Ticino7

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sette domande

Mario Botta: ferie? No, meglio lavorare

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numero 35 / 26 agosto 2016 / con programmi radio & tv dal 28 agosto al 3 settembre

reportage

Quelle Mini che fanno sbandare

42 sette continenti

Che spettacolo la Vallemaggia

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qui comando io Dalla famiglia alla scuola crescono sempre più esigenti. Anche in Ticino sono ormai i «bambini imperatori» corriere del ticino / la regione w chf 3.–


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Sommario

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storia di copertina

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06 COVER STORY piCCOli impERaTORi di Marco Jeitziner

ticino e non solo

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12 TEndEnzE il SapERE in Spalla, ECO E... SOSTEnibilE a cura della Redazione 13 SETTE SEgRETi COmE STudiaRE di Daniele Bernardi

protagonisti

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14 SETTE dOmandE maRiO bOTTa di Stefania Briccola 16 ORE SETTE di Matteo Aroldi

radio e tv

17 dadOmEniCa28agOSTO aSabaTO3SETTEmbRE

Scopri la programmazione settimanale completa in ticino e in europa di tv e radio per rimanere sempre informato e non perdere i tuoi programmi preferiti.

il pEnSiERO dElla SETTimana

Non andare sempre fino in fondo, c’è tanto in mezzo (Elias Canetti)

come dove quando

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info in grafica quanti ragazzi praticano attività fisica almeno una volta alla settimanainunclubsportivo? SviZZero tedeSChi

41 SORpRESE magnifiCO 7 di Alba Minadeo 42 REpORTagE quEllE mini ChE Ti fannO SbandaRE di Giancarlo Fornasier

romaNdi

45 SETTE TRuCChi labbRa: ECCO i maTTE a cura della Redazione 46 SETTE COnTinEnTi paRadiSi in VallEmaggia a cura della Redazione 48 TEndEnzE la lEggEnda dEl COCCOdRillO di Marisa Gorza 50 SETTE ingREdiEnTi un dOlCE pER il CuORE di Eleonora Postizzi 52 SpiRiTi libERi TREnTaTRé giRi di ROSSO di Fabio Martini 53 l’ESTaTE STa finEndO. ma il gElaTO nO a cura della Redazione

tiCiNeSi

65%

69%

relax

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54 STEllE & CuRiOSiTÀ aSTROpaRadE di Betty l’OggETTO a cura della Redazione iSTRuziOni pER l’uSO di Walter Mariotti 55 giOCa (E VinCi) COn TiCinO7 il CRuCiVERba

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ticino7

diretto da paride pelli CoNLaCoNSULeNZadi Waltermariotti redattore reSPoNSaBiLe fabiomartini Coredattore giancarlofornasier ProGetto GraFiCo Elena montobbio GraFiCa Robertodrestie deborahVaccaro Sito weB www.ticino7.ch

una nuova avventura Il Ticino e il «7» al centro di tutto di Paride Pelli Ticino7 cambia e si rinnova. Nella veste grafica, nei contenuti, nel logo. Una piccola grande rivoluzione per proporre un settimanale al passo con i tempi, che parli a tutte le fasce d’età e alle famiglie e sia il complemento ideale della proposta dei quotidiani Corriere del Ticino e La Regione, con i quali viene distribuito il venerdì. Il nuovo Ticino7 approfondisce trend e storie del territorio, coniugando tradizioni locali e temi internazionali legati agli stili di vita. Un cambiamento che si manifesta già dalla storia di copertina, che analizza un tema forte d’attualità relativo alla trasformazione di società e cultura nel ventunesimo secolo. Ma Ticino7, il nuovo Ticino7, è anche personaggi, luoghi, tendenze, eventi, ricette, moda, relax. E tanto altro. Una ricca offerta di articoli – alcuni leggeri e ironici – declinata attorno al 7, il numero perfetto per questo magazine che continua a offrire un importante servizio ai lettori con le sue pagine di programmi radiotelevisivi, sempre utili malgrado l’avanzata della tecnologia. E proprio la parte riservata ai palinsesti è stata rinforzata e impreziosita con una copertina ad hoc che propone ora una «rivista nella rivista». Più in generale, il cambiamento estetico rende la lettura più agile, con elementi grafici e tabelle che facilitano la comprensione dei testi. L’obiettivo è che i componenti della famiglia, a turno, vadano a curiosare tra le pagine per scoprire, settimana dopo settimana, una nuova rivista in cui, l’avete capito, il Ticino e il 7 sono al centro di tutto. 5


Storia di copertina

Piccoli

imperatori

In una società improntata al consumo, alla sicurezza e alla competizione i bambini crescono sempre più viziati ed esigenti. E i genitori tendono ad assecondarne i desideri e a organizzare il loro tempo libero. Una trasformazione sociale ed educativa o un’allarmante sindrome per gli esperti? Scrive Marco Jeitziner

L

i chiamano «bambini imperatori», nei paesi anglofoni pampered child o Me Me Me Generation. Sono i pargoli che sembrano conoscere solo le due famose parole, «io voglio», con cui esigono, reclamano e, se non soddisfatti, scatenano sceneggiate e capricci a non finire che irritano i genitori (e non solo), che spesso non sanno più come raccapezzarsi. Per molti studiosi è una vera e propria sindrome. Negli Stati Uniti è stato coniato un aggettivo che ormai dilaga nei media: si parla di bambini affetti da affluence, cioè l’acronimo di affluent (ricco) e di un vero virus, quello dell’influenza (influence). Madri e padri si fanno in quattro per esaudire le richieste dei «piccoli re» e delle «principessine» acquistando loro oggetti alla moda, oppure aiutandoli a svolgere cose che potrebbero benissimo compiere da soli. Si corre qua e là per acquistare il paio di scarpe o la borsetta firmate, si regalano aggeggi elettronici diventati ormai status symbol, i genitori ubbidiscono alla figlia e la iscrivono a danza perché in TV il ballo è di moda, oppure a calcio perché quello dei calciatori è divenuto un modello da seguire. Inoltre quante volte capita di vedere per strada il genitore chino ad allacciare le scarpe al bambino? O a chiudergli la cerniera 6

MICRO tIRannI, Ma al CIneMa caro diario

Il tema della dittatura dei bambini (dei figli unici in particolare) è ironicamente ma efficacemente rappresentato da Nanni Moretti in uno dei suoi film più famosi, Caro Diario, del 1993. Nel divertente episodio girato alle Isole Eolie, il regista e attore della pellicola premiata a Cannes visita un’isola, Salina, dove i bambini comandano, dominano, imperano. I genitori non solo non riescono a esercitare l’autorità parentale, ma vengono schiavizzati dai piccoli tiranni, che affossano regolarmente l’idea di un fratellino (per la delusione di mamma e papà, che volevano un secondogenito ma devono rinunciarvi senza l’approvazione divina) e rendono impossibili le comunicazioni telefoniche tra adulti: gli apparecchi di casa sono infatti costantemente sorvegliati e chiunque chiami è costretto a rimanere per ore incollato alla cornetta e imitare, sino allo sfinimento, i versi degli animali. Un’allegoria sulle assurdità educative sempre attuale e che anche oggi ci fa piangere dal ridere.

della giacchetta nuova? Sono questi, dicono gli esperti, atteggiamenti educativi di genitori eccessivamente indulgenti, permissivi, premurosi, che possono rivelarsi un’arma a doppio taglio. Dagli aDulti poca autocritica Quanto sia diffuso il fenomeno in Ticino è difficile dirlo, ma è certamente presente. Per esempio, la scorsa primavera era ritornato il dibattito sul cosiddetto «ceffone educativo», pratica alquanto diffusa un tempo ma oggi controversa, se non addirittura tabù. Nel nostro cantone alcuni articoli di stampa fecero parecchio discutere la generazione di adulti e genitori. «Era il tempo degli anni sessanta», affermava una donna in un blog, «ai figli si insegnava che non tutto era dovuto, non eravamo messi sotto una campana di vetro. Invece ora si vedono sempre più genitori nevrotici succubi della figliolanza». Un’altra signora le fece eco sostenendo che «oggigiorno vedo una Lugano in cui vivono tanti giovani così maleducati e bambini capricciosi (…). Credo che oltre all’educazione ricevuta in casa la colpa sia della società odierna». «Tutti sempre angelici, poi a un anno gli date l’iPad, a due o tre hanno tutti il tablet, a sette il telefonino e internet a disposizione», criticava un signore. Un altro rimpian-


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ge i tempi andati, perché senza schiaffi «avremo bambini ancora più maleducati, viziati e arroganti di quello che sono già ora. Ai nostri tempi bisognava rigare dritto». Ma tant’è, serve a poco rimpiangere il passato quando, come si dice, il latte è già stato ampiamente versato. Che fare allora? Si può parlare di «troppo amore» o anche questo è un approccio sbagliato? Di chi è la «colpa» e, soprattutto, si può rimediare e come?

dino con lo shopping grazie alla generosa paghetta, o che a un rifiuto rispondano con una crisi isterica, che manchino di empatia verso gli altri o, ancor più grave, abbiano difficoltà ad arrangiarsi. Secondo la psicologa americana Maggie

Una qUestione di priorità Una prima distinzione, suggeriscono gli esperti, va fatta già con la parola «viziare». Infatti si può viziare un bambino ricoprendolo di oggetti, quindi attraverso il consumismo, oppure con le emozioni e quindi le parole, magari lodandolo di continuo, dicendogli sempre di sì, imponendo poche regole, organizzandogli gli spazi di tempo o privandolo di libertà, facendogli trovare sempre la proverbiale «pappa pronta». Non c’è poi da stupirsi, dicono gli esperti, se quando provano rabbia, frustrazione o delusione rime-

I lieti eventi in Ticino nel 2015. È stato il terzo anno consecutivo in cui siè registrata una lieve crescita delle nascite nella popolazione ticinese, che va comunque inserita in un contesto caratterizzato da tempo da una fecondità molto bassa (nel 2014, al momento l’ultimo dato disponibile, l’indice di fecondità era stato di 1,41 figli per donna).

Mamen, autrice del libro Le regole che fanno crescere (Piemme, 2009), in pratica «viviamo in una società che ruota attorno ai bambini, in cui i loro desideri e le loro richieste hanno priorità rispetto all’armonia coniugale o familiare,

UNA SOCIETÀ COMPLESSA: ECCO I NUMErI

2.957

31,9

L’età media delle madri alla nascita del primo figlio. Le mamme svizzere partoriscono il primo figlio, oggi come cinquant’anni fa, a un’età

superiore rispetto alle mamme straniere, ma negli ultimi due decenni la differenza si è notevolmente ridotta ed è ora di soli 0,3 anni.

