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STILE

Bambini, non adulti: come vestirli a Natale

NUMERO 51 / 16 DICEMBRE 2016 / CON PROGRAMMI RADIO 8 TV DAL 18 AL 24 DICEMBRE

NON HO TEMPO Per molti è una risorsa in esaurimento: ecco come gestirlo e goderne al meglio

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Sommario

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STORIA DI COPERTINA

04

04 L’ARTE DEL TEMPO di Laura Di Corcia

07 ALIMENTAZIONE IL MELOGRANO a cura della Redazione

IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

Quanto dura un minuto, dipende da quale (Arthur Bloch) lato della porta del bagno si è.

TICINO E NON SOLO

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35 SPIRITI LIBERI PENSIERI AL CAFFÈ di Roberto Roveda 36 SETTE CONTINENTI FANTASTICA MOSCA di Fabiana Testori

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08 SETTE DOMANDE TIZIANO MOCCETTI di Roberto Roveda 10 ORE SETTE LUGANO, PIAZZA RIFORMA di Giorgia Panzera

TV E RADIO

11 DADOMENICA18ASABATO24

Scopri la programmazione settimanale completa in Ticino e in Europa di tv e radio per rimanere sempre informato e non perdere i tuoi programmi preferiti.

CONCORSO DI NATALE

TEMPORALIA Elogio dell’ozio Tra coloro che hanno scovato le 7 sfere di vetro presenti tra le pagine del n. 49 di Ticino7, sono state estratte: OLGA VALENTINI MELIDE

PROTAGONISTI

ELISABETH MAZZI LOSONE

TENDENZE

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38 STILE BAMBINI CONCIATI PER LE FESTE di Marisa Gorza 40 SETTE INGREDIENTI PANCIA MIA FATTI CAPANNA di Eleonora Postizzi 41 SALUTE SE LA PELLE È DI SETA a cura della Redazione

RELAX

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42 STELLE Z CURIOSITÀ ASTROPARADE di Betty L’OGGETTO a cura della Redazione ISTRUZIONI PER L’USO di Walter Mariotti 43 GIOCA QE VINCIU CON TICINO7 IL CRUCIVERBA

PARLIAMONE

SNEZANA WÜRZ FIGINO

che vincono rispettivamente

250 150 100

FRANCHI IN BUONI ACQUISTO Complimenti alle fortunate lettrici e Buone Feste! In collaborazione con

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DIRETTO DA Paride Pelli CONLACONSULENZADI WalterMariotti REDATTORE RESPONSABILE Fabio Martini COREDATTORE GiancarloFornasier PROGETTO GRAFICO Elena MontobbioperWMWorkshop GRAFICA RobertoDresti e Deborah Vaccaro SITO WEB www.ticino7.ch

di Fabio Martini Passato, presente, futuro. Il tempo, in altre parole, che è poi il tema dell’articolo di apertura di questo numero. Ma di che si tratta? Come definirlo? Se consideriamo il tempo in una cornice filosofica, esso è la diretta manifestazione dell’esistente: dal momento in cui nasciamo, e quindi diveniamo degli «essenti», iniziamo a consumarlo. In quanto esseri coscienti, tendiamo poi a pensare in termini di passato e futuro, dimensioni imprescindibili dal presente che è la condizione, sempre mutevole, nella quale siamo confinati. Insomma, un bel problema, sondato da punti di vista e da discipline differenti, dall’arte alla storiografia, dall’antropologia all’astrofisica. Proprio per i fisici, a partire dal Big Bang e dalla nascita dell’universo – intesocome vero e proprio«essente»conun’etàdi circa 13,8 miliardi di anni –, si innesca quella che viene definita la «freccia del tempo», che è l’impronta, la corrente principale nella quale tutti i diversi «tempi», inclusi quelli delle nostre vite, si inseriscono. Guai dunque a perdere tempo? Il sociologo Domenico De Masi è di tutt’altro avviso: l’ozio creativo, da non confondere con la pigrizia, è essenziale per l’uomo e spesso ben più produttivo dell’attività fine a se stessa. L’importante è, semmai, oziare bene.

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Storia di copertina

U

n tempo (e perdonate il gioco di parole) il problema del tempo non si poneva: le città erano piene di flâneur che oziavano inseguendo con gli occhi le vite altrui, leggendo il giornale al bar e godendosi lo scorrere delle ore senza problemi. Oggi la maggior parte di noi, invece, vive il tempo come una risorsa in esaurimento. Non serve a molto fare riflessologia plantare o iscriversi a un corso di yoga se passiamo il resto della settimana a correre dietro a impegni sempre più pressanti, dal corso di piscina dei bambini all’appuntamento di lavoro, dalle incombenze domestiche alla cena di solidarietà organizzata dall’associazione di cui fa parte il coniuge. Viviamo nell’epoca superveloce del mondo globalizzato, ma fermiamoci un attimo e respiriamo: siamo sicuri che questo affannarsi sia davvero necessario? Riuscire a raggiungere i nostri obiettivi con serenità e calma non è una meta impossibile, se impariamo come farlo.

Sempre di corsa In un’epoca in cui la comunicazione è diventata iperveloce, la maggior parte di noi vive il tempo come una risorsa in esaurimento, come se non ve ne fosse mai abbastanza. Eppure, proprio grazie alla tecnologia, ne disponiamo in misura crescente. Come gestirlo e goderne al meglio? Scrive Laura Di Corcia

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Un passo indietro Proviamo a fare un esperimento: prendere la metro in una grande città, come Milano. Vi accorgerete che, anche se non avete impegni urgenti, vi troverete a camminare spediti come saette esattamente come tutti gli altri. Ma questa frenesia è davvero necessaria per portare a termine i nostri obiettivi? «Decisamente no», specifica Luca D’Elia, docente presso l’Università Cattolica di Milano e altri Istituti che dal 2004 si occupa di formazione manageriale e comportamentale e che recentemente ha tenuto un seminario sul tema presso la SUPSI di Manno. «Il tempo è un’entità democratica: tutti abbiamo ventiquattro ore a disposizione, ma non tutti le sfruttiamo allo stesso modo. Lo scopo che perseguo, quando propongo dei corsi sulla gestione del tempo, è quello sicuramente ambizioso ma fattibile, di impostare in modo diverso la propria vita e di imparare a sfruttare le proprie risorse in modo da fare le cose bene e in meno tempo». Fare di meno, e ottenere di più: in molti ci metterebbero la firma, perché questo significherebbe ridurre lo spazio dedicato alle mansioni meno piacevoli e aumentare quello da destinare ai propri hobby e alle attività che rendono vivace e interessante la quotidianità, ma come si fa? «I consigli che do sono abbastanza banali: prima di tutto serve un orologio, che permette un controllo continuo del fattore tempo». Un orologio? Dovremmo quindi tirar fuori dal cassetto il vecchio Casio, quando ormai abbiamo lo smartphone che, oltre a se-


