Ticino7

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№ 32 del 5 agosto 2016 · con Teleradio dal 7 al 13 agosto

magiche acQUe

L’area dei laghi fra Ticino e Lombardia conserva un fascino esotico che attira visitatori e turisti da tutto il mondo

Corriere del Ticino · laRegione · chf 3.–



Ticinosette allegato settimanale N° 32 del 5.8.2016

Agorà Brexit. Fuori per forza

di

Farian Sabahi ...........................................................

Società Wikimania 2016. In ogni luogo

Kronos Budapest. Seduti per pensare

Impressum Tiratura controllata

63’212 copie

Vitae Luigi Camponovo

di

SteFania briccola .....................................

6

roberto roveda .....................................

7

FranceSca rigotti........................................

8

di

Letture Renato Martinoni. L’utile sapere di

di

liSa bacchetta; FotograFia di giovanni Pirajno ...................

di

10

davide Stallone ..............

35

MariSa gorza ..........................................

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Reportage Paolo Bellini. Formare la materia Tendenze Moda. Favoloso cachemire

4

FotograFie di

Chiusura redazionale

Mundus Viaggiare. Laghi esotici

Keri gonzato ...................................................

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Editore

Svaghi ....................................................................................................................

42

Venerdì 29 luglio

di

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Ricordando un amico

Photo editor

C’era una volta un pianeta azzurro e su quel pianeta vivevano gli gnomi, o forse erano folletti, non ricordo bene. Erano gentili e generosi, ma poi per una strana ragione sono cresciuti e diventati “Uomini”. E poi… siamo diventati personaggi malvagi e qualcuno ha capito che per fare soldi bisognava scatenare la guerra dei poveri, così ci siamo sbranati per secoli mentre i signori della finanza e i fabbricanti di armi si arricchivano. Per fortuna ci sono uomini che nascono ancora come gnomi ed elfi e portano nel cuore un po’ di quell’azzurro che nella nostra pochezza abbiamo dimenticato di vedere, sentire o ricordare. Ho viaggiato assai e ho visitato molti luoghi incantati, ma se c’è un posto tra tutti nel quale mi sono sentito parte di una magica fiaba è Cadanza, la casa di Dimitri “il Clown”. Quelli di noi che hanno avuto il privilegio e l’onore di averlo conosciuto di persona si ricorderanno sempre la sua candida curiosità e l’entusiasmo gentile. È difficile pensare che se ne sia andato perché certe persone non invecchiano mai, sono sempre ragazzini. Una volta facevo fatica a credere alle fiabe, ma poi ho conosciuto quel folletto cortese. Mi ricordo la prima volta che dovevamo fare un lavoro insieme e mi invitò a casa sua. Al mio arrivo, con la sua inconfondibile

Giancarlo Fornasier Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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In copertina

Il Lago di Lugano nei pressi della foce del fiume Cassarate Fotografia ©Reza Khatir

voce, mi disse: “mi rrrrallegrrro” di lavorare con te, e lo disse con tanta umiltà, come i veri grandi che non hanno mai bisogno di fare pesare sugli altri la loro immensità. Caro Dimitri, ci hai fatto ridere, ci hai dimostrato che possiamo e dobbiamo restare bambini se vogliamo salvare questo pianeta così pieno di lacrime e dolore. Quello che hai seminato creerà profumati giardini, e noi forse saremo uomini un po’ migliori. So che in poche parole è impossibile esprimere un grande sentimento di affetto e proverò a chiudere con il passaggio di un mio piccolo testo scritto qualche anno fa: Caro Amico, ci incontreremo ancora, quando riconoscerò il battito del tuo cuore tra migliaia di battiti, oltre il tempo di una vita. Reza Khatir


Fuori per forza Brexit. Il risultato del recente referendum che ha decretato l’uscita del Regno Unito dalla compagine dell’Unione Europea apre numerosi interrogativi circa le possibili conseguenze, sia a livello globale sia per quanto concerne i rapporti economici con i paesi più prossimi alla Gran Bretagna. Il caso dell’Irlanda di Farian Sabahi

K

Agorà 4

illarney (Contea di Kerry, Irlanda sud-occidentale). “Brexit danneggerà le esportazioni agricole dell’Irlanda verso la Gran Bretagna”. Esordisce così PJ, il conducente del minibus che dal piccolo aeroporto di Kerry ci accompagna a casa della famiglia presso cui saremo ospiti nella cittadina di Killarney, 14mila abitanti a due passi da un importante parco nazionale. Nella scuola di inglese frequentata da centinaia di ragazzini italiani e spagnoli la coordinatrice Mary si limita a dire: “Non sappiamo ancora quali saranno le conseguenze, nemmeno gli inglesi lo sanno”. Quando è stata annunciata la vittoria del “Leave”, la gente non si è resa subito conto delle conseguenze. Sorseggiavano Guinness, la musica a palla, un’atmosfera allegra nei pub. Complice il sole in una contea dove le condizioni atmosferiche cambiano rapidamente: ci si sveglia con le nuvole, all’ora di pranzo diventa ventoso, poi scende una pioggia leggera e la sera il cielo si apre e il sole arriva. Inaspettato. Viene buio tardi, dopo le dieci. Nel giro di mezz’ora la notizia dell’esito del referendum britannico si è diffusa e in molti sono scoppiati a piangere.

Un futuro incerto A ospitarci per questi primi giorni è la famiglia di John O’Neill, muratore. È lui a mettermi in contatto con il sindaco Brendan Cronin. Cinquantotto anni, allevatore da generazioni, quarantacinque mucche da latte, trentadue ettari, una fattoria a cinque chilometri dal centro: “Brexit avrà un impatto devastante sul reddito dei contadini e degli allevatori irlandesi. Sono molto preoccupato perché siamo i più vicini al Regno Unito, a cui vendiamo i prodotti della nostra terra. Con i cittadini britannici condividiamo la sola frontiera: d’ora in avanti dovremo mostrare il passaporto, aprire il bagagliaio e sottostare ai controlli?” A dominare è l’incertezza, soprattutto sulla svalutazione della sterlina: “Al momento un litro di latte ci viene pagato 2224 centesimi di euro; due anni fa prendevamo 27-28 centesimi, a volte anche trenta”. Trenta centesimi di euro al litro è il prezzo che permette a Cronin e a tanti altri di tirare avanti con agio. Permettendo al secondogenito Adrian (30 anni), che lo aiuta in fattoria e al tempo stesso è operaio in una fabbrica metallurgica, di dilettarsi con l’allevamento di bovini di razza Hereford che porta in giro nelle fiere di paese. La figlia maggiore Claire è arruolata in polizia a Dublino, mentre il terzogenito Kevin è insegnante alle superiori.