1.719

I bambini nati da mamme svizzere nel 2015: poiché le donne elvetiche sono più numerose di quelle straniere, il loro contributo alla natalità è risultato maggiore. I bambini nati da mamme straniere lo scorso anno sono stati 1.238. La maggior parte delle nascite avviene all’interno di coppie sposate (72,8%). Seguono quelle dove la madre è nubile (23,3%). Nel restante 3,8% dei casi la madre è o vedova o divorziata. 7


Storia di copertina

CHE FARE?

il tempo libeRo? media e amici

Poiché gli adulti regolano la gran parte delle giornate dei bambini (a scuola, nello sport e in altre situazioni) è importante sapere come impiegano il loro tempo libero. In Svizzera il settore è poco studiato, ma alcune ricerche forniscono qualche dato. Per esempio nel 2005 un rapporto federale faceva una premessa importante riguardo i cosiddetti «tempi morti»: «Già all’età di 4-5 anni hanno bisogno di tempo per sé, senza essere costantemente sorvegliati» si legge, e «la noia e le ore sprecate «inutilmente» hanno anch’esse valore pedagogico». Nel 2014 da uno studio nazionale che aveva interpellato 400 giovani ticinesi (12-15enni) risulta che il tempo libero si divide essenzialmente tra l’usare i media (cellulare e computer con cui chattare, inviare foto, filmati agli amici), e di fatto «incontrare gli amici». Altre attività sono «fare sport», «rilassarsi», «stare coi propri animali domestici», «fare musica» e «stare in famiglia». Circa l’uso dei media un altro studio del 2014 precisa che gli 11-15enni trascorrono in media più di 7 ore al giorno nel tempo libero davanti a uno schermo.

Rampolli nei collegi ovattati

alle considerazioni di natura economica, all’equilibrio stesso della coppia, alla semplice cortesia, al tranquillo divertimento, al rispetto e al buon senso. E così i bambini non imparano strategie attive o creative per risolvere i problemi, non imparano a essere resilienti e responsabili, né a costruire una gamma di risorse interiori per gestire stress, perdita, fallimento o delusioni. In altre parole, crescono viziati». Colpa dei genitori? Ne abbiamo parlato anche con uno psicologo ticinese, Luigi Gianini, che chiarisce: «Parlerei piuttosto di bambini succubi di atteggiamenti genitoriali 8

vizianti», ci dice, «e quindi generatori di uno stato di eccessiva dipendenza. Il bambino non nasce “viziato” ma lo diventa a causa del modello educativo che riceve. Ciò è dovuto a un atteggiamento genitoriale troppo accudente che impedisce l’autoresponsabilizzazione, il processo di acquisizione della sicurezza di sé, quindi permane uno stato di dipendenza dai genitori». «Si assiste così», continua lo psicologo, «al mancato confronto col concetto di rischio, lo si sopprime e si sviluppa una sorta di “attaccamento insicuro”, impedendo l’attivazione di atteggiamenti che promuovono in noi la capacità adattiva alla vita. Al contrario, il fatto di non avere tutto

Si può «viziare» un bambino offrendogli le migliori scuole private? Oppure chi le frequenta si può definire «viziato»? Nelle prestigiose scuole private svizzere, alcune tra le più rinomate e costose al mondo, sono passati alunni certamente un po’ fuori dal comune. Prendiamo il collegio Le Rosey a Rolle, nel canton Vaud. Vi hanno studiato, tra gli altri, i principi Ranieri di Monaco e Vittorio ed Emanuele di Savoia, l’Aga Khan Karim e diverse personalità europee di sangue blu, Sean Lennon (figlio di John e Yoko Ono), i figli di Elizabeth Taylor, le figlie di Diana Ross e tutta la prole delle dinastie americane più importanti (Rothschild, Rockefeller, ecc.). Nel canton Zugo c’è per esempio l’istituto Montana Zugerberg dove hanno studiato l’attuale segretario di stato americano John Kerry, il figlio del fondatore della Swatch Nikolas Hayek Jr., il regista svizzero Marc Forster. E in Ticino? Due istituti di un certo rango fanno bella figura nel mondo dei collegi privati: la Scuola americana in Svizzera (Tasis) di Montagnola e il Collegio Papio di Ascona.


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pronto aumenta la capacità di adattamento di fronte alle incognite, agli imprevisti della vita, alla ricerca di soluzioni di fronte a situazioni aperte e non predefinite». Persino la creatività ne guadagna, perché quando si ha troppo o si è sempre riveriti, vengono a mancare gli stimoli del doversi e sapersi arrangiare, inventando, provando, semplicemente ragionando. I bambini viziati sarebbero dunque il risultato di un’educazione sbagliata e di obiettivi (o priorità) mal posti in famiglia e nella società? I vantaggI del «no» Secondo alcuni bisognerebbe preoccuparsi maggiormente della faccenda, perché un bambino viziato può diventare anche violento, coinvolgendo tutta una rete di servizi e istituzioni che vanno ben oltre la famiglia e la scuola, come gli ospedali, i tribunali, generando quindi ulteriori costi alla collettività. Per questo persino l’Associazione svizzera degli infermieri, sezione Ticino, nel suo periodico si è occupato del tema. «I bambini viziati e quelli con carenze affettive», si legge, «giungono agli stessi atti di violenza. Infatti, più i genitori sono assenti, più si colpe-

Un bambino viziato può diventare anche violento, coinvolgendo tutta una rete di servizi e istituzioni che vanno ben oltre la famiglia e la scuola volizzano, più diventano permissivi, acquistano loro degli oggetti o gli aumentano la paghetta, più i giovani diventano esigenti e onnipotenti, più le tensioni crescono e inizia l’escalation dell’aggressività». Ciò non significa ovviamente che i bambini viziati sviluppino per forza atteggiamenti violenti, ma che un’educazione che contempla anche la dimensione del «no», del rifiuto e della privazione, dando le dovute spiegazioni e aiutando il bambino a ragionare, è molto più utile per «imparare a soffrire», una componente fondamentale della crescita in una società complessa come la nostra. Come usCIrne? Ai genitori la Mamen suggerisce che «possiamo davvero essere più struttu-

rati e avere maggiore controllo sui nostri figli senza diventare necessariamente autoritari, a patto di continuare a offrire lorol’ambienteattentodicuihannobisogno». Proprio come nel film Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato in cui i bambini viziati non arrivano tanto lontani, anche i genitori troppo indulgenti rischiano di tirarsi la zappa sui piedi. «C’è chi lo fa perché è ansioso, o perché ha acquisito lui stesso un’educazione molto improntata sul materialismo, oppure c’è un meccanismo di iper-compensazione in chi ha avuto poco e vuole dare tutto», spiega dal canto suo Gianini. Quali i consigli allora? «Nell’apprendimento bisogna accompagnare, responsabilizzare sistematicamente, evitare di fare al posto del bambino quello che riesce a fare da solo. Bisogna lasciarlo sperimentare, proteggendolo tuttavia quando non è preparato a rischi eventuali, senza far mancare le dovute precauzioni oggettive in cui è necessaria una sorta di coaching, cioè un accompagnamento sufficiente per proteggerlo affinché riesca a districarsi nelle situazioni non definite». Tuo figlio è un «piccolo imperatore»? Dì la tua sulla pagina Facebook di Ticino7

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Nella fascia di età che intercorre fra i 6 e i 16 anni, i nostri figli risultano tra i meno attivi. Lo indica il recente rapporto federale «Schlussbericht zur SOPHYA Studie» che ha coinvolto 1320 giovani, di cui 149 ticinesi. A cura di Marco Jeitziner ed Elena Montobbio

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Ticino e non solo

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tendenze

Il sapere in spalla, eco e... sostenibile La cartella di cuoio è un ricordo lontano. Oggi, il trasporto del materiale scolastico è affidato a tecnologici e variopinti zainetti, realizzati sempre nel pieno rispetto dell’ambiente proposte di Seven garantiscono due possibili utilizzi: zaino sganciabile dal carrello oppure trolley con spallacci a scomparsa totale nello schienale. Sono presenti anche inserti rifrangenti per una protezione a 360°.

L’inizio della scuola è alle porte e i genitori si stanno dando da fare per soddisfare le esigenze che l’impegno scolastico dei nostri figli richiede. E non si tratta solo di dotare i cuccioli delle indispensabili attrezzature – zainetti, quaderni, astucci, penne e pastelli – ma anche di soddisfare i loro personalissimi gusti, tenendo al contempo conto della qualità dei materiali, della loro funzionalità e, oggi più che mai, della loro ecosostenibilità. Cosa scegliere dunque per assicurare loro il meglio assecondando le insindacabili esigenze estetiche? Per tutte le età Partiamo dai più piccini, spesso i più esigenti. EcoGear, con la linea EcoZoo, propone una serie di zainetti in materiale naturale (tela di canapa e co12

tone biologici con rifiniture in plastica da riciclo e chiusure in legno, senza coloranti chimici o PVC) a forma di panda, elefante, cagnolino e porcellino, divertenti e capienti. Per i più grandicelli EcoGear offre zaini ben concepiti in termini di spazio e distribuzione con le medesime caratteristiche sia in termini di struttura che di materiali. Anche SwissGear propone un’ampia scelta di zainetti di elevata qualità costruttiva e basati sulla combinazione di quattro concetti principali: sostenibilità ambientale, design moderno, eccellente funzionalità e praticità d’uso. Infine, estremamente evoluti, soprattutto per i ragazzi che devono compiere tratti a piedi, gli zainetti proposti da Seven, Invicta e Nike con manico estensibile e rotelle. In particolare, le

l’ambiente nello zaino E i quaderni? Prodotti fino a pochi anni fa con pura cellulosa vergine, costosa e assai poco eco, oggi le proposte «green» non si contano… Dalla Alfabet, cartoleria ecologica on line dove si trova veramente di tutto, alla storica Pigna che ha ottenuto la certificazione «Forest Stewardship Council»: il legno utilizzato per la produzione della carta Pigna proviene infatti da foreste gestite secondo criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. scrivere naturale Le penne Corvino Bio della Universal sono in materiale bioplastico, ricavato dall’amido di mais, completamente biodegradabile e compostabile, non impattano sull’ambiente e soprattutto non rilasciano sostanze nocive… anche se masticate. Per quanto concerne evidenziatori, pennarelli e bianchetti sono strumenti normalmente utilizzati a scuola ma possono rappresentare una fonte di inquinamento per l’ambiente, dato che contengono elevate quantità di solventi. Da maneggiare con attenzione. t7

EcoZoo

Linea integralmente eco/bio dedicata ai più piccini, con zainetti ispirati agli animali più amati: dal panda all’elefante, dal cagnolino al porcellino.

