Ticino7

Page 1

№ 28 dell,8 luglio 2016 · con Teleradio dal 10 al 16 luglio

magico green

a Losone è presente la maggiore struttura dedicata al golf in Ticino, con campi perfetti e scenari mozzafiato

Corriere del Ticino · laRegione · chf 3.–


, O N E M I D E R A PAG

. Ù I P I D E R E V RICE .* DIA E M N I N O C A DID N A C I L O C I T R A DIVERSI M A N EN T E

R E P O S S A B I R I IL 12,4% D

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TUxMDCzNAYAhDis7w8AAAA=</wm>

<wm>10CFWMMQ7CMBAEX2Rr73K-xLiMQkMACSJBdwUEyQ1BIUI8H0NHsZpmZvs-BY_f2m43dIdEIBEngMYqhRg81wpNTaWeGagSlIVBuiJBhUYD_hpXrBqAfR0HdSxG7NgVSEk0sgfBk_ryZus8P5ft9Bpn25y4tiFf8n06jssyGhPeHIOdxdq9Zf-43j4-3VeNsAAAAA==</wm>

Abbiamo abbassato i prezzi di diversi articoli Candida e ora puoi approfittare di allettanti ribassi permanenti: la Migros colpisce ancora! Per es. dentifricio Candida White Micro-Crystals, 75 ml, fr. 3.30 invece di fr. 3.90 (–15,3%). Offerte valide a partire dal 5 luglio 2016.


Ticinosette allegato settimanale N° 28 dell’8.7.2016

Agorà Territorio. Abbattere o riqualificare?

Marco Jeitziner ...................................

4

daniele Bernardi...........................

6

roBerto roveda ..............................

8

Stefania Briccola .......................................

9

di

Arti Antonio Porta. Una strada per Spoon River Media Talk show e politica. La fine di un’era? Società Carlo Ratti. La città che pensa

Impressum Tiratura controllata

63’212 copie

Chiusura redazionale

Venerdì 1. luglio

Vitae Jonathan Della Giacoma

di

di

di di

Stefania Briccola; fotografia di thierry droz ..........

10

redazione; foto di reza Khatir ........

35

P. Mezzanzanica ed e. MonteSino ..............

40

Svaghi ....................................................................................................................

42

Reportage Golf. The perfect green Gastronomia L’arcobaleno in cucina

a cura della di

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

Publicitas AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste

Annunci locali

Publicitas Lugano tel. 058 680 91 80 fax 058 680 91 71 lugano@publicitas.ch

In copertina

Golf Gerre, Losone Fotografia ©Reza Khatir

Voli liberi (e vittime predestinate) Per molti è la stagione più piacevole dell’ano, vuoi per le temperature e le giornate che paiono non finire mai, ma anche per la possibilità di praticare attività all’aperto: dalla riscoperta del territorio alle meno impegnative (fisicamente) cene serali. Purtroppo, almeno dal 2003, anche in Svizzera alcune attività sono spesso “funestate” dal più temuto dei volatori: la Zanzara tigre (Aedes albopictus). Giunta dall’Asia agli Stati Uniti (1985) attraverso il commercio di pneumatici e infine in Europa (1990), la Tigre è nota per le sue punture dolorose, l’inconfondibile tigratura di corpo e zampe posteriori, la malaugurata possibilità di fare da vettore a virus e malattie anche mortali e la capacità di riprodursi velocemente e in pochissima acqua (tombini, scarichi ecc.). Brevemente ha colonizzato Sottoceneri, Piano di Magadino e parte del Locarnese; da qui la creazione di un servizio preposto al controllo della sua diffusione (Gruppo cantonale di lavoro zanzara tigre; dss-us.zanzaratigre@ti.ch, tel. 091 935 00 46) e al quale è possibile segnalare la presenza dell’insetto, soprattutto se questa è stata rilevata in zone non ancora toccate dal fenomeno (per esempio, a nord di Biasca e nelle valli locarnesi). Dal portale del Laboratorio di microbiologia applicata del DSS apprendiamo che esistono circa 3500 specie di zanzare, “delle quali una quarantina sono presenti in Svizzera. (...) La zanzara punge solo per procurarsi il nutrimento necessario al completamento dello sviluppo delle sue uova. Quando veniamo punti da una zanzara (che si approprierà di circa 2-5 microlitri del nostro sangue, ndr.) possiamo quindi essere sicuri che si tratti di una femmina e che questa

andrà successivamente a deporre le sue uova (...) su una superficie d’acqua o in prossimità dell’acqua stessa. Dalla schiusa di queste uova si formeranno poi le larve, le pupe e da queste ultime si tornerà ad avere l’insetto adulto”. Se siete tra coloro che alle zanzare proprio non riescono fuggire, sappiate che potreste essere degli inconsapevoli predestinati. Tre anni fa lo Smithsonian Institute di Washington realizzò una ricerca sulle preferenze “gastronomiche” delle zanzare. Risultato: se siete un gruppo sanguineo “0” e “B” non avete scampo, il gruppo “A” parrebbe invece non attirare nessuna zanzara. Essendo ghiotte di anidride carbonica (ecco perché riescono a trovarci, anche al buio) e acido lattico, questi insetti colpiscono con più facilità chi pratica attività sportive (leggasi sudore) o persone con una temperatura corporea più elevata della norma (come le donne in gravidanza). In un recente articolo apparso sull’inserto “Salute” de la Repubblica (28 giugno), venivano dati alcuni preziosi consigli per limitare la possibilità di essere punti dalle zanzare: per esempio, indossare abiti chiari; evitare profumi e aromi sulla pelle; accendere ventilatori e aria condizionata (che disorientano l’insetto); tenere sotto controllo il sudore che, con estati sempre più tropicali e umide, risulta impresa assai ardua. In questo senso, occhio a non esagerare con le rinfrescanti birre: sempre secondo le ricerche chi ne consuma è più a rischio degli altri, una situazione che si “aggrava” se state grigliando oppure nei pressi del classico barbecue. Quei succulenti profumi sono ahimé apprezzati anche dai piccoli vampiri alati... Buona lettura, Giancarlo Fornasier


Abbattere o riqualificare? Territorio. Nel cantone si conta oltre un migliaio di edifici in disuso potenzialmente riconvertibili in abitazioni, centri culturali, associativi, atelier, sale musicali, nuove aziende ecc. Berna incoraggia la riqualifica delle aree dismesse, ma tra gli auspici dei cittadini e la volontà dei comuni che cosa si sta facendo? di Marco Jeitziner; fotografia ©Flavia Leuenberger