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gnalarci l’ora, ci ragguaglia sulla temperatura esterna e sui tempi di percorrenza da casa all’ufficio? «Attenzione», precisa D’Elia, «ogni volta che accendiamo il cellulare ci troviamo mille notifiche, dalla chat su Facebook alla mail, dal messaggino al whatsappino. Tutto questo diventa fonte di distrazione». Se volete utilizzare meglio il vostro tempo, fate retromarcia, gente, e tornate agli usi e costumi di vent’anni anni fa. Infatti, accanto al rispolvero dell’orologio, il docente ne consiglia un altro: quello della buona, cara e vecchia agenda: «Visto che siamo alla fine dell’anno, per il 2017 fatevi un regalo e acquistatene una: ce ne sono di molto carine. Molte persone scrivono sui Post-it o sul calendario o ancora su pc e cellulare, ma io trovo che l’agenda sia nettamente superiore». In generale, D’Elia consiglia di tornare alla scrittura, perché solo quando fissiamo le cose su carta poniamo le basi per memorizzarle. «Segnarsi tutti gli appuntamenti, le chiamate da fare, significa avere un quadro chiaro dei propri impegni e permette di focalizzarsi sulle priorità. E poi vi consiglio di porvi degli obiettivi e di ragionare per risultati. Di mattina,

aprite l’agenda e chiedetevi: oggi, che risultato voglio raggiungere? È un ottimo modo per focalizzare l’attenzione e non disperdere energie». Cosa faCCio prima? Come faccio a sapere cosa devo fare prima e cosa posso fare in un secondo momento? Per capire come imparare a focalizzarci sui nostri obiettivi bisogna suddividere le attività secondo due categorie, quelle importanti e quelle urgenti. Il metodo Eisenhower si basa proprio su questo: le attività urgenti sono quelle che hanno una scadenza a breve termine, quelle importanti hanno carattere soggettivo e si riferiscono normalmente alle credenze e ai valori personali dell’individuo; generalmente sette consigli per gestire meglio il tuo tempo 1. Pensa per priorità. 2. Ragiona per obiettivi. 3. Fai un brainstorming personale ogni mattina. 4. Impara a gestire i messaggi e le notifiche sul cellulare. 5. Non procrastinare troppo. 6. Impara a dire di no. 7. Sfrutta i tuoi bioritmi.

rimandano a obiettivi che si dipanano sul medio-lungo termine. Che attività svolgere prima delle altre? Sicuramente quelle urgenti, che scaturiscono da imprevisti o avvenimenti inattesi oppure da una cattiva organizzazione di attività importanti che col tempo sono diventate anche urgenti. Di solito ci si accosta a questi impegni con un po’ di ansia e stress, ma questi stati d’animo, se gestiti bene, possono essere positivi. Poi ci sono le attività urgenti e non importanti, che a volte erroneamente cataloghiamo come «importanti», mentre sono rilevanti tipicamente per gli altri. Un esempio? Una riunione superflua. Consiglio: se ne avete la possibilità, delegate o automatizzate. E infine ecco che si dipana davanti a noi l’universo delle cose belle, quelle che ci fanno stare bene ma per le quali non abbiamo mai tempo. «Andare in bicicletta o leggere un libro, sono attività molto importanti per noi perché ci danno valore; evidentemente bisogna sapersi ritagliare del tempo anche per queste cose e stare attenti a non cadere nella sindrome del “prima o poi” (prima o poi andrò, farò, leggerò questo libro, ecc)», precisa D’Elia. «In questo modo

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Storia di copertina

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internet Se i social network diventano un buco nero

si rovinano anche le relazioni perché ci vuole del tempo anche per questo. È anche importante recuperare il valore dell’ozio: quando oziamo non buttiamo via le nostre ore, ma le investiamo per ossigenarci e per recuperare energie». Passate tanto tempo sul divano, leggete libri e giornali, pensate: il corpo e la mente hanno bisogno di ristoro. TuTelare il proprio Tempo Ma i ladri di tempo non sono solo virtuali (dai videogiochi a Facebook e Twitter) e a volte appaiono in carne ed ossa. Come individuarli? «Di solito si annunciano da soli, allorché pongono la domanda ti posso rubare un minuto? – commenta il docente. «Di solito i ladri di tempo attecchiscono laddove trovano persone disponibili, alle quali per esempio da bambini è stato insegnato che bisogna dire sempre di sì». Come potete proteggervi da chi crede che il vostro tempo non sia meritevole di considerazione? Semplice, basta dotarsi di un kit antifurto. «Alla domanda posso rubarti un minutino, non rispondete mai con un sì, certamente, ma chiedete subito: per che cosa? Quando vi saranno chiare le intenzioni dell’interlocutore o dell’interlocutrice, decidete se avete voglia di investire il vostro tempo in quello e, se sì, decidete quando farlo e che spazio concedere alla persona», suggerisce D’Elia. Ecco qualche esempio di risposta: «Certamente, ma domani»; «Questa settimana sono troppo preso, possiamo risentirci settimana prossima?»; «Alle due del pomeriggio ho un appuntamento quindi ti chiedo di essere conciso, per favore». E infine, imparate a dire di no, soprattutto quando sentite odore di non rispetto. 6

Fai oggi quello che poTresTi Fare domani Caro lettore, sei un’allodola o un gufo? Quando hai più energie, il mattino o la sera? Secondo la «cronobiologia» esistono meccanismi biochimici interni che regolano la temperatura corporea e la pressione del sangue così come la produzione di alcuni ormoni che si modificano nel corso delle ventiquattro ore e regolano il ciclo del sonno e della veglia; altri meccanismi invece regolano le nostre capacità di attenzione e vitalità, i quali variano con intervalli brevi ma costanti durante l’intera giornata. Se vi rendete conto che alla mattina avete più energia, dovreste concentrare in quel momento le attività più impegnative, che necessitano di maggiore investimento e concentrazione; se siete gufi, evitate di programmare riunioni importanti o colloqui appena alzati e cercate, ove possibile, di spostarli nel pomeriggio. Al di là di tutto, ognuno di noi avrà notato la tendenza a procrastinare certe incombenze, a volte anche quelle urgenti e importanti; come mai accade questo? «La ragione sta nella paura», precisa il docente. «Perché rimandiamo, per esempio, la discussione con il partner? Perché abbiamo paura. La stessa cosa vale per quella telefonata che potrebbe sbloccare la nostra situazione lavorativa». Come fare, quindi, per evitare che i nostri timori ci blocchino e ci impediscano di sfruttare al meglio il nostro tempo? «Il consiglio che do sempre è: uccidi il mostro finché è piccolo. Procrastinando nel tempo, le paure si ingrandiscono e diventa sempre più difficile affrontarle». Riusciresti a vivere senza smartphone? Dì la tua sulla pagina Facebook di Ticino7

Passate molte – forse troppe – ore consultando Facebook e/o Twitter? Probabilmente state dedicando molto del vostro tempo ad attività non urgenti e non importanti che risucchiano gran parte delle vostre energie senza portarvi da nessuna parte. I dati a riguardo parlano chiaramente: la ricerca condotta alcuni anni fa da Scott Wallsten, professore ed economista presso il Technology Policy Institute di Washington, basata sui dati forniti dal Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, ha messo in luce come i cittadini americani sottraggano in media 16 secondi al lavoro e 7 secondi al sonno per ogni minuto di tempo libero trascorso online. Se le ore passate passate sul web diventano due – cosa facilissima se si continuano a controllare le notifiche, i tag e quant’altro –, si perde mezz’ora di lavoro, tutto tempo che, per esempio, si potrebbe investire nella famosa camminata che fa bene al cuore e ai livelli di trigliceridi o alla visita a un vecchio amico o a un parente che non si vede da un po’. Ma qualcuno ci sta pensando. Ricercatori dell’università di Bonn hanno sviluppato Menthal, una app gratuita in grado non solo di comunicare ai possessori di smartphone per quanto tempo utilizzano il loro oggetto preferito, ma anche quali sono le applicazioni più utilizzate. Uno stimolo per riappropriarci delle nostre giornate.


