Ticino7

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PROFILI

Clay Regazzoni, la leggenda continua

NUMERO 50 / 9 DICEMBRE 2016 / CON PROGRAMMI RADIO 9 TV DALL’11 AL 17 DICEMBRE

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LA SFIDA DEI MILLENNIALS Hanno tra i 20 e i 35 anni e sognano di cambiare il mondo

CORRIERE DEL TICINO / LA REGIONE  CHF 3.7


Splendide giornate di festa 6

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Sommario

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storia di copertina

04

04 Millennials Generazione di fenoMeni? di Barbara Bitetti

07 aliMentazione litchi. MaGica cilieGia natalizia a cura della Redazione

protaGonisti

il pensiero della settiMana

Non so se sono un attore che gareggia o un corridore che recita.

ticino e non solo

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35 spiriti liberi l’ora del tè di Roberto Roveda 36 sette continenti «pazza» losanna di Farian Sabahi 38 profili clay reGazzoni, il Mito di Alessandro Tabacchi

08 40

parliamone (Steve McQueen)

lo sapevi?

73%

dei millennials ritiene che la TV non abbia contenuti interessanti

76%

accede a internet prevalentemente attraverso smartphone e tablet

tendenze

08 sette doMande Maristella patuzzi di Roberto Roveda 10 ore sette reseGa luGano di Giorgia Panzera

tv e radio

11 dadoMenica11asabato17

Scopri la programmazione settimanale completa in Ticino e in Europa di tv e radio per rimanere sempre informato e non perdere i tuoi programmi preferiti.

40 stile forMe iMMortali di Valentino Odorico

70%

del tempo lo passa sullo smartphone per navigare, usare app, social network e instant messaging, giochi e guardare video

relax

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42 stelle & curiositÀ astroparade di Betty l’oGGetto a cura della Redazione istruzioni per l’uso di Walter Mariotti 43 Gioca (e Vinci) con ticino7

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dirETTo da paride pelli CoNLaCoNSULENZadi WalterMariotti rEdaTTorErESPoNSaBiLE fabioMartini CorEdaTTorE Giancarlofornasier ProGETTo GraFiCo elena MontobbioperWMWorkshop GraFiCa robertodresti edeborah Vaccaro SiTo wEB www.ticino7.ch

piloti si nasce Il fattore umano di Giancarlo Fornasier Che i soldi abbiano tolto purezza e sano agonismo a molte discipline sportive è risaputo. Gli sport motoristici non ne sono stati immuni, soprattutto là dove la visibilità mediatica ha posto piloti e costruttori al centro di enormi interessi. Un distinguo necessario perché, analogamente a quanto accade nel calcio, anche nell’automobilismo sportivo categorie e serie minori non si contano, ed è in queste gare che il più delle volte si assiste alle sfide più avvincenti. Clay Regazzoni, di cui ricordiamo la scomparsa avvenuta nel 2006, aveva compreso che il «fattore umano» nelle corse, di fronte alla crescente informatizzazione, era un capitale da difendere. E certo poteva apparire quasianacronisticoquando sosteneva l’uso dei cambi manuali o l’obbligo di utilizzare un treno di gomme per tutta la gara (piccoli trucchi per garantire uno spettacolo dignitoso). Oggi un ragazzo di 17 anni può guidare una moderna F1 e salire sul podio. Negli anni Sessanta e Settanta dovevi averne almeno 22, perché la gavetta e la maturità agonistica e tecnica era necessario costruirsele in pista, dove il «fattore umano» era fondamentale per vincere ed entrare nel cuore della gente. Come è successo a Clay, per esempio.

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Storia di copertina

Millennials

Generazione di fenomeni?

Spesso rappresentati come discoli indisciplinati, non rispettosi delle regole, narcisi e avulsi, sono in realtà il riflesso di una vasta e non più trascurabile rivoluzione culturale. Intanto il mercato del lusso incontra crescenti difficoltà nel trasformare questi giovani dai 18 ai 35 anni in veri consumatori. Scrive Barbara Bitetti

C

hi sono i millennials? È giunto il momento di conoscerli meglio, soprattutto da un punto di vista sociologico, non come mancati consumatori, ma in quanto rappresentanti della più vasta generazione dal dopoguerra a oggi. I millennials sono i nati tra il 1980 e il 1995 che ora hanno 20-35 anni e, tra le caratteristiche più evidenti, possiedono quella di essere esperti di tecnologia digitale e dei relativi codici di comunicazione. Ma non è tutto: sono cresciuti durante la peggior crisi economica che si ricordi e alle più violente rappresaglie terroristiche susseguitesi dal 2001 in poi. Sono inoltre numericamente superiori ai loro predecessori: negli USA sono 80 milioni di persone, mentre in Europa rappresentano il 24% della popolazione, in pratica 150 milioni di individui. Una gigantesca fetta di mercato, quotidianamente connessa a internet. Questa importante componente sociale trascorre infatti il 76% del tempo in rete e ciò implica l’accesso a una comunità ampia, senza frontiere che ha contribuito a favorire la formazione di una coscienza globale. Sono spesso individui colti e informati e in ogni caso, al di là del livello scolastico raggiunto, utilizzano la rete come strumento di conoscenza e di approfondimento a tutti i livelli.

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i loro obiettivi A

B

C

D

E

F

G

9% 15% 15% 21% 20% 30%

52%

A. B. C. D. E. F. G. H.

Essere un buon genitore Avere un matrimonio di successo Aiutare chi più ha bisogno Possedere una casa Vivere in modo molto religioso Avere un posto di lavoro ben retribuito Avere molto tempo libero Diventare famosi

H 1%

Meglio insieMe Un tratto che caratterizza la Generazione Y – un’altra definizione dei millennials – è proprio la socievolezza, la capacità di stare insieme. Rispetto alle generazioni precedenti amano condividere le proprie attività – dal tempo libero alla cultura, dalla cucina agli acquisti – sia attraverso il web sia direttamente. Sviluppare una comunicazione empatica sembra dunque il miglior modo per conquistarli. Il gruppo con cui socializzano maggiormente sono sorprendentemente il padre e la madre, con i quali vanno tendenzialmente d’accordo. In antitesi col passato, non sono in conflitto con i genitori: l’85% identifica in loro addirittura i migliori amici. Uno su tre dichiara di poter influenzare gli acquisti del capo famiglia relativamente a prodotti, negozi, ristoranti e viaggi. Sono cresciuti in un clima disteso di decisioni condivise e relazioni alla pari, e hanno chiara la forza che deriva dall’unità e dal gioco di squadra. Spesso figli di ex sessantottini, sono maturati con sani principi di equità e rispetto per l’ambiente e le minoranze. Sono ottimisti, equilibrati e molto sicuri delle proprie capacità, aspetto che vedremo può risultare d’intralcio nelle dinamiche aziendali e di sviluppo professionale. Si appassionano ai valori di chi sentono


