Ticino 7

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Una vita a colori

GIUSEPPE PANZA

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Invecchiare. Nella giungla dell’età Comunicazione. Una pubblicità da fiaba Moda mare. Bikini, trikini e quadrikini

» L’appuntamento del venerdì

27 06 08

Corriere del Ticino • laRegioneTicino • Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung • CHF. 2.90

numero

27


Distributed by John Lay Electronics AG, 6014 Littau

Il nuovo televisore Viera Full-HD: Immagine perfetta dei movimenti pi첫 rapidi.


numero 27 27 giugno 2008

Agorà Invecchiare. Nella giungla dell’età

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Arti Danza orientale. L’ombelico del mondo

Impressum

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Media Il successo di Google. La virtù sta nel media

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Tiratura controllata

Società Comunicazione. Una pubblicità da fiaba

Chiusura redazionale

Salute Una farfalla chiamata tiroide

Editore

Vitae Iradj Alexander . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reportage Giuseppe Panza. Una vita a colori

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93’617 copie

Venerdì 20 giugno Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

Capo progetto, art director, photo editor

Adriano Heitmann

Redattore responsabile Fabio Martini

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Tendenze Moda mare. Bikini, trikini e quadrikini

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Coredattore

Giancarlo Fornasier

Concetto editoriale IMMAGINA Sagl, Stabio

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

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In copertina

Fotografia di Adriano Heitmann

Egregio direttore, leggo con piacere il rinnovato Ticinosette, che trovo spesso interessante e ricco di belle immagini. Devo esprimere però un certo disappunto riguardo all’articolo sulle “nuove montagne ticinesi”. L’associazione fra il testo e le fotografie esprime infatti un atteggiamento critico nei confronti dei lavori di quello che è, secondo me, l’ammodernamento e lo sviluppo del Cantone. Il rischio è quello di cadere nelle polemiche tipo quelle legate all’alta velocità nella Val di Susa, del tutto inutili, soprattutto se si considera che questi collegamenti sono indispensabili allo sviluppo dell’intero continente europeo. Anche la faccenda delle discariche: produciamo rifiuti a mambassa, dovremo pur metterli da qualche parte, altrimenti finiamo come in Italia dove tutti si lamentano e nessuno le vuole. Perdoni lo sfogo. Cordiali saluti. F. G. (Giubiasco) Gentile lettore, la ringrazio per la sua lettera che meriterebbe una risposta ben più ampia e approfondita. In realtà, il tono dell’articolo non mirava a stimolare polemiche o proteste ma a sottolineare l’aspetto decisamente grottesco di questa

“nuova geologia”. Non c’è alcun dubbio, infatti, che tali “formazioni temporanee” finiscono per imbruttire il territorio ticinese, un’area oggettivamente esigua, e questo al di là delle necessità che impongono la creazione di nuove infrastrutture e di discariche. Del resto, il Ticino appare già fortemente cementificato e alterato sul piano paesaggistico e ambientale. Il problema è piuttosto quello di compiere scelte ragionevoli sul lungo termine, evitando allarmismi e cercando di utilizzare al meglio le strutture esistenti, intervenendo là dove effettivamente è necessario. Il caso dell’alta velocità in Val di Susa, rispetto al quale anche un personaggio attento ai problemi ambientali come Reinhold Messner si è espresso in modo favorevole, rappresenta un esempio interessante: una valle devastata nell’arco degli ultimi 40 anni da iniziative di ogni tipo (valligiane e non) diventa il simbolo di un ecosistema in pericolo. Il problema è che oggi l’Italia non può più rinunciare a quella tratta a meno di non essere esclusa dalla circolazione di merci e persone con il resto dell’Europa. Un dilemma aperto. Cordialmente, Fabio Martini


Nella giungla dell’età 4

Per sempre giovani?

Approcci e metodologie

Si dice che l’arte di invecchiare risieda nel fatto di morire giovani ma il più tardi possibile. Beppe Grillo, con una delle sue pungenti affermazioni, sostiene che nessuno vuole più morire: come dire che la paura della morte, seguita dal desiderio dell’immortalità e dell’eterna giovinezza, prevalgono sulla vita stessa. La realtà della popolazione anziana in Svizzera, tradotta in cifre, rivela che l’ottanta per cento degli ottuagenari mantengono uno spirito giovane, sono autonomi e vivono ancora presso il loro domicilio. Sebbene la morte attenda tutti indiscriminatamente, la vita media delle persone sta allungando i suoi tempi. Infatti, la percentuale degli anziani nei prossimi anni supererà quella dei giovani. Gli scenari demografici, pubblicati dall’Ufficio federale di statistica, denotano un aumento considerevole di persone attempate nel nostro Paese: in Svizzera la speranza di vita è tra le più elevate al mondo e in Ticino questo dato è il più alto a livello nazionale. Se morire in buona salute può sembrare una contraddizione, dovremmo invece convincerci che invecchiare non è una malattia e che l’età è un fatto relativo. Proprio sull’onda di questa new old age si sta sviluppando la medicina antiaging.

L’approccio clinico propone misure e terapie per ridurre e ritardare i fenomeni dell’anzianità. Tra gli scopi prioritari c’è la prevenzione di malattie come il Parkinson, l’Alzehimer, l’artrosi e i tumori, malattie invalidanti che privano gli anziani della gioia di vivere. La medicina antiaging è soggetta a opinioni controverse, anche perché questo orientamento di prevenzione, in ambito di salute pubblica, non è ancora stato ufficialmente riconosciuto. Tuttavia si sta diffondendo in campi come la ginecologia, la dermatologia e la cosmetologia. Interessante, a tal proposito, il giudizio di Julie Mordasini, omeopata unicista che ha seguito i corsi di formazione della Swiss society for antiaging medicine and prevention (Ssaamp) e si sta specializzando all’Institut supérieur francophone de la formation à la médecine AntiAge (Isfmaa): “La scelta del rimedio omeopatico più adatto e l’anamnesi omeopatica si prefiggono non solo di curare le malattie e i disturbi che si presentano al momento della consultazione, bensì di prevenire l’insorgere di disturbi futuri più importanti e di sollecitare il paziente a prestare più attenzione allo stile di vita che conduce. In quest’ottica la medicina antiaging (termine più corretto sarebbe well aging) risulta uno

»

Agorà

Viene definita medicina antiaging. È l’estensione della prevenzione, incluse le classiche misure relative a un regime alimentare equilibrato, al movimento regolare e a una vita sana. L’obiettivo non è non solo quello di invecchiare il più a lungo possibile ma anche di invecchiare bene, migliorando la qualità della vita strumento complementare che è diventato, nella mia attività, parte imprescindibile del mio concetto di cura. La medicina antiaging, come l’omeopatia, è una medicina che allontana il paziente dall’abuso di farmaci (che fra l’altro fanno invecchiare) proponendo una terapia individualizzata per ciascun paziente”. Forse per questo, l’omeopatia è considerata una medicina scomoda che non piace alle industrie farmaceutiche? Di fronte all’inasprirsi dei problemi legati alla salute degli anziani, crescono gli interessi in gioco che innescano guadagni finanziari e speculazioni. In uno studio effettuato dal Centro per la valutazione delle scelte tecnologiche (TASuisse) vengono identificate e classificate le prospettive future e i rischi: nello studio si sostiene infatti che il mercato dell’anti invecchiamento manca di controllo e di coordinazione.