Come dove quando

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alimentazione

Il succo del Natale

Una melagrana per proteggere il tuo cuore Curioso, dai colori tipicamente invernali, dolce e acidulo al punto giusto. L’unico problema è come consumarlo: non che le idee manchino (nelle insalate, nello yogurt, nella macedonia di frutta), il vero problema è raccoglierne i suoi chicchi il più possibile interi. La melagrana, questo il nome del frutto, ricorre quale elmento simbolicoinmoltereligioni–inquellacristiana per il colore rosso che riconduce al sangue di Cristo e dunque alla Passione –, ma anche la Massoneria lo ha fatto suo, per via dei sui semi vicini e uniti a rappresentazione dell’unione di tutti i Fratelli. Il modo migliore per consumarlo è spaccarlo in più parti ed estrarre i chicchi staccandoli dalle membrane a cui sono fissati. La separazione è favorita dal fatto che, immersi nell’acqua, questi affonda-

no mentre le membrane galleggiano. Il maggior consumo si ha dopo l’estrazione del succo dalla polpa e le sue proprietà sono quasi «magiche»: ricchissimo di antiossidanti, di vitamina C (un frutto ne contiene quasi il 20% dell’intero fabbisogno giornalieri di un adulto), di vitamina K, di vitamine del gruppo B, di proteine e di carboidrati. Inoltre è ricco di potassio, che aiuta a svolgere correttamente le funzioni cellulari. E non mancano minerali (ferro, calcio, magnesio, fosforo) e in misura minore manganese e zinco. Fonte di bellezza contro rughe e macchie della pelle, protegge il cuore: il succo agisce come anticoagulante riducendo il rischio di arteriosclerosi e previene le malattie cardiovascolari, oltre ad aiutare anche a ridurre il colesterolo cattivo. t7

Terreni colTivaTi nel mondo (eTTari) Produzione totale: 3 milioni di tonnellate annue Cina e india

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Protagonisti

sette domande

Tiziano Moccetti

Ho un lavoro che mi appassiona molto ma nel tempo libero so sempre cosa fare 1 Quando non lavora le capita di annoiarsi? Il mio lavoro mi appassiona molto e lo vivo in maniera estremamente positiva, però quando ho del tempo libero non mi annoio minimamente anche perché ho tanti hobby: leggo, vado al cinema, mi piace il «bello» e seguo lo sport.

Che cosa la appassiona in un libro? Della lettura mi piace la possibilità di immedesimarsi nei personaggi, vivo un po’ la loro vita. È un po’ come sognare per un tempo breve, quello della lettura, per poi tornare alla quotidianità che è piena di cose. La mia vita è interessante e ricca e non la cambierei mai però mi entusiasma la capacità che hanno i romanzi di accendere la fantasia. Per questo ne leggo molti, decine e decine ogni anno, di tanti autori diversi tra loro come possono essere Ken Follet e Isabelle Allende, due dei miei favoriti. 2

3 E invece del cinema cosa le piace? Amo, per esempio, andare ogni anno al Festival del cinema di Locarno e rimanerci per tutto il periodo della manifestazione. Mi sposto da Lugano dove vivo a Locarno per seguire la programmazione anche durante il giorno. Al di là del festival, mi piacciono tanti registi, per esempio, tra quelli del passato Akira Kurosawa. Bello rivedere I sette samurai oppure Kagemusha. Poi mi appassionano le storie con grandi personaggi come il Mel Gibson di Braveheart, film che ho trovato sempre affascinante. Mi piacciono molto anche i film di Quentin Tarantino. E amo seguire i grandi attori, come Toni Servillo che ho apprezzato non solo nella Grande bellezza, ma soprattutto in Viva la libertà, un film che consiglio perché eccezionale anche per lo scavo psicologico dei personaggi.

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il personaggio

Nato nel 1938 a Lugano, Tiziano Moccetti è un cardiologo di fama internazionale. Dopo aver studiato medicina all’Università di Zurigo e aver esercitato per otto anni in quella città, è tornato a Lugano per lavorare all’Ospedale Civico. A metà degli anni Novanta ha giocato un ruolo fondamentale nella nascita del Cardiocentro Ticino. Dal 1999 è anche primario del servizio di cardiologia. Per quattro legislature (dal 1983 al 1991 e dal 1995 al 2003) è stato granconsigliere a Bellinzona ed è stato presidente della commissione parlamentare per la sanità pubblica a due riprese: nel 1990/91 e nel 1996/97. 4 Prima mi ha detto che le piace il «bello». Cosa intendeva? Ultimamente, a causa dell’età, ho dovuto un poco rallentare, ma ho sempre voluto conoscere i luoghi dove mi è capitato di recarmi per lavoro. Quando giungo in un posto nuovo cerco di dedicare qualche ora alla sua scoperta, visitando una mostra oppure i musei o partecipando a qualche evento sportivo, un’altra mia passione. Per esempio, non molto tempo fa, sono stato a Parigi e sono rimasto affascinato dal mondo dei pittori di strada, un mondo che non conoscevo. Cerco anche di seguire gli eventi artistici che si tengono in Ticino, che sono molti e rappresentano una ricchezza per il cantone. E considero un valore il LAC di Lugano, nonostante le numerose polemiche che ne hanno accompagnato la nascita. 5 Lo sport: praticante o spettatore? Mi piace fare sport e mi piace guardarlo e seguire tante discipline. Attualmente faccio regolarmente nuoto, nuoto pinnato, senza esagerare. Poi un poco di palestra, soprattutto la cyclette e cerco di muovermi il più possibile. Da tanti anni poi sono un giocatore di golf, ma non sono mai stato un agonista: per me

è un hobby e non vado alla ricerca della prestazione eccezionale. Quanto allo sport guardato ne seguo davvero tanto. Oggi grazie anche alle pay TV l’offerta è enorme e se non posso seguire gli eventi in diretta li registro e poi me li guardo quando posso, durante le serate. Sono anche un tifoso e da buon luganese sostengo la squadra di calcio di Lugano e anche la squadra di hockey della mia città. Tuttavia nel mio tifo sono un po’ anomalo nel senso che sostengo anche le altre compagini ticinesi se giocano contro squadre dei cantoni tedeschi o francesi. Certo se c’è il derby tra Lugano e Ambrì non ho dubbi e viene fuori il cuore luganese. 6 Il suo legame con Lugano è forte. Ha mai pensato di vivere altrove? Non credo avrei molta difficoltà, se necessario, a vivere in un’altra parte del mondo, magari in una metropoli come New York o Parigi, città dove ho vissuto un anno. Però devono essere luoghi vivaci da un punto di vista culturale, dove ci sia sport, dove si possa vivere bene al di fuori della routine. Le dico però chiaramente che rinunciare al Ticino per me sarebbe difficile, probabilmente impossibile. È la regione dove sono nato, dalla quale sono partito per studiare e lavorare e nella quale sono ritornato. Io ritengo il Ticino la più bella regione del mondo. Magari esagero, ma di paesi ne ho visti tanti e quindi la mia valutazione non è poi tanto campata in aria. 7 Oltre alla sua terra a cosa non rinuncerebbe mai nella vita? All’amicizia e alla famiglia. Senza queste due cose si è veramente dei poveretti. La famiglia viene però prima di ogni cosa.