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Sanno bene cosa vogliono, conoscono i prodotti meglio delle commesse e usano il web per confrontare i pareri vicino: per esempio, uno su due dichiara che acquisterebbe volentieri prodotti di società che supportano le cause in cui credono, a prescindere dal prezzo. Si interessano molto alla salute, alla qualità e organicità del cibo e prediligono il genuino e l’autentico. Sono più consapevoli delle sfide globali rispetto a chi li ha preceduti: dal cambiamento climatico, all’uguaglianza dei diritti. Ragionevole intRapRendenza Sono anche avventurosi e bramosi di scoperte, epiche o quotidiane che siano e, per questa ragione, sognano di visitare ogni continente, viaggiare il più possibile. Perfino quando pranzano cercano qualcosa di esotico o memorabile. I viaggi di lavoro costituiscono opportunità e valuterebbero bene una situazione potenzialmente pericolosa. Per questa visione aperta della vita, appaiono più liberali dei loro genitori: è cronaca recente la sconfitta dei giovani al referendum indetto nel Regno Unito: pur avendo votato contro la Brexit, hanno dovuto accettare la volontà dei più anziani, numericamente superiori. In moltissimi sostengono i matrimoni fra persone dello stesso sesso e negli Stati Uniti, per esempio, l’80% è favorevole alla legalizzazione della marijuana. Amaramente noti anche per essere «la generazione milleuristi» (ovvero che non guadagna oltre 1000 euro), sono risparmiatori e ottimizzano l’impiego della rete per contenere le spese: si documentano, sanno bene cosa vogliono, conoscono i prodotti meglio delle commesse in negozio, usano il web per confrontare recensioni, scovare il prezzo migliore e infine acquistare. In questo, non sono guidati dalla smania di possesso, piuttosto dall’immagine che il prodotto può contribuire a generare (ricordiamoci che sono narcisisti esemplari). Raramente si tratta di articoli costosi, a eccezione di device o smartphone, non considerati voluttuari ma strumenti indispensabili per vivere e lavorare. Sono creativi con tanta voglia di fare e non vagliano scorciatoie prive di fatica. È a loro che dobbiamo l’incredibile invenzione della sharing economy: escamotage furbo e colto che consente di esperire i vantaggi del possesso grazie al noleggio. Senza scomodare i 33enni

sette tratti per scoprirli 1. Solo l’1% dei millennials è influenzato dalla pubblicità, ritenuta poco veritiera, per un acquisto. 2. Il 57% dichiara che non modificherà le proprie abitudini d’acquisto anche se dovesse aumentare la propria capacità di spesa. 3. Prima di effettuare una spesa, il 33% cerca recensioni online su: blog di settore, riviste o notiziari. 4. Trovano importante che i brand supportino

le comunità locali e dimostrino un concreto interesse nei confronti dei propri clienti. 5. Più che il contenuto di un sito, conta l’autenticità: è prioritaria la fiducia nei confronti del marchio. 6. Il 62% aspira a un’interazione sui social network direttamente con la marca: non basta la presenza, ma serve attivare un dialogo. 7. Si aspettano di essere coinvolti nella cocreazione dei nuovi prodotti dei marchi amati. 5


Storia di copertina

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l’altra faccia della medaglia Lavoratori sui generis

inventori di Airbnb o Spotify, è sufficiente pensare a BlaBlacar; alle piattaforme di fundraising in grado di sostituirsi al vecchio compito delle banche; alle app in stile «banco alimentare», tese a facilitare l’incontro tra piccole aziende con stock eccedenti e i volontari che gestiscono le mense per indigenti. I valori sono, di nuovo: inventiva, idealismo pragmatico, senso di giustizia, solidarietà, rispetto per l’ambiente e le persone meno fortunate. Quali obiettivi? Risultano invece molto tradizionali per quanto riguarda i traguardi personali. Guidati dall’auspicio di vivere bene, con un buon lavoro, puntano a un bilanciamento riuscito tra questi due aspetti. Vorrebbero che i familiari fossero fieri di loro, poter possedere un’abitazione, un partner per tutta la vita, sicurezza finanziaria e una pensione senza ansie economiche. Priorità del resto condivi6

sibili. Le multinazionali, impotenti nel rimpiazzare i vecchi consumatori usciti dal mercato, commissionano sempre più spesso analisi a società di ricerche per studiare l’approccio millennial alla spesa. Forse da lì nasce lo stereotipo sul disprezzo delle regole, non corretto al cento per cento. Perché, in questo caso, sembra si tratti più del rifiuto del consumismo, in ottica di ridimensionamento e crescita sostenibile. Jeffrey Sachs, docente alla Columbia University afferma che, quando la Generazione Y entrerà in politica, cambierà la società ricostruendola sull’umanesimo responsabile e non sul consumismo. Se consideriamo la loro volontà di anteporre il benessere della collettività a quella del singolo, principio nobile per noi innovativo, non possiamo che essere d’accordo. I millennials cambieranno il mondo? Dì la tua sulla pagina Facebook di Ticino7

In ambito professionale, i millennials sono dipendenti particolari, che hanno un rapporto ambiguo col lavoro stesso. Protagonisti loro malgrado della recessione, incontrano grandi difficoltà a trovare un impiego ma poi, una volta raggiunto, pretendono gratificazioni immediate e restano fedeli al massimo per un paio d’anni, a meno di una promessa di crescita certa. Sono molto collaborativi, essendo sostenitori del gioco di squadra e cercano di stabilire relazioni amichevoli sul posto di lavoro. Relativamente al loro atteggiamento trasparente, è necessario sottolineare che pretendono altrettanto dall’impresa e, una volta assunti, reclamano che il loro punto di vista sia ascoltato, in modo evidente. Sono multitasking, cioè in grado di svolgere piu compiti contestualmente, ma al contempo facilmente distratti dai social e dai messaggi continui. Hanno aspettative sovradimensionate e la convinzione di poter apportare miglioramenti a una struttura, anche se conosciuta da poco. Aspetti che mal si sposano con la volontà di plasmare il lavoro sulla propria vita e ridurre il tempo ad esso dedicato. Complicazioni per chi li assume, al punto da rendere necessari dei corsi che insegnino, a chi si ritrova a gestirli, come trattarli. Questa volontà di autonomia, congiuntamente ai principi di flessibilità introdotti da molte aziende, ha generato un incremento di freelance (+45% in Europa dal 2004 a oggi) oppure concepisce spinte imprenditoriali uniche, basti pensare alla new economy, capitanata da giovani under 40. Come scala valoriale, non considerano in primis il profitto ma ciò che un business determina, in termini di qualità dei prodotti/servizi offerti, innovazione, efficienza e responsabilità sociale. Sono convinti che il lavoro da casa possa incrementare la produttività, complice la connettività super-veloce. Analogamente, con l’autonomia non va meglio: indipendenti per le opinioni originali, risultano spesso economicamente legati ai genitori a causa del precariato. Ciò li fa apparire mammoni ai superficiali, anche se il vero problema è una ritardata costruzione delle famiglie: oltre a comportare alti costi sociali. Ma questa è tutta un’altra storia.