Benefici e costi Chi fa antiaging, dicono gli esperti del settore, imbellisce: in molti casi si dimagrisce, la pelle inizia a sintetizzare più collagene a beneficio delle piccole rughe, le unghie e i capelli ne traggono beneficio, il tono muscolare cresce a scapito della massa grassa. Inoltre, in questa idea di longevità, viene inclusa anche la sfera


Agorà

mentale, che ha un ruolo centrale nel ristabilimento della salute. Malattie come depressione, stanchezza cronica e altro, possono essere combattute senza dover ricorrere alla prescrizione di psicofarmaci come unica alternativa. Il problema è poi quello di verificare il costo di queste terapie: “Si tratta di una questione di scelte e di priorità” prosegue Julie Mordasini, “… è vero che

frutta e verdura, soprattutto se biologiche, hanno un costo relativamente elevato. Il costo fisso degli antiossidanti varia dai 50 ai 200 franchi al mese circa, ossia tra un franco e cinquanta e sette franchi al giorno (importo massimo per persone anziane già soggette a malatttie degenerative). A questo si aggiunge periodicamente il costo delle analisi di laboratorio (che dipende dal tipo di

analisi svolte). Analisi e integratori non vengono presi a carico dell’assicurazione malattia. Sta al terapeuta stesso mostrare trasparenza e valutare il prezzo insieme al paziente prima di procedere alle analisi e all’ordinazione dei prodotti. La medicina antiaging valuta il fabbisogno della singola persona, di conseguenza un consiglio generico non troverebbe un destinatario preciso. Posso

» di Nicoletta Barazzoni; illustrazione di Simona Meisser

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però raccomandare a tutti di evitare di assumere di propria iniziativa monopreparati nonché alti dosaggi di vitamine e minerali che, senza un controllo da parte di uno specialista, possono avere effetti deleteri sulla salute. Attività fisica moderata e consumo regolare di frutta e verdura di stagione sono un consiglio spesso ripetuto ma sempre valido e attuale”.


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dei lumi, quando i legionari di Napoleone, di ritorno dalla campagna d’Egitto, e i viaggiatori europei diffondono l’immagine della donna che danza lasciando scoperto il ventre. L’ombelico in bella mostra, che incantò gli uomini del tempo, era quello delle prostitute (ghawazy, in egiziano), che si esibivano in pubblico. In realtà esistevano anche altre danzatrici (almee), quelle più raffinate, che danzavano in casa, in ambiti privati, quasi esclusivamente femminili. Ma di loro, i legionari non seppero mai nulla e forse se ne sarebbero anche dimenticati, visto lo shock di un ombelico su cui si sono affrettati a lasciare le prime testimonianze scritte. La faccenda non può però essere ridotta a questo. Alla fine dell’Ottocento nasce il cinema, che si imporrà

Dolphina Danza del ventre Tecniche Nuove, 2006 Questo libro introduce agli elementi essenziali della danza del ventre, presentata come un esercizio stimolante in grado di migliorare il tono fisico generale e accrescere l’autostima.

re con lo sfarzo dei musical hollywoodiani, allora molto in voga. Niente di meglio quindi di un ventre che ondeggia. In realtà, il fascino della danza orientale si collega a un’idea di femminilità che aspira al recupero delle sue lontane origini. “I motivi del successo di questa forma di danza – secondo Paola Ziliotto Boudress, fondatrice e direttrice artistica dell’associazione Il Tappeto Volante di Torino – non sono facili da individuare. Probabilmente non c’è un evento particolare ma il desiderio da parte delle donne di sperimentare una femminilità arcaica e primigenia. La danza orientale infatti è ricerca e riscoperta di un rapporto più autentico con il proprio corpo, in cui l’aspetto fisico si coniuga alla dimensione psichica”. Tutto concorre alla creazione di una “nuova donna”, più consapevole di sé. E vogliamo ignorare i benefici per il fisico? È del tutto sbagliato credere che sia solo il ventre a muoversi. Qui l’altra scoperta: “Vengono coinvolti i polsi, La danza orientale non è solo un ventre che la cervicale, la pianta ondeggia. È una disciplina ricca di tradizione del piede, il bacino, le con una lunga storia che va dai culti religiosi spalle – ci conferma la signora Ziliotto –. al cinema, passando attraverso le campagne Non si tratta di un’atnapoleoniche. Ma è anche un modo per risco- tività che indurisce. La muscolatura resta prire la propria femminilità? flessibile, il corpo è in sull’immaginario collettivo movimento, libero di esprimere le proprie con forza crescente. Tra gli potenzialità in modo fluido ed elastico”. anni Quaranta e Cinquanta Una danza completa, insomma; non solo del secolo scorso l’industria finalizzata a soddisfare l’occhio maschile, cinematografica egiziana era ma al raggiungimento di un benessere e di fiorente e aspirava a competeun’armonia del tutto femminili.

» di Valentina Gerig

Arti

cino ondeggia e le medagliette tintinnano al ritmo di una melodia orientale. Questo il luogo comune sulla danza del ventre. Primo errore: è più corretto chiamarla danza orientale. Secondo equivoco: sembra nata apposta per sedurre l’occhio maschile, data la sensualità delle movenze, eppure ha una storia più complessa. Oggi, in Occidente, è divenuta una danza di grande successo: i corsi per imparare a muoversi come provette odalische si sono moltiplicati mentre in patria, in Egitto, strano a dirsi, è rimasta la cultura e la tradizione della danza ma non la sua ufficializzazione. Le lezioni private sono molto costose e quindi accessibili soprattutto alle straniere che premono gli insegnanti di richieste. Ma proviamo a fare un passo indietro. In arabo la danza orientale si chiama Raqs al sharqi. È un bel problema risalire esattamente alle sue origini poiché mancano fonti scritte anteriori al Settecento. La sua nascita è collegata al culto della Madre Terra e alla celebrazione della fertilità. I movimenti sono ondeggianti e sinuosi proprio perché imitano i ritmi della natura. L’incontro della danza orientale con l’Europa avviene invece intorno alla fine del secolo

M. Kaiblinger et al. La danza del ventre Red Edizioni, 2005 Un corso base in dieci lezioni per imparare i passi e i movimenti di questa danza affascinante. E scoprire i suoi molti effetti benefici.

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L’ombelico è scoperto, il ba-

L’ombelico del mondo

Immagine tratta dal sito www.flickr.com/zapped!

Libri


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Il Ticino e i suoi fotografi Roberto Donetta

Fotografia

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Autoritratto di Roberto Donetta con la sua famiglia. Copyright © Fondazione Archivio Fotografico Roberto Donetta, Corzoneso

Roberto Donetta (1865 - 1932) originario di Corzoneso (valle di Blenio) era l’ultimo di quattro fratelli. Come molti

suoi compaesani fu costretto a emigrare prima nel nord Italia, in seguito in Inghilterra (1894). Farà il marronaio e il venditore ambulante di sementi, prima di iniziare a occuparsi di fotografia, grazie anche allo scultore Dionigi Sorgesa che gli insegnerà le prime nozioni di quest’arte. Donetta fotografò gli avvenimenti più importanti che avrebbero trasformato la sua valle, ma anche matrimoni, battesimi, funerali, riuscendo spesso a cogliere anche gli aspetti più intimi della vita quotidiana. Curiosità e forte personalità gli permisero sperimentazioni formali notevoli, tanto da essere riconosciuto come uno tra i maggiori fotografi ticinesi del primo Novecento. Morirà nel 1932 abbandonato da tutti. Attualmente presso la Fondazione Archivio Fotografico Donetta di Corzoneso sono esposte 30 stampe originali a contatto (vintage prints) delle 600 realizzate dal fotografo ticinese.


L. Page e S. Brin Google Story Egea, 2007 Storia dell’azienda scritta dagli stessi protagonisti che, all’età di 25 anni, creavano quella che è considerata a oggi una delle avventure imprenditoriali più significative degli ultimi decenni. Frédérique Barbier Storia del libro Dall’antichità al XX secolo Dedalo, 2004 Come situare, nell’epoca dei motori di ricerca, un oggetto apparentemente semplice come il libro? Un testo indispensabile per conoscere la storia di questo media.

