Ticino7

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spiriti liberi

Cocktail caldi per freddi inverni

numero 3 / 20 gennaio 2017 / con programmi radio & tv dal 22 al 28 gennaio

da paura Viaggio nelle ansie della nostra epoca

corriere del ticino / la regione w chf 3.–

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Sommario

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storia di copertina

04

04 PAURE, stAto d’AllARmE di Roberto Roveda

come dove quando

07

07 ARtE & cUltURA I voltI dEllA modERnItà di Alessandro Tabacchi

protagonisti

08

08 sEttE domAndE monIcA PIffAREttI di Roberto Roveda 10 oRE sEttE lUgAno, stAzIonE ffs di Giorgia Panzera

tv e radio

11 dAdomEnIcA22AsAbAto28

Scopri la programmazione settimanale completa in Ticino e in Europa di tv e radio per rimanere sempre informato e non perdere i tuoi programmi preferiti.

Il PEnsIERo dEllA sEttImAnA

Quanto dolore ci sono costate tutte quelle paure (Thomas Jefferson) che non si sono mai realizzate.

ticino e non solo

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lo sapevi? composizione delle persone disoccupatenellaconfederazione

(FoNTE: SECo, diCEmBrE 2016)

GiovaNi (15-24 aNNi)

3,4%

NaZioNaLiTà SviZZEra

tendenze

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38 dolcI & cUcInA cAkE dEsIgn, l’ARtE dEllA toRtA di Laura Di Corcia

51,9%

SENZa oCCUPaZioNE da oLTrE 1 aNNo

40 stIlE & bEllEzzA cIglIA, lE AlI dEllo sgUARdo di Marisa Gorza

relax

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42 stEllE & cURIosItà AstRoPARAdE di Betty l’oggEtto a cura della Redazione IstRUzIonI PER l’Uso di Walter Mariotti 43 gIocA (E vIncI) con tIcIno7 Il cRUcIvERbA

Le età del terrore di Giancarlo Fornasier

35 sPIRItI lIbERI stIAmocEnE Un Po’ Al cAldUccIo di Tommy Cappellini

36 sEttE contInEntI hEllo bEIRUt di Elena Montobbio

parliamone

15,9%

ticino7

dirETTo da Paride Pelli CoNLaCoNSULENZadi Waltermariotti rEdaTTorErESPoNSaBiLE fabiomartini CorEdaTTorE giancarlofornasier ProGETTo GraFiCo Elena montobbioperWmWorkshop GraFiCa Robertodresti edeborahvaccaro SiTo wEB www.ticino7.ch

Secoli di educazione e psicologia infantile insegnano che di fronte alle paure ci sono risposte che proprio non bisogna dare. A) Non tentare di usare la logica e la razionalità. La paura non ha nulla di razionale: meglio creare una distrazione o un gioco per superare la difficoltà. B) Non imbrogliare. Forzare un bambino contro la sua volontà a fare qualcosa di cui ha paura non fa che aumentare l’ansia verso la causa della paura stessa. C)Nonderidereosminuire la paura prendendo in giro il piccolo. Molto meglio aiutarlo a descrivere l’emozione che prova e fargli notare che la sua reazione è perfettamente normale e va accettata. D) Nessun confronto. Porre l’accento sulla differenza tra un bambino e i suoi coetanei non fa che confermargli che lui è «diverso». Meglio chiedergli che cosa lo spaventa e provare a descriverlo/disegnarlo. E) Guidare, non proteggere. Creare stati di attenzione continua significa per i bambini che il mondo «là fuori» è un luogo pericoloso, e che loro non sono assolutamente pronti ad affrontarlo. Insegnare ad osare (ma in sicurezza) inveceèun’educazioneanche a vincere paure e novità. Ovvero l’ignoto. Se anche voi avete timore di qualcosa e non ne capite la ragione, provate a tornarebambini.Evitandodifarvi trattare come tali, però.

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Storia di copertina

Stato

d’allarme

Senso di insicurezza, timore di luoghi affollati o di prendere un aereo, preoccupazione per il lavoro e per il futuro: sono alcune delle ansie tipiche del mondo moderno, sempre più globalizzato e complesso. Ma come si può convivere con queste paure? Scrive Roberto Roveda

B

asta veramente poco a metterci in allarme: una valigia incustodita, un rumore improvviso inuncentrocommercialeaffollato. Anche prendere un treno o,peggioancora,unaereocimettepiùagitazione di un tempo. Sono ansie figlie dellepaurecontemporanee,paurechenonostante le continue rassicurazioni e i tanti ragionamentistannoriverberandosulnostro stile di vita. Per fare un esempio, la scorsa estate i responsabili della linea aerea Lufthansa si sono spinti ad affermare che«leprenotazioni,specialmentesuivoli di lungo raggio verso l’Europa, si sono ridotte in modo significativo, in particolareacausadeiripetutiattacchiterroristici e della crescente incertezza economica e politica». Per la compagnia aerea tedesca la previsione per il secondo semestre del 2016 è stata di un calo dell’8-9%, dopo il meno 2,6% registrato nei primi sei mesi dell’anno. Anche la compagnia low cost inglese EasyJet ha perso in dodici mesi il 5,3% sulla Borsa di Londra a causa delle diminuzione dei ricavi. D’altronde chi è che oggi prenota una vacanza a Sharm el Sheyk oppure a Istanbul a cuor leggero?

Il mondo lIquIdo Il terrorismo e i suoi pericoli sono però solo la punta dell’iceberg di un’epoca dominata dall’insicurezza: la natura, con i cambiamenti climatici e i terremoti, la salute con gli allarmi per pandemie vere o immaginarie, il lavoro, che pare sempre più incerto, soprattutto se si sommanolepreoccupazionilegateall’economiae 4

sette paure svizzere Secondo l’edizione 2015 «del barometro della apprensioni» realizzato da Credit Suisse, quelle che seguono sono le sette paure generalizzate che preoccupano maggiormente gli svizzeri. Gli interrogati dovevano indicare le loro cinque maggiori preoccupazioni su una lista di 37.

41% 38% 35%

43%

26%

22%

24%

w Gli stranieri preoccupano il 43% degli intervistati w la disoccupazione il 41% w la pensione e la previdenza il 38% w I rifugiati e i richiedenti l’asilo il 35% w la disoccupazione giovanile il 26% w la crisi dell’Euro e i rapporti con l’uE il 24% w la sanità e le assicurazioni sanitarie il 22%

all’immigrazione,lacontraffazioneinambito alimentare, il timore dei vaccini ecc. Sonolepauredellaglobalizzazione,leansiedettatedaun«mondoliquido»esenza piùpuntidiriferimento,comehascrittoil filosofo Zygmunt Bauman da poco scomparso, che non a caso per la nostra epoca ha parlato di «paura liquida». Per Baumann la globalizzazione assomiglia a un virus che si diffonde, alimenta i timori e fa crescere di conseguenza l’impotenza nell’affrontarli. Crescono allora il disincanto, il rancore, il sospetto, il cinismo e l’opportunismo perché nelle società moderne «la vita è ormai diventata una lotta, lunga e probabilmente impossibile da vincere, contro l’impatto potenzialmente invalidante delle paure, e contro i pericoli, veri o presunti, che temiamo». Il tema è complesso anche perché il presente ansiogeno impedisce di godere dell’esistenza. Crea la convinzione che il futurononsiapiùsicuropernessunoeche non ci sia più possibilità non solo per un viaggio in aereo o una visita a un mercatino natalizio ma soprattutto per progettarealungoterminelapropriavitae«aprirsi al sogno». È una condizione che il grande antropologo francese Marc Augé nel suo recentesaggioLenuovepaure(BollatiBoringhieri,2013)bendescrive:«Individualmente, i giovani sono in genere preoccupati per la sopravvivenza quotidiana e gli anziani si chiedono se qualcuno toccherà laloropensione.Collettivamente,allertati ogni giorno dai media, tutti guardano al futuro con sfiducia, sempre che non cerchino di distogliere lo sguardo».


