Ticino7

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№ 31 del 29 luglio 2016 · con Teleradio dal 31 lug. al 6 ago.

LE A I C SPE VA L I FE S T FI L M DEL

VOLTI IN PIAZZA

i personaggi della rassegna locarnese fra passato e presente Corriere del Ticino · laRegione · chf 3.–


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ISO

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Ticinosette allegato settimanale N° 31 del 29.07.2016

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63’212 copie

Chiusura redazionale

Venerdì 22 luglio

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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In copertina

Gigantografie dei protagonisti del Festival del film Locarno (1947) ©Festival del film Locarno

4 Mundus Ennio Morricone. Un pugno di note DI FABIO MARTINI ................................. 7 Media Doppiatori. Voci e anime DI LAURA DI CORCIA .................................................. 8 Arti Jim Jarmusch. Storia di passione DI STEFANIA BRICCOLA ........................................ 10 Kronos Neuroscienze. Rotta di collisione DI MARIELLA DAL FARRA ............................... 11 Vitae Nadia Dresti DI ROBERTO ROVEDA; FOTOGRAFIA DI REZA KHATIR ................................. 12 Reportage I volti del Festival DI KERI GONZATO; FOTO FESTIVAL DEL FILM LOCARNO ........... 37 Luoghi Cinema storici. L’ultima sala DI MARCO JEITZINER; FOTO DI SIMONE MENGANI ....... 42 Tendenze Smartphone. Per un palmo di video A CURA DELLA REDAZIONE.................... 44 Svaghi .................................................................................................................... 46 Agorà Cinema Svizzero. Registi in cerca di pubblico

DI

NATASCHA FIORETTI ..................

Schermi magici Eccoci di nuovo all’atteso appuntamento I centri multisala creati a partire dagli ancon il Festival del film di Locarno che ni novanta offrono una programmazione anche quest’anno si presenta con un ricco omologata e commerciale e attirano il programma. Ma, al di là del pubblico che pubblico grazie all’introduzione di servizi parteciperà alla manifestazione, in quanti di vario tipo (ristorazione, sale giochi, nevedranno queste opere nelle sale cinemato- gozi). In controtendenza rispetto a quanto grafiche? La ragione della crisi del cinema, si pensava un tempo le piccole sale, se ben come conferma l’articolo di Natascha Fio- gestite, anche se a fatica resistono proprio retti, non riguarda le produzioni (numerose perché possono offrire programmazioni e di buon livello) ma piuttosto il pubblico, interessanti. Ma allora dove si vedono i assente dalle sale. Un recente studio avviato film? Provate a indovinare… Noi preferiamo dall’Università Cattolica di Brescia sul mer- ancora Piazza Grande e la magia della sala. cato del film e sulle diverse forme di offerta Buona lettura, Fabio Martini – dai cinema alle pay-TV, dal web alle televisioni generaliste, dai dvd alle piattaforme di fruizione legale e alla pirateria –, rivela dati interessanti. Negli ultimi anni si è avuta una progressiva contrazione della vendita di DVD fisici (- 30%) e un’analoga tendenza ha riguardato i noleggi, in caduta libera da anni. Anche le pay-TV vivono una fase sfavorevole: se infatti cresce la vendita dei pacquesto n i chetti, si riducoi t s o c s no sensibilmente sono na e? ” k a i c “ (31%) i proventi iccoli inosett ti giornalieri per0 c p i i T t i n d a t 5 Qu ottenuti grazie alla numero i generali e i 4 bigalitee lo 0901 59 d1ic5azioni t m in n formula dei film a me chia e le abbona arno 2016, osto e seguit ere i 3 c g c o i. a t L in a v pagamento. E le sa4 d r ì m Pe zione ved l fil ostri ra solu te val de a) entro gio oluzione e i v i t t s s o e v F le? Faticano: il 46% il mat oset tra s on la .90/chia ciando la vos a postale c ive AG, “Ticin Horw. degli interpellati non t (CHF 0 n c i 8 las l a 4 r o 0 e t t r In 1, 6 una ca strasse Twister va mai al cinema e to nviate 2 agosto a: no”, Altsagen i e r 2 agos u p Op Locar 3 del 1 rtedì 3 a m solo il 4% vi si reca più . il m n f l l o u entr tival de ciati s rso Fes di 10 volte in un anno. annun o n Conco n a err itori v I vinc

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Registi in cerca di pubblico Cinema svizzero. Le produzioni elvetiche si confermano sempre più audaci e impegnate. Ma se da un lato manifestazioni come il Festival del film Locarno o quelli stranieri come la Berlinale aiutano a decretarne successi e plauso, il grande assente resta il pubblico, sovente poco curioso a meno che non si tratti delle solite produzioni hollywoodiane di grido di Natascha Fioretti

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l cinema svizzero d’autore vive una bella stagione: pellicole audaci su temi impegnati mostrano una evidente voglia da parte dei giovani registi di sperimentare e di raccontare storie che possano ampliare gli orizzonti e dire la loro su questioni socialmente rilevanti. Non solo i festival nostrani ne riconoscono la qualità e il carattere ma anche quelli internazionali. Aloys del giovane regista zurighese Tobias Nölle ha concorso quest’anno alla Berlinale nella sezione Panorama e ha vinto il premio della critica internazionale FIPRESCI. Heimatland, un film realizzato da un collettivo di dieci registi, ha ottenuto riconoscimenti al 37° Film Festival Max Ophüls di Saarbrücken in Germania, alolo Zürcher Filmpreis, al Berner Filmpreis e il terzo premio della Giuria dei giovani a Locarno. Ma non è tutto oro quel che luccica… “il problema per queste, come per altre pellicole, rimane piuttosto la ricerca del proprio pubblico, visto che ormai le sale cinematografiche in Svizzera tendono a svuotarsi”, dice Felix Aeppli, esperto di cinema, “quasi un milione di persone nel 2015 ha visto Heidi e Schellen-Ursli che non hanno certamente sollevato tematiche impegnate o controverse, mentre la commedia Köpek di Esen Isik, che ha ricevuto il premio del cinema svizzero, ha registrato appena 4527 entrate in sala”. Se andiamo a vedere Heimatland, nel 2015 lo hanno visto 12.294 persone (Dati ProCinema), mentre Aloys per il momento sono andati a vederlo 2043 persone in tutta la Svizzera. Tre giovani registi Per capire meglio che cosa si muove nella scena cinematografica svizzera, che cosa pensano i registi e come riescono a finanziare i loro film abbiamo fatto qualche domanda a tre di loro: Niccolò Castelli, regista e videogiornalista ticinese, laurea in Lettere e Filosofia al DAMS di Bologna e Master in Realizzazione cinematografica a Zurigo, ha diretto diversi documentari per la RSI ed è autore del lungometraggio Tutti giù, proiettato in anteprima al Festival del film Locarno nel 2012; Tobias Nölle, zurighese, ha frequentato la School of Visual Arts di New York, ha fatto