alcuni numeri di telefono a memoria. Ora ci ricordiamo forse il nostro… quando va bene. La memoria, inoltre, è viva, mentre un testo scritto è inerte: per vivere il testo ha bisogno di qualcuno che lo legga e, soprattutto, che se ne ricordi. Una biblioteca conserva i libri, ma non li fa vivere: per scoprirne il contenuto e la complicata rete di citazioni e riferimenti, occorre qualcuno che quei libri li prenda in mano e li sfogli. E proprio questi effetti collaterali della scrittura permettono di capire il successo di Google. Il popolare motore di ricerca non produce nulla, non crea nuova informazione, ma semplicemente cataloga quella esistente: siti internet, email, libri, cartine stradali, notizie, musica, filmati, fotografie e via discorrendo. Con Google è possibile trovare rapidamente quello che si cerca, andare alla scoperta di similitudini e collegamenti tra le varie informazioni: in poche parole, è possibile fare tutto quello che solitamente non è possibile fare con i testi senza prima leggerli e meditarli. Il successo, anche economico, di Google è tutto qui. Ma meglio non lasciarsi trascinare dall’entusiasmo, Google Inc. è un’azienda da 16.000 dipenden- e prestare attenzione ti, un fatturato di oltre 10 miliardi di dollari anche ai nuovi “effetti indesiderati”. Il primo e un utile netto di almeno 3 miliardi. Eppure è la privacy: consernon produce nulla… vare un segreto non è più così semplice, non e diffusa più la memoria perbasta più tenere la “bocca chiusa”, ma bisonale si atrofizza. Gli antichi sogna tenere chiuso anche il computer, il greci, che già conoscevano la che è più complicato. Il secondo problema, scrittura alfabetica, recitavano molto più subdolo, riguarda la censura. Se interi poemi a memoria, cosa tutte le informazioni vengono memorizzate per noi quasi impensabile, e sui computer e dimenticate dalle persone, prima della diffusione di teleè facile far sparire notizie scomode: basta fonini e palmari, con la loro escluderle dai risultati delle ricerche. Per comoda e capiente rubrica inquesto, tutto sommato, converrà sempre terna, tutti noi conoscevamo imparare qualcosa a memoria.

» di Ivo Silvestro; illustrazione di Simona Meisser

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difficili… come le istruzioni dei cellulari, per esempio. La scrittura è stata, come invenzione, un incredibile successo: siamo letteralmente invasi da documenti, appunti, registrazioni, annotazioni e così via. Basta infilarsi le mani in tasca per rendersene conto: dalla patente all’abbonamento ai mezzi di trasporto, passando per la tessera fedeltà del supermercato, tutti pezzi di carta o di plastica che sopperiscono all’inaffidabilità e alla limitatezza della nostra memoria. Come ogni cosa, anche la scrittura ha i suoi svantaggi o, se vogliamo usare una terminologia medica, i suoi effetti collaterali. Il primo e più immediato è quello di svigorire la memoria. È ovvio: quel che non si allena si indebolisce. Più la scrittura è accessibile

La virtù sta nel media

Media

comprendere il “paradosso” di aziende che non producono apparentemente nulla, come l’americana Google, è necessario fare un passo indietro nel tempo e tornare a quando, qualche migliaio di anni fa, l’uomo ideò la più grande invenzione di tutti i tempi: la scrittura. Probabilmente, l’inizio fu modesto, quasi insignificante: un segno su qualche frammento di pietra per ogni capo di bestiame del quale prendersi cura. Sino ad arrivare all’alfabeto, all’invenzione dei caratteri mobili, alla stampa e, infine, al computer. Una storia meravigliosa, lunga e articolata, con un basso continuo costante: lasciare una traccia in grado di travalicare la memoria delle singole persone. Senza la scrittura ci si deve infatti affidare unicamente alla memoria, ed è un bel problema, perché dimenticarsi qualcosa, o ricordarsela male, non è certo un evento eccezionale, per non parlare poi di chi, per tornaconto personale, mente spudoratamente (“mi ricordo perfettamente di averti restituito i soldi!”). Un documento scritto rimane invece inalterato e virtualmente accessibile a tutti, con l’importante eccezione degli analfabeti e di chi, pur sapendo leggere, non ha i mezzi per comprendere testi anche non particolarmente

»

Per

Libri


NUOVA SEAT IBIZA. DOVE BELLEZZA E TECNOLOGIA SI INCONTRANO. Ancor prima di realizzare gli schizzi iniziali e di progettare una sola vite, i designer e gli ingegneri di casa SEAT avevano ricevuto un input ben preciso: creare una sintesi perfetta di forma e funzione. Il risultato è una SEAT Ibiza del tutto innovativa, della quale andiamo particolarmente fieri. Una nuova SEAT Ibiza che si distingue per il design inimitabile, assolutamente mozzafiato, e che promette un’esperienza di guida fuori dal comune grazie alla dinamicità offerta dall’Agile Chassis. L’ESP (programma di stabilizzazione elettronica), l’AFS (sistema direzionale fascio luminoso), l’assistenza alla partenza in salita e il massimo punteggio ottenuto nel crash test Euro NCAP sulla protezione di passeggeri, bambini e pedoni garantiscono la massima sicurezza. Nuova SEAT Ibiza già a partire da Fr. 17’500.–*. Ora disponibile presso il vostro concessionario SEAT. *Ibiza Reference 1.2 12V, prezzo di vendita consigliato. Nella foto: Ibiza Sport 1.4 16V, a partire da Fr. 21’950.– (modello con dotazioni speciali non di serie). Tutti i prezzi incl. IVA al 7,6%. Consumo di carburante/emissione di CO2 1.2 12V/1.4 16V: consumo misto l/100 km: 5,9/6,2, CO2 g/km: 139 /149. Valore medio di tutti i nuovi modelli e marche commercializzati in Svizzera: 204 g/km, categoria di efficienza energetica: B/C.

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Vladimir J. Propp Morfologia della fiaba Einaudi, 2000 Antropologo sovietico, Propp è noto per avere compiuto un approfondito studio sulla struttura del racconto popolare, individuandone le funzioni che ne regolano il meccanismo. Essenziale.

Internet

www.midisegni.it/disegni/propp.shtml Un buon indirizzo per scoprire le trentuno “unità” di Propp, disegnate per i bambini.

da elettrica ENEL. Attualmente, alcune si sono trasformate in coach per giovani donne alle prese con colloqui di lavoro (Goldenlady), mentre altre stazionano dentro il frigorifero, volteggiando instancabili attorno a un formaggio fresco e cremoso. A questo punto, è opportuno dirimere un possibile equivoco. Non mettiamo in dubbio la veridicità della comunicazione: ovvero, non stiamo parlando della fiaba nel senso di fandonia, frottola, o fola (da Lo Zingarelli, Zanichelli). Il nostro scopo è solo quello di evidenziare come, a prescindere dall’utilizzo di un’iconografia di carattere esplicitamente fiabesco, siano proprio gli aspetti formali a rendere le pubblicità delle vere e proprie “favole per adulti”. Ci riferiamo in particolare all’uso della ripetizione, che permette una migliore sedimentazione del messaggio, ma Sospendere il principio di realtà per farci anche della rapidità, regredire in una dimensione immaginaria comune a fiabe letterarie e spot pubblicitari e fiabesca, popolata di figure oniriche e ras- in quanto entrambi sicuranti: è questo uno dei segreti utilizzati “usano un’economia espressiva che scarta dai pubblicitari l’inessenziale per ar“mitico” Chanel n°5. E che rivare velocemente – ed efficacemente – a dire delle fate? In Italia, averistabilire il bene perduto”. In quest’ottivano cominciato con un proca, i jingles pubblicitari sono moderne dotto di un certo spessore, filastrocche, mentre i pay-off dei diversi quando, nel 2002, consigliabrand (“Never Hide” - Ray-Ban; “I’m lovano a tutti di compiere una vin’it” - McDonald’s) sembrano sostituire “buona azione finanziaria” il tradizionale “E vissero per sempre felici acquistando titoli dell’Aziene contenti”.