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Una vita mUltipla Da questo punto vista la globalizzazione è sempre più avvertita come un grande problema e non come una possibilità. Eppurecivienecontinuamentespiegato di ricorrere alla razionalità, che il pericolo di un attentato è assai meno probabile di un incidente in auto e che le difficoltà economiche e sociali che stiamo vivendo sono nulla in confronto a quelle che hanno vissuto i nostri progenitori, esposti alle malattie, ai capricci della natura e alla povertà. Niente da fare: scatta comunque l’allarme rosso. Come mai? «È un sentimento che deriva dal vivere in un mondo più incerto e in trasformazione rispetto a una ventina di anni fa», ci spiega Guido Bondolfi, psichiatra dell’Università di Ginevra. «Oggi c’è più imprevedibilità ma anche la possibilità di vivere più vite all’interno della propria esistenza. Da qui l’ansia per l’occupazione, l’obbligo di formarsi continuamente, la necessità di fare i conti con una realtà mutevole e accelerata che ci mette in crisi perché noi esseri umani siamo fatti per non cambiare. Il cambiamento non è cosa che attiviamo spontaneamente, si innesca o perché siamo obbligati oppure perché in preda a forti passioni come può essere un sentimento amoroso. La stabilità, la continuità ci consente di anticipare le situazioni e di prevederle e questo ci permette di riconoscerle. Di tenerle sotto controllo. Insomma, i cambiamenti sono delle opportunità ma scombussolano la vita». E le paure non riguardano, come magari si pensa, quella fetta di popolazione che ha fobie specifiche come possono essere la claustrofobia (paura degli spazi chiusi), la demofobia (la paura dei luoghi affollati), la paura di volare o la nomofobia, l’ansia di non essere costantemente connessi alla rete. Non sono questo tipo di persone a temere un attacco terroristico o il disordine mondiale odierno, come spiega sempre il dottor Bondolfi: «Queste situazioni odierne allertano di più le persone che soffrono di ansia generalizzata, un disturbo che ha come caratteristica principale l’intolleranza all’incertezza: c’è un possibilità remota, anzi remotissima che l’ISIS compia un attentato a Lugano, e allora scatta una difficoltà a cogliere ciò che è proprio della vita, cioè l’incertezza. Questa impossibilità di escludere il pericolo induce delle ansie di anticipazione e queste persone si creano dei circoli viziosi mentali in cui anticipano tutti gli eventi catastrofici che potrebbero avvenire. Chiaramente, tutto ciò genera preoccupazioni ed evitamenti: sono queste persone e non gli agorafobici o i demofobici che non volano dopo un attentato».

AlzArsi in volo La paura di volare è tra le paure più diffuse. E i recenti episodi di terrorismo hanno ulteriormente accentuato il problema. Certamente l’aereo pare rappresentare un «contenitore ideale» per attrarre le principali ansie dell’uomo moderno. E talvolta può essere difficile distinguere tra la vera e propria angoscia del volo e la varietà di emozioni basate sull’inquietudine che si può provare stando in aereo. Se, allora, si ha paura di volare, ma si vuole superare tale paura, cosa si può fare? Per esempio, leggere il libro La paura di volare di Andrea Castiello d’Antonio (Franco Angeli,

2011). Si tratta di un volume con cui non solo prendere coscienza del problema, ma trovare anche indicazioni concrete per realizzare un percorso di cura che consentirà di superare o almeno contenere il disagio. Ripercorrendo tutte le varie fasi – dal momento in cui si deve prenotare il volo, a quando si entra in aeroporto, a quello in cui, finalmente, «rimettiamo i piedi a terra» – possiamo imparare ad affrontare la paura con più consapevolezza. Niente bacchetta magica, però. Piuttosto un quadro globale di questa particolare condizione ansiosa e un panorama delle possibili soluzioni. 5


Storia di copertina

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nomofobia Aiuto, non sono più connesso!

Una via di «non fUga» Perchisoffredifobievereeproprieilpercorsoèquellodirivolgersiaspecialisti,assumerefarmaciadhocericorrereaterapie cognitivo-comportamentali. Per la maggior parte di noi che sente la fatica di vivere in un mondo dove tutto non può essere sottocontrollo,valeprobabilmentel’antico detto del poeta latino Terenzio: «Sono un uomo e nulla di ciò che è umano può sembrarmiestraneo».Epossiamoprovare a relativizzare e rendere meno incombenti le nostre paure partendo dalle parole di Marc Augé: «C’è un tratto che lega insieme queste diverse paure: sono tutte indifferentemente oggetto di un intenso sfruttamento mediatico. Di conseguenza sonoaccostateleuneallealtresuigiornali, alla radio, alla televisione e questo accostamentorappresentaunfattonuovo di per sé, un’astrazione pesante che nasce dall’accumulo arbitrario di casi concreti. Le minacce e gli orrori di natura e portata diversecompongonounpaesaggioirreale, che nella realtà nessuno può contemplare con un colpo d’occhio, ma che è intriso di un’atmosfera realmente opprimente». Èun«paesaggiomediatico»checiritorna inmentenelmomentoincuicidobbiamo confrontareconlarealtà,unpaesaggioche perònonèlarealtà,nonriguardanessuno in particolare e per questo diventa patrimonioditutti.«Ilmondocontemporaneo ci mette di fronte a un vero e proprio grovigliodellapaura»,concludeAugé,«ed èquestogrovigliochedovremmoiniziarea dipanaresevogliamocercaredianalizzare le cause, le conseguenze e i possibili sviluppi del malessere generalizzato che pare essersi impossessato delle società umane minacciando il loro equilibrio». Riesci a gestire le tue paure? Dì la tua sulla pagina Facebook di Ticino7 6

Una lettUra contro le paUre

Che Cosa temiamo oggi?

È davvero così terribile l’epoca in cui stiamo vivendo? È questo il grande interrogativo da cui parte l’antropologo francese Marc Augé nel suo saggio Le nuove paure. Certo, l’impressione è quella di vivere un’epoca complicatissima, il nostro orizzonte è caratterizzato da inquietudine e insicurezza. Secondo Augè però bisogna stare attenti perché le paure sono contagiose, sono ansiogene, fanno sistema tra loro e si allargano a macchia d’olio. In altre parole, sono capaci di sommarsi tra loro fino a creare scenari apocalittici.Da studioso dell’essere umano allora Augè suggerisce come tante, troppe paure moderne non siano poi tanto diverse da quelle antiche – le malattie, la paura della morte, del pericolo, della perdita del benessere – ma siano amplificate dai media e rese ancora più minacciose dal fatto che si è persa la coesione sociale tra le persone e la loro capacità di essere comunità. Bisogna quindi discernere le minacce vere – come, per esempio, la perdita dei legami sociali e della solidarietà – da quelle sopravvalutate o peggio ancora indotte. E ritrovare il gusto di vivere, non senza paura, ma nonostante la paura.