Un calo ulteriore del prezzo del latte potrebbe avere un impatto devastante su molte famiglie. Il sindaco racconta le vicende di un suo concittadino di trentacinque anni, sposato, bimbi piccoli e un mutuo sulla casa: “Quando tre anni fa erano state abolite le quote sul latte era andato in banca a chiedere un prestito di centomila euro per comprare un nuovo sistema di mungitura, migliorare le condizioni della propria casa e prendere in locazione un po’ di terra lì vicino. Ipotizzava di guadagnare 31 centesimi di euro al litro, e su questa cifra pensava di riuscire a ripagare il debito”. Ma le banche non hanno pietà, nemmeno in Irlanda, e ora questo giovane padre di famiglia rischia il fallimento. Coinvolte nella crisi che si delinea all’orizzonte sono 3800 famiglie di allevatori nella contea di Kerry. “Nessuna famiglia sarà immune da Brexit perché gli allevatori irlandesi si rivolgono principalmente al mercato britannico”, spiega il sindaco. “Il futuro sfugge al nostro controllo. Posso solo monitorare la situazione, parlare con i miei concittadini e riferire alla classe dirigente. Siamo arrabbiati con Boris Johnson e Nigel Farage: hanno guidato il loro elettorato per poi abbandonarlo. Non si fa così, i politici devono prendersi le loro responsabilità!”. Timori e rischi Nel giro di qualche giorno il sindaco di Killarney mi mette in contatto con Sean Kelly, da sette anni membro del Parlamento europeo per l’Irlanda dopo una carriera ai vertici dell’Associazione di calcio gaelico. Di ritorno da Bruxelles, venerdì sera Kelly mi dà appuntamento alla O’Donoghues Public House, un pub in centro a Killarney: “Il mio elettorato è scioccato, deluso e anche un po’ arrabbiato perché tanti cittadini britannici hanno dato retta alle assurdità e alle bugie dei politici che hanno guidato la campagna «Leave». Ce l’hanno soprattutto con Nigel Farage e Boris Johnson. Jeremy Corbin si è dimostrato ambiguo e David Cameron non è stato in grado di far passare il proprio messaggio”. “Non è stato fatto abbastanza per far capire alle persone l’importanza di questo referendum”, aggiunge Kelly, “hanno votato sopraffatti dall’emotività e da slogan del tipo: riavremo la nostra libertà! Non ci saranno più immigrati! Ora si sono resi conto che quello del 23 giugno sarà un voto negativo per tutti”. Irlandesi inclusi. “Perché con la recessione gli inglesi compreranno meno cibo di qualità e quindi importeranno meno dall’Irlanda. Viaggeranno di meno, e di conseguenza dovremo essere più competitivi e promuovere maggiormente le nostre attrazioni turistiche”.


Un villaggio nei dintorni di Killarney (da echtirland.de)

L’europarlamentare irlandese esclude vi possano essere conflitti armati alla frontiera con l’Irlanda del Nord. Ma ovviamente le reazioni peggiorano spostandosi verso le regioni settentrionali dove si teme la concorrenza dovuta al deprezzamento della sterlina. A esprimere preoccupazione sono i negozianti. In prima battuta i ristoratori, abituati ad accogliere numerosi clienti provenienti dal Nord: d’ora in avanti saranno scoraggiati dai controlli di frontiera, che faranno perdere tempo, e dall’euro forte rispetto alla sterlina. Il rischio è poi che gli irlandesi vadano a trascorrere il fine settimana al Nord, che diventerà una destinazione turistica a scapito delle strutture alberghiere del Sud. E saranno numerosi gli irlandesi che la domenica sera torneranno a casa con il bagagliaio pieno di derrate alimentari e detersivi acquistati nei grandi magazzini oltre il confine settentrionale. “Faranno eccezione le attività di quartiere, in cui cruciale è il rapporto tra il negoziante e il cliente”, osserva la farmacista Mary Coley di Castleblayney, una cittadina di tremila abitanti nella contea di Monaghan, sulla N2 che collega Dublino a Derry. Di parere diverso la sua concittadina Elizabeth Mulholland: con la figlia Sarah gestisce il negozio di famiglia, in centro, da trent’anni vendono calzature di pregio e temono un drastico calo delle vendite natalizie. Minore competitività? “Saremo noi negozianti a pagare il prezzo di Brexit, perché dovremo pagare l’IVA del 23% su tutti i prodotti che importe-

remo dal Regno Unito”, dichiara Gerard McEvey, negoziante di Dundalk, la città principale della contea di Louth al confine con l’Irlanda del Nord dove sono in molti ad avere memoria dei controlli di frontiera. Un brutto ricordo. La drogheria vende suppellettili per la casa, giornali e ogni sorta di oggetto Made in the UK o proveniente dall’Europa. Un’attività variegata, che dà lavoro a ventisette persone. Gerard vive nel Nord, e da trent’anni scende ogni giorno a Dundalk per alzare la saracinesca del negozio. Come accade spesso ai frontalieri, ogni cambiamento causa tensione: “La svalutazione della sterlina ci preoccupa, rischiamo che i nostri clienti abituali vadano a fare compere nell’Irlanda del Nord, il peggio ce lo aspettiamo prima di Natale”. Anche Paul Dunne, macellaio presso McArdle Meats nel centro di Dundalk, teme che Brexit avrà conseguenze disastrose in termini di competitività. “Siamo abituati a vendere carne ai clienti di Derry e Belfast. Varcano il confine per comprare le nostre bistecche, ora rischiamo di perderli. E probabilmente i nostri concittadini andranno a comprare nei grandi supermercati dell’Irlanda del Nord”. Ne deriverebbe una perdita di mercato e conseguentemente di posti di lavoro. Anche per questa attività commerciale – dove trovano impiego una decina di persone –, il cui motto è “abbastanza grande per competere, abbastanza piccolo per tenere i clienti in massima considerazione”, nei prossimi mesi a fare la differenza saranno soprattutto le oscillazioni dei tassi di cambio.