» di Mariella Dal Farra; illustrazione di Simona Meisser

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di tempo – soggettivamente corrispondente a quello impiegato nel gustare un pezzo di cioccolata – è piacevole sospendere il principio di realtà e regredire in una dimensione immaginaria e fiabesca, popolata di maestri cioccolatai simili a folletti. In altri termini, lo sappiamo che non è vero, però ci piace lo stesso, per qualche istante, fare finta che lo sia: in gergo psicologico, si tratta di un “come se”, che è quella particolare forma di realtà virtuale che i bambini sperimentano ogni qualvolta ascoltano una favola. Non sarà allora una coincidenza che i riferimenti alle fiabe, in pubblicità, siano frequenti e ricorrenti. Basti pensare a Cappuccetto Rosso che, da qualche anno – classico ormai il suo ritorno durante il periodo natalizio – è diventata sponsor ufficiale del prestigioso e a sua volta

Una pubblicità da fiaba

Società

riggio primaverile, nella pausa da un lavoro uggioso come il tempo, ricorro a una tavoletta di cioccolata acquistata in previsione di momenti come questo. Con inevitabile diletto, scarto l’involucro esterno, costituito da una carta patinata e spessa, di un bel colore blu acceso con inserti dorati, e poi tolgo anche la stagnola. Spezzo il primo quadratino e, mentre lascio che mi si sciolga voluttuosamente sul palato, esamino meglio la confezione. Sul retro, accanto alla tabella dei valori nutrizionali, trovo una graziosa storiella che spiega come i maestri cioccolatai, da tempo immemorabile al servizio del marchio, abbiano lavorato con cura e passione per realizzare questo squisito frammento di cioccolato. Il testo è corredato dalle figurine stilizzate degli operosi maestri pasticceri, con tanto d’ampi cappelli a nuvola. Ora, la cioccolata è indiscutibilmente buona, ma come posso credere ai mastri artigiani visto che, andando al lavoro, transito proprio davanti al modernissimo stabilimento industriale in cui si produce la tavoletta in oggetto? Di fatto, mi rendo improvvisamente conto, la storiella non è riportata sul retro della confezione affinché qualcuno, nell’era della globalizzazione, ci creda, ma perché, per un breve lasso

Italo Calvino Lezioni Americane Mondadori, 2000 Calvino si è occupato in maniera specifica dell’argomento nel suo lavoro di trascrizione delle fiabe italiane. La quinta Lezione dell’opera citata è dedicata proprio alla rapidità. Un classico.

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Durante un piovoso pome-

Libri


Non accade qui, ma adesso Contro la tortura, la violenza e in difesa dei diritti umani

Agisci ora! www.amnesty.ch


Ci

Una farfalla chiamata tiroide

Immagine tratta dal sito www.gandul.info

Libri

Anthony Toft Malattie della tiroide Alpha Test, 2006 Con un linguaggio comprensibile, il dottor Toft, specialista inglese in endocrinologia, spiega come funziona la tiroide, quali sono i disturbi e come possono essere curati.

Internet

www.eoc.ch Il sito dell’Ente ospedaliero cantonale. Nell’offerta sanitaria, sezione medicina nucleare, si può scaricare la pubblicazione di Luca Giovanella, “I tumori della tiroide”, Collana Caleidoscopio-Medical System (n° 148).

» di Antonella Sicurello

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si accorge della sua esi- liera di compresse di ormone stenza solo quando si è colpiti tiroideo, che ristabilizzano il da un malessere generale, il livello degli ormoni TSH, T3 e corpo si inceppa e il movi- T4. Controindicazioni? “Nesmento più banale si trasforma suna”, rassicura Giovanella. in un’impresa titanica. Prima “Si può svolgere una vita assodi allora, della piccola farfalla lutamente normale. Ai miei www.ti.ch/tumori posta alla base del collo si pazienti faccio sempre questo Registro cantonale dei tumori. In Ticino è attivo uno sa poco o nulla. Eppure la esempio: Manuela Di Centa è dei dieci registri presenti in Svizzera: raccoglie, archivia, analizza e interpreta i dati sulle persone affette tiroide è una ghiandola che diventata una campionessa di da tumore. produce ormoni fondamentali sci di fondo pur soffrendo di per la crescita, lo sviluppo del ipotiroidismo”. sistema nervoso centrale e Se, invece, la tiroide rilascia il funzionamento del meta- troppi ormoni, la terapia farmacologica potrebbe non Salute bolismo. Sono guai sia quando rilascia essere sufficiente: “In questi un’insufficiente quantità di casi la terapia con iodio raormoni (ipotiroidismo), sia dioattivo consente, in modo quando fa girare al massimo i non invasivo, di risolvere il motori dell’organismo (iper- problema. La chirurgia rimane donne e il numero di casi cresce con l’aumentiroidismo). Nel primo caso, indispensabile in caso di tiroitare dell’età”. Le cause della formazione di ad esempio, ci si sente deboli de di grosse dimensioni o con noduli sono da ricondurre anche alla carenza e in affanno, si ingrassa e si noduli sospetti”. di iodio. Nelle zone alpine, come in Svizzera, hanno disturbi della memo- La ghiandola, infatti, può esquesto minerale scarseggia, ecco perché lo ria; nel secondo, invece, si è sere colpita anche da tumori. iodio viene aggiunto al sale da cucina. “L’asnervosi, stanchi, affamati e “In Svizzera si contano ogni sunzione di sale iodato è utile in soggetti che tachicardici. anno circa 300 casi di tumori non hanno problemi alla tiroide”, puntua“In gran parte dei casi, le di- maligni, in Ticino una ventilizza Giovanella. “Chi, invece, ne ha, deve sfunzioni della tiroide sono na”, afferma Andrea Bordoni, prima consultare un medico”. causate dall’alterazione del responsabile del Registro canIl 90 per cento dei noduli può essere normalsistema immunitario: 70-80 tonale dei tumori. “I casi di mente curato senza dover ricorrere all’interper cento dei casi di ipertiroi- cancro sono più frequenti nei vento chirurgico. “Il nodulo benigno o gozzo dismo e 95 per cento dei casi paesi industrializzati: Europa, va tenuto sotto controllo se non dà problemi; di ipotiroidismo”, spiega Luca se è troppo grosso è inGiovanella, primario del ser- Quando la piccola ghiandola produttrice di vece necessario asporvizio cantonale di Medicina ormoni impazzisce, determina scompensi al tarlo chirurgicamente”. nucleare e Centro Pet dell’IstiViceversa, in caso di nostro organismo. Le terapie permettono di tumore, “la tiroide detuto oncologico della Svizzera italiana. “Abbiamo riscontrato condurre una vita normale e di sconfiggere ve essere asportata e un incremento di casi negli anche i tumori maligni occorre eseguire sucultimi anni, grazie anche a cessivamente la terapia una migliore diagnostica che Stati Uniti, Australia e Giapcon lo iodio radioattivo”. Un dato è però permette di individuare prima pone”. “Solo il 2-5 per cento confortante: “La combinazione di chirurgia tali disfunzioni e anche la pre- dei noduli con un diametro e radioiodio”, conclude Giovanella, “determisenza di eventuali noduli”. maggiore di un centimetro na sopravvivenze del 90-95 per cento a dieci L’ipotiroidismo è curato con è maligno”, aggiunge Giovaanni; per alcuni tumori si arriva al 99-100 la somministrazione giorna- nella. “Sono colpite di più le per cento”.


Exxtra Kommunikation MGB www.migros.ch

TerraSuisse garantisce un’agricoltura svizzera in sintonia con la natura. In Svizzera, gli spazi vitali per piante e animali selvatici si riducono costantemente. Con il nuovo marchio TerraSuisse, la Migros si impegna a salvaguardare anche in futuro gli habitat di piante e animali indigeni.