SwiSSgEar

Uno zainetto professional e di elevata qualità costruttiva destinato a studenti che non amano i fronzoli ma l’efficienza e una perfetta organizzazione degli interni. Dispone di uno spazio protetto per riporre il proprio portatile.

SEVEN

Uno zainetto estremamente versatile che può essere portato sulle spalle o trasformarsi in un comodo trolley a seconda delle esigenze e del percorso da compiere da casa a scuola.

iNVicTa

Marchio storico del settore, si è sempre distinto per l’originalità del design e delle scelte cromatiche. Doppio scomparto interno, fondo rigido preformato, e spallacci a scomparsa per uso zaino.


ticino7

Ticino e non solo

sette segreti

Fatti, non parole n. 62

Come studiare Pensate sia difficile? Falso. Basta sviluppare la concentrazione e darsi un metodo e il gioco è fatto, in barba ai secchioni. Scrive Daniele Bernardi 3 scRIvERE: tra gli strumenti che paiono mettere d’accordo tutti, troviamo quello, imprescindibile, della scrittura. La fisicità del redigere imprime con più forza nella memoria. Brenno Bernardi, per molti anni docente di filosofia nei licei, consiglia di «sintetizzare i contenuti dei libri a margine della pagina». Altri, preferiscono riportare direttamente su carta ciò che è necessario apprendere. In un suo recente intervento a Chiassoletteraria, il professore e cantautore Roberto Vecchioni ha ricordato ai presenti le origini della parola «studio». Il termine deriva dal latino stŭdĭum che, tra le altre cose, significa anche «amore», «ardore». Il legame è significativo: l’amore, contrariamente al mero innamoramento o all’infatuazione, implica impegno e dedizione. Sotto questo aspetto, quindi, lo studio, che spesso e volentieri costa fatica e frustrazione, può essere visto come una vera e propria «palestra affettiva». Interpellando alcuni addetti ai lavori (insegnanti e didatti) abbiamo stilato sette regole, o suggerimenti, che potrebbero essere d’aiuto a chi si accinge a chinare il capo sui libri.

1 RIPETERE: la regola principe è quella della ripetizione. La quotidianità e, di conseguenza, il rigore e una certa ritualità sono indispensabili alla concentrazione. Dedicare ogni giorno, dandosi orari e scadenze, un tempo allo studio è quindi fondamentale. 2 EssERE cosTanTI: la costanza deve essere accompagnata da cura, chiarezza e precisione. Ciascuno, in fondo, è artefice della propria «estetica dello studio». Il grande attore giapponese Yoshi Oida consigliava ai propri alunni di pulire lo spazio di lavoro, prima di mettersi all’opera.

4 collEgaRE: altra considerazione interessante viene da Igor Vazzaz, critico impegnato nella didattica riguardante il teatro e le arti performative: «pensare sempre, in modo aperto, cercando di percepire profondamente i legami, possibili e impossibili, tra tutte le cose che possiamo dire di sapere, non avendo paura di suggerire parentele, parallelismi, prossimità e distanze». 5 sTaccaRE: se è bene cadenzare il

La famiglia sempre al primo posto. I nostri vitelli Natura Beef crescono liberi nei pascoli, in compagnia della madre e della mandria. E questo è solo un esempio degli elevati standard che applichiamo da oltre 35 anni. Il nostro impegno come pionieri dell’allevamento rispettoso della specie ci ha resi il n. 1 in Svizzera per il benessere degli animali secondo la Protezione svizzera degli animali PSA. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDQztQQAOqtlCw8AAAA=</wm>

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fatti-non-parole.ch

lavoro con la regolarità, al contempo è importante «staccare e fare altro se le cose non ti entrano in testa». Andrea Bianchetti, docente di italiano, sottolinea quanto sia giusto «non affannarsi e agitarsi. Fare altro». Andrea Macchi, ricercatore e docente in Fisica presso l’Università di Pisa, consiglia addirittura di «non studiare il giorno precedente agli esami».

6 confRonTaRsI: il confronto con gli altri è utile. Studiare in gruppo (scegliendo bene i propri compagni) consente di mettersi alla prova, oltre a disporre a un diverso tipo di ascolto. 7 amaRE: infine, vale ancora il monito di Roberto Vecchioni: è bene studiare ciò che si ama – quel che appassiona e rende desiderosi di apprendere. Se questo verrà a noia (come spesso accade), starà a noi trovare il modo di non cedere e rinnovare il fuoco sopito. 13


Protagonisti

ticino7

sette domande

Mario Botta

Alle vacanze preferisco il lavoro, ma soprattutto odio le cravatte 1 Architetto Botta, perché ha deciso di vivere in Ticino e non altrove? È più facile e appagante poter lavorare dove sono nato poiché sento di agire in un contesto che oggi manca alla cultura globale. Non è più questione di distanze geografiche da colmare. La grande differenza è che nella vecchia cultura europea viviamo, magari inconsciamente, un territorio dove tutto è memoria. Qui esistono gli anticorpi necessari a se stessi e si ritrova la propria identità. A Mendrisio ho coltivato affetti familiari e amicizie e non vedo perché dovrei vivere a Roma, Parigi o a New York… Realizzo i miei progetti in Cina o in Corea perché l’architetto oggi è cittadino del mondo e usa il disegno che va oltre le frontiere. Il luogo condiziona la vita dell’uomo. Carlo Dossi in Note Azzurre scriveva che «il carattere dominante delle architetture è dato dal contesto che colpisce l’occhio dell’artista». 2 È cresciuto in una zona di confine. Quale senso ha per lei la frontiera? Da ragazzo l’ho avvertita come un limite geografico e politico. Oggi invece le zone di frontiera rappresentano una grande opportunità perché sono più sensibili rispetto alle enormi trasformazioni in corso. Il problema non è più con il tuo vicino, ma con le grandi emigrazioni. Considero l’incontro con l’altro un’opportunità. Sto lavorando in Cina anche se non so parlare il cinese. La globalizzazione ha certamente portato vantaggi ma anche dei limiti. È difficile comprendere un’offerta sterminata. Ho vissuto fino ad ora senza mai andare al supermercato che è una discarca di oggetti così come lo è il mondo virtuale per le informazioni.

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il personaggio

Mario Botta, classe 1943, è un architetto glocal, che realizza opere in tutto il mondo, ma vive e lavora a Mendrisio. Non riesce a separarsi dalla matita e dal Ticino. Con la sua terra ha un legame profondo e le sue opere sono ispirate al contesto di un paesaggio unico. Mario Botta non fa mistero di amare il suo paese natale, dove ha fondato l’Accademia di Architettura. Un personaggio internazionale che vive in mezzo alla sua gente, parlando in momò, e interessandosi del territorio. 3 Che importanza hanno assunto le donne nella sua vita? Sono cresciuto in una famiglia matriarcale che è stata una scuola di vita straordinaria. Non riesco a immaginare una comunità senza le donne. Ascolto più volentieri il loro parere che non quello degli uomini. La mia migliore consigliera è ancora mia moglie che è severissima, ma fidata. Lei ha una pietas straordinaria. 4 Che voto si dà come padre? Sei più. Mi sono dedicato molto al lavoro anche perché sapevo che mia moglie stava crescendo i nostri figli ed erano in buone mani. Non credo di essere severo perché non sono mai stato in grado di sgridare un bambino. Quel poco che ho dato ai miei figli l’ho trasmesso con l’esempio. Quando c’è un rapporto di affetto profondo le parole sono un po’ inutili, mentre contano i comportamenti. Le cose più importanti sono quelle che non si dicono. 5 Che rapporto ha con il tempo libero? Non ho tempo libero perché questo presuppone l’idea del lavoro schiavo piuttosto che di una passione come nel

mio caso. È una vita che lavoro con furore e non me ne pento. Innanzitutto è appagante, poi è un modo per aiutare gli altri, come diceva mia madre che veniva da una cultura povera e contadina. In genere, dormo otto ore al giorno e nel tempo che resta progetto, disegno, leggo, scrivo. Non ho mai fatto le vacanze se non per qualche giorno quando avevo 16 anni… L’idea di staccare dall’impegno costante non fa per me. Il lavoro include tutto. È una macchina straordinaria di gioie, dolori, preoccupazioni. È il vivere. Quando hai la fortuna di fare quello che ti appassiona che bisogno hai di andare in vacanza, sdraiarti di fronte al mare o di staccare la spina, come si usa dire… Come vive la notorietà? Non si è indifferenti alla notorietà o meglio al consenso, che ogni tanto c’è, ma è anche controbilanciato da critiche furenti. Forse sono noto nel mio paese, ma quando sono all’estero spesso non sanno chi io sia. 6

Questioni di stile. Perché non indossa mai la cravatta? La cravatta mi dà fastidio. Amo i colli alla coreana perché sono un dettaglio d’abbigliamento passe-partout che mi permette di andare così vestito a La Scala, al bar o a una conferenza. Sono essenziale e se posso eliminare qualche indumento, lo faccio volentieri. Porto spesso la sciarpa per non indossare il cappotto. Devo potermi muovere con agilità. Poi quando ti accorgi di avere dimenticato il cappotto più volte vuol dire che non ne senti la necessità. 7

Intervista di Stefania Briccola Foto di ©Alessandro Crinari/CdT


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Protagonisti

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ore sette

lido di lugano, ore 7 e ore 19 di lunedĂŹ 25 luglio 2016.

