Ticino7

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ticino7

PROFILI

Giorgione, un oste d’altri tempi

NUMERO 2 / 13 GENNAIO 2017 / CON PROGRAMMI RADIO 7 TV DAL 15 AL 21 GENNAIO

MISTERI E MAGIA Ritrovamenti rupestri in Ticino: tesori da valorizzare

CORRIERE DEL TICINO / LA REGIONE  CHF 3.5

38


SPINAS CIVIL VOICES

Beveva l’acqua da una pozza.

Beveva l’acqua del pozzo.

Acqua potabile, gestione parsimoniosa delle risorse idriche e manutenzione a lungo termine dei sistemi di approvvigionamento: così cambiamo la vita delle persone. Radicalmente. helvetas.ch/partecipa

Beve l’acqua del rubinetto.

Per cambiare davvero


Sommario

ticino7

storia di copertina

04

04 UN TiciNo misTerioso di Mattia Pacella

come dove quando

07

07 AlimeNTAzioNe PrelibATo cArciofo a cura della Redazione

il PeNsiero dellA seTTimANA

Cucinare suppone una testa leggera, uno spirito generoso e un cuore largo.

ticino e non solo

35

parliamone (Paul Gauguin)

lo sapevi? consumo annuo di carne pro capite

(ProviaNdE/UFaG, raPPorTo aGriCoLo 2016)

SviZZEra

La scoperta delle radici di Fabio Martini

35 moTori iNcollATi AllA sTrAdA di Giancarlo Fornasier 36 seTTe coNTiNeNTi VAl roseg, PArAdiso iNcANTATo di Alessandro Tabacchi

iTaLia

52 kg

38 Profili giorgioNe, UN osTe d’AlTri TemPi di Roberto Roveda

tendenze

40 08 protagonisti

08 seTTe domANde boris bigNAscA di Roberto Roveda 10 ore seTTe lUgANo, PArco del TAssiNo di Giorgia Panzera

tv e radio

11 dAdomeNicA15AsAbATo21

Scopri la programmazione settimanale completa in Ticino e in Europa di tv e radio per rimanere sempre informato e non perdere i tuoi programmi preferiti.

CiPro

63 kg

40 seTTe TrUcchi slANciATe seNzA PATire di Jessica Pellegrino 41 comUNicAzioNe le soliTe scATole che romPoNo le scATole di Patrizia Mezzanzanica

relax

42

42 sTelle & cUriosiTÀ AsTroPArAde di Betty l’oggeTTo a cura della Redazione isTrUzioNi Per l’Uso di Walter Mariotti 43 giocA (e ViNci) coN TiciNo7 il crUciVerbA

85 kg

ticino7

dirETTo da Paride Pelli CoNLaCoNSULENZadi Waltermariotti rEdaTTorErESPoNSaBiLE fabiomartini CorEdaTTorE giancarlofornasier ProGETTo GraFiCo elena montobbioperWmWorkshop GraFiCa robertodresti edeborah Vaccaro SiTo wEB www.ticino7.ch

L’articolo di copertina di questo numero è dedicato all’appassionante ricerca che un nostro conterraneo sta svolgendo da anni alla scoperta dei luoghi «energetici» del cantone, sulle tracce della civiltà che oltre duemila anni fa risiedeva nelle nostre valli, i Leponti o Leponzi. Si tratta di luoghi sacri, veri e propri santuari che fungevano sia da spazi rituali sia da dispositivi astronomici in grado di indicare il passaggio dei mesi e delle stagioni. Certo, queste grosse pietre levigate visibili in Capriasca non hanno l’imponenza di Stonehenge o dei grandi complessi megalitici come quello di Carnac, ma esercitano comunque il potere di avvicinarci a quella dimensione più arcaica e profonda da cui siamo spesso distratti nella quotidianità dei gesti e delle attività. Visitare questi luoghi arcaici offre la possibilità di riconnettersi a dimensioni energetiche e psichiche ignote, in un magnifico contesto naturale. Un patrimonio, quello archeologico ticinese, che include numerosi siti – oltre alle pietre sacre della Capriasca, penso alla necropoli di Gudo, ai più tardi Vicus di Muralto e al Tempietto di Bioggio – che forse meriterebbero di essere maggiormente valorizzati in un’ottica di sviluppo dell’attrattività turistica del cantone.

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Storia di copertina

Un Ticino

misterioso

Menhir, punti energetici e ritrovamenti rupestri eccezionali di un cantone che si scopre magico e antico. Scrive Mattia Pacella

A

l tatto, passandoci sopra la mano, si può percepire la sua perfezione. La superficie è liscia, levigata, priva di impurità. Allo sguardo sembra un grosso pesce dal colore grigio chiaro. Chi lo vede non può non notare la sua purezza. Sta lì adagiato a terra da oltre quattromila anni. Per via dei suoi lineamenti lo chiamano la «Balena bianca». Riposa su un prato ai piedi del Monte Bar, che dall’alto dei suoi 1.600 metri di altitudine scruta ieratico il golfo del Ceresio. La Val Capriasca è piena di misteri e ritrovamenti eccezionali, ma questo è senz’altro uno dei più incredibili. Molto spesso mi capita da casa mia, in centro a Lugano, di alzare gli occhi al cielo e guardare in direzione nord. Ed è sotto quella vetta delle prealpi ticinesi che l’ottantacinquenne Pepi Schnyder, ex banchiere in pensione con la passione dell’archeologia rupestre, ha fatto l’eccezionale scoperta. Noi lo incontriamo a casa sua a Paradiso. Entrare nel suo appartamento è come fare un viaggio nel tempo. Molti i cimeli raccolti in tutto il mondo che narrano di epoche antiche. Ed è lì che ci racconta con dovizia di particolari quegli istanti carichi di emozioni. «Era l’agosto del 2010, come al mio solito, ero per sentieri sulle tracce della civiltà del medio-bronzo». Pepi stava camminando sopra Lelgio in direzione di Gola di Lago, a un’altitudine di 900-1000 metri quando, grazie al suo sentore e alla sua esperienza, in un pratone vicino a una cappelletta ha riconosciuto alcune pietre a forma di cerchio. «Ho subito capito: avevo trovato qualcosa di raro» ci dice. Quelli che per i più potevano essere massi posti a casaccio o trasportati dalle forze del ghiacciaio, erano in realtà opera dell’uomo. Una realtà di epoche antiche. Si trattava in-

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Non ho dormito nemmeno un minuto quella notte, ero insonne: sapevo che c’era dell’altro fatti di un vero e proprio luogo di culto del passato, chiamato cromlech. Letteralmente «pietre curvate», un insieme di monumenti monolitici circolari. Uno dei più conosciuti al mondo è per esempio Stonehenge, a sud ovest di Londra in Gran Bretagna. I massi di Lelgio non sono certo della stessa grandezza e importanza, tuttavia Pepi ci confida che: «quella è stata una delle scoperte più sensazionali della mia vita, ma in cuor mio ero certo che non sarebbe finita lì». IndIcatorI celestI Il giorno dopo, non contento del primo ritrovamento, Pepi Schnyder torna sulle sue tracce. «Non ho dormito nemmeno un minuto quella notte, ero insonne, sapevo che c’era dell’altro». Infatti, poco più in là, in un fosso, la grande scoperta. Nascosta lo aspettava la «Balena bianca». Un megalite dal peso di circa 6 tonnellate e lungo oltre 4 metri. Se eretto rappresenterebbe uno dei più grandi menhir della Svizzera. Schnyder dopo vari studi misura l’allineamento delle pietre e rileva una gradazione ben precisa: i massi sono posti rispetto al piano terrestre all’azimut di 31 gradi, esattamente come al parco dei megaliti di Falera tra Laax e Flims, nel canton Grigioni. Un comune denominatore dal significato chiaro poiché, seppur distanti chilometri l’uno dall’altro, entrambi i siti presentano il medesimo orientamento astronomico in direzione della costellazione di Cassiopea. Non una coincidenza, visto che proprio quella costellazione serviva alle civiltà antiche come indicatore del tempo siderale, ovvero il ciclo temporale che impiega la Terra per compiere un giro completo rispetto al cielo dell’emisfero boreale. In primavera le popolazioni celtiche dei Leponzi (o Leponti), che popolarono le prealpi ticinesi dal I° millennio a.C. al 15 a.C., anno in cui si sottomisero al dominio romano, iniziavano la semina proprio quando il sasso era allineato a Cassiopea. Questa civiltà è strettamente legata ai massi coppellari (ossia pietre con incisioni antropomorfe o a forma di coppa) e ai menhir: veri e propri luoghi di culto solari che narrano di divinità, miti e leggende. Questi lunghi sassi verticali (l’origine del nome è in bretone e deriva dalle parole meh- e -hir; che significano appunto sassi lunghi), sono stati eretti in