» testo di Nicoletta Barazzoni; fotografia IMMAGINA

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to in cui l’ingegner Giorgio Ascanelli, che è il direttore sportivo del team Toro Rosso di Formula 1, mi ha chiesto di lavorare per lui. Si occupava dello sviluppo della Maserati, la MC12 che corre nel campionato del mondo FIA GT1. Ascanelli doveva scegliere i piloti con cui costruire e sviluppare il suo prototipo. Ho dovuto trasmettergli le mie sensazioni. Lui le ha tradotte in calcoli, disegni e progetti. Ha costruito la vettura sulla scia delle mie percezioni. Maserati ha costruito una macchina ascoltando e interpretando le mie emozioni. Anche il battito del mio cuore ne era coinvolto. In un’espeÈ cresciuto respirando l’atmosfera delle rienza come questa non c’encorse automobilistiche… oggi gareggia trano la valigetta o i soldi… è un fatto di cuore, di passione. da pilota professionista. Ci racconta del Ma i sogni si infrangono spespericolo e di una professione che fa della so contro il muro delle frustracompetitività la sua cifra distintiva zioni. A volte sento l’amaro in bocca. Trascorro 240 giorni se vuoi gareggiare lo devi fare all’anno lontano da casa, senza vedere la da professionista. Frequentavo mia fidanzata, senza potermi formare una le scuole elementari di Magfamiglia, o avere dei figli perché i ritmi di gia. Aspettavo che qualcuno lavoro non lo consentono. E in più fare il venisse in classe, e mi portasse pilota non è un lavoro perché purtroppo devi a correre. Supplicavo mia mapagare. Il cosiddetto sedile o il volante, nel dre e mio padre di lasciarmi gergo pistaiolo, li devi “comprare” e hanno gareggiare a Magadino. A 18 anche dei costi altissimi. Il team non può più anni la licenza e nel 1995 ho ingaggiare il pilota ma deve vendere il suo iniziato il mio primo campiosedile, il posto che ha sulla macchina. Una nato in Formula Ford. volta ottenuti i risultati, come è successo Devo ringraziare mio padre anche a me, vincendo i campionati a livello (sorride con i suoi occhi di nazionale ed europeo, mi sono detto: cavoli, un azzurro intenso che ricorora si dovrebbero innescare dei meccanismi dano i cavalieri del deserto, per trovare degli sponsor. Nel 2001 mi sono ndr). In gioventù anche lui rifiutato di pagare. Ho detto basta. I team si è cimentato in un’espeche mi ingaggiano sanno che raggiungo otrienza di pilota nella Formutimi risultati ma sono team che non hanno la Ford. E pensare che viene strutture adeguate. Esce l’articolo sui giornali: da una realtà lontana dalle Alexander quinto! Ah guardalo, non è più corse automobilistiche… è primo… Alexander abbandona… Rottura nato a Teheran da famiglia motore… Alexander non è più quello di di origine assiro-babilonese. una volta, non perché non è più bravo ma Dall’Iran ha portato con sé perché corre sempre in situazioni contrarie. tante conoscenze ma certaNel 2001 dovevo firmare un contratto per mente non quella dell’autoil team Harrow con un budget di milioni di mobilismo. Mia madre è una dollari… “Hai già fatto questo? Sei questo? donna splendida che mi ha Parli cinque lingue? Sei una persona interessorretto nella realizzazione del sante? Se ci porti la metà del budget, firmi il mio sogno nonostante sapesse contratto, e nel 2001 sei in Formula 1”. Ora che era uno sport pericoloso. devo andare. Ma non è finita. E non finirà La sua battuta: “sei sicuro di mai… è troppo dentro. Resterò nel mondo non voler fare il tennista o il delle GT cercando una struttura valida che giocatore di golf?”. mi ingaggi sia per correre sia per l’attività di La mia più grande soddisfasviluppo delle macchine da corsa. Schiaccio, zione l’ho vissuta nel momenvado al massimo… voglio vincere…

Iradj Alexander

Vitae

ono nato il 7 settembre del 1975… trentatré anni di passione per l’automobilismo. Mi sono innamorato presto delle auto sportive. Da bambino adoravo i colori, le forme, gli odori di questi gioielli della meccanica. È stato davvero amore a prima vista. Il giorno più felice della mia vita? Quando ho potuto guidare un go-kart per la prima volta. Nel corso del tempo, ho continuato a nutrire questa forza, questa smania per le corse. Oggi la mia giornata si consuma in un lavoro di sacrificio e dedizione che si traduce in un tempo sul giro… lettura dei dati telemetrici, cablaggi e allenamenti durissimi. Una birra la sera con i colleghi, dopo i test, per recuperare i sali minerali. Ricordo quella volta quando ho preso un cordolo. Sono uscito di pista. Ogni pilota sa che, nel caso estremo delle ipotesi, la sorte potrebbe portarlo alla morte. Da questo punto di vista, sono fatalista perché convinto che possa succedere ovunque. Nell’automobilismo devi aver fatto qualche “bussata ai guardrail” e portato la vettura al limite. Se il limite non lo raggiungi non saprai mai cosa significa. Non voglio fare la parte dell’eroe ma me la sento ancora addosso la paura nell’incidente del 2005 in Francia. Ho superato il limite. In quel momento preciso, decimi di secondi prima dello scontro, ti rendi conto che stai andando a sbattere. Sei cosciente, calmo e tranquillo. Adrenalina al massimo e poco dopo il silenzio. Una botta incredibile a 220 all’ora. Non sono andato a muro ma la macchina era distrutta. Mi sono trovato il motore sulle gambe, le pedaliere attorno ai piedi, ho picchiato forte. Ho perso momentaneamente la vista. Una settimana a 40 di febbre. Chi me lo fa fare? Avevo un sogno: fare il pilota. Mio padre mi ha introdotto in questo mondo ma mi diceva sempre che prima dovevo studiare e poi avrei potuto darmi alle competizioni. Purtroppo,

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Giuseppe Panza una vita a colori

intervista e fotografie di Adriano Heitmann testo di Giancarlo Fornasier

Panoramica del giardino e di Villa Menafoglio Litta Panza di Biumo, Varese

Considerato fra i maggiori collezionisti d’arte contemporanei, Giuseppe Panza rappresenta da oltre 50 anni una delle figure di riferimento per la diffusione e la conoscenza di fenomeni come la Pop Art, l’arte concettuale e il Minimalismo. Questa sua vocazione, lungi dall’essere il prodotto di un mero esercizio intellettuale, sgorga da una sensibilità profonda per il colore, che segna la sua vita fin dall’infanzia. Ma è la ricerca dell’emozione a dominare la scelta delle opere (“è il cuore che prende la decisione”), come egli ha suggerito nella sua pregnante autobiografia. A partire dalla metà degli anni Cinquanta il conte Panza inizia ad acquistare opere di Franz Kline, Mark Rothko, Claes Oldenburg e molti altri. Si avvia così un appassionato percorso di ricerca e di incontri personali che, seguendo gli sviluppi e le trasformazioni dell’arte contemporanea, fanno di Giuseppe Panza uno dei più sensibili e acuti testimoni dell’arte della seconda metà del Novecento.

Per tutti gli appassionati e gli amanti dell’arte, la visita di Villa Panza, alle porte di Varese, costituisce un’esperienza davvero indimenticabile: un viaggio che passa dall’architettura neoclassica dell’edificio, ai disegni prospettici del grande parco, alla concettualità delle installazioni e delle opere che dialogano con l’eleganza degli spazi espositivi e dell’arredo. Un “tesoro” riconosciuto e protetto anche dal Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI - www.fondoambiente.it).


Reportage

Giuseppe Panza accanto a Untitled (to S.A. Lovingly) di Dan Flavin (1987); copyright Š 2008, ProLitteris, ZH

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GIUSEPPE PANZA



La villa e la collezione

GIUSEPPE PANZA

Reportage

Ettore Spalletti, opere varie (1988 - 1992)

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L'edificio

Il giardino

Villa Menafoglio Litta Panza di Biumo, alle porte di Varese, è stata costruita alla metà del XVIII secolo per volontà del marchese Paolo Antonio Menafoglio e ampliata con interventi sostanziali a partire dal 1824 dall’architetto Luigi Canonica, su incarico del duca Pompeo Litta Visconti Arese. Tra questi, la costruzione della Scuderia grande, realizzata nel 1830 su progetto dell’architetto Canonica. Sempre di quegli anni la costruzione di un nuovo fabbricato a un solo piano destinato a ospitare la grande e sontuosa Sala da pranzo. Anche questa aggiunta porta la firma di Luigi Canonica, a cui sono attribuibili pure la stufa, il disegno del pavimento, le consolle e tutti gli elementi di raccordo architettonico. Coevi pure i tre grandiosi lampadari di cristallo e la decorazione pittorica del soffitto. Questo splendido edificio è ancora oggi la dimora del conte Panza.

Villa Panza è circondata da un vasto parco di oltre 33.000 metri quadrati, aperto verso la città di Varese e la zona prealpina. Ridisegnato nei primi decenni dell’Ottocento in base ai principi del paesaggismo inglese, il parco ancora oggi rispetta e mantiene i due assi prospettici principali. Questi sono caratterizzati da due grandi fontane centrali poste nell’originario giardino settecentesco, creando vaste zone verdi e luoghi romantici come il laghetto, la grotta e la collina del tempietto, un intervento che fortunatamente non mutò le geometrie spaziali dell’area di fronte alla villa.