parte del gruppo di giovani registi svizzeri che hanno dato forma al progetto Heimatland, ha vinto il Pardino d’Oro a Locarno con il suo cortometraggio Renè e ora ha ricevuto il plauso della critica alla Berlinale per Aloys; Ursula Meier, originaria della Francia orientale, vicino al confine svizzero, si è laureata in Belgio in Arti visive, vincitrice nel 1998 del premio speciale della giuria al Festival internazionale del cortometraggio di Clermont-Ferrand e del Gran Premio Internazionale al Toronto Film Festival. Nel 2012 con Sister riceve una menzione speciale per l’Orso d’argento al Festival di Berlino, e entra nella shortlist per l’Oscar al miglior film straniero nel 2013 e nello stesso anno riceve una candidatura ai Premi Lumière 2013 (miglior film francofono) e una agli Independent Spirit Awards 2013 (miglior film straniero). Provenienti da tre aree linguistiche diverse, francofona, germanofona e italofona, i tre registi sono concordi nel dire che sulla scena cinematografica svizzera da qualche tempo si muovono e si producono cose interessanti. Secondo Niccolò Castelli “ci sono giovani registi e autori che hanno un po’ cambiato la modalità di produrre. Parallelamente alla nostra generazione, pensando agli studenti usciti dalle scuole di cinema o che ho avuto modo di conoscere a Zurigo quando studiavo, sono stati i primi a fare il passaggio dalla pellicola al digitale, sono stati i primi a vedere arrivare sul mercato cineprese di qualità più accessibili per il grande schermo. Questo ha determinato un leggero cambiamento nelle modalità produttive ricordando, se vogliamo, gli anni sessanta quando sono nati quei nuovi autori motivati dalla voglia di svecchiarsi da certe logiche produttive stantie e pesanti degli studios e quando sono arrivate le nuove super 16 mm che ben si prestavano a un cinema di militanza o a raccontare storie in modo differente e con nuovi linguaggi. Forse sono un po’ naiv ma credo che oggi ci sia la possibilità e la voglia di provare a scardinare dinamiche esistenti, di fare film nuovi e raccontare altri tipi di storie. Lo si vede anche attraverso le pellicole coraggiose che sono uscite negli ultimi anni in Svizzera e che hanno cercato di raccontare il nostro paese in un altro modo. Penso, per esempio,


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Niccolò Castelli, tra i registi ticinesi della nuova generazione più attivi (da kino.de)

al film Heimatland o ai lavori della regista Ursula Meier”. Tobias Nölle concorda e afferma che “per raccontare una buona storia oggi non serve una tecnologia costosa… basta un iPhone o un qualsiasi altro mezzo”, mentre Ursula Meier sottolinea come “il cinema svizzero stia avendo importanti riconoscimenti e visibilità a livello internazionale: da qualche anno ci sono segnali molti buoni, il mercato internazionale si mostra sempre più interessato alle nostre pellicole. Io ne ho avuto la prova con il mio film Sister entrato nella shortlist per gli Oscar. La qualità dei film svizzeri è molto buona e poi al momento c’è una certa vivacità e intensità produttiva, nella Svizzera francese ci sono molti bravi giovani registi e produttori. In generale apprezzo la diversità dei generi e dei temi che le pellicole affrontano, mi è molto piaciuto il documentario Dora oder die sexuellen Neurosen unserer Eltern di Sting Werenfels, così come Above and Below di Nicolas Steiner e trovo una grande sfida realizzare un film come Aloys”. Decisione sfavorevole Per quanto riguarda la diffusione, Ursula Meier sottolinea però anche la difficoltà di vendere i film svizzeri in Europa, in particolare da quando, in seguito alla votazione sull’immigrazione di masse, la Svizzera non fa più parte del programma europeo Media che si propone di aiutare

le industrie cinematografiche e audiovisive dell’Unione Europea con il sostegno finanziario per lo sviluppo, la distribuzione e la promozione del loro lavoro. Una questione cara anche a Niccolò Castelli “In generale la votazione di febbraio, non solo a noi ma a tutto il mondo dell’arte, ha fatto molto male rendendo più difficili le relazioni con l’estero. Per fortuna si possono ancora fare dei partenariati per le coproduzioni, però l’esclusione da Media è sicuramente la cosa più eclatante e che danneggia a livello di finanziamenti e di distribuzione dei film. È chiaro che mentre qualche anno fa una casa di produzione tedesca aveva tutto l’interesse a coprodurre e girare un film in Svizzera, oggi pensa magari prima alla Polonia, all’Ungheria, al Belgio o altri paesi con i quali i rapporti di scambio sono più facili. Anche questo è uno dei motivi per cui nel mondo della cultura e dell’arte si fanno cose più impegnate perché abbiamo voglia di fare capire che questa decisione danneggia un po` tutti”. Tobias Nölle, in base alla sua esperienza recente, si dice meno preoccupato per l’esclusione dal programma Media perché nel frattempo è stato varato un provvedimento sostitutivo per permettere comunque ai registi svizzeri di ottenere dei finanziamenti. In compenso, elogiando la qualità dei film in circolazione, si dice molto preoccupato per un pubblico sempre più assente e meno interessato a (…)


“(…) il pubblico non va più al cinema ma scarica tutto dalla rete. A parte i grossi blockbuster, se comparati a dieci anni fa i numeri delle persone che oggi scelgono la sala cinematografica sono ridicoli. D’altra parte l’offerta è sempre più ampia e su internet si può vedere quasi tutto” (Tobias Nölle, regista)

la TV svizzera e Zurigo”. E se da un lato dunque è possibile finanziare film a budget contenuto permettendo ai giovani autori di farsi strada, dall’altra trovare il proprio pubblico è tutta un’altra storia per altro, di questi tempi, parecchio complessa “i numeri delle entrate in sala sono spaventosi, ci sono 200 film svizzeri compresi i corti, di cui più della metà sono prime visioni, e dall’undicesima in avanti hanno meno di 10mila spettatori. La gente non va più al cinema e incontrare il pubblico in sala per molti film è una scommessa persa in partenza. Un conto è fare i film, Costi e supporto pubblico finanziarli, riuscire a montarli, a finirli, A proposito di numeri e finanziaun conto è poi mostrarli”. menti del cinema svizzero abbiamo Dunque come fare? Gregory Catella fatto qualche domanda a Gregory non ha dubbi: “i giovani autori dovrebCatella, responsabile SSR per le probero superare l’antica divisione tra produzioni e coproduzioni nazionali e duzioni destinate al cinema e alla sala internazionali: “In Svizzera il finane produzioni televisive e pensare più in ziamento della produzione cinematotermini di storie da raccontare. Oggi mi grafica fa leva su tre pilastri: la SSR, sembra che si operi in maniera ancora l’Ufficio federale della cultura e i fondi un po´passiva, un po’ tematica, quando regionali di cui, purtroppo, il Ticino, se invece la TV e la rete permettono di inparagonato a quelli di Zurigo e della Svizzera romanda, è poveramente dotacontrare il pubblico là dove oggi questo to. Grazie a questi tre pilastri è possibile si dirige. I giovani non vanno in sala oggi produrre film sia per il cinema sia se non per vedere Twilight o le mega per la TV e considerato che si tratta di produzioni hollywoodiane e anche per questo da tre anni a questa parte abbiaun contesto rodato con dinamiche che si mo promosso un concorso per produrre ripetono da anni, con dei fondi regionali Locandina del film Sister di Ursula Meier, una produzione che ha ricevuto molti plausi serie web come Arthur specificamente che hanno aumentato il loro budget a pensata per la rete”. disposizione, i giovani autori trovano più facilmente la possibilità di finanziare le loro prime opere”. Ricordiamo che proprio quest’anno la SSR ha rinnovato il Formazione e opportunità patto dell’audiovisivo con l’industria cinematografica el- E se il web offre nuove piattaforme di distribuzione e di vetica indipendente che prevede l’investimento da parte incontro con il pubblico delineando scenari futuri, per i dell’ente pubblico di 27,5 milioni di franchi all’anno per il giovani registi che si affacciano al mestiere l’esperienza prossimo triennio: “Tutto quello che viene prodotto all’interno all’estero è necessaria per ampliare gli orizzonti e impadel patto audiovisivo”, aggiunge Catella, “sono dei soggetti che rare a fare film sporcandosi le mani, sostengono Niccolò vengono proposti alla SSR, non si tratta di film commissionati Castelli e Tobias Nölle, che dice “l’estero dà nuovi contesti, dalla SSR come avviene per tutta la griglia di programma SSR. nuove prospettive mentre studiare e lavorare solamente in Qui sono i produttori, gli autori indipendenti che sottopongo- Svizzera può limitare la creatività. Se prendiamo la scuola di no una loro idea e se rispecchia i criteri richiesti dal servizio cinema di Zurigo io trovo sia quasi troppo moderna, troppo pubblico la SSR può diventare coproduttore maggioritario o ricca perché offre tutto mentre, a volte, non sarebbe male se minoritario”. Per fare un esempio pratico prendiamo il film i giovani studenti di cinema avessero modo di avvicinarsi al Aloys dello zurighese Tobias Nölle: “Si tratta di un film con mestiere e alle tematiche in modo più esistenziale. Studiare un budget medio-basso intorno ai due milioni di franchi che a New York ed entrare in contatto con persone provenienti per un’opera prima rientra nella media finanziata con i tre da ogni parte del mondo ha cambiato il mio sguardo e il mio pilastri di cui dicevamo prima: l’ufficio federale del cinema, approccio alle cose”. vedere le pellicole al cinema “c’è molta buona energia in circolazione in questo momento, si vedono film impegnati, molto ambiziosi, c’è molto movimento nella scena cinematografica svizzera. Lo stesso, purtroppo, non si può dire per il pubblico che non va più al cinema ma scarica tutto dalla rete. A parte i grossi blockbuster se comparati a dieci anni fa i numeri delle persone che oggi scelgono la sala cinematografica sono ridicoli. D’altra parte l’offerta è sempre più ampia e su internet si può vedere quasi tutto”.