Diamo i numeri

Oltre 700

le incisioni rupestri presenti sul territorio della Svizzera italiana.

Oltre 400

punti energetici in Ticino.

4,5 metri

il menhir di Lelgio, che se eretto risulterebbe uno dei più alti della Svizzera.

periodi differenti nel corso della cultura megalitica diffusa in Europa e in tutto il mondo. Presenze di civiltà monolitiche si trovano infatti in Siberia, così come sull’isola di Pasqua. Il Ticino è un territorio colmo della loro presenza. Massi, con incisioni di ogni genere sono disseminati dalla Leventina al Mendrisiotto e sono posti nelle zone dove secondo gli antichi confluivano le energie della terra e del cielo. Nel libro Luoghi energetici del Ticino di Claudio Andretta (Edizioni Casagrande) che si basa sull’arte della geomanzia – in Asia anche chiamata Feng Shui – ne sono censiti più di quattrocento. Ma in realtà sono molti di più, come spiega il maestro di Pepi, Franco Binda che nel suo libro Il mistero delle incisioni (Dadò Editore) ne ha schedati oltre 700. Uno dei più grandi menhir scoperti, si trova in Val Maggia a Moghegno. È un doppio pietrone gigante con una fessura centrale: durante l’equinozio di primavera il sole l’attraversa perfettamente, dando alla struttura, per chi ha la fortuna di osservare il fenomeno, un aspetto da angelo con grosse ali. Di certo non è esclusivamente frutto della natura, vista la maestosità, la sua posizione precisa e l’inserimento nel terreno. Tesori attorno a noi che catapultano in un vero e proprio viaggio spazio-temporale dove si stringono legami con avi e nostri antenati. Oltre al Ticino a esserne ricca è tutta Svizzera. Non solo i ritrovamenti nei Grigioni, ma incisioni rupestri sono sparse in tutto l’arco alpino: da Zermatt alla Svizzera centrale. Nella Svizzera Romanda sono conosciuti i megaliti di Essertes-Auboranges dove è presente 5


Storia di copertina

Sette luoghi energetici 1. Lelgio, Capriasca

«La Balena», menhir di 4 metri di oltre 6 tonnellate.

2. Moghegno

Doppio pietrone che assume sembianze di angelo al solstizio d’estate.

3. Monte Verità

Due menhir disposti in un prato verso la collina di Balladrum.

4. San Zeno, Lamone-Origlio Massi coppellari detti «sciovoli della fertilità».

5. Mergoscia, Val Verzasca

Il centro e il cuore del Ticino dal punto di vista energetico.

6. Bellinzona

Massi coppellari ai piedi del Castello di Sasso Corbaro e del Castelgrande.

7. Foroglio, Val Bavona

Mezzaluna di pietre, attraversata dal meridiano di Aesch.

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un menhir alto oltre 5 metri. Molti altri ritrovamenti sono stati fatti anche nei boschi fuori Zurigo. Nel comune di Forch, per esempio, secondo gli esperti passerebbe il meridiano di Aesch, che letteralmente significa «cenere». Un’importante linea energetica che stando agli studi del geo-biologo elvetico Blanche Merz, collega vari punti dall’Europa all’Africa. Il meridiano passa anche sul Ticino in corrispondenza con il Monte Ceneri, da qui anche l’assonanza con Aesch che vuol dire cenere. Molti altri posti in Svizzera hanno il suffisso Aesch, per esempio, il medesimo comune nel canton Basilea Campagna. Questi luoghi energetici dal valore storico rimangono purtroppo sconosciuti per chi ci abita e ancor di più per gli escursionisti e gli appassionati di montagne. Di sicuro sono meno noti rispetto ad altre mete più valorizzate, come per esempio la vicina cultura dei Nuraghi in Sardegna o dei monoliti della Corsica. Oggi lo splendido megalite a forma di balena dorme in silenzio in Capriasca, con i suoi segreti e il suo passato celato. E ironia della sorte la costellazione più vicina a Cassiopea è proprio quella della Balena. «Sembra quasi», sostiene Pepi Schnyder, mentre ci mostra la documentazione fotografica raccolta in decenni di puntigliosa ricerca, «che questo immenso masso voglia suggerire a chi lo vede il segreto dell’orientamento stesso del crom-

lech». Un orientamento per ora nascosto ai più, ma che nonostante ciò viene sussurrato all’infinito. Tesori da valorizzare «Ci sono vari modi per valorizzare questi luoghi, a dipendenza dell’importanza abbiamo una tutela a livello cantonale e una a livello comunale», ci dice Rossana Cardani, del Ufficio dei beni culturali del Cantone Ticino. Al momento inseriti nel Sistema informativo risultano in tutto 1.135 unità di ritrovamenti rupestri comprensivi dei cosiddetti «massi coppellari» sparsi sul territorio. Spesso sono in zone panoramiche discoste dall’abitato. «Queste scoperte sono molto interessanti anche per il mondo turistico», ci dice Lorenzo Pianezzi, presidente di Hotelleriesuisse Ticino. «È chiaro che abbinato a questi ritrovamenti c’è l’opportunità di un nuovo interesse per il nostro Cantone. Un megalite di questa portata e la sua possibile valorizzazione, possono generare un nuovo richiamo per chi è attratto da questi ritrovamenti». «Sono luoghi», spiega infine Pianezzi, «che hanno un’aura di magico passato. Proprio il racconto di storie, detto in gergo turistico “storytelling”, è un elemento molto importante per qualsiasi destinazione». Avete già visitato un luogo energetico? Dì la tua sulla pagina Facebook di Ticino7


Come dove quando

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alimentazione

Prelibato carciofo Ecco il principe dell’inverno

Non è vero che l’inverno sia stagione avara. Basti pensare agli agrumi, che del Sole paiono profumate icone, o alle mele e alle pere, reperibili tutto l’anno ma elettive della stagione fredda. Senza dimenticare zucche, verze, cavoli, broccoli, spinaci, porri, finocchi, coste e cime di rapa. Un’altra meravigliosa sorpresa dell’inverno è il carciofo che fa la sua comparsa verso la fine dell’autunno per raggiungere il culmine produttivo intorno a febbraio-marzo. Pianta antichissima (dallo studio dei genomi pare risalga a ben 2,5 milioni di anni fa), che ha nella Sicilia, sua terra originaria, e nella Penisola italiana il maggior produttore al mondo (si va dallo spinoso di Sardegna alla Mammola romanesca, dal Violetto di Toscana al Tondo di Pa-

estum, ecc), è per molti una prelibatezza assoluta. Crudo in insalata, fritto in pastella, in umido, in soufflé, in frittata, come ingrediente per risotti e piatti di carne o in quella che è una delle ricette classiche della cucina ebraico-romanesca, il carciofo alla giudia, è un autentico principe della cucina («dal tenero cuore si vestì da guerriero», ha scritto Pablo Neruda). Coriaceo e in alcune varietà spinosissimo, va domato senza pietà. Con l’aiuto dello «spelucchino», il coltellino a mezzaluna, vanno eliminate a fondo le brattee (le foglie che lo avvolgono), la peluria interna e ridotti i gambi, perché tutto quello che non si scarta ce lo ritroveremo sotto i denti. Ricco di principi attivi e proprietà depurative il carciofo nobilita corpo e mente. t7