Intervista di Roberto Roveda Foto di ©Archivio CdT


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Protagonisti

ore sette

Lugano, piazza riforma, ore 7 e ore 19 di giovedĂŹ 1. dicembre 2016.

Foto di ŠGiorgia Panzera

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Spiriti liberi

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Pensieri al caffè La nera bevanda, molto più che un passatempo: è un pensiero che si anima e risveglia corpo e mente. Scrive Roberto Roveda

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iù di due secoli fa Voltaire diceva: «Bevo quaranta caffè al giorno per essere ben sveglio e pensare, pensare, pensare a come poter combattere i tiranni e gli imbecilli».Glifacevailcontrocanto Honorè de Balzac quando nel Trattato sugli eccitanti moderni scriveva: «Il caffè giunge nello stomaco e tutto si mette in movimento: le sue idee avanzano come battaglioni di un grande esercito sul campo di battaglia». Dichiarazioni d’amore per quello che fino al Seicento era conosciuto come il «vino degli Arabi» e che forse già Omero aveva provato nel momento in cui scriveva di una bevanda nera e amara,

capacedieccitareefortificare. Dichiarazioni d’amore per un connubio, quello tra idee magari ardite e caffè, che accompagna un po’ tutta la storia del pensiero europeo moderna. Senza il «divino caffè il cui gusto rimane tutto il giorno in bocca», come recitava Rimbaud, probabilmente l’Illuminismo sarebbe stato diverso, meno rivoluzionario e iconoclasta. Sarebbero mancate pagine di libri e versi di poeti. Bach non avrebbe scritto con umorismo tutto particolare La cantata del caffè in cui un padre rimprovera alla figlia le troppe tazze della nera bevanda ingurgitate. Non ci sarebbero stati quei mera-

presente anche nell’alta cucina Il caffè conquista anche l’alta cucina. Per esempio, si lega al meglio con il sapore delicato del pesce: si può allora preparare un intingolo di caffè macinato (evitando quello solubile), origano, aglio, paprika, peperoncino in cui marinare il pesce. Oppure, puntare su una salsa al caffè con cui spennellare e accompagnare vitello o maiale arrosto oppure le carni alla griglia. I chicchi poi sono ottimi per guarnire e il caffè è anche indicato per caramellare gli alimenti in quanto «sigilla» gli aromi ed esalta i sapori.

vigliosi luoghi di ritrovo per letterati e pensatori che sono stati i «Caffè»: «Non si potrebbe scrivere una pagina di storia né politica né letteraria né artistica dell’Ottocento senza citare il nome di un Caffè» ha affermato lo scrittore Piero Bargellini, perché in quei luoghi il caffè accendeva le fantasie e inebriava le menti. Lo si beve, infatti, perché «mette in movimento il sangue, fa sgorgare gli spiriti motori, caccia il sonno» (Balzac), spinge a socializzare, ci fa ingannare le attese in sua nobile compagnia. Lo si può amare, considerarlo «balzamo del cuore e dello spirito», come affermava Giuseppe Verdi. A noi piace pensarlo e definirlo al modo di Talleyrand, uomo che fu principe, rivoluzionario francese, vescovo, libertino e poi reazionario fino all’osso. Pensando un poco a se stesso, egli definì il caffè, «nero come il diavolo, caldo come l’inferno, puro come un angelo, dolce come l’amore». Niente di più, nulla di meno.

il Museo di Balerna Se volete scoprire qualcosa di più sul caffè, il luogo ideale è certamente il «Museo del caffè» aperto da quasi trent’anni presso la sede di Balerna della Chicco D’oro. All’interno, i pannelli storici e gli oggetti esposti (alcuni risalenti al Settecento), offrono una panoramica dell’itinerario e delle modifiche, subite nel corso dei secoli, dalla produzione artigianale, prima, e dalla tecnica dell’industria, poi, che in ogni caso sono espressione della creatività e genialità degli operatori dei vari settori che si sono occupati del caffè e degli apparecchi necessari ad approntare l’esotica bevanda. 35

7 libri in un chicco Letteratura e caffè sono spesso andati a braccetto, almeno da quando Carlo Goldoni scrisse La Bottega del caffè alla fine del Settecento. Negli ultimi anni però si è avuta una vera e propria invasione di volumi sul tema. 1. Il primo caffè del mattino di Diego Galdino (Sperling & K., 2014) Per Massimo, uomo alla ricerca del primo amore, la giornata non può iniziare senza il rito del caffè. Un rito che avrà un nuovo significato dopo l’incontro con una bella sconosciuta. 2. La ballata del caffè triste di Carson McCullers (Einaudi, 2013) Una storia d’amore intensa e fantastica che si consuma all’interno della bottega del caffè della protagonista. 3. Il caffè delle donne di Widad Tamimi (Mondadori, 2012) Il caffè, i riti per prepararlo, le chiacchiere mentre lo si beve fanno da filo conduttore alle vicende di Qamar, giovane donna in bilico tra Occidente e mondo arabo. 4. Il mercante di caffè di David Liss (Il Saggiatore, 2004) La nascita del commercio del caffè in Europa raccontata attraverso la storia di un mercante ebreo nella Amsterdam del Seicento. 5. Nel caffè della gioventù perduta di Patric Modiano (Einaudi, 2014) Rievocando immagini della sua giovinezza e gli aromi dei caffè consumati al Caffè Condè nel Quartiere Latino di Parigi, Modiano ci narra la vivacità della capitale francese negli anni Sessanta. 6. Gatti, merletti e chicchi di caffè di Anjali Banerjee (Rizzoli, 2012) Una favola moderna in cui i sogni si realizzano grazie a un magico chicco. 7. Al caffè degli esistenzialisti di Sarah Bakewell (Fazi, 2016) Tra un caffè e un cocktail l’incontro nella Parigi dei primi anni Trenta tra Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e Raymond Aron.