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Foto di Matteo Aroldi


Come dove quando

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SorpreSe NUMeroLoGIA Corrispondenze magiche

Magnifico 7 Secondo la biologia, le cellule dell’organismo ogni sette anni si rinnovano. Anche il nostro magazine segue la stessa misteriosa legge. Scrive Alba Minadeo Allo scadere di ogni settennio il nostro corpo muta. A parte le cellule nervose – le stesse dalla nascita – il resto si rinnova completamente. Ma perché proprio sette anni? Molte scuole di pensiero, come quella pitagorica, hanno rilevato che i cicli della natura seguono spesso la legge del sette (detta anche dell’ottava). Persino Ticino7 è legato al ritmo ebdomadario (dal latino ebdòmada, gruppo di sette giorni), visto che esce ogni settimana con un nuovo numero. Per di più, lo scorso aprile, è entrato nel suo ottavo anno dall’ultimo rilancio del 2008. E così, dopo un settennio, in modo del tutto naturale, cambia veste grafica e contenuti, ma sempre con il suo inserto centrale dedicato ai palinsesti televisivi. Numero eSoTerICo L’uomo ha bisogno di una scansione temporale. Per questo, i babilonesi divisero il mese in periodi di sette giorni, in connessione con le fasi lunari. Poi, i greci associarono ogni giorno a uno dei sette pianeti del sistema solare. I romani adottarono lo stesso sistema e in seguito anche le popolazioni germaniche. Così, il lunedì prende il nome dalla Luna (dies lunae, in latino, o Monday, in anglosassone), martedì da Marte (dies marti o

Thursday, da Thor, il Marte nordico), mercoledì da Mercurio (dies mercuri o Wednesday, da Wodan, Odino), giovedì da Giove (dies iovis), venerdì da Venere (dies veneris o Friday, da Frija, la sposa di Wodan), sabato da Saturno (dies saturni o Saturday, mentre l’italiano viene dall’ebraico sabbat, giorno di riposo) e Domenica dal Sole (dies solis o Sunday). Ogni dì ha il suo carattere: lunedì non è molto amato. Di martedì, si pongono le basi per importanti azioni future. Mercoledì è il giorno ideale per la comunicazione. Giovedì, per organizzare feste e stipulare affari. Venerdì armonizza tutta la settimana. Il sabato chiude con il dovere e apre al relax. Infine, la domenica è il giorno della meditazione e della contemplazione. Sette sono poi i colori dello spettro cromatico anch’essi associati ai pianeti; sette le note musicali, i metalli, gli organi del corpo e anche i cereali, tutti in correlazione con il cosmo oppure i sette plessi che corrispondono ai sette chakra. Sette i peccati capitali, le meraviglie del mondo, le stelle dell’Orsa, i colli di Roma. E poi, la leggenda dei sette dormienti, i bracci della Menorah ebraica, I sette a Tebe, i sette sapienti, i sette re di Roma, i sette Samurai, i sette settenni di Rudolf Steiner.

Il sette è indubbiamente un numero ricco di corrispondenze – a volte magiche, altre esoteriche – a partire dall’Antico Testamento, dove rappresenta la completezza: anche il libro biblico dell’Apocalisse di Giovanni è imperniato su questo numero. Come i sette sacramenti, i sette dolori di Maria e le sette gioie della Vergine, le sette virtù, i sette doni dello Spirito Santo, le sette Chiese di Roma. Insomma, ci sono argomenti almeno sette volte per sette settimane, ovvero quasi un anno, ma anche settanta volte sette, cioè per i prossimi sette anni e oltre. Quindi, non perdete nessun articolo: il nome della rivista è ancora Ticino7, ma ora con nuovi contenuti e uno spirito completamente rinnovato.

Biancaneve & co.

La fiaba di Biancaneve appartiene alla tradizione popolare europea ma furono quei geniacci dei Grimm, in pieno Romanticismo, a darle la forma che tutti conosciamo. Poi è venuto Walt Disney che per il suo primo lungometraggio animato, prodotto dalla RKO Radio Pictures nel 1937, si ispirò alla fiaba tedesca. Un successo mondiale dovuto anche alla sapiente caratterizzazione dei personaggi, in primis i fantastici sette nani. Chi ricorda i loro nomi? Vi aiutiamo noi. Il capo è Dotto, erudito e pomposo; poi è il turno di Brontolo, pessimista ma previdente; quindi Gongolo, gioioso e spensierato; Pisolo, stanchino e laconico; Mammolo, timido e perennemente imbarazzato; Eolo, dagli starnuti epici e infine Cucciolo, il più amato da grandi e piccini. Un 7 indimenticabile... 41


Reportage

Quelle Mini

che ti fanno sbandare «Dio fece il gatto perché l’uomo potesse avere il piacere di coccolare la tigre», scrisse il canadese Robertson Davis. Un paragone che potrebbe spiegare, almeno in parte, il successo che da oltre 15 anni sta riscuotendo lo storico marchio inglese, oggi della BMW. Un’auto dalla personalità camaleontica, molto amata dal pubblico femminile. Scrive Giancarlo Fornasier

S

econdo alcuni la Mini piace alle donne per lo stesso motivo per cui alla maggior parte del pubblico femminile piacciono le piccole borse, quelle che possono contenere giusto le chiavi di casa, il cellulare, la carta di credito e una manciata di monetine per le urgenze. Una sintesi convincente che unisce non solo la comodità delle cose «piccole e leggere» (come può essere una pochette), ma anche stile, personalizzazione, capacità di trasformarsi, identificazione nell’oggetto che si possiede e si indossa. Un rifugio per piccoli segreti personali, minima appariscenza e ostentazione della bellezza «al punto giusto», maneggevolezza, comodità nell’aprire, chiudere e tenere sotto controllo i propri effetti personali. Come una piccola utilitaria, come una Mini. QUINDICI aNNI DI sUCCessI In ambito automobilistico anche le donne hanno esigenze precise e preferenze, è chiaro a tutti: il vecchio adagio «tanto

va sempre bene... basta che l’auto funzioni» appartiene alla notte dei tempi e le case automobilistiche lo sanno bene. Molto bene. Nata alla fine degli anni cinquanta e rilevata nel 2001 dal gruppo tedesco BMW, la Mini di oggi – giunta alla sua terza incarnazione – non è certo quella degli albori. Ma «Mini» era allora e in qualche modo Mini è rimasta oggi. Almeno nell’immaginario di tutti, visto che i modelli nelle concessionarie si sono moltiplicati e le porte da tre (portellone posteriore incluso) sono diventate cinque o sei (come nel caso delle Clubman). Ma le più vendute rimangono certo le classiche compatte con i sedili ribaltabili che – come per l’altra Mini, quella che cattura gli sguardi dell’universo maschile, e non solo... – fa sentire una donna accattivante, sexy e leggera. Se la Mini fosse un animale sarebbe certo un gatto: sornione e dal movimento sensuale, ma pronto a estrarre gli artigli. Scattante, capace di cogliere sfide, personali e professionali: tutto quello che si chiede a una donna moderna, no?

elegaNte aNChe al volaNte Le donne alla guida non rinunciano all’eleganza, e soprattutto ai tacchi. Secondo un’indagine elaborata dalla compagnia assicurativa Direct Line, quasi la metà di loro (49%) indossa i tacchi anche al volante; il 36% delle neo-patentate guida invece con le scarpe da ginnastica e il 32% si porta in auto il classico «ricambio». Le donne utilizzano maggiormente l’auto per recarsi al lavoro (lo fa il 63%, contro il 58% degli uomini). 42

preferIta Dalle parIgINe Secondo la giornalista francese AnneCharlotte Laugier ( journaldesfemmes. com e twitter.com/charlottevolant) la Mini sarebbe tra le poche vetture, assieme a Fiat 500, Citroen DS3, Nissan Juke e la recentissima Porsche Macan, in grado di «faire craquer les femmes»: «È l’auto preferita dalle parigine» perché una volta dietro a quel volante sono certe di non aver commesso il classico passo falso (in fatto di stile). «Potendola accessoriare all’infinito, le ragazze possono ritrovare perfino il colore della loro borsetta sulla carrozzeria e sul cruscotto (…) In più, «la Mini garantisce loro una montagna di amiche e amici». faNtastICa CompagNa DI vIaggIo Dunja, 37 anni, creativa, grafica, viticoltrice (e neo mamma da pochi mesi) è alla guida di una Mini Cooper D dal lontano 2008: «Credo che a quel tempo fosse una vera novità avere una Cooper diesel. La mia è la classica tre porte, è bianca con tetto e specchietti neri, decorata con le classiche due strisce nere sul cofano. L’ho scelta con il pacchetto “Sport” e ha gli interni in pelle e stoffa, neri e bianchi. Dimenticavo: ha il tettuccio panoramico!». Dunja non sa bene che cosa l’ha spinta a scegliere la sua Mini… «Sinceramente non mi ricordo, di sicuro perché è bella e divertente da guidare. L’ho presa nuova e ammetto che sono soldi ben spesi... Per rendere l’idea di quanto è divertente e rilassante da guidare vi bastino una paio di cifre: 8 anni e 180mila chilometri». Mini, un’auto solo per donne? «Secondo me l’unica caratteristica femminile è che è un’auto piccola, niente di più. Trovo che sia una auto unisex. Il mio compagno, per esempio, aveva dei pregiudizi: diceva che era un’auto da donne, ma poi si è pienamente ricreduto». Piccola, ma versatile… «Con la mia Mini non ho mai avuto problemi di spazio» continua la nostra grafica: «L’ho sempre caricata all’inverosimile e anche con un bebè ci sta ancora tutto. Trovo sia un’auto sicura ma scattante. La sua agilità e stabilità mi hanno permesso in passato di evitare anche qualche incidente». Insomma, sarà anche «Mini» ma certo non è un’auto come le altre. E, so-


ticino7

personalità & auto La vanitosa Questa donna è la classica fashion victim, sbarazzina ma sofisticata. Sempre con l’ultima rivista di moda sul comodino o nell’elegante borsa, non la vedrai mai e poi mai con un ciuffo fuori posto. Lei ha bisogno di un’auto che sia un fashion statement, senza perdere quel tocco femminile e grazioso. La vintage La ragazza vecchio stile, che non ha mai perso quel gusto per i bei tempi andati, che ama passare le giornate ai mercatini dell’usato. Lei cerca una vettura con un design senza tempo, la cui eleganza non ha età. La Mini Cooper, sia quella classica d’epoca che il nuovo modello, sono molto probabilmente già nei suoi sogni da tempo. La superimpegnata Una donna seria e professionale, la cui vita è interamente inglobata dal lavoro e dagli impegni. Meeting, incontri, viaggi di lavoro, trucco al volante e cambio di vestito al volo, le serve un’auto che riesca ad offrirle il giusto equilibrio tra comodità, spazio ed efficienza, senza rinunciare all’immagine. La sportiva iperattiva La donna che non si ferma un solo istante: palestra, jogging, piscina, un po’ di riposo e pronta a ricominciare. La sua auto la deve rispecchiare: grintosa, forte, con un grande sprint. La pigra A lei essere sempre la più bella, la più affascinante e la più interessante poco importa: lei ama la comodità. È la tipa che va al supermercato in pigiama e sceglie le vacanze all-inclusive. La viaggiatrice avventurosa Al contrario della pigra, per questa donna la vita va vissuta ogni singolo istante. Il mondo non ha limiti, e lei nemmeno se li pone.

che cosa vogliono le donne? Che cosa cercano le donne patentate in un’automobile? Il portale venuscomms.com ci viene in aiuto. Si va dall’abitacolo spazioso, accogliente e personalizzato alla perfetta visibilità e il tetto apribile; ma l’auto deve inoltre essere «green», avere comandi intuitivi sulla plancia, la funzione di parcheggio assistito e l’apertura delle porte senza chiave… Ma sopra ogni cosa, la possibilità di disporre di un comodo porta bevande!