130.000

gli ettari di superficie mondiale destinati alla coltivazione del carciofo

1.203.000 TONNELLATE RACCOLTE NEL mONdO

205.000

470.000

tonnellate prodotte in spagna

tonnellate prodotte solo in italia (il 39% delle produzione globale)

SWISS

MADE

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Protagonisti

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sette domande

Boris Bignasca

Porto avanti con impegno e umiltà quello che mio padre ha costruito 1 Boris, in questo momento della sua vita quali sono le cose che ritiene più importanti? In questi anni sto cercando, prima di tutto, di portare avanti con impegno e molta umiltà quello che mio padre ha costruito nella sua vita, con fatica ed entusiasmo anche in mezzo a tanti attacchi e avversità. Cerco di seguire il suo esempio in politica, con il mio impegno nella Lega dei Ticinesi, come Gran Consigliere e consigliere in comune a Lugano. Poi c’è il lavoro al giornale, al Mattino della Domenica. E infine il lavoro nell’impresa familiare. Sono questi i tre aspetti che occupano la maggior parte delle mie giornate lavorative. Devo anche dire che il lavoro è per me uno dei grandi valori della vita. E le mie attività lavorative e l’impegno in politica sono anche molto legate alla mia famiglia, che è un elemento fondamentale della mia esistenza. È veramente difficile per me scindere impegno politico, lavoro e famiglia, sono quasi un tutt’uno.

In che modo occupa invece il suo tempo libero? Mi piace molto lo sport. Sono un grande tifoso del Lugano calcio e del Lugano hockey e quindi cerco di non perdermi le partite delle squadre della mia città. A volte mi piace seguire anche le partite di basket. Vorrei, però, praticarlo di più lo sport. Per esempio, dovrei correre con maggior continuità per buttare giù un po’ di pancia ma tante volte la voglia manca. Ho iniziato a giochicchiare a tennis e mi piace fare delle belle passeggiate se il tempo non è brutto. 2

3 Non mi dirà mica che è una persona pigra? Ogni tanto mi capita di essere pigro. Se mi metto sul divano e la TV è accesa è difficile schiodarmi quando trasmettono un bel film, soprattutto se è un film

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il personaggio

Boris Bignasca è nato nel 1986 a Lugano. Di professione è imprenditore, ha diretto il quotidiano web Mattinonline e collabora al settimanale Mattino della Domenica. Ma è la politica il suo terreno di elezione. La sua carriera si è sempre svolta all’interno della Lega dei Ticinesi. È presidente del Movimento dei Giovani Leghisti. È capogruppo della Lega nel consiglio comunale di Lugano. È stato eletto a soli 21 anni, nel 2007, membro del Gran Consiglio ma si è dimesso nel 2010. È stato nuovamente eletto in Gran Consiglio nel 2015.

storico o di azione, oppure un programma di politica. Però di fronte a cose importanti non sono per nulla pigro. Anzi, una volta che mi «attivo» arrivo un po’ dappertutto. 4 Quando ha la possibilità di rilassarsi che cosa predilige fare? Un tempo ero un grande consumatore di televisione ma ora la guardo un po’ meno. Credo che la TV non abbia più la centralità che aveva un tempo, è un trend globale, un segno dei nostri tempi. Comunque apprezzo molto le serie televisive e la mia preferita è sicuramente il Trono di Spade. E poi leggo. Anche nella lettura, come per i film, mi piacciono i saggi e soprattutto i romanzi storici come Guerra e pace. In generale, la storia è una materia che mi attira molto, soprattutto se si tratta dell’epoca romana, dell’ottocento oppure del medioevo, i periodi che preferisco. Gli studi storici mi appassionano a tal punto che spesso i miei amici mi dicono che avrei dovuto studiare storia. Mi sarebbe piaciuto ma poi nella vita ho fatto altro. 5 A proposito di amici, che ruolo ha l’amicizia nella sua vita? Assieme al lavoro, l’amicizia è uno dei grandi valori della mia vita. Ho molti

amici, alcuni dei quali sono anche colleghi in politica. Poi ci sono gli amici al di fuori della sfera politica, persone che conosco magari dall’infanzia e alle quali sono ancora molto legato dopo venticinque anni. Li vedo spesso, andiamo assieme alle partite, in centro a passare la serata oppure organizziamo cene e grigliate. Ecco, sta un poco tramontando, alla vigilia dei trent’anni, l’epoca della discoteca. Qualche anno fa ci si andava magari ogni settimana o almeno più volte al mese. Oggi le serate in discoteca si sono concentrate per le grandi occasioni, i grandi eventi. Al di là di tutto, questi amici di lunga data sono molto importanti per me perché sono al di fuori del mondo che frequento abitualmente per la politica e il lavoro. Quindi mi aiutano a mantenere i legami con l’esterno e mi riportano alla realtà quotidiana. Mi aiutano a mantenere i piedi ben saldi per terra. 6 Che cosa non riesce a perdonare in una persona? Non sopporto la mancanza di valori come il coraggio, la solidarietà e l’amore per il proprio paese. 7 A cosa non potrebbe mai rinunciare nella vita? Alla libertà di potere affermare sempre quello che penso. E all’indipendenza: non potrei sopportare di dipendere da qualcuno. Libertà e indipendenza sono principi a cui tengo molto e che fanno parte da sempre del mio DNA. Sono principi che per me valgono come persona, come professionista e in politica. E valori che desidero non vengano mai meno neppure per la mia regione e per il mio paese.

Intervista di Roberto Roveda Foto di ©Elizabeth La Rosa



Protagonisti

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ore sette

lugano, parco del tassino, ore 7 e ore 19 di domenica 30 ottobre 2016.

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Foto di ŠGiorgia Panzera


Ticino e non solo

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Motori

Incollati alla strada In Svizzera i veicoli a trazione integrale conquistano quote di mercato sempre maggiori. Un trend che nel 2016 ha segnato nuovi record. Scrive Giancarlo Fornasier

S

ino a pochi decenni fa guidare una «4x4» era una scelta solo per pochi: per esempio, coloro che abitavano in montagna (con strade quasi impraticabili in inverno e sterrate in estate) o chi viveva in piena campagna (migliore motricità su terreni sconnessi e su stradine secondarie). Prestigiosi marchi quali Land Rover (1948) sono stati il simbolo di uno stile di vita «diverso», oltre che di una mobilità fatta di natura e avventura. Per non parlare degli americani di Jeep, con le le loro polivalenti Willys MB prodotte già dal 1941.

Dai fuoristraDa ai suV Ma erano altri tempi, quasi eroici: ancora all’inizio degli anni ottanta, infatti, la grande produzione (e tradizione) automobilistica mondiale era saldamente legata alle berline e alle sportive a trazione posteriore o anteriore (solitamente riservata ai veicoli più compatti). Se un automobilista voleva portarsi a casa una «4x4» doveva optare dunque per un fuoristrada: come l’insolito VW Iltis (1978), erede della DKWMunga (1956) a trazione integrale permanente, mezzi leggeri progettati per scopi militari (antenati dei nostri SUV) o l’inimitabile Classe G di Mercedes (1979). Il dominio dell’elettronica sulla meccanica ha portato dagli anni 2000 alla proliferazione di varie scuole di pensierorispettoallagestione dellatrazione integrale.Quattro ruote motrici permanenti, disinseribili, con gestione manualeoautomaticadellari-

Sicurezza Sì, ma...