I sintomi? Senso di insicurezza, ansia, mal di testa, nausea e vertigini. Parliamo di una vera e propria paura 2.0, la nomofobia. Il termine deriva dalla contrazione del termine no mobile phone phobia e indica la paura di rimanere sconnessi dalla rete. Le persone affette da questo tipo di fobia si assicurano sempre di avere a disposizione lo smartphone, continuano a controllarlo o a usarlo anche dove non si dovrebbe e si agitano quando la batteria sta per scaricarsi o manca la rete. Possiedono magari due cellulari oppure una batteria di riserva o comunicano sempre un recapito alternativo così da essere costantemente raggiungibili. Insomma, mettono in atto tutta una serie di comportamenti che «anticipano» la paura e vivono uno stress non indifferente. Si tratta di un problema abbastanza diffuso dato che da alcuni studi inglesi emerge che il 66% delle persone è preoccupata di rimanere senza lo smartphone e la percentuale sale al 76% nei giovani tra i 18 e 24 anni. Un paura molto moderna che ha radici profonde come ci spiega lo psicologo milanese Fausto Girone (faustogirone.com): «A mio parere lo smartphone può essere vissuto come una parte di se stessi e non averlo a disposizione è quindi inaccettabile. Oggi, infatti, questo dispositivo è sempre più spesso un canale di relazione con gli altri e con il mondo che ci circonda. Nel momento in cui viene a mancare non abbiamo più relazioni, non controlliamo più quello che ci accade intorno. Non dimentichiamo poi che lo smartphone spesso contiene parte della nostra memoria: foto, filmati, l’accesso al profilo Facebook ecc. Diventa una estensione di noi, raccoglie parte della nostra storia e da un senso al sé, alla persona».


Come dove quando

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arte & cultura

I volti della modernità O

ggi è quasi impossibile disegnare una mappa dell’arte. Dopo la crisi dell’avanguardia nei lontani anni settanta e il progressivo sfarinamento della ricerca artistica in mille rivoli individualistici, nel mare magnum della creatività globalizzata possiamo individuare solamente un tratto, se non unificante, quanto meno preponderante: l’interesse per il ritratto. In questo ambito gli esiti migliori spesso provengono dall’aggiornamento del linguaggio fotografico con una componente rilevante di artiste donne in questa nuova scuola ritrattistica. Pensiamo all’opera fotografica monumentale, coloratissima e straniante di Cindy Sherman e al suo incessante lavoro sul proprio volto. A lei possono essere accostare i dipinti di Marlene Dumas (sconvolgente atto d’accusa nei

confronti delle violenze sulle donne), imbevuti di un senso del vuoto, del nulla, del terrore che trovano un riscontro solo nelle migliori opere di Bacon o Freud. E ancora bisogna ricordare i progetti fotografici di ampio respiro di Rineke Dijkstra, capaci di evocare il senso profondo di un’umanità e di una poesia esistenziale perdute sotto le spoglie della quotidianità. All’opposto si pone Annie Leibovitz, capace di ricoprire di una luminosa patina glam i suoi ritratti di celebrità, curiosa ibridazione degli stili opposti di Mapplethorpe e Cartier Bresson. Nel versante della pittura, l’opera della Leibovitz trova assonanze culturali con la ritrattistica di Elizabeth Peyton, luminosa e tradizionalista nei soggetti eppure così postmoderna. Scrive Alessandro Tabacchi

Sette ritratti memorabili 1. Keith Edmier, Beverly Edmier 1967 (1998; scultura della madre dell’artista incinta, abbigliata come Jackie Kennedy il giorno della morte del presidente J.F.K. a Dallas). 2.Annie Leibovitz, Natalie Portman (1999; ritratto in b/n di grande forza e semplicità). 3.Richard Phillips, The president of the United States of America (2001; J.W. Bush rappresentato come mera icona pubblicitaria). 4.Marlene Dumas, Stern (2004; ritratto di Ulrike Meinhof defunta, tratto dallo scoop della rivista che dà il nome all’opera). 5.Kehinde Wiley, Napoleon leading the Army over the Alps (2005; il Napoleone di David viene sostituito da un rapper nero in mimetica). 6.Rineke Dijkstra, Golani Brigade (2006; giovani reclute israeliane prima e dopo l’arruolamento). 7. Elizabeth Peyton, Matthew (2008; ritratto di M. Barney dalla grande forza espressiva).

WOMEN:

NEW PORTRAITS ANNIE LEIBOVITZ

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ewz-Unterwerk Selnau, Zurigo 28 Gennaio – 19 Febbraio 2017 ubs.com/annieleibovitz

Ingresso gratuito 7


Protagonisti

sette domande

Monica Piffaretti

In un’epoca di grandi cambiamenti lascio «parlare» la voce interiore Che cosa rappresentano per lei le parole e la scrittura? Sono una continuazione di me. Quando scrivo metto su carta una parte del mio modo di guardare il mondo. Certo, questo avviene maggiormente quando impugno la penna, anzi il mouse, di scrittrice e attingo di più da me stessa. Però, anche da giornalista, una parte del mio «sguardo» confluisce nelle righe del pezzo. Sono di natura curiosa, lo sono stata sin da bambina e quindi guardo, osservo, registro le cose grandi e piccole attorno a me. Mi faccio un’idea che poi propongo anche ad altri attraverso la scrittura. Con le parole posso intessere un dialogo con chi legge e questo mi gratifica. Insomma, la scrittura è una forte passione. È me. La scrittura, soprattutto quella letteraria, mi dà anche un grande senso di libertà. Permette di creare personaggi, situazioni, storie. Una spinta creatrice appagante, come può essere per uno scultore scolpire o per un pittore dipingere. 1

2 Si è definita curiosa: che cosa la incuriosisce in particolare? Viviamo in anni di cambiamenti epocali: nelle relazioni tra persone e popoli, in fatto di ambiente, di clima. È un’epoca di transizione, o la transizione è già la meta? Arriveremo a nuovi equilibri? E cosa nascerà dopo il tramonto dell’Occidente fin qui conosciuto? Speriamo non solo conflitti, ma anche qualcosa di bello per chi verrà dopo di noi. Sono attratta anche dalle nuove tecnologie e dalla geopolitica: due vulcani in eruzione. Varcando il millennio pensavamo che il mondo sarebbe andato in una direzione e invece oggi emergono scenari che ricordano l’inizio del novecento, l’alba della Prima guerra mondiale: la Russia mostra gli artigli, la Turchia

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il personaggio

Nata a Biasca, è economista di formazione. Vive e lavora a Bellinzona ed è madre di quattro figli. Giornalista di professione, ha lavorato per il Corriere del Ticino e dal 1993 al 1999 è stata direttrice de laRegioneTicino, ruolo che ha lasciato per dedicarsi alla famiglia e alla scrittura. Attualmente presiede la Commissione cantonale per l’ottenimento del diploma di giornalismo, Coop Cultura e la Fondazione Bibliomedia della Svizzera italiana. In campo letterario, ha esordito nel 2009 con La Panchina di Samarcanda, targa speciale premio Stresa/Italia; nel 2012 ha pubblicato Il mistero della casa di marzapane e nel 2014 I giorni del delfino, sempre per le edizioni Salvioni di Bellinzona.

malata si è fatta instabile, l’America si ripiega su se stessa. I futurologi meglio cambino mestiere. 3 Ci sono cose che l’attiravano un tempo e che ora non la interessano più? Più che aver perso curiosità per strada, ne ho scoperte di nuove. Dedicandomi più al lavoro di scrittrice, oggi guardo maggiormente all’individuo, alla persona, ai sentimenti, alla natura dell’uomo. Rivolgo più attenzione al singolo o ai tanti singoli e al loro relazionarsi, rispetto a quando mi occupavo soprattutto di società, politica, economia. 4 Si sente più giornalista o più scrittrice? Impossibile scindere le due dimensioni: si alimentano a vicenda. Come giornalista inseguo la quotidianità, è un mestiere più frettoloso. Però questa scrittura «frettolosa» lascia una traccia persistente a cui attingo per scrivere altro, qualcosa di più lento e profondo, che può prendere mesi e anche anni. Insomma, le due «scritture» si mescolano. Potrei dire che sono cugine.