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Un pugno di note

L’uscita del libro a cura di Alessandro De Rosa dedicato alla vita e all’opera di Ennio Morricone, offre l’occasione per riflettere sul rapporto cruciale fra musica e cinema nell’arte del novecento di Fabio Martini

A poche settimane dal suo secondo Oscar – il primo, alla carriera, Morricone lo aveva vinto nel 2007 –, ricevuto nel febbraio di quest’anno per la colonna sonora dell’ultimo western di Quentin Tarantino, The Hateful Eight, la casa editrice Mondadori ha pubblicato quella che a detta del diretto interessato è “la sua migliore biografia, la più autentica, la più dettagliata e curata”. La formula scelta dall’autore, Alessandro De Rosa, un giovane e intraprendente compositore italiano poco più che trentenne, non è quella della narrazione in terza persona ma una serie di estese conversazioni avute con Ennio Morricone a partire dal 2013. Questo approccio consente al lettore comune come a quello più avvezzo alle questioni musicali di accostarsi in modo diretto e schietto alla vita e all’opera di quello che è ormai considerato uno dei grandi musicisti del “secolo breve”. Un personaggio emblematico il cui successo, oltre che a una identità estetica inconfondibile, va ricondotto alla capacità di calarsi all’interno dei contesti più diversi – dalla musica leggera alle colonne sonore, dalle opere classiche e sinfoniche all’improvvisazione – mantenendo non solo originalità e rigore ma anche un inalterato entusiasmo per tutto ciò che è musica. Compositore “totale” I temi trattati dai due interlocutori vanno dunque a formare un documento unico e imperdibile, non solo riguardo alla vicenda esistenziale e artistica del protagonista ma in quanto fornisce uno spaccato della musica del novecento, un periodo cruciale durante il quale le più diverse tradizioni si sono intersecate e influenzate a vicenda, in cui la riproduzione e la diffusione della musica ha toccato vertici inimmaginabili nel passato e che ha visto una radicale mutazione delle modalità di fruizione. Basta infatti scorrere l’indice dei nomi per farsi un’idea: da Karlheinz Stockhausen a Mina, da Woody Guthrie a Claudio Monteverdi, da Herbie Hancock a Steve Reich. Dalla lettura di queste appassionate pagine, ricche di rivelazioni, idee, sorprese, confessioni, emerge la figura di un compositore “totale” che non si è mai sottratto alle sfide che il suo lavoro gli

poneva: anche se il suo nome è più comunemente associato alla produzione di colonne sonore per il cinema (ne ha realizzate centinaia elencate cronologicamente in appendice al volume), Morricone ha composto e arrangiato canzoni per i maggiori interpreti italiani (Mina, Morandi, Modugno per citarne alcuni), musiche per la televisione e importanti partiture di “musica assoluta”, come lui definisce la musica d’arte cioè quella che il compositore realizza per “se stessa e che non si lega alle immagini o alle esigenze contingenti”. Musica e immagini L’apporto che Morricone ha dato al cinema con le sue composizioni è universalmente riconosciuto. E la forza e la bellezza delle sue colonne sonore risiede proprio nella loro capacità di restare “indipendenti” rispetto al narrato filmico: non si riducono mai a mero commento ma conservano una loro marcata autonomia. A riguardo, vale la pena citare quanto dichiara il compositore e scrittore Boris Porena in una delle Testimonianze che Alessandro De Rosa inserisce in appendice al libro: “Il western americano infatti cercava di riprodurre il clima del western storico, o meglio dell’immagine che si era fatta di quella storicità, con grandi mezzi e abilità e in maniera quasi filologica. Morricone si distinse da questa tendenza non identificandosi mai (o quasi mai) in ciò che veniva narrato, creando un secondo piano distaccato e inducendo lo spettatore allo stesso tipo di distacco”. Ed è lo stesso Maestro a chiarire questo punto in una delle conversazioni con De Rosa: “Non ci si deve mai appoggiare all’immagine in modo superficiale, ma bisogna trasformarla in risorsa. In questo ho sempre visto una sfida: far sì che le musiche che scrivo siano autonome, manifestino il mio pensiero e allo stesso tempo aumentino il valore dell’immagine in accordo con l’idea del regista”. Il lavoro di De Rosa non offre dunque solo il ritratto di un grande personaggio dell’arte e della cultura italiana e internazionale ma, attraverso il pensiero e le riflessioni di Morricone, apre spiragli originali e mai banali sul futuro della musica e sulla funzione e il ruolo del musicista all’interno della società. Da non perdere…

Mundus 7


Voci e anime

Rispetto ad altri paesi il mercato in lingua italiana propone quasi sempre prodotti cinematografici e televisivi doppiati. Ma come è cambiata questa professione e che cosa significa oggi fare il doppiatore? di Laura Di Corcia

Nella

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breve e saltando quelle che secondo lui, e non solo, sono tappe obbligate: il cosidetto “doppiaggese”. “Quando parlo di doppiaggese intendo quel tipo di recitazione molto scontata, molto prevedibile, che tante volte si sente anche al cinema, e non necessariamente nei film di serie B” spiega il doppiatore, che ha prestato la voce per il cartoon SpongeBob e per il personaggio di Barney Stinson nella fortunata serie televisiva “How I Met Your Mother”. “Spesso cadono nel doppiaggese coloro che non hanno fatto esperienza a teatro. Come se ne accorge lo spettatore? Basta comparare un prodotto doppiato oggi e uno doppiato negli anni ottanta o negli anni settanta. Lì c’erano dei personaggi caratterizzati; oggi, se si presta un po’ d’attenzione ai prodotti cinematografici, ci si accorge che tutto è uniformato, che tutti tendono a parlare allo stesso modo, per tipologia di personaggio. Abbiamo quindi Tempi stretti ventenni fatti con lo stampino, e poco denaro così come quarantenni, crimi“Iniziamo con il definire il camnali, ricche signore”. po: il doppiatore è una delle posMa perché è diventato tutto sibili attività che può svolgere così riduttivo, soprattutto in un attore” specifica Claudio Italia, un paese che ha alle Moneta, attore e doppiatore, spalle una più che gloriosa voce nota in RSI per la sua storia di doppiaggio, tanto collaborazione con Rete Due, che non di rado si aveva la da noi contattato per definire Giancarlo Giannini, attore e regista ma anche notissimo doppiatore (da greisonanatomy.com) percezione che il film in itameglio i contorni di questa liano avesse una resa addiprofessione. “Per tanti anni gli attori si sono formati nelle Accademie, dove la preparazione è rittura superiore a quello in lingua originale? “Colpa del molto ampia e comprende varie discipline. Solo in un secondo dio denaro, che obbliga a fare tutto in tempi molto stretti. momento frequentavano un corso specifico, che però si ap- Adesso, per esempio, sono davanti a uno studio di doppiaggio poggiava a un bagaglio tecnico di base conseguito durante la e dobbiamo doppiare dei trailer senza aver visto ancora il film. formazione attoriale. In tempi recenti sono nate tante scuole Sta a noi attori cercare la qualità, anche a costo di sacrificare condotte da doppiatori: nulla di male, ma i risultati non sono tempo e danaro”. incoraggianti. Magari ci sono persone che sono portate per questo lavoro, ma quando entrano in sala si sente che il loro Anche in Ticino si doppia Una volta si diceva che si doppiava bene solo a Roma, poi mestiere è meccanico, tecnico”. Moneta definisce con una parola gergale il modo di lavora- col tempo anche Milano ha conquistato un suo posto, re di molti giovani, giunti al doppiaggio dopo un percorso smettendo di essere vista come la figlia di un dio minore. Bestia nel cuore della regista Cristina Comencini, alla protagonista Sabina – una doppiatrice dalla vita apparentemente normale e con una relazione stabile – capita di dover doppiare una scena di stupro. Da lì si scatenano ricordi e zone d’ombra che la riporteranno a far emergere dall’inconscio episodi del passato traumatici e rimossi. Un esempio cinematografico che però ci aiuta a capire come il mestiere di doppiatore non sia una meccanica trasposizione senz’anima, ma possa diventare coinvolgente e appassionante come la più ambita professione d’attore teatrale o cinematografico. Occorre però approcciarlo con impegno e dedizione, spendendo molto tempo nella formazione. Ma come funziona? Da dove iniziare se si vuole intraprendere questa carriera?