A parità di modello di base, scegliere una vettura a trazione integrale significa pagare un prezzo maggiore e avere un peso complessivo del veicolo superiore (anche oltre i 130 kg). Ne conseguono maggiori consumi, con ricadute anche sulla tassa di immatricolazione. A parità di motorizzazione anche le prestazioni motoristiche sono penalizzate. I più critici potrebbero aggiungere alla lista anche maggiori grattacapi nella manutenzione, costi più elevati per i servizi, maggiori possibilità di usura/rottura di organi meccanici (differenziali, semiassi, giunti) oppure il consumo di freni e pneumatici. Tutti aspetti che vanno certo in secondo piano se si considerano la maggiore sicurezza e tenuta di strada in caso di scarsa aderenza.

partizionedellatrazioneanteriore/posteriore, differenziali (Torsen, Haldex ecc.) distribuiti un po’ ovunque e gestiti dall’elettronica. E poi tutta quella cascata di sigle quali 4WD, AWD, xDrive, 4Matic, quattro ultra, 4Motion che in fondo nascondo una sola e fondamentale verità: l’auto ha la possibilità di viaggiare con quattro ruote motrici. la paternità Gli «inventori» della prima autovettura a trazione integrale di grande produzione se la contendono i giapponesi di Subaru – che nel lontano 1972 presentavano una versione station wagon del modello Leone – e la Audi, che nel 1980 commercializzava la mitica coupé Quattro, i cui primi studi risalivano alla metà degli anni settanta.

In verità, già la Citroën con l’inedita 2CV Sahara (1960) a doppio motore e gli inglesi della Jensen con la Interceptor FF (1966) avevano introdotto la grande novità, ma con alterne fortune. Gli ingegneri tedeschi, invece, intuirono che la trazione integrale poteva risolvere quelli che consideravano i maggiori problemi che affliggevano le vetture di grande potenza: scarsa maneggevolezza e trazione su superfici scivolose, e repentini cambiamenti di comportamento a seguito di accelerazioni e decelerazioni in curva. La storia confermerà la bontà di quelle osservazioni, tanto che oggi anche marchi sportivi come Porsche (con le loro «4»), Ferrari, Lamborghini o Jaguar propongono l’integrale in molti modelli di punta.

44,2%

è la percentuale di auto a trazione integrale vendute nel 2016 in Svizzera e nel Lichtenstein. Lo rende noto l’associazione degli importatori Auto-Schweiz. che fa notare come lo scorso anno la vendita di vetture nuove sia stata positiva (317.318 immatricolazioni), inferiori al 2015 ma un risultato superiore alle aspettative. Oltre alle «4x4» e nonostante i noti problemi di VW, anche le vetture diesel sono in crescita (rappresentano oggi il 39,2% del mercato). Ma la richiesta di maggiore sicurezza da parte degli automobilisti – e dunque la scelta della trazione integrale e il suo maggiore consumo di carburante – non aiuta però a raggiungere gli obiettivi di emissioni medie di CO2 dettati dalla Confederazione. 35


Ticino e non solo

sette continenti

Val Roseg

Il paradiso incantato

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Quando andarci / il periodo migliore per visitarla è tra febbraio e marzo: le giornate sono più lunghe rispetto all’inizio dell’inverno e da metà febbraio la valle è esposta al sole dalle 10 alle 15 circa. inoltre, vista la scarsità di cibo, è ancora più facile fare incontri con la fauna locale.

N

essun aggettivo può descrivere la Val Roseg meglio di «incantata». Chiunque abbia avuto la fortuna di visitarla confermerà questa impressione. Vallata laterale della Val Bernina, il cui imbocco si trova all’altezza di Pontresina – proprio alle spalle della stazione ferroviaria sulla linea del celeberrimo Trenino rosso – si distende per oltre 10 km di meraviglia, fra boschi di conifere, ridenti radure e ardite pareti laterali. Si apre poi quasi a ventaglio, in concomitanza di un vasto e luminoso pianoro di origine glaciale, all’altezza dei 2.000 metri circa, in due rami separati fino alle barriere maestose, annichilenti nella loro imponenza, costituite dai ghiacciai e dalle pareti nord dei Pizzi Roseg, Scerscen e Bernina da un lato (il lato del vadret da Tschierva) e dal sottogruppo del Glüschaint dall’altro (il lato dei vadret da Roseg e vadret da La Sella). È uno dei paesaggi alpini più famosi, ambiti e fotografati al mondo. Un paesaggio che cambia La caratteristica principale della Val Roseg è nel suo essere allo stesso tempo selvaggia e docile, incastonata fra i giganti delle Alpi Retiche eppure a portata di escursionista. Non ci sono paesi o villaggi in tutta la valle. L’unico gruppetto di abitazioni del fondovalle è costituito dal celebre albergo-rifugio Roseggletscher, collegato a Pontresina da una stradina percorsa da carrozze in estate e slitte d’inverno, e posto proprio di fronte alla confluenza dei due rami glaciali che coronano la valle. Una visione capace di mozzare il fiato. Il paesaggio della Val Roseg è un condensato di iconografia alpina, in certi punti talmente bello e appagante da sembrare ricreato artificialmente dalla mente di un artista: alla verticalità delle vette fanno eco le appuntite foreste di conifere, sparpagliate fra radure e pascoli ridenti, mentre all’asperità del mondo di roccia che domina sopra i 2.500 metri risponde la dolcezza del fondovalle, scolpito da millenni dalla natura, senza intervento agricolo umano. Questa valle armonizza gli opposti in una bellezza superiore e ha mantenuto la sua peculiarità anche in questi anni di drammatico ritiro dei ghiacciai, particolarmente evidente se si confronta la situazione odierna con foto storiche di fine Ottocento, quando un’unica e possente lingua di ghiaccio si innalzava dove oggi dominano praterie, torrentelli e un grande lago di fusione.

sette attrattive 1. Albergo Roseggletscher

Vera icona turistica della Val Roseg, posto in un paesaggio da sogno, lo storico Rifugio Roseggletscher col tempo è andato trasformandosi in un ristorante di gran classe (insuperabili i piatti di cacciagione e i dolci) che offre anche un buon servizio di albergo. Per informazioni: roseg-gletscher.ch

2. I rifugi in quota

Per gli alpinisti, la Val Roseg offre due rifugi storici assai rinomati: la Chamanna Coaz, a 2.610 m quasi al limitare del ghiacciaio Vadret da Roseg, e la Chamanna da Tschierva, a 2.583 m, posta alle pendici del pizzo omonimo, di fronte alla triade formata da Piz Bernina, Monte Scerscen e Piz Roseg in un ambiente di incomparabile imponenza. Rispettivamente 80 e 100 posti (con locali invernali) con apertura da marzo a maggio e da luglio a settembre.

