Ticino7 - numero 19

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Corriere del Ticino

laRegioneTicino

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Un Cantone nel mondo ..............................................................................................

Un giorno nella vita di Emanuele Santoro .......................................................

La guerra fredda nella bassa padana.....................................................................

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Nella trappola della diversità ..............................................................................

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numero

Giornale del Popolo

Tessiner Zeitung

02 05 08

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numero 19 2 maggio 2008

Impressum

Agorà Nella trappola della diversità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Arti Le cose che preferisco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8

Tiratura controllata

Media La sfida a Scientology . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Editore

Società La guerra fredda nella bassa padana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Salute Il tarassaco: una pianta per la depurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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93’617 copie

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale Capo progetto, art director, photo editor

Vitae Emanuele Santoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reportage Un Cantone nel mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Redattore responsabile

Tendenze Zincarlin: alla ricerca del cibo perduto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Coredattore

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Concetto editoriale

Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Peter Keller

Adriano Heitmann Fabio Martini

Giancarlo Fornasier IMMAGINA Sagl, Stabio

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Giovani e omologazione Autore: IMMAGINA (Gonzato/Heitmann)

Libero pensiero

Egregio direttore, sono una pensionata, da anni affezionata lettrice del Ticinosette che ho sempre trovato piacevole e ricco di contenuti interessanti. Questa nuova versione mi ha lasciato però un po’ disorientata, soprattutto nella parte dedicata all’intervista. La storia sulla signora Grasselli, per esempio; mi sembra che nel Cantone ci siano persone ben più interessanti da intervistare, penso ai nostri architetti, ai direttori delle banche e agli importanti imprenditori, vere e proprie locomotive della nostra economia che hanno permesso lo sviluppo del Cantone. Ho anche notato che mancano riferimenti al territorio, soprattutto del Locarnese. Complimenti invece per la rubrica di astrologia che mi sembra molto più dettagliata e per l’articolo sui fiori, che sono veramente belli. Cordiali saluti, A.B. - Gudo

Gentile lettrice, La ringrazio innanzitutto per la sua lettera (riteniamo infatti essenziale avviare uno scambio costante con i lettori) a cui rispondo con estremo piacere. La rubrica Vitae è stata scientemente dedicata a persone comuni,

senza escludere in modo programmatico personaggi dotati di maggiore visibilità. Riteniamo, infatti, che la vita e lo sviluppo di una regione siano determinati non soltanto dalle “locomotive”, come le chiama lei, ma da tutti coloro che con perseveranza e passione si dedicano alla loro professione e ai loro interessi. In tal senso, non esistono cittadini di serie A e di serie B, ma eventualmente persone con vissuti differenti, a volte interessanti a volte meno, a prescindere dalla loro esposizione pubblica o mediatica. Del resto, anche la fotografia che accompagna il racconto del “personaggio” della settimana rappresenta una ricerca sul tema del ritratto e risponde al desiderio di creare una serie di immagini caratterizzate da un’impostazione originale e da un preciso scavo psicologico. Per quanto concerne i mancati riferimenti all’area del Locarnese, avrà altresì notato che l’impostazione del nuovo Ticinosette mira a un allargamento degli orizzonti locali, evitando di enfatizzare i campanilismi e le divisioni interegionali. Le occasioni, poi, di parlare della sua area non mancheranno vista la vitalità civile e culturale che la caratterizza. Cordialmente, Fabio Martini


Nella trappola della diversità

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rimo pomeriggio. Alcune brevi parole che giungono dalle sue spalle gli regalano un sorriso appena accennato. Testa china, lo sguardo alla ricerca della traiettoria perfetta. Il piede destro lancia la spinta, le due ruote anteriori perdono il contatto con il suolo, seguite da quelle posteriori una frazione di secondo più tardi. La gravità lo trascina giù, mentre le braccia si staccano dai fianchi, contribuendo in modo decisivo alla conquista dell’equilibrio necessario per percorrere il saliscendi che lo separa da due ragazze sedute su un muretto dalla parte opposta, una rete metallica alle loro spalle, le dita incollate ai telefonini. Siamo allo skate park di Cornaredo. Se non fosse per la lingua parlata dai ragazzi o per il paesaggio che li circonda, potremmo essere ovunque: forse tra gli skater statunitensi di Portland, quelli raccontati nel 2007 da Gus van Sant in Paranoid Park; oppure nella Los Angeles dei tardi anni Settanta filmata da Catherine Hardwicke in Lords of Dogtown (2005). Fa lo stesso. Mondi, spazi, oggetti e protagonisti fotocopia, senza tempo e identità – come i non-luoghi teorizzati da Marc Augé negli anni Novanta –, dove l’uniformità è dominante. Ieri, oggi, domani, qui e dall’altra

Sarà da imputare alla velocità con la quale le informazioni e le immagini virtuali giungono a noi dai quattro angoli del globo, sarà che copiare è più semplice che imitare, sarà che i modelli vincenti si riducono alle dita di una mano, sarà che sbagliare non paga, nemmeno quando hai 15 miseri In una società ossessionata dalla paura anni. Anzi, è proprio lì che e dall’insicurezza, il mercato sacrifica non ti puoi permettere di sull’altare dell’effimero gli adolescenti, rimanere fuori dal gruppo. la nostra più grande risorsa Perché non è premiante e rincorrere è difficile quando parte dell’oceano: mai come sulle tue spalle campeggia l’etichetta “sfigato”. E ci vuole negli ultimi anni i modelli poco, molto poco. di comportamento e il modo È il gioco dei piccoli dettagli. Lo stile di vita filtrata dal “look”. di rappresentarsi nel mondo L’immagine costruita con vestiti, scarpe e taglio di capelli reale hanno subito un imtanto enfatizzata dagli ottocenteschi dandy inglesi, quella pressionate appiattimento. teorizzata nelle sub-culture a partire dagli anni Cinquanta.

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Agorà

P


lo “skate is not a crime”, le catene, i pantaloni volutamente stracciati o di dimensioni abnormi dei rapper che cantavano il ghetto, le “A” di anarchia sulle giacche di pelle e le magliette, erano segni di distinzione… tutto questo è diventato da tempo un minestrone iconografico, centrifugato e sparato dalle vetrine di chi prepara stile e colore, venduto come dei ready-made “duchampiani”, culture prêt-à-porter da branco. Comprati la tua identità, oggi è in offerta. Ma la rabbia dove abita? “Cerco di distinguermi dagli altri – ci dice Roby – se non ti fai notare non sei un c****. Le tipe non ti vedono nemmeno, magari ti ridono in faccia perché hai qualcosa che per loro non va… non esiste!”. “Dipende da come mi sento – aggiunge Michela – non ho uno stile, anche se il nero mi piace, tipo skinny e Converse”. Certo, skinny, pantaloni attillati. Quelli che fanno tanto magro… Emy Winehouse insegna: le patologie da disturbi alimentari, diventate vero stile di vita in associazione all’uso banalizzato della cocaina, sono modelli inarrivabili. “Ogni tanto mi sembrano tutti uguali – dice Nicola –. Io faccio skate, vengo alla pista appena posso, ma è come se la gente fosse uscita tutta dallo stesso negozio. Guarda, tutti con le stesse scarpe…”. Certo, le scarpe… almeno quelle da ginnastica sono comode. Pensa quei poveracci dei loro padri che nei “meravigliosi” anni Settanta e Ottanta sfidavano le strade con gli anfibi militari ai piedi. Teorizzavano il caos, ma hanno regalato ai loro figli una prigione dorata. Vuota.

