo impeto di libertà creativa e

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praticità. Riecco da Plinio Visionà –3– 3– la Birkin e la Kelly, le borse da signora per eccellenza, sdrammatizzate da un patchwork di vitello laminato, cocco e pony, oppure dalla stampa a macro giaguaro, quando non n si arricchiscono di tracolle intrecciate a mano, infilature ture a passanastro e cuciture selleria. L’effetto new vintage age è assicurato. Anche il bauletto tipo beauty, amato ato da Audrey e da Jacqueline, ha molte fan. Davvero particolari quelli proposti da Capoverso verso –6– in vernice dai toni boschivi, trapuntato to come un piumino e dalle forme allungate verso rso l’alto o lateralmente. Mentre è nel mood hippie-chic pie-chic ic la creazione in rettile dorato di Olpan, affastellata di specchietti indiani e catenelle. Ripani –4– usa invece una corposa a nappa bianco neve per il modello tondeggiante deggiante profilato da tubolari argentati, mentree quello platinato ha tagli sartoriali e inediti intarsi tarsi pieni di ritmo e di brio. Intanto studiano la a geometria del trapezio e della mezza sfera certi bauletti firmati Caractère by Principe e – sempre rimanendo nella maneggevole misura intermedia – sono personalizzati pers rsonalizzati da manici annodati e originali intagli ajouré nel cuoio ingrassato. Tra gli amati ritorni spopola il secchiello e Valentino Orlandi –7– lo interpreta in pelle laminata in toni candidi, tempestato di swarovski e giocato su sezioni in tessuto plissettato. Secchielli a go-go da Tuscan’s, tra i quali un esemplare in caldo montone nelle tipiche nuance naturali, lavorato secondo la tecnica dell’intreccio sfilato che lo rende particolarmente soffice e leggero. Lo stesso materiale è usato per un beauty senza tempo: capiente quanto basta, senza un millimetro in più ■

TUTTO UNO SPASSO L’inverno è lungo, ngo, grigi grigio e noioso? E allora rallegriamolo eg con qu qualche storiella raccontata sulla borsa pr preferita. Con verve e fantasia i pi più famosi cartoons Looney Tunes, da Twetty ty a Silvestro, o, da Speedy Sp y Gonzales a Porky y Pig, g, ne combinano e ne “dicono” di tutti i colori con scene a fumetti e frasi storiche stampigliate pigl su zainetti e necessaire. Ogni pe Og pezzo è una gag dove l’egocentrico eg e solare canarino si diverte con gli amici

e fa divertire. Il buonumore è assicurato anche con il tema “borsa gi giocattolo” di Braccialini riproposto prop con la bambola Matriosca, a, omaggio aggi alla cultura popopopo lare russa, a, in morbida nappa pp pitturata pi a mano e decorazioni di pietre pi rubino. Il Ranocchio che si aspetta pe il bacio fatidico dalla sua principessa pr pe pe per diventare finalmente il pr principe pe delle fiabe è spassoso sp quanto qu il Pavone con la sua superba pe ruota di piume pi similvere in camoscio. Ma la star di stagione è il Riccio,


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5 simbolo mite e tenero dell’autunno dell’ che si tramuta in borsetta,, e viceversa,, con aculei composti mp da tante striscioline di pe pelle zigrinata gri e due pi pietre cabochon nere a simulare i furbi occhietti. Intanto una gattina ga vestita di strass pi piroetta su tutti gli accessori Hello kitty styled by Camomilla –8– come immancabile mascotte di un mondo color rosa,, destinato alle teenager ager e a tutte qu quelle donne che amano le coccole di una sportina

in soffice mongolia, ng , di una pa partyy bagg nuvola di volpe, lpe, di un boa di pi piume, e, di borse formato cappelliera, pp a, come pi piaceva alle dive e divine d’antan, alternate a scrigni gn mignon gn . La moda è un gioco gi da pr prendere molto sul serio o pe per racchiudere le ore della notte nelle borsettine da sera fatte di cappricciosi pp fiocchi e falpalà lp di velluto, o, ruche di organza ga e di raso,, prop proposte dalla maison Cappricci –1–, appu appunto. Invece una femminilità grintosa si può

po portare a sp spasso con il trolleyy dal design gn deciso di Killah Killah,, in pelle pe rossa, a, laminata e trapuntata, ap , grondante gr charms: cuori, i, stelle, le, lucchetti e nodi d’amore. Ma a prop proposito di spostamenti, sp i, magari ga brevi a cavallo delle due ruote, e, i giovani gi di tutte le età possono po scegliere eg le body dy bagg e le bisacce di Energie in cordura o in nylon ny e pvc, con il valore aggiunto aggi di tasche esterne a cartuccera,, oppure oppu di moschettoni scintillanti. Un dettaglio molto fashion ■


Il Sole transita nel segno della Vergine dal 22 agosto al 23 settembre Elemento: Terra - mobile Pianeta governante: Mercurio Relazioni con il corpo: apparato gastrointestinale Metallo: mercurio Parole chiave: perspicacia, intelligenza, pignoleria, modestia, riservatezza

» a cura di Elisabetta

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Grazie al forte transito di Marte e Venere vi sarà un grosso stimolo per le energie sessuali e creative, aspetto favorevole in quelle relazioni sessuali caratterizzate da armonia tra i due partner. Diversamente, potrebbero sorgere alcune difficoltà.