La novità, però, è che anche in Ticino si sta iniziando a doppiare, in studi come l’Audio 4 di Savosa, Digilab e Pic Film. A confessarcelo è Patrizia Salmoiraghi, doppiatrice, direttrice di doppiaggio e insegnante anche in Svizzera, la quale racconta che a Savosa sono stati doppiate anche produzioni importanti come Rider Jack, il cartone animato di Slug terra e una serie televisiva come Lab rats. Si spende molto per la causa anche Federico Caprara, voce del tabellone della trasmissione “Molla l’osso” e titolare di uno studio privato. “Da dieci anni a questa parte c’è una realtà di doppiaggio in Ticino, sicuramente legata alla realtà del cinema rossocrociato che sta crescendo”, specifica Caprara, che forma non solo gli attori, ma anche i giornalisti RSI. “Una volta si doppiava solo a Milano, ora anche qui. Magari la squadra è composta da un tot di milanesi, un tot di torinesi, qualche romano e cinque ticinesi. Io personalmente mi sono speso molto per questa causa. Oltre a essere un collaboratore della RSI ho anche una ditta privata e lavoro per la pubblicità e in questi anni mi sto prodigando per portare non solo il doppiaggio, ma la postproduzione in Ticino”. Attori mancati? Attori falliti? Ma cosa consigliare ai giovani che volessero intraprendere questa carriera? “Questo è un mestiere che non si può improvvisare, occorre avere alle spalle una scuola di recitazione seria” sottolinea Patrizia Salmoiraghi. “Rispetto a venti, trent’anni fa la professione di doppiatore ha perso un po’ di fascino. I vecchi doppiaggi di film o colossal, per esempio Via col vento,

proponevano voci insostituibili, in cui si sentiva proprio l’anima e il sentimento. Quello che riscontro oggi è che il lavoro viene preso un po’ superficialmente”. Anche Patrizia Salmoiraghi, come Claudio Moneta, ritiene che molti giovani arrivino in sala doppiaggio un po’ immaturi, senza il giusto bagaglio di studi: sta al direttore di doppiaggio a quel punto intervenire in modo che tirino fuori l’anima. “Come direttrice di doppiaggio tendo a responsabilizzarli moltissimo, passando il messaggio che un doppiatore deve essere prima di tutto un attore. Tutto quello che ho imparato cerco di trasmetterlo ai giovani, perché sono loro il futuro”. Ma quali doti, oltre alla scuola, deve possedere un doppiatore o una doppiatrice? “Deve avere un gran senso del ritmo e tanta voglia di lavorare, perché si passano in sala doppiaggio anche otto-dieci ore, senza vedere la luce del sole”, aggiunge Capraro. “La difficoltà di questo mestiere? Un attore può studiare e ristudiare la scena, il doppiatore ha tempo di vederla una volta e subito deve andarci sopra con precisione. Certo, conta anche tanto l’adattamento: se è stato fatto bene i punti coincidono col labiale. Poi è necessario dare vita alle cose che si dicono”. Come? Caprara non ha dubbi: con il corpo, il medium indispensabile anche per l’attore. Un ultimo quesito, provocatorio: ma non è che si arriva a doppiare per ripiego? Il doppiatore è forse un attore fallito? Claudio Moneta dipana ogni dubbio: “Il doppiatore non dovrebbe essere un attore fallito, ma un attore che sa fare una cosa in più; spesso, però, è un attore mancato, ovvero un attore che ha scelto la via più breve per arrivare al doppiaggio”.

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Percorrere le vie della storia. La regione del San Gottardo è un emozionante paradiso per escursioni con una storia movimentata. Per la Svizzera e la sua identità, il San Gottardo riveste importanza monumentale. Stupirsi di fronte a panorami montani e culturali autentici, lasciarsi affascinare da capolavori di ingegneria ferroviaria o viaggiare per sport: la regione del San Gottardo

offre un’infinita varietà di esperienze indimenticabili. Con i trasporti pubblici si può scoprire la regione del San Gottardo in tutta comodità. Treni, autobus e funivie sono i

mezzi ideali per esplorare questo affascinante paesaggio di alta montagna. Maggiori ispirazioni al sito ffs.ch/gottardo.


Storia di passione Jim Jarmusch è tra i più importanti registi indipendenti del cinema americano. Ma è anche un poliedrico musicista che realizza colonne sonore e si esibisce con la sua band di Stefania Briccola

Arti 10

Da giovane Jim Jarmusch ha vissuto con entusiasmo la ventata new wave che ha investito gli Stati Uniti, tra la seconda metà degli anni settanta e l’inizio degli ottanta, e si è dilettato a New York come tastierista e cantante nei Del Byzanteens. Questo “eterno ragazzo” dai capelli bianchi, che ha l’abitudine di cambiare per se stesso e non per compiacere il pubblico, suona con la sua band post rock, gli Sqürl, che hanno firmato anche le colonne sonore dei suoi ultimi film da Solo gli amanti sopravvivono a Paterson. Il gruppo di polistrumentisti è nato per caso nel 2009, con il nome di Bad Rabbits, insieme a Carter Logan (batterista) e a Shane Stoneback (ingegnere del suono) mentre Jim Jarmusch cercava senza successo i brani per le atmosfere del thriller The limits of control. A un certo punto i tre sono andati in studio di registrazione per cercare qualcosa che potesse funzionare e hanno composto la loro colonna sonora. Poi hanno deciso di formare una band e di proseguire con un altro nome, quasi impronunciabile, simile a un rantolo, ma che promette di stupire.