La collezione del conte La villa è internazionalmente nota per la notevole collezione d’arte contemporanea che Giuseppe Panza di Biumo vi ha raccolto a partire dai primi anni Cinquanta. Nei saloni e nelle grandi scuderie, sono oggi esposte oltre cento opere di artisti contemporanei, oltre a ricchi arredi del periodo che va dal XVI al XIX secolo e a una notevole raccolta di arte africana e precolombiana. L’ingresso dell’appartamento privato Giuseppe Panza, al primo piano, si affaccia sul cortile d’onore, aperto verso il giardino. Le pareti sono impreziosite dai grandi quadri monocromi di Phil Sims, secondo la rigorosa scelta del conte di dedicare ogni ambiente a un solo artista. In questo, come negli altri locali della villa, gli accostamenti tra le opere delle ultime correnti dell’arte contemporanea e i pregiati mobili della tradizione classica sono quantomeno interessanti. L’ala dei rustici della villa è stata integralmente trasformata per volontà del proprietario.

I protagonisti dell’arte ambientale di Los Angeles, Robert Irwin, Maria Nordman e James Turrell – che lavorano in particolar modo sulla luce, lo spazio e la percezione – hanno progettato nuove installazioni appositamente per alcuni ambienti di questa parte, sperimentando personalmente i colori, le luci e la qualità atmosferica dell’ambiente circostante. I colori dei neon di Dan Flavin annullano le ombre originarie dei locali, componendo nuovi volumi e dando vita a quadri tridimensionali nei quali sperimentare “la luce”. La Scuderia grande è attualmente destinata a spazio espositivo grazie al nuovo allestimento progettato da Gae Aulenti. In assenza di mostre temporanee il luminoso locale, caratterizzato dalla copertura a volta a botte ribassata, ospita Desire, importante scultura realizzata nel 1981 dall’artista afro-americano Martin Puryear, iniziatore dell’arte organica


L'intervista

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Ford Beckman, Untitled (1991) e Bloody Nose (1990)

GIUSEPPE PANZA

Reportage

Gli ambienti espositivi di Villa Panza di Biumo sono dominati dalla spazialità e dalla luce. Un accostamento “intimo”, molto personale, una dichiarazione d’amore per il colore puro… Credo sia iniziato tutto da bambino, durante la mia infanzia a Varese. I ricordi della stagione primaverile, quando le foglie sono verdi e il cielo blu, le impressioni ricevute dall’osservazione della natura, hanno giocato in tal senso un ruolo fondamentale. Dal mondo esterno mi giungevano sensazioni legate alla bellezza, emozioni che si esprimevano soprattutto attraverso i colori. Credo si possa dire che ho sempre avuto in me questo desiderio, questa capacità di amare i colori. E interessarmene attraverso l’arte è stato un processo naturale, un desiderio innato. Ho iniziato avvicinandomi all’Espressionisto astratto e informale. Come Frank Kline, ma in particolare Mark Rothko. Era l’inizio degli anni Cinquanta. Quando vidi Rothko, che è colore puro, fu amore a prima vista, tanto che era e rimane ancora oggi il punto di massima emozione per me. Perché le sue opere esprimono quello che sentivo dentro di me, il desiderio più intimo della mia coscienza. Negli anni a seguire, quando iniziai a collezionare artisti della cultura pop – come Roy Liechtenstein, James Rosenquist, Claes Holdenburg per citarne alcuni – ho sempre scelto opere centrate sul tema del colore. Lo stesso posso dire per l’arte minimale: ero molto attratto dalla componente intellettuale di quelle opere, rigorose, essenziali… che nel loro aspetto materiale ritrovavano il colore. Ho sempre perseguito questa ricerca:

anche nell’arte concettuale, dove il colore quasi non esiste, ma nella quale persiste l’idea e il desiderio di qualche cosa che va oltre la semplice emozione e il ragionamento. Poi a partire dagli anni Sessanta, sino ad oggi, è nata questa arte che dialoga con il colore come elemento fondamentale dell’espressione artistica. Mi riferisco in particolare alle opere “luminose” di Dan Flavin e Joseph Kosuth, artisti a cui mi sono molto appassionato. Il colore, in passato, era importante ma era subordinato alla forma, perché l’arte doveva raccontare, descrivere delle cose… essere dentro la società, rappresentandone la sua “vita”, l’essenza. Oggi sappiamo che il colore ha la capacità di stimolare in modo diretto le nostre emozioni. Solo a partire da questi ultimi due decenni il colore ha assunto un suo primato, una sua singolarità all’interno del panorama artistico. Un passaggio necessario… ma che in 2.500 anni di storia dell’arte non era mai avvenuto.

Natura e colore: come vive questa relazione così presente nella nostra quotidianità? Il colore è luce e la luce è l’energia che ci fa vivere. Tutto giunge dalla luce, anche quello che mangiamo e gli strumenti che utilizziamo traggono da lì la loro origine. La luce è la vita dunque. E un singolo colore non è altro che una vibrazione luminosa, che si compone di infinite vibrazioni, che a loro volta ci danno la possibilità di “farci


Il pigmento puro, quando è in polvere, ha invece una sua singolare intensità. Ma la sua applicazione in opere verticali implica l’uso di sostanze che alterano inevitabilmente la bellezza del colore puro. Alfonso Frattegiani, invece, ha utilizzato questa pietra sedimentaria, omogenea, di colore grigio chiaro, neutra e che non disturba gli altri colori, proprio per la sua superficie porosa ma cosparsa di piccole cavità. Applicando il colore in polvere con le dita, delicatamente, questo “penetra” riempiendo i minuscoli fori superficiali. È la prima volta che un artista riesce a rappresentare il colore al suo stato puro.

Nella sua attività di collezionista lei sembra aspirare a una condivisione riguardo alla predilezione per il colore... Il desiderio di condividere è centrale. All’inizio la mia ricerca era certamente personale… Ricordo che all’acquisto dei miei primi Rothko e Kline, la gente manifestava segni di derisione. Anche i professori di storia dell’arte sostenevano che quelle opere non avevano alcun valore artistico. Mi trovavo spesso solo, contro un ambiente che pareva opporsi alle mie scelte. Oggi, dopo decenni, quello che veniva disprezzato è visibile nei musei. Ma con il tempo mi sono abituato a questo iniziale rigetto, al rifiuto… La condivisione con gli altri è fonte di grande felicità… Perché un bene amato anche da altri, moltiplica il piacere dato dall’opera. Un bene privato, di un singolo, non può rappresentare la felicità completa…

Questo atteggiamento l’ha portata a donare opere a strutture museali anche ticinesi… Sì… alcuni anni or sono regalai duecento opere al Museo Cantonale di Lugano… che purtroppo si vedono raramente. Non vi so dire per quale ragione... un problema di spazio, immagino, ma anche di politica culturale. I musei pubblici, giustamente, devono mostrare anche opere che piacciono al pubblico e attorno alle quali vi è un certo interesse. Personalmente credo che troppo spesso nelle istituzioni si seguono direttive che hanno poco a che fare con la dignità delle opere d’arte…

Lei si è interessato recentemente anche alla fotografia. Qual è il suo rapporto con quest’arte?

sentire” colori infinitamente diversi. Tutti noi abbiamo sperimentato come l’universo cromatico abbia una relazione con le nostre emozioni, con quello che sentiamo, con le nostre esperienze quotidiane. Il colore è presente in tutte le cose che facciamo e usiamo. Esiste una totale identità tra le nostre emozioni, la vita intima e il colore che ne è la manifestazione più diretta.

Ma esistono cromie create dall’uomo e altre proprie della natura. Trova le diano emozioni diverse oppure sono sensazioni assimilabili? Lo scopo dell’arte, la sua ambizione, è quella di imitare il creatore, anche se gli artisti, che sono dei creatori, inventano spesso soluzioni che non esistono in natura. Nel Salone Impero, qui a Villa Panza, sono esposti alcuni quadri di David Simpson che apparentemente risultano opachi, inerti… Ma avvicinandosi, lentamente, all’opera, essi improvvisamente acquistano colore, come se la luce sgorgasse dalla superficie stessa dell’opera. Un miracolo dell’invenzione umana, costruita sulla tecnica e la materia. Altro esempio al piano terreno: qui sono esposti una serie di piccoli quadri dell’artista italiano Alfonso Frattegiani, che predilige come supporto la pietra serena; su queste superfici il colore produce un’intensità particolare perché usato puro. Solitamente gli artisti utilizzano degli aggreganti per l’applicazione.