In ogni luogo

Chiunque e ovunque può contribuire a Wikipedia, la più grande enciclopedia online gratuita. Questa è l’idea che sta alla base del raduno mondiale dei suoi preziosi volontari che si è recentemente svolto a Esino Lario di Stefania Briccola

Proporre la candidatura di Esimo Lario (760 abitanti) su quel

Società 6

ramo del Lago di Como, per ospitare Wikimania 2016 è stato come far sfilare Davide accanto a Golia. Il team guidato da Iolanda Pensa, ricercatrice del Laboratorio di cultura visiva della SUPSI ha avuto la meglio per l’originalità del progetto “collaborativo” e ha vinto la finale con Manila, dopo aver sbaragliato la concorrenza di Dar es Salaam, Atlantic City e St. Louis. Da quando la grande bellezza si è spostata dalle metropoli a un paesino di montagna affacciato sul lago qualcosa è cambiato per Wikimania. Milletrecento wikipediani provenienti da 63 paesi hanno assistito a un “new deal” in cui anche il Ticino ha fatto la sua parte. Tra i progetti c’è la campagna nelle biblioteche con il poster e video “Prova il tasto modifica” di Alessandro Serravalle, che mostra la creazione di una pagina di Wikipedia e il suo continuo divenire. Abbiamo incontrato la signora Pensa per fare con lei un bilancio della manifestazione…

Vi sono stati degli imprevisti e come avete reagito? L’accoglienza è stata impeccabile e corale. Un wikipediano che si è perso e vagava per il paese è stato intercettato e prontamente ospitato. Un altro, che sfortunatamente si è rotto un femore, è stato portato all’ospedale in ambulanza e assistito da un volontario psicologo che è andato a trovarlo più volte e poi è stato accompagnato all’aeroporto. Qual è il lascito di questa manifestazione? Ho ideato il progetto con l’obiettivo di cambiare il funzionamento dell’evento a livello internazionale. Il programma di attività viene svolto in due anni coinvolgendo studenti e scuole nella formazione su Wikipedia. Il raduno mondiale a Esino Lario è stato promosso da Wikimedia Italia e Wikimedia Svizzera in modo che i due paesi fossero più presenti sull’enciclopedia. A breve verrà distribuito in tutte le biblioteche in Lombardia e in Ticino un poster e il relativo video di Alessandro Serravalle, laureato alla SUPSI, che invita a provare il tasto modifica e mostra come si va costruendo Wikipedia.

Iolanda Pensa, come ha fatto I partecipanti a Wikimania 2016 (da wikimedia.org) un paesino grazioso, come Esino Lario, ma poco competitivo rispetto a grandi città, a essere scelto come organizzatore di Wikimania 2016? Oltre a poster video, come è intervenuta concretamente Dal punto di vista concettuale ha vinto l’idea che “chiunque” la SUSPI nel progetto del raduno? possa modificare Wikipedia ed Esino a questo presupposto Il Laboratorio cultura visiva è impegnato da anni nella ricerca apaggiungeva “in ogni luogo del mondo”. Poi dal punto di vista plicata legata a Wikipedia, dalle licenze libere all’open hardware pratico è stata una guerra nel senso che abbiamo dimostrato la fino agli strumenti innovativi per l’educazione, e ha sostenuto solidità dell’idea con un progetto esecutivo che includeva un team l’evento con i contributi scientifici dei suoi ricercatori e collabodi competenze e vari cofinanziamenti. Abbiamo svolto un grande ratori tra cui Vanessa De Luca, Marco Lurati e Giovanni Profeta. lavoro organizzandoci come se il raduno ci fosse davvero, indipen- Il raduno a Esino ha fatto conoscere il mondo di Wikipedia e il dentemente dal fatto che avessimo la risposta di vittoria o meno. grande sistema di progetti liberi di cui fa parte, con Wikimedia Commons, il database di immagini che dà visibilità al patrimonio Può dare un’idea della mobilitazione del paese? di archivi, musei e biblioteche, le traduzioni di contenuti in oltre La collaborazione era indispensabile. Non abbiamo pensato di 280 lingue tra cui spicca Wikimed che sta coordinando lo sforzo creare un evento fuori dal paese, ma abbiamo lavorato con tutte di tradurre informazioni mediche necessarie alle popolazioni in le risorse del territorio. Si tratta di un progetto collaborativo, nato casi di emergenza come per l’epidemia di Ebola, le collaborazioni all’inizio del 2014, con la verifica tramite lettera della disponibi- con il settore educativo in cui gli studenti sono redattori e non solo lità dei proprietari di appartamenti, alberghi e strutture ricettive fruitori, le mappature di OpenStreetMap e Wikidata, il progetto che hanno confermato 738 posti letto liberi per la settimana dal di dati strutturati di cui si parla molto per lo sviluppo del web 21 al 28 giugno scorsi. semantico e dell’intelligenza artificiale.


Letture L’utile sapere di Roberto Roveda

Oggi il termine “erudizione” ha un significato quasi solo negativo e l’erudito viene identificato con il classico “topo di biblioteca”, personaggio “grigio” che si perde, senza inventiva né originalità, tra scartoffie impolverate e minuzie filologiche mentre il mondo va avanti. Preconcetti, naturalmente, che bene si attagliano a un’epoca come la nostra, malata di superficialità e di produttività a cottimo. Peccato che questi giudizi non rendano giustizia ai tanti letterati che con le loro ricerche, le loro analisi, gli scambi di idee e gli scontri anche accesi hanno dato nuova linfa al pensiero europeo. A ricordarcelo è Renato Martinoni, professore di Letteratura italiana all’Università di San Gallo, con il suo ultimo lavoro, intitolato Il ristoro della fatica. Nel libro Martinoni traccia un quadro del lavoro svolto dagli eruditi e dagli studiosi di storia letteraria del settecento italiano in un’area che va da Milano a Venezia, passando per l’Insubria con puntate in tutto il continente europeo, Confederazione Elvetica inclusa.