3. Trenino rosso

Raggiungere Pontresina col Trenino rosso del Bernina che unisce St. Moritz a Tirano è un must. La Val Roseg si apre proprio alle spalle della stazione di Pontresina. Per informazioni e biglietti: rhb.ch

4. Forcla surlej

a tU per tU con la natUra Il percorso nel fondovalle è un classico per gli escursionisti: senza pendenze impegnative e dispiegato su sentieri comodi e appaganti, veramente alla portata di tutti, assume una dimensione magica d’inverno, quando la neve, solitamente assai abbondante, ricopre i fitti boschi di abeti e fornisce l’ambiente ideale per lo sci di fondo e per le ciaspolate. Tutta la valle non presenta impianti di risalita di alcun genere e non è percorribile con mezzi privati: questa oculata politica ambientale, volta a garantire l’integrità del paesaggio salvaguardandone però una precisa fisionomia turistica, ha preservato la vallata dall’aggressiva e assai redditizia invasione di funivie e parcheggi cui è stato oggetto il vicino Passo del Bernina. E, nonostante sia stata storicamente un paradiso per i cacciatori di ungulati, un’intelligente e rigorosa politica venatoria ha fatto sì che nella Val Roseg daini, cervi e camosci siano ancora numerosi e si offrano sovente allo sguardo e alle fotocamere degli escursionisti. Un motivo in più per visitare questa gemma incastonata esattamente al centro dell’arco alpino.

A 2.755 m, fra il Piz Corvatsch e il Mount Arlas mette in comunicazione la Val Roseg e l’Engadina. Punto fotografico e panoramico di prim’ordine.

5. Lej da vadret

Circa 3 km oltre l’Albergo Roseggletscher, seguendo il sentiero basso per la Chamanna Coaz si raggiunge questo lago di fusione lungo oltre 300 metri. Prodotto del riscaldamento che ha portato all’arretramento dei fronti dei ghiacciai, oltre a essere un luogo di grande suggestione, invita il visitatore a riflettere sui cambiamenti climatici in atto e sul loro impatto sull’ambiente alpino.

6. Le gite in carrozza

Visitare la Val Roseg in carrozza o in slitta è un’esperienza imperdibile. Da Pontresina all’albergo Roseggletscher il servizio è disponibile in estate e in inverno. Per saperne di più stalla-costa.ch oppure visitate la pagina di Pontresina su engadin.stmoritz.ch

7. L’Hotel Schloss

Situato in un’imponente fortezza di fine ottocento, con la sua massa fiabesca e un po’ minacciosa, posta in un paesaggio incantevole, di fronte alla Val Roseg, è uno dei simboli di Pontresina, e fa rivivere le atmosfere del turismo d’élite in Engadina agli inizi del secolo. Per informazioni: hotel-schloss.net 37


Profili

Giorgione Un oste d’altri tempi

La cucina come luogo di convivialità, l’importanza della scelta delle materie prime, i grassi, i cibi «senza», la cucina creativa. Ecco come la pensa Giorgio Barchiesi, da alcuni anni star del Gambero Rosso Channel e ora in onda anche su TeleTicino. Scrive Roberto Roveda il personaggio

Classe 1957, Giorgio Barchiesi è nato a Roma ma quando aveva 19 anni ha lasciato la capitale italiana diventando umbro di adozione. Nella sua vita ha fatto molti mestieri tra cui il veterinario e l’allevatore di bestiame anche se ha sempre avuto il pallino della terra, dell’orto, degli animali e soprattutto della cucina. Ha cominciato a maneggiare pentole e fornelli per divertimento, organizzando catering e pranzi. Poi si è lanciato nella ristorazione prima a Bevagna e poi a Montefalco dove si occupa, assieme alla moglie Marianna, del ristorante «Alla Via di Mezzo» (ristoranteallaviadimezzo.it). Da alcuni anni conduce il programma del Gambero Rosso Channel «Giorgione Orto e Cucina» e ha scritto alcuni libri – tra cui Giorgione Orto e cucina e Giorgione Orto e cucina vol. 2 (editi da Gambero Rosso GRH) – dedicati alla sua filosofia enogastronomica basata sulla scelta accurata e la trasformazione delle materie prime.

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ma definirsi oste e rifiuta l’etichetta di chef. Parliamo di Giorgio Barchiesi, per tutti Giorgione, sostenitore di un ritorno alla semplicità della cucina tradizionale, basata prima di tutto sulla scelta accurata delle materie prime. Una cucina un po’ ruspante, contadina e schietta come schietto è il carattere di Giorgione che incontriamo mentre è all’opera nella sua azienda agricola non lontano da Perugia. Tra un «chicchirichì»eunostarnazzaredioche e anatre in sottofondo gli chiediamo allora che cos’è per lui la cucina: un luogo, una passione, un’abitudine quotidiana? «Per me la cucina è sempre stato il luogo della convivialità. Da bambino il tavolo su cui si preparava il cibo era quello dove poi si mangiava, intorno al quale si stava tutti assieme. La cucina è con38

vivialità e per questo io sono un oste e non uno chef come ogni tanto mi definiscono. Sono oste perché amo ospitare. Chi viene al mio ristorante mangia cose buone ma soprattutto ha a che fare con me, che parlo,spiego,midiverto,racconto storie. Anni fa amavo andare in giro in moto, un po’ in tutta Europa. Mi fermavo nelle “bettole” dove trovavi l’oste – seduto, un po’ zozzo, sudaticcio – che si sedeva accanto e iniziava a chiacchierare. La gente si rilassava e stava bene. Ecco, per me questa è convivialità». Come nasce il suo «amore» per il cibo? Fin da piccolo adoravo andare in cucina, magari la sera, di nascosto perché avrei dovuto essere già a letto. E osservavo la cuoca oppure la mia tata mentre producevano quell’alchimia meravigliosa che trasforma il prodotto primario in cibo.

Per me questa trasformazione era e rimane il massimo. Poi ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia facoltosa dovesiusavanosolomaterieprimeeccezionali. Fin da piccolo niente schifezze tantochesonoarrivatoapesare186chili senza avere un trigliceride fuori posto o il colesterolo sballato. Insomma, ho imparato da subito a fare attenzione a quello che si mangia. Va di moda parlare di cibo. Ma facciamo veramente attenzione a quello che mangiamo? Allora: il cibo è parte di noi. Dovremmo starci molto attenti, scegliere bene. Invece, ci hanno tolto il tempo per scegliere anche perché così l’industria alimentare fa affari con i cibi pronti. Siamo poi travolti dalle mode, da tutta questa smania del «senza». Mode pilotate, secondo me, dall’industria degli integratori. Anche i vari «ismi» come il veganismo, il vegetarianismo, il crudismo mi preoccupano. L’uomo è un animale onnivoro e la cucina deve basarsi su questo principio a mio parere. Inoltre, se siamo diventati civili è perché siamo diventati bravi a cucinare, a trasformare una cosa in un’altra, a renderla digeribile. Manca quindi un rapporto sano col cibo? Purtroppo. Vedo i bambini inseguiti dalle mamme con il cucchiaio in mano perché hanno capito che sul cibo si tratta e i genitori cedono. Invece si dovrebbe mangiare tutto, senza trattativa. Diamo poi ai bambini merendine costose e piene di alcol e rifuggiamo dal pane e salame o dal pane burro e zucchero. Questa è noia alimentare che porta alla paranoia. Un bambino che non è abituato a mangiare di tutto che adulto diventerà? Cosa si può cambiare allora? Ormaipochicucinanoetantissimimangiano male, soprattutto piatti già pronti. Iopropongounaviadiversa:vadoingiro, conosco le persone che producono, vedo e provo il loro prodotto, mi piace, lo porto a casa e lo cucino. Ma se un prodotto è


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di qualità non è neppure necessario che sia del territorio. Qualche giorno fa sono andato in un supermercato e ho visto un pezzo di carne fresca sottovuoto che mi sembravabellissimo.Eramuccauruguaiana ma «chissenefrega»: è venuto fuori uno stracotto da urlo! Un alimento può venire da lontano ed essere ottimo però tutto deve avere un senso. La frutta e la verduradevonoesseredistagione.Inutile prendere d’inverno peperoni e melanzane perché sono di serra. Questa è per me la cultura enogastronomica: girare, metterci tempo e scegliere. E cosa sceglie nel periodo invernale? Quello che trovo facendo la spesa. Qui in Umbria c’è molta cacciagione, ci sono gli allevamenti bovini dei monti Sibillini. Si coltivano ortaggi favolosi: i cavoli, il cavolbroccolo, la verza, il cavoletto calabrese, il cavolfiore. Preparo delle insalate a crudo con il cavolo rosso oppure con il cavolo cappuccio unito a scaglie di parmigiano e mela. Cambio continuamente perché non mi piace la cucina standardizzata. Mi sbizzarrisco senza ricorrere all’esotico: da me non vedrete mai un avocado.

tutti i venerdì alle 20.45

Per vedere il nostro oste in azione e iniziare a entrare in contatto con la sua «anticonvenzionale» concezione gastronomica potete sintonizzarvi tutti i venerdì alle 20.45 su TeleTicino: «Giorgione orto e cucina» vi aspetta!