Come dove quando

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alimentazione

Magica ciliegia natalizia

Litchi, un piccolo frutto per purificarsi Come si deduce dal suo nome, il Litchi chinensis ha origini orientali. Il suo albero può raggiungere l’altezza di 30 metri e i frutti crescono in grappoli e giungono a maturazione nel tardo periodo autunnale. Esistono molte varietà di litchi (oltre 40) e a seconda del tipo cambia il colore della buccia e della polpa. Ricco di vitamina B3, è un vasodilatatore, per questo facilita la purificazione del sangue e allo stesso tempo aiuta a regolare numerose reazioni ossidative nelle cellule del nostro organismo. La presenza di minerali importanti (come potassio e magnesio) è utile per rafforzare e rendere più tonico il cuore e l’apparato circolatorio. Ma il litchi è anche una fonte di vitamina C e di Oligonol, due sostanze con proprietà antiossidanti i cui benefici si manife-

stano nei confronti dei virus influenzali e nella protezione della pelle dai raggi UVA. Sempre grazie agli antiossidanti è in grado di contrastare l’attività dei radicali liberi con effetti positivi sulla salute. Inoltre, contiene polifenoli e proantocianidine che, insieme alla vitamina C, riescono a neutralizzare efficacemente i radicali liberi. Il litchi inoltre stimola la produzione dei succhi gastrici, questa sua proprietà riduce il rischio di stitichezza e di disturbi gastrointestinali. Ma attenzione a non abusarne: a causa del suo alto contenuto di zuccheri (oltre 66 cal/100 gr) è un alimento sconsigliato ai diabetici e se consumato in modo eccessivo può provocare alcuni disturbi, come il sanguinamento del naso e il mal di gola. t7

PrinciPali sostanze che lo comPongono

82% 15,2% 1,3% 0,8% 0,4%

acqua zuccheri fibre proteine grassi

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Protagonisti

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sette domande

Maristella Patuzzi

Non riesco proprio a immaginare la mia vita senza musica 1 Maristella, a cosa non potrebbe rinunciare per nulla al mondo? Al violino e alla possibilità di esibirmi in pubblico. Insomma non rinuncerei mai alla musica. Tutto il resto viene dopo. 2 È più un «animale» notturno o diurno? Mi piace sia il giorno sia la notte. Però il momento che preferisco nella giornata è la mattina, in particolare l’alba che ha dei colori veramente magici. Amo svegliarmi presto anche se magari non ho dormito moltissimo e appena apro gli occhi mi dico «Che bello, un altro giorno da vivere!». Devo dire che mi sveglio sempre di ottimo umore, anzi sono spesso di buon umore durante il giorno. È proprio raro vedermi giù. Magari durante la giornata mi stanco perché devo studiare, esaminare documenti, ma mi basta una «pennichella» per sentirmi di nuovo piena di energia. Quando mi risveglio, infatti, è come se fosse nuovamente mattina. Le dico anche che mi capita di vivere pure la notte come un momento proficuo. Se non riesco a dormire vado nella sala da concerto completamente insonorizzata della mia casa di famiglia e mi esercito fino a che non sono esausta. Allora mi reco a dormire felice perché ho dato tutto quello che potevo durante il giorno! 3 Lei è una violinista di successo ma ha scelto anche di occuparsi di politica con i Verdi. Perché questa scelta? La politica per me è soprattutto una passione. Esprime il mio ideale secondo il quale bisogna sempre avere cura e rispetto per la natura. Questa forma di educazione al rispetto per l’ambiente ha sempre fatto parte di me. E c’è di più: sto studiando le Quattro Stagioni di Vivaldi per eseguirle in concerto e mi sono accorta che tutto ciò che ha a che fare con la natura lo si può ritrovare facilmente

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il personaggio

Violinista di fama internazionale, Maristella Patuzzi ha vinto numerosi premi e tiene decine di concerti ogni anno in tutto il mondo. Nata a Lugano nel 1987, ha iniziato a suonare violino e pianoforte a 4 anni. Ha studiato al Conservatorio di Milano, alla Indiana University e al Conservatorio della Svizzera italiana. Innumerevoli le sue incisioni, la prima delle quali a 11 anni quando ha registrato Tzigane di Ravel per la RSI. Attualmente suona lo Stradivari Ex Bello 1687 prestato da un collezionista privato. Dal 2015 è membro del Gran Consiglio del Canton Ticino per i Verdi.

nella musica. L’amore per l’ambiente è quindi intrinseco in me come lo è la musica. Mentre suono mi capita spesso di pensare ai magnifici paesaggi che incontro nei miei viaggi oppure qui da noi, in Svizzera. E poi la politica è un modo per stare vicini alle persone e io amo stare a contatto con la gente. 4 Che cosa ama di più in questo contatto con gli altri? Dalle persone si impara moltissimo e spesso sono fonte di ispirazione per migliorarmi. Quando entro in una sala concerto il pubblico mi restituisce la sua energia positiva. A mio parere un musicista deve amare la gente perché quando suona offre, «regala» emozioni e ci vuole un pubblico che riceva il suo dono. Ogni volta che salgo sul palco è per me una festa e più gente c’è, meglio suono. È sempre stato così fin da quando mi esibivo da bambina. 5 Quindi, nonostante il suo amore per la natura, la solitudine dei boschi non fa per lei? Non direi, anzi, amo stare nella natura e fare passeggiate anche se non sono mai praticamente sola perché porto con me il violino e mi metto a suonare anche

nei boschi! E poi mi piace esplorare il territorio – anche qui in Ticino, dove esistono angoli bellissimi e poco conosciuti – e scoprire i tanti luoghi magici in cui ci si può imbattere. Luoghi che emanano onde di positività, da trasmettere poi quando si suona. 6 Riuscirebbe a immaginare la sua vita senza musica? No, non riesco a immaginare la mia vita senza concerti però amo anche insegnare. Spesso unisco le due attività quando sono in tournée. A Lugano poi ho tanti allievi, insegno pianoforte e violino. Anche questa è una grande passione che porto avanti ormai da undici anni: mi entusiasma potere trasmettere l’amore per la musica, per esempio, ai bambini, che apprendono così in fretta. E anche io imparo molto da loro mentre insegno. Poi ci sono anche gli allievi più grandi e per ognuno di loro bisogna trovare una metodologia adatta di insegnamento. Insegnare è una bella sfida, perché, come diceva Einstein «Non hai davvero compreso qualcosa, fino a quando non sei in grado di spiegarla a tua nonna». 7 In mezzo a tutti questi impegni, ha mai pensato di formare una famiglia? Devo ammettere che non è in cima ai miei pensieri avere una famiglia tutta mia. Innanzitutto non mi sento pronta, poi ho già il violino e i concerti che mi riempiono la vita. Insomma, per tutte queste ragioni non mi pare il momento giusto per formare una famiglia mia e credo che anche in futuro sarà difficile che ciò avvenga. Penso che andrò avanti così: mi piace troppo viaggiare, fare concerti e sentirmi libera!