Emerge il ritratto di un’epoca probabilmente ineguagliata dal punto di vista delle ricerche letterarie, un’età in cui studiosi ed eruditi scandagliavano biblioteche e archivi alla ricerca di idee e pensieri da condividere e su cui confrontarsi, magari aspramente, ma con grande libertà intellettuale. Grazie a questo intenso lavorio carsico, quasi nascosto, l’erudizione seppe diventare “buon gusto connesso con l’idea di un progresso intellettuale”, come ci ricorda l’autore. Un progresso intellettuale aperto e concretamente europeo se non addirittura ecumenico, grazie al quale confrontarsi sia su temi letterari, sia su questioni sociali e politiche inedite per quegli anni come l’idea di patria o di nazione. In questo modo il sapere di quei “topi di biblioteca” non fu solo fine a se stesso, ma utile: capace di preparare il terreno a grandi opere come il Giorno di Parini e di creare le condizione ideali per le riforme economiche, giuridiche, sociali e culturali avviate in Europa e in Italia sulla spinta impressa dall’Illuminismo.

Il ristoro della fatica di Renato Martinoni Marsilio Editori, 2014

In palio divertenti feste di compleanno per bambini

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Seduti per pensare La capitale ungherese è tra le poche città europee ad aver conservato il suo spirito ottocentesco. Un’accoglienza fatta di grandi marciapiedi, panchine e fontane... mentre alle frontiere i migranti non passano di Francesca Rigotti

Kronos 8

Vita notturna nei pressi del Ponte delle Catene (©Michal Huniewicz)

Budapest

è una città bellissima. Nonostante il traffico intenso e rumoroso e le torride temperature dei mesi estivi, il profilo urbano e il movimento che anima le strade sono piacevoli e intensi. Gran parte del fascino della città, attraversata da un Danubio – ben più giallastro che blu – risiede nella sua aria di città ottocentesca mitteleuropea, che si è conservata grazie al fatto di essere stata risparmiata, sia dai barbari sia dai Barberini.

Quel che non fecero i barbari fecero i Barberini L’espressione “quel che non fecero i barbari fecero i Barberini” si riferisce allo scempio perpetrato nella città di Roma prima da parte dei barbari e poi della famiglia dei Barberini, i quali non si fermarono di fronte al saccheggio

e al danneggiamento dei monumenti più importanti di Roma per arricchire le proprie dimore. Molte città d’arte europee hanno subito il duplice scempio dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale e delle colate di cemento-acciao-vetro del capitalismo urbano: non così Budapest, che è stata risparmiata dalle bombe, tedesche e alleate (i barbari), nonché dalla furia devastatrice della modernità (i Barberini). Qualcosa di suo il socialismo reale ce l’ha messo, e lo si vede in alcuni orrendi palazzacci di Pest, eretti proprio di fronte al Danubio, o nel gigantesco hotel Hilton che deturpa parte della splendida cittadella situata sulla collina di Buda. Tutto sommato, però, la struttura architettonica della città resiste; resistono i marciapiedi, emblemi di civiltà urbana dove ancora


si può camminare a piedi, e contenuta è l’avanzata dei grandi centri commerciali – quelli che Marc Augé definiva acutamente “non-luoghi”. Fontanelle e panchine E resistono anche due dettagli dell’arredo urbano che vengono forse ignorati dai più, o dati per scontati, e che invece la dicono lunga su alcuni valori civici, e che rendono Budapest una città accogliente: la presenza frequentissima di panchine pubbliche e di fontanelle d’acqua corrente e potabile. In via di estinzione nelle città dell’ovest europeo, questi piccoli fari di civiltà non consumistica offrono un piccolo conforto gratuito a quella parte di persone che non può ma anche, perché no, non vuole per forza “entrare nei ranghi dei clienti per esistere in pubblico, per continuare a sedersi all’aperto”, per dirla prendendo in prestito le parole del giornalista e scrittore Beppe Sebaste dal suo libro Panchine. Come uscire dal mondo senza uscirne (Laterza, 2008). E per bere un sorso d’acqua senza dover acquistare le bottigliette di Pet, che deturpano i dintorni di cestini già traboccanti di rifiuti. L’accoglienza negata Una panca e una sorsata d’acqua: antichi simboli di ospitalità e accoglienza che la città di Budapest dispensa da una parte, mentre dall’altra nega ferocemente l’accesso a profughi e rifugiati che più ne avrebbero bisogno. Budapest è una metropoli europea e ancor più vorrebbe esserlo,

immagino, ma cerca di farlo conservando fino allo spasmo l’omogeneità nazionale con la chiusura alle persone delle frontiere, spalancate invece a merci e turisti. In Ungheria infatti, l’amministrazione di Victor Orban e del suo governo conservatore si rivela sempre più autocratica e liberticida. Una filosofa critica Le critiche più dure al regime di Orban vengono dalla filosofa Agnes Heller, 87 anni, ungherese, anzi cittadina di Budapest, la sua città, nella quale, dopo essere stata allontanata dall’insegnamento e dall’attività di ricerca dai governi comunisti, è tornata “per morire ed esservi seppellita”, come dice lei; Heller ha insegnato a lungo all’estero, in Australia e a New York. Leader storica dell’intellighenzia critica del centro-est europeo, allieva di Lucàks e protagonista della corrente di pensiero della scuola di Budapest, Heller sottolinea la chiusura nazionalista dell’attuale posizione governativa, per la quale “liberale” è soltanto un epiteto dispregiativo, una parolaccia, come nazista o comunista. E per la quale la criminalizzazione di migranti e profughi e la loro espulsione indiscriminata è un passo per la costruzione di una Europa delle patrie che si sostituisca all’Europa delle libertà e dei diritti. Mi sarebbe piaciuto conversare con Agnes Heller su una delle accoglienti panchine della città, che si vorrebbero riservare soltanto agli ungheresi doc, ma non è stato possibile. Heller mi ha dato però appuntamento a settembre, su una panchina del Lago Maggiore dove si recherà per una conferenza pubblica, e lì la aspetterò con gioia.

SALE LA TEMPERATURA, SCENDE IL PREZZO.