Le «dritte» in cucina Giorgione non è uomo da lunghi discorsi su come si deve cucinare un cibo. Buona parte della sua cucina si basa sulle dritte acquisite guardando quelli che sono stati i suoi insegnanti, cuoca e tata di casa natale comprese. Queste dritte prevedono alcune regole: se si comincia con l’olio poi si va ad aggiungere aglio, peperoncino e prezzemolo. Se invece si parte con il burro si aggiunge poi cipolla e pepe. Da una parte quindi l’aggressività «mediterranea» dell’aglio e del peperoncino, dall’altra il piccante «nordico» del pepe. Queste sono le basi per qualunque soffritto. Giorgione non metterebbe mai assieme aglio carote e sedano ma cipolle carote e sedano perché questi ingredienti si sposano meglio. «Arbitrariamente e presuntuosamente, perché io faccio così», ci tiene a precisare Giorgione.

Una materia prima da recuperare? I grassi. Li stanno demonizzando mentre si tratta di un esaltatore di sapidità naturale strepitoso. E poi ricorriamo al glutammato mono-sodico. Per cucinare ho sempre a disposizione lo strutto, il guanciale – e non la pancetta che va bene affettata – e il lardo. Per fare l’arrosto, non ci metti il lardo intorno? Diventa «stoppaccioso»! Basta allora con questa demonizzazione del grasso. Mica mi devo rotolare ogni giorno nello strutto, nel burro o nel lardo però se ogni tanto ho voglia di tirare fuori il midollo da un ossobuco e ciucciarmelo nessuno me lo deve contestare. Ultima domanda. Ma è vero che non le piacciono i creativi in cucina? Non è assolutamente vero! Dico solo che le loro proposte mi sono lontane culturalmente. Igles Corelli (iglescorelli.it), per esempio, è un mago. Una sera ha preparato un risotto al gelato di parmigiano reggiano e tartufo bianco che era una delizia. Ma lui sa farlo. Io non ci provo, non mi appartiene. Piuttosto metto da parte i soldi e vado a mangiare quel risotto. Punto. 39


Tendenze

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sette trucchi

Slanciate senza patire Nella vita quotidiana, così come nel lavoro, la scarpa col tacco risulta a volte indispensabile. Ma non sempre ci sentiamo a nostro agio. Ecco qualche consiglio per risolvere il problema. Scrive Jessica Pellegrino

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ella vita quotidiana, così come nel lavoro e in altre occasioni, a volte è difficile presentarsi senza l’ausilio di un tacco 12 in grado di farci sentire non solo più femminili, ma anche più sensuali, eleganti e sicure di noi stesse. Ma a partire dalla mia esperienza come consulente d’immagine e personal shopper, e come donna, non sempre i tacchi ci fanno sentire a nostro agio. Spesso infatti si corre il rischio di ottenere l’effetto opposto, soprattutto se non si è abituate a portarli o se si scelgono modelli inadatti alla conformità del piede. Altro elemento da considerare portando scarpe con un tacco scomodo sono i problemi che questi comportano non solo in termini di resistenza fisica nell’arco della giornata ma anche nel tempo, in quanto possono provocare cambiamenti radicali e danni alla postura. D’altro canto, una calzatura completamente piatta può allo stesso modo creare problemi analoghi e questo è dovuto alla posizione innaturale a cui il piede è sottoposto. Come in tutte le cose, è sempre bene trovare il giusto equilibrio: i tacchi alti sono indubbiamente bellissimi (chi non li adora), ma è bene scegliere i modelli giusti puntando sulla qualità e possibilmente usarli solo in alcune occasioni.

Strategia d’attacco Fortunatamenteesistonotecniche efficaci per chi desidera valorizzare la propria figura slanciandola, anche senza 40

1 Usate meno colori

La figura risulterà più snella e più slanciata. Troppi stacchi cromatici spezzano la figura accorciandola ulteriormente.

2 pantaloni palazzo

Nascondere la scarpa «rubando» centimetri preziosi al piede per regalarli alla gamba la farà immediatamente apparire più lunga. Un’alternativa valida può essere l’uso di jeans bootcut.

3 Giocate con le linee

Linee diagonali o verticali aiutano ad assottigliare la figura.

4 abiti spezzati o vestiti

I vestiti slanciano la figura, in quanto non creano punti di «rottura» come accade per esempio usando una gonna o pantalone mixato a una maglia o blusa.

5 calze scUre

l’uso di scarpe eccessivamente alte (che per le donne petite come la sottoscritta risultano anche sproporzionate rispetto all’altezza). Nella quotidianità, così come per alcuni eventi dove è necessario sfoggiare un outfit sì di tendenza ma allo stesso tempo pratico da gestire, esistono tagli, colori e fantasie in grado di slanciare otticamente la figura, valorizzandone l’immagine d’insieme. Si può, per esempio, giocare con le lunghezze di abiti, gonne e pantaloni. Se portati a livello della scarpa,

creeranno un effetto incredibile! Risultato? Addio piedi gonfi, gambe stanche e senso di inadeguatezza. La parola chiave in questi casi è creare continuità alla propria figura cercando di evitare troppi dettagli contrastanti tra loro. Ma quali sono i trucchi per slanciare la figura facilmente? Scopriamolo subito! Per tutte quelle che, «vorrei ma non posso» (essere più alta in questo caso), ecco sette spunti per slanciare al meglio la nostra figura senza troppi patimenti.

Irrinunciabili per creare un outfit elegante, ma allo stesso tempo pratiche e versatili. Se usate calze scure in tinta con gonna e scarpe, il risultato sarà strabiliante!

6 scarpe neUtre

Mai sentito parlare di scarpe nude? Molte le sottovalutano, in realtà aiutano a slanciare la figura in quanto richiamano il colore della pelle e creano continuità alla gamba senza creare uno stacco cromatico e sono anche versatili, utilizzabili con qualunque colore!

7 scollo

Scegliete uno scollo a V per slanciare il collo e di conseguenza l’intera figura.


Tendenze

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comunicazione

Le solite scatole che rompono le scatole Rinnovamento, restyling, sostenibilità. Come cambia il modo di pensare e di presentarsi delle aziende attraverso il packaging. Scrive Patrizia Mezzanzanica

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on notare come si trasformano gli scaffali dei nostri supermercati è quasi impossibile. Di mese in mese le confezioni esposte si fanno più raffinate, vecchi loghi vengono rispolverati a garanzia di qualità e artigianalità, i colori troppo accessi si stemperano per dare segnali di naturalezza, la grafica si raffina sempre più e il contenitore diventa lo strumento più efficace con cui attirare il cliente. E se tutto ciò è visibile nella grande distribuzione allora vuol dire che il packaging, e cioè l’insieme degli elementi e dei materiali usati per confezionare un prodotto al fine di renderlo più attraente e riconoscibile, sta vivendo una radicale e affascinante trasformazione che non riguarda più solo una nicchia di prodotti ma travolge o condiziona tutto. Oggi, più che mai, la combinazione di forma, materiale, grafica e colore deve soddisfare il senso estetico di un pubblicosemprepiùinformato ed esigente. E chi si ferma è perduto.