Oltre alla scrittura ha altre passioni? Dedico parecchio tempo alla famiglia, condivido e creo momenti intensi strappandoli al tran tran, accompagno i ragazzi verso il decollo. I ritagli di tempo li dedico quasi tutti alla lettura e alla scrittura, anche se devo fare i conti con l’ispirazione che è una «brutta bestia»: magari c’è quando sono occupata a fare altro e sparisce nel momento giusto! 5

6 A cosa non rinuncerebbe mai? A decidere del mio tempo. Subiamo condizionamenti, anche senza accorgercene, ma non si deve rinunciare a scegliere fra cosa ha veramente valore e cosa è solo abbaglio. Inoltre, non rinuncerei mai a lasciar «parlare» quello che ho dentro. Che nel concreto per me significa puntare molto sulla professione, ma vivere in prima linea la famiglia e ciò che le gravita attorno. Che è tanto e per niente banale: è società reale, magmatica.

La scelta di dare «spazio» al mestiere di mamma cosa le ha dato? La mia scrittura è oggi mediata (anche) da quello che ho vissuto nei miei primi vent’anni da madre. Un periodo in cui ho avuto la possibilità di conoscere altri esseri umani come non avrei mai potuto fare altrimenti: metterli al mondo, dialogare con loro, vederli crescere e metterli a loro volta «in rete». Questa scelta mi ha regalato una vita piena, ma è stata una decisione personale e soggettiva. Come detto, nasce dalla lettura di me stessa. Altri possono ottenere la medesima pienezza in modi diversi e vale altrettanto. L’importante è sapere ascoltare la propria voce interiore. Perché il tempo che ci è dato, oltre che prezioso, è contato. 7

Intervista di Roberto Roveda Foto di ©Monica Piffaretti


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Protagonisti

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ore sette

lugano, stazione FFs, ore 7 e ore 19 di domenica 11 dicembre 2016.

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Foto di ŠGiorgia Panzera


Spiriti liberi

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E ora stiamocene un po’ al calduccio G

elo e sole, una giornata mirabile, la trojka baldanzosa vola sul terreno innevato e il ghiaccio scricchiola sotto i pattini, «cocchiere, dai!», e la fanciulla accanto a te sorride, avvolta nelle pellicce, le guance rosse dal freddo... Ma no, non è così: non siamo in una poesia di Puškin, purtroppo. Consoliamoci con un warmer, uno di quei cocktail invernali caldi e avvolgenti come maglioni di lana, di solito snobbati da chi ritiene che bere macho voglia dire on the rocks anche a –15. Puro pregiudizio. Basta aver sorseggiato un punch, un grog, un hot toddy, magari assorti su una riproduzione dei Cacciatori nella neve di Bruegel il Vecchio, per sapere quanto non abbiano nulla da invidiare a un Martini cocktail o a un Americano dall’aura tardo-borghese.

Origini marinaresche Tutto iniziò nel Settecento con le bevande forti dei marinai. Si scaldavano in cambusa, tra una tempesta e l’altra, ed erano, al gusto d’oggi, pressoché imbevibili. La «Mistura fraterna», ad esempio, richiede una bottiglia di birra, tre dita di whisky, un cucchiaio di zucchero, due uova, un pizzico di noce moscata. Il «Punch Cutty Sark» una bottiglia di whisky, una di cognac, mezza di liquore alla pesca, due d’acqua minerale, il succo di

8-10 arance e mezza tazza di zucchero. Dosi da ciurma in vena d’ammutinamento. Per il «Riccio di mare» vi servirà mezzo litro di gin, uno di birra e due grossi rafani, lasciando riposare tutto per tre giorni. Per «La melma» occorre il succo di una scatola di crauti e non diciamo oltre. Sono ricette adatte a doppiare sia Capo San Martino a Lugano sia Capo Horn, ma decisamente sopra le righe per chi non è un fan di bicchieri «forza 9» (se volete tentare la sorte, rintracciate il vecchio ricettario ad hoc di Portoria Editrice). megliO dOpO cena Esistono, ad ogni modo, warmers più raffinati. Meditando su una poesia di Wallace Stevens potreste esser colti, un nevoso pomeriggio di gennaio, dalla voglia di un elettrizzante Irish coffee. Considerate questa variazione: un terzo di brandy, uno di Tia Maria, il resto suddiviso tra Cointreau e caffè nero, con panna

a piacere. Alternativa senza caffè: l’Hot buttered rum, un classico yankee poco coltivato in Europa. Bastano un cucchiaino di burro, uno di zucchero di canna, cannella, rum scuro (secco, non speziato) e acqua bollente a volontà. Si dirà: tutti drink da dopocena. Giusto. I warmers mal si addicono all’ora dell’aperitivo. Tuttavia ne esiste uno dedicato a Jenny Lind – «l’usignolo svedese», soprano di gran fama nell’Ottocento – che ha come base lo champagne e potrebbe ben introdurre una cena in baita. Ecco il da farsi per quattro persone: portate a ebollizione una bottiglia di vin bianco, tre cucchiai di succo d’arancia, mezzo baccello di vaniglia e la scorza di mezz’arancia. Aggiungete un bicchiere di Madeira, questo miracolo portoghese così mal noto nelle nostre regioni. Versate in bicchieri già riscaldati e poi via con lo champagne secco. Era il punch che beveva Jenny alla locanda di Lutter e Wegener, di fronte al Teatro dell’Opera di Berlino, sulla Unter der Linden. Correva il 1844. Di lì a poco il grande Theodor Fontane avrebbe cominciato a scrivere, sebbene i suoi memorabili romanzi (uno s’intitola proprio Jenny Treibel) sarebbero arrivati qualche lustro più tardi. Come accade con Balzac, ci è impossibile indicare il più bello. Scrive Tommy Cappellini

Il fascIno della punch bowl Quando servite i vostri hot cocktail non sottovalutate il potenziale di una punch bowl con relativi strainer (colino) e ladle (mestolo). Se ne avete per casa, potete riciclare un’antica porcellana cinese: appeal assicurato. Evitate, naturalmente, di usare l’insalatiera come bowl: piuttosto servite direttamente la bevanda in simpatici mugs. Chi può, metta in programma una caccia al tesoro tra i dickensiani antiquari inglesi, alla ricerca delle ancora insuperate bowls in stile Regency. Versante ospiti: sempre tazze col manico o col supporto di metallo. Meglio non scottarsi.