Ticino e non solo

sette continenti

Fantastica Mosca

La nuova frontiera del viaggiatore È un grande animale selvaggio. Difficile darle un ritratto diverso. Perché la capitale russa è immensa, tentacolare, esagerata, frenetica, aggressiva, plateale, camaleontica e soprattutto «pazza». Un viaggio di Fabiana Testori

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on i suoi 12 milioni di abitanti e i suoi quasi tremila chilometri quadrati di superfice, Mosca è la città più popolosa ed estesa d’Europa, anche se di primati ne annovera ben più di due. Per cominciare è una megalopoli molto costosa, è certo la più fredda, quella con il maggior numero di miliardari, fra le più estese economie urbane e, secondo il MasterCard Global Destination Cities Index, una delle destinazioni turistiche in più rapida ascesa. La capitale russa non dorme mai, tanto che alcuni l’hanno perfino rinominata la «nuova New York», con i suoi eccessi, i suoi sfavillii e le sue immense contraddizioni, così russe e così affascinanti.

Una città attorno a Un castello Mosca si è sviluppata in senso circolare tutt’intorno al Cremlino, che deriva dalla parola russa kreml, castello, fortezza e che da sempre incarna il potere della città. Come recita un proverbio russo «sulla città c’è il Cremlino e sopra il Cremlino c’è solo Dio». Questa fortezza appunto, che raccoglie magnifiche cattedrali al suo interno, è rimasta simbolo del potere anche dopo la Rivoluzione d’ottobre, quando le campane hanno smesso di suonare e Dio ha cessato di esistere per il popolo sovietico. È proprio dal Cremlino e dall’attigua piazza Rossa, che accoglie, oltre alla cattedrale di San Basilio e al GUM (lo storico e più importante grande magazzino di Mosca) anche il Mausoleo dove riposa da oltre 90 anni Lenin, che la megalopoli si estende sui suoi quattro anelli di strade principali. Ed è qui, fra le sue vie, che è possibile riassaporarne il passato, da quello medievale, Mosca è stata infatti metropoli della Russia antica precedente a Pietro, a quello più recente che la rinomina 36


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Correva l’anno / il 28 maggio 1987 un aviatore tedesco, mathias rust, riuscì a penetrare nello spazio aereo russo a bordo di un aereo da turismo e ad atterrare su un ponte presso la piazza rossa. l’impresa mise in luce l’inefficienza delle allora difese sovietiche, come lo stesso gorbaciov ammise.

SETTE LUOGHI DA vISITArE 1. Cremlino

Centro del potere russo, che ospitò Ivan il Terribile e ancora Lenin, Stalin, Chruščëv fino ai giorni nostri, quelli di Putin.

2. Piazza Rossa

La Piazza Rossa è quasi sacra per i russi e con il Cremlino rappresenta il centro nevralgico della città. Dalla piazza si accede, dopo una lunga fila, al Mausoleo dove si trova il corpo sotto-vetro del leader della Rivoluzione russa.

3. Arbat

Quartiere degli artisti dell’inizio del XIX secolo. Si tratta di un’ampia zona pedonale, dove è possibile bere un caffè e bighellonare fra i negozi di antiquariato. I primi abitanti del quartiere erano commercianti orientali, da cui il nome (rabad, sobborgo in arabo).

4. Parco Gorkij

Il parco più famoso di Mosca direttamente nel cuore della città. Menzionato anche nella famosa canzone del gruppo rock tedesco Scorpions, il Parco Gorkij comprende, oltre ad un’area giochi, una ruota panoramica, un lago e un teatro all’aperto.

capitale post-rivoluzionaria (1918), abbandonata ormai la lussuosa e zarista San Pietroburgo. ArrivA lA modernità (e il turismo) Con l’arrivo dei bolscevichi Mosca riprende vigore e torna alla passata gloria. Sulla scia dello stile modernista nascono le prime strutture abitative a più piani, si costruisce la prima linea della celebre metropolitana, mentre Stalin punta a un piano generale per la ricostruzione della città interrotto solo dall’entrata in guerra della Russia. Nel dopoguerra si realizzano però i sette grattacieli di Stalin, anch’essi simboli inconfondibili della capitale russa e del suo potere. Anche oggi, Mosca non si arresta e non si limita in nulla, perché come gli abitanti del grande paese che rappresenta è abituata agli eccessi, alle cadute vertiginose e poi alle strabilianti risalite. Infatti, dopo lo shock e la conseguente crisi economica seguita al crollo del sistema sovietico, Mosca ha respirato a pieni polmoni l’euforia degli anni ’90 con l’arrivo dei capitali stranieri e la privatizzazione delle ricchezze statali russe. La sete di successo e re-

alizzazione ha accelerato tutto nella città «vorace», come l’aveva già definita Puškin, superando ogni ragionevole aspettativa. Sono arrivati edifici moderni, negozi lussuosissimi, locali notturni e artistici che sembrano usciti dalla realtà per la loro eccentricità e la loro esageratezza. Sebbene la crisi economica globale degli ultimi anni non l’abbia lasciata indenne, la capitale russa continua il suo percorso a un ritmo incessante, i giovani possono mirare a carriere veloci e gratificanti, mentre gli oligarchi, che avevano lasciato Mosca per ritirarsi in grandi ville fuori città, ora stanno ritornando. E i turisti? Basti pensare che la guida Best in Travel di Lonely Planet ha collocato la grande capitale nella top ten delle città da visitare nel 2017, non solo per la sua magnifica architettura e il suo immenso patrimonio culturale, ma anche per i servizi, i trasporti e l’offerta di divertimento. Inoltre, tanti progetti e iniziative sono in fase di realizzazione per la celebrazione del centenario della Rivoluzione e i Mondiali di calcio che si terranno nel 2018. Non resta quindi che andarci al grido di Čechov: «A Mosca, A Mosca».

5. Metropolitana

Progettata all’inizio del secolo è una delle più grandi e trafficate al mondo. Di rara bellezza, merita una visita in quanto si tratta di una vera e propria rappresentazione di Realismo socialista. I materiali di pregio fanno risaltare gli affreschi che dominano varie stazioni.

6. Le cattedrali di Stalin

Si tratta di sette grattacieli in stile gotico-staliniano o anche detto «a torta nuziale» che si trovano in sette punti distinti della città. Rappresentano la potenza e il vigore sovietico. Fra queste si ricorda l’Università di Mosca sulle Colline dei passeri.

7. Caffè Puškin

Il locale si è ispirato alla famosa canzone di Gilbert Bécaud «Nathalie» e si trova proprio in Piazza Puškin in un palazzo del XIX secolo. Nel 2003 è stato nominato ristorante dell’anno. 37


Tendenze

stile

Conciati per le feste Il Natale è soprattutto la festa dei più piccoli, che attendono impazienti l’arrivo di Gesù Bambino o di Santa Claus, naturalmente agghindati per la grande occasione. Sono o non sono l’orgoglio di ogni famiglia? Scrive Marisa Gorza

L’

euforia delle feste colpisce tutti, grandi e piccini, e può accadere che genitori troppo presi dal compito di «ben figurare», rischino di vestire i loro rampolli come bomboniere, tutti pizzi e frizzi. O, al contrario che mamme e papà, meno fanatici, scivolino verso la trascuratezza. La regola della «giusta via di mezzo» vale sempre anche quando si tratta di «conciarli per le feste», di vestirli con outfit all’altezza della situazione. Ovvero del bagno di quella folla calorosa, ma anche critica, fatta del parentado, amici, amichetti, cuginetti, zii e nonni.