dionisiaco che ama collezionare chitarre elettriche vintage e regala infinite chicche musicali agli spettatori. Anche Jim Jarmusch non delude il pubblico dei suoi estimatori quando si esibisce, tra un film e l’altro, con gli Sqürl. Per il festival “Silent films, live scores” ha composto la colonna sonora di quattro film muti di Man Ray che ha presentato con Carter Logan in un concerto live a New York nel febbraio 2015. Si tratta di Ritorno alla ragione (1923), Emak Bakia (1926), La stella del mare (1928) e dei Misteri del castello del dado (1929) in cui due viaggiatori attraversano il paese per arrivare a una strana dimora moderna, Villa Noailles a Hyeres, e ogni azione è determinata da un colpo di dado, in omaggio al poeta Mallarmé. Il regista da sempre attratto dal surrealismo ha dato voce a questi esperimenti visuali utilizzando percussioni, chitarre elettriche distorte e rotte, tastiere, un sintetizzatore Moog, registratori a cassette e quant’altro per interpretare composizioni originali che lasciano però spazio alle improvvisazioni. It’s my life! L’arte dei suoni è una componente fondamentale del cinema di Jim Jarmusch che ama persino far recitare i musicisti e ha dedicato a Iggy Pop e agli Stooges il suo ultimo docu-film Gimme Danger presentato a Cannes insieme a Paterson, un viaggio alla ricerca della bellezza nel quotidiano dove il protagonista è un autista di pullman e poeta, un antieroe che detesta la modernità. Due lavori molto diversi. Eppure c’è qualcosa che li accomuna. “Sono pessimo nel paragonare i miei film”, ha dichiarato Jim Jarmusch nel corso della presentazione a Cannes, “o analizzarli. Ovviamente ci sono dei legami, ma non sono in grado di esplicitarli. Di solito non riguardo i miei film dopo averli finiti. Però se penso al documentario sugli Stooges e a Paterson, pur essendo molto diversi c’è qualcosa che li accomuna. È l’idea che ognuno di noi possa scegliere cosa fare nella vita. Paterson sceglie di essere poeta e autista. Nessuno lo costringe, questa è la sua vita”.

La locandina del docu-film dedicato agli Stooges

Tra generi e stili Gli Sqürl hanno collaborato con il liutista olandese Joseph Van Wissen per le musiche del film Solo gli amanti sopravvivono (2014) che coniugano sonorità antiche e moderne, riflessi delle città di Detroit e Tangeri dove è ambientato il lungometraggio. Si avvertono le distorsioni chitarristiche di Jarmusch e la musica fluida del liuto di Van Wissen che riecheggiano nelle sequenze. C’è persino un cameo, nel disco e nel film, della cantante libanese Yasmine Hamdan. Questa colonna sonora, declinata fra soul, rock e suggestioni mediorientali, ha preso forma anche in un doppio vinile rosso (edito da ATP Recordings), ed è parte integrante della messa in scena, come in tutti i lavori di Jarmusch. Si tratta di una storia d’amore decadente che vede al centro due vampiri straordinariamente interpretati da Tom Hiddlestone e Tilda Swinton. Lui, guarda caso è un rocker


Rotta di collisione Coinvolge tutti, giovani e meno, donne e uomini. Camminano per strada ma il mondo in cui si muovono è tutt’altro. E infatti, attenzione a incrociarli: il rischio è lo scontro… di Mariella Dal Farra

È

già accaduto e sta per succedere di nuovo: la dinamica, ormai, tende a ripetersi con inquietante regolarità. Cammini sul marciapiede… un marciapiede, diciamo, né largo né stretto, mediamente affollato, in pieno giorno. A una distanza approssimativa di circa dieci metri, vedi venirti incontro lui, o lei: “l’individuo al telefono”. Un individuo giovane, verrebbe immediatamente da aggiungere per pregiudizio generazionale, ma no… non sarebbe giusto: “l’individuo al telefono” è un’entità trasversale per età, genere, etnia ed estrazione sociale; è tutti e nessuno; spesso, sei tu stesso. Non questa volta, però: in questo momento, “l’individuo al telefono” è altro da te, e veleggia serenamente alla tua volta discutendo con evidente interesse di un qualche ignoto argomento.

possibile che non ti abbia visto, e quindi perché diamine non può starsene dalla sua parte? La risposta è una sola, ed è lampante, nonostante gli innumerevoli tentativi di smentita: non siamo multitasking; non possiamo svolgere due o più compiti contemporaneamente se non riducendo in misura significativa la quota di attenzione a essi prestata, e quindi aumentando la probabilità di commettere errori. Ergo, “l’individuo al telefono”, in realtà, non ti ha visto, anche se c’è stato contatto visivo: l’informazione convogliata dalle sue retine è stata inviata al cervello, ma lì ha dovuto attendere qualche frazione di secondo di troppo per essere processata, e ciò ha causato “l’incidente”.

Stati di attenzione Tecnicamente, il multitasking si compone di due fasi: il “cambiamento dell’obiettivo” (deciUna cosa alla volta? dere di fare una cosa piuttosto La distanza si è accorciata a cirche un’altra) e l’“attivazione del ca cinque metri. Le persone fra ruolo” (passare dalle regole del di voi si muovono armoniosaprimo compito a quelle del semente, operando in tempo reale condo), entrambe gestite da ciò tutta quella serie d’impercettibili che i neuropsicologi chiamano aggiustamenti che consentono di “funzioni di controllo esecutivo non collidere con le traiettorie Passanti (da fujilove.com) del processo”. Queste fasi richiealtrui. Tutti tranne lui, l’entità cablata, che procede in maniera idiosincratica e appa- dono qualche decimo di secondo per essere completate, il rentemente non consequenziale. Il pregresso t’induce a che, se stiamo guardando un film in TV e caricando la lavacercare un varco che consenta di guadagnare un margine trice, rappresenta un costo del tutto accettabile; se però stiadi sicurezza, mentre il punto d’intersezione fra le rispetti- mo guidando e parlando, comporta un rallentamento della ve parabole si approssima di un altro paio di metri. Non capacità di reazione pari in media al 18%. Per inciso, tali è semplice: ci sono persone su entrambi i lati, ostacoli, risultati risultano identici presso gli autisti giovani e quelli magari qualche lavoro stradale che ha ristretto proprio in meno giovani, sfatando il mito secondo il quale il multitaquel tratto l’estensione di superficie calpestabile. Guadagni sking sarebbe una luccicante prerogativa dei “millenials”. venti centimetri, forse trenta. In verità, nel dedicarci a più cose nello stesso tempo, noi Alzi lo sguardo e i vostri occhi s’incontrano: pare che abbia non facciamo che rimbalzare molto velocemente la nostra registrato la tua presenza in quel punto dello spazio-tempo, attenzione da un compito all’altro il che, analogamente a a quella determinata distanza da sé. Siete ormai alla stessa quanto succede in ambito percettivo, crea l’illusione di una altezza, ogni cosa sembra procedere normalmente, ed ecco, continuità: così come un film è costituito da inquadrature nel preciso istante in cui vi superate, “l’individuo”, senza statiche che, susseguendosi rapidamente, creano l’impresnessun motivo, scarta di lato e ti finisce addosso. Cioè ti sione del movimento, così lo spostamento rapido della urta o ti colpisce o magari soltanto ti sfiora; a ogni modo, nostra attenzione ci dà la sensazione di avere le cose sotto la cosa t’innervosisce moltissimo perché è fisicamente im- controllo, salvo poi rovinare addosso agli ignari passanti.