Intervista di Roberto Roveda Foto di ©Luca Solari



Protagonisti

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ore sette

Resega lugano, oRe 7 e oRe 19 di lunedĂŹ 21 novembRe 2016.

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Foto di ŠGiorgia Panzera


Spiriti liberi

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L’ora del tè

SettepropoSte

Da bevanda per la colazione e il rito pomeridiano, negli ultimi decenni si è trasformato in prodotto di tendenza, capace di imporsi in tutte le situazioni. Scrive Roberto Roveda

È

la bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua e la sua crescita non si ferma: il consumo di tè, infatti, è aumentato del 30% a livello mondiale negli ultimi cinque anni. Un successo legato al fatto che si tratta di una bevanda «moderna», che attira i consumatori restituendo un’idea di salutismo, di benessere, di attenzione verso se stessi. Poi l’offerta fa da traino dato che sono aumentate a dismisura le varietà a disposizione, conquistando anche coloro che non amano i classici yellow o black tea. Ogni supermercato solletica allora la curiosità dei neofiti con gusti alla mela, fragola, vaniglia o con le varietà dalle qualità più insospettabili ed esotiche. Poi il tè è smart, versatile, si unisce facilmente con i succhi di frutta come il melograno oppure può essere arricchito da miriadi di estratti vegetali, dalla rosa canina alla melissa fino al biancospino. Permette, infine, sperimentazioni anche estreme che sembrano incontrare i gusti e la voglia

di osare dei più giovani. Un esempio: è arrivato dall’Asia anche da noi il Bubble Tea, una sorta di «mangia e bevi» in cui il tè si unisce a succo di frutta e a palline commestibili, le bubble appunto. Nella versione originale sono alla tapioca ma anche qui spazio alla fantasia. Tanto poi il tutto viene shakerato per essere bevuto con una cannuccia. novità da starbucks Capito il trend si è mossa la catena americana Starbucks, leader mondiale del caffè da passeggio, che ha acquistato il marchio Teavana, specializzato nel tè.

Costo dell’operazione oltre 600 milioni di dollari e la volontà di Starbucks di fare del tè quello che è oggi il caffè per gli americani: un’abitudine come alzarsi dal letto. Oggi l’offerta prevede oltre cento tipi di tè, con miscele d’autore a base di cioccolato bianco, menta piperita oppure caramello e sale marino. I punti vendita sono 300 ma si punta a quota diecimila nel giro di un decennio. Ma il tè non si ferma ai negozi specializzati o alle tecoteche. L’ultima moda sono i tea sommelier specializzati nella selezione e nella degustazione della bevanda di successo. Già molti hotel offrono quindi una carta dei tè e si punta a una nuova frontiera: il tè a tavola, servito caldo o freddo, al posto del vino. Chef propongono il tè nero affumicato Lapsang Sauchong in abbinamento con la carne d’anatra, il salmone affumicato e i formaggi mentre i tè indiani della regione dell’Assam – aroma pronunciato, il gusto speziato, potente e rotondo – sono ottimi con la carne di maiale. Insomma, il tè non è più il ristoro dal rumore del mondo, come dice la saggezza cinese: è ormai parte della realtà che ci circonda.

Anche in Ticino Chi vuole entrare nell’universo del tè tradizionale può puntare sulla Casa del Tè al Monte Verità (casa-del-te.ch). Qui vengono coltivate e commercializzate diverse varietà di tè tradizionali e si possono assaggiare anche nuove qualità ancora poco conosciute. La Casa del Tè è impreziosita da un piccolo Museo, un laboratorio e un punto vendita, dove potrete acquistare le miscele più eccellenti ed esclusive. Soprattutto si può entrare in contatto con la cultura del tè, visitando il giardino dove le piante vengono coltivate e partecipando alla vera e propria cerimonia giapponese all’interno della Casa del Tè, anche questa in stile giapponese. Quindi, un’esperienza unica, non solo per il palato.

Le varietà utilizzate nel mondo di questa antichissima bevanda sono davvero molte: ecco alcune proposte per avvicinarsi al mondo della teiera e degli infusi.

1. Verde

Chiamato anche tè non fermentato perché le foglie, non sottoposte a fermentazione, conservano il loro colore verde producendo un infuso chiaro e profumato.

2. Bianco

È uno dei tè cinesi più preziosi e rari (è detto anche tè dell’imperatore), tanto che alcune varietà sono costosissime e raccolte solo in determinati giorni dell’anno. Soltanto minime quantità giungono in Europa. L’infuso ottenuto con questo tè è molto chiaro e ha un gusto assai delicato.

3. Oolong

Sono tipi di tè che subiscono un rapido processo di ossidazione e producono infusi più corposi e dal sapore più intenso rispetto al tè verde.

4. Rosso Roiboos

È un tè molto in voga negli ultimi anni perché privo di teina e ricco di vitamina C. In realtà ha un gusto molto simile alla nostra bevanda, ma non si tratta di un vero tè. L’infusione si ottiene, infatti, da un arbusto tipico del Sud Africa.

5. Nero

È il tipo più diffuso in Occidente perché forte, ricco di teina e quindi valida alternativa al caffè.

6. Aromatizzato

Realizzato con tè verde, nero od oolong e l’aggiunta di olii essenziali dagli aromi più disparati. In Oriente si usano prevalentemente i fiori.

7. Mate

Detto anche te dei Gesuiti, perché molto apprezzato da questi religiosi al loro arrivo nel Nuovo Mondo, viene realizzato da un’erba molto diffusa in Sud America. Ha proprietà rinfrescanti ed energizzanti e contiene vitamine e sali minerali. Viene bevuto nel porongo, un recipiente realizzato con una zucca. 35


Ticino e non solo

sette continenti

«Pazza» Losanna La città dell’arte irregolare

U

na città per visitare un unico luogo? A Losanna – e non solo – è possibile. Con impreviste divagazioni, naturalmente. Ma procediamo con ordine. Nel romanzo Numero 11 (Feltrinelli) di Jonathan Coe, Rachel passeggia in Avenue Bergières, a Losanna. Davanti al Palais de Beaulieu intravede un edificio modesto: il Museo Collezione di Art Brut. Non ne ha mai sentito parlare, ma decide di entrare. Ad attirare l’attenzione sono i poster raffiguranti strani animali e paesaggi grotteschi dai colori vivaci. All’ingresso, una nota dell’artista francese Jean Du36

buffet (1901–1985) che nel 1945 conia l’espressione «art brut» per designare le produzioni di autori autodidatti che creano al di fuori di ogni quadro istituzionale e di ogni corrente artistica. Individui solitari, marginali, spesso rinchiusi in istituti psichiatrici. Dopo aver visitato questi luoghi di esclusione Dubuffet comprende che l’art brut non è l’arte dei pazzi ma espressione prodotta da persone estranee ai mezzi artistici tradizionali o che se ne discostano deliberatamente. Di conseguenza, la follia non rappresenta un criterio per definire questi artisti.