Agorà

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» di Giancarlo Fornasier; foto, Cèline Brentini

Successivamente, la diffusione del rock’n’roll ha cementato gli elementi di un’età e di un gruppo sociale sconosciuti prima della Seconda guerra mondiale: i teenager, letteralmente l’eta dei “teen”, dai 13 ai 19 anni. Si è così aperto un mercato del tutto vergine di nuovi consumatori, quando ancora eravamo agli albori dello shopping diffuso. Oggi gli adolescenti sono un segmento decisivo nella strategia del mercato dei consumi: onnivori, instancabili, attenti e distratti allo stesso tempo rispetto a quello che avviene attorno a loro, e dunque suggestionabili ma alla strenua ricerca di autonomia e di spazi. Estremi, nel meglio e nel peggio. E con molto denaro. Passivi rispetto al tempo in cui vivono ma non al modo, i ragazzi sperimentano rapporti conflittuali con le istituzioni, percepite come sovrastrutture opprimenti. Ma allo stesso tempo sono permeabili a tutte le nuove tendenze: tecnologia, abbigliamento, musica, stili di vita che si riflettono in stati d’animo e pensieri. E viceversa.

La moda e lo stile sono la rappresentazione di un mercato enorme: modelle e modelli divengono punti di riferimento, la luminosa proiezione di una macchina da guerra economica. E negli adolescenti la mancanza di un’identità pienamente strutturata viene influenzata in modo distruttivo, perché sono menti incapaci di leggere in modo critico i messaggi e i modelli di vita propinati con attacchi frontali, volti esclusivamente alla monetarizzazione, regolati dal marketing. Ma anche la televisione con i suoi reality improponibili, la stampa tesa alla vendita di oggetti e identità – in una fusione-confusione di ruoli preoccupante –, il cinema con situazioni sociali spesso banali, piatte, dove l’artificiosa condivisione e la socializzazione viene filtrata dai profili pre-costruiti proposti nelle community che spopolano nella rete: nome, segno zodiacale, hai una relazione, bevi, fumi, cosa ascolti… Nessuno che chieda quali sono i loro problemi, se i loro genitori sono separati, qual è l’ultimo libro letto… In un contesto nel quale privato e pubblico diventano aree sempre meno protette e da tutelare, gli adolescenti stanno probabilmente sacrificando la loro libertà, inscatolata in pacchettini, condensata nei 160 caratteri di un sms. Proprio oggi, che la portata rivoluzionaria dei loro atteggiamenti, per definizione pura e priva di lacci sociali, farebbe tanto comodo. E invece vita bassa, marchi ostentati, scarpe tutte uguali, piercing e tatuaggi banalizzati nel significato e nella funzione, elementi esteriori di un’uniformizzazione di massa. Se qualche decennio fa il teschio,


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Film

Locandina del film The Sound of Music (in Italiano Tutti insieme appassionatamente, 1965) di Robert Wise, tratto dall’omonimo musical del 1959 di R. Rodgers e O. Hammerstein.

Brubeck, Sara Vaughan, Barbara Streisand, Tony Bennet, Kenny Burrel, Carl Rüdiger, Betty Carter, Kenny Clarke, Beeny Golson, Johnny Hartman, Woody Herman, Al Jarreau, Björk (nel film Dancer in the dark), Sun Ra, e John Zorn solo per citarne alcuni. Coltrane suonò “My favorite things” innumerevoli volte nel periodo che va dal 1960 al 1967, anno della sua morte, ed è possibile seguire chiaramente l’evoluzione del suo stile – già all’apice della maturità musicale – ascoltando le varie versioni, da cui emerge un enorme lavoro di scavo e un’incessante ricerca espressiva. Nel 2005 la Impulse ha ripubblicato One Down, One Up, due concerti del suo classico quartetto – con Tyner, Garrison e Jones – registrati rispettivamente il 26 marzo e il 7 maggio all’Half Note di New York. Immancabile e sorprendente la versione del brano che qui dura ben 22 minuti e sfuma sulle parole dello speaker radiofonico durante un incredibile assolo di Coltrane. La compresenza di velocità e lentezza, di sudore e contemplazione, ma Un tema tratto da un musical di successo, soprattutto la chiarezza delle un grande sassofonista afroamericano: la idee musicali e la coesione del storia di un brano che ha rappresentato gruppo sono straordinarie. Si avverte l’energia consolidata un “fil rouge” nell’evoluzione artistica di nelle centinaia di ore di John Coltrane, uno dei maggiori jazzisti musica vissute insieme dai quattro musicisti, la loro di tutti i tempi profonda complicità e il nello spettacolo e nel film piacere di scoprire ogni volta suggestioni venga cantata nel corso di e nuove vie da percorrere. Sono anche un temporale estivo. Coltraquesti gli aspetti che rendono il quartetto ne trasformò questa canzone di Coltrane come uno dei vertici assoluti in uno standard del jazz, in della musica di tutti i tempi. Si, qui ci seguito interpretato da Dave sono proprio tutte le cose che preferisco.

» di Giancarlo Locatelli

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cui peraltro venivo immancabilmente richiamato il giorno successivo. Ogni ascolto era per me un’esperienza nuova e al contempo riconoscibile: scoprivo prospettive e particolari inattesi concentrandomi su ogni singolo strumentista per tutta la durata dell’esecuzione. La canzone originale, del 1959, era il motivo principale del musical The Sound of Music (Tutti insieme appassionatamente) di R. Rodgers e O. Hammerstein che nella versione cinematografica del 1965 veniva cantata da Julie Andrews. Alcune delle immagini invernali evocate dal testo e il clima gioioso e appassionato della melodia ne hanno fatto un classico delle canzoni natalizie, nonostante

Le cose che preferisco

Arti

prima di iniziare a studiare clarinetto, attraversai un periodo di circa un mese durante il quale, ogni giorno, al ritorno da scuola, ascoltavo con piacere ma anche con una certa ossessività “My favorite things” di John Coltrane. La versione era quella registrata dal vivo il 7 luglio del 1963 al festival di Newport, pubblicata dalla Impulse tre anni dopo l’uscita della versione “ufficiale”, datata 1960. Il quartetto era formato da Coltrane al sax soprano – strumento che egli rilanciava nel mondo del jazz grazie proprio al successo di questo brano – McCoy Tyner al pianoforte, Jimmy Garrison al contrabbasso e Roy Haynes alla batteria. Quest’ultimo caratterizzava con il suo tocco secco e nervoso l’esecuzione e sedeva al posto del titolare Elvin Jones, impareggiabile collaboratore di Coltrane, il cui stile inconfondibile poggiava invece su di un pulsare potente, morbido e poliritmico. Non so spiegare con precisione perché quei 17 minuti di musica mi attirassero con tale forza, ma sentivo che si trattava di un’esperienza importante da cui potevo uscire solo al termine del brano, a

Ashley Kahn A Love Supreme Il volume, pubblicato da Il Saggiatore nel 2005, ripercorre le tappe e le sedute di registrazione del capolavoro del sassofonista americano.

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Poco

Libri


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La sfida a Scientology

Alan Moore e David Lloyd V per vendetta Il fumetto Rizzoli, 2006 In un’Inghilterra oppressa da una dittatura, un uomo mascherato inizia la sua rivolta contro il potere. Il suo nome è V, solo contro la perdita della libertà e dell’identità in un mondo totalitario.