Kronos 11


S

ono una “ragazza di paese” e sono cresciuta a Solduno. Non amavo studiare e ho fatto la scuola per apprendista di commercio per poi lavorare brevemente nel settore bancario e poi al municipio di Muralto. Non faceva per me allora, e a poco più di vent’anni sono partita per Los Angeles per imparare l’inglese. Facevo la baby-sitter e la conoscenza dell’inglese ha fatto sì che nel 1984 venissi chiamata a lavorare al Festival del film di Locarno. Mi occupavo dell’organizzazione… pass, accrediti, accoglienza. Ero impegnata tre mesi all’anno in Ticino e sei mesi a L.A., il resto del tempo viaggiavo in America latina. Questo viaggiare, conoscere gente e mentalità differenti mi ha aperto gli orizzonti. Anche il cinema è stata una di queste scoperte perché fino ai vent’anni ne sapevo poco. Più conoscevo il mondo, più Locarno mi stava stretta e ci venivo solo per il Festival. Così come non riuscivo a immaginare per me un lavoro fisso. Sono andata a lavorare alla RSI ma è durata solo sei mesi quindi nel 1988 sono stata nominata direttore marketing per la Svizzera per la 20th Century Fox a Ginevra. Qui ho conosciuto un altro cinema rispetto a quello di Locarno, il mondo di una grande major e l’ambiente del cinema hollywoodiano. Avevo grandi budget per la promozione di pellicole ma ormai amavo troppo il cinema di qualità per spendere tutti quei soldi per prodotti che non mi convincevano. Amo il cinema americano ma certo non tutto. Ho fondato allora la mia società di promozione cinematografica e di ufficio stampa che ho chiamato, con slancio di positività, Zero Problem. In quel periodo, all’incirca all’inizio degli anni novanta, mi sono trasferita a Parigi dove ho vissuto per sette anni. Nel frattempo sono stata richiamata a lavorare part-time a Locarno, dall’allora direttore del Festival Marco Müller, per creare l’Industry Office, specializzazione che mi ha poi proiettato verso il mondo del mercato del cinema cioè delle kermesse che ruotano attorno ai festival e sono cosi stata ingaggiata dal Festival di Cannes e da quello di Berlino. Dividevo così la mia annata tra le tre manifestazioni, ero in contatto con persone molto importanti del mondo del cinema, intrecciavo relazioni e questo mi permetteva di cre-

scere professionalmente, anche perché ero sempre aggiornata su quanto avveniva nel settore. Intanto a Locarno ho continuato a sviluppare l’Industry Office e da sedici anni mi occupo di questo: convincere compratori e venditori cinematografici a venire a Locarno per scoprire il cinema che proponiamo. Per molti operatori dell’industria cinematografica rappresento la continuità del Festival. Si, perché si sono succeduti sette direttori e io ho continuato a lavorare, cosa non scontata perché non ho un caratterino facile, so quello che mi piace e quello che non mi piace e lo dico. Il mio lavoro attuale racchiude e riunisce tutte le esperienze che ho fatto, le relazioni che ho costruito nel tempo, l’esperienza alla Fox in cui ho conosciuto la stampa svizzera e anche le mie origini, perché essendo di Locarno qui conosco un po’ tutti, sindaci e amministratori e questo facilita le cose. Viaggio molto, anche perché sono Delegata alla Direzione artistica del Festival e in alcuni casi sostituisco il direttore, e questo favorisce le mie relazioni. Così, nonostante i cambiamenti nel settore, riesco a trovare ancora tematiche interessanti che incuriosiscono me, ma soprattutto interessano gli operatori dell’industria cinematografica, con i quali discuto per cercare di creare i presupposti per farli venire a Locarno. Le cose funzionano perché l’Industry è in continua crescita nel nostro Festival. A parte il lavoro, sento di avere una vita completa, rimango la ragazza della porta accanto e sono tornata nella casa di famiglia a Solduno dove appena posso mi occupo del giardino. Ho la mia vita privata ma anche quella che è un po’ la mia famiglia allargata, cioè le persone che rincontro anno dopo anno nei vari Festival. Sono inoltre fiera di essere diventata delegata UNICEF per il Ticino. Anche in questo ruolo posso mettere a frutto la mia capacità di coinvolgere le persone e di dare visibilità alle iniziative. Ora sto concretizzando un progetto di fundraising che rappresenta il primo progetto realizzato da UNICEF in Ticino e che sento molto mio… Se mai mi stancherò del mio lavoro, insomma, so già a che cosa mi dedicherò.

NADIA DRESTI

Vitae 12

A vent’anni è partita per Los Angeles. Un’esperienza che l’ha portata a lavorare per le major e i grandi Festival del cinema, da Cannes a Berlino, alla manifestazione locarnese

testimonianza raccolta da Roberto Roveda fotografia ©Reza Khatir


I volti del Festival “I film sono come ponti: sul filo delle emozioni, riuniscono persone diverse mettendo in condivisione storie e frammenti di cultura” (Carlo Chatrian, direttore)

a cura di Reza Khatir; testo di Keri Gonzato, fotografie ©Festival del film Locarno

È

un animale sicuro di sé e della sua insita eleganza. Nato come esperienza luganese, si è poi trasferito a Locarno dove è cresciuto e prosperato. Ogni agosto, dal 1946, lustra il suo pelo e apre le porte della Piazza Grande – che accoglie oltre 8000 spettatori – così come delle sale cinematografiche al mondo del cinema e ai suoi estimatori. Da tutto il globo giungono personaggi e appassionati, accomunati dall’amore per il linguaggio

filmico. Per dieci giorni si dialoga, si condivide, ci si incontra, indagando le complessità del vivere e creando nuovi significati. A passo felpato Discreto, elegante. Avanzando con passo felpato, il Festival locarnese ruggisce a modo suo. Un ruggito deciso che, nel panorama culturale dei grandi festival cinematografici, si (…)



in apertura 1948: lo schermo nel giardino del Grand Hotel a Muralto in queste pagine, in senso orario Margherita Buy, attrice (©Festival del film Locarno) Sandra Bullock, attrice (©Festival del film Locarno) Kathryn Bigelow, regista (©Festival del film Locarno) John Turturro, attore (©Festival del film Locarno) Juliette Binoche, attrice (©Festival del film Locarno / Getty Images)

è sempre distinto in modo naturale definendosi come un luogo di scoperta. Nelle sue 69 edizioni non ha mai perso il gusto di sfidare l’affermato accostandolo al nuovo. Il suo sguardo sa scovare il barlume di talento nel folto della giungla. Ama il cinema capace di “leggere la realtà e trasfigurarla”, come ha detto il direttore artistico Carlo Chatrian, presentando l’edizione 2016 dedicata a Michael Cimino e Abbas Kiarostami. Così facendo, anno dopo anno, ha saputo mettere in luce nuove tendenze cinematografiche così come talenti emergenti, lanciando le carriere di molti attori e registi. Penso a Spike Lee, invitato a Locarno nel 1983, che attraversa l’oceano per la prima volta e per la prima volta mostrava al mondo la sua arte. Con il suo primo lungometraggio Joe’s Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads, frutto della tesi di laurea, venne premiato a Locarno e fu proiettato in orbita. Un anno dopo è la volta di Jim Jarmusch, destinato a conquistare il Pardo d’oro con Stranger than Paradise, pellicola creata con pochi mezzi ma uno spropositato talento. Penso poi alla giovanissima Penelope Cruz che, dieci anni dopo Spike Lee, approda al Festival. Diciannove anni, zazzera corta e sorriso disarmante, ancora non sapeva di essere la futura musa di Pedro Almodóvar. Arriva a Locarno per presentare Per amore, solo per amore di Giovanni Veronesi in cui recita accanto a Diego Abatantuono. Della visita di Sandra Bullock nel 1994, con (...)


in queste pagine, in senso orario Charlotte Rampling, attrice (©Festival del film Locarno / Xavier Lambours) Connie Nielsen, attrice (©Festival del film Locarno / Alessio Pizzicannella) Rutger Hauer, attore (©Festival del film Locarno / Alessio Pizzicannella) Zoe Kazan, attrice e sceneggiatrice (©Festival del film Locarno / Xavier Lambours) Harrison Ford, attore (©Festival del film Locarno / Marco Abram) Alain Delon, attore (©Festival del film Locarno / Xavier Lambours)

ringraziamenti Un sentito grazie a Luca Spinosa e Raphaël Brunschwig (Marketing e Sponsorship) per la grande disponibilità e la preziosa collaborazione.