Leggendo e bevendo

Memorabile il commento del dottor Johnson a cena da Sir Joshua Reynolds, il 7 aprile 1779. Allo scrittore viene offerto un calice di bordeaux: «Oh no, grazie. Il bordeaux è per i ragazzi. Il porto è per gli uomini. Ma chi vuol diventare un eroe, beve brandy». Il discutibile Churchill, che si scolava una bottiglia di brandy al giorno (bei tempi: si fumava la pipa nei locali pubblici e la morale era cosa diversa dalla piccineria salutista d’oggi), sarebbe stato d’accordo. La risposta di Johnson ci serve altresì per una notazione importante: quando si beve bisogna essere classisti spirituali. Ecco due manuali da meditare. In How’s your drink? il columnist del Wall Street Journal Eric Felten, che è pure musicista jazz, allinea una fascinosa serie di meditazioni (accompagnate da poche, giuste ricette) e di squisiti aneddoti. Tra cui l’ode di Oliver Wendell Holmes (non il giurista, ma suo padre, medico e poeta) in onore della punch bowl: «Questa mia antica bowl d’argento racconta dei bei vecchi tempi / di gioiose giornate e allegre notti e felici campane natalizie...». Winter cocktails, proposto da Quirk Books, è dedicato a chi ama la stagione della neve. Variazioni sull’Eggnog (un classico a base di uova), idee per speziare il sidro o la cioccolata, per sandwiches invernali, per affogati alcolici di gelato. Tutto ciò che serve per stare al caldo. 35


Ticino e non solo

sette continenti

Hello Beirut L’araba fenice del Medio Oriente C

ittà delle contraddizioni e dei contrasti, è certamente la più occidentale tra le capitali mediorientali. Il nome evoca conflitti fratricidi ma anche una quasi ritrovata stabilità in un contestogeopoliticopiùchemaicomplessoein mutamento. Beirut, che mostra ancora i segni di tempi poco gloriosi, oggi è infatti la capitale culturale ed economica di un paese–ilLibano–incastonatotrailMediterraneo, Israele e la Siria. E in città, dove pochiannifasorgevanonormaliabitazioni, ora si ergono grattacieli con uffici, gallerie d’arte, negozi e dimore di lusso. La forza deL turismo Guerreetensionipolitichenonsonoquindi riuscite a fermare la voglia di Beirut di rinascereericrearebenessere.Meritoanchedelsistemabancarioedelturismoche hannosvoltounruolotrainantesulpiano economico. Ingenti somme sono arrivate 36

dai ricchi visitatori provenienti dal golfo Persicochequitrovanotuttiidivertimenti, gli alcolici e le libertà che nei loro paesi sono negati. Grazie poi alle innumerevoli agevolazioni fiscali concesse dal governo, ogniannoingentiflussidicapitalistranieri passano le frontiere del Libano. E se nelle periferie – complice il conflittosirianoelavicinanzaconlaPalestina–i campi dei rifugiati aumentano e le sacche di povertà impongono interventi umanitarisemprepiùconcreti,incittàsidelinea ormai uno skyline moderno: grattacieli e costruzionidipregio,autocostosedigrandecilindrata,unportolussuosochepullula di yacht, un centro pieno di negozi con grandi firme (qui si fanno acquisti da Pomellato, Louis Vuitton, Manolo Blahnik), ristoranti e alberghi che non hanno nulla da invidiare ai nostri cinque stelle extralusso.Ivacanzieripiùesigentipossonoalloggiare al Phoenicia (l’albergo che qual-

cheannofahaospitatoperqualchegiorno l’italianoDell’Utriinfugadallagiustizia)e al Four Seasons. Niente male anche l’Hilton, dove una stanza parte da 300 dollari, ma per l’attico suite il conto supera i 16.000 a notte. rinascita e contraddizioni E poi c’è la movida mediorientale che fa scatenaregiovanilibanesieituristidatutto il mondo sulle note dei deejay internazionali che rispondono al richiamo della nuova night life libanese. Alcuni nomi? Famosi lo Skybar, il Bubbles – con una fantastica vista dalla cima del Palm Beach Hotel – e il Club 26 che da molti viene indicato come uno dei luoghi di divertimento più esclusivi al mondo. Gemmayzeh street assieme al quartiere Hamra sono i centri della vita notturna con bar, ristoranti e discoteche aperti fino all’alba. Per ballare c’è il B018 famoso


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Documenti prego... / L’ingresso in Libano non è consentito ai titoLari di passaporto israeLiano. attenzione: Lo stesso vaLe per chi ha iL passaporto di un’aLtra nazionaLità su cui è stato apposto un visto d’ingresso in israeLe. i controLLi aLLa frontiera sono assai meticoLosi.

la città in sette tappe

1. Preziosi ricordi

Il luogo più in voga per comprare gioielli è Koukjian a Saifi Village, un’esclusiva gioielleria realizzata come l’interno di uno scrigno da architetti italiani.

2. Per tutte le età

A Beirut il lusso non vuole confini e qualche anno fa ha aperto i battenti la prima beauty farm pensata per una clientela di adolescenti. Età minima 12 anni, massima 16. I genitori sono gentilmente pregati di attendere all’ingresso.

3. Esperienze totali

È arrivato in città, nella sala Majid Al Futtaim (all’interno di uno dei centri commerciali più grandi di tutto il Medio Oriente e Nord Africa), il primo cinema del Libano con la tecnologia 4DX che è in grado di coinvolgere tutti e 5 i sensi dello spettatore.

4. Un po’ di tranquillità

Tra il mare e i grattacieli che delineano il nuovo skyline della capitale c’è la Scogliera del Piccione. Un luogo tranquillo che si è preservato dal cemento dove è possibile ammirare splendidi (e romantici) tramonti.

Diamo i numeri Con un mercato immobiliare in espansione, la città è una tra le più care del mondo arabo. Secondo la Global Property Guide, un appartamento di media grandezza (120 m2) che nel 2004 valeva 60.000 dollari, solo sei anni dopo poteva essere rivenduto per 510.000. Alcune zone della città hanno addirittura superato i 15.000 dollari al metro quadro e le licenze per costruire sono in costante aumento.

per la clientela internazionale e per i suoi ballerini in abbigliamento militare che evocano le passate guerre. Chi invece volesse tentare la fortuna non puòevitaredifareunsaltoalCasinòduLiban, sul lungomare di Jounieh pochi chilometrifuoridallacittà.Con400slot-machine, 60 tavoli da gioco, una showroom, night club, teatro e ristoranti è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza. Raccontata così Beirut sembra la bengodi del Medio Oriente. E se è vero che per qualcuno lo rappresenta e che il turismo contribuisce al PIL nazionale per quasi il 19%, non si può dimenticare che qui ricchezza senza limiti e povertà estrema s’intersecano quotidianamente. Secondo uno studio di Oxfam del 16 dicembre 2016 una persona su5inLibanoèunrifugiatochescappada guerraemiseria.Benvenutinellacittàdelle antitesi più estreme. Un viaggio di Elena Montobbio

5. Laicità

Come Tel Aviv (acerrima nemica) anche la capitale libanese si sta aprendo al mondo omosessuale. Arrivano il gay pride, locali, saune (la più lussuosa si chiama Spartacus: una seduta con massaggi a base di rari oli essenziali costa anche 500 dollari) e soprattutto una maggiore tolleranza.

6. Convivenze

In pochi chilometri quadrati risiedono ben 18 diverse religioni e almeno altrettanti gruppi politici. Confessioni e idee differenti che ancora adesso stanno imparando a convivere, a volte senza nemmeno sfiorarsi, altre con deflagranti scontri.

7. Disparità economiche

Mentre a Beirut la borghesia non se la passa affatto male e dispone di tutti i divertimenti e svaghi possibili, il 32% dei libanesi vive con meno di 4 dollari al giorno. 37


Tendenze

dolci & cucina

L’arte della torta Il cake design è una tendenza che dai paesi anglosassoni si sta diffondendo anche in Ticino. Un modo per creare dolci fantasiosi e bizzarri, a volte con un tocco di kitsch e munendosi sempre di pazienza. Scrive Laura Di Corcia proprie opere d’arte, in grado di stupire i più piccoli ma anche gli adulti. Non a caso esistono i professionisti del settore e i migliori fra questi partecipano a Festival e competizioni internazionali. Una tendenza che però attecchisce anche fra i dilettanti: fare una torta non solo buona, ma anche bella, dà forma alla propria creatività e in alcuni momenti può essere terapeutico.