Settimana ricca di pensieri frivoli e piacevoli. Gli argomenti seri non faranno per voi e grazie al concomitante transito di Marte, la vostra effervescenza avrà il potere di contagiare chi vi circonda. Notevole incremento delle vostre doti creative e iperattività sessuale.

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A metà mese il vostro cielo sarà segnato da un forte trigono “Giove, Luna e Saturno”. Aspetto estremamente positivo per coloro che hanno deciso di iniziare un ampliamento del proprio habitat. Superamento delle tensioni passate e clima di armonia ed equilibrio.

Questo metà mese è caratterizzato da numerosi pianeti di transito nella vostra dodicesima casa solare. Passaggi che accentueranno il bisogno di prendervi cura degli altri. Forte senso di abnegazione verso la persona amata. Possibile storia d’amore clandestina.

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Mercurio, si trova in congiunzione con Marte e Venere nella vostra quinta casa solare. Aspetto che ravviva la vostra vita affettiva con alcune novità. Incontri e nuovi partner. Improvviso e rinato interesse per tematiche erotiche. Vita mondana in aumento.

Periodo dell’anno tra i migliori per le attività d’équipe. Ottimo momento per organizzare un party o per divertirsi con gli amici. Ricordate che l’amicizia porta amore e che l’amore porta amicizia. Passaggio chiave per i nati della terza decade.

cancro

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L’opposizione di Giove sta spingendo i nati tra la prima e la seconda decade verso un periodo culminante della loro vita. Essenziale compiere scelte senza oltrepassarne i limiti del ragionevole. Possibile incremento delle vostre relazioni familiari.

Se riuscirete a non strafare, questo periodo potrebbe rivelarsi estremamente piacevole. D’altronde in questo metà mese l’autodisciplina, a voi normalmente congeniale, farà assolutamente difetto. Possibile acquisto di una serie di cose inutili e scontro con i vostri superiori.

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acquario

Metà mese caratterizzato dal transito di numerosi pianeti veloci nella vostra terza casa solare. Aspetto che porterà a una nuova visione di tutto ciò che vi circonda. Piacere nello svolgere attività quotidiane.

Grazie a numerosi pianeti di transito e all’azione di Venere, possibile espansione delle vostre vedute. Ottimo momento per dedicarsi a una mostra d’arte che sfida le vostre preconcette idee di bellezza. Viaggi di piacere e possibile flirt con una persona straniera.

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Saturno e Urano vi stanno aspettando al varco. Non è più tempo di rimandare una scelta importante o potreste presto pagarne le conseguenze. Possibile acquisto di un abito elegante o di una opera d’arte. Transito favorevole per investire nel proprio look.

Per i nati tra la seconda e la terza decade possibili improvvisi cambiamenti del vostro ambiente. Dovrete fare delle scelte che siano compatibili con la vostra reale natura. La vostra anima dovrà liberarsi di ogni restrizione. Incremento di situazioni erotiche per i nati della terza decade.

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Il significato psicologico del tipo Vergine si manifesta nella tendenza ad aprirsi a una più ampia e altruistica valutazione del mondo che segna il passaggio dalla visione più soggettiva ed egoistica del segno immediatamente precedente, quello del Leone. Così, nella Vergine la coscienza si affina e si amplia rendendosi maggiormente disponibile all’esperienza del trascendente. Ai nati nella Vergine sono proprie due importanti caratteristiche: la modestia e la pazienza che li rendono disponibili ad accettare compiti e attività spesso di carattere sociale. Ma attenzione, questo marcato bisogno di sentirsi utili agli altri, addossandosi anche ruoli gravosi e ingrati, spesso tracima in atteggiamenti vittimistici quasi a reclamare un bisogno intimo di maggior riconoscimento sociale. I nati in Vergine mostrano una notevole selettività nelle relazioni, regolata da un’accentuata ipersensibilità che sottintende una natura raffinata e aristocratica, anche se non di rado dissimulata. Capace di sentimenti di sincera amicizia e di fedeltà nei rapporti, deve imparare a moderare il senso critico e gli scatti d’intransigenza. La tendenza a somatizzare i propri stati psicologici, riconducibile anche all’elevato controllo mentale esercitato sulle emozioni, induce il tipo Vergine a sviluppare problemi connessi ai processi di assimilazione del cibo. Ne deriva una certa inclinazione a soffrire di disturbi a carico del sistema gastrointestinale, con fenomeni di stipsi alternata a diarrea e coliti su base nervosa. Riesce comunque a curarsi da solo, sviluppando interesse per le conoscenze relative alla corretta alimentazione, oltre a esercitare un sufficiente self-control.