I

n Ticino c’è l’ex fabbrica di cioccolato Cima Norma riconvertita a spazio artistico-culturale, l’ex mulino Ghidoni di Arbedo (Molinazzo) che ospita appartamenti, l’ex tabacchificio Polus a Balerna con vari studi e uffici, l’ex macello pubblico di Lugano centro culturale autogestito, l’ex capannone industriale a Castione convertito in locale musicale e discoteca ecc. Sono esempi di interventi riusciti con degli stabili dismessi, ma non è tutto: uno studio del 2007 dell’Accademia di architettura dell’USI di Lugano citava ben 1.120 edifici potenzialmente riconvertibili1. Il tema è più che mai d’attualità in Ticino: di territorio edificabile ne rimane ben poco2, quindi appare più lungimirante conservare l’esistente, riconvertire e riqualificare. Agorà 4

I giovani immaginano, ma poi? Prendiamo il caso delle ex stazioni ferroviarie, ormai perlopiù inutilizzate per scarsa redditività. La SUPSI nel 2013 promosse diversi laureati con dei progetti di rivalutazione di sette ex stazioni FFS in Leventina, sulla tratta BiascaAirolo. L’idea dei giovani laureati riguardava in particolare le ex strutture di Bodio o di Rodi-Fiesso, per le quali si immaginava “la valle un territorio abitato in modo diffuso e lineare con punti d’interesse e funzioni a piccola scala urbana (...)”3. Fatte le debite proporzioni, certamente la Leventina non è una metropoli come Parigi - dove per esempio l’ex stazione d’Orsay è diventata un famoso museo - ma gli studenti avevano pensato ad ostelli, “jazz club”, caffetterie ecc. Non se ne fece nulla, malgrado il fatto che il Consiglio federale incoraggi e promuova queste politiche. Come? Per esempio, leggiamo4, con la “vendita di immobili non più necessari all’esercizio ferroviario (circa 150 oggetti all’anno dal 1999)”, per i quali le FFS “collaborano con le autorità cantonali e comunali e le sostengono (...)”. Si guarda all’estero Berna afferma5 che “all’estero vi sono molte iniziative che mirano alla promozione della riconversione di aree industriali e artigianali dismesse. Le esperienze raccolte in altri paesi possono servire anche alla Svizzera”. E ovviamente anche al Ticino. Per esempio l’Unione europea dispone di vari programmi di riqualifica, tra cui uno (“Interreg”) che interessa da vicino anche il Ticino, per i quali mette a disposizione fondi per dei progetti di ricerca e per iniziative di riconversione. Negli altri paesi queste politiche sono già realtà assodate.

Per esempio in Gran Bretagna le leggi comunali auspicano che “almeno il 60% dello sviluppo urbano si concentri nelle aree industriali dismesse”. Gli investitori privati vengono favoriti con degli sconti fiscali per i risanamenti. Più o meno lo stesso accade in Francia o in Germania, dove persino un ex aeroporto, quello di Tempelhof, nel 2010 è stato riconvertito a parco pubblico per attività sportive, di svago, fiere, congressi. In Italia le ferrovie di stato hanno già iniziato a cedere ben più di un migliaio di stazioni “impresenziate” ad enti e associazioni di pubblica utilità con un comodato d’uso a costo zero6. Qualche esempio: a Napoli l’ex stazione di Boscoreale era una discarica, ora è in mano ad un’associazione culturale; a Lavena Ponte Tresa gli spazi sono diventati un centro culturale; persino in un paesino di duemila anime in Sardegna, a Ulassai, è nato il museo “Stazione dell’arte”. Altrove si fanno scuole di musica, luoghi sociali e assistenziali e così via. Molti studi in Ticino In Ticino l’interesse della società civile per questo tipo di spazi appare scarso, in ogni caso molto frammentato, oppure si scontra con le visioni opposte delle autorità. Eppure più volte è stato dimostrato il valore di queste politiche sostenibili. Oltre al già citato studio del 2007 per cui gli edifici dismessi ticinesi sono “una risorsa significativa”, nel 2008 due docenti dell’USI pubblicarono un altro studio sottotitolato “Un’analisi delle aree industriali dismesse del Ticino e del loro potenziale di riconversione”7. Nel 2011 si tornò a parlare di “recupero delle aree dismesse”, così come in un rapporto sulla nuova politica regionale ticinese in vista di AlpTransit8. Nel 2015 il deputato Franco Celio chiese al governo cantonale “perché non recuperare le aree industriali dismesse?”. Risposta: il tema è previsto nelle politiche sui “Poli di sviluppo economico del Piano direttore”, erano “in corso o in procinto di essere avviati” studi e mandati con cui si vorrebbe “precisare e dare maggiore concretezza” anche a questa importante tematica9. Tutto bene, ma a quando i fatti? Non a caso un altro deputato, Nicola Pini, lo scorso febbraio ha sollecitato nuovamente l’autorità cantonale e in un’inchiesta televisiva10 ha risollevato per esempio l’annosa vicenda dell’ex macello pubblico di Locarno. Per Pini “oltre Gottardo stabilimenti vecchi e dismessi sono stati trasformati sì in nuove aziende, ma anche in appartamenti, teatri, ristoranti e perfino scuole.11


La ex fabbrica di cioccolato di Dangio-Torre, oggi “convertita” in spazi espositivi e creativi

Visioni interdisciplinari La Svizzera, soprattutto tedesca e francese, vanta alcuni progetti pilota. Tra questi c’è il “Gundeldinger Feld” a Basilea: “si tratta della trasformazione di un’antica area industriale in un nuovo polo urbano (…) gli stabili industriali sono stati adibiti a nuove funzioni, e oggi il sito è animato da 270 lavoratori impiegati in 60 piccole attività, enti e imprese di servizi, di svago, di cultura e di formazione” scrivono gli uffici federali dell’energia e quello dello sviluppo territoriale12. L’unico caso ticinese citato è quello della Polus di Balerna13, eppure si ribadisce qua e là che le potenzialità non mancherebbero. Ma come realizzarle? È una questione di volontà (anche) politica, di numeri (finanziari, di popolazione), di interessi (pubblici e privati)? Si tratta di fatto di progetti molto complessi: è più “facile” demolire e ricostruire ex novo che riqualificare l’esistente. La premessa fondamentale, affermano le autorità federali, è la “comunicazione tra le diverse parti coinvolte nel progetto, essenzialmente le autorità, i proprietari fondiari, gli abitanti, i vicini e gli specialisti impegnati in un tale approccio interdisciplinare”. Insomma, trasparenza, comunicazione e interdisciplinarità sembrano essere le parole chiave. A conti fatti in Ticino non mancano gli esempi pubblici e privati di riconversioni riuscite o in fase di attuazione, in ambiti forse ritenuti più “interessanti”o “strategici”: la formazione (l’USI di Lugano in un ex ospedale), la giustizia (il Tribunale penale federale di Bellinzona in un’ex scuola), la cultura (la “Casa del cinema” di Locarno in un’ex scuola), il settore alberghiero, del benessere e del lusso (il futuro complesso di Agra in un ex sanatorio) ecc. Buoni e cattivi esempi Queste poche riconversioni fanno però i conti con centinaia di edifici abbandonati e lasciati all’incuria, con molti comuni talvolta sordi a questo tipo di interventi, con deplorabili demolizioni (addirittura un castello come a