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Reportage

ticino7

Sarà anche “Mini” ma certo non è un’auto come le altre. E soprattutto, non solo per donne...

prattutto, non è detto che sia solo per le donne come molti amanti (uomini) delle John Cooper Works più potenti sanno. Ma questa è una verità che dovete tenere solo per voi... Una Mini non basta! Anche Daniela, 33 anni, esperta di comunicazione visiva e grafica indipendente, guida una Mini da qualche anno: «Ho una Cooper tre porte del 2009, un modello intermedio tra la “One” e la “S”. È argento con tetto e specchi neri… Non l’ho personalizzata troppo perché mi piace l’idea che l’auto non sia troppo riconoscibile quando è parcheggiata. Ma è la mia seconda casa, dove tengo un po’ di tutto». Una Mini «per caso» o amore a prima vista? «La Mini mi è subito piaciuta» confessa Daniela, «inizialmente per il fattore estetico, grazioso e accomodante. Poi è la seconda Mini che possiedo... L’ho presa perché è comoda per le sue dimensioni ridotte che mi facilitano la guida nelle manovre e nella ricerca dei parcheggi. Ma avendo un motore BMW resta scattante in città, ai semafori, alle preselezioni e quindi è anche più sicura. Ha un ottimo sistema di frenata e con le dimensioni ridotte la macchina si ferma subito! Anche in autostrada l’auto risulta più stabile rispetto ad altre utilitarie che, mi dicono, vibrano parecchio…Inoltre le Mini hanno un’estetica accattivante e ogni dettaglio e molto curato». Insomma, un’auto perfetta? «Beh, il difetto come sempre c’è ed è il prezzo, sia delle auto nuove sia dei pezzi di ricambio. Ma ormai si sa che la qualità si paga». A Daniela la Mini piace così tanto che l’ha pure cambiata… con un’altra Mini: «Il primo modello che avevo l’ho venduto perché l’auto era di seconda mano e aveva ormai tanti chilometri sulle spalle. Pensate che era la prima serie della new Mini. Quella che ho oggi ha qualche optional in più e soprattutto molti chilometri in meno. Una volta che la guidi è difficile tornare a un’altra auto: infatti ho deciso di tenere questa fino a quando ce la farà. Poi vedrò che cosa offrirà il mercato, naturalmente della Mini: magari una 5 porte, visto che nella vita le esigenze cambiano...». 44

Le aLtre auto preferite daLLe donne (in ordine aLfabetico) Citroën C3 Varie versioni, colori sgargianti e tipicamente femminili spesso «in contrasto», dimensioni ridotte: una classica vettura per giovani donne. Fiat 500 Complice la sua storia e il fascino glamour, ha tutte le caratteristiche per essere prettamente femminile. Fiat Panda Un classico dello stile urbano made in Italy sin dalla sua nascita: moltissime versioni, molti colori, motori economici. Vincente.

I COLORI pRefeRItI DaGLI SVIZZeRI iL nero non traMonta Mai

Circa un quarto delle automobili in vendita nel portale online AutoScout24.ch è di colore nero. E anche lo scorso anno il nero si attestava come la tonalità esterna più comune e più ricercata. Il colore influenza anche il valore di rivendita dei veicoli, con nero e bianco che dominano incontrastati. rosso 6%

altri 17%

blu 6%

Lancia Y Già con la Y10 la vocazione era fortemente femminile, poi negli ultimi anni alcune versioni sono state prettamente dedicate al mondo rosa (come dimostrano i colori a disposizione). Mercedes Classe A La prima serie ha conquistato fette di mercato quasi impensabili, quella odierna è certo più maschile e sportiva. Nissan Juke SUV agile, dal design fortemente accattivante, con armonia tra parti arrotondate e spigolose e colori brillanti e forti. Non solo per «giovani donne amanti dell’avventura», ma anche per loro, visto il successo... Smart Un classico come le nostre strade confermano, anche nella nuova versione. Auto ridotta ai minimi, agile, con pochi problemi di parcheggio. Al suo pari, anche la Peugeot 108, la VW Lupo e le «sorelline» Citroën C1 e Toyota Aygo. Toyota Yaris È tra le più desiderata dalle donne; forse per la sua praticità e per la sua divisione interna degli spazi. Comoda ed estremamente affidabile, come da tradizione giapponese.

nero 41%

bianco 30%

autoMobiLe & faMigLia: quanto pesa L’opinione feMMiniLe? Secondo il portale femminile Heels & Wheels, negli Stati Uniti le donne avrebbero ben l’80% di influenza nella scelta dell’auto da acquistare per la famiglia. Il 62% degli acquisti di veicoli nuovi viene fatto da donne, per la considerevole cifra di 5000 miliardi di dollari di potere d’acquisto. Ecco in parte spiegato perché nelle pubblicità l’armonia familiare e il potere femminile sono tra i messaggi più veicolati.


ticino7

Come dove quando

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sette trucchi

Labbra: ecco i Matte

in seguito a carenza di biotina.

Se non volete abbinare il vostro rossetto al colore dell’auto, ecco 7 ispirazioni dalle passerelle (e dai red carpet) Difficile immaginare prodotti di bellezza tanto amati quanto i rossetti. Ogni donna ha il suo: c’è chi ne possiede decine, di colori e consistenze diverse, chi non si stacca dal preferito, chi segue le tendenze stagionali. Nel dubbio, ecco alcuni suggerimenti.

1 VINOROSSO: addioburgundy, le nuance tornano quelle accese del vino novello. Con una sola attenzione: se il vostro sorriso non è bianchissimo, optate per un rossetto con pigmenti blu o viola. 2 VAMPIRO: portate all’estre-

mo, il pigmento viola diventa prugna e dona un’allure molto Twilight. Perfetta se l’incarnato è chiarissimo.

3 ROSSO CLASSICO: sta bene

a tutte le carnagioni, rende speciale anche la tuta da ginnastica e, soprattutto, dona personalità. Un grande classico appunto.

stagioni & tonalità Non passa mai di moda, è simbolo di femminilità ed emancipazione. Non solo, è spesso una cartina di tornasole, perché, dicono gli studi scientifici (e la quotidianità), attrae gli uomini come poche altre cose. Un tempo si preferivano nuance più arancioni per le stagioni calde, ora non è più così. Ma attenzione, occhio sempre alla tonalità, che deve sposarsi alla perfezione con incarnato e colori di occhi e capelli... Insomma, non tutte possono osare il rosso lampone oppure il rosso corallo.

4 MARRONE ANNI ’90: non ci avreste scommesso, vero? E invece sì, le tonalità mattone anni novanta sono davvero tornate. Nel nome di serie TV di tendenza come Beverly Hills 90210… 5 MALVA: per coloro che non lo sapessero è una tonalità del viola che sta fra il lilla e il lavanda. Ideale per chi volesse osare con un look gotico, ma senza cadere nel lato oscuro della forza. 6 MELONE: l’unico caso in cui la frutta va bene anche fuori stagione. Certo, non starà benissimo a tutte ma se abbinato a un look sixties è una vera chicca!

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7 FROSTY NUDE: è un modo alternativo per indicare le tonalità naturali ma con una texture shimmer. In questo modo, anche chi ha le labbra sottili potrà avere un effetto plump alla Kylie Jenner. t7

che bocca vuoi

Colori e texture creano illusioni ottiche capaci di cambiare l’aspetto della bocca. Per quelle più sottili meglio i colori pastello e naturali, lucidi o semi-lucidi. Chi invece ha labbra più carnose tenda a non metterle troppo in risalto: meglio colori scuri, come il bordeaux, il geranio oppure i colori spenti.

Si prega di leggere il foglietto illustrativo. Disponibile nelle farmacie e drogherie. Biomed AG, 8600 Dübendorf © Biomed AG. 03.2016. All rights reserved.


Ticino e non solo

sette continenti

Altro che Tropici

Tutto il fascino della Vallemaggia

L

a chiamano «la valle magica» e, in particolare nella stagione estiva, mai definizione è stata più azzeccata. Sarà per quel verde intenso della sua vegetazione rigogliosa (e un bosco che avanza e riconquista quello che l’uomo gli ha sottratto in passato), sarà per quell’architettura in pietra e legno, piccoli nuclei e paesini da libro delle favole, sarà soprattutto per la presenza dell’omonimo meraviglioso fiume. La Vallemaggia è la valle più estesa del Ticino. È stata modellata proprio dall’acqua dell’omonimo fiume: un «animale» la cui portata può passare in pochi minuti da una decina di m3/s a oltre 4mila in caso di forti piogge e alluvioni. Inutile dire che il fiume in piena rappresenta uno spettacolo a sé, in grado di travolgere ogni cosa… Un pericolo sempre ben segnalato lungo i suoi argini.

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TorrenTi e piscine naTurali Le valli laterali (Bavona, Lavizzara e Rovana) sono i gioielli di una corona contrassegnata da montagne spettacolari che sfidano escursionisti e buoni camminatori e, grazie a piccoli affluenti e torrenti, in grado di regalare cadute d’acqua e cascate memorabili. Se la Maggia si presenta con un letto ampio e caratterizzato da un continuo dialogo tra acqua, rocce, sassi levigati e sabbia che creano piscine naturali e spiagge conosciute in tutta la Svizzera (e all’estero), le sue cascate sono un spettacolo naturale assai apprezzato da chi cerca relax, refrigerio e fuga dal caos di lidi e bagni pubblici. Tra le più note e fotografate c’è quella di Foroglio. Merito del Calnegia a Puntid, un corso d’acqua che lassù, sopra la cascata, si muove tra il granito e lo lavora con certosina pa-

zienza da migliaia d’anni… Poi il vuoto e un volo giù, sino alle case che le danno le spalle quasi per proteggersi dalla sua nuvola d’acqua. La Cascata Grande di Bignasco deve invece ringraziare il piccolo Lago di Chignolasc (a quasi 2000 m di altezza) nell’omonima valle laterale. Quattro chilometri di percorso, 1500 m di dislivello tra una natura selvaggia e aspra, che terminano, dopo la cascata, in un piccolo lago. Il Ri Alto (Ri Elt) scorre invece in una valletta tra la Val Savinera e la Valle di Foioi in Bavona. A secco per gran parte dell’anno, le sue acque fanno un salto di circa 130 metri, tra i più alti in Ticino. Ma meglio non trovarsi da quelle parti dopo un temporale estivo: la natura, si sa, spesso non perdona. Un viaggio a cura della Redazione Foto di ©Ti-Press/Samuel Golay


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sette salti da primato 1. La cascata più alta del Ticino

Le cascate del gruppo di Santa Petronilla a Biasca sono le più alte (e visibili) del cantone. Come ricorda il giornalista efotoreporterLucaBettosiniin unarticolo apparso sul periodico Vivere la montagna (marzo 2013), essa prende il nome dall’omonima valle dove scorre un torrente, «il Ri della Froda, lungo poco più di 4000 metri (...). Su una distanza orizzontale di 3500 m percorre un dislivello di 1800 m. In questa sua ripidissima discesa si esibisce in una decina di cascate tra cui la Froda Longa di piú di 100 m (...) lassù a metà montagna tra il Pizzo Magn (2329 m) e la Cima di Biasca (2574 m)». «Le acque della cascata, dopo essersi calmate nel laghetto ai piedi della Froda Longa, continuano la loro corsa tra le rocce delle due montagne, formando altre cascate prima di passare sotto il Ponte di Santa Petronilla, incrociarsi in una doppia cascata e scomparire dietro la Stazione delle FFS»... in una sorta di pietroso catino molto meno scenografico di ciò che gli sta sopra.