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gni volta che mi accingo a scrivere un articolo dedicato alla cucina e ai sapori provo un leggero imbarazzo: infatti, chi come me dopo aver sapientemente mescolato uova e farina si fa prendere da scoramento al primo grumo nel pentolino mandando subito all’aria l’impresa, prova vera ammirazione per tutti quelli che riescono

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a svettare sugli impedimenti e a creare una crema pasticcera omogenea e perfetta, che poi utilizzano per infarcire dolci buoni al palato e meravigliosi alla vista. Di matrice prettamente anglosassone, il cake design è giunto anche alle nostre latitudini: con glasse e paste di zucchero si realizzano torte che sono vere e

bella sì, ma buona Senza le basi non si va da nessuna parte e questo vale anche per il cake design: chi voglia approcciarsi a quest’arte deve partire dai suoi fondamenti, ovvero la pasticceria. È di questo parere anche una professionista del settore, Valentina Graniero, conosciuta in Italia e all’estero per le sue «opere d’arte» realizzate grazie alla tecnica (da lei messa a punto) del «dressing wafer paper», un metodo innovativo di trattare l’ostia stampata per vestire soggetti in pasta di zucchero. «A me il cake design ha cambiato la vita», racconta. «Per fare questo lavoro, però, servono tanta pazienza e grande spirito di sacrificio». Per realizzare una torta «perfetta» possono volerci dai 5 ai 7 giorni: dovendo partecipare a concorsi internazionali, poi, le ore investite aumentano e servono addirittura tre settimane. «La decorazione non sempre riesce al primo colpo e si prosegue per tentativi», aggiunge la cake designer. «Per fare questo mestiere, che non è per nulla scontato, bisogna avere anche la disponibilità a viaggiare e a mettersi sempre in discussione». Non solo: servono abilità manuale, talento, buon gusto, umiltà e creatività. Lo sottolinea anche Daniela Frezza Isenschmid, che ha il suo laboratorio a Cama (Mesolcina), ma si è avvicinata al cake design in Perù, dove ha vissuto per due anni. «Quando sono arrivata in Svizzera il cake design non esisteva proprio», ricorda la cake designer, che oltre a essersi aggiudicata nel 2015 la medaglia in bronzo al Campionato mondia-


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In TV / Buddy Valastro È il pasticcere italo-americano più famoso degli stati uniti, alias il Boss delle torte, lo show teleVisiVo che sVela le appassionanti e gustose storie proVenienti direttamente dal dietro le quinte del suo carlo’s city hall Bake shop. in onda sul canale real time.

le di Cake Design a Milano (come team svizzero, insieme a Giuseppe Piffaretti), fa anche parte di giurie internazionali. «Negli ultimi anni anche in Ticino è arrivata questa moda su spinta della vicina Italia», prosegue, sottolineando che anche per lei, riconosciuta a livello internazionale, c’è sempre un margine di miglioramento e che continua a fare corsi, perché non si smette mai di imparare. Gli strumenti del mestiere Il cake design non è affare per soli professionisti, ma è un mondo aperto a tutti, in grado di stimolare la creatività e l’abilità manuale. Prima di iniziare, è meglio assicurarsi di possedere i rudimenti della pasticceria. E poi, via libera ai corsi! Anche in Ticino vengono offerti diversi laboratori (si veda il box sotto), e poi fra Facebook e YouTube i videotutorial non si contano. Assicuratevi di avere gli strumenti indispensabili, come i mattarelli, che aiutano a stendere la pasta di zucchero senza lasciare alcuna traccia, l’alzata girevole, che serve a sopraelevare e girare la torta in fase di decorazione, sac a poche e beccucci per farcire e decorare, e infine le alzate di polistirolo, per realizzare torte su più piani. E poi, non disperate se i primi tentativi non saranno proprio perfetti. L’importante è perseverare.

Web & online w Per contattare Daniela Frezza Isenschmid visitare il sito sweetsugarart.ch

w Il Centro Lugano Sud organizza un laboratorio di cake design il 7 e l’8 dicembre. Per informazioni: centroluganosud.ch

w Sempre a Lugano, «Dolce Follia» crea bellissime torte su ordinazione e organizza anche corsi.

w Da non perdere le meravigliose cupcakes realizzate da Linda Rossini a Viganello. Date un’occhiata a cupcakeinwonderland.ch

w A Bellinzona vale la pena visitare il negozio «Dolci idee», che organizza anche corsi.

w Su sito cakedesignitalia.it si trovano fotografie, spunti, guide e tutorial.

l’avvocato del diavolo Con Daniela Frezza Isenschmid abbiamo fatto un gioco. Abbiamo rivolto due critiche al cake design e lei lo ha difeso.

il cake design è kitsch?

«Questo dipende dall’artista, dal suo progetto e dai colori che utilizza. Le decorazioni vanno fatte secondo il buon gusto, se carichiamo troppo rischiamo davvero di rompere l’armonia. Inoltre bisogna avere una certa sensibilità per il contesto e realizzare delle torte che siano in linea con l’evento che si festeggia».

le torte sono belle ma non sono buone.

«Il cake design non può essere equiparato alla pasticceria tradizionale. La base deve poter reggere le decorazioni, quindi la struttura non può non essere solida e va concepita in modo che possa stare fuori dal frigorifero a lungo. Un consiglio? Adattare il cake design ai gusti locali. In Inghilterra amano le torte zuccherose e grasse, da noi molto meno».

combattere le paure dei bambini «Mamma, ho paura del buio!». «Oggi non voglio andare a scuola!». Quale genitore non si è confrontato con queste piccole, grandi paure dei bambini? Ma bando agli scoramenti! Grazie al libro di Giovanna Hernandez, «Amore, zucchero e fantasia» (Franco Angeli, 2015) i più piccoli supereranno le loro difficoltà semplicemente mangiandole. La cake designer, infatti, per ogni problema infantile consiglia alle mamme una fiaba, un disegno e una ricetta. Mettendosi ai fornelli con i bambini è possibile dare voce alle loro angosce, creando mostri di marzapane e pan di spagna che poi verranno divorati in pochi bocconi. Non solo: realizzando magnifiche torte si stimolano nel bambino la percezione, l’esplorazione e la conoscenza di sé e del mondo. Stando a contatto col genitore il bambino apprende che non è solo di fronte alle sue angoscie, ma c’è qualcuno accanto a lui e piano piano quei mostri non faranno più così paura – anche perché saranno imperfetti e goffi, forse, ma dolcissimi. 39


Tendenze

stile & bellezza

Le ali dello sguardo

Segreti per ciglia perfette

Gli occhi sono essenziali strumenti di seduzione di ogni donna, ma bisogna imparare a sfruttare al meglio il loro potenziale, prendendosene cura in modo adeguato. Vediamo come. Scrive Marisa Gorza

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ull’incanto e la bellezza degli occhi sono stati scritti versi, poemi e madrigali. Ma se osserviamo in dettaglio, a definire l’occhio e la sua magnetica profondità,sonoproprioleciglia.Quelfilare di peli setosi che si trova all’estremità delle palpebre con la funzione di proteggere le pupille, è in grado di donare fascino e vivacità al nostro sguardo. Bisogna quindi imparare a sfruttare al meglio il loro potenziale prendendosene cura in modo adeguato. La ricerca scientifica in campo cosmetico ha fatto passi giganteschi offrendo prodotti sempre più sicuri ed efficaci. Tra i ritrovati di nuova generazione ci sono i «booster». Si tratta di sieri per le ciglia che, sfruttando i principi attivi impiegati nei prodotti per la cura deicapelli,assicuranoanti-caduta,protezione, nutrizione ecc. I principi attivi più usati ed efficaci sono l’arginina, il madecassoside, la cheratina e l’estratto di centella asiatica. Soluzioni fai da te Ora vorrei svelarvi un paio di segretucci, assolutamente naturali e low cost. L’olio di ricino è uno dei rimedi più collaudati perrinforzareleciglia.Bastariempireun vecchio contenitore di mascara dotato di spazzolino e applicarlo ogni sera sulle ciglia prima di coricarsi. Una ricetta più sofisticata è la seguente: miscelate 5 ml di olio di ricino, 20 g di vaselina, 1 g di mallo di noce e due gocce di essenza di lavanda. Applicateogniseralacremaottenutacon lo spazzolino, almeno per un mese. Avrete risultati davvero prodigiosi. Tuttavia se le vostre ciglia risultano debolucce e tendono a cadere, è bene introdurrenelladietafruttaeverduradicolore rosso e arancione. Soprattutto mangiate molte carote che, grazie al beta carotene e all’alto contenuto di ferro e zolfo, faranno risplendere ciglia e i capelli.