Lugano-Trevano) che favoriscono soprattutto le imprese edili. Non potendo sottacere questa realtà, citiamo infine il caso esemplare di un comune ticinese. Una dozzina di anni fa si pose la questione di uno stabile industriale in pieno centro città: ospitava temporaneamente l’officina della locale azienda di trasporto pubblico su un terreno comunale. Gli interessi in gioco erano: una nuova officina e un parcheggio per i dipendenti dell’azienda, fruibile anche dal pubblico oppure riqualificare lo stabile e concederlo ad un’associazione culturale, quindi ai cittadini. Che fare? Per il cantone lo storico edificio violava varie norme e quindi andava demolito, così fece il comune, unilateralmente, ignorando bellamente un atto consiliare precedente e prima che il Consiglio comunale potesse votare. Si sollevò un polverone non solo dovuto ai calcinacci: la nuova officina sorse altrove ma si fece lo stesso il parcheggio, stravolgendo per sempre un pezzo della cittadina. L’associazione culturale troverà un’altra sede in uno storico edificio, ma da cui verrà sfrattata a causa… di una parziale demolizione.

note 1 www2.arc.usi.ch/ris_ist_icup_pub02.pdf 2 Si veda “Un piano per il cantone”, Ticinosette n. 22/2016. 3 Corriere del Ticino (30.12.2013). 4 Si veda il rapporto del Consiglio federale “Promuovere la riqualificazione delle aree industriali e commerciali dismesse” (18.6.2008). 5 Ibid. 3. 6 fsitaliane.it/cms-file/allegati/fsitaliane/adotta_una_stazione.pdf. 7 Citato nella rivista Dati (2/2008). 8 Programma d’attuazione della politica regionale 2012-2015 (Bellinzona, 2011). 9 Si veda la risposta 2343 all’interrogazione r3.15 (9.6.2015). 10 A “Falò” (RSI, puntata del 19.5.2016). 11 Dal sito personale www.nicolapini.ch 12 Da “Quartieri sostenibili - Sfide e opportunità per lo sviluppo urbano” (Ufe, Are, 2011). 13 polus.ch/app/store/News/La%20Rivista%20febbraio%202011.pdf

Agorà 5


Una strada per Spoon River Recentemente la casa editrice Il Saggiatore ha pubblicato il celebre testo di Edgar Lee Master nella eccellente traduzione di Antonio Porta di Daniele Bernardi

Arti 6

Antonio Porta (da comune.parma.it)

Qualche tempo fa, un amico e collega, facendomi notare quanto, a oggi, risulti malamente invecchiata l’edizione italiana di un classico del novecento come La peste di Albert Camus, mi suggeriva di riflettere attorno al problema delle traduzioni e, come avrebbe detto il poeta Antonio Porta, alla loro connaturata “deperibilità”: “Questo romanzo”, mi scrisse, “ha bisogno di una nuova versione, e così molti altri... si apre una questione, potresti scrivere qualcosa a proposito, se ti va...”. I mesi successivi, purtroppo, non mi hanno concesso di chinarmi sul caso specifico per esaminare, con la dovuta attenzione, il testo che Beniamino Dal Fabbro pubblicò coi tipi di Bompiani. Una fortunata coincidenza mi ha permes-

so invece di ragionare sulle medesime questioni attraverso la lettura di un classico della poesia novecentesca: la celebre Antologia di Spoon River che proprio Antonio Porta, dopo l’operazione pionieristica di Fernanda Pivano e altre che erano seguite via via, tradusse nel 1987 rispondendo a una proposta editoriale di Ferruccio Parazzoli. Il volume, a lungo, è stato disponibile nella collana degli Oscar della Mondadori e ora, su iniziativa degli eredi di Porta, ritorna in libreria con l’attenta curatela di Pietro Montorfani nella collana La Cultura della casa editrice Il Saggiatore. L’operazione merita attenzione per più motivi: anzitutto perché, per la prima volta, ai 244 epitaffi che compongono


il testo sono state aggiunte due sezioni finora inedite in lingua italiana – ma considerate parte del libro nella versione originale. La precedente edizione inoltre non valorizzava sufficientemente l’impegno del poeta milanese e l’importanza di una traduzione che, come sottolinea il curatore nella sua nota, è certo “una pietra miliare nella poesia italiana di questi decenni”. Prove di resistenza Fu proprio Antonio Porta, alla fine degli anni ottanta, a usare il termine “deperibilità” in un articolo, apparso sulle pagine del Corriere della Sera, dedicato al convegno “Traduzione del testo poetico”. Il poeta non solo sosteneva quanto il “travaso” di forme e contenuti da una lingua all’altra fosse una “prova di resistenza” per il testo, ma pure sottolineava come attraverso tale lavoro si potesse sondare lo “stato di salute generale di una lingua” – e, di conseguenza, di un popolo. Non per nulla l’autore di Passi passaggi e Invasioni si cimentò più volte nel corpo a corpo con la voce dell’altro – tra le sue versioni più celebri vanno certo ricordate la monumentale antologia Poeti ispanoamericani contemporanei (Feltrinelli, 1970) e Sotto la stella del Nord di Ted Hughes (a queste si potrebbero aggiungere le bellissime poesie inglesi di Sonno-Sleep, di Amelia Rosselli, e le versioni firmate con lo pseudonimo di Emilio Liviano). Ma il posto che occupa il suo Spoon River è particolare e privilegiato per ragioni che andremo ora a chiarire. Siamo, è stato detto, nel 1987 e si avvicina quindi uno dei bienni decisivi nella storia del poeta: è il tempo delle ultime raccolte di versi (Il giardiniere contro il becchino uscirà, nella Collana dello Specchio della Mondadori, nel 1988), delle drammaturgie e di quei progetti che, purtroppo, a causa della prematura scomparsa, non avranno seguito – come è il caso di Los(t) angeles, monumentale romanzo scritto “in tempo reale” di cui rimangono solo alcuni frammenti pubblicati postumi da Vallecchi nel 1996. Inoltre, Porta, col suo ribadito impegno a “dare forma alla comunicazione”, moltiplica gli sforzi lavorativi attraverso collaborazioni con periodici diversi, quotidiani e festival di letteratura. È dunque in un contesto di furore creativo che si inserisce il suo approccio all’opera di Masters – ed è con la stessa vorace passione che darà voce agli spettri che abitano la collina di Spoon River. Pensando a ciò che sarà, a breve, il suo destino, non può certo lasciare indifferenti la veggenza che conduce Porta a toccare più volte, con mano e penna, le viscere della morte – di fatto il tema funebre, sia nelle composizioni che negli interventi critici, diviene col tempo una vera e propria ossessione. La collina di Masters e “il giardino del futuro” Se è vero, come suol dirsi, che gli artisti viaggiano con la morte appollaiata sulla spalla, nel caso di Masters si potrebbe aggiungere che la mietitrice, assieme alla spalla, si è accaparrata anche il resto. Ma procediamo con ordine: ha quarantacinque anni l’avvocato Edgar Lee Masters (Garnett, 1868 – Melrose Park, 1950) quando, a seguito di un laborioso apprendistato letterario, medita l’idea che lo renderà celebre.