Il RestylIng del logo Il logo è la scritta, o il simbolo, che rappresenta un prodotto o un’azienda ed è, solitamente, la prima cosa

che attira lo sguardo del potenziale consumatore, così importante ed efficace che spesso molte compagnie vi si identificano completamente. Difficile, per esempio, trovare qualcuno che pensi ad altro che non sia Apple quando vede il simbolino della mela morsicata o che non associ l’ovale rosso di Barilla al concetto stesso di pasta. Eppure, anche i loghi più storici o famosi, hanno bisogno di cambiare, seppur impercettibilmente, per continuare ad avere la stessa forza. È ciò che ha deciso di fare Yahoo nel 2013, dopo quasi vent’anni di attività, coinvolgendo nel suo restyling addirittura il pubblico e presentando sul web una proposta diversa al giorno per trenta giorni. La scelta finale di un logo a effetto rilievo con smussatura ha fatto discutere ma l’operazione ha portato comunque i suoi frutti. Quasi inosservate, invece, rispetto alla concorrenza, le modifiche di Google che ha utilizzato colori più delicati e ammorbidito la forma di alcune lettere. Esattamente come eBay, che ha scelto una scritta più lineare e moderna (non più sovrapposta e meno «disordinata») spegnendo anche leggermente i toni dei suoi colori storici.

tendenza gReen È forse la più popolare. Quello dell’ecologia è il tema più seguito e il lavoro che molte aziende, in tema di packaging, stanno facendo per rassicurare i loro consumatori va, come abbiamo già visto, dai colori meno sparati e chimici ai nuovi cromatismi eco-chic. Fra le aziende che hanno scelto di rifarsi il look seguendo la strategia dell’impegno verso l’ambiente c’è, udite udite, persino McDonald’s. Tutti i loro prodotti, entro il 2020, saranno serviti in contenitori di carta dai colori naturali realizzati con materiale completamente riciclabile. Il pacchetto deI testImonIals Bere lo stesso caffè di George Clooney, scegliere la stessa

banca di Federer oppure usare lo stesso profumo di Charlize Theron. L’utilizzo dei testimonials, in pubblicità, non è mai stato così massiccio e, a parte qualche scelta completamente sbagliata, di solito l’investimento è ampiamente ripagato. Sicuramente favorisce l’attenzione del pubblico, anche quello meno attento, nel ricordare il nome di un marchio. Se poi il testimonial è «credibile» ed esprime valori che sono in linea con ciò che pubblicizza allora, a scattare, nel consumatore, non è tanto un desiderio di emulazione (lo faccio perché voglio essere come lui/lei), ma una sensazione di sicurezza (lo compro perché mi fido di lui/ lei). Si può forse pensare a un «pacchetto» migliore? 41


Relax

stelle & curiosità l’oggetto Il telecomando

Astroparade

di Betty

A un metamorfico Scorpione e al cauto Sagittario, seguono un Cancro ingelosito e una Vergine ancora davvero troppo impaziente. Il Toro, pessimista, deve cercare di riequilibrarsi

Ancora prima dei telefonini, fu il telecomando a salutare con gioia le guaine di gomma salva-caduta, quelle che proteggono gli apparecchi in caso di voli «incontrollati». Sì, perché se c’era una cosa che faceva imbestialire tutta la famiglia era il telecomando rotto, che arrivava subito dopo il boiler guasto e poco prima della lavastoviglie fuori uso. Totem e simbolo di potere davanti al piccolo schermo, il «remote control» (come dicono gli anglosassoni) è stata un’enorme rivoluzione e non solo per chi preferisce il divano ai giochi di società o all’attività fisica. Naturalmente, la possibilità di controllare il televisore si è presto estesa ad altri elettrodomestici, dai lettori delle vecchie VHS ai moderni decoder, dalle automazioni presenti nelle case di oggi al controllo di modellini e droni. Se la TV si diffonde negli Stati Uniti a partire dagli anni cinquanta, il primo telecomando senza fili compare già nel ’56 e sfruttava gli ultrasuoni (generati meccanicamente) per l’invio di ordini semplici come l’accensione e lo spegnimento di un appparecchio. Solo verso la fine di quel decennio vennero sviluppati i primi modelli a batterie, inizialmente a cellule fotoelettriche, tecnologia in seguito sostituita dai segnali elettromagnetici e dunque sfruttando le frequenze. L’invenzione del telecomado universale ha fatto il resto: «Uno per tutti, tutti per uno!».

istruzioni per l’uso Sette consigli per vivere insieme dando il meglio di Walter Mariotti

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SCOrPiONe

Fase assai positiva per i nati tra la seconda e la terza decade. «Ogni metamorfosi è preannunciata dalla chiusura in un bozzolo, da una condizione di stasi e morte apparente: solo chi sa attendere può confidare nel cambiamento». Ha scritto lo psicanalista Aldo Carotenuto. Mercurio e Plutone vi sostengono.

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PeSCi

Marte e Venere sono in congiunzione nel vostro segno. Periodo ottimo per i nati nella seconda decade. Spese impreviste in ordine a una necessità di tipo professionale. Mercurio di transito nella vostra undicesima casa solare favorisce una vecchia collaborazione, ma badate di tenere bene la lingua a freno.

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SAgiTTAriO

«Chi non rischia», ha scritto Napoleon Hill, scrittore statunitense, «mai deve accontentarsi delle briciole che lasciano gli altri. La prudenza eccessiva è altrettanto foriera di insuccesso della temerarietà: sono comportamenti estremi da cui occorre guardarsi. La vita pullula di rischi e occasioni positive».

4 capricorno

5 cancro

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Con giove, Plutone, Mercurio e Urano in forte aspetto ogni giorno avvertite sempre di più la necessità di liberarvi dalle costrizioni. rottura improvvisa dai fattori limitanti. Critica la giornata tra il 18 e il 19 gennaio. Venere è con voi. «Più saremo pazienti», scrisse romano Battaglia, «e meglio accetteremo la vita così come è, invece di insistere per cercare di cambiarla. Senza un po’ di pazienza basterà un niente per farci perdere la rotta». riposatevi tra il 15 e il 17. «Solo una controllata moderazione perdura e persiste nel tempo. Soltanto il giusto mezzo viene preservato, perché il pendolo della vita deve trovarsi in equilibrio, e 1’equilibrio si trova nel mezzo», suggeriva Bruce Lee. Tenetene conto.

1. Oggi la proprietà non è più equiparabile alla felicità. Il «bene» non è più sostanza ma «valore». 2. Essere puntuali aiuta a vivere meglio. 3. Internet fa credere che si possa decidere tutto all’ultimo minuto, gettando

«Una moglie per rieccitare, con la gelosia, l’amore del marito, finge di fuggire con un amico di entrambi. Difatti l’amore si risveglia nel marito che li insegue. Ma con Amore non si scherza. Lei s’innamora davvero dell’amico» (Paolo Crepet). Se giove, Saturno e Urano vi sono marcatamente favorevoli, Marte continua a disturbare. È il momento adatto per spendere un po’ di energia nel rinnovamento della vostra immagine. ritorni di fiamma e novità tra il 18 e il 19 gennaio. Tra il 15 e il 21 gennaio Mercurio potrebbe provocare difficoltà nelle comunicazioni con i vostri parenti più prossimi. Tentativi di manipolazione e/o di condizionamento. State attenti a non essere troppo distruttivi in una discussione.

discredito su impegno e dedizione. 4. La tecnologia migliora la vita o la peggiora? Nell’incertezza, usare il buon senso che impone moderazione e verifica. 5. Oggi il potere è essere influenti, cioè credibili. 6. Si moltiplicano

il 19 gennaio giove si troverà in perfetta congiunzione con il transito lunare. Possibili riconoscimenti pubblici. Attivitàsocialiemondaneincrescitaesponenziale. Sviluppate di più i rapporti umani con i vostri collaboratori.