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L

a nostra distilleria di famiglia è stata avviata novanta anni fa da mio nonno Luigi, Pepett come lo chiamavano tutti. Io non l’ho conosciuto, ma dai racconti mi immagino un uomo dal carattere piuttosto burbero, un capofamiglia di altri tempi che decideva un po’ per tutti. Aveva mille attività e sapeva vedere lontano. Accanto alla distilleria, gestiva anche un commercio di legname. Pur non essendo ricco ha saputo cogliere il momento e fare gli investimenti giusti. Sul Generoso c’è una zona che ha persino preso il suo nome. Una volta nelle vicinanze di Cragno c’era un grande noce e mio nonno voleva acquistarlo perché era legno pregiato, ma i proprietari non volevano venderlo. Quindi lui propose di comperare direttamente il terreno per avere la pianta. Va detto che la situazione era ribaltata rispetto a oggi in cui la legna vale poco e il prezzo dei terreni è alle stelle. Alla fine con i soldi guadagnati dalla vendita del legname rientrò dalla spesa e la famiglia si ritrovò con un terreno in più. Lì sarebbero poi andati a raccogliere le fascine rivendute alle panetterie di Como dove venivano impiegate per accendere il fuoco. Un lavoro duro tra i tanti di quel tempo: mio nonno, accompagnato da mio padre, partiva alle 3-4 del mattino a piedi con il mulo per recarsi nei boschi a caricare la legna. Era un animale prezioso per la nostra famiglia perché era lui che trainava il carretto con l’alambicco quando ancora mio padre girava a piedi nel Mendrisiotto e nel Luganese per distillare. Ogni anno, verso ottobre, partiva e con la sua piccola distilleria ambulante produceva decine di migliaia di litri, cifre davvero impressionanti se paragonate a oggi. Stava via anche tre mesi, spesso in condizioni spartane dormendo sui sacchi o in locali che gli mettevano a disposizione. Distillava un po’ dappertutto: nei prati, nei cortili, persino alla Resega e a volte sotto la pioggia. A quel tempo si distillava molta più frutta fresca raccolta matura dagli alberi. Da ciliegie, albicocche e prugne si ottenevano distillati di grande qualità. Ora invece si lavora principalmente con l’uva pigiata fermentata. A volte i clienti arrivano con le pere del Vallese, ma spesso sono state colte ancora acerbe e si fa fatica a distillarle. Mio padre Emilio era invece un tipo estremamente paziente e posato. Il suo mestiere era stare in mezzo alla gente nell’osteria di famiglia, anch’essa avviata dal nonno, oppure

accogliere chi aveva frutta o vinacce da distillare. Era molto geloso del suo alambicco ed è stato solo nel momento in cui mi sono sposato, a 29 anni, che è avvenuto il vero passaggio di consegne, anche se ha continuato a seguire la distillazione finché la salute glielo ha permesso. Era proprio attaccato alla sua macchina. Il nostro alambicco lavora con il vapore e una volta acceso va seguito come un bambino. Ci vuole molta attenzione perché essendoci la caldaia, la componente di rischio non va sottovalutata. Ho iniziato ad aiutare in distilleria a 15-16 anni trasportando le vinacce con la carriola. Ora porto avanti questa tradizione di famiglia volentieri e lo farò finché posso, anche se adesso tutto è cambiato. Il lavoro è molto calato. La nostra distilleria è in funzione solo dalla vendemmia fino alle feste natalizie. Ma sono cambiate anche le abitudini. Io stesso non sono un gran bevitore. Una bottiglia di distillato mi dura più di un anno. Se penso ai nostri vecchi, non ricordo di averne mai visto uno bere dell’acqua. Iniziavano già al mattino con la grappa nel caffè e proseguivamo con il vino rosso e limone. Ma con tutto il lavoro fisico che facevano, le occasioni di smaltire non mancavano. Ciò che mi infastidisce di più è la frenesia della vita moderna: è arrivata fin qui. Ai tempi di mio padre non si prendeva nemmeno l’appuntamento per distillare. Le persone arrivavano, si scambiavano due chiacchiere e ci si accordava. Se non c’era tempo a sufficienza, si rimandava al giorno dopo. Adesso questo è impensabile e a me manca lo spirito di un tempo. Questa fretta è onnipresente, la sperimento anche nella mia attività principale di pittore. I clienti sono sempre più esigenti. Ti chiedono di fare un lavoro per domani e se tu gli fai presente che ci sono dei tempi di pianificazione, si rivolgono altrove. Prendere o lasciare. Il nostro lavoro si complica anche perché le case di giorno sono sempre più vuote. Per questo a volte ti chiedono di andare al sabato e se hai bisogno di lavorare accetti. Un tempo si faticava tanto ma le persone seguivano un ritmo diverso. Il problema è che noi adesso ci comportiamo come macchine, ma macchine non siamo.

LUIGI CAMPOnOVO

Vitae 10

I distillati sono una tradizione di famiglia. Un lavoro che necessita di passione e cura nel processo di produzione. Ma oggi tutti paiono avere sempre fretta. Troppa…

testimonianza raccolta da Lisa Bacchetta fotografia ©Giovanni Pirajno


La forma deLLa materia Paolo Bellini, scultore a cura della Redazione; fotografie ŠDavide Stallone


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o scultore Paolo Bellini (classe 1941) inizia la sua formazione artistica giovanissino presso una fonderia di Mendrisio, dove apprende le varie tecniche della fusione e della scultura. Entra così in contatto con artisti quali Jean Arp, Remo Rossi, Emilio Stanzani, Olivier Strebelle e Lynn Chadwick. Ventenne, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera e grazie agli insegnamenti di Marino Marini approfondisce la sua ricerca artistica che sviluppa in Belgio presso l’atelier di Strebelle e poi attraverso numerosi viaggi in l’Europa. In Inghilterra ha occasione d’incontrare più volte (1976–1981) lo scultore Henry Moore, che diventa un punto di riferimento per la sua opera. Anticipatore di una tendenza sociale e culturale oggi assai diffusa, a partire dal 1985 Bellini si dedica al recupero dei metalli di scarto industriale; dapprima i laminati di alluminio e in seguito il ferro che da oltre trent’anni è diventata la materia elettiva sulla quale sperimenta ed evolve la propria ricerca artistica. Come scrive il critico Claudio Guarda in una bella scheda curata per l’Istituto svizzero di studi d’arte (SIK-ISEA), l’arte di Paolo Bellini scaturisce da “materiale usato e gettato che lo scultore ora recupera e rivitalizza con intendimenti diversi rispetto alla loro funzione originaria: alle forme iniziali, geometricamente più composte, di ascendenza postcubista e costruttivista, si sostituiscono soluzioni più mobili, in cui il ferro, piegato e modulato come fosse un duttile foglio di carta, viene usato più liberamente, non solo con l’intento di celare la costruttività dell’opera ma anche di farne dimenticare la connaturata rigidità”. Le opere di Bellini sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private, e spazi pubblici del nostro cantone. Sino al gennaio scorso alcune sue sculture erano esposte presso la galleria Carzaniga a Basilea. Per informazioni paolobellini.ch