“Dato che la mia carriera di poeta pareva ferma”, racconta in La genesi di Spoon River, “iniziai a sognare di scrivere un libro, un libro sulla cittadina di campagna, ma che contenesse così tanti personaggi, e così tante piste e sentieri nella sua trama testuale, che sarebbe stata la storia del mondo intero (...), un libro che sarebbe dovuto essere il mio primo ed ultimo contributo alla letteratura americana. (...) Non lo scrissi mai; scrissi invece l’Antologia di Spoon River, come risultato di una lunga incubazione, e sopra quello stesso tipo di architettura”. Ciò che rese l’operazione geniale fu, soprattutto, la semplicità del progetto: un camposanto come tanti, in una cittadina insignificante degli Stati Uniti, in cui i morti si raccontano attraverso una serie di epitaffi poetici – rivelando così vizi, crimini, segreti, amori, ricordi, piccoli gesti e catastrofi. La continua fortuna dell’Antologia è certo dovuta al parallelismo, a mio avviso inevitabile, che il lettore fa tra il proprio mondo interiore, personale, e quello descritto sulla pagina: ciascuno, chi più e chi meno, si porta una Spoon River nel cuore – un mondo di case che il tempo cancella, assieme a voci e volti che, probabilmente, non svaniranno del tutto. La potenza dei versi di Masters (resi celebri in Italia, come molti sapranno, anche grazie alle trasposizioni musicali di Fabrizio De André) è proprio in questa sorta di tensione spirituale che vuole, ancora, dare vita ai defunti. “Forse”, scrisse sulle pagine di “Cuore” il traduttore Porta, “poeti e scrittori sono gli unici che parlano ancora coi morti, per rendere fecondo il giardino del futuro”. Antico e moderno nella stessa trama Così come il libro di Masters, oggi, è considerato una presenza fondamentale nel panorama della letteratura statunitense, il valore della produzione portiana è sempre più evidente. Nel caso specifico, balza all’occhio la lungimiranza a integrare nel testo i termini inglesi che, a partire dagli anni ottanta, sono diventati di uso comune. “Si era all’inizio di quell’evoluzione”, scrive Montorfani, “che oggi, a torto o a ragione, da più parti si biasima con forza, ma che ben si sposava con quella tendenza all’internazionalismo tipica del decennio”. Di fatto, il lettore odierno non si stupirà affatto nel trovare, tra i versi tradotti, espressioni come “leader”, “Sunday-school” o “bulldog”. Altra peculiarità riscontrabile è la ricerca di un’aderenza al parlato – e in questo, certo, Porta si mostra legato alla “scelta della voce” che, in lui, rappresentava l’essenza della comunicazione “orizzontale”. Da qui provengono le semplificazioni sintattiche e “una certa allergia per i congiuntivi” che avvicinano le parole di Masters a quelle della nostra contemporaneità. Ma l’aspetto più importante della traduzione, per citare ancora Montorfani, è sicuramente l’ “equilibro mimetico” che mescola una ricercata semplicità alla fonte principale del testo: la Commedia dantesca (si vedano, per esempio, gli “occhi di bragia” in Robert Fulton Tanner o le altre brillanti citazioni contenute in Schroeder the Fisherman e Doctor Hill). La capacità di incastonare, in modo perfetto, antico e moderno nella stessa trama avvicina nelle intenzioni, con risultati espressivi certamente distanti, l’operazione di Porta a quella del raffinato Orelli poeta-traduttore.

Arti 7


La fine di un’era?

La chiacchiera politica in TV inframezzata da urla, accuse e dichiarazioni ad effetto pare aver fatto il suo corso. O almeno sembrano pensarla così gli spettatori, sempre più diffidenti nei confronti dei politici che frequentano questi show di Roberto Roveda