Negli anni raccoglie cinquemila opere che nel 1976 saranno inserite nel museo collezione di Losanna. Settantamila i pezzi oggi di proprietà del museo, cinque gli artisti da non perdere. Arte come sfidA Capostipite dell’art brut è la svizzera Aloïse Corbaz (1886–1964). Alla fine delle scuole superiori viene assunta come governante a Potsdam, alla corte di re Guglielmo II di cui si innamora e a cui scrive diverse lettere. Sfida le convenzioni, e per questo viene internata. Nell’opera in verticale, risalente al pri-


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Spostarsi in libertà / Pernottando in hotel nella località sul lemano (Per un Periodo non suPeriore ai 15 giorni) si ha diritto a viaggiare gratuitamente sui mezzi Pubblici durante il soggiorno. Per informazioni Più dettagliate al riguardo consultate il sito lausanne-tourisme.ch

mo periodo e visibile su più piani del museo, i fogli di carta da imballaggio e i pezzi di cartone sono cuciti l’uno con l’altro. Laddove non ha a disposizione le matite bianche utilizza il dentifricio, per il colore i petali dei fiori. La seconda è la francese Marguerite Sirvins (1890– 1957): di ceto borghese, le viene diagnosticata una forma di schizofrenia e rinchiusa a Saint-Alban; l’abito da sposa esposto è tessuto, con un semplice ago da cucito, utilizzando i fili delle vecchie lenzuola. Il terzo artista è il francese Augustin Lesage (1876–1954): minatore, all’età di trentacinque anni una voce gli comunica che diventerà pittore. Da quel momento inizia a dipingere opere suggerite dai defunti. In primis, dalla sorellina mancata a soli tre anni. Straordinaria anche l’opera dell’americano Henry Darger (1892–1973): lavora con i calchi, riprendendo i disegni sulle riviste. Sono centinaia i lavori scoperti dopo la sua morte. E infine quella di Carlo Zinelli (1916–1974): dopo un decennio in isolamento trascorso in un manicomio nei pressi di Verona, viene ammesso all’atelier di pittura; mescola disegno e scrittura, spesso lavorando fronte e retro per riempire i vuoti (e non solo per mancanza di carta come fece Aloïse in un primo momento). Se la collezione di Dubuffet è a Losanna i motivi sono molteplici: solo così sarebbe stata indipendente, non mescolata ad altro; in francese sono gli archivi di Dubuffet; internata nell’ospedale psichiatrico locale era la stessa Aloïse. E di

Losanna è anche Diego, classe 1963: i suoi disegni – raffiguranti edifici composti da piccoli moduli geometrici disegnati in matita nera con righello e squadra, poi ripassati a colore – sono stati inclusi dal museo nell’ultima biennale. La GaLérie du Marché Ed è proprio un’opera di Diego ad attirare l’attenzione, entrando nella Galérie du Marché del collezionista Jean-David Mermod, nei pressi del municipio. Una dozzina d’anni d’attività, 4.500 opere in magazzino. Un business cominciato dopo anni di collaborazione con il museo. La passione ereditata dai nonni che avevano conosciuto l’artista Louis Soutter (1871–1942) originario di Morges, di cui avevano collezionato circa 800 opere. «Ne ho ricevute un centinaio, dopodiché ho conosciuto Aloïse (numerose le sue opere nella Galérie du Marché), Kate Wilson, Augustine Lesage». «Eravamo dei pionieri guidati dal buon gusto», racconta Mermod. «Ci scambiavamo le opere come i bambini fanno con le biglie in cortile. Oggi, invece, è tutto valutato in termini finanziari». Un mercato globale, che tocca i diversi continenti con Losanna come fulcro. Con prezzi però ancora accessibili. Le opere di découpage per eliminazione della francese Stéphanie Miguet, esposte in galleria a partire dal 18 novembre, vanno per esempio da un minimo di mille franchi (18x25 cm) a un massimo di tremila (40x60 cm). Un viaggio di Farian Sabahi

sette consigli 1. Storia olimpica

Oltre al museo collezione dell’art brut (Avenue Bergières 11) e alla Galérie du Marché di JeanDavid Mermod, si consiglia il museo olimpico: Losanna è capitale olimpica dal 1994, qui hanno sede il Comitato Internazionale e numerose federazioni sportive.

2. Libreria antiquaria

La Librairie Univers (per lo più volumi antichi) di Marc Agron Ukaj (nato a Zagabria nel 1963 e giunto in Svizzera nel 1984) e della moglie Michelle (in un edificio Bauhaus al civico 5, rue Centrale).

3. Cultura e scienza

Il Rolex Learning Center (foto in basso a sinistra) progettato dallo studio giapponese di architettura Sanaa, è biblioteca e centro culturale. A due passi dal prestigioso Politecnico (Epfl), è luogo di incontro per matematici, ingegneri e neuroscienziati.

4. Cattedrale

Una passeggiata nella città vecchia con tappa nella cattedrale di Notre Dame, costruita tra il IX e il XIII secolo e luogo di pellegrinaggio prima della riforma protestante, non può mancare.

5. Un caffè sul lago

Una passeggiata sul lago a Ouchy, fermandosi al castello – nella lista dei beni culturali nazionali – per un caffè all’hotel Beau Rivage, uno dei più belli di Svizzera.

6. In battello

Per spostarsi a Evian, sull’altra sponda del Lemano.