AspettAndo BABBo nAtAle Ecco alcuni suggerimenti per look divertenti e gioiosi, proprio come piacciono ai bambini dai 3 ai 12-13 anni. La maison I Pinco Pallino racconta una storia dove le parole sono ghirigori di tulle, volant vaporosi, fiocchi e balze nel color bianco ghiaccio a comporre vestitini dalla gonna a crinolina che vezzose principessine indossano per aspettare Babbo Natale e i suoi doni. Per i maschietti uno stile, abbastanza tradizionale, mixa sui maglioncini i disegni college, cioè rombi argyle, quadri tartan, stemmi e maxi lettere, da abbinare ai pantaloni in velluto corduroy. Quando il Piccolo Lord, per la notte incantata, non sceglie la giacchetta in velvet dal taglio classico, ma dai colori eccentrici come il blu cobalto, o semplicemente nero. Immancabile la cravatta a papillon da vero viveur in erba. Sono piccoli lord con un moderno gusto per l’avventura, pure i ragazzini che indossano gli outfit di Myth Kids. Un mix&match di pattern etnici, scacchi e animalier su camicie e maglioncini che sposano con disinvoltura il blazer grigio dal vago sapore militare e che non disdegna il flash di un rosso natalizio dei grintosi pantaloni taglio slim. Perché ogni capo è trasversale e passe par 38


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Notizie di mercaro / i colossi dell’abbigliamento H&m, Zara e Uniqlo sono insieme ad adidas le aZiende cHe vendono più vestiti per bambini. il meccanismo è qUello classico del «fast fasHion», per cUi i negoZi propongono ogni settimana sempre qUalcosa di nUovo.

sette «piccoli» suggerimenti 1. Bambini, non adulti

Eleganti sì, ma non ingessati né inamidati in tenute scomode e inadeguate. Sono sempre dei bambini e non adulti in miniatura.

2. Effetto bomboniera

Specialmente i più piccini non devono sembrare pacchettini natalizi. La sobrietà anche in questi casi è un fattore vincente.

3. Rispettare i loro gusti

Ricordate di coinvolgerli dirattamente nella scelta degli outfit, rispettando i loro gusti personali (li hanno, eccome) ed evitando controproducenti quanto rigide imposizioni.

4. Fantasia e sogno

La regola della «giusta via di mezzo» vale sempre, anche quando si tratta di «conciarli per le feste» di vestirli con outfit all’altezza della situazione tout. Sembra che a questi maschietti piacciano tanto le bimbe vanitosette, piccole muse che hanno ispirato a Ermanno Scervino quegli abitini in calda pashmina illuminata da strass e micro borchie, giocati sulle sfumature del rosa cipria e del grigio argento. O gli ampi pantaloni di velluto da portare con il breve gilet- gioiello che fa subito festa. Un’allegra banda Piuttosto festaiolo anche il Lord Byron junior che veste Armani Junior, appunto. Per il look da promettente dandy, impeccabile e tuttavia pratico, c’è il cardigan navy blue indossato con i pantaloni infilati nello stivaletto di cuoio marchiato dall’aquilotto del brand che vola pure sulla lunga cravatta setosa. La sua amichetta ha invece la testolina piena di sogni e capricci. Non per niente la tenuta prescelta per festeggiare è uno scamiciato di seta goffrata nelle nuance delle nuvole, inondata da un volo di delicate farfalle.

Gli stilemi di un fancy college ritornano con l’allegra banda di Brums. Sono macro scritte stampate sulle felpe e sui morbidi pantaloni slouchy e tante fantasie check interpretate con tinte vitaminiche come l’arancione e il verde lime per dar vita a tenute da campioni di polo, sportivamente eleganti. Mentre le bimbe sono sempre incantate dagli inimitabili eroi creati da Disney. Sale su un podio immaginario una Minnie super star delineata da inflorescenze all over e grafiche lucenti effetto pixel che impreziosiscono il vestitino in maglia, i jeggings, il gilet e il pellicciotto in eco mongolia dorata. Manco a dirlo, pure le little girls vestite da Agatha Ruiz de la Prada esprimono amore per tutti e per tutto. Tant’è che sulle vestine e gonnelle sbuffanti portano a spasso sorridenti emoticon, ciliege giganti, fiocchi ritagliati nel panno lenci, e cuori con tanto di gambe e braccia. A completare il look ci sono cerchietti adornati di cuoricini, stelle e caramelle, ritrovati sulle lucidissime scarpette alla bebè. E con una sorta di magia, zig-zag e passanastri dai colori vividi, dal giallo al blu pavone, dal rosa bambola al fucsia, più lampi di lurex sfavillanti come comete serpeggiano sul mini guardaroba tricot dedicato da Missoni a tutte le ragazzine che amano il Natale. Abitini tagliati a vita alta, salopette, bolerini, cappottini svasati, berretti rovesciabili e borsettine chiuse da una gala.

Lasciateli pure sognare: il fatto di assomigliare a un personaggio a loro caro sviluppa la fantasia e magari anche un’emulazione positiva. Tuttavia è bene evitare che appaiano vestiti come per un carnevale fuori stagione.

5. Praticità

Fantasia certo, ma vale sempre la regola della praticità dalla quale non si può prescindere. Abitini troppo elaborati li faranno innervosire.

6. Niente eccessi

Da evitare per le bimbe abitini striminziti pseudo sexy, maculati o tipo punk, come pure per i maschietti le sdolcinate cascate di trine e merletti.

7. Riciclare a volte funziona

Un abitino già nell’armadio, non particolarmente elegante, diventa subito fashion e festaiolo con collant o leggings o golfino in tinta vivace a contrasto. Anche per il piccolo, grande «lui» una sciarpa o un cardigan tono su tono con la pratica felpa, farà la differenza.

135 miliardi di euro, è il fatturato complessivo generato dall’abbigliamento per bambini nel 2015 secondo i dati forniti da Euromonitor. Nel 2010 è stato pari a 122,1 miliardi. Disegnare vestiti per i più piccoli è diventato un lavoro decisamente redditizio, tanto che sempre più stilisti e case di moda si interessano al settore. 39


Tendenze

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sette ingredienti

Pancia mia fatti capanna Cena del 24 o pranzo del 25? Magari entrambi, e perché non proseguire a Santo Stefano? A Natale ecco cosa non può mancare in tavola. Scrive Eleonora Postizzi

sette «must» natalizi 1. Salmone

Ora, che Natale sarebbe senza salmone (affumicato, marinato, crudo, fresco, in mousse, cotto)? Passiamo 360 giorni senza nemmeno ricordarci che esista e poi, improvvisamente, ne diventiamo totalmente dipendenti.

2. Pâté

Alzi la mano chi non ha peccato. Non parlo solo di quelli di carne, ci sono di pesce ma anche di verdure. Ci sono quelli vegani, quelli in gelatina e quelli da spalmare. Talmente deliziosi che ti mangeresti anche la confezione, oppure quelli che per mandarli giù serve una pagnotta intera.