Media 8

La nostra è un’epoca di crisi della politica, lo si ripete da mettere in difficoltà l’avversario con la propria dialettica. tempo. C’è disaffezione un po’ in tutta Europa e le persone Polemizzare e accusare perché l’inquisizione è mille volte votano spesso meno e più distrattamente. Soprattutto cresce più televisiva della “riflessione”. Il politico fa così spettacolo la sfiducia nei confronti di chi la politica la fa per professione e la politica diventa un nuovo genere di intrattenimento e le classi dirigenti attuali non sembrano avere il carisma televisivo, il politainment. delle precedenti. Sono sentimenti diffusi, presenti anche nella nostra Confederazione dove mai come negli ultimi Il troppo però stroppia tempi sono proliferate le iniziative popolari. Votazioni in Come scritto da Gianpietro Mazzoleni e Anna Sfardini in cui, per altro, più frequentemente di un tempo gli elettori Politica pop (Il Mulino, 2009): “L’attenzione per la rappresentazione di sé accomuna tutti i persohanno disatteso le indicazioni del naggi che entrano a fare parte dello governo, dei grandi partiti e delle spettacolo televisivo, dal calciatore istituzioni. alla velina, dal politico all’attore. Il La sensazione è che tante persone passaggio del medesimo personagsiano ormai stanche di parole, di gio dal mondo dell’entertainment una politica che è spesso costellaa quello politico, e viceversa, si ta da urla, accuse, discorsi e toni svolge senza soluzione di contida bar. Insomma, di una politica nuità, producendo la ridefinizione che trova il suo alveo naturale nei della politica come mestiere, non talk show televisivi presenti un certo vocazione, alternativo ad altri po’ su tutti i canali generalisti e ugualmente intrecciati con la dimenin particolar modo in quelli della sione della celebrità. Il politainment, vicina Penisola. Nell’ultimo venin questo caso, diviene più che una tennio, infatti, la “chiacchiera” chiave interpretativa della realtà popolitica ha sotterrato le tribune litica, una vera e propria strategia”. elettorali e ogni tipo di rubrica di Bruno Vespa e il suo “Porta a porta” (da news25.it) Peccato per i sedicenti politici che approfondimento. Ha mandato in pensione il dibattito ragionato, l’analisi delle proposte alla lunga il meccanismo sia diventato troppo scoperto e che e dei progetti per lasciare campo libero ai duelli rusticani, come si dice “il troppo stroppia”, anzi, annoia anche perché alle liti condominiali, a dichiarazioni che sempre più asso- l’intrattenimento non è nelle corde di tutti. Così, annoiano trasmissioni tanto lunghe – occupano militarmente la serata migliano a réclame pubblicitari. intera – con i soliti noti a dire le solite cose note. Annoia il proliferare eccessivo di queste trasmissioni che La politica è intrattenimento Per qualche anno il pubblico, stanco anche di un certo continuano a essere tante anche perché costano poco. I linguaggio burocratico-istituzionale usato da troppi politici, politici e le meteorine della TV che li circondano fanno la fila ha gradito. Vi è stata una proliferazione del genere che ha per presenziare a costo zero e il programma lo si fa con i fichi visto in Italia – il paese dove questo fenomeno ha avuto e secchi a differenza delle famose nozze. Alla lunga, soprattutcontinua ad avere una deriva parossistica – punteggiare i to, ha stancato una politica tanto chiacchierata e priva di palinsesti delle varie declinazioni di Ballarò. È nata anche contenuti, in cui i punti di vista e le opinioni si riducono a una professione di successo, quella del giornalista- padrone giudizi in pillole che non vanno mai oltre il risaputo. Perché di casa, pungente e inappuntabile ma soprattutto attento a alla fine in questi programmi non si vuole scontentate in non sollecitare e irritare più che tanto gli ospiti. nessun modo l’utente consumatore e così facendo tutto si Così, settimanalmente su palcoscenici della TV – perché annacqua, diventando imbevibile. E si spinge lo spettatore di luoghi di finzione si tratta – i politici sfilano sorridenti alla meglio a cambiare canale – i talk show televisivi sono e compiaciuti di poter mettere in scena la loro ennesima in piena emorragia di ascolti e soprattutto di credibilità – e, rappresentazione. Nei talk show politici, infatti, la politica, alla peggio a fare a meno della politica. quella con la “P” maiuscola che corrisponde a idee e ideali, Sarà un caso che un maestro (spesso discusso) del genere è solo un pretesto, un’etichetta vuota. Conta far spettacolo, come Michele Santoro ormai faccia altro?


La città che pensa Diventare “smart city” è l’obiettivo di molte città nel mondo. Una trasformazione che però implica la partecipazione attiva della cittadinanza nella produzione di dati, al fine di migliorare la qualità della vita e l’uso delle risorse di Stefania Briccola

La definizione smart city non piace molto a Carlo Ratti,

Che cosa si può iniziare a fare per rendere una città intelligente o sensibile? Si può chiedere ai cittadini su una piattaforma digitale da quali aspetti a loro piacerebbe iniziare a lavorare. Sulla base di queste informazioni si può far partire un acceleratore legato all’università per realizzare alcune di queste idee e sostenere quelle che nascono nel mondo della ricerca e vanno nella direzione delle richieste dei cittadini. Questo modello di uso felice della tecnologia se da una parte vede la città ottimizzare le sue risorse in armonia con i cittadini, dall’altra nelle metropoli europee multiculturali in cui aumentano le disparità sociali, ha favorito la strategia dei terroristi e la trasformazione di giovani insospettabili in foreign fighters… La tecnologia è sempre neutrale ed è la stessa che usa l’ISIS per Professor Ratti, come lapubblicizzare le sue malefatte vorate sulla città? con i social network e le app. Per spiegarlo faccio l’esempio Sta a noi capire come vogliadella Formula Uno. Fino a mo utilizzare questi strumenti qualche anno fa per vincere e ci piace immaginare che una gara era necessario una si possa farlo per risolvere buona macchina e un bravo alcuni problemi della città. Carlo Ratti (da uncubemagazine.com) pilota. Oggi invece in gara e Dobbiamo sgombrare il camdurante le prove c’è una scuderia che, messa di fronte a decine di po dagli equivoci. La tecnologia non ha una valenza positiva computer, riceve informazioni registrate dai sensori posizionati o negativa e non può risolvere tutto, ma solo migliorare alcuni sull’automobile e in base a queste dà indicazioni. aspetti della vita.

architetto e ingegnere, tra i massimi esperti sul tema, che ama invece parlare di senseable city e mettere i cittadini al centro dell’attenzione. Ogni città sceglie la sua via smart indipendentemente dal continente: Singapore ha investito sulla mobilità, Copenaghen sulla ecosostenibilità. Carlo Ratti dirige al MIT (Massachusetts institute of technology) di Boston il Senseable City Lab, un gruppo di ricerca che esplora in tempo reale l’ambiente urbano dove le tecnologie permettono di ottimizzare le risorse, i servizi e il traffico. Nella “città sensibile” vi sono migliaia di dispositivi per registrare informazioni dall’esterno (sensing) e in base alle quali si può programmare un modo di agire (actuating).

Per trasformare Lugano, che ha circa settantamila abitanti, in una smart city è necessaria una rivoluzione dall’alto o dal basso? Credo sia una rivoluzione piuttosto dal basso, nel senso che le cose più interessanti sono quelle che avvengono proprio grazie alla capacità di un gruppo di persone di far partire nuove app che vanno dalla mobilità ai trasporti pubblici e quant’altro. Non dobbiamo aspettarci che l’innovazione giunga dall’alto per servizi che sono già centralizzati e appartengono all’amministrazione comunale. Le istituzioni non dovrebbero quindi bloccare nuove app, come Uber, che aiutano a sperimentare e possono intervenire per raccogliere feedback dai cittadini, come fa Boston, cercando di coinvolgerli nelle decisioni importanti legate alle città. Si tratta di utilizzare le informazioni offerte dalla rete per ottimizzare servizi già esistenti.

Come è possibile adattare il modello di smart city alle città europee dove, tra l’altro, aumenta la popolazione anziana che ha tendenzialmente un rapporto meno consolidato con la tecnologia d’uso e gli smartphone? La città storica non avrebbe potuto piegarsi agli imperativi della rivoluzione industriale del secolo passato, che non avremmo potuto portare, per esempio, a Venezia; è arrivata però nella vicina Mestre e ha già fatto disastri. Invece le tecnologie odierne, alla base della rivoluzione digitale, sono leggere, passano sul wireless, su piccola fibra, arrivano dappertutto e possono aiutare a leggere la città storica nelle sue stratificazioni. È necessario porsi l’interrogativo sul digital divide, il divario tra chi ha accesso alle tecnologie e chi ne è escluso, ma anche tenere conto dell’evoluzione dell’informatica negli ultimi decenni. Ricordiamoci che i primi computer necessitavano di ore di studio per l’utilizzo, mentre oggi chiunque sa usare una app. Basta schiacciare un pulsante!