7. Pranzo e cena

A pranzo Le bleu lézard (Rue Enning 10) dove può capitare di stare gomito a gomito con giovani artisti che scrivono sceneggiature, oppure il ristorante italiano Amici (Rue Dr César-Roux); per l’aperitivo il bar The great escape (Place de la Madeleine); per la cena Pinte Besson (Rue de l’Ale 4) il più antico ristorante di Losanna (risale al 1780). Sul tardi, per i più giovani, il locale Le D! Club (in Place Centrale: per il programma dei concerti consultare il sito dclub.ch). 37


Profili

Clay Regazzoni

Un destino da mito

Il 15 dicembre del 2006, dieci anni fa, ci lasciava il fuoriclasse luganese, ancora oggi tra i piloti della Ferrari più ricordati e amati. Sarà per quella storica vittoria a Monza nel ’70, sarà perché apparteneva alla generazione di intrepidi di un automobilismo che oggi non esiste più. Scrive Alessandro Tabacchi

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li anni Settanta furono un periodo eccezionale per la Formula 1. Dato per scontato un talento vertiginoso alla guida, bisognava avere una buona dose di follia e di coraggio per mettersi al volante di quei bolidi lontanissimi dalle caratteristiche di sicurezza di oggi, malgrado le potenze mostruose che potevano prigionare. Ai piloti, poi, non era concesso l’ausilio di una tecnologia sovrana e onnipresen-

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te, chiusi dentro vetture che stavano prendendo la forma definitiva delle monoposto che oggi siamo abituati a vedere. Molti nomi dei campioni di quegli anni sono entrati nella leggenda: Jackie Stewart, Emerson Fittipaldi, Jacky Ickx, Niki Lauda, James Hunt, Mario Andretti. In mezzo a questo parterre de rois un nome sembra riassumere nella sua vicenda, al tempo stesso esaltante e sfortunata, tutti gli stimoli di quel periodo, un nome anco-

ra carissimo a tutti i cultori dell’automobilismo: Clay Regazzoni. Il ragazzo dI Porza Regazzoni, approdato tardi all’automobilismo di vertice (arrivò al campionato maggiore nel 1970), ma subito affermatosi sul finir degli anni Sessanta come uno dei più coraggiosi, «spericolati» e affascinanti piloti europei in Formula 2 e Formula 3, non fu il più grande della sua epoca: altri concor-


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MeMorial rooM

Per chi volesse conoscere da vicino il mito sportivo e l’eredità di Clay Regazzoni merita una visita la Clay Regazzoni Memorial Room a Pregassona (Lugano), in via Arbostra 34. Aperta nel settembre 2011 per interessamento della famiglia, la Memorial Room celebra il mito del pilota attraverso alcune vetture originali da lui guidate, i trofei da lui vinti, molte fotografie e documenti, in un allestimento altamente evocativo. Per prenotare una visita bisogna contattare il sito www.clayregazzoni.com: i proventi vengono devoluti alla ricerca sulla paraplegia. Porza, suo paese natale, gli ha dedicato la sala multiuso in Piazza Soldati: Sala Clay Regazzoni.

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rono a questo titolo, come l’ombroso Stewart, il calcolatore Lauda, l’inarrestabile Fittipaldi. Eppure nel corso del decennio seguente Regazzoni si è imposto come l’icona stessa della Formula 1 nella sua ultima stagione eroica. Era una personalità bigger than life, non conosceva la parola paura, era fortissimo e spericolato, e si assumeva rischi enormi. Forse per esorcizzare il pericolo con cui viveva in pista ogni giorno, forse per una naturale predisposizione a godere la vita appieno, Clay fu un grandioso viveur, sciupafemmine e gaudente, conscio del suo fascino e ben deciso a utilizzarlo; sono in molti a dire che senza le sue gioiose intemperanze, che lo resero ancor più amato dal grande pubblico, sarebbe stato in grado di agguantare il campionato del mondo. Ci andò vicino due volte, nel 1970, anno del suo debutto (con una vittoria a Monza entrata nel mito collettivo), arrivando terzo anche senza aver disputato tutte le gare, e soprattutto nel 1974, quando per tre soli punti fu secondo dietro a Fittipaldi. Il luganese baffuto fu l’icona della squadra Ferrari, con cui gareggiò dal 1970 al 1976 (con la sola eccezione della stagione 1973), regalando a Maranello quattro vittorie e tanti podi; fedele alla sua natura generosa, fu Clay Regazzo-

ni a sponsorizzare l’arrivo in squadra di Niki Lauda (e insegnò al compassato austriaco a gestire la mondanità). La svoLta Un terribile incidente, l’ennesimo di una lunga serie, fermò la sua carriera in F1 nel 1980 e ne spezzò il fisico, costringendolo per sempre alla sedia a rotelle. Eppure l’eterno ragazzo di Porza non si perse d’animo e continuò a essere protagonista nel mondo delle quattro ruote, come pilota e come telecronista, ma soprattutto col suo costante impegno per i disabili: a cominciare, nel 1984, dai suoi corsi di guida sportiva a Vallelunga, fino alla fondazione della FISAPS (Federazione Italiana Sportiva Patenti Speciali) e alle lotte burocratiche per aprire le gare automobilistiche ai disabili. Per un beffardo destino fu un incidente porre fine per sempre alla sua corsa: dieci anni fa, il 15 dicembre 2006, lungo l’autostrada A1 in Emilia. Nella sua carriera aveva partecipato a 250 gare maggiori e, nelle 177 che concluse, salì sul podio ben 71 volte (25 sul gradino più alto). Ma la sua grandezza sta altrove, fuori dalle statistiche. Il suo senso della vita fu più grande di qualsiasi competizione. Era un mito vero Clay, un destino che spetta a pochi.

Il 1974 fu l’anno della rinascita della Rossa in F1. La nuova 312 (le sigle Ferrari di allora indicano sempre la cilindrata in litri e il numero di cilindri), progettata da Mauro Forghieri, era più larga e bassa delle rivali e caratterizzata da una vistosa presa d’aria sopra il rollbar, oltre ai radiatori laterali e all’alettone anteriore a tutta larghezza, che ne definivano l’estetica. Il motore a 12 cilindri contrapposti («V12 piatto») di 2992 cmc erogava 495 cavalli a 12600 giri. Non bastò per agguantare il mondiale 1974, ma a Maranello ci arrivarono vicinissimi proprio per merito di Regazzoni.

Citazioni «Forse sono diventato un esempio, una specie di bandiera, perché è logico che mi interessi ai problemi degli handicappati. Vorrei che uscissero dalle loro case, vorrei incontrarli più spesso per strada, vorrei che potessero guidare una macchina come tutti gli altri, vorrei che i più giovani e più bravi avessero un giorno la possibilità di partecipare ad una gara». «Ma la corsa continua, la corsa deve continuare. Ognuno è obbligato a scegliersi una strada e se questa, ad un certo punto, si rivela senza uscita, deve trovare una via parallela da imboccare».

da vedere in tv Martedì 13 dicembre alle 21.05 su RSI LA2 è in programma una serata evento dedicata alla figura di Clay Regazzoni. 39


Tendenze

stile

Forme immortali Il mondo legato agli oggetti di design è certamente affascinante, ricco di suggestioni: spesso ci racconta la genialità di grandi visionari, oltre alla storia di importanti marchi d’azienda. Scrive Valentino Odorico