Potrebbe essere una vicenda ra lui stesso. Diversamente totale impossibilità di operare. Un’attacco uscita dalle pagine di un ro- da quello che viene diffuso realizzabile solo grazie alla collaborazione di manzo di Philip K. Dick o da gran parte della media, un grande numero di partecipanti. In gennaWilliam Gibson: una collet- Anonymous non è un grupio Anonymous ha paralizzato, per un intero tività di internauti attacca po di hacker. In effetti, solo fine settimana, diversi siti di Scientology, Scientology. Ma non è così. il 5-10% di Anoni (tradotto dimostrando così la sua vera natura colletTutto ha inizio dalle finestre dall’inglese Anons – è la fortiva. Da quel momento è iniziata la pubblidell’arcinota “comunità vi- ma plurale contratta utilizzacazione di video nei quali una voce sintetica deo” YouTube (www.youtube. ta per indicare i suoi membri comunica, con chiarezza ineccepibile, sullo com), con l’apparizione di – ha le conoscenze per esserlo. sfondo di immagini accelerate e suggestive parti di un video promozio- In risposta alle minacce prodi nuvole e città, gli intenti degli Anoni. La nale girato nel 2004 dall’at- venienti dall’organizzazione formidabile pervasività dell’azione anarcoide tore Tom Cruise, potente creata da Hubbard, il gruppo di Anonymous si è rivelata in tutta la sua rafaffiliato dell’organizzazione fece in seguito apparire la finatezza anche nel manifesto della “Guerra fondata da L. Ron Hubbard versione integrale del video a Scientology”. Gli anonimi affiliati non nel 1954. L’organizzazione di Cruise, in modo da eludere giudicano il credo, ma il modus operandi religiosa richiese la cancel- qualsiasi ambiguità o critica dei membri dell’associazione religiosa che, lazione immediata del video, concernente una possibile dea loro parere, provoca la rovina economica minacciando una denuncia, contestualizzazione delle idee di molti dei suoi adepti, oltre a minare le caperché il contenuto era de- espresse dall’attore. A questa pacità psichiche e di autodeterminazione. La stinato solo a un uso interno iniziativa fu collegato anche principale finalità di Anonymous è dunque e quindi rappresentava una un attacco ai siti di Scientodi smantellare l’organizzazione nella sua aperta violazione delle leggi logy, oltre alla pubblicazione forma presente attraverso un intervento a sul copyright. Oltretutto, gli del “manifesto” relativo agli lungo termine, rendendo pubblica la natura spezzoni estratti e presentati intenti di Anonymous, di cui “ambigua” del gruppo religioso creato da al di fuori del loro contesto trovate più avanti notizia. Hubbarrd. Ad oggi il più macroscopico atto originale, venivano consi- L’attacco era un DDoS (Distridi questa “guerra” sono le manifestazioni derati lesivi dell’immagine bued Denial of Service), una contro Scientology svoltesi il 10 febbraio di Scientology. Responsabile delle forme di aggressione scorso a seguito di un video-invito di Anodella messa in rete del video nymous apparso sul web. I La conoscenza è libera, noi siamo legioni, partecipanti “materializzatisi” era Anonymous, un’entità collettiva non identificabile noi siamo Anonymous. Non perdoniamo. in molte città (da New York a che, nella sua presenza in in- Non dimentichiamo… Aspettateci! Bruxelles), erano mascherati ternet, non ha mai mostrato e dunque irriconoscibili, in di possedere alcuna gerarchia più “eleganti” che si possono linea con l’impostazione del movimento. né rivelato eventuali struttu- sferrare dalla rete: consiste nel Lo scorso 28 febbraio, poi, ha fatto la sua re di potere organizzate. Ma richiedere un enorme numecomparsa in rete un video che illustra di chi si tratta? Impossibile ro di computazioni da parte il prossimo intervento degli Anoni, a dirlo. Chiunque potrebbe ap- di moltissimi utenti ai server, sostegno delle famiglie che vivono dei partenervi: il vicino di casa, comunicazioni che contenconflitti a causa di Scientology. E così, l’insegnante di matematica gono un sito o un servizio: il anche nella rete le guerre dilagano… di vostro figlio o addirittu- risultato porta il bersaglio alla come non ne avessimo abbastanza…

» di Ulrico Gonzato

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Bruce Sterling Caos USA Fanucci, 1999 Stati Uniti. 2044. Oscar Valparaiso vuole scatenare la Rivoluzione, in una società implosa su se stessa, dove “tutto cambia troppo in fretta e in modo troppo complesso perché qualsiasi cervello umano possa tenersi al passo”.

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Media

Libri


Âť

Il Ticino e i suoi fotografi Gino Pedroli

Fotografia

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Gino Pedroli (1898 - 1986) originario di Mendrisio, apre il suo studio fotografico nel 1921. Negli anni Trenta e

Quaranta collabora regolarmente con l’Illustrazione Ticinese. Come per i grandi fotoreporter europei di allora, la Leica è stata il suo strumento di lavoro preferito.


La guerra fredda nella bassa padana

La pubblicazione di una bio-

Libri

Guido Conti G. Guareschi. Biografia di uno scrittore Rizzoli, 2008 Un volume ricco ed esauriente che analizza la figura di Guareschi, uno scrittore troppo a lungo emarginato dal circuito letterario italiano. Fasanella et al. Segreto di Stato Sperling & Kupfer 2008 In questa intervista a Giovanni Pellegrino, presidente della Commissione d’inchiesta sulle stragi, viene analizzata la strategia della tensione dal 1964 al 1985.

» di Fabio Martini

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fica italiana fra le due guerre. fenomeno del terrorismo, fattore interno grafia esaustiva su Giovan- Certo è che in Italia gli anni nei primi due casi, legato alla presenza di ni Guareschi (Guido Conti, successivi alla fine dell’ultima minoranze con proprie specificità sociali, Giovannino Guareschi, Rizzoli, guerra furono teatro di omicilinguistiche e religiose. Differente lo scenario 2008) oltre a consentirci di di politici e vendette personali, italiano, in cui l’avvio della stagione dello approfondire la figura dello una tragica spirale che si prostragismo nero, avviata il 12 dicembre 1969 scrittore e vignettista emi- lungò fino agli anni Cinquancon l’attentato di piazza Fontana a Milano, liano, grande emarginato ta, quando i nuovi equilibri degli omicidi perpetrati dalle Brigate Rosse e dall’orizzonte letterario del internazionali, improntati al del coinvolgimento attivo di apparati dello dopoguerra, offre l’occasione duro confronto fra l’occidenstato nella cosiddetta strategia della tensione contribuirono a trasformare il paese in una Società per avviare una riflessione su te guidato dagli Stati Uniti mezzo secolo di vicende italia- e l’Unione Sovietica, erano vera e propria terra di confine, in un territorio ne, le cui conseguenze e riflessi ormai al centro delle attività di guerra aperta e fratricida. La debolezza di hanno prodotto una pesante politiche e diplomatiche. Ma uno stato ai tempi fortemente infiltrato nei eredità sul piano storico, po- a dispetto della lotta bonaria e suoi apparati da funzionari della “vecchia gelitico e sociale. Le schermaglie “strapaesana” delle vicende di stione”, la presenza, per molti ingombrante, di Peppone e Don Camillo, in- Peppone e Don Camillo – in del maggiore Partito comunista dell’Europa stancabili avversari politici ma Emilia Romagna è cosa piutoccidentale, l’asservimento della classe politial contempo attratti da una tosto consueta restare amici ca dominante alle iniziative degli apparati di malcelata e reciproca simpatia, anche quando si abbracciano intelligence statunitensi – che in Licio Gelli, ci restituiscono l’immagine idee e fedi diverse – la guerra fondatore della loggia P2, troveranno un endi un microcosmo paesano e fredda ha avuto nella Penisola tusiatico e attivo sostenitore –, sono solo alcuprovinciale, di un minusco- tutt’altri esiti e conseguenze. ni degli elementi dello scenario che ha fatto lo embrione di guerra fredda Se solo tentiamo un rapido da sfondo alle attività di destabilizzazione giocata su scontri verbali, ba- confronto con quanto è accadel regime democratico italiano. Un lascito stonate, dispetti e ragazzate. duto in Italia rispetto agli altri doloroso, rispetto al quale la magistratura Del resto, fu Guareschi stes- paesi europei dalla fine del ha potuto solo in parte accertare la verità. so a dichiararsi cantore delle conflitto agli anni Novanta Ma qualcosa in Italia sembra finalmente “piccole cose quotidiane”, di il fenomeno salta immediamuoversi, sull’esempio di altri paesi, Svizzera un’Italietta tutta da rifare e tamente agli occhi in tutta la inclusa, l’apertura dei cui archivi, benché ripensare. sua gravità ed estensione. Indifficile e dolorosa, ha rappresentato un Questa prospettiva consente esempio di civiltà. Una giustamente a Conti di ac- Il primo maggio ricorre il centenario della delle ultime iniziative costare lo scrittore di Rocca- nascita di Giovanni Guareschi. Un’occasione del governo uscente bianca a figure come Mino per riflettere su ciò che la guerra fredda ha guidato da Prodi è Maccari e Leo Longanesi, realmente rappresentato per l’Italia e i suoi stata quella di toinventori di quel “Belpaese”, gliere il segreto di cittadini a cui si inneggiò durante il stato alle vicende Ventennio fascista dalle pagi- tendiamoci, la Gran Bretagna risalenti a oltre 30 anni fa. Un atto ne del Selvaggio, foglio dello con l’IRA, la Spagna con l’ETA, parziale ma dovuto alle famiglie delle squadrismo anarchico ma an- la Germania con la RAF, sono centinaia di vittime che questa guerra, che strumento di diffusione nazioni che hanno dovuto tutt’altro che fredda, ha prodotto in della più alta produzione gra- confrontarsi a lungo con il quasi cinquant’anni.