Società 9


M

Vitae 10

i chiamo Jonathan Della Giacoma. Ho adottato il nome di Jonny Urbex. Sono un infaticabile “urbex”, un esploratore urbano. Il nostro motto è “lasciate solo impronte, prendete solo emozioni”. Io di solito non tocco niente all’interno degli edifici in rovina e porto via gli scatti di quello che ho visto. Sono ticinese al cento per cento, nato a Locarno nel 1987 e cresciuto nel Gambarogno, in un paesino di poche anime dove non succede mai niente. Ho scelto di uscire dalla routine quotidiana movimentando la vita con qualcosa che mi affascina e riesce a dare un po’ di adrenalina. Il mio hobby non è privo di pericoli. Si sa che durante un’esplorazione può sempre cadere qualcosa in testa o cedere il pavimento sotto i piedi. So come muovermi e non faccio niente di male. Se un luogo è aperto, vi accedo, se è chiuso, lo lascio esattamente come è. In genere mi muovo di giorno alla luce del sole ed evito accuratamente il buio. Ho subito il fascino di questo hobby da bambino quando andavo al mare in Italia con miei genitori e dal finestrino dell’auto ammiravo i casolari abbandonati nella Pianura Padana sognando di visitarli. Il romanzo Paragon Hotel di David Morrell, in cui tre ex studenti guidati da un professore e da un giornalista visitano un lussuoso albergo abbandonato, ha contribuito a rafforzare la mia passione. Però la vera folgorazione per le “giornate urbex” è arrivata intorno al 2008 con Villa Branca a Melide. Entrare in questa dimora per anni disabitata è stato il mio battesimo di fuoco. La villa, successivamente demolita, assomigliava a una vecchia signora che era stata bella, ricca e inarrivabile e poi era lì, sola e dimenticata. Mi ha fatto male vederla morire anche se non c’entrava niente con me. Osservavo lo stile della villa eclettico-liberty, i suoi camini di marmo, le boiserie, la scala, i pavimenti e immaginavo la vita che si era svolta all’interno dei suoi saloni. Sentivo il dovere morale di fotografare quanto rimaneva dell’antica bellezza. Poi c’è stata la demolizione che ha fatto a pezzi Villa Branca ed è stato come vedere un gioiello sparire nel nulla.

In Ticino non c’è molto da scoprire e preferisco girare l’Europa alla ricerca di edifici abbandonati. Ne ho visitati più di cinquecento tra il Belgio, la Germania, la Francia, l’Italia, la Spagna, il Lussemburgo, l’Austria e la Polonia. Scelgo posti diversi che spaziano dalla fabbrica dismessa all’ospedale, dal castello all’albergo e le ville, che in particolare prediligo. Diciamo che subisco il fascino del lusso che non c’è più. Su Facebook sono attivi dei forum dove scambiare immagini di luoghi e testimonianze di esperienze vissute. È un po’ come le figurine di una volta e gli album da completare. È sempre difficile avere informazioni sui luoghi da raggiungere e ci si arrangia con Google maps e i consigli degli amici. La sfida parte da un’immagine di una struttura da localizzare e una volta individuato l’edificio, c’è sempre un varco da scoprire per accedere in uno scrigno di emozioni. In certi luoghi il tempo sembra trascorrere diversamente. Quando sei nelle stanze di una dimora abbandonata vieni completamente assorbito da un altro mondo e non vorresti mai uscire. Mi è capitato di entrare in una villa in Belgio dove c’erano ancora i mobili e persino l’album di nozze e del funerale del proprietario con tanto di cronaca puntuale dell’incidente e fotoreportage dal gusto vagamente macabro. Ho esplorato castelli antichi dopo avere attraversato i loro parchi immensi. Ho amato la mondanità perduta e le sale del Grand Hotel et de Milan di Salsomaggiore Terme, dove si teneva il concorso di Miss Italia e sono passati personaggi famosi; al contrario, una villa in Emilia Romagna che è balzata agli onori della cronaca per i suoi preziosi affreschi liberty non mi ha emozionato più di tanto. La mia è una ricerca sulla memoria. Ho accumulato un patrimonio fotografico di luoghi abbandonati. Ho documentato numerosi edifici prima che venissero demoliti. Ho salvato la loro memoria perché non la facessero a pezzi.

JONATHAN DELLA GIAcOMA

È un “esploratore urbano”: vaga per l’Europa alla scoperta di luoghi abbandonati. La sua è una ricerca di memoria, di vite passate e di storie perdute

testimonianza raccolta da Stefania Briccola fotografia ©Thierry Droz


The perfecT green testo a cura della Redazione; fotografie ŠReza Khatir





C’

è qualcosa di orientale, un tratto quasi zen nel golf. Uno sport che non ammette la fretta e in cui il gesto atletico e la capacità di concentrazione sono frutto di una costante ricerca della perfezione. L’obiettivo è poco più avanti, a qualche decina di metri, e fare buca è una questione in un certo senso di pura economia: less is more potrebbe infatti essere il motto perfetto di ogni golfista. E anche se sono pochi a poter competere con atleti come Francesco Molinari o Tiger Woods, la possibilità di un tiro da campione, magari sostenuto da un po’ di fortuna o da un imprevisto colpetto di vento, il golf non la nega a nessuno. Che il Ticino fosse un cantone “green” lo sapevamo. E non ci riferiamo alla sensibilità verso l’ambiente, da noi indubbiamente presente nonostante speculazioni edilizie e altre brutte cadute di stile, ma alla presenza di alcune eccellenti strutture dedicate a questo sport, che in molti, errando, continuano a considerare una disciplina di élite. Fra i campi ticinesi primeggia senza dubbio il Golf Gerre di Losone, adagiato in uno scenario di rara bellezza sulla punta settentrionale del Lago Maggiore, in un’area contrassegnata dalla presenza di vegetazione mediterranea a pochi chilometri da valli incantate e montagne imponenti. Una location che, coniugando una condizione

climatica ottimale all’ospitalità e alla cordialità ticinese, rende possibile e piacevole giocare durante l’intero corso dell’anno. Creato a partire dal 1999, su progetto di Peter Harradine, e inaugurato nel 2001 per volontà del Patriziato di Losone – di fatto il più “giovane” dei campi di golf ticinesi –, offre agli appassionati un percorso di altissimo livello. È stato infatti concepito come Championship Course e si contrassegna per i suoi green velocissimi e i fairways disegnati accuratamente e magistralmente curati che ne fanno uno dei campi più attraenti dell’intera Svizzera. Dal 2006 al 2012 ogni estate, lungo le sue 18 buche, si sono confrontate le partecipanti al Ladies European Tour (LET), in occasione del Deutsche Bank Ladies’ Swiss Open. Ma il Golf Gerre Losone dispone anche di altre eccellenti strutture: a disposizione degli appassionati vi sono infatti un campo pratica, l’area Pitch-and-Putt con relativo spazio pratica coperto, due Putting Greens e un Academy Course 3 buche. Nella Clubhaus è presente un raffinato ristorante, oltre a locali spaziosi per il guardaroba, locali caddy e un Pro-Shop. A chi non avesse mai calpestato il curato tappeto di un green non resta dunque che provare… con il serio rischio di rimanere per sempre ammaliati dalla magia del golf.