2. La singola più alta in Svizzera

Nel 2006 Christian Schwick e Florian Spichtig hanno pubblicato un volume dove catalogano 129 cascate svizzere. Dall’alto dei suoi 305 m (ovvero il secondo dei tre salti), quella di Seerenbach nella zona del Walensee è la cascata singola più alta di tutta la Svizzera. A causa della difficoltà per accedervi nessuno prima di loro aveva mai misurato questo secondo salto: fino ad allora infatti si pensava che la più alta fosse la cascata di Staubbach nell’Oberland bernese.

3. Attrazioni elvetiche

La cascata del Reno a Neuhausen ha un salto di soli 23 metri ma è la più ammirata della Confederazione con circa 1,5 milioni di visitatori l’anno. Seguono le Engstligenfälle (370 m) ad Adelboden, la Staubbachfall (297 m) a Lauterbrunnen.

4. Primati mondiali...

Salto Angel (Venezuela) è la più alta del globo con i suoi 979 metri. Troviamo poi la Tugela Fall (Sud Africa; 948 m) e le Cataratas las Tres Hermanas (Perù; 914 m).

5. ... ed europei

La più alta cascata presente nel Vecchio Continente si trova in Norvegia, a Vinnufossen (860 m).

6. Quanta acqua!

Le Inga Falls sul fiume Congo sono le più grandi per volume d’acqua (in media 42.476 m³/s): sono alte 96 m e lunghe ben 15 km. In senso orario: la Cascata Grande di Bignasco, un tuffo nella cascata del Salto a Maggia (conosciuta anche come «Pozzaccio») e in basso, una famiglia si rinfresca sempre a Bignasco.

7. Le cascate del Niagara

Le più famose del mondo hanno un salto di soli 52 m. 47


Come dove quando

Tendenze

La leggenda del coccodrillo È ORIGINALE? 7 mOdI pER cApIRLO 1. Il logo

Dal tennis alla mitica polo in piqué di cotone, storia di un marchio per gentiluomini. Scrive Marisa Gorza

Il coccodrillo è cucito sempre con filo di Nylon e non di cotone: il filo si vede spuntare dalla bocca dell’animale. Quello vero è di colore verde scuro, mai chiaro, e le linee sono ben nette e pulite. La coda, inoltre, punta verso l’alto e non si arrotonda mai. Anche la collocazione del coccodrillo rivela molto sull’autenticità della polo. Quella originale ha il logo a sinistra cucito al di sotto dell’ultimo bottone ma al di sopra dell’ultima cucitura.

2. La targhetta

In basso a sinistra si trova la targhetta grigio argento Devanlay che non solo identifica il tipo di tintura speciale con la quale viene fissato il colore ma è anche il nome dell’unico licenziatario della Lacoste.

3. L’etichetta

Anche l’etichetta riportata dietro la nuca dice molto. Su questa linguetta dovrete vedere lo stemma, la scritta Lacoste, la taglia rossa in numero. C’è un’altra linguetta sotto sulla quale sono riportati i Paesi di progettazione e il numero seriale. Inoltre, l’etichetta di cartone può rivelare, in certi casi, se è una polo originale o falsa dalle scritte riportate: se sono ben marcate è originale; se sono sbiadite, beh... è contraffatta.

4. I bottoni

I bottoni sono rigorosamente in madreperla: essendo questo un prodotto naturale, due bottoni non saranno mai uguali, rendendo unico ciascun capo d’abbigliamento. I bottoni inoltre sono privi di qualsiasi logo o incisione e vengono applicati a mano, uno ad uno. Attenzione: tutti hanno il bordo leggermente rialzato. Se sono piatti, avete scoperto un falso.

5. Gli spacchi

La polo presenta due spacchetti inferiori e all’interno è presente una fettuccia di rinforzo in pura seta, per le cuciture superiori.

6. I colori

La colorazione è molto resistente ai lavaggi. Per conservare meglio i capi, inoltre, si raccomanda la stiratura degli stessi sul rovescio.

7. Le taglie

La taglia è quasi sempre indicata da un numero (2, 3, 4, 5 e così via per l’uomo e 34, 36, 38, eccetera per la donna) e non da abbreviazionicomeS,M,L,XL. 48

S

guscia lento e guardingo nella palude e con scatti imprevedibili inarca la terribile coda. Abile e furbacchione si mimetizza acquattato immobile sotto le acque fangose per poi ricomparire fulmineo spalancando le enormi mascelle e... zac: ingoia in un boccone il povero airone. Si cambia scenario: siamo nel 1925. Una

pallina candida solca l’aria sorvolando un campo di terra rossa, ed ecco che si scontra con una vigorosa racchettata: tuuum bump! René Lacoste ha appena inscenato una delle sue “finte” sornione, che si conclude con un inesorabile colpaccio da maestro. Lo slam è tutto suo, anzi vince in singolare il Trofeo di Wimbledon.


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da tennis a parte, era (è mancato nel 1996 a 92 anni) un gentiluomo dall’animo e dai gesti garbati. Così la fresca e pratica polo non solo diviene la sua eponima ma la pietra angolare di un impero. In breve, la collaborazione tra lo sportivo diventato leggenda e Andrè Giller, industriale esperto di maglieria, dà vita alla produzione in serie. E per la prima volta un marchio, un logo simbolo di una maison, cioè il coccodrillo, è ben visibile all’esterno di un indumento... Ed è subito firma.

Sempre negli anni ’20, quattro francesi giocatori di tennis, Borotra, Brugnon, Cochet e Lacoste (chiamati les mousquetaires) battono gli americani nella finale della Coppa Davis e si portano il trofeo in patria. Per cinque anni consecutivi il quartetto sorprende il mondo dello sport con memorabili successi, ma a stupire è soprattutto René. Difatti Lacoste è soprannominato Le crocodile per quel gioco astuto da fondo campo simile al potente inarco della coda del rettile, per la tenacia di non mollare mai la presa e per quei rovesci da paura. Lacoste è un acuto osservatore. Il suo allenamento include lo studio dell’avversario e se lo scaltro rettile sa tendere alle vittime trappole ingegnose e pazienti, egli prende fitti appunti con un’indagine tattica e costante. Ma c’è pure un altro aneddoto che accosta il mitico tennista all’alligatore. Recatosi a Boston per la semifinale contro l’Australia, mentre è in giro per la città vede in una vetrina un borsone in pelle di cocco (perfetto per riporvi le racchette) che suscita la sua ammirazione, tant’è che il capitano della squadra Pierre Gillou glielo regala. Da quell’accessorio il campione non si separerà mai più. nascita di un brand Lacoste non soltanto abbraccia divertito il soprannome, ma l’amico Robert George disegna per lui un alligatore con le fauci spalancate che subito appare ricamato sul suo blazer bianco da competizione, quale simbolo fortunato. Nasce così un personalissimo brand prima ancora di essere creato. Appena venticinquenne, il campione lascia l’agonismo, ma curioso e appas-

sionato sportivo, continua a pensare a come migliorare il gioco del tennis e al comfort del tennista. Tra le sue idee più brillanti c’è una macchina sputa-palle e la racchetta d’acciaio capace di assorbire le vibrazioni. Ma la sua invenzione più celebrata rimane la maglietta a polo in piqué di cotone, dalle maniche corte (ai tempi i giocatori portavano camicie a manica lunga dai polsini abbottonati), leggermente più lunga nella parte posteriore per essere ben rimboccata. Dettaglio irrinunciabile: il piccolo coccodrillo verde applicato all’altezza del cuore. Non un feroce caimano, ma un coccodrilletto tenero e simpatico che pare uscito da un cartoon. Va precisato che René, determinazione sul campo

i numeri di lacoste creazione: 1933 fondatori: René Lacoste e andRé GiLLieR sede sociale: PaRiGi, FRancia impiegati: 10miLa in 114 Paesi cifra d’affari: 1,8 miLiaRdi di euRo il mercato: ITALIA E CINA 6% FRANCIA 9%

sTATI uNITI 15%

REsTO DEL MONDO 60%

dalla polo alla moda a tutto tondo Nel 1933 nasce la polo L.12.12, un codice non casuale che rimarrà impresso nella storia del costume: L per Lacoste; 1 per la materia prima, cioè il cotone petit piqué; 2 specifica il modello a due maniche corte; 12 il numero del modello selezionato, ricavato anche dai 1200 punti di ricamo necessari per dar vita al cocco-dandy, oggi applicato a caldo su ogni articolo. E se il prototipo della chemise era di colore bianco, via, via la palette comprenderà ben 40 sfumature a stagione. Il successo planetario giunge con gli anni ’60, quando i capi sportivi escono dal loro mondo ristretto e inventano il genere informale e disinvolto. Nel frattempo, il brand diventa una casa di moda con una vasta produzione di abbigliamento e accessori per uomo, donna e bambino. Corredato pure dalla fragranza omonima che sottolinea uno stile unico, sciolto ed elegante nel contempo. arriVa l’autunno dall’allurE FrancEsE Il tema dell’inizio stagione gioca la doppia vita dell’eleganza sportiva abbinata all’urban chic. Femminilità alla francese garantita da una silhouette composta da gonnella in maglia a righe tennis nei toni del verde e del blu che, unita alla camicetta, crea l’illusione ottica di un abito intero. La sottana si può indossare pure con un maglioncino dai bordi rigati dove appare un coccodrillo ricamato per un simpatico omaggio alla storia del brand. Poi una morbida giacchetta e in seguito un lungo e lineare cappotto double sono perfetti per scaldare le brezze dell’autunno inoltrato. Anche per lui la sobrietà dei colori tradizionali del tennis con intense sfumature di blue, bordeaux, grigio e verde. Per gli impegni cittadini, vissuti con il massimo comfort, è giusto lo stile minimale di un giubbotto modello teddy in calda lana grigia da abbinare alla polo nelle storiche righe verdone profilate di nero e indossata con i pantaloni chino. Coniugando la tradizione e uno sguardo al trend, il blazer color navy con l’alligatore appostato sul taschino richiama quello sfoggiato sul campo da René Lacoste. 49