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i ied mon ei p diale nella cura d


La natura e i suoi simboli. Piante, fiori e animali Un testo di grande interesse e di facile consultazione, pubblicato da Mondadori Electa nel 2003, nella collana “I Dizionari dell’Arte”.

I modi di utilizzo di questa pianta possono essere davvero svariati: la cottura delle foglie nel latte con miele o zucchero viene indicata per ridurre gli accessi di tosse, mentre la tisana o il consumo in insalata determinano un benefico effetto sulla funzionalità dell’apparato epatico. I principi amari contenuti in questa pianta, dovuti alla presenza dell’acido taraxinico, dei flavonoidi e dei triterpeni, promuovono l’attività del fegato e della colecisti, oltre a stimolare sensibilmente tutte le ghiandole e la muscolatura del tratto gastrointestinale, favorendo le funzioni digestive. Il tarassaco si rivela anche un eccellente depurativo – è una delle erbe più adatte alla depurazione del sangue soprattutto durante i mesi primaverili – esercitando un benefico effetto sui reni con conseguente accresciuta eliminazione dei liquidi. Proprio per questa ragione, il suo effetto riverbera positivamente sulla pressione sanguigna, contribuendo a ridurne i valori quando troppo elevati. Mangiare ogni giorno qualche foglia fresca di tarassaco (senza esagerare, Dente di leone, fiur dal diàul, cicoria mat- data la forza insita nella ta: il tarassaco è una pianta spontanea pianta) rappresenta un eccellente sistema per riatprimaverile dalle molteplici proprietà te- tivare il metabolismo e al rapeutiche e contrassegnata da una forte contempo eliminare le scorie accumulatesi valenza simbolica nel corso del periodo Essa svolge infatti una funinvernale. In caso di una scarsa produzione “ordinatrice”, tesa a un zione di bile è, per esempio, consigliabile riequilibrio dell’interiorità e a bere 2 o 3 tazze di infuso di foglie (un una regolazione delle funziocucchiaio da minestra in mezzo litro di ni epatiche. acqua) ogni giorno.

» di Giulio Carretti

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dalla parola greca taraxis, cataratta, una malattia degli occhi dovuta all’opacizzazione del cristallino che veniva trattata in antichità con il lattice che fuoriesce dai gambi recisi dei fiori della pianta. Nell’iconografia cristiana il tarassaco è emblema della Passione di Cristo e ricorre nelle raffigurazioni della Vergine con il Bambino, in cui i simboli della Passione e dell’Incarnazione sono spesso associati. Secondo la tradizione, il tarassaco, in quanto pianta particolarmente “focosa” in grado di rafforzare la volontà e la capacità di azione, giova agli individui che hanno smarrito la fiducia nei propri simili e si trovano ad affrontare situazioni difficili e penose.

Il tarassaco: una pianta per la depurazione

Salute

le tante piante spontanee che ricoprono i campi e i pendii della nostra regione, il tarassaco (Taraxacum officinale) è certamente una delle più interessanti sia dal punto di vista etnobotanico sia per quanto concerne le capacità diuretiche e depurative. Comune nei prati sottoposti a sfalcio regolare, è una pianta infestante diffusa anche nell’ambiente urbano, dato che riesce a crescere con facilità lungo i bordi delle strade o fra le pietre. Utilizzata fin dalla remota antichità per le sue proprietà, è conosciuta con una miride di nomi diversi: dente di leone, soffione, cicoria matta, piscia a letto, dent de can, fiur dal diàul, zicurìon ecc. Nel 1554, nella sua Storia delle piante, Rembertus Dodonaeus indicava il tarassaco come “erba dei preti” (Pfaffenröhrlein, in tedesco) perché associata agli alti ideali e al travaglio interiore, aspetti riconducibili alle vicende che avevano portato allo scisma della chiesa luterana e alla risposta controriformista attuata da Roma. Altri studiosi sostengono invece che l’origine del nome deriva

Piergiorgio Chiereghin Le piante da bere Tecniche Nuove, 2000 Una guida utile alla preparazione di decotti e tisane: un modo dolce per curarsi e tenersi in forma.

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» testo di Giancarlo Fornasier; foto, Adriano Heitmann

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senza percepire le esigenze che giungono da loro. Spesso riescono a sorprendermi, questo è straordinario… e mi dà sempre molta energia. Io stesso sono cresciuto in un ambiente giovane da un punto di vista teatrale. Mi sono trovato in teatro per caso, a Tenero, seguendo la mia fidanzata del tempo. Ero appena adolescente. Restai in quel gruppo sino a 19 anni. In seguito iniziai una collaborazione con una compagnia professionale del Locarnese. Ma mi mancava qualcosa, la libertà, un’idea di fondo, una continuità. Io avvertivo in me una necessità, un’urgenza, loro no. Desideravo contistabilito a Lugano nel 2004. nuare, lavorare, fare cose, progetti. E così nel Ho affittato il primo appar2003 mi sono dato un nome… “e.s.teatro”. tamento che ho trovato e mi Sembra di poca fantasia, ma riflette il mio sono messo alla ricerca di uno egocentrismo, che è un tratto comune a spazio dove fare le mie prove. molti attori. Dato che in tutti gli spettacoli Un’amica mi segnalò un ex compaio io, che faccio anche la regia, è più magazzino di un’impresa. Lo un progetto personale che non il lavoro di visitai e mi dissi “qui ci couna compagnia. Mi viene in mente un episostruisco un teatro”. Già pendio avvenuto durante la conferenza stampa savo di fare tutto io. All’inizio alla prima del Caligola tratto dall’opera calcolai i costi per difetto… di Albert Camus. Per far capire l’energia e per fortuna, perché così di quel momento, alla domanda di una iniziai, commettendo errori giornalista, con la mia supponenza me ne di valutazione clamorosi. Le venni fuori con una risposta del tipo “Voglio prime difficoltà portarono a fare in tre anni quello che altri non hanno una selezione naturale delle fatto in trecento”… e sai che quando ho persone che avevo vicino… inaugurato questo spazio ci ho ripensato. fra queste resta Ettore ConPerché è vero… chi si è costruito un teatro testabile, che benché sessansuo a Lugano? Nessuno. Un fondo di verità tenne e ancora oggi mi aiuta. alla fine c’è… Per me oggi non è nulla di Da quando è nato “Il Cortile” straordinario, è casa mia. Ma ripensandoci, non ho mai fatto una granstaccando un po’, magari sulla base di dissima promozione. Io non qualche commento… “che matto”, mi sono un affarista, uno squalo. dico, “guarda che cosa ti sei messo a Non ho una visione commerfare”. Le mie ore, ahimé, sono quelle ciale… questo è il mio spazio, notturne… in realtà, verso le nove potrei il mio laboratorio… sono un anche andare a dormire… ma spesso indipendente. Parte del posupero anche l’una, l’una e mezza e poi meriggio la dedico ai corsi di sforo, arrivo alle tre e li sì che mi perdo, teatro per ragazzi, attività che che entro nella mia fase sotterranea insvolgo in Ticino da 15 anni e teriore. Ognuno di noi ha il suo ritmo, il che ho chiamato Microattori. suo orologio, il suo metronomo interno. Gli allievi sono molto coinCercare di scoprire quale è la tua velocità interiore è importante, Regista, attore teatrale e didatta, ha co- anche nella recitazione struito a Lugano “Il Cortile”, uno spazio come del resto in tutte teatrale aperto alla ricerca e alla speri- le forme d’arte. I ritmi di lettura che si manifestamentazione no con l’interpretazione volti e sono soddisfato del sono fondamentali… un accento può metodo che ho sviluppato mutare l’atmosfera del suono e lo stesso sul campo. Non si può teoriznello spettacolo… che alla fine è musica, zare troppo sugli adolescenti una sorta di partitura…