Per Wolfgang goethe, «anche l’uomo più modesto può essere completo, se si muove entro i limiti delle sue capacità. Ma anche i più bei pregi vengono offuscati, annullati e distrutti quando manca quell’indispensabile equilibrio». georgesBernanosnonlemandava a dire: «il pessimista e l’ottimista hanno in comune il fatto di non vedere le cose così come sono: l’ottimista è un imbecille felice, il pessimista un imbecille infelice». il 20 e il 21, Luna in opposizione.

gli stili educativi per i figli. Ma essere aperti non vuol dire cambiare a ogni costo. 7. Torna prepotente il senso di comunità, alternativa allo stato e alle derive democratiche. Il cantone è comunità. Viva il cantone!


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Risolvete il cruciverba di Daniela e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro il 19 gennaio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro il 17 gennaio a: Twister Interactive AG, «Ticino7», Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. 9

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1. Zuppa di verdure w 10. Un bello mitologico w 11. Il noto Ramazzotti w 12. Etica professionale w 14. L’onda nello stadio w 15. Uno detto a Zurigo w 16. Associazione Sportiva w 17. Fastidi, guai w 19. Folletto nordico w 21. È ghiotta di miele w 24. Il pronome che mi riguarda w 25. In mezzo al mare w 27. Pancia, adipe w 28. Oriente w 30. Affermati w 32. Gabbia per polli w 33. Titubanti w 35.

La città del Verbano che ospita il Festival del Film w 36. Una nota e un articolo w 37. Il niente del croupier w 39. Il fiume di Firenze w 42. Gioca a basket w 43. La sposa di Anfione w 45. Nord-Est w 46. Spagna e Belgio w 47. La Kant di Diabolik w 49. Il Gibson, attore w 50. Bandiere w 53. Loro (m) w 54. Intreccio

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PREMIO IN PALIO: UN BUONO PER LE OFFERTE DEL TEMPO LIBERO DI RAILAwAy FFS RailAway FFS offre un buono

del valore di CHF 100.– per le sue offerte del tempo libero. Per esempio, l’offerta «Snow’n’Rail Airolo» (ffs.ch/snrairolo) che include il viaggio con i trasporti pubblici e lo skipass con il 20% di sconto. Situato tra i 1.200 e 2.250 metri, AiroloPesciüm offre 30 km di entusiasmanti piste per chi fa dello sci o dello snowboard la propria passione! E per i più audaci, amanti del freestyle e dello snowboard, vi è inoltre il moderno snowpark per mettere alla prova le proprie abilità.

1. Una bella chiesetta di Rasa w 2. Feticcio w 3. Redige atti w 4. Cuor di gente w 5. Precedono le notti w 6. Trainano la slitta di Babbo Natale w 7. Adesso w 8. Negazione w 9. Ingordo, sordido w 13. Due romani w 16. Lo sono certi giorni estivi w 18. Innalzata w 20. Allegri, gioiosi w 22. Un verbo da Mata Hari w 23. Alcoolisti Anonimi w 26. Restituito w 29. Vivace ballo folcloristico w 31. Il nostro bel Cantone w 32. Una materia ricca di date w 34. Nessuna Notizia w 36. Segno zodiacale w 38. Pari in lieve w 40. Frutto di bosco w 41. Grassi, adiposi w 44. Periodi storici w 48. Segnale d’arresto w 49. Il nome della Martini w 51. Le iniziali di Savoia w 52. Consonanti in laurea

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TIRATuRA cONTROLLATA 63.212 copie chIusuRA RedAzIONALe Giovedì 5 gennaio 2017 edITORe Teleradio7SA,Muzzano AmmINIsTRAzIONe viaIndustria,6933 Muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919603155 dIRezIONe, RedAzIONe, cOmpOsIzIONe e sTAmpA CentroStampa TicinoSA viaIndustria, 6933 Muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919682988 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticino7è su Facebook sTAmpA (cartapatinata) Salvioniartigrafiche SA Bellinzona TBS,LaBuonaStampaSA Pregassona pubbLIcITà PublicitasAG,Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse39,Postfach 8010Zürich tel.058680 95 92 / 0796357222 daniel.siegenthaler@publicitas.com dATI peR LA sTAmpA riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste ANNuNcI LOcALI PublicitasLugano tel.058680 91 80/ fax.0586809171 lugano@publicitas.ch IN cOpeRTINA Laluce e ilmistero (©Ti-Press/G.Putzu)

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La soluzione del Concorso apparso il 30 dicembre è SPARTANO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Cristina Ruegg NDombele 6500 Bellinzona Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti! 43


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B 220 d 4MATIC «Swiss Star», 2143 cm3, 177 CV (130 kW), prezzo di acquisto in contanti: CHF 37 130.– (valore della vettura CHF 48 755.– meno un vantaggio di prezzo di CHF 11 625.–). 5,0 l/100 km (equivalente benzina: 5,7 l/100 km), 131 g CO 2/km (media di tutte le vetture nuove proposte: 134 g CO 2/km), emissioni di CO 2 derivanti dalla messa a disposizione del carburante e/o dell’energia elettrica: 21 g/km, categoria di efficienza energetica: D. Esempio di leasing: durata contrattuale: 48 mesi, percorrenza annua: 10 000 km, tasso annuo effettivo globale: 1,92 %, 1a maxirata di leasing: CHF 9550.–, rata di leasing a partire dal 2 mese: CHF 229.–. Esclusa assicurazione sulle rate PPI. Un’offerta della Mercedes-Benz Financial Services Schweiz AG. Offerta valida solo presso i concessionari aderenti all’iniziativa. Assicurazione casco totale obbligatoria. È vietato concedere un credito se questo determina un indebitamento eccessivo del locatario. Offerta valida fino al 31.1.2017. Immatricolazione entro il 30.4.2017. Modello raffigurato: B 220 d 4MATIC «Swiss Star» con equipaggiamenti a richiesta («Swiss Star», AMG Line, pacchetto Night, Distance Pilot DISTRONIC), prezzo di acquisto in contanti: CHF 41 854.–, 5,0 l/100 km (equivalente benzina: 5,7 l/100 km), 131 g CO 2/km, emissioni di CO 2 derivanti dalla messa a disposizione del carburante e/o dell’energia elettrica: 21 g/km, categoria di efficienza energetica: D. Esempio di leasing: durata contrattuale: 48 mesi, percorrenza annua: 10 000 km, tasso annuo effettivo globale: 1,92 %, 1a maxirata di leasing: CHF 10 300.–, rata di leasing a partire dal 2 mese: CHF 269.–. Offerta valida fino al 31.1.2017. Immatricolazione entro il 30.4.2017. Prezzo consigliato non vincolante. Con riserva di modifiche.

La Classe B 4MATIC con un vantaggio di prezzo fino al 23 %. Che viaggiate da soli o con tutta la famiglia, la sostanza non cambia: con la Classe B viaggerete sempre con stile. Nemmeno la pioggia o la neve riusciranno a scomporvi: con la trazione integrale 4MATIC, infatti, potrete contare su una fedele alleata che rimane al vostro fianco anche in caso di condizioni meteorologiche avverse. Così con la Sports Tourer godrete non solo del massimo comfort, ma anche della massima sicurezza. www.mercedes-benz.ch/4MATIC


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