“Ma questi di Mercurio utili avvisi colui nell’alma non accolse…”

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Grozny Dreaming Regia: M. Casella e F. Mariani Produzione: Peacock Film-Zurigo, IcebergfilmSavosa, SSR-SRG Pacte de l’audiovisuel; con il sostegno dell’Uff. federale del cinema, Filmplus Cantone Ticino, Migros Kulturprozent et al. (Svizzera, 2008)

Abbiamo visto per voi Emozionante film-documentario che ci porta nelle tormentate ma splendide terre del Caucaso dove, da interminabili anni, gli spari dei Kalashnikov e le bombe risuonano con triste normalità. I registi ticinesi Mario Casella e Fulvio Mariani raggiungono Uwe Berkemer in Georgia non appena appresa la notizia che il compositore e direttore d’orchestra tedesco – trasferitosi a Tbilisi dove aveva sposato una violinista natìa del luogo e fondatore nel 2003 della Caucasian Chamber Orchestra – era in tournée nei diversi paesi appartenenti alle repubbliche del Caucaso in conflitto. Il temerario gruppo musicale raggiungeva i luoghi martoriati dalla guerra a far risuonare i violini, i contrabbassi,

le viole, e regalare così note capaci di scaldare i cuori di tutti coloro che sogni più non hanno. Lo scopo dei concerti è stato sin da subito tanto importante quanto utopico: portare la Pace. Il gruppo, unito e volenteroso, è composto da musicisti russi, ceceni, georgiani, armeni e altri ancora: un esempio concreto di come la musica permetta la convivenza armoniosa e pacifica, la collaborazione e la fratellanza. La meta della tournée rimane la capitale cecena Grozny, che però appare sempre più lontana… un sogno, come dice il titolo del film. Le immagini di questo atipico road-movie sono amplificate dalle note della colonna sonora, la musica suonata dall’orchestra stessa e ripresa

con grande attenzione alla qualità da parte dei registi. Il film – in uscita il prossimo ottobre nelle sale ticinesi – è stato proposto in anteprima il 13 agosto scorso al Monte Verità di Ascona, la collina dove le utopie si sono avverate e dove Uwe Berkemer è stato nominato dal direttore Claudio Rossetti primo “ambasciatore” di un progetto culturale volto a dare visibilità a personaggi e progetti utopici. Nella stessa occasione, gli spettatori hanno potuto assistere all’emozionante concerto dell’orchestra che, non senza difficoltà, nottetempo è partita dall’aeroporto di Tbilisi sotto i bombardamenti. L’ennesima testimonianza della tenacia di Berkemer e del suo splendido gruppo.

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Âť Illustrazione di Adriano Crivelli


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Inviate una cartolina postale con la soluzione entro giovedì 18 settembre a: Ticinosette, Concorso Migani, Via Industria, 6933 Muzzano.

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Indovina... dove siamo?

“Ponte Brolla, l'Orrido”.

I vincitori del Concorso Migani del n. 34: Caslani-Huber Giorgio, Gentilino; Luchessa Lorenzo, Riazzino; Peduzzi Fernanda, Gerra-Piano; Rief Olga-Maria, Bellinzona; Togni Lucia, S. Antonino.

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1. L’ultima opera di Mozart • 2. Il poeta di Ascra • 3. Conto Postale • 4. L’alza il galletto • 5. Grossa arteria • 6. Una tonalità d’azzurro • 7. Accessoriare • 8. Il nome di un Garrani • 13. Antica città mesopotamica • 14. Come sopra • 18. Tiro centrale • 20. La figlia del Corsaro Nero • 24. Odissea, vicissitudine • 25. Timballo • 31. Un tipo di società • 32. Qualità innate • 33. Una lavorazione all’uncinetto • 34. Allegri • 35. Consonanti in nomea • 36. Spalancate • 40. I confini di Osogna • 43. Nel centro di Coira • 45. Associazione Sportiva • 46. Avverbio di luogo.

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1. Ruffiano • 9. Acerbo, agro • 10. In mezzo ai rovi • 11 Concorso Internazionale • 12. Istruito, dotto • 15. I confini di Locarno • 16. È asfaltata • 17. Pubblicata - 19. Grosse candele • 21. Il frutto del rovo • 22. Ama Giulietta • 23. Norvegia e Portogallo • 25. Mezza paga • 26. I confini dello Zaire • 27. Associazione Nazionale • 28. Andata e Ritorno • 29. Consonanti in sodio • 30. Disprezzata • 37. Cavallucci marini • 38. Vi si allestiscono spettacoli • 39. Risonanza • 41. Stizza nel cuore • 42. Dittongo in piuma • 43. Un cetaceo • 44. Zia spagnola • 46. Diverbi • 47. Vi sosta la carovana • 48. Giaggiolo.

Soluzioni n. 36

Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 40.


Non avrei mai pensato di vedere mio figlio andare in pensione.

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