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IL MASCARA IN SETTE MOSSE Il mascara si conferma quale elemento essenziale del make up, anche quello di tutti i giorni. È lui regalare il massimo dell’allure. Il marchio Make up for ever ne è davvero convinto, tanto che ha studiato «Excessive Lash Mascara», un cosmetico che assicura un volume estremo di grande attualità e tendenza. La sua formula leggerissima riveste le ciglia di un pigmento nero intenso e assolutamente privo di grumi. Ma quali i trucchi per una perfetta applicazione? Ce lo spiega Rossella Vambore, simpatica e disponibile make up artist che abbiamo incontrato in un noto negozio milanese in Corso Vittorio Emanuele.

1. Il mascara

Va scelto in base al tipo di effetto che si vuol ottenere: si va dal voluminizzante, all’allungante, all’incurvante. Il primo è dotato di uno scovolino applicatore con setole fitte e spesse, il secondo di uno con setole separate, mentre il terzo ha uno spazzolino a cono.

2. Piegaciglia

Prima di passare all’applicazione è sempre consigliabile l’uso del piegaciglia. Ciò permette di ottenere un risultato davvero ottimale.

3. A zig-zag

La prima applicazione sulle ciglia superiori va fatta dalla radice fino alle punte, procedendo con un movimento a zig-zag che consente di rilasciare il prodotto in modo uniforme.

4. Dall’alto in basso

La seconda applicazione va fatta dall’alto al basso, ciò serve a enfatizzare e separare le punte a ventaglio, rendendo le ciglia incredibilmente lunghe e folte.

LA STORIA PARTE DAGLI EGIZI La passione per le ciglia non è recente. Ai tempi degli Egizi, ciglia e occhi in generale, venivano evidenziati con il khol, una preziosa miscela a base di galena e oli che, oltre a scurire, serviva a proteggere gli occhi dai forti raggi solari. Le donne usavano anche la malachite che sembra avesse effetti afrodisiaci. Nell’antica Roma le matrone si scurivano le ciglia con il sughero bruciato, ma nel Medioevo, tanto per addolcire la candida fronte, spesso le donne rimuovevano ciglia e sopracciglia. Una follia adottata pure nel Rinascimento anche se piano piano le ciglia ricominceranno a piacere annerite. Fu durante l’epoca romantica che un certo signor Eugène Rimmel (sì, esattamente Rimmel), il profumiere della regina Vittoria, creò un prodotto innovativo composto di polvere di carbone e vaselina. Da allora tale cognome verrà considerato sinonimo di mascara, nome a sua volta di derivazione araba.

5. Meglio sottile

Per applicare il mascara sulle ciglia inferiori, va scelto uno scovolino estremamente sottile. Come pure per valorizzare le ciglia molto corte che cresceranno a vista d’occhio.

6. Waterproof

A tutte le sportive, alle sciatrici e a chi non vuole rinunciare al make up anche durante i tuffi in piscina, è consigliabile un mascara waterproof.

7. E le ciglia finte?

Desiderate un look ancora più esagerato, da irresistibile diva supersexy? Basta affidarsi alle Lash Show, ciglia finte di nuova generazione. Si applicano con estrema facilità sempre a fine trucco e ne esistono di svariati tipi: a ciuffetti e a nastro, naturali o artistiche, adattabili comunque a ogni stile e mood. Sono tutte sempre riutilizzabili. 41


Relax

stelle & curiosità l’oggetto L’estintore

Astroparade

di Betty

La forza dell’intuizione conduce alla sommità il Toro seguito da una Bilancia votata al cambiamento al contrario del Capricorno, tentennante di fronte alle novità, e a uno spaventato Cancro

Il clima secco vissuto nelle scorse settimane ha messo a dura prova anche lui, il bombolone rosso. Il suo primo antenato (di cui si ha notizia) venne brevettato nel 1723 dal chimico Ambrose Godfrey. Era una piccola botte riempita di liquido estinguente con un contenitore in peltro colmo di polvere pirica; un sistema di accensione faceva esplodere la polvere, spargendo nell’aria interessata la soluzione. L’estintore come lo conosciamo oggi fu invece sviluppato dal capitano britannico George William Manby nel 1818 ed era un serbatoio in rame contenente una soluzione acquosa di carbonato di potassio, pressurizzato con aria compressa. Per tutto l’ottocento le evoluzioni si sono susseguite, sino a giungere agli estintori a schiuma chimica (1904). Apparentemente uguali gli uni gli altri, quelli di oggi si distinguono per il tipo di agente estinguente che, spruzzato o sparso sul fuoco, è in grado di spegnerlo o di limitarlo. Per questo motivo ogni tipo o classe di fuoco (A, B, C ,D, E e F) generato da sostanze diverse – dal legno agli idrocarburi ai gas – esige uno specifico estintore con un agente ad hoc. Presente per legge in molti luoghi, pubblici e privati, sarebbe utile tenerne una versione tascabile anche in casa o in auto, ricordandoci però che va periodicamente controllato onde garantirne funzionalità ed efficienza.

istruzioni per l’uso Sette passi per riconoscere la paura di Walter Mariotti

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Per Albert Einstein, «la sola cosa realmente di valore è l’intuizione». Con Marte e Venere favorevoli si apre un periodo positivo sotto svariati aspetti purché non trascuriate le indicazioni che giungono proprio dal vostro intuito. Sogni premonitori. Possibile crescita delle relazioni erotiche tra il 26 e il 27 gennaio.

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tra il 22 e il 28 Mercurio si troverà in posizione angolare: attenti a non essere troppo ipercritici quando parlate, soprattutto in ambito professionale. Il 28 gennaio con l’ingresso di Marte nel vostro segno ha inizio l’Anno del Gallo dell’Astrologia Cinese. Comincia per voi un periodo ricco di emozioni.

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BILANCIA

«Diversivo. Distrazione. Fantasia. Cambio di moda, cibo, amore e paesaggio. Ne abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo. Senza cambiamento i nostri cervelli e i nostri corpi marciscono», ha scritto Bruce Chatwin. Non temete: Giove e Urano in opposizione vi spingono a osare e a cercare nuove soluzioni.

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tra il 25 e il 27 gennaio la Luna si congiungerà dapprima con Marte e in seguito con Plutone. Il transito non solo tenderà a consolidare la vostra leadership all’interno di un progetto ma vi renderà particolarmente arguti e convincenti.