Davide Stallone Classe 1971, cresce tra la Svizzera e il Nord Italia. Studia fotografia presso lo IED di Milano. Oggi vive a Mendrisio ed esercita la sua professione tra Ginevra e Milano. Ha lavorato per diverse produzioni legate alla moda, alla pubblicità e in ritratti e campagne per importanti aziende. Dal 2013 sviluppa lavori che seguono la sue principali passioni: l’arte culinaria il motociclismo, l’artigianato. stallonedavide.com


favoloso

cachemire Tendenze p. 38 – 39 | di Marisa Gorza

Una goccia ritorta, una lacrima gentile, una foglia lanceolata, un seme, una palma ondeggiante‌ un disegno che richiama alla memoria leggende esotiche, mondi favolosi e lontani, pieni di mistero. Tutto questo è il cachemire, un segno decorativo che ha attraversato millenni di storia


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iventato un classico contemporaneo, il cachemire continua a essere fonte d’ispirazione per disegnatori e creativi e, nel contempo, uno spunto di riflessione per le sue interessanti valenze antropologiche. Secondo diversi studiosi, questo disegno dalle linee sinuose è capace di comunicare significati universali sul mistero della vita e sull’idea di movimento e trasformazione intrinseca nel ciclo vitale. Una delle sue interpretazioni più accreditate è l’associazione con la figura dell’albero, simbolo cosmico in cui si inscrive la palma da dattero, o meglio il germoglio della stessa (simile nell’aspetto al ricciolo di una foglia appena nata), pianta sacra che dona protezione e nutrimento, quindi metafora di perpetua rigenerazione.

Arte & Storia in mostra A questo iconico disegno è dedicata la suggestiva e ben articolata mostra “Cachemire, il segno in movimento” (18 giugno–18 settembre 2016) allestita nelle due sedi espositive di Villa Sucota a Como e di Villa Bernasconi a Cernobbio. L’esposizione, studiata e organizzata dalla Fondazione Antonio Ratti (FAR), è curata dalle esperte Margherita Rosina e Francina Chiara, curatrici anche del catalogo omonimo (edito da NodoLibri), un esaustivo volume in italiano e inglese con descrizione e illustrazione di ogni reperto esposto, nonché approfondite ricerche storiche. L’excursus di indubbio interesse guida il visitatore alla scoperta dell’evoluzione e dell’interpretazione del motivo nelle epoche e nei paesi diversi, attraverso più di 150 preziosi pezzi esposti tra stoffe, scialli, abiti, figurini e accessori, compresa la cravatta maschile. Il percorso cronologico e tematico dell’esposizione, non solo valorizza i tessuti antichi collezionati in gran parte dalla FAR , ma anche quelli moderni creati dalle manifatture

del territorio lariano. Nelle chiose di questo motivo hanno difatti dato grande prova di quella capacità che ha reso l’industria tessile locale così affermata e celebrata nel mondo. Lo scialle del Kashmir Ed è proprio percorrendo la rassegna bacheca dopo bacheca, manichino dopo manichino, che si snoda via via l’epopea del talismanico stilema. La sua storia millenaria risale addirittura alle grandi civiltà mesopotamiche per svilupparsi successivamente nella regione indiana del Kashmir (da qui la denominazione più conosciuta) ove decorava soprattutto grandi scialli quadrati, indossati da uomini e donne per proteggersi dal rigido clima invernale. Il nome originale del motivo, ancora oggi usato in India, è buta o boteh che letteralmente significa fiore. Proverbiale pure la morbidezza della lana, ricavata da una capra dell’Asia Centrale, con la quale gli antichi scialli indiani erano costruiti e ricamati ad ago. Alcuni prototipi giungeranno in Europa grazie ai traffici commerciali avviati nel XVII secolo dalle Compagnie delle Indie e nel vecchio continente si cominciò a fabbricare scialli a telaio su imitazione di quelli orientali. Paisley, cittadina della Scozia, diventò nell’ottocento la capitale di questa produzione dando un secondo nome alla esotica goccia, paisley, appunto. Tuttavia una grande popolarità era già stata raggiunta in epoca napoleonica, grazie a Josèphine Beauharnais, prima moglie di Napoleone e icona della moda Impero. Pare che nel 1809 nel suo guardaroba ci fossero ben 33 abiti confezionati con preziosi scialli originali del Kashmir. La cravatta made in Como Decorazione che rientra nel complesso fenomeno dell’orientalismo, il nostro stilema nel XX secolo ha avuto due importanti picchi di popolarità. Il primo nella Belle Époque con propaggini tra le due guerre mondiali, il secondo negli anni sessanta/settanta nutriti dalla cultura della Beat

Generation e dalla filosofia orientalista e hippy. Intanto la cravatteria, il gilet e l’accessorio maschile scoprono l’appeal del disegno paisley all over, in perfetto sincronismo con la vertiginosa crescita della fortuna comasca nel settore tessile. L’ulteriore boom avverrà negli anni ottanta in cui foulard, fusciacche, sciarpe e tessuti a motivo cachemire stampato diventano un must have per ogni persona di stile. Così le manifatture lariane realizzano una miriade di soluzioni destinate alle più prestigiose passerelle internazionali. Prototipi vetusti e contemporanei Il reperto più remoto che troviamo alla mostra è il frammento di una trama del VII-VIII secolo attribuita all’Asia Centrale e proveniente dall’Albert Museum. Altri pezzi significativi e mai esposti prima sono stati restaurati per l’occasione, come lo scialle rettangolare della metà dell’ottocento britannico, in tela di lana stampata paisley con matrici di legno. Ma facciamo un funambolesco salto nel tempo per spendere solo due parole per la toilette alta moda 1988, firmata Gianfranco Ferré: un tripudio dell’esotico pattern su seta Ratti sopra ricamata. Sempre dello stilista scomparso, amante dell’opulenza orientale, c’è un completo maschile composto da soprabito di lana operata di Etro e grande cravatta ascot con motivi cachemire sottolineati da ricami. Tra gli abiti d’epoca un caraco di velluto dell’Anatolia fine XIX secolo ricamato in filato metallico e una voluttuosa vestaglia kimono conservata nel guardaroba di Gabriele D’Annunzio al Vittoriale. Ancora tra i pezzi contemporanei un abito di Valentino in georgette dalla stampa a quadro contornata di piume, indossato da Patty Pravo per un servizio su Vogue e una tunichetta in tessuto matelassé dell’archivio di Canepa con il nostro motivo ottenuto tramite stampa in rilievo...