Speed di Jan de Bont, rimane una tenero video dell’effetto emotivo che può avere la Piazza gremita di gente per chi sale sul palco. Tutti insieme appassionatamente Il bello della bestia locarnese è che le piace miscelare situazioni, generi, persone, i noti e i meno noti, il glamour e il quotidiano. Alle star in costruizione si accostano registi e attori già affermati come Charlotte Rampling (2012, Excellence Award Moët & Chandon) e Juliette Binoche (2014, Excellence Award Moët & Chandon), Alain Delon (2012, Lifetime Achievement Award) e Harrison Ford (2011, Lifetime Achievement Award) e altri volti che vi mostriamo in queste pagine. Star che sono invitate a incontrare il pubblico in modo più spontaneo e diretto rispetto ad altri grandi festival. All’epoca non era raro ritrovarsi gomito a gomito con attori e registi di spicco a una festa del Grand Hotel. Il fotografo Reza Khatir si ricorda di quella volta che, seduto al Bar Pozzo, nella città vecchia, sentì Matt Dillon dire a un suo amico: “Che strano trovarsi in un luogo così senza essere preso d’assalto per un autografo!”. E poi c’è stata quella volta in cui Jane Birkin finì a ballare al Canetti, sulla Piazza Grande, con la clientela locale del bar… Tra l’altro, l’attrice e cantante, sarà omaggiata al 69° Festival del film Locarno. State sintonizzati: dal 3 al 13 agosto l’appuntamento è in piazza e tra le vie acciottolate per vivere di nuovo la magia del Pardo e fare storia.


Cinema storici. L’ultima sala testo di Marco Jeitziner; fotografie ©Simone Mengani

nel 1958, dichiarato “inagibile” nel 2002, a rischio demolizione, è ora in aria di salvataggio grazie ai cittadini. E poi sopravvivono il Plaza di Mendrisio, l’Iride di Lugano, il Corso (opera di Rino Tami) e il Lux di Massagno, il Cinema Teatro di Chiasso e quello di Locarno, il Rialto a Muralto e l’Otello di Ascona.

I vecchi cinematografi, di periferia o di città e di cui è anLuoghi 42

cora ricco il Ticino, hanno caratteristiche impareggiabili. Dapprima c’è la loro storia (quanti capolavori vi hanno proiettato?), una certa intimità (permettono visioni per pochi), una programmazione più “coraggiosa” (più film d’autore e meno film commerciali). In un paio di queste sale ci eravamo intrufolati e avevamo raccontato la loro incredibile storia alcuni anni fa1: il Cinema Blenio di Acquarossa e il Cinema Leventina (ex cinema Tremola) di Airolo. Ma ce ne sono, per fortuna, molte altre… Chi molla e chi resiste Nella capitale chi scrive ricorda ancora l’ampio ed elegante Cinema Ariston, chiuso alla fine degli anni ottanta. Sarà l’inizio di una storica emorragia, qui non cronologica. Per carenza di pubblico nel 2014 chiude i battenti anche il Cinema Ideal di Giubiasco. La Leventina vantava il suo mitico Cinema Fax di Bodio, Lugano i suoi Cinema Super, Cinema Astra e Odeon, ma la città perderà altri pezzi: il Kursaal e ora, non ce ne voglia Tornatore, non ci sarà nessun “Nuovo Cinema Paradiso”, perché l’omonima sala del comune, dopo cinquant’anni di storia e chiusa nel 2006, diventa cumulo di macerie. E toccherà anche al Cittadella… Eppure a volte resistono, perdurano, con tenacia e grande idealismo. Magari è la parrocchia che tiene duro, oppure dei gestori simpaticamente fanatici, ma succede che siano gli stessi cittadini a rivoltarsi, perché sono troppi i ricordi, troppe le emozioni. Già la loro architettura non può non colpirti, entri, l’ambiente è più mesto, meno neon accecanti e distributori di pop-corn, poi scosti il telo e ti si apre un mondo, l’odore ti rapisce, il colore del velluto, la moquette… A Locarno ecco l’ex Rex, con le poltrone più comode del cantone, “strappato” di recente dal Festival alla definitiva chiusura. L’Arlecchino a Brissago, aperto

Repliche continuate Poiché c’è aria di Festival, ne è passata di celluloide dentro certi proiettori! Sfogliamo la stampa del tempo che fu. Nel lontano 1927 a Locarno Muralto c’era il Cine Teatro Pax che proiettava Michele Strogoff - Il corriere degli Czars, il primo adattamento dell’omonimo romanzo di Jules Verne. Pensate, coi biglietti “a prezzo normale” c’era addirittura “l’accompagnamento d’orchestra”! A Paradiso nel 1973 si passava la “settimana del film ungherese” per il circolo dei cinefili. Negli anni ottanta Lugano era ancora senza multisala, così il Corso figurava tra le sale di punta cantonali, col Forum di Bellinzona e il Rex di Locarno. Il Corso era il cinema di riferimento per i grandi eventi: il 28 marzo 1980 la prima visione svizzera di Star Trek in cui “l’avventura dell’uomo sta cambiando”, già, non solo quella dell’homo cinemensis; il 23 ottobre 1989 toccherà al primo Batman, definito “l’avvenimento cinematografico dell’anno”. Nel Locarnese il 12 febbraio del 1959 è giovedì grasso ambrosiano: a Brissago s’inaugura il Cinema Arlecchino con l’applaudito, a Venezia, I sogni nel cassetto di Renato Castellani. Ci sembra di poter immaginare le grasse risate dei brissaghesi l’11 ottobre 1968 con la Pantera rosa. Ad Ascona nel 1984 l’Otello stupisce con Silver Dream Racer: gli asconesi ci saranno andati più per i motori dei bolidi da corsa o per la bellissima Nastassia Kinski? Il film non spaccherà mai il botteghino, ma che importa. Nel 1974 davanti al Cinema Paradiso c’è un incredibile andirivieni di spettatori: come mai? Morbosi, lascivi e curiosoni luganesi fanno la fila per vedere la giovane Antonelli in Malizia alla sua “quarta settimana di repliche”! Cambia il costume del tempo e lo stesso accadrà per La fiancée du pirate della Kaplan, indetto dal Movimento femminista ticinese: il recensore scriverà di una sala “come al solito gremitissima”. Esattamente come ci auguriamo che rimangano tutte queste storiche e bellissime sale… note 1 “Una poltrona per due” in Ticinosette n. 8/2012. nelle immagini La sala del Cinema Leventina ad Airolo (sopra) e un particolare dell’arredo anni sessanta dell’Arlecchino a Brissago.


Luoghi 43


PER UN PALMO DI VIDEO Tendenze p. 44 – 45 | a cura della Redazione

Samsung Galaxy S7 / S7 Edge Galaxy Note 5

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Samsung è stato uno dei primi produttori a cimentarsi con i 4K (3840x2160 pixel) e tutti i suoi telefoni di punta danno la possibilità di girare video con almeno questa risoluzione. Tutti i “top device” hanno sensori da 16 megapixel con messa a fuoco automatica a rilevamento di fase e stabilizzazione ottica dell’immagine. I video 4K hanno un audio chiaro, autofocus continuo, grande riproduzione del colore e tutti i dettagli che si adattano all’interno di una matrice di 4K. Se siete dei fanatici del video, il Note 5 (in attesa del 6...) è quello che fa per voi. Riprese ottime, audio sorprendente, stabilizzazione delle immagini per video a 1080 pixel e inferiori, in modo da rendere i vostri video accettabili anche senza un supporto fisso.

Apple iPhone 6s / 6s Plus

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L’ultima serie S ha introdotto un miglioramento in termini di risoluzione della fotocamera principale. Il vecchio sensore da 8 megapixel è stato sostituito da un sensore da 12 megapixel con apertura f/2.2. Il sensore supporta anche autofocus a rilevamento di fase. Gli iPhone 6s possono girare filmati a 30 fps con risoluzione 4K. Supporta anche la ripresa di video a 1080 pixel con 120 fps, o 720 p a 240 fps (frame rate che permettono anche alcuni effetti di slow-motion). In generale la qualità delle registrazioni video in 4K è da considerarsi alla pari con tutto ciò che i sistemi Android offrono.