3. Chinoise o tacchino ripieno

Posso dire la verità? A casa nostra né uno né l’altro. Ma, diciamocelo, la scelta solitamente ricade su queste due alternative. E come dare torto ai fautori della chinoise? Tutti a tavola senza troppe fatiche. Per il tacchino arrosto, invece, è tutta un’altra storia.

4. Brodo

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uanti dilemmi a Natale! Potremmo iniziare un dibattito che divide, tra lo stereotipo più inflazionato del momento misto alla tradizione personale di ognuno di noi. Ma siamo, appunto, vicini alle feste e siamo tutti più buoni, no? Per cui via libera all’argomento più scontato del momento e cioè: cena la vigilia o pranzo il 25? Per non parlare di chi prosegue (pure) la sera del 25 (magari senza alzarsi neppure da tavola) o degli irriducibili che si fanno anche il pranzo luculliano a Santo Stefano. Chi? Io, per esempio. Infatti a casa mia si fa il tris, sia mai che uno durante le feste possa perdere un grammo dal suo peso forma. Risolto – sempre che sia risolvibile – il problema della data, si pone subito quella della famiglia: già, quella di lui o quella di lei? Non per niente si spalma il festeggiamento su più giorni, così da permettere a tutto il parentado di essere presente, almeno in un’occasione. I fortunati (?) potrebbero persino vincere il jackpot 40

e beccarsi 3 giorni no-stop, passando da una casa all’altra. Chi cucina? Beh, qui un appunto lo farei. Se sei invitato va bene, il problema è quando ti ritrovi anche il prozio dall’America che ha deciso di tornare in Ticino per le feste e, guarda caso, devi spadellare. Poco importa quanti piatti, bicchieri o posate sei riuscita a comprare negli anni: in ogni caso non basteranno mai. Senza considerare lo stato della cucina dopo un pranzo di Natale: una catastrofe! Ma il punto cruciale non l’abbiamo ancora toccato, ossia: a Natale cosa si mangia? Ecco, qui a fianco, qualche consiglio…

lo sapevi?

1.800−2.300 è il numero di calorie che, si stima, vengono assimilate in media durante il pranzo (o la cena) di Natale.

Non so se sia una tradizione comune ma non esiste un 25 dicembre senza brodo. Che sia quello della chinoise o quello dei tortellini, deve per forza arrivare in tavola. Vale anche la pastina serale, che, come direbbe mio papà, fa digerire…

5. Tronco di Natale

Chi lo ama, chi lo odia. Per quanto mi riguarda, deve essere rigorosamente fatto in casa. Il migliore? Con il ripieno alla mousse di castagne. Sempre per restare leggeri leggeri.

6. Panettone o pandoro

Dai, banalità per banalità, scontato per scontato, potevo non fare la domanda del secolo? Ma onestamente, che Natale sarebbe senza di loro? Per quel che mi riguarda, panettone nostrano tutta la vita.

7. Spagnolette & frutta secca

Suvvia, quel piatto enorme di frutta secca e spagnolette misto ai Babbi Natale di cioccolato (talleri, funghetti, pigne, mandarini) non può mancare, anche se, in fin dei conti, ha una funzione più scenografica che altro. A fine pasto, il rischio di essere già sazi e provati, è infatti alto.


Tendenze

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salute

Se la pelle è di seta

Una nuova luce sul volto con sericina e fibroina Nel campo della cosmesi la ricerca è costante e il mercato continua a proporre prodotti in grado di migliorare il nostro aspetto. Una novità interessante è rappresentata dai bozzoli di seta per la pulizia del viso. La sericina e la fibroina, proteine presenti al loro interno, possiedono marcate proprietà idratanti, filmogene, e favoriscono un effetto protettivo e antirughe. Ciò è dovuto al basso peso molecolare che consente loro di penetrare negli strati dermici profondi, dove, grazie alla caratteristiche igroscopiche, sono in grado di prevenire al meglio la disidratazione, mantenendo più a lungo la pelle distesa e sana. Inoltre, il massaggio con i bozzoli ha un effetto esfoliante efficace e delicato, perfetto per le pelli sensibili, ma indicato anche

per quelle impure (è il caso, per esempio, degli adolescenti o delle persone con pelli molto grasse). La frizione del bozzolo sull’epidermide induce infatti una pulizia accurata che riduce ed elimina comedoni e punti neri. Una terapia naturale da attuare comodamente a casa propria. Un uso frequente dei bozzoli consente quindi di avere un volto rilassato e luminoso. È importante specificare che i bozzoli vengono trattati e commercializzati solo dopo aver debitamente atteso le tempistiche che caratterizzano la trasformazione della crisalide in farfalla. Nessun insetto o animale viene pertanto maltrattato durante la produzione ma viene rispettato il ciclo vitale senza forzature né processi che vadano a interferire con esso. t7

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Relax

stelle & curiosità l’oggetto La clessidra

Astroparade

di Betty

Se i Gemelli si inchinano alla vita con umiltà, il Capricorno scalpita, animato da una positiva inclinazione al rischio. Pesci e Vergine, invece, vivono una fase di confusione e incertezza Quando compare sul monitor di un Mac significa che è necessario munirsi di pazienza. Un’attesa meno simbolica e poetica del fascino trasmesso dalla sabbia che scivola tra le dita di una mano; fenomeno che deve aver già catturato l’attenzione dell’uomo sin dall’alba della civiltà. La genialità è stata raccogliere questa magia per l’eternità, «imprigionando» milioni di granelli tra due ampolle unite da un sottilissimo collo. Signore e signori, ecco a voi il tempo che scorre! In verità, la clessidra a sabbia è un’evoluzione di quella ad acqua già diffusa nella Grecia del IV secolo a. C., anche se vi sono esemplari risalenti a circa 3500 anni fa. È dunque da considerare il primo strumento di misura del tempo indipendente dalle osservazioni astronomiche e dallo sviluppo delle meridiane (comunque legate al sole). Più precisa della sua antenata ad acqua – la velocità con cui i liquidi scorrono è influenzata da diversi fattori –, nella clessidra a sabbia la durata del ciclo dipende da quantità e qualità della sabbia, dalla dimensione del collo e dalla forma dei due bulbi. Sino al perfezionamento dell’orologio a pendolo, la clessidra a sabbia è stata l’unico strumento affidabile per la misura del tempo, in particolare in mare. Come sappiamo il ciclo di una clessidra può variare da pochi secondi a parecchi mesi, tutto dipende dalla sua dimensione: sulla Piazza Rossa di Mosca, per esempio, ve n’è una alta quasi 12 metri. Un vero record (non solo temporale).

istruzioni per l’uso Guadagnare tempo in sette mosse di Walter Mariotti 1. «Chi ha tempo non aspetti tempo», dice il proverbio. 42

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GeMeLLI

Dal 18 dicembre, più inclini alla comprensione. Massimo Cacciari, Gemelli come voi, ha scritto: «Nessuno può guardare nell’anima di un altro. Se una persona ha davvero perso ogni speranza e per lei la vita è diventata una pura e semplice sofferenza, abbiamo il dovere di credergli». Superamento di una crisi.