Laghi esotici

Per i turisti che giungono in Svizzera, i nostri bacini sono luoghi inaspettati. Come un frutto dal sapore nuovo, il gusto dell’esotico inebria chi arriva da lontano che scopre distese placide, balneabili e qualche volta anche misteriose… di Keri Gonzato

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Tutto è nato quando i miei occhi sono cascati su un testo quotidiano, talmente normale da passare inosservato, sul scritto dall’australiana Krisanne Fordham per la rivista Con- visitatore straniero, questi micro-oceani covati dalle mani dé Nast Traveler. Il pathos con cui parla del piccolo e, per noi delle montagne esercitano un potere magnetico. Sanno comune, Lago di Iseo non poteva lasciarmi indifferente… essere esotici, forse quanto lo furono le isole polinesiane per “Le acque indaco baciate dal sole premono contro dense foreste, Gauguin. La scrittrice inglese Lady Mary Wortley Montagu graziose chiese medievali e palazzi rinascimentali punteggiano definì il lago di Iseo come “il luogo più meravigliosamente la riva”, scrive con trasporto, “abitanti del luogo in barche romantico del mondo”. I nostri laghi hanno una qualità particolare, un fascino riva d’epoca ci superano d’altri tempi, pacato e zigzagando alla velocità di misterioso… un lampo, diretti al Monte Il più acclamato in asIsola, avvolto nella nebbia, soluto è il lago di Coper un pranzo a base di mo. A discapito della pesce appena pescato; altri sua natura tranquilla, la si immergono per rinfresua fama ha raggiunto il scarsi, nelle acque basse mondo intero quando all’estremità est del lago. personaggi celebri come Al nord, si estende la Valle George Clooney e RiCamonica, resa famosa chard Branson lo hanno per le sculture dell’età della eletto a seconda casa. Le pietra, e al sud, i pendii sosue ville d’epoca, belle no ricoperti dai vigneti del da mozzare il fiato, parFranciacorta. Da questo lano di quanto le sue ripunto privilegiato, è ovvio ve fossero già apprezzate che il fascino del lago di dai “ricchi e famosi” del Iseo non viene solo dal passato. Oggi, le stessuo lato oscuro. Turisti o se, ospitano le riprese di meno, la magia di Iseo film come Star Wars e é intoccabile”. Gli occhi James Bond. Più recentestranieri di Krisanne mente, le rive comasche Fordham accendono un sono salite di uno scaliriflettore speciale su queLa zona alta del borgo di Morcote (da wikimedia.org) no ancora nella classifica sti luoghi. Le sue parole scivolano fascinose sui nostri specchi d’acqua, invitandoci dei luoghi più romantici al mondo quando la pop-soul star John Legend, dopo essersi sposato in una delle famose a riscoprirli. ville, ha dedicato alla moglie il video musicale di “All of me” girata interamente in loco… Il potere dei media e delle Definizioni e percezioni I dizionari italiani, come il Sabatini Coletti, definiscono star americane è risaputo, dopo questa promozione virale, l’aggettivo esotico come “ciò che giunge da paesi lontani; mezzo mondo sognao di sposarsi sulle rive di questi laghi. stravagante, inusuale” o anche “carattere, costumi di paesi che hanno civiltà diverse da quella occidentale”. Per noi, cresciuti La magia del Ceresio lontani dal mare, l’apice del romanticismo è una spiaggia Il Lago di Garda era amato dai poeti… Nel 1921, Ezra Pound oceanica al tramonto o una notte di stelle nel deserto… Ma, scrisse a James Joice dall’hotel con i muri rosa che, ancora per chi arriva da lontano, i nostri laghi rappresentano una oggi, sovrasta il porto di Sirmione sul lago di Garda: “Caro cornice altrettanto epica. Come un frutto dal sapore nuo- Joyce, vorrei che passassi una settimana qui con me. Il luogo vo, il gusto dell’esotico inebria l’americano, il giapponese vale assolutamente il viaggio: entrambi, Catullo ed io, possiamo e l’inglese alla scoperta delle distese placide e misteriose garantirlo!”. A rendere speciali questi laghi, assieme alle maedei laghi di casa nostra. Se per noi si tratta di un déjà-vu stose cornici di verde e roccia, sono i paesini incastonati qua


e là lungo la riva… Come l’incantevole Menaggio sta al lago stato emozionante provare quella sensazione di vacanza di Como e Sirmione sta al lago di Garda, Gandria e Morcote immediata! Ancora oggi, con le prime temperature estive, stanno a Ceresio. Gandria, con il “Sentiero degli innamora- amo fare un giro in vespa da quelle parti lasciandomi rapire ti”, così come il sognante borgo di Morcote, rappresentano dai colori intensi del verde delle foreste che si fonde con due delle gemme sparse sui bordi del lago Ceresio… Posto ai quello dell’acqua. Non posso immaginare l’incantesimo di piedi del Monte Bré, che in celtico significa “montagna”, il Morcote su un visitatore straniero, magari proveniente da villaggio di Gandria ha ospitato molti artisti e architetti tra una grande città tutta grattacieli, orde selvagge di gente e rumore. Viste con questo sguardo, cui i fratelli Torricelli, conosciuti Morcote e Lugano, Menaggio e per aver disegnato il palazzo reale Como, appoggiate sull’orlo deldei Borboni a Segovia, in Spagna. la morbida acqua verde-turchese Questa riva del lago è resa speciale profondo, si ergono a inno alla anche dalla presenza degli alberi “dolce vita”. di ulivo, un aspetto che aggiunge Del resto per gli stessi svizzeri di fascino mediterraneo al luogo… lingua tedesca i nostri bacini lacuPochi sanno che, prima del rigido stri, orlati di palme, rappresentainverno del 1709, quando gran no un miraggio esotico-tropicale. parte degli ulivi ticinesi morirono, Immersi nei loro sconfinati cieli Gandria era conosciuta per il suo grigi e nelle temperature più rigiolio! Oggi, questa tradizione è stade, da sempre, amano proiettare ta recuperata e – tanto noi quanto Isole di Brissago (©Reza Khatir) sogni romantici popolati al gusto i turisti – possiamo apprezzare le di dolce far niente verso le nostre rive. Il loro amore per splendide piante che si trovano lungo il Parco degli Ulivi. Rispetto a Morcote, non posso non fare un detour personale. il Lago Maggiore è risaputo e, d’estate, per molti zurighesi Essendo nata e cresciuta a Carona, Morcote, è sempre stato e lucernesi, Locarno, Ascona e Brissago si trasformano in nel territorio magico della mia vita… Quando sbocciava una seconda casa. la primavera, facendo due passi in giù si raggiungevano le E noi, che in questo sogno d’acqua e montagna, foresta case colorate di Morcote per il primo gelato. Complice il e cielo, ci abitiamo, talvolta, ci dimenichiamo di quanto paesello sornione con i piedi nell’acqua, per me è sempre siamo fortunati…