Come dove quando

sette ingredienti

Un dolce per il cuore Un «must» della pasticceria casalinga, in cui si miscelano piccoli segreti tramandati di generazione in generazione. Resta però un classico a cui pochi sanno resistere e che può essere reinterpretato con fantasia in ogni stagione. Cucina Eleonora Postizzi

siasi versione si decida di cucinarla, il piacere di condividerla. E la migliore crostata è, in ogni caso, sempre quella dell’infanzia, dei ricordi. Quella che malgrado tu abbia la stessa ricetta non verrà mai ugualmente buona. «Sarà il burro, non è più come una volta», si obietta. «Le galline non sono più quelle del pollaio». O ancora: «La farina ha una struttura diversa». Già, come quelle di una volta non se ne sono più viste né gustate, di crostate. Almeno, non in casa mia. E dire che di impegno per emularle ce ne metto, e tanto! Ma forse è giusto così, un po’ come per i bei ricordi. Ci si ricama sopra, si crea una storia, si assaporano momenti di gioia e spensieratezza infantile. Beh, consoliamoci, forse un giorno i bambini di oggi ripenseranno alle nostre crostate e nel replicarle penseranno «buone come quelle mangiate da piccolo, proprio non ce n’è».

A

lzi la mano chi non ama la crostata. Visto? Impossibile! Sarà che ricorda la tradizione, le feste in famiglia, le domeniche a pranzo dai nonni, le estati in montagna o la vicina di casa che la offriva a mezzo quartiere. Ognuno ha i suoi ricordi. Chi la fa rigorosamente di marmellata e guai a cambiare gusto, perché se non è di albicocche, chi la mangia?

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Una ricetta creativa Ci sono poi i fantasisti, quelli che ogni volta la preparano in maniera diversa, cambiano la disposizione della frolla; da grata a cuori o da listarelle a foglioline sul bordo; chi utilizza una farina integrale, chi fa la frolla con tanto burro, chi invece opta per l’olio. Ci sono poi le versioni vegane, quelle senza zucchero o, ancora, senza glutine. Resta, in qual-

Un po’ di storia Pellegrino Artusi, che per la preparazione della crostata proponeva tre diverse ricette per la pasta frolla, sosteneva, con un certo ardimento per i tempi, che alla ricetta «occorre abbandonarsi come a un amante». E la crostata non fa certo eccezione. La sua storia affonda nei secoli e una preparazione analoga a base di pasta frolla pare fosse già nota a Venezia, subito dopo l’anno mille, quando si cominciò a utilizzare lo zucchero che giungeva dall’Oriente. Probabilmente la prima ricetta codificata risale al periodo tardo medievale – una fase di grande rinascita per la cucina grazie al fiorire delle corti nobiliari in Italia e in tutta Europa –, inserita da Guillame Tirel, detto Taillevent e cuoco di corte di Carlo V e Carlo VI, nel suo noto manoscritto Le Viandier. In seguito, anche lo Scappi e lo Stefani, suggerirono ulteriori varianti e soluzioni. Il resto è merito delle nostre nonne e bisnonne...


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TIPO DI RICETTA TEMPO:30 MINUTI DI PREPARAZIONE <15 MINUTI DI RIPOSO < 25 MINUTI DI COTTURA DIFFICOLTÀ: BASSA

GLI INGREDIENTI

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PER UNA TEGLIA DA 24526 CM 300 G DI FARINA 00 120 G DI ZUCCHERO 160 G DI BURRO 1 PIZZICO DI SALE 1 PUNTA DI COLTELLO DI SEMI DI VANIGLIA 1 UOVO E 1 TUORLO 15 FRAGOLE FRESCHE 3<4 CUCCHIAI DI MARMELLATA DI FRAGOLE

COME SI FA 1 In una ciotola (o direttamente nell’impastatrice) lavorare la farina con lo zucchero, il pizzico di sale, i semi di vaniglia e il burro fino a ottenere un composto sabbioso. Aggiungere quindi l’uovo e il tuorlo, lavorare velocemente fino ad avere una massa liscia e omogenea. Attenzione a non lavorare troppo l’impasto!

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2-3 Stendere l’impasto allo spessore di mezzo centimetro su pochissima farina fino a ottenere le dimensioni della teglia prescelta (che andrà precedentemente imburrata e infarinata). Tenere da parte la pasta che avanza, che servirà per i cuori. Con l’aiuto del mattarello posizionare la frolla sulla teglia, bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta. Mettere in frigorifero per almeno 15 minuti. Preparare le fragole, lavandole e privandole della parte verde, quindi tagliarle a cubetti. 4-5-6 Stendere la rimanente pasta sempre a mezzo centimetro di spessore e ricavare dei cuori (o delle stelle, o delle listarelle).Disporre la marmellata sul fondo della torta, coprire con le fragole precedentemente tagliate. Posizionare i cuori su tutta la superficie della torta (se si vuole una superficie «senza sbavature» sovrapporre i cuori per non lasciare spazi). 7 Cuocere in forno preriscaldato a 180 °C per 20-30 minuti: alla fine deve risultare dorata. Far raffreddare e servire.

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È possibile sostituire le fragole con lamponi o con altra frutta di stagione. Utilizzare in questo caso la base per una normale crostata di marmellata. 51


Spiriti liberi

33 giri di rosso Abbinare musicisti rock a vini italiani di eccellenza: un’idea geniale ma anche un percorso sensoriale che invita a vivere esperienze straordinarie. Scrive Fabio Martini Forse qualcuno obietterà, ritenendo che la musica più amata nel corso degli ultimi settant’anni si sposi meglio con «nettari» alcolici come il whisky, il bourbon o la birra. Ma per Maurizio Pratelli, giornalista e critico musicale, solo la complessità di un buon vino, prodotto da chi è animato dalla passione e da uno certo spirito di follia, merita di essere accostata a quei musicisti, non sempre noti ai

più, che hanno reso universale la musica rock. Un’idea che lo ha spinto a scrivere un libro originale, se non geniale: Vini e vinili, 33 giri di rosso (Arcana, 2014) non intreccia solo due grandi passioni dell’autore ma dà vita a un percorso di conoscenza e approfondimento sensoriale e spirituale sorprendente (che altro dire quando si tratta di eccellente musica e ottimi vini?). Da nord a sud (vengono prese in

UNA DIBATTUTA QUESTIONE DI TAPPI La querelle è aperta da tempo e divide sia gli appassionati di vino sia gli stessi produttori: tappi di sughero o di silicone? Di sughero o di metallo? E in quest’ultimo caso, a vite o a corona? Al di là di ogni polemica, vale sempre la pena affidarsi alla regola del buon senso: per i vini di pregio destinati a un processo di invecchiamento in bottiglia il sughero di qualità rappresenta l’unica vera soluzione; al contrario, i tappi sintetici o in metallo possono essere perfetti per vini d’annata da consumarsi entro il breve periodo (18/20 mesi).

esame solo bottiglie italiane), i 33 vini rossi – scelti fra produttori che hanno optato per l’autenticità, al di fuori di modeetendenze,deiveriepropri «Tom Waits del vino», come li definisce Pratelli –, vengono associati ad altrettante figure della storia del rock. Qualche esempio? Il Bellotti Rosso, un ottimo vino piemontese che nasce da uve dolcetto e barbera, si sposa a uno dei più magici singers irlandesi, Glen Hansard; al Granato di Foradori, un Teroldego morbido e profondo, l’autore accosta l’intramontabile e raffinatissima Joni Mitchell; il Tenores di Dettori, un vino potente ed elegante, ci accompagna all’ascolto di Nick Drake, uno dei meglio custoditi segreti della musica folk-rock. E poi altre suggestioni, altri vini, altri suoni, conosciuti e sconosciuti ma tutti da scoprire e/o riscoprire, con pacatezza, senza urgenza, perché il vino, come la musica, esige tempo, dedizione, amore ed esperienza.

ELEGANZA TICINESE E se tentassimo con un vino ticinese? Merlot a parte, mettiamoci un po’ in gioco. Prima scelta per chi scrive, bianchista convinto, è certamente il Granito, prodotto da Agriloro SA di Genestrerio e ottenuto da uve chardonnay, sauvignon bianco, pinot bianco e pinot grigio vinificate separatamente in barriques e unite con sapienza. Una bottiglia importante da abbinare a un ascolto di alto livello: e quale musica, meglio di quella del leggendario David Bowie, il Duca Bianco, può essere accostata a questo vino complesso, elegante e armonicamente aromatico? 52

NON SOLO NOTE: UN LUNGO VIAGGIO SENZA RITORNO

La passione per il vino ha travolto numerose personalità del rock e della musica pop. Se star di prima grandezza – si pensi a Sting, a Jim Kerr, dei Simple Minds, o a Mick Hucknall, già leader dei Simply Red che in Italia hanno dato vita a rinomate produzioni vinicole –, riempiono da anni le pagine dei giornali con la loro segreta vocazione, molti altri hanno seguito il loro esempio, spesso con esiti sorprendenti. Les Claypool (nella foto), formidabile bassista dei Primus, band californiana di crossover, produce con la sua CC Pachiderm un notevole pinot nero e un rosé a base grenache con, ovviamente, elefanti viola e ornitorinchi rosa sulle etichette. Dave Matthews, leader della omonima band, con la sua cantina, The Dreaming Tree, dal nome di una delle sue canzoni più conosciute, propone classici californiani come chardonnay, cabernet sauvignon, merlot e zinfandel. E non dimentichiamo Maynard James Keenan, mentore della band progressive Tool, che, divenuto produttore in Arizona, produce il Judith, da uve di tempranillo e cabernet sauvignon. Il vino, dedicato alla madre scomparsa anni fa, ha addirittura battuto, in una degustazione, svariati vini europei. Lunga vita al rock…


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L’estate sta finendo, ma il gelato no 8

Come si legge

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7

Miliardi di franchi 2010

2015

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3 6

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2020

4

Miliardi di franchi 2015 2010 2020

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Un dolce per l’estate? Forse un tempo. Oggi il gelato si è del tutto affrancato dalla stagionalità per divenire un prodotto all season a livello globale (si veda info in grafica relativa ai consumi mondiali). A questa rivoluzione hanno contribuito i mastri gelatai e le nuove tendenze alimentari che spingono verso l’elaborazione di nuovi gusti ottenuti spesso coniugando ingredienti diversi e non di rado sorprendenti. Gli esempi sono svariati: dal gelato al vino passito a quello ottenuto intersecando aromi come rucola, caffè e arachidi; dal gelato alla patata a quello, molto di moda per l’elevato contenuto di antiossidanti, al melograno. Con ingredienti tutti rigorosamente bio. E ai più ghiotti ricordiamo lo Sherbeth Festival, manifestazione internazionale del gelato artigianale che si apre a Palermo il 29 settembre fino al 2 ottobre. t7

2

10

1. Stati Uniti 2. Cina 3. Giappone 4. Brasile 5. Regno Unito

6. Russia 7. Venezuela 8. Corea del Sud 9. Turchia 10. India

Fonte: Eurisko/Bernabei

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I Nostrani del Ticino sono la riscoperta dei sapori locali e provengono esclusivamente da aziende ticinesi che ne garantiscono la qualità, la freschezza e la genuinità. Oltre 300 tipicità della nostra regione che rappresentano il nostro impegno concreto nel sostenere agricoltori, allevatori e produttori alimentari ticinesi.