Premetto che io non sono né collezionista né un esperto di fotografia. La mostra dedicata a Franco Vimercati l’ho voluta perché trovavo interessante il suo non utilizzo dei colori, con immagini giocate solo sui grigi, il bianco e il nero. Trovo sia un artista straordinario, che va al di là delle immagini e che cerca attraverso l’oggetto qualcosa di indefinibile… Come la nascita di un’entità che si può solo osservare. Possiede l’incredibile capacità di dare alla luce qualcosa dal nulla. La fotografia è sempre stata considerata una documentazione della realtà, ma io credo che i “grandi” fotografi siano stati quelli che sono andati oltre la realtà. Mi ripeto, io non sono un esperto di fotografia, ma Vimercati è stata un’esperienza del tutto particolare, che ricordo con immenso piacere

Giuseppe Panza Ricordi di un collezionista Jaca Book, 2006

Giuseppe Panza La Collezione Panza Skira, 2002


i n i rt ik

bikindriikini . qua È ultra sessantenne,ma chi lo direbbe? Sempre così vitale,scattante e voglioso di sottolineare il sinuoso incavo della vita, accentuare rotondità del fondoschiena e soprattutto l’appeal del seno...

Tendenze

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l bikini: magari aiutato dai vecchi e nuovi segreti della corsetteria, tanto per un gradito ritorno sulle spiagge e ai bordi delle piscine di maggiorate e pin up dei lontani Cinquanta e dintorni. Ci sono difatti strutture magiche e invisibili e coppe differenziate nelle proposte Parah ( ), studiate per una vestibilità propria da reggipetto su misura, o per donare al decolleté scarsino una piena floridezza... senza ricorrere all’antipatica e invasiva chirurgia! Si accompagna allo slip sgambato, ma non troppo. Il tessuto è una seta stretch a stampa animalier, rivisitata con lampi d’oro e ricami in rafia,

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mentre la linea Sabbia adotta il materiale “Sensitive”, per ensemble che enfatizzano le curve e sperimentano accostamenti cromatici rubati sia a una giungla fantasiosa dai fiori oversize, sia agli stilemi dei tempi della Dolce Vita, cioè vivaci bubbles e manciate di pois. Da dedicare alle giovanissime dal fisico sottile è invece il seducente bikini alla Brigitte Bardot di Off Limits, reinventato con fiocchi vezzosi ai lati dello slip e al centro del reggiseno push up, affollato da misteriosi gattini, “truccati” da leopardo. Ma ecco che i frizzanti anni Sessanta e lo stile Saint Tropez, fatto di quadretti Vichy, pizzi e crochet, con Verdissima conquistano la bagnante alla moda. Specialmente quando i due pezzi sono resi unici dal gioco delle anelle in bachelite e una eplosione di fiori in rilievo. Si coordinano al pareo o alla gonnella danzante, come

pure alla borsa di paglia dove sbocciano le corolle reiterate. Insomma la coppia reggiseno e mutandine si fa sempre più anticonformista e disinvolta, tanto da diventare spesso un trio o, addirittura, un quartetto. Come dire bikini, trikini, quadrikini...Prendiamo una creazione di Pin Up Stars : su un fondo a ghirigori copiati dalle maioliche capresi, stelle marine si rincorrono dal top allo slip increspati dai drappeggi e ritornano spavalde sulla mimi a portafoglio, sulla brassière e danno vita pure ad orecchini e bijoux proprio da “star”. Anche con Oceano ( ) il beachwear si arricchisce di proposte dentro e fuori-acqua da vivere oltre la spiaggia. Il reggiseno a balconcino rigoglioso, affastellato da borchie e perline, si unisce impudico ai più disparati tipi di panties, dalla culotte a gonnellino al quasi perizoma, ma anche a camisole e t-shirts gioiello. Addirittura i completi

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di Argento Vivo ( ), percorsi da lampi fluo, inserti macramé e catenelle di strass, passano con disinvoltura dai tuffi tra le onde a una festa al chiaro di luna. Poiché se il reggiseno sbircia sotto il bolero in georgette, lo slip scintilla tra le pieghe della gonnellona mille foglie di chiffon. “Obladì Obladà” e “Taratatà”, gli incipit delle canzoni ricordo dei Beatles, sono invece il fil rouge che unisce i costumini di Papeete al glamorous top con scollo all’americana e agli hot pants da starlette. Manco a dirlo, il corpo un tantino provocante attira gli sguardi, rivelato com’è dai due pezzi di Occhi Verdi ( ), tutti un rivolo di volantini, ruches di Sangallo a contornare e inventare frivoli tanga, mixando colori dal profumo d’oriente. Insomma tocchi d’esotismo per bikini mozzafiato dalle dimensioni ridotte e tuttavia carichi di suggestioni rubate ai paesaggi paradisiaci. C’è voglia di terre lontane nei coordinati di Malizia , dove la calda sensualità del Marocco, insieme ai riflessi dorati del deserto e ai motivi delle ceramiche cotte sotto il sole, è evocata nelle micro sagome a triangolo trattenute da grandi moschettoni in argento brunito, tipo fibule tuareg. Travolgente e festosa come ritmo di samba è intanto la moda mare Yamamay . Foglie di palma e un turbinio di nastri ricamati animano i bikini dal sopra a fascia annodata e panties drappeggati che accarezzano la pelle abbronzata, come piace sulle spiagge di Bahia...

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Tutto d’un pezzo!

li chiamano tutti di un pezzo! Tra squarci, intagli, oblò, scolli abissali e sgambature, i costumi interi rivelano ben ampie porzioni di epidermide tirata a lustro. E sempre in un modo alquanto sornione. Come un particolare modello di Yamamay: un succinto due pezzi, dalla fantasia “colta” nella foresta amazzonica, si unisce in un pezzo unico con due sinuose fasce laterali a creare una scollatura a tuffo oltre l’ombelico. O quello di Anna Club a pannelli di un’abbagliante tinta unita e dai nodi estemporanei che regalano drappeggi asimmetrici da divinità mitologica, non senza un tocco couture. Impertinente, malgrado la definizione di “intero”, è certo l’esemplare Oceano scollato fino all’anima, modellato a perizoma e con strategici tagli a feritoia, o studiate coprenti-scoprenti asimmetrie. Ma ci sono anche inserti di rete, catenelle dorate, filamenti in cristalli che, con i costumi La Perla ( ), imprigionano il corpo in una “gabbia” preziosa e tuttavia piena di spazi... liberi. Grovigli di fili, trafori e fiorellini

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in rilievo: un sapiente uncinetto e un candido filo di cotone, per Baci Rubati ( ), reinventano il costumino intero che lascia totalmente nuda la schiena, ma con quel non so che di tenero e romantico che hanno certi capi del corredo d’antan. Nondimeno furoreggiano sempre i costumi veramente interi, sinonimo di donna-donna e di gran classe. Così ricercati e rifiniti da suggerire il bustino dell’abito per una serata speciale. Ad esempio, il prototipo dal design essenziale di Verde Veronica , dal fondo color terra d’Africa e contornato da pietre e cabochon, può scegliere anche la stampa a fiori tribali e laccett -bustier in spago, perché l’etnico ha un’anima eco friendly. Sono nel mood le collane a grosse boules e fili di juta e la borsona in corda intrecciata. E fra i tanti suggerimenti, pronti per le grandi nuotate e a modellare il corpo in assoluto comfort, c’è il costume olimpionico di Impronte nero o China blue con la scollatura valorizzata da disegni paisley da sophisticated lady. La quale può permettersi anche la versione a macule bianche e nere, tagliato sotto il seno a linea impero, da dove partono le coppe in tinta unita terminanti con la comoda spallina larga. Più una caterva di tintinnanti bracciali lucidi e opachi, sottili e corposi "

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rza id Marisa Go


Consumo ciclo misto 6.4 l/100 km, emissioni di CO2 solo 169 g/km, categoria d’efficienza energetica B, valore medio delle emissioni di CO2 di tutti i modelli di veicoli nuovi venduti in Svizzera 204 g/km.