L’ARCOBALENO

Gastronomia p. 40 – 41 | di Patrizia Mezzanzanica ed Elvin Montesino

SI CHIAMA “CROMOCUCINA” E, NONOSTANTE IL TERMINE ANCORA POCO CONOSCIUTO, È FORSE LA PIÙ APPREZZATA FRA LE TENDENZE IN AMBITO GASTRONOMICO. SICURAMENTE UNA DELLE PIÙ DIVERTENTI E UTILI DA SEGUIRE DATO CHE I COLORI (E NEL NOSTRO CASO I COLORI DEL CIBO) NON SOLO POSSONO INFLUENZARE L’UMORE, MA AGISCONO ANCHE SUL SENSO DI FAME E DI SAZIETÀ

Rossi

Il rosso, che è il colore del fuoco, della passione, della forza e dell’energia sia mentale che fisica, stimola l’appetito e la propria autostima, allontana depressione e malinconia, contribuisce a ritrovare fiducia in se stessi e rende aperti e loquaci. Non solo: mangiare rosso – e questa è la stagione ideale – aiuta a ridurre i radicali liberi e quindi gli effetti dell’invecchiamento, contribuendo a regolare i valori del colesterolo e della pressione alta. Ben vengano quindi pomodori, ravanelli, cipolle rosse, peperoni, fragole, anguria, ciliegie ma anche mele e melograni. E ben venga apparecchiare la tavola di rosso perché aiuta la digestione e la corretta assimilazione del cibo.

Verdi

Il verde invece – e quindi uva, kiwi, avocado, carciofi, asparagi, cetrioli, zucchine, insalate ed erbe aromatiche –, è il colore della natura, della rinascita, della vita stessa. Simboleggia l’equilibrio, la stabilità, la calma, la speranza. In epoca di cibi organici, come la nostra, è garanzia di cura e benessere. Essere green vuol dire prestare particolare attenzione a ciò che si mangia e farlo senza sprechi, ritrovare una ritualità che è andata persa, riconquistare tempi e spazi. Una tavola apparecchiata in verde aiuta ad abbandonarsi non tanto al desiderio di mangiare, ma al desiderio di mangiare bene, di prendersi cura di sé sia fisicamente sia mentalmente.

Gialli e arancioni

Il giallo è il colore preferito dai golosi mentre l’arancione dagli ottimisti. Entrambi simboleggiano la radiosità, la luce, la vivacità, l’estroversione. Arance, albicocche, pesche, carote, zucca, mais, ananas e cachi, pur diversi di tonalità, fanno parte dello stesso gruppo. Ricchi di vitamine e beta-carotene questi prodotti prevengono la disidratazione dei tessuti, la formazione di radicali liberi e svolgono un’azione immunitaria e antinfiammatoria. Sono molto succosi per cui dissetano e danno energia. Può essere utile apparecchiare la tavola di giallo a chi ha disturbi di digestione o al sistema linfatico o, ancora, problemi al fegato e all’intestino.


in cucina Blu e viola

Anche blu e viola possono essere raggruppati in un’unica voce. Rappresentano la spiritualità, la contemplazione, il sogno, l’arte, la quiete. In Cina, il blu è il colore dell’immortalità. Uva nera, more, mirtilli, fichi, prugne, radicchio, cavolo cappuccio: gli alimenti che contengono questi colori vengono spesso consigliati a chi soffre di fame nervosa perché aiutano a ritrovare la calma e, ricchi di fibre e antiossidanti, sono particolarmente indicati per chi vuole dimagrire. Una tavola allestita di viola o blu è particolarmente adatta ai bambini, alle donne in attesa e a chi è convalescente.

Bianchi

E, infine, il bianco delle rape e dei finocchi, dell’aglio e dello zenzero, dei porri, della cipolla, del cavolfiore e delle banane ma anche di latte, formaggi e riso. Simbolo di pace e purezza in cucina, il bianco, è abbinato al concetto di disintossicazione. Frutta e verdura bianca rinforzano il tessuto osseo e prevengono l’invecchiamento cutaneo. Aglio, scalogno, cipolle e porri, inoltre, contengono una sostanza che rende il sangue più fluido e più “pulito”. Mangiare nel bianco ci predispone alla serenità, alla novità e alla fiducia. Non a caso è il colore per eccellenza dei banchetti di nozze e della maggioranza dei servizi di piatti che vengono usati ogni giorno sulle tavole di tutto il mondo.

insaLata di cavoLo cappuccio vioLa e tofu (per 2 persone)

200 g di cavolo cappuccio viola; 1 pompelmo rosa; 2 cucchiai di semi di girasole; 1 cucchiaio di semi di zucca; 1 cucchiaio di mandorle a pezzetti; 1 cucchiaio di sesamo tostato; 200 g di tofu; 4 cucchiai di aceto di mele; olio extra-vergine di oliva; sale; aceto Sciacquare il cavolo, asciugarlo, tagliarlo a listarelle molto sottili e condirlo con olio, sale e aceto, quindi aggiungere il pompelmo a fettine. Tostare i semi e le mandorle in forno per circa cinque minuti a 180 °C, quindi saltarli in una padella per altri due/tre minuti e toglierli dal fuoco. Nella stessa padella aggiungere un filo d’olio e far rosolare il tofu fino a che non assume un bel colore dorato. Unire tutti gli ingredienti e spolverare con il sesamo.

fusiLLi coLorati con saLmone, pomodorini ed erba cipoLLina (per 4 persone)

320 g di fusilli colorati; 200 g di salmone affumicato; 200 g di pomodorini; 1 cipolla; 1 ciuffetto di erba cipollina; olio extra-vergine di oliva; sale; pepe Far soffriggere in una padella la cipolla in poco olio, una volta cotta aggiungere i pomodorini tagliati a metà, portarli a cottura e aggiungere il salmone affumicato. Farlo insaporire per un paio di minuti e spegnere la fiamma. Una volta cotti, unire i fusilli e farli saltare con il condimento per qualche istante. Prima di servire guarnire con l’erba cipollina tagliata finemente.

panna cotta aLLo zafferano con mirtiLLi (per 4 persone)

600 g di panna fresca; 80 g di zucchero; 3 fogli di gelatina; zafferano in pistilli; una vaschetta piccola di mirtilli; zucchero a velo Fare ammorbidire i fogli di gelatina in acqua fredda e mettere i pistilli di zafferano in infusione in acqua calda per circa un’ora. In un pentolino scaldare la panna e lo zucchero portandoli a ebollizione quindi spegnere il fuoco e aggiungere lo zafferano mescolando con cura. Unire la gelatina ben strizzata e mescolare fino a che non si è sciolta completamente. Versare il composto in bicchierini di vetro bagnato e, una volta raffreddati, metterli in frigorifero per un paio d’ore. Quando sono pronti e girati nei piatti, posizionare sopra i mirtilli con una spolverata di zucchero a velo.