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Relax

stelle & CURIOsItÀ l’oggetto La matita

Astroparade

di Betty

Toro, Vergine e Leone salgono sul podio in questa settimana di fine agosto. Capricorno soffre le pene d’amore, ma non deve affatto cedere, così come Gemelli, quasi diabolico, ma passerà...

In passato la si è chiamata anche lapis, un termine che deriva dal latino e che si riferisce a una particolare pietra un tempo usata per scrivere. Ma se la nascita della matita è legata alla scoperta del minerale di grafite, avvenuta in Inghilterra alla metà del cinquecento, a ideare il bastoncino di legno, per lo più di cedro californiano, di sezione circolare o esagonale con inserita l’anima di grafite, furono due italiani, Simonio e Lyndiana Bernacotti. Un piccolo e comune oggetto che raccoglie in sé un potere straordinario: è uno strumento veloce di scrittura, e quindi di sapere e conoscenza (non dimentichiamo le parole di Giovanni Evangelista, «in principio era il verbo»); è anche perfetto per disegnare e quindi, se si possiedono le capacità, produrre autentica arte; ciò che si scrive con la matita si può cancellare con la gomma e quindi modificare, a rammentarci, come ha scritto Paulo Coelho, che «correggere un’azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia». Per grandi e piccini la matita – quella colorata in particolare – è dunque un mezzo di espressione e di rappresentazione del mondo e dei nostri sogni. E a riguardo noi svizzeri abbiamo fatto la nostra parte: non sono forse proprio i Caran D’Ache of Switzerland le più famose matite colorate al mondo?

IstRUzIOnI peR l’UsO Sette consigli per tornare dalle vacanze di Walter Mariotti

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1

toro

Un magico ritmo vi conduce verso una fine del mese entusiasmante. Siete di fronte a una porta che avete l’opportunità di aprire: decidetevi. Del resto, «la vita è troppo breve per prendersela per uno stupido errore», diceva Andy Warhol. Sfavillanti di incontri le giornate comprese tra il 28 e il 29 agosto.

2

vErGINE

Le giornate del 28 e del 29 sono da tenere in considerazione: potrete avere l’opportunità di fare incontri e amicizie interessanti. Del resto non si pensa mai agli amici che ancora dobbiamo conoscere... I nati in settembre stiano attenti a non compiere errori di valutazione. Piccole trasgressioni in agguato.

3

LEoNE

Con Marte e Saturno in trigono i nati nel segno ruggente stanno per entrare in una fase assai vivace della loro vita. Non sciupate il tempo: è la sostanza dell’esistenza e conservate il cuore un po’ più tenero della testa. Il 31 i nati nella terza decade potranno affrontare una circostanza del tutto inaspettata.

4 acquario

5 capricorno

6 scorpione

7 cancro

8 bilancia

9 ariete

10 sagittario

11 pesci

12 gemelli

Le giornate del 30 e 31 agosto potrebbero segnare una sorta di spartiacque. A fine mese la vostra ottava casa solare sarà infatti interessata dai numerosi transiti di pianeti. Situazione dinamica e in divenire. Progetti a lungo termine.

Calma, calma, calma… cercate di controllare le ansie soprattutto fra il 28 e il 29, quando la Luna solcherà il segno, amplificando emotività e sensazioni. Non spaventatevi: è l’occasione per sviscerare le zone d’ombra del vostro essere. Idealisti come sempre e ancora di più dal 28. Ma senza dimenticare il motto di Carl Schurz: «gli ideali sono similiallestelle: non liraggiungiamo mai,ma come i marinai durante la navigazione, è in base ad essi che tracciamo il percorso».

1. Cercare di convincere il concierge con ogni mezzo che c’è un tremendo equivoco. Siete arrivati domenica, non sabato. 2. Se non ci casca, dare la colpa a internet. Nove su dieci funziona. 3. Se non funziona, inscenare una piazzata.

«Il gran desiderio d’un cuore inquieto è di possedere interminabilmente la creatura che ama, o di poterla immergere, quando sia venuto il tempo dell’assenza, in un sonno senza sogni che non possa aver termine», ha scritto Albert Camus. Un giorno a John Lennon, ai tempi in cui andava a scuola, chiesero cosa volesse diventare da grande. Lui rispose: “felice”. Gli dissero che non aveva capito l’esercizio e lui rispose che erano loro a non aver compreso la vita. Un bel po’ di confusione… Mercurio, venere e Giove incidono. Un passaggio delicato che potrebbe trasformarsi in maremoto con risultati imprevedibili. Che fare? Datevi una direzione, altrimenti nessun vento è buono.

Si risparmia sempre la mancia e a volte si ottiene anche un voucher. 4. Evitare l’autostrada, ma soprattutto le fermate in autogrill. Aumentano la nostalgia, sono costose e il cibo può appesantire. 5. Viaggiare di notte. Non per

L’astrologo non giudica. Caso mai compara le energie presenti in un tema in funzione della loro assonanza. Possedete gli strumenti per far emergere il meglio di voi ma rabbia, invidia e frustrazioni vi abbattono. Innalzatevi! Henry Miller ha scritto: «La differenza fra l’astrologia e le altre scienze, è che l’astrologia non tratta di fatti ma di profondità. Il solido terreno su cui lo scienziato pretende di riposare lascia scoperte, in astrologia, situazioni imponderabili». L’illecito vi attrae… ma, attenzione, ha sempre un prezzo. Evitate scorciatoie e cercate di restare saldi sui vostri obiettivi (principi?). Le terze decadi vivranno momenti di compulsività sessuale al limite del lecito. Più serene le prime decadi.

il traffico, ma perché ci si trova a casa senza aver visto cosa si è perso. 6. Non darsi il cambio alla guida. Stancarsi è l’unico modo per dormire senza sognare. 7. Per essere davvero sicuri di tornare, evitate di partire.


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La soluzione verrà pubblicata sul numero 37

Risolvete il cruciverba di Daniela e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro il 1. settembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro il 30 agosto a: Twister Interactive AG, «Ticino7», Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. 9

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1. È straricco w 10. Poemetto bucolico w 11. Numero in breve w 12. Sdrucite, consumate w 13. Sminuzzato w 15. Il fiore dell’oblio w 16. Andate in poesia w 17. La somma degli anni w 18. Idoneo w 21. Società Anonima w 22. La nota Zanicchi w 23. Trizio e Americio w 24. La Madre della Terra w 25. Abbaia w 26. Lo stato con Teheran w 28. Madre latina w 29. È ottimo anche affogato w 31. Adipe w 32. Sbilenca w 34. Venuti al mondo w 36. Il figlio di Anchise w 37. Dove si abbarbica muore w 38. Commissario Tecnico w 40. C’è quel del vero w 43. La bevanda che si filtra w 44. Il noto Lupin w 48. Re francese w 50. Irti w 51. Il nome di Montesano w 52. Cortile agreste

VeRTIcALI

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1. L’anno in cui fu fondata l’Accademia dei Lincei w 2. Proprio stupido w 3. Elenco w 4. Porzione d’intestino w 5. Gola centrale w 6. Chiara e limpida w 7. Grossa arteria w 8. Cuor di vinto w 9. Il vil metallo w 14. Porta iella w 18. Antenata w 19. Covi per animali w 20. Silenzio complice w 22. Belva striata w 24. Il manuale delle buone maniere w 25. È vicina a Pazzallo w 27. Ortaggio insulso w 28. Strapunto w 30. Malta e Svezia w 33. Sigla radiologica w 35. La uccide Ercole w 39. Subì un decennale assedio w 41. Gas luminoso w 42. Delfino di fiume w 45. In coppia con Gian w 46. Le iniziali di Papi w 47. IgiornichefuronfataliaCesarew 49. Mira al centro

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Premio in Palio: un abbonamento mensile Prova arcobaleno del valore di cHF 199.-

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Arcobaleno offre un abbonamento

mensile Prova Arcobaleno da CHF 199.– (tutte le zone, 2a classe) a un fortunato lettore che comunicherà la soluzione corretta del cruciverba.

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Da maggio a settembre l’abbonamento mensile diventa Prova Arcobaleno e regala un Rail Bon per passare all’abbonamento annuale. www.arcobaleno.ch/prova

TIRATuRA cONTROLLATA 63.212 copie chIusuRA RedAzIONALe venerdì19agosto 2016 edITORe teleradio7sa,muzzano AmmINIsTRAzIONe viaindustria,6933 muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919603155 dIRezIONe, RedAzIONe, cOmpOsIzIONe e sTAmpA centro stampa ticino sa via industria ,6933muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919682988 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticino7è su Facebook sTAmpA (cartapatinata) salvioniartigrafichesa bellinzona tbs,labuonastampasa Pregassona pubbLIcITà Publicitas aG, daniel siegenthaler muertschenstrasse39,Postfach 8010Zürich tel.04425036 65 / 0796357222 daniel.siegenthaler@publicitas.com dATI peR LA sTAmpA riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste ANNuNcI LOcALI Publicitas lugano tel.058680 91 80/fax.0586809171 lugano@publicitas.ch IN cOpeRTINA Quicomandoio (foto ©tatyanag)

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Con Prova Arcobaleno l’abbonamento annuale mi costa meno.

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La soluzione del Concorso apparso il 12 agosto è: LOTTERIA Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Ursula Guidetti 6612 Ascona Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti! 55


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