Perché un parchimetro deve proprio assomigliare a un parchimetro? Immagina di poter ricominciare da capo, da una tela bianca.

Se fosse possibile reinventare tutto di nuovo, allora forse tutto avrebbe un aspetto più stimolante. Come la nuova FordKuga. Design dinamico e dettagli inediti riuniti in un autentico crossover. Adesso dal vostro concessionario Ford. Informazioni dettagliate su www.fordkuga.ch

Kuga. La nuova Ford 4×4.

Feel the difference


Grazie a Plutone questa settimana potrebbe regalarvi dei risultati insperati, soprattutto se siete della terza decade. Il 4 e il 5 luglio potrebbero essere giornate particolarmente positive. Atmosfere passionali e improvvisi momenti di intenso erotismo.

Momento creativo per i nati nella terza decade. Non lasciatevi distogliere da vicende sentimentali o familiari. Tenete comunque conto che un piccolo scandalo potrebbe turbare il vostro equilibrio. Maggior disciplina in campo alimentare.

toro

scorpione

La fine del mese segnerà una fase particolarmente buona: sarete attraversati dalla Luna, e riceverete un incredibile trigono dall’amica Vergine. Questi passaggi potrebbero spingervi verso una seria progettazione familiare. Non sono da escludere avanzamenti professionali.

Grazie a Luna e a Venere di transito tra il 2 e il 4 Luglio potreste incontrare l’uomo o la donna dei vostri sogni, (sarete infatti bersagliati dall’imprevedibile azione di Urano). Gravidanze improvvise. A livello professionale saranno favoriti i creativi.

gemelli

sagittario

Se siete alla ricerca di qualcosa di importante, non dovete fare altro che seguire l’intuito. La configurazione Luna Mercurio e Nettuno imprimerà una forte espansione alle vostre capacità extrasensoriali. Ne saranno maggiormente favoriti i creativi.

Se c’è qualcosa della vostra anima che avevate celato, in questo periodo potrebbe tornare prepotentemente allo scoperto (Plutone transita nel vostro segno). Risultati inaspettati sul piano professionale. Metamorfosi della immagine pubblica per i nati nella terza decade.

capricorno

La configurazione di Venere e Giove se da un lato potrebbe amplificare il vostro desiderio di unioni stabili, dall’altro tenderà a offuscare le vostre capacità di scelta. Il 29 e 30 giugno saranno senz’altro le giornate migliori della settimana.

Possibili fiori d’arancio per i nati della prima e seconda decade. Vi sentirete più sensibili e compartecipi e alle richieste del partner. Grazie alla congiunzione tra Marte e Saturno, sta per iniziare un periodo in cui vi sentirete particolarmente determinati e aperti a nuove situazioni.

leone

acquario

Momento assai intenso per la vostra vita sentimentale. Mentre da un lato, Nettuno in settima casa solare, vi spinge verso soluzioni confuse, Plutone vi carica di passione, e così Venere, di transito, vi coinvolge in storie nascoste. Attenzione allo stress.

Durante la giornata del 2 giugno si formerà un interessante trigono tra Nettuno e Nodo Nord di transito nel vostro segno e la Luna di passaggio nella vostra quinta casa solare. Possibile fusione tra Cielo e Terra durante un incontro sentimentale.

vergine

pesci

Questa settimana vi vede particolarmente determinati nel raggiungimento dei vostri obiettivi. L’importante è non cadere in uno sterile ipercriticismo verso tutti e verso voi stessi. Mantenete un’alimentazione equilibrata e scaricatevi con la pratica di un’attività sportiva.

Tra il 2 e il 4 luglio potrete beneficiare di una magica Luna nella vostra quinta casa solare, quella dell’amore e del divertimento. Questo veloce passaggio verrà sostenuto dal concomitante transito della Venere. Momenti di improvviso romanticismo, colpi di fulmine e scelte anticonformiste.

Elemento: Acqua - cardinale Pianeta governante: governante: Luna Relazioni con il corpo: torace, seno, ventre Metallo: argento Parole chiave: sensibilità, emotività, inconscio

La Luna, nel corso dei millenni, ha ispirato artisti e scrittori per la sua magnetica capacità di sorprendere e attirare lo sguardo. E non è casuale che i miti e le elaborazioni simboliche abbiamo fatto di questo corpo celeste il luogo in cui si esaltano tutte le virtù del femminile e della maternità. Per gli antichi greci essa era infatti “madre universale, generatrice di dei e di uomini”. Innalzata a divinità per l’occulta e misteriosa capacità di influenzare il moto delle acque, la crescita del mondo vegetale e i cicli di fertilità nella donna, essa è anche il domicilio del Cancro. Il carattere ricettivo, il senso degli affetti familiari, esteso a volte anche al di fuori dell’ambito parentale (con esiti non sempre positivi), sono aspetti centrali dei nati nel segno. Proprio nell’inclusione di questo tratto, il Cancro allude alla temporalità, come ricercata unione del presente con il passato. Come la madre è il ponte fra la specie e il figlio destinato a perpetuarla, così il Cancro rappresenta il legame fra ciò che è e ciò che non è più e vive ormai solo nella nostra memoria. Gli individui del segno sono immersi infatti in una dimensione “diacronica”: per loro il presente è incompleto se non letto alla luce del passato. Come gli “angeli” dello scrittore e filosofo tedesco Walter Benjamin, essi sono irrimediabilmente sospinti verso il futuro ma il loro sguardo è rivolto al passato, che li attira in modo struggente e nostalgico. In ambito psicoanalitico, Carl Gustav Jung leggeva il segno Cancro come materia simbolica riferita all’inconscio personale profondo, con riferimento anche al karma dei genitori.

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cancro

Il Sole transita nel segno del Cancro dal 22 giugno al 22 luglio

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» a cura di Elisabetta

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“…alto silenzio fa la bianca luna”

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Cancro


Âť Illustrazione di Adriano Crivelli


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1. Noto dipinto di Bonnard • 2. Imitare • 3. Risorse senza limiti • 4. Figura geometrica • 5. Nome di donna • 6. Il Dario, premio Nobel • 7. Coscia • 8. Rincasato • 9. È con le Storie Tese • 13. Destinare, assegnare • 16. Il Continente Nero • 20. Controllare, perlustrare • 22. Quasi uniche • 27. Lo Jacopo foscoliano • 29. Funzione trigonometrica • 31. Traguardo • 32. Francia e Italia • 35. Una figlia di Mussolini • 36. Dispari in troni • 41. Vendita all’incanto • 42. Ebbe la moglie tramutata in statua di sale • 44. Fra due fattori • 46. Pari in burle • 47. Le iniz. di Montanelli.

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1. Imbroglione, mascalzone • 10. Privo di carattere • 11. Paolo nel cuore • 12. Cancellerie vescovili • 13. Oscuri • 14. Il nome di Pacino • 15. Personaggio fiabesco • 17. Splendida! • 18. Tiro centrale • 19. Cortesi • 21. Grossa candela • 23. Due romani • 24. Rosa nel cuore • 25. Ligio, solerte • 26. Segno zodiacale • 28. Dittongo in paese • 29. Sud-Est • 30. Ponte... sul confine • 32. Copricapo arabo • 33. Antico Testamento • 34. Sciocchi, stupidi • 37. Fa perdere il treno • 38. Due nullità • 39. Pari in fosso • 40. Antica regione dell’Asia Minore • 42. Servizio militare • 43. Un tipo di società • 45. Effetto acustico • 47. Trafila • 48. Elevato • 49. Lo sono certe pillole!

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Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 29.

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La soluzione a Epigoni è: Pastorale americana di Philip Roth (Einaudi, 1998).

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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino

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Il vincitore è: A.P., Grono.

Epigoni A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 29. Al vincitore andrà in premio “Gli uomini che fecero il Ticino” di Franco Celio, Edizioni laRegioneTicino, 2007. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 3 luglio a ticino7@cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano. “Se penso all’interno di quel loculo, vedo un paio di vecchie scarpe, qualche rimasuglio di stoffa, una forcina per i capelli, la vera del Duce. Per il resto, non credo che Antenora sia lì”.

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Leggere il foglietto illustrativo.

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LĂŠger. Tanto gusto, niente rimpianti.


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