Grazie a una magnifica Luna tra il 23 e il 24 sarete particolarmente e seducenti, ma un po’ lunatici a causa della quadraturaconMarteeVenere.Unasituazione sentimentale tenuta nascosta potrebbe crearvi qualche difficoltà. «Se c’è una cosa ingannevole, è l’apparenza dell’umiltà», ha scritto la scrittrice inglese Jane Austen. «Spesso non è che indifferenza per l’opinione altrui, quando non si tratta di una forma indiretta di orgoglio». Evitate le discussioni.

1. La paura è una scala che a volte si è costretti a salire. L’importante è fermarsi al gradino giusto. 2. Il timore è il primo: quella leggera sensazione dove il piacere si mescola al dolore. 3. Poi c’è la preoccupazione, quando il contesto è minaccioso.

Nell’Uomo in rivolta, Camus scrisse «Il fine giustifica i mezzi? È possibile. Ma chi giustificherà il fine? A questa domanda che il pensiero lascia in sospeso, la rivolta risponde: i mezzi». La ragione è dalla vostra parte? riflettete. Piccolo calo energetico provocato dal transito solare nel segno dell’Acquario. Il transito di Giove e Saturno, unito ai buoni aspetticonUrano,portarisultatiinaspettati. riconoscimenti professionali. Importanti i giorni tra il 23 e il 24. Per lo scrittore Paolo Maurensig «Le tentazioni peggiori sono quelle a cui si cede senza averne nulla in cambio, facendo solo l’amara scoperta della nostra debolezza». Ma con Venere, Marte e Nettuno in agguato sarà difficile resistere.

Molti fuggono già qui. 4. Chi non scappa, giunge alla fobia, quando l’ansia non si controlla con la ragione. Spesso è esagerata, comunque. 5. Superata la fobia si arriva al panico e la lucidità del pensiero vien meno. 6. Se uno ce la fa,

ottimo allineamento astrale per i nati nella terza decade. Date ampio spazio ai vostri progetti e alla vostra creatività. Marte e Venere nei Pesci vi rendono più romantici del solito. Il 24 gennaio possibile incontro con una persona straniera.

Piccoli e grandi malumori tra il 27 e il 28 indotti dai transiti lunari e da Mercurio, Giove e Urano. Eventi inaspettati nella vostra famiglia d’origine potrebbero condizionarvi in altre situazioni. Non abbiate paura di cambiare. osate. «La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto». Sono parole di Howard Phillips Lovecraft, che di paura se ne intendeva. Perdita di lucidità tra il 25 e il 27 gennaio.

conosce il terrore, la forma estrema di paura. Scappare? Impossibile, perché i muscoli sono paralizzati. 7. Dopo il terrore resta solo l’orrore, che nasce dalla crudeltà e dal senso di ribrezzo fisico e morale. Non salite fino a quassù. Mai .


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Risolvete il cruciverba di Daniela e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro il 26 gennaio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro il 24 gennaio a: Twister Interactive AG, «Ticino7», Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. ORIzzONTALI

1. Ospita il museo leventinese w 10. Realizzati, creati w 11. Olio inglese w 12. Le seconde mamme w 14. Uncino da pesca w 15. Altari pagani w 16. Svezia e Romania w 17. Un aggravante del reato w 19. Moralistici w 21. Epoca w 22. Squadra inglese w 23. Mezza cena w 25. Si fanno alle matite w 26. Lo Jacopo di Foscolo w 28. Gas luminoso w 29. Il Sodio del chimico w 30. Lo alza l’irato w 32. Consonanti in liuto w 33. Uccide l’Idra w 35. Piccoli difetti w 36. Vaso panciuto w 37. Cuor di sedotto w 38. I confini di Locarno w 39. Topo, sorcio w 41. Pari in trono w 42. È vicino a Berna w 43. Porto della Spagna w 45. Conosciuto w 46. La prima nota w 47. Mira al centro! w 48. Pari in mostro w 49. Curate

VeRTIcALI

1. Pittore veneto del ‘500 w 2. Il primo uomo w 3. Ragadi w 4. Attraversa Berna w 5. Gabbia per polli w 6. Un felino striato w 7. Salvò la fauna w 8. Pagina centrale w 9. In alternativa, diversamente w 13. Il dio del mare w 16. Piccoli contenitori di latta w 18. Mammifero australiano w 20. Le belve che ridono w 24. Il tesoro dello stato w 27. Priva di compagnia w 31. Nord-Est w 34. I confini di Carona w 35. Segue la sera w 37. Chimico e fisico inglese w 39. Giro d’ispezione w 40. Responsabilità, incarico w 41. Cerimonia w 44. Ebbe la moglie tramutata in statua di sale w 47. Istituto Tecnico

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PREMIO IN PALIO: 100 FRANCHI IN CONTANTI

ticino7 TIRATuRA cONTROLLATA 63.212 copie chIusuRA RedAzIONALe Venerdì 13gennaio 2016 edITORe Teleradio7SA,Muzzano AmmINIsTRAzIONe viaIndustria,6933 Muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919603155 dIRezIONe, RedAzIONe, cOmpOsIzIONe e sTAmpA CentroStampa TicinoSA viaIndustria, 6933 Muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919682988 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticino7è su Facebook sTAmpA (cartapatinata) Salvioniartigrafiche SA Bellinzona TBS,LaBuonaStampaSA Pregassona pubbLIcITà PublicitasAG,Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse39,Postfach 8010Zürich tel.058680 95 92 / 0796357222 daniel.siegenthaler@publicitas.com dATI peR LA sTAmpA riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste ANNuNcI LOcALI PublicitasLugano tel.058680 91 80/ fax.0586809171 lugano@publicitas.ch IN cOpeRTINA L’ignoto (foto ©Strixcode)

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La soluzione del Concorso apparso il 7 gennaio è: TRATTATO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Carlo Peverelli 6777 Quinto Al vincitore facciamo i nostri complimenti! 43


NOVITÀ:

SECACAM HOMEVISTA TELECAMERA DI SORVEGLIANZA „FULL HD“ (CON SCHEDA DI MEMORIA SD E BATTERIE INCLUSE) Grazie alla innovativa tecnologia Dark Motion Freeze, anche nella più totale oscurità la SecaCam HomeVista garantisce immagini incomparabilmente nitide, con una velocissima chiusura dell’otturatore di soli 0,4 secondi! La copertura visiva di oltre 100 gradi fa della SecaCam HomeVista una soluzione ideale per tenere sotto controllo grandi aree come pure monitorare in modo completo spazi ristretti. Con la SecaCam HomeVista avrete da subito immagini nitide di ospiti indesiderati che si sono introdotti nella vostra casa oppure in giardino, terrazzo, garage, balcone e altri luoghi sensibili. La SecaCam HomeVista si installa rapidamente e con estrema facilità.

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LA SECACAM HOMEVISTA FULL HD

5.0 MP, 12.0 MP interpolati

Registrazioni video a 1920x1080

Flash a LED nero invisibile

LA FOTOCAMERA VIENE FORNITA CON SCHEDA DI MEMORIA DA 8 GB SD E 8 BATTERIE. SPEDIZIONE GRATUITA.

Hightec sensore a infrarossi, riconosce gli animali

Dark Motion Freeze per scatti notturni più nitidi

Obiettivo super grandangolo 100°

Si può facilmente ordinare questa telecamera nel nostro webshop: www.wildkamera.tv Ottenete CHF 10.- di riduzione inserendo nel coupon di ordinazione il codice di promozione: PromTi7. Sia che ordiniate la telecamera sul webshop oppure utilizzando il coupon (vedi sotto), riceverete una fattura con le indicazioni dell’ordine. Solo una volta ricevuto il vostro pagamento, provvederemo all’invio postale.

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