Ticino7

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№ 10 del 4 marzo 2016 · con Teleradio dal 6 al 12 marzo

FIFA dA pAurA

Corruzione, intrighi internazionali, scandali… In attesa di un contropiede dopo la discussa epoca Blatter

Corriere del Ticino · laRegione · Tessiner Zeitung · chf 3.–


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Ticinosette allegato settimanale N° 10 del 4.3.2016

Impressum Tiratura controllata 63’212 copie

Chiusura redazionale Venerdì 26 marzo

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

4 Letture Iosif Brodskij. Le tre parti di Iosif di daniele Bernardi .................................... 7 Arti Kengiro Azuma. Un giapponese a Milano di alessandro taBacchi ....................... 8 Società Svetlana Alexievich. Dolore russo di FaBiana testori ..................................... 9 Vitae Stefano Barzaghi di roBerto roveda; FotograFia di giovanni Pirajno .................. 10 Reportage Carnevale di Basilea di silvano de Pietro; FotograFie di Peter Keller ........ 35 Tendenze Movers. La cultura del movimento di Keri gonzato............................... 40 Svaghi .................................................................................................................... 42 Agorà Sport e corruzione. FIFA da paura

di

Federico Franchini e Mathieu Martinière ....

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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In copertina

La fine del gioco? Illustrazione ©Bruno Machado

Tipi ordinari La fisica e l’astrofisica, ci regalano quasi quotidianamente scoperte e risposte affascinanti sulla struttura dell’universo e sulla natura più intima della materia, materia che compone noi stessi e tutti gli oggetti e le cose che ci circondano, dal nostro corpo allo smartphone, dal pianeta su cui viviamo alla nostra galassia. Certo, solo gli addetti ai lavori percepiscono la stretta relazione che sussiste fra la mera quotidianità e i fenomeni grandi e piccoli che stanno alla base della realtà nella quale, come un immenso brodo, siamo immersi. Una realtà che, a ben vedere, resta un gigantesco mistero a cui giorno dopo giorno, anno dopo anno cerchiamo di dare risposta. Resta il fatto che la maggior parte di noi vive una condizione di beata incoscienza rispetto a questi temi, considerati troppo astratti e lontani dalle difficoltà che ogni giorno dobbiamo affrontare per sopravvivere. Ma basta alzare la testa in una bella serata limpida per scorgere e ammirare l’immensa distesa dell’universo. Un universo di cui conosciamo con certezza solo una minima parte – circa il 5%, la cosiddetta materia “ordinaria” di cui anche noi siamo parte – mentre il resto della torta si divide in materia oscura – il 26% di quello che ci sta intorno – e in energia oscura il restante 70%. Gli scienziati sono impegnati a più livelli, sfruttando i diversi mezzi che la tecnologia mette loro a disposizione (acceleratori di particelle, telescopi spaziali, rilevatori terrestri e satellitari ecc.), nel tentativo di comprendere la natura delle due componenti “oscure” che, a quanto pare, agiscono una in

concorrenza all’altra. Come infatti spiega in modo chiarissimo la fisica Patricia Burchat in una interessante conferenza consultabile sul web dal sito di Focus.it (www.focus.it/ scienza/spazio/che-cosa-sono-la-materia-e-lenergia-oscura), “la materia oscura, producendo attrazione gravitazionale, tende a incoraggiare la crescita delle strutture nell’universo (galassie e ammassi di galassie, ndr). Al contrario, l’energia oscura sta generando sempre più spazio tra le galassie. Fa in modo che l’attrazione gravitazionale tra di esse diminuisca, impedendo quindi la formazione di queste stesse strutture”. Problemi grossi, certamente, ma intanto qui da noi, sul nostro pianeta, la situazione globale peggiora: la crisi non accenna ad allentare il suo morso, la promessa di un’Europa unita va in frantumi di fronte alle tensioni sorte dai differenti approcci alla risoluzione dei problemi economici e generate dall’impressionante arrivo di milioni di profughi in fuga da guerre che i paesi europei hanno agito o sostenuto, il Medioriente è in preda a un caos senza precedenti e al delirio di un inconcepibile integralismo religioso. E c’è chi parla di terza guerra mondiale a bassa intensità. Forse, allora, è opportuno rivolgere più spesso lo sguardo al cielo notturno tenendo però bene a mente le parole di Hubert Reeves, un altro celebre fisico e cosmologo: “L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”. Cordialmente, Fabio Martini