La domanda della settimana

A vostro parere il gioco del golf è ancora uno sport elitario, riservato a pochi?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 7 luglio. I risultati appariranno sul numero 30 di Ticinosette.

Al quesito “Ritenete che nella realtà sociale, politica e professionale del nostro cantone il ruolo della donna goda delle stesse prerogative riservate agli uomini?” avete risposto:

SI

27%

NO

73%

Svaghi 42

Astri ariete Disposti a tutto pur di provare nuove emozioni. Cercate comunque di non essere troppo impazienti con i collaboratori. Flirt e incontri occasionali.

toro Momento giusto per risolvere una antica vertenza. Venere e Mercurio favorevoli fino al 14 per i nati nella terza decade. Nuove conoscenze.

gemelli Con l’arrivo di Venere in Leone si apre un periodo ricco di mondanità e occasioni sentimentali. Recuperate le energie spese nei mesi precedenti.

cancro Venere positiva per i nati nella terza decade. L’estate vi rende più belli. Determinati e fortunatissimi i nati tra la seconda e la terza decade.

leone A partire dal 14 grazie a Mercurio esplosione della vita sociale. Occasioni e guadagni per i nati nella prima decade. Irascibili tra il 14 e il 15.

vergine Incontri e colpi di fulmine in riva al mare o in una località estera. Percorsi trasgressivi favoriti dall’opposizione con Nettuno. Bene tra il 13 e il 15.

bilancia Nuove opportunità professionali. Colpi di fulmine per i nati in settembre. Spese varie tra il 13 e il 14 luglio. Una notizia interessante in arrivo.

scorpione Momento creativo: seguite la vostra ispirazione. Siate in linea con quello che più vi viene dal cuore. Risoluzioni improvvise provocate da Marte.

sagittario Momento adatto per partire in compagna del partner, o per chi fosse single, di incontrare l’anima gemella. Opportunità tra l’11 e il 12 luglio.

capricorno Fortuna all’estero. Scarso interesse per le questioni più serie… almeno fino al 14. State attenti a non eccedere con il cibo e a eventuali stati d’ansia.

acquario Superficialità nella gestione della vita affettiva. Sentimenti di autoindulgenza. Spese voluttuarie incontrollate. Siate meno irascibili.

pesci Tra il 13 e il 15 magnifico trigono con la posizione solare. Impavidi e coraggiosi… nulla può fermarvi. Soluzioni geniali e cambiamenti decisivi.


Gioca e vinci con Ticinosette 1

2

3

4

5

10

6

7

8

La soluzione verrà pubblicata sul numero 30

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro giovedì 14 luglio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 12 luglio a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

9

11 8

2

12

13

15

14

16

17

19

18

20

21

22

23 6

24

25

26 3

27

29

28

30

31

32

33

7

34 37 40

4

35

36 38

41

42

Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!

5

43

44 46

47

48

49

La parola chiave è: 1

1

M

9

O

11

T

15

O

17

L

20

I

23

V

2

2

O R

L

34

L

37

A

R

46

I

47

C

50

E

T 12

N

I

A

I

C

C

21

N 24

L

27

T

I

T

R

E 40

R

44

M

S I

E

A

L

R

T

O

R

I

N

E

51

E

C

22

M

R

A

E

I

R

E

O R

I

33

A T T

8

A

O 26

A F T

36

R

A

O 42

O

S

N

S

I

O

N

E

T

D

I

5

6

S

7

La soluzione del Concorso apparso il 24 giugno è: RICARICA Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Claudio Faresi 6900 Lugano

E

A

8

Soluzioni n. 26

I

I D 29

I 49

E

R

A

N

4

R 14

O

41

E

48

C

A

S

L

I

I

R

D

L

25

C

45

7

28

O L

M

O

E

39

38

I 19

32 35

E R O

C

E

6

13 16

I

I

A

A

R

O

N

18

L

D

5

A

A

E

31

A V

G

O

4

10

A N

T 43

N

I

E 30

3

3

Verticali 1. Il miraggio degli alchimisti • 2. Un reparto ospedaliero • 3. Sta per “orecchio” • 4. Gonna • 5. Schiavi spartani • 6. Mezzo uovo • 7. Trappole • 8. Allarmante, minaccioso • 9. Pietra iridescente • 13. Botti •18. I confini di Melano • 21. Un trampoliere • 23. Poeti sommi • 25. Rapporti, ragguagli • 26. Concorso Internazionale • 28. Curvare • 29. Rimorchiata • 32. Preposizione semplice • 33. Parte di chilo • 35. Fiore lilla • 38. Ama Garibaldi • 41. Ha per capitale Teheran • 44. In nessun tempo • 47. La fine della Turandot • 48. Svezia e Cuba.

39

1

45

Orizzontali 1. Un salume cotto, crudo o affumicato • 10. Piccolo orifizio • 11. La Sophia della “Ciociara” • 12. Istruito, informato • 14. Uncini da pesca • 15. Il Ticino sulle targhe • 16. Cozzò contro un iceberg • 17. Abitano nella capitale italiana • 19. La coppiera degli dei • 20. Aureole • 21. Arti pennuti • 22. Il Dario premio Nobel • 23. Casa di prestigio • 24. Pigre senza limiti • 26. Intacca i denti • 27. Lo usa il panettiere • 30. L’ombra nel deserto • 31. Gioca il derby con il Milan • 34. Danno un punto a scopa • 36. Ripida • 37. Costosa • 39. Pari in mastri • 40. Antica moneta fiorentina • 42. Cono centrale • 43. Attrezzi • 45. Lealtà senza pari • 46. Un tramezzino caldo • 49. Misteriosa, sibillina.

Al vincitore facciamo i nostri complimenti!

Svaghi 43


Leggi ticinosette ogni venerdĂŹ abbonandoti al tuo quotidiano

Per informazioni Tel. 091 821 11 21 www.laregione.ch

Per informazioni Tel. 091 960 31 31 www.cdt.ch


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.