Respirate aria da pionieri. La regione del San Gottardo è un vero paradiso per le escursioni. Ospita uno straordinario tesoro di bellezze naturali e di possibilità di gite, uniti a una storia movimentata. Scoprite capolavori di ingegneria ferroviaria e panorami montani e culturali autentici in uno dei paesaggi di alta montagna più affascinanti d’Europa. ffs.ch/gottardo

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La domanda della settimana

La sempre più controversa Tassa di collegamento voluta dal Governo aiuterà a togliere qualche auto dalla strada?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 11 agosto. I risultati appariranno sul numero 34 di Ticinosette.

Al quesito “Ritenete che i biglietti di entrata per lidi e piscine presenti nel nostro cantone siano troppo cari?” avete risposto:

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Astri ariete Con l’arrivo di Marte nel segno amico del Sagittario sarete molto propositivi. Di grande ispirazione viaggi e avventure. Stanchezza tra il 7 e l’8 agosto.

toro Desiderio di cambiamento. Incontri sentimentali caratterizzati da affinità intellettuali. Giove propizio per la terza decade Maggior riposo tra il 10 e l’11.

gemelli Stanchezza. Creatività in primo piano, ma attenti a non comunicare ai quattro venti le vostre intuizioni. Evitate gli spiriti polemici. Spese per l’auto.

cancro Dal 7 al 13 fase di incontri. Riuscirete a instaurare amicizie sulla base delle reali affinità. Provate a scaricare le tensioni compiendo attività fisica.

leone È il momento adatto per prendersi qualche soddisfazione. La dura realtà delle quotidianità non vi interessa. Magnetismo e potere seduttivo.

vergine Opportunità professionali grazie ai magnifici effetti del trigono di Giove con Plutone. Particolarmente irascibili i nati nella prima decade.

bilancia Atmosfere romantiche. Approfittate di questi momenti per allontanarvi dalle tensioni. L’importante sarà scegliere seguendo i messaggi del cuore.

scorpione Incontri con personalità magnetiche. Fase favorevole alla conduzione degli affari. Venere e Mercurio vi sostengono nella vita sentimentale.

sagittario Prudenti e attenti a quello che dite. Fate una cosa alla volta, siate meno ipercritici nel vostro ambiente professionale. Riposo tra il 12 e il 13 agosto.

capricorno Opportunità professionali. Aumento degli appetiti sessuali per i nati nella prima decade. Le date comprese tra il 7 e il 9 richiedono maggior cautela.

acquario Mercurio e Venere di transito favoriscono incontri e flirt. Guadagni e opportunità. Possibile incontro con i segni del Sagittario e della Vergine.

pesci Periodo importante. Rottura con il passato. Confusione in ordine agli obiettivi futuri. Avventure e flirt. Tra il 9 e l’11 agosto vi sentirete più sereni.


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Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!

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Orizzontali 1. La scuola del goliardo • 10. Nome di donna • 11. Capolavori • 12. Nazione • 14. In mezzo al mare • 15. Riuscire ad avere • 18. Lieti, gioviali • 19. Povero, misero • 21. Nuovo Testamento • 22. Sbrindellate • 23. Vi sosta la carovana • 25. Le segnano le lancette • 27. Il primo dispari • 29. Radio Svizzera • 30. Arbusto montano • 32. Il capo della tonnara • 34. Un filtro dell’organismo • 35. Panieri • 36. L’Essere Supremo • 37. Mezza paga • 38. Nel centro di Losanna • 39. La fine della Turandot • 40. Il dolce a fine pasto • 42. Camorrista • 44. Preposizione semplice • 45. Il nome della Oxa • 46. Dubitativa • 47. Il noto King Cole • 49. Diverbio • 51. Un profeta • 52. Fa sbadigliare Verticali 1. Noto film del 2000 di Mimi Leder con Kevin Spacey • 2. La passa in bianco l’insonne • 3. Arrabbiati • 4. Poeta sommo • 5. I confini di Roveredo • 6. Scialare, sprecare • 7. Dittongo in pietra • 8. Torta senza pari • 9. Velivolo • 13. Si lavava nel sangue • 16. Il mitico re di Egina • 17. Repubblica d’Irlanda • 20. Nord-Est • 22. Ha un occhio proverbiale • 24. Maiale • 26. Non rispondono all’appello • 28. Dittongo in boato • 29. Posticipati • 31. Colpevolezza • 33. Stanga di legno • 35. È anche toracica • 37. Un fiore che non profuma • 40. Simili agli ASA • 41. I confini di Sonvico • 43. La buona delle fiabe • 46. Che mi appartiene • 48. Associazione Sportiva • 49. Consonanti in linea • 50. Spagna e Austria.

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 34

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro giovedì 11 agosto e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 9 agosto a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

La soluzione del Concorso apparso il 22 luglio è: MUSICARE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono stati sorteggiati: Gilia Zani (6710 Biasca) Franco Riva (6532 Castione) Ai vincitori facciamo i nostri complimenti!

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â„– 32 del 5 agosto 2016 ¡ con Teleradio dal 7 al 13 agosto


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