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CaPRICoRNo

Per Francis Ford Coppola: «Un elemento essenziale dell’arte è il rischio. Se non rischi come potrai creare qualcosa di autenticamente bello che non è mai stato visto prima?». Ne convenite, anche perché con Marte in terza casa vi sentite pronti a tutto. Vigilia di Natale segnata da un ottimo transito lunare.

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LeoNe

Marte il 19 toglie il disturbo: un bel peso in meno sulle spalle. Da questo momento riuscirete a godervi la vita con più serenità. evitate di affrontare nella giornata del 18 confronti stressanti. Situazioni professionali inaspettate e propizie con prospettive a lungo termine favorite da Giove, Urano e Saturno.

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a prescindere da quanto diceva oscar Wilde, «L’uomo non incontra mai due volte il proprio ideale; e sono rari coloro che l’incontrano una volta», con Marte positivo nel segno dei Pesci, vi sentite forti e animati da spinte ideali.

Tra il 23 e il 24 Venere, Giove, Urano e Saturno si troveranno in reciproco aspetto accompagnati dal transito di Plutone. Momento decisivo che porterà a cambiamenti importanti sia per quanto riguarda la vita professionale che privata. attenti a lasciarvi fuorviare dall’orgoglio. «Dei vizi capitali, l’orgoglio è il peggiore. È la rappresentazione della relazione soggettiva che una persona intrattiene con sé stessa. Quindi, tra tutti, è il più mortale» (Philip K. Dick).

Un consiglio da seguire, anche se è difficile, perché è il tempo che non aspetta noi. 2. «C’è un tempo per tutto»: peccato che alla fine molte cose restano fuori (e non si sa mai perché). 3. Il passato non c’è più e il futuro non c’è ancora. Resta

anche per il Toro, Marte è finalmente favorevole dal 19 dicembre in poi. Nuovi progetti possono prendere il via. Possibili aiuti da parte del partner per i nati nella prima decade. Disturbata la vigilia di Natale dalla Luna in Scorpione.

«La ricchezza», ha scritto Francis Bacon, «è una buona serva ma la peggiore delle amanti». Giove e Venere vi appoggiano con guadagni e opportunità. Ma non sarà per sempre. Siate cauti e previdenti. allineamento decisivo tra il 23 e il 24. Il 19 Marte entra nel vostro segno. Questo implica, da un lato nuova linfa, dall’altro ansia e insofferenza. Cercate di scaricare l’energia in eccesso attraverso la pratica di uno sport. Non disperdetevi. Sempre una cosa alla volta.

solo da vivere il presente, da cogliere l’attimo. Facile, a dirsi. 4. Come si fa, infatti, a cogliere qualcosa a metà tra ciò che non c’è più e ciò che ancora non c’è? 5. L’unica possibilità è che il tempo sia insieme una quantità e una qualità: da una parte scorre

allineamento astrale. «Chi rifiuta il cambiamento», ha detto Harold Wilson, primo ministro inglese, «è un vero e proprio architetto della decadenza e del disfacimento. La sola istituzione umana che rigetta il progresso è il cimitero».

L’ombranonvasconfittamasvelataeintegrata.essadiventamaleficasolo quando, con presunzione, ingaggiamo con lei una lotta; allora diventa implacabile. Ricordate: ombra e luce hanno la stessa fonte. Movimentata la serata del 22.

«Confusione sarà il mio epitaffio», recitava una famosa canzone dei King Crimson. a partire dal 19, con Marte in opposizione nel segno dei Pesci, non sarete al meglio. attenzione a quello che mangiate e alle reazioni fuori controllo.

sempre uguale, dall’altra ogni momento è diverso. 6. Per capirlo, seminate un fiore a dicembre a Lugano. Difficile che sbocci… 7. Unica via d’uscita? Il denaro, perché solo il tempo è vero denaro. Il contrario non è (quasi) mai vero.


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1. Fu una delle mogli di Enrico VIII w 10. Scrive in rima w 11. Un Profeta w 12. Fan dolere le orecchie w 13. Classi sociali w 14. Una nota e un articolo w 15. L’antica Toscana w 16. Città e porto francese w 17. Il Nichel del chimico w 18. Due nullità w 19. Oscuri, cupi w 21. Abitazione, dimora w 23. Diana nel cuore w 24. Arrabbiati w 27. L’antico Eridano w 28. L’ombra nel deserto w 29. René, regista francese w 31. Vantaggio w 32. Si dà arie w 33. Repubblica d’Irlanda w 35. La Zilli, cantante w 36. L’ha di ferro lo struzzo w 39. Società Anonima w 40. Pari in teglia w 41. In coppia con Gian w 43. Acclamare, glorificare w 45. Connessioni w 47. Il bel Sharif w 48. Un tipo di velivolo w 49. Negazione

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1. L’autore del monumento che ricorda la Battaglia dei Sassi Grossi di Giornico w 2. Redige atti w 3. Piccoli difetti w 4. Atti di guerriglia w 5. Cascine di montagna w 6. Mancanze, carenze w 7. Illustri, stimati w 8. Conosciuti w 9. È detta anche Anatolia w 19. I confini di Tegna w 20. Un reato w 21. È vicino a Carabietta w 22. La settima nota w 25. La perla del collezionista w 26. Un personaggio della Cavalleria rusticana w 29. Sfrenata danza francese w 30. Pari in carogna w 34. Divulgata, emanata w 37. Il bel Delon w 38. Fornisce un legno pregiato w 41. La memoria del PC w 42. Lo stato con Teheran w 43. Osmio e Iodio w 44. Salvò la fauna w 46. Articolo spagnolo

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TIRATuRA cONTROLLATA 63.212 copie chIusuRA RedAzIONALe Venerdì 9 dicembre 2016 edITORe teleradio7Sa,muzzano AmmINIsTRAzIONe viaindustria,6933 muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919603155 dIRezIONe, RedAzIONe, cOmpOsIzIONe e sTAmpA CentroStampa ticinoSa via industria, 6933 muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919682988 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticino7è su facebook sTAmpA (cartapatinata) Salvioniartigrafiche Sa bellinzona tbS,labuonaStampaSa Pregassona pubbLIcITà Publicitas aG, danielSiegenthaler muertschenstrasse39,Postfach 8010Zürich tel.058680 95 92 / 0796357222 daniel.siegenthaler@publicitas.com dATI peR LA sTAmpA riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste ANNuNcI LOcALI Publicitas lugano tel.058680 91 80/ fax.0586809171 lugano@publicitas.ch IN cOpeRTINA eintantoiltempo se neva(foto ©Kiosea)

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La soluzione del Concorso apparso il 2 dicembre è: CARRETTO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Carmen Paini 6596 Gordola Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti! 43


SPINAS CIVIL VOICES

Era soffocato dalla miseria.

Era soffocato dai problemi.

Istruzione scolastica per maschi e femmine, insegnanti ben formati e programmi di formazione professionale moderni: così cambiamo la vita delle persone. Radicalmente. helvetas.ch/partecipa

La scuola è la sua boccata d’ossigeno.

Per cambiare davvero


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