Oggi con gli smartphone si fa spesso di tutto meno che telefonare. La produzione di video, per esempio, è tra le funzionalità maggiormente in crescita se non quella trainante; basti pensare alle app disponibili per editare ed elaborare le proprie produzioni direttamente sul telefonino. Oppure la frontiera del live-streaming, ovvero poter riversare in rete (per esempio su YouTube) quello che stiamo filmando semplicemente effettuando un log-in e partire con la registrazione. Già da un paio d’anni le riprese in 4K (ovvero circa 4000 pixel orizzontali di risoluzione, nelle TV nota anche come Ultra HD) sono diventate una caratteristica essenziale per i telefonini di fascia alta. Ma quali apparecchi gestiscono meglio questo comparto multimediale? Ecco alcuni smartphone oggi disponibili sul mercato…

Sony Xperia Z5 / Z5 Compact / Z5 Premium

Anche la nuova famiglia Xperia è dotata di capacità di registrazione a 4K. Posssiedono un sensore posteriore da 23 megapixel 1/2.3 Exmor RS. Oltretutto gli Z5 (compresi i Compact e i Premium) vengono forniti anche con il sistema OIS – che Sony chiama SteadyShot Intelligent Active Mode – e con un sistema di autofocus ibrido molto performante. Gli esempi di alcuni video a 4K prodotti con degli apparecchi Sony mostrano un netto miglioramento rispetto a quello che aveva da offrire la precedente serie Z3. PS: l’Xperia Z5 Premium permette anche di visualizzare i video 4K nella loro risoluzione originale.

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LG Nexus 5X Huawei Nexus 6P

Entrambi gli smartphone sono dotati di sensori da 12,3 megapixel di Sony con apertura f/2.0. I sensori sono in grado di gestire riprese di video 4K a 60 fps, ma i microprocessori di attuale generazione, tra cui Snapdragon 808 e 810, sono limitati ai 60 fps. In particolare i dati e le specifiche tecniche forniti dalla Nexus sembrano assai promettenti... da provare per avere conferme concrete.

LG G5

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Questo LG è dotato di un sensore da 16 megapixel 1/2.6 con autofocus laser e stabilizzazione ottica dell’immagine. Il G5 è in grado di produrre video in 4K con un sacco di dettagli e basso “rumore digitale” anche in condizioni di scarsa illuminazione. I video sono a 30 fps e lo slow motion a 120 fps. La fotocamera con un sensore da 16 megapixel permette di scattare foto con una risoluzione di 5312x2988, la vera eccellenza di questo smartphone.

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La domanda della settimana

Negli ultimi 6 mesi siete stati almeno una volta al cinema?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 4 agosto. I risultati appariranno sul numero 33 di Ticinosette.

Al quesito “Religione e fede sono ancora valori importanti e presenti nella vostra famiglia?” avete risposto:

SI

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NO

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Astri ariete Cambiamenti considerevoli nella veduta generale del mondo. Progresso evolutivo della coscienza. Superficialità emotiva tra il 1 e il 2 agosto.

toro Canalizzate il vostro potere creativo verso qualcosa di costruttivo. Siate meno impulsivi, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con i familiari.

gemelli Cambiamenti di rotta. Scelte inaspettate e improvvise. È giunto il momento giusto per tagliare ogni cordone ombelicale. Tenete la lingua a freno.

cancro Opportunità in tutti i campi. La prima settimana di agosto spinge a iniziative originali. Colpi di fulmine per i nati nella terza decade. Matrimoni in vista.

leone Inquietudini affettive. Professionalmente inquieti i nati tra la prima e la seconda decade. Viaggi e trasferte anche in compagnia del partner.

vergine Tra il 2 e il 3 agosto dovrete stare attenti a non farvi sorprendere da sbalzi umorali. Progressi professionali per i nati nella seconda decade.

bilancia Tra il 3 e il 4 agosto amplificazione delle emozioni. Stress e possibile instabilità emotiva per i nati nella prima decade. Dissapori col partner.

scorpione Combattivi i nati nella seconda decade ipersollecitati nell’amor proprio. Scelte importanti per i nati nella terza decade. Tensioni in famiglia.

sagittario Cresce la voglia di realizzare i propri ideali. Scontri in famiglia a causa vostra. Avventure per i nati nella terza decade. Notte inquieta il 4 agosto.

capricorno Rapporti burrascosi con il partner per i nati nella seconda decade. Una decisione importante bussa alle porte: valutate con attenzione.

acquario Incontri durante un viaggio. Fermenti all’interno della vita di coppia per l’improvviso bisogno di libertà e scelte libere. Vita sociale a partire dal 2.

pesci Cresce il desiderio di essere al centro dell’attenzione. Creativi tra il 2 e il 3 agosto. Frenetici e a volte bipolari i nati nella prima decade.


Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 33

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 4 agosto e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 2 agosto a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Verticali 1. La e-mail su internet • 2. Firma l’opera • 3. Quasi unica • 4. Soffre di grave inappetenza (f) • 5. Bauli • 6. Regalare • 7. Filastrocche • 8. La rapì Paride • 16. Il Renzo del Manzoni • 17. Caverna oscura • 21. Organizzazione internazionale • 23. Il mitico re di Egina • 26. Pari in lastra • 28. La capitale dell’Arabia Saudita • 29. La ripete il bocciato • 32. Arbusto dai fiori violacei • 34. Ansia, paura • 36. Gara per cow-boy • 38. Dittongo in boato • 41. Aspro • 43. Anche il Nero è azzurro • 45. Uno a Zurigo • 47. Cono centrale.

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Orizzontali 1. Si apre lanciandosi • 9. Porto algerino • 10. Articolo maschile • 11. Sfregare, lucidare • 12. Copricapo papale • 13. Preposizione semplice • 14. Associazione Sportiva • 15. Se è libera è gratis • 18. L’alieno di Spielberg • 19. Ammaliavano i marinai • 20. Stato asiatico • 22. Il numero perfetto • 24. Il Nichel del chimico • 25. Subisce gli influssi lunari • 27. Alterato, contraffatto • 30. Il Ticino sulle targhe • 31. Erba acquatica • 32. I confini di Lugano • 33. Topo... ginevrino • 35. Il nome di Pacino • 36. Mezza rata • 37. Detestabili • 39. Avverbio di luogo • 40. Ghenga, banda • 42. Profondo, intimo • 44. Periodo preistorico • 46. Costoso • 48. L’isola con il Colosso • 49. Lido sabbioso • 50. Cuor di cane.

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La soluzione del Concorso apparso il 15 luglio è: TRONCARE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono state sorteggiate: Carmen Berta (Minusio) Silvana Bütikofer (Bellinzona) Complimenti alle vincitrici!

Premio in palio: 2 buoni del valore di CHF 50.– l’uno per l’acquisto di biglietti per eventi FFS Le Ferrovie federali svizzere offrono due buoni per un valore totale di CHF 100.– a due fortunati vincitori per l’acquisto di biglietti per eventi da scontare presso una stazione FFS in Svizzera.

Prossima fermata: libertà. Una breve pausa dal tran tran quotidiano? Open air e festival sono un’ottima occasione per cambiare aria e musica. Il biglietto per la libertà è disponibile allo sportello FFS! Presso i punti di prevendita FFS, aperti anche nel fine settimana, trovate l’assortimento di Ticketcorner e biglietteria.ch. Inoltre per raggiungere in tutta rapidità e comodità le sedi dei vari eventi, vi consigliamo di prendere il treno. E poi c’è una novità: lo SwissPass è ora anche un biglietto per eventi! Potete caricare fino a 4 biglietti per eventi sullo SwissPass. Ulteriori informazioni sono a disposizione su ffs.ch/events. Buon divertimento!


â„– 31 del 29 luglio 2016 ¡ con Teleradio dal 31 lug. al 6 ago.


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