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n che modo un oggetto diventa di «design«? La risposta è apparentemente semplice: quando supera la funzione pratica per la quale è stato creato. Ecco quindi che menti talentuose concepiscono forme e linee che raccontano l’essenza più autentica di un oggetto, imprimendo una connotazione che spesso assume un significato nuovo, capace di rappresentare in modo simbolico un’intera epoca. Il momento di maggior sviluppo nella storia del design, certamente è riconducibile al periodo industriale del primo dopoguerra: il bisogno di proiettarsi verso qualcosa di innovativo, la necessità di rilanciare il mercato, di aumentare le vendite e ripulire l’immagine di un Paese, hanno dato il via a un modo diverso di concepire il concetto dell’abitare. Macchine per scrivere, radio, poltrone, jukebox, lampade, utensili per la cucina: ecco alcuni degli strumenti che sono diventati oggetti di design e che hanno fatto storia. Artemide, Vitra, Alessi, Fornasetti, sono solo alcuni dei nomi che sono riusciti a imporsi nel segmento del design e che hanno saputo proporre soluzioni che hanno trasformato l’idea della funzionalità. Tutto ha assunto un significato simbolico: dalla bottiglia della Coca Cola, alla caffettiera della Bialetti, dal telefono a disco, alla macchina fotografica Polaroid. Piccoli racconti di apparecchi che oggi sono presenti nei principali musei di arte moderna di tutto il mondo e che, dopo decenni, utilizziamo ancora nel nostro quotidiano. Alcuni sono veri e propri pezzi da collezione: numerosi concept, anche alle nostre latitudini, cercano e rivendono questi accessori dal sapore retrò. Il pubblico è attento, informato ed è capace di emozionarsi davanti a simboli che ripercorrono anche un vissuto personale.

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Sette mitici oggetti 1. Bottiglia Coca Cola

Creata da Alexander Samuelsson, Earl Dean e Clyde Edward ha già festeggiato il suo primo secolo di vita. Negli anni è stata protagonista di numerosi eventi e mostre, dove sono state esposte anche le rappresentazioni pittoriche di importanti artisti, su tutti l’icona Pop e controverso artista Andy Warhol.

2. Vespa Piaggio

Progettata da Corradino D’Ascanio è un simbolo dell’Italia nel mondo e della ripresa economica degli anni Sessanta. Icona immortale e più volta imitata, è presente al MoMA di New York e presso il Triennale Design Museum di Milano. Ma è il cinema ad averla resa immortale, con pellicole come La Dolce Vita di Fellini e Vacanze romane di William Wyler.

3. Divano Bocca

Non una semplice seduta, ma un oggetto iconico che si ispira al quadro Il volto di Mae West di Salvador Dalì. Lanciato dall’azienda Gufram nel 1971 e progettato dallo Studio 65, recentemente è stato riproposto in nero-dark e con l’applicazione di maxi piercing.

4. Lampada Arco

Realizzata con la base in marmo rettangolare e la struttura in acciaio, è stata lanciata da Flos nel 1962 su un progetto dei fratelli Castiglioni. Uno dei massimi esempi di design legati al mondo dell’illuminazione e simbolo di eleganza e modernità.

5. Moka Bialetti

Dal global al local Ma il concetto di design è spaziato anche in altri ambiti, soprattutto spinto da quel fattore consumistico che ha invaso la società: ecco il successo immenso avuto dalla Vespa di Piaggio, un mito che sopravvive da oltre sessant’anni; la moto prodotta da Harley Davidson; il sogno della straordinaria Ferrari Testarossa; la macchina per cucire della Singer e quella per scrivere della Olivetti. Anche oggi esistono nuovi oggetti concepiti con l’idea di diventare simboli di un secolo: gli iBook e gli iPhone di Apple sono un esempio molto concreto. Una testimonianza di quanto anche nel nostro cantone sia viva l’attenzione per il design, è data dall’iniziativa annuale “Artificio”, una vera e propria vetrina per il design. Uno stimolo che vuole incentivare l’interazione tra arte, design, istituzioni e pubblico, attra-

verso diverse iniziative che presentano realtà a noi vicine e che favoriscono gli scambi tra la Svizzera e l’estero. Dalle mostre a Villa Saroli per promuovere il design contemporaneo svizzero, alle passate edizioni che hanno coinvolto le vetrine dei negozi della città di Lugano, dove alcuni creativi ticinesi o che risiedono in Ticino, hanno avuto la possibilità di mostrare alcuni loro prodotti. Un panorama creativo nazionale e internazionale vivo e in continuo divenire, dove forme, colori e nuovi materiali rielaborano concetti, attraverso mobili e complementi d’arredo che ci proiettano verso il futuro. Dalle sedute alle lampade, sono molti gli oggetti che hanno segnato la storia del disegno industriale e che hanno saputo adattarsi agli spazi abitativi, contrassegnati da ambienti sempre più trasformabili, e alle nuove esigenze urbane.

Ideata da Luigi De Ponti e Alfonso Bialetti nel 1933 è stata prodotta in oltre 100 milioni di esemplari. Famosa in tutto il mondo, è anche lei presente nella collezione del Triennale Design Museum di Milano e del MoMA di New York... ed è sempre in produzione!

6. Olivetti «Valentine»

Nata nel 1968 dal progetto di Ettore Sottsass e Perry A. King, è una dellemaggiori icone del design industriale e ha ricevuto per la sua eleganza e funzionalità numerosi riconoscimenti a livello mondiale. Un successo bissato anche a livello commerciale.

7. Ceramiche Fornasetti

I piatti e le ceramiche Fornasetti sono vere e proprie opere d’arte che raccontano in immagini le figure mitologiche dell’antica Grecia. Oggetti di design che trovano sviluppo anche attraverso i suoi famosissimi vasi, in un viaggio visionario senza fine. 41


Relax

stelle & curiosità l’oggetto Il panettone

Astroparade

di Betty

Una ribelle Bilancia si eleva su tutti lasciandosi alle spalle un seducente Acquario e un confuso Cancro. Il Toro sprofonda nell’ira mentre i malinconici Sagittari risentono della stagione

A leggere gli ingredienti sembra una sciocchezza, ma farselo in casa è impresa assai ardua. Sì, stiamo parlando proprio del panettone, dolce natalizio tipico milanese che, a quanto raccontano i siti internazionali in questi giorni, sta guadagnando punti ed estimatori in molti paesi europei e non solo. Il periodo in cui lo si consuma è quello che tradizionalmente va dalla festa di sant’Ambrogio (7 dicembre) a san Biagio (3 febbraio), con l’apice rappresentato dai giorni che vanno da Natale all’Epifania durante i quali non manca mai sulle tavole dei lombardi, dei ticinesi e di moltissimi italiani. Le origini sono avvolte nella leggenda: c’è chi lo vuole opera di un giovane apprendista prestinee innamorato della figlia del suo principale; chi invece frutto della fantasia di uno dei cuochi di Ludovico il Moro, un certo Toni, da cui l’espressione «pan del Toni», che porta all’attuale denominazione. Comunque sia, per far fronte alle attuali richieste di massa, è prodotto per lo più industrialmente - tradizionale, senza, uvette, senza canditi, ricoperto di cioccolato ecc. – anche se sono molte le pasticcerie artigianali che lo espongono sui loro banchi prima di Natale. Per concludere, il migliore panettone che il sottoscritto abbia assaggiato in vita sua è ticinese, prodotto da una nota pasticceria del Sopraceneri. Qualità svizzera per un dolce tutto meneghino.

istruzioni per l’uso Sette consigli per essere millennial di Walter Mariotti 1. Prima di addormentarvi, invece del sesso, mandate 42

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BILANCIA

Nel suo Il funesto demiurgo, Emil Cioran, campione di pessimismo, scriveva: «La sorte di chi si è ribellato troppo è di non aver più energie se non per la delusione». Non è proprio il vostro caso, anche se Giove in allineamento con Urano vi rende particolarmente indomabili e ribelli. Liberatevi dalle costrizioni.