FIFA da paura Sport e corruzione. Chiudete gli occhi: provate a immaginare la Federazione internazionale di calcio alla stregua di uno stato, con un suo governo, le sue leggi, una geopolitica a sé. Il paragone ci porta subito ai paesi più corrotti del pianeta. Emendare questa situazione sarà il difficile compito che attende il neoeletto presidente Gianni Infantino di Federico Franchini e Mathieu Martinière

P

Agorà 4

artiamo dall’elezione del precedente presidente, sospeso insieme al suo vice Michel Platini e al cui posto pochi giorni fa è stato eletto l’italo-svizzero Gianni Infantino. Sepp Blatter, passato (quasi) indenne attraverso ogni scandalo, è rimasto in carica dal 1998 al 2015. Eletto per cinque mandati. Come Nursultan Nazarbaiev, padre padrone del Kazakistan, riconfermato per la quinta volta alla guida del paese nel 2015. Ma il vallesano ha fatto meglio di Islom Karimov, eletto per la quarta volta lo scorso anno alla testa dell’Uzbekistan. Come avviene nelle “democrazie presidenziali” dell’Asia centrale, nella corsa alla presidenza della FIFA Blatter ha spesso combattuto contro avversari poco credibili. O semplicemente contro se stesso, come nel 2011, dopo l’abbandono del qatariano Bin Hammam. All’epoca nessuna federazione ebbe il coraggio di sostenere la candidatura, evidentemente provocatoria e anti-sistema, del giornalista americano Grant Wahl. La paura di rappresaglie da parte della leadership era probabilmente troppo forte. Di fronte agli scandali che lentamente stavano emergendo in superficie, Blatter ha voluto mostrarsi come un dirigente che puntava a fare pulizia. Ha così creato un primo comitato etico, poi un secondo, due volte più grande e suddiviso in due camere, una d’istruzione e l’altra investigativa. Una strategia che ha sollevato diversi dubbi: “Laddove il potere discrezionale è così forte da precludere l’esistenza di qualsiasi opposizione, anche le agenzie o le commissioni preposte al controllo interno sono asservite”, ha scritto in un recente articolo Alina Mungiu-Pippidi, esperta di corruzione e buona governance, secondo cui i paesi più corrotti al mondo sono quelli col maggior numero di leggi e di agenzie anti corruzione. Presentati con l’intento di migliorare la trasparenza, questi organi hanno creato soltanto maggior confusione. Per il giornalista scozzese Andrew Jennings, colui che con le sue indagini è all’origine di tutto il “FIFAgate”, le commissioni preposte al controllo interno della federazione sono asservite: “La grande manipolazione di Blatter è stata quella di far credere che la FIFA si stava riformando, mentre non stava facendo niente”. Una sorta di gattopardo del calcio. “Non si può domandare a un’organizzazione come la FIFA di fare pulizia in casa propria, per questo lavoro ci vuole un organismo esterno oppure un’inchiesta giudiziaria”, ci spiegava nel 2013 il lungimirante Pim Verschuuren, esperto di governance sportiva,