Emanuele Santoro

cusate, mi sono svegliato un po’ tardi… Ho la fortuna di non avere impegni prima del pomeriggio, posso godermi un risveglio lento… Oggi mi sento bene, e poi è un bel periodo. C’è una buona energia, e la giornata di sole mi ha aiutato. Conservo una buona e sana abitudine: spendere il tempo inutilmente. Sono piuttosto portato a “stare” con me stesso, con i miei pensieri, i miei progetti, le mie idee… Non cerco quasi mai l’ispirazione (si prepara una sigaretta, ndr.). Dostojevski ha scritto un testo magnifico, un romanzo, Le notti bianche, una metafora splendida sull’artista e sull’ispirazione. Benché io non vada a cercarla appositamente, dedico spesso del tempo a me stesso, alle riflessioni. Alterno poi queste fasi di ozio a momenti di frenesia… Rispetto a tante cose mi sveglio all’ultimo momento… non sono affatto metodico. La mia mattinata è caratterizzata dalla calma: mi preparo il caffé, la colazione, Vitae leggo il giornale, controllo la posta. Andare al bar non mi dispiace, lo frequento solitamente durante la bella stagione. Mi piace sedermi in un bel posto… ci sono luoghi che hanno l’energia giusta e se non è sotto casa me lo vado a cercare. Qui a Viganello poi è comodo, ci si può spostare in bici. A volte, uscendo, mi porto le mie cose, trascorro del tempo piacevolmente, dedicandomi anche alle attività burocratiche e amministrative. È un modo per percepire la vita della città e sbrigare le mie faccende. Grazie al cielo le giornate sono molto diverse l’una dall’altra… Mi alzo con la speranza che ci sia qualcosa che mi possa sorprendere… anche un evento piccolissimo… che la persona che mi vende il pane mi dica che ha letto una cosa particolare e la trova bellissima. Perché dietro a questa persona in realtà c’è n’è un’altra che accetta di vivere la sua vita in modo anonimo. Mi sono

»

S


I luoghi cambiano, mutano incessantemente a seconda del punto di osservazione

Un viaggio in treno attraverso il Ticino, un reportage tra scrittura e immagine


A

ttraversare il Ticino in treno da Chiasso fino ad Airolo, oggi, che è un lunedì di marzo e piove. Chi me lo fa fare? Il mio capo. Mi ha pagato la giornaliera e mi ha detto: guarda fuori dal finestrino, registra e riporta. Al bar della stazione prendo un espresso. Non serve a nulla. Sabato sera sono uscito con gli amici a ballare e oggi, lunedì, piove, le orecchie mi fischiano ancora e sento che potrei addormentarmi in piedi con l’ombrello aperto. Casa e letto, altro che treno! Monto sul Tilo, il regionale, non riesco a tenere aperti entrambi gli occhi contemporaneamente, il tepore che emano appanna il mio finestrino più di quello dei vicini e un po' me ne vergogno, ma ognuno qui sembra farsi i fatti propri, su dieci passeggeri sei lottano nel dormiveglia, chi per restare sveglio e chi per recuperare qualche sogno perduto. Nessuno guarda fuori dal finestrino. D'altra parte non è proprio un bel vedere: prefabbricati, centri commerciali e là, in fondo, fra le nebbie dense di pioggia e smog, sul ciglio dell’autostrada, un tempio grecoromano in cartongesso. Mi devo sforzare di prendere appunti. Fuori, il lussureggiante, vignaiolo Mendrisiotto, collinare introduzione al Ticino, il cantone a V, rampa per le Alpi, soggetto della mia indagine ferroviaria. Che cos’è il Ticino? Un progetto napoleonico, una “idée suisse”, una misteriosa concezione divina, un’antica terra egizia? Sono su questo treno anche per questo, per capire qualcosa in più sul mio cantone di mondo. Ne abbiamo discusso molto io e il capo. Mi ha detto: ma perché non te lo vai a guardare dal treno – il Ticino di passaggio – quello che l'autostrada divide, quello dei paesi a fondovalle. Guardo il mio taccuino, ieri sera ho scritto “viaggia di spalle al viaggio, un consiglio”. È quello che sto facendo, di spalle alla direzione, il paesaggio che emerge retroattivamente… dovrebbero venirmi meno rimpianti. Ecco il lago di Lugano, ah! Qui si ragiona, la Sonnenstub st ubee anche anch an chee se p iove io ve,, anche ve anch an chee se grandich stube piove,

nasse o arrivasse l’era glaciale. Uno (io) guarda il golfo di Riva San Vitale e pensa all’ex ragazza, sdraiata di pancia sulla tavola da surf, le braccia nell'acqua, le chiappe abbronzate, grida di ragazzini svizzero tedeschi, siesta, tepore, deriva. Ma il bel lago oggi non ha nulla di placido e invitante, siamo a marzo. È più grigio che azzurro e una fumosa nebbia lo ricopre, comparisse Nessy non ci troverei nulla di strano, non la fotograferei neppure. Ecco il ponte diga: ciao con la manina alla Romantica, addio mia cara, e scusaci se non siamo molto romantici. Vogliamo soffermarci un secondo sul Casinò di Campione? No, il treno prosegue – ciuf ciuf – le goccioline sul vetro scorrono, alternate, veloci e poi piano, come in un autolavaggio. Paradiso, i palazzi, le montagne che ora cominciano a mostrare i muscoli: prossima fermata Lugano, poi Lamone, poi zone industriali una dopo l’altra, segheria, cumuli di pietre, fiume Vedeggio, vecchio fiume mietitore di cristiani, che mo' stai tranquillo nel tuo argine, contenuto ed educato, hai gia fatto la conoscenza di AlpTransit? Immagino di sì. La stazione di Mezzovico è da horror classico, non mi fermerei nemmeno a mezzogiorno e con una comitiva di scout. Sale una ragazza, ventiquattro venticinque anni, tutta vestita di nero, si siede di fronte a me, giovane coraggiosa, lei viaggia di petto. Mi tira un' occhiata e sorride, mi deve trovare buffo. Legge un libro che forse è anche intelligente, è certo il mio tipo di tipa. Mezzovico caro, scusami, ritiro quello che ho detto sulla tua (comunque desolata) stazione. La ragazza si infila le cuffiette, ascolta un rock mostruoso a volume letale, io percepisco solo gli acuti, certi solo di chitarra fastidiosissimi. Lei si accorge del mio disappunto, mostrato con nevrotici cambi di postura, si sfila le cuffiette e con una suadente e garbata voce mi chiede se per caso la musica non mi infastidisca. No, per niente, rispondo, figurati, è così dolce. Mi sorride di nuovo e si rinfila le cuffiette. La odio e la amo. Rivera e poi gallerie brevi, luce, ombra, di nuovo


luce e sbuchiamo sopra il piano di Magadino, “bel piano di pomodori, centri commerciali e inquinamento, aiutami tu, mi devo concentrare, parlami, sii più interessante di questa mezzovichina…”. Ma il Piano non fa un cenno, non una mossa, sta là, largo e disteso, invaso di nebbia. Guardo le macchinine laggiù, piccine, ridicole, incolonnate, immagino gli omini dentro, coi riscaldamenti a manetta, i vetri appannati, l'oroscopo alla radio: oggi grandi sorprese per il sagittario, viaggi incredibili per i gemelli, o sì, bravo l’astrologo, ci ha azzeccato! La ragazza ora ascolta una ballata, un lento, appoggiato il libro sulle ginocchia aguzze, la testa contro lo schienale, gli occhi chiusi, sembra addormentarsi. Le labbra fini sorridono lievemente, forse sogna me. Come no. Arrivati a Giubiasco si ridesta e si stropiccia le palpebre. “Dai! – la supplico telepaticamente – non scendere ora, stai con me fino a Biasca”. A Giubiasco non scende e a Bellinzona neppure. Se fossi un ragazzo con un po' più di vigore, di emoglobina, ci avrei già provato. Avrei potuto dirle: “Li vedi quei castelli mia cara? Un giorno ne sarai Signora, ai tuoi piedi si prostreranno i valligiani del Nord che

io condurrò in battaglie sul Ceneri e poi Lugano e più giù, fino a Chiasso, dove ci fermeremo ed edificheremo una dogana, e chi vorrà passare: dieci scudi messere, sei sesterzi madama; al ché daremo un party”. A Bellinzona la metà dei passeggeri scende, ne salgono altri, umidi e infreddoliti come lo eravamo noi. Si riparte. La mia vicina è tutta presa dal libro, mentre io e il treno siamo invece presi dalla cantonale, le stiamo appiccicati e ci allontaniamo solo di qualche metro per poi tornare a combaciare, la gara con le macchine, se interessasse, è a vincitori alterni. Più in là il fiume, il più basso di tutti e primo ad aver tracciato una linea sulle cartine, mentre l’autostrada, la più giovane, è arrogante, sicura di sé, viaggia dritta, al meglio che può. Ma sono le montagne, ad essere signore della visione, queste montagne, che vivono l’era loro millenaria, sbuffando immensi cumuli di vapore, non curandosi delle cave che l’uomo gli ricava addosso, non curandosi nemmeno di quei tubi gialli lunghissimi, che pian piano ne digeriscono le interiora petrose, e incuranti persino di me, che le guardo così, come un alieno, come un turista.


l’Alto Ticino, il Ticino alpino, fatto di gole e di orridi, di natura come arrabbiatura divina, impervio, inospitale. Ripenso a me, qualche istante prima, tutto preso da quella sconosciuta. E ora invece come mi sento piccolo, inutile, stupido e come sento lontana lei, lì davanti, che si legge quel libretto. Chissà com’era essere uomini delle caverne e starsene là, al gelo, sotto la pioggia, fra quegli alberi, ad affrontare a mani nude i cinghiali, a pittarsi il volto col muschio e la terra e poi scorgere lei, primordiale venere, àltera creatura dagli occhi di lince, e barrire di gioia e terrore. Finalmente arriviamo a Biasca. Devo scendere e cambiare treno, prendere l’Intercity. Mi infilo prontamente

nello scatolone d’attesa, fuori fa un freddo che affetta le foche e il treno arriva solo fra mezz’ora. Estraggo il mio blocco appunti, strappo il primo foglio e mi dedico a farne un aereo acrobatico. Non ci crederete, entra lei. Mi sorride di nuovo – mi deve proprio trovare buffo –, le chiedo, in un moto di coraggio forse contratto dal freddo: “Vai anche tu in cima al mondo?” “Sì, abito ad Airolo” “Ma pensa, credevo abitassi a Mezzovico” “E no, là abita il mio ragazzo”. Maledetto Mezzovico! “Ah ecco…”. Recido la chiacchierata e mi dedico agli alettoni del


È mio aereo di carta. Lei si rimette le cuffiette, libro e via, un muro peggiore del mio. Che stupido che sono, magari i due sono in crisi e forse lei ha bisogno di staccare, aria nuova, e io... Esco dalla cabina d’attesa, fa freddo ma me lo merito. Mi stampo in faccia un’espressione risoluta, di sfida, e guardo su verso la cascata che con questo tempo dà il meglio di sé ed è davvero impressionante. Il ponticello esile, la rabbia dell’acqua, la mia stupida esistenza. Altro che articolo, altro che sfida, altro che Ticino in treno. Che cos’è il Ticino? A chi importa, dico io. Al bellinzonese, che non può vedere il luganese? Al biaschese, che non sopporta i locarnesi? Al leventinese, che dice

che il mendrisiotto è Persia e la Val di Blenio è Russia. Il Ticino è un’invenzione ingegneristica, è una treccia di fiumi, strada, autostrada e ferrovia con un sacco di esubero coniforme ai lati, vie di comunicazione e paesetti tutti simili a fondovalle, ecco che cos’è. E il ticinese? Il ticinese sono io, l’impedito, quello coi problemi di comunicazione. L’Intercity arriva, spacca il secondo. Tranquillo, mi impongo, sopportazione e via, facciamoci quest’ultimo tratto e vediamo se da questa giornata ci si cava qualcosa. Salto sul vagone, mi getto sul sedile, rimbalzo tre volte, sbuffo, accavallo le gambe e sul vetro appannato scrivo una parolaccia in inglese.


“Che cosa vuol dire?” mi chiede una suadente e ironica voce di femmina. Mi volto, è lei, ancora lei, la mia nemesi, la mia oscura signora del Rock. “Posso sedermi qui?” “Come no, siedi… ma dimmi”, le chiedo facendomi arrossire le gote “mi stai forse seguendo?” “Così d’appresso non si segue nessuno” mi risponde “così si sta insieme, proprio come quando eravamo bambini…”. Bambini? Oh Gesù, ma questa è matta. Ecco perché mi trova attraente e mi segue. Aggrotto seriamente la fronte e la guardo preoccupato, lei ride, ah ah! “Che c’è da ridere?” le chiedo stizzito. “Niente, niente, scusami…” “Va beh… se permetti ora dovrei scrivere delle cosine qui su questo taccuino…” Fai fai, mi fa cenno con la mano, le spalle le sobbalzano, si asciuga gli occhi azzurri con una nocca, si capisce che sta ridendo col cuore, dentro di sé, o è matta o è molto maleducata o si è presa un acido. Io mi metto a scarabocchiare sul taccuino fingendo di trarre spunti dal paesaggio, ma dentro di me covo una rabbia che rimbomba e penso che vorrei tanto tirarle un calcione. Fuori è buio, verde scuro e grigio topo, annoto. La valle stretta, le montagne ancor più alte, sembra già sera e invece non è ancora mezzogiorno. Passiamo Giornico e ci infiliamo là dove le valli si stingono e strozzano. Le soluzioni ingegneristiche si fanno più complesse, variano a seconda dell’epoca, dei mezzi e dei fini, l’autostrada che corre dritta e superiore, su ponti altissimi, chiari,

testo di Kurt Sghei; fotografie di Adriano Heitmann

di cemento armato, ai piedi dei piloni, la cantonale ondulata e poi noi, che ci si infila nelle gallerie elicoidali, l’otto ascendente. “Non mi riconosci proprio, vero?” mi chiede nel mezzo della galleria, al secondo giro, la guardo per bene. “Ma ci conosciamo?” “Direi proprio di sì” “E chi saresti mai?” “Sono Veronica, tua cugina…” Il cuore comincia a battermi forte, mi sento timido e fragile, timoroso del destino. Mi specchio al finestrino, riflesso sul nero della galleria, sono un cencio, un altro di questi giri elicoidali e schiatto. È mia cugina Veronica! È lei, sì. Quegli occhi, quella bocca. Da piccini andavamo sempre a inchiodarci coi tricicli, ci divertivamo un mondo, poi però i nostri padri hanno litigato, una lite pesante, tra fratelli, e noi non ci si è mai più visti, e ora saranno passati quindici anni. Pensa te che storia, lei mi ha riconosciuto appena mi ha visto. Ora rido anch’io, lo:: “V lo “Ver eron er onic ica, ic a, m a tr tra a cu cugi gini gi ni ccii si può può felice, le chiedo, come da piccolo: “Veronica, ma cugini sposare?” o” “No, solo gli aristocratici possono” hiac hi acch chie ch iera rand ndo nd o fittamente, fitt fi ttam tt amen ente te,, chiedente chie ch iede dennIl resto del viaggio lo passiamo chiacchierando tori to rie. ri e. N scop opro op ro d bell llee e di m eno en o doci l’un l’altro quindici anni di sstorie. Nee sc scopro dii be belle meno o e siamo siam si amo am o già già ad A irol ir olo. o. Veronica Ver eron onic ica a mi belle. Il viaggio passa rapidissimo Airolo. devo vo nascondere nas asco cond nder nd eree che er che ar arri riva ri va m io zzio io offre un cappuccio al bar, poi mi de arriva mio ta così. cos osì. ì. Ci Ci siamo siam si amo o lasciati lasc la scia sc iati ia ti i numeri num umer erii e a prenderla, con le emozioni basta dati tre baci, due volte.


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Il tema della qualità alimentare ha assunto nel corso degli ultimi decenni un’importanza crescente, con la conseguente valorizzazione di numerose produzioni agroalimentari di piccola scala. L’esempio dello Zincarlin della Valle di Muggio

Tendenze

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zincarlin

Alla ricerca del cibo perduto

A

otto anni dall’edizione 2000 del Salone del Gusto di Torino, in cui furono presentati i primi 91 Presidi alimentari italiani (oggi sono circa 200), le realtà di produzione alimentare di nicchia sono andate via via sviluppandosi grazie anche alla costante e tenace opera di ricerca e rilancio compiuta dall’Arca del Gusto e dall’associazione Slow Food. A tal riguardo è

opportuno ricordare come queste iniziative abbiano assunto ormai un respiro realmente globale: dal primo Presidio internazionale, l’Olio di senape indiano, creato nel 2001, si è passati agli attuali 95, presenti in ben quattro continenti. Ma che cos’è un Presidio alimentare e come nasce? Il Presidio ha innanzitutto il compito di sostenere le

produzioni eccellenti che rischiano di scomparire, valorizzando al contempo i territori di riferimento e recuperando professionalità e tecniche di lavorazione tradizionali, oltre a salvare dall’estinzione razze autoctone e varietà particolari di ortaggi e frutta. Le modalità per la creazione di un Presidio sono in realtà differenti: può essere il frutto

di una serie di segnalazioni che riconoscono la specificità di una determinata produzione gastronomica, ma può anche nascere dall’associazione di piccoli produttori desiderosi di affermare la propria identità culturale e professionale, spesso al di fuori dell’alveo rappresentato dai marchi DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica



La cantina di Salorino di Maria Luce Valtulini, General Manager della Zincarlin Sagl.

Tendenze

50 cità da parte dei produttori di collaborare insieme, attraverso un costante confronto sulle tecniche di lavorazione e, soprattutto, grazie all’elaborazione di un disciplinare di produzione. In tale ambito, la Svizzera vanta oggi numerose produzioni di piccola scala, Presidi alla cui nascita e diffusione hanno contribuito in modo decisivo sia l’associazione Slow Food Svizzera sia la Coop: i Cicitt delle Valli del Locarnese, lo Zincarlin della Valle di Muggio, la Farina Bona della Valle Onsernone, il Kirsch tradizionale, il Pane di segale della Val Müstair, il Pane di segale tradizionale del Vallese, le Paste frolle della Valle Bedretto e le Tortine alle prugne Posamenter. Si tratta di un elenco destinato a crescere visto che fra le nostre valli si nascondono produzioni di valore ancora da scoprire

e promuovere. Fra i Presidi svizzeri (a tutti gli altri dedicheremo in seguito articoli specifici) emerge certamente lo Zincarlin, un formaggio straordinario, prodotto nella valle di Muggio, nell’area del Monte Generoso (Zincarlin da la val da Mücc, è la denominazione corretta). Si tratta di un prodotto “storico”, realizzato con latte vaccino crudo a cui, nella stagione estiva, vengono aggiunte minime quantità di latte di capra. La cagliata non viene mai spezzata e, una volta estratta dai recipienti (il latte non viene cotto), la si lascia scolare per circa 48 ore prima della pressatura. Si procede quindi all’aggiunta del pepe in grani, del sale e alla formatura che ricorda quella di un minuscolo panettone. Stagionato in cantine naturali climatizzate su assi di abete, può essere consumato dopo una maturazione di almeno

due mesi. Durante questa fase, l’esterno viene bagnato con vino bianco. Terminata la stagionatura, lo Zincarlin assume una colorazione grigio-rossiccia, la pasta risulta morbida e pastosa, con note olfattive di notevole complessità e persistenza. Il disciplinare, la cui elaborazione è stata avviata nel 2004, recupera l’antica versione di questo formaggio che da molti anni veniva prodotto nella versione fresca e non stagionata. A Salorino è presente un’azienda che affina e commercializza lo Zincarlin originale a cui va aggiunta una piccola produzione di un’agricultrice di Bruzella, Lorella Brichetti. Da provare assolutamente in abbinamento al miele d’acacia, a un vino bianco secco leggermente aromatico oppure a un vino passito.

» di Giulio Carretti; fotografie, Adriano Heitmann

Protetta), almeno per quanto concerne l’Italia. La selezione risponde a una serie di caratteristiche, che naturalmente possono variare in base ai differenti contesti sociali e culturali, ma che devono comunque rispondere a precisi requisiti sul piano del gusto e delle qualità organolettiche. A questo punto il prodotto, che sia un formaggio, un frutto, un ortaggio o una particolare razza animale da alimentazione, può “salire”, metaforicamente, sull’Arca del Gusto ed essere inserito nel catalogo Slow Food dei prodotti a rischio di estinzione. Ma tutto questo non è sufficiente. Due sono infatti i presupposti essenziali per la nascita di un Presidio: da un lato, la presenza di un referente in grado di rappresentare e coordinare, a titolo volontario, lo sviluppo del progetto; dall’altro, la capa-


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Siamo ormai alla resa dei conti. L’ultimo romanzo di J.K. Rowling, epilogo dell’interminabile quanto fortunata saga potteriana, è centrato sullo scontro finale fra il giovane mago inglese e il suo acerrimo nemico, nonché alter ego, il “deviante” Voldemort. Rispetto ai precedenti episodi, l’ambientazione cambia radicalmente: la scuola di Hogwarts è ormai lontana (ricorrerà solo nella battaglia finale) e Harry Potter si trova ad affrontare la sfida mortale in una condizione di pressoché totale solitudine, emarginato e disperso in un mondo costellato di insidie e pericoli. Ma, al di là delle soluzioni e degli escamotage adottati dall’autrice, il racconto, che per certi tratti ri-

manda agli schemi delle più classiche spy stories (con particolare riguardo alla figura di Piton, straordinario triplogiochista), appare pasticciato con lunghi momenti di stasi alternati a scontri descritti in modo non sempre limpido. Qualcosa sembra cedere nell’impianto generale: l’autrice appare infatti intenta a chiudere frettolosamente le vicende rimaste in sospeso – affrettato, per esempio, il modo in cui Ermione risolve il problema della sicurezza dei suoi genitori o il peso attribuito al ruolo dei “caduti” negli scontri con le truppe di Voldemort –, finendo così per trascurare aspetti e interrogativi importanti spesso risolti con soluzioni semplicistiche e non sempre convincenti.

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Questa generale debolezza ha una sua ricaduta sul piano stilistico che risulta assai più faragginoso e frammentato rispetto agli esiti raggiunti nel precedente romanzo, Harry Potter e il principe mezzosangue, contrassegnato invece da una cifra formale più omogenea. Critiche a parte, il romanzo non mancherà di soddisfare i lettori più affezionati della Rowling, desiderosi di conoscere la sorte e il futuro del giovane maghetto. Per tutti gli altri interrogativi si rimanda all’annunciata uscita (oggetto di cause legali) di un Enciclopedia di Harry Potter che, secondo la scrittrice inglese, dovrebbe offrire una definitiva sistematizzazione dell’universo potteriano.

» di Fabio Martini

J.K. Rowling Harry Potter e i Doni della Morte Salani Editore, 2008

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L’opposizione tra Marte e Giove favorisce situazioni di cambiamento per i nati nella terza decade. In generale, le energie potranno essere facilmente e con successo convogliate in ambito professionale.

Affioreranno antichi dissapori a livello familiare, situazioni favorite dal transito di Giove e Plutone. Cercate di verificare e di comprendere bene la posizione personale dei vostri familiari, evitando di farvi manipolare, soprattutto riguardo ai figli.

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Grazie all’ingresso di Venere i nati nella prima decade potranno contare sul loro fascino personale e sulla capacità di attrarre. Possibilità di avanzamenti professionali per i nati nella terza decade.

Venere, in opposizione, influisce negativamente sulla vita affettiva e sentimentale. Puntate a conservare la vostra autonomia senza farvi troppo condizionare dai comportamenti altrui, partner inclusi.

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L’influenza di Mercurio e Saturno si rivelerà soprattutto nella sfera familiare e domestica. Affrontate le questioni rimaste in sospeso senza farvi troppo guidare dall’orgoglio, sforzandovi di sviluppare il vostro senso pratico.

Mercurio e Saturno, in transito, potrebbero offuscare le vostre capacità comunicative. Siate voi stessi, istintivi e spontanei, evitando di farvi influenzare dal troppo pensare e da eccessive elucubrazioni interiori.

capricorno

Qualche difficoltà a causa dell’opposizione fra Marte e Giove. Possibile rottura con un socio o un collega di lavoro per questioni attinenti alla libertà d’azione. Affrontate la cosa con la maggiore serenità possibile.

Tra l’8 e il 10 maggio la Luna sarà in opposizione, interessando i valori della settima casa, legata all’unione e al matrimonio. Sforzatevi di comprendere le ragioni dell’altro senza perdere troppo di vista le vostre.

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Momenti di vera e propria indolenza per i nati in luglio: Venere vi spinge a vivere in modo più leggero e disimpegnato. Possibile esplosione di stati passionali a scapito dell’impegno in ambito professionale. Qualche cambiamento verso la fine della settimana con l’ingresso di Marte.

Approfittate di questa settimana per gettare un ponte fra gli aspetti materiali e quelli spirituali della vostra vita, cercando di conciliare le contraddizioni che avvertite dentro di voi.

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La settimana inizia sotto l’influsso positivo della Luna. Grazie alle felici congiunzioni astrali consolidamenti nei progetti affettivi a lungo termine e cambiamenti radicali per i nati nella seconda metà di settembre.

Momenti di introspezione per i nati nel mese di febbraio. Saturno e Mercurio vi stimolano a risolvere vecchie questioni rimaste in sospeso. Non trascurate i consigli delle persone a voi vicine.

Il sole transita nel segno del Toro dal 21 aprile al 21 maggio Elemento: Terra - Fisso Pianeta governante: Venere Relazioni con il corpo: gola, bocca, tiroide. Metallo: rame Parole chiave: solidità, stabilità, tenacia e possessività Passione, possessività, tenacia, attaccamento al mondo terreno e ai frutti del proprio lavoro: sono questi gli elementi prevalenti del segno del mese, il cui simbolo è rappresentato dalla stilizzazione della testa di un toro. La simbologia rimanda alla leggenda del Minotauro. Divenuto re di Creta grazie all’appoggio di Poseidone, dio del mare, Minosse promette di ricambiare il favore ottenuto dal cielo con il sacrificio di un toro divino donatogli dal dio. Ma l’avidità prevale e Minosse pur di tenersi il dono, sacrifica un comune toro. Poseidone, profondamente irritato per l’offesa recatagli, con l’aiuto di Afrodite, insinua nella regina Pasifae l’amore per il toro divino. Dall’unione nascerà il Minotauro, essere mostruoso dotato di corpo umano e testa di toro. Sarà l’eroe ateniese Teseo, con l’aiuto di Arianna, figlia di Minosse, a recarsi nel labirinto e a uccidere il Minotauro. Il significato psicologico del mito riconduce alla sublimazione delle passioni umane e al tema dell’attaccamento ai beni terreni fino al recupero di quel “filo”, in grado di indicare un percorso virtuoso contrassegnato da maggiore armonia ed equilibrio. L’elemento predominante del segno rimanda quindi alla sostanza energetica dell’esperienza, rappresentata dalla Terra, suggerendo come l’individuo del Toro viva in maniera intensa la fisicità e gli aspetti più concreti della realtà quotidiana.

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» a cura di Elisabetta

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Il sole alza la testa tra le spalle della notte

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Âť Illustrazione di Adriano Crivelli


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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino

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1. La dote dell’impassibile • 2. La paziente... dell’ostetrica • 3. Gruccia • 4. Legumi tondeggianti • 5. Lubrificano • 6. Aveva un capello d’oro • 7. Dilatata, raffinata • 8. Immobili • 9. Le iniz. di Toscanini • 13. Il filosofo e scienziato di Clazomene • 16. Spagna e Austria • 18. Piacere • 21. Il principe de’ Curtis • 25. Bargia • 28. Di grandi dimensioni (pl) • 31. Incisa... nella memoria • 33. Infiammazione epidermica • 38. Silenzio complice • 39. Le iniz. di Morandi • 41. Il Paradiso perduto • 42. Uncini da pesca • 46. La dea greca dell’aurora • 49. Cons. in talea • 50. Ovest-Est.

Verticali

Orizzontali

1. Ne soffre il malato immaginario • 10. L’autore dell’inno italiano • 11. Vanto nel cuore • 12. Puntualizzare • 14. Sono dieci in un chilo • 15. Impegno gravoso • 17. Rosso a Zurigo • 19. Malattia bovina • 20. È ottima anche quella salmonata • 22. Hanno il cordiglio • 23. Dittongo in guitto • 24. Occidente • 26. Rimanenza • 27. Privi di fede • 29. Cons. in buona • 30. Una spezia • 32. La dea della discordia • 34. Sta per «sangue» • 35. Scogli centrali • 36. Dissetarsi • 37. Prua • 39. Sono cento in un etto • 40. Concime • 43. Vocali in clessidra • 44. Come sopra • 45. Riserva centrale • 47. Componimenti • 48. Inferiormente • 51. La parità nelle dosi • 52. Cascinale.

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Soluzione n. 17

Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 21.

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I vincitori del Concorso Rete Tre del no. 15

Baldassarri Leonardo, Muralto; Beretta Nicla, Biasca; Brusorio Claudio, Lodrino; Dozio Marie-Claire, Canobbio; Zanardi Renata, Rossa

Epigoni A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 21. Al vincitore andrà in premio “Il sapore del racconto” di A. Morgantini e S. Luban, SalvioniEdizioni, 2008. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 8 maggio a: ticino7@cdt.ch. «È il mio paese, questo. E sta entrando in scena la terza generazione. A volte però mi preoccupo. È stato per questo, dunque, che ho affrontato tutti quei drammi, quelle grandi rivoluzioni? Per questa vita semplice, per questo tranquillo susseguirsi di giornate?».

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www.peugeot.ch

Adesso da Peugeot vi aspettano fantastiche offerte: ad esempio lo sportivo modello speciale in serie limitata Peugeot 407 SW «Dynamic Edition» con potenti motori, tetto panoramico in vetro, vernice metallizzata, cerchi in lega, SwissPack*, per un totale di CHF 4 500.– di vantaggi**. Offerte da non perdere vi attendono anche per altri modelli. Passate per un giro di prova. Offerta limitata nel tempo e non cumulabile, valida solo presso i partner Peugeot che aderiscono all’iniziativa. * Servizi di manutenzione, sostituzione di pezzi soggetti a usura (escl. olio e liquido dei freni) e Peugeot Assistance per 3 anni o 100 000 km (vale ciò che si raggiunge prima). ** Peugeot 407 SW «Dynamic Edition» (corrisponde al modello di base 407 SW Dynamic 2.2 163 CV, CHF 43100.–, listino prezzi 407 SW 07/2007) incl. dotazione supplementare del valore di CHF 1750.–; vantaggio cliente CHF 4 500.–, prezzo finale CHF 40 350.–. Modello illustrato: Peugeot 407 SW «Dynamic Edition» 2.0 HDi FAP 136 CV, prezzo finale CHF 41 050.–. Consumo in ciclo misto 6,0 l/100 km, emissioni CO2 in ciclo misto 159 g/km, media di tutti i veicoli nuovi in commercio 204 g/km, categoria di efficienza energetica A.


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