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ACQUArIo

Secondo Marguerite Yourcenar la carriera del seduttore si condensa nel «tendere insidie sempre uguali, percorrere la solita strada che si limita a perpetui approcci e alla quale la conquista segna il traguardo». Ciò non toglie che Venere e Marte vi rendano piuttosto affascinanti e seducenti. Maggiore riservatezza.

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LEoNE

Giove e Saturno in ottimo aspetto favoriscono acquisizioni patrimoniali e guadagni. Momento adatto per spingere nel settore delle pubbliche relazioni. Gli incontri con persone più grandi sono stimolati dal transito di Saturno in quinta casa solare. Favoriti architetti, artisti e antiquari. Bene tra il 13 e il 14.

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Possibili incontri karmici. Significativo l’incontro con un Maestro. Spese di abbellimento degli spazi personali e professionali. Il transito dei Nodi si rivela forte per i nati nella prima decade interessati dall’opposizione con Nettuno.

Tristezza tra il 13 e il 14: «È uno strano destino quello della malinconia. Prende anche se hai tutto. Il viso non mostra segni di sofferenza: è meglio una febbre che costringe a rimanere a letto malati», scriveva romano Battaglia. «L’ansia», ha scritto Jodi Picoult, scrttrice americana, «è come una sediaadondolo:seisempreinmovimento, ma non avanzi di un passo». Nulla di più vero.Nonlasciatevicondizionaredalvostro passato e dai fantasmi interiori.

messaggi su WhatsApp. Non si gode, ma si entra nel ruolo. 2. Appena svegli, scaricate un’app che vi spieghi come far crescere la barba da hipster e fare colazione multietnica. La fame resta, ma sarete molto «cool». 3. Non mettete abiti decenti

Jim Morrison, cantante dei Doors dichiarò: «Non credo nel karma, nella reincarnazione e nelle forze occulte, ma siccome non ho nulla da proporre in alternativa, non li escludo a priori». Incontro con uno psicologo o un confessore.

«Non è saggio rifiutarsi di affrontare il pericolo, anche se bisogna farlo con la dovuta cautela. Dopotutto, è questo il senso della sfida posta all’uomo fin da quando un gruppo di primati si evolse nella nostra specie» (Isaac Asimov). MarteeGioveintrigono:momento ideale per sfondare sul lavoro e per imboccare in ogni caso la strada giusta. Felice termine di una vertenza legale. riconoscimentiin ambitoprofessionale.Stanchezza tra il 13 e il 14 dicembre.

e puliti, non è più elegante. 4. Il millennial lavora nel bar sotto casa. Anche perché tra una conference-call e un powerpoint fa il filo alle ventenni estoni in trasferta. 5. Vendete l’auto, e usate quella degli altri. Il vero millennial non possiede,

Dall’11 in poi il transito di Mercurio nel segno del Capricorno favorirà incontri e colloqui di lavoro. rapporti professionali con persone più giovani. Giove e Plutone esasperano le ambizioni dei nati tra la seconda e la terza decade. Per Carl Gustav Jung «ogni tipo di dipendenza è cattiva, non importa se il narcotico è l’alcol o la morfina o l’idealismo». Irascibili tra l’11 e il 12 dicembre a causa del passaggio lunare in Toro. Dal 19 in poi Marte torna positivo.

Per Umberto Galimberti «L’ira è un sentimento mentale ed emotivo di conflitto con il mondo esterno o con se stessi che controlliamo poco e maneggiamo peggio perché, in preda all’ira, non siamo più padroni delle nostre azioni».

scrocca. 6. Siete amici di tutti. Anche di chi non avete mai visto né sentito. Ma sapete cosa ha mangiato via Facebook. 7. Purtroppo così facendo rischiate il licenziamento. Ma che ve ne frega? Per i millennial le crisi sono opportunità.


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Risolvete il cruciverba di Daniela e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro il 15 dicembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro il 13 dicembre a: Twister Interactive AG, «Ticino7», Altsagenstrasse 1, 6048 Horw.

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1. Comprende Piazza Brocchi e la chiesa di San Lazzaro w 10. Segno zodiacale w 11. Preposizione articolata w 12. Poppanti w 14. Riallacciate w 16. Mattone centrale w 18. In mezzo al mare w 19. Un graduato (abbr.) w 20. La bevanda che si filtra w 21. Tentata w 23. Inzuppato, imbevuto w 25. Turchia w 26. Un appartamento di lusso w 27. Salvò la fauna w 28. Preposizione semplice w 29. I confini di Mogno w 30. Il pronome che ci riguarda w 31. Si dice consegnando w 33. Madre latina w 35. Nanni, attore e regista w 36. Privi di malanni w 37. Scatto, sprint w 39. Antico Testamento w 40. Dittongo in Coira w 41. Cortile agreste w 42. Era in voga la Pop w 43. Schiava araba w 44. Non sposata w 46. Svezia e Ungheria w 47. Osso del braccio w 48. Carnefice

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1. La trasmette la mosca tse-tse w 2. Adesso w 3. La glicerina che scoppia w 4. La dea delle acque w 5. Fu re degli Ostrogoti w 6. Monte ticinese w 7. Detestata w 8. Una nota e un articolo w 9. Cedere, vendere w 13. La sigla del telegiornale w 15. Pensiline w 17. La piovra ne ha dieci w 21. Il Levi scrittore w 22. I confini di Vogorno w 24. Le iniziali di Tasso w 27. Conosciuti w 30. Lo è anche Pisolo w 32. Dispari in clima w 33. Suino w 34. La segue la nave w 36. Spreco w 38. È opposto allo zenit w 39. Si tendono per tirare w 42. Lo cela il baro w 43. Dispari in ombre w 45. Uruguay e Malta

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La soluzione del Concorso apparso il 25 novembre è: RIPARARE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Paula Storni 6953 Lugaggia Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti! 43



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