commentando l’inchiesta che stava allora conducendo l’ex procuratore di New York Michael Garcia per conto del Comitato etico della FIFA. Favori à gogo Come in ogni stato clientelare che si rispetti, l’elezione alla FIFA e la scelta del suo governo si rivelano spesso uno scambio di favori. In questo modo piccoli stati, insignificanti nel mondo del calcio e nella geopolitica mondiale, sono giunti a esercitare un potere enorme. Il caso di Jack Warner, di Trinidad e Tobago, presidente della Confederazione di calcio dell’America del Nord, America centrale e Caraibi (CONCACAF) tra il 1990 e il 2011, è emblematico. L’uomo, che viveva come un nababbo sulla sua isola, ha permesso a Blatter di mantenere il potere, garantendogli a ogni elezione i 35 voti decisivi della sua confederazione, come quello di Montserrat, isola caraibica di 5000 abitanti il cui voto ha lo stesso peso di qualsiasi altra federazione. Radiato a vita dal comitato etico della FIFA, Warner è stato rimpiazzato da Jeffrey Webb, rappresentante delle Isole Caiman, e vice-presidente della FIFA nel momento in cui è stato arrestato a Zurigo, una mattina di maggio del 2015. Al suo successore ad interim non è andata meglio: il 3 dicembre scorso anche l’honduregno Alfredo Hawitt, è stato ammanettato dalla polizia zurighese su domanda della giustizia statunitense. Ministri corrotti a ripetizione Chiudete gli occhi. Immaginate un governo dove almeno la metà dei ministri sono corrotti. Uno stato dove il popolo – gli amanti del calcio in questo caso – è costretto ad accettare una situazione di corruzione perpetua, sistemica. Tutti lo sanno, ma esattamente come avviene in un regime autoritario, gli oppositori sono messi da parte, delegittimati, resi innocui, abbandonati quando non servono più. E il sistema è talmente radicato che si riproduce. Loretta Lynce, la ministra della giustizia statunitense, all’origine del FIFAgate scoppiato lo scorso anno, ha affermato che ogni membro della FIFA che sostituiva un membro che rubava, beh… rubava anche lui. È così che malgrado gli arresti, le dimissioni, le sospensioni e i cambiamenti avvenuti durante tutto il 2015, i membri del Comitato esecutivo della FIFA,


Il nuovo presidente della FIFA, l’italo-svizzero Gianni Infantino (da eveningtimes.co.uk)

i ministri di questo governo del calcio mondiale, sono lungi dall’essere degli esempi di onestà. Degli attuali ventiquattro membri del Comitato esecutivo, secondo le nostre ricerche, almeno quattordici sono sospettati di corruzione, conflitti d’interesse o sono nel mirino della giustizia. Prendete quello che è stato il presidente ad interim dopo l’abbandono di Blatter, il camerunese Issa Hayatou. Passano gli anni, si susseguono gli scandali, ma lui è ancora lì: presidente della Confederazione africana (CAF) dal 1988, membro del comitato esecutivo della FIFA dal 1990 nonché membro del Comitato internazionale olimpico (CIO) dal 2001. Sospettato di corruzione e di avere incassato 1,5 milioni di dollari per il suo voto al Qatar, è riuscito sempre a farla franca, malgrado un “ammonimento” da parte del CIO, nel 2011, per un suo ruolo nell’ambito dell’inchiesta su corruzione e diritti TV che ha coinvolto la società svizzera ISL . Oppure prendete Wolfgang Niersbach, l’ormai ex padrone della DFB, la potente Federazione tedesca dalla quale ha dovuto dimissionare lo scorso mese di novembre. Colpa del settimanale Der Spiegel che ha rilevato l’esistenza di fondi neri utilizzati per comprare voti e ottenere l’organizzazione della Coppa del mondo 2006 in Germania. Anche lui, malgrado le dimissione dalla DFB, mantiene il seggiolino nel Comitato esecutivo della FIFA e, già che ci siamo, anche in quello della UEFA . Proporzioni storiche Ma la lista è lunga. Ci limitiamo a presentare ancora qualche caso eclatante. Come la presenza di Vitaly Mutko, il ministro russo dello sport, direttamente accusato dall’Agenzia mondiale antidoping (AMA) di avere coperto lo scandalo che, nel 2015, ha travolto la federazione russa di atletica. O quella del cipriota Marios Lefkaritis, vice-

presidente e tesoriere della UEFA, nonché magnate degli idrocarburi e dirigente della società Petrolina, importante partner del Qatar nel commercio di gas liquefatto. Un conflitto d’interesse che assume toni grotteschi nel maggio 2011, a meno di sei mesi dal voto sull’attribuzione del Mondiale 2022 quando, come rilevato da due giornalisti francesi nel libro Fifagate, il fondo sovrano del Qatar ottiene l’autorizzazione dal governo cipriota per acquistare un terreno per 32 milioni di euro per costruirvi un hotel di lusso. Un terreno appartenente alla famiglia… di Marios Lefkaritis. A questo punto occorre segnalare anche lo sceicco kuwaitiano al-Sabah, ex presidente dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, la potente OPEP, membro del CIO e presidente della Confederazione asiatica di pallamano. Un uomo che è stato implicato in quello che il quotidiano le Monde ha definito come il “più grande scandalo della storia di questo sport”: un match truccato che ha permesso alla nazionale del Kuwait di qualificarsi per le Olimpiadi di Pechino, prima che il Tribunale arbitrale dello sport non ne invalidasse la truffa. Lo sceicco è considerato molto potente nelle istanze sportive internazionali. Un uomo, insomma, capace di canalizzare voti. Dal 2012 è infatti alla testa dell’Associazione dei comitati olimpici nazionali (ACNO), un’organizzazione basata a Losanna e che gestisce il Fondo di solidarietà olimpica, una borsa di 438 milioni, da distribuire ai vari comitati. La maledizione delle risorse Ma chiudete ancora gli occhi. E immaginate che la FIFA abbia accumulato, tra il 2011 e il 2014, più di 5 miliardi di euro di entrate e che dorma su una riserva di 1,4 miliardi di euro. La FIFA è come uno stato potente, strategico, con cui occorre intrattenere buone relazioni, infischiandose- (...)

Agorà 5


“La FIFA è come uno stato potente, strategico, con cui occorre intrattenere buone relazioni, infischiandosene dei diritti dell’uomo. Un po’ come facevano Francia e Italia con la Libia di Gheddafi. O come fa la Svizzera con l’Azerbaigian di Islam Alhiev, golosa e dipendente dal suo petrolio”

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ne dei diritti dell’uomo. Un po’ come facevano Francia e Italia con la Libia di Gheddafi. O come fa la Svizzera con l’Azerbaigian di Islam Alhiev, golosa e dipendente dal suo petrolio. Senza calcolare che le scelte della FIFA possono dettare le relazioni internazionali. Ciò che può creare tensioni geopolitiche non indifferenti. Di fronte all’intervento (giudiziario) americano del maggio 2015, la Russia, paese organizzatore della prossima Coppa del mondo, ha accusato gli Stati Uniti di volere interferire negli equilibri mondiali del pallone per i propri interessi nazionali. La FIFA è una federazione ricchissima che, come ogni stato ricco di risorse naturali, è toccata da quella che gli accademici chiamano la maledizione delle materie prime. Ossia quel paradosso per cui i paesi con un’abbondanza di risorse naturali, in particolare di risorse non rinnovabili come minerali e combustibili, tendono ad avere un peggiore sviluppo rispetto ai paesi con meno risorse naturali e sono caratterizzati da una cattiva amministrazione, nonché da un certo livello di corruzione, dovuto alla facile distrazione del flusso, reale o previsto, dei redditi derivanti dalle attività estrattive. Le risorse dello stato FIFA non sono fisiche, eppure valgono miliardi di dollari. Materie prime che, nel paese del pallone, non sono né petrolio né gas, ma si declinano in concessione dei diritti di marketing e radiotelevisivi per la Coppa del mondo. Le bustarelle versate per ottenere l’organizzazione di una Coppa del mondo sono briciole rispetto ai capitali utilizzati per ottenere i diritti TV. Non è un caso se il primo grande scandalo della FIFA concerneva proprio i diritti TV. Tutto passava da una società di Zugo, la ISL che, dopo avere gestito per anni i diritti di ritrasmissione per la FIFA, pagando “commissioni” milionarie ai suoi dirigenti, è fallita nel 2001. Nel 2008 il tribunale del canton Zugo aveva accusato diversi responsabili della Federazione di essere implicati in uno scandalo relativo al fallimento di questa società. I nomi degli imputati erano stati rivelati soltanto nel 2012, su ordine del Tribunale federale. Tra questi figurava anche l’ex padrone del calcio brasiliano Ricardo Texeira e suo suocero, l’ex presidente Joao Havelange, presidente dal 1974 al 1998, e costretto allora a dimettersi dal CIO e dal ruolo di presidente onorario della FIFA proprio in seguito a questa vicenda. Dopo il fallimento di ISL, i diritti di diffusione TV della FIFA sono allora affidati a Infront, un’altra società di Zugo acquisita nel 2015 dal gruppo cinese Dalian Wanda. Una società che nel 2014 ha fatturato quasi 50 miliardi di dollari e che, dal 2012, è presieduta dal 2012 da… Philippe Blatter, nipote del Re Sole.

Il monarca e l’erede destituiti Il 21 dicembre scorso il colpo di grazia è arrivato sulle due teste più potenti del mondo del pallone: Sepp Blatter e Michel Platini vengono squalificati per otto anni (ridotti a sei lo scorso 24 febbraio) da ogni attività legata al calcio dal comitato etico della FIFA . I due uomini sono stati riconosciuti colpevoli di “gestione sleale” e “conflitto d’interesse” in seguito a un controverso pagamento di 1,8 milioni di euro tra Blatter e Platini nel 2011. Dopo quarant’anni di attività nello stato dorato FIFA – è salariato dal lontano 1975 – e quasi vent’anni di regno, il monarca Blatter è destituito dal suo trono dorato. Merito dell’inchiesta lanciata negli Stati Uniti e ripresa anche dalla giustizia svizzera, paese in cui la FIFA è una sorta di enclave indipendente. Il suo erede naturale, padrone del calcio europeo e della UEFA , numero dieci tra i più leggendari campioni della storia del calcio, è stato travolto anche lui nella tempesta. Ultra favorito per la successione a Blatter, Platini ha finalmente deciso che non si presenterà alla presidenza della FIFA, a causa del tempo e delle energie che ha dovuto mettere a disposizione per la sua difesa. L’enfant prodige del calcio francese, denuncia una vera e propria congiura messa in atto ai suoi danni. Ma colpevole o innocente ciò non conta. Per Jean-Michel de Waele, esperto della Facoltà di scienze sociali della libera università di Bruxelles, Platini restava un “candidato del sistema”: “Blatter e Platini sono stati alleati. Platini non poteva non sapere quanto avveniva alla FIFA”. L’arresto all’alba degli alti dirigenti della FIFA presso uno degli hotel più lussuosi della Svizzera, le inchieste della FBI e del procuratore generale svizzero, Michael Lauber, sui diritti TV, la corruzione generalizzata, le bustarelle, l’acquisto di voti per le Coppe del mondo in Qatar e Russia, il recente scandalo in Germania: dopo tutti questi episodi, si potrà assistere a una rivoluzione democratica in seno alla FIFA? Il testimone è passato venerdì scorso nelle mani dell’italosvizzero Gianni Infantino, avvocato esperto di diritto sportivo che ha sviluppato la sua carriera all’interno della UEFA , di cui è stato segretario generale nonché principale collaboratore del presidente Michel Platini. È a lui che toccherà far pulizia e ordine all’interno di quello che è il discusso governo mondiale del calcio. Un “contropiede” non facile da mettere in campo e i cui esiti sono tutt’altro che scontati. Ma il “popolo” dei tifosi attende, nella speranza di un cambiamento profondo.


Letture Le tre parti di Iosif di Daniele Bernardi

La lettura del recente volume Conversazioni di Iosif Brodskij, un’ampia antologia a cura di Cynthia L. Haeven che raccoglie le interviste fatte al poeta tra il 1970 e 1995, può essere paragonata a quella di un altro volume edito da Adelphi: il carteggio tra Elizabeth Bishop e Robert Lowell. Entrambi i libri, anche se diversi, contengono una vera e propria miniera di informazioni attorno alla questione della poesia come pratica umana e artistica. Il percorso di Brodskij è noto: nato nel 1940 a Leningrado, oggi San Pietroburgo, il futuro Premio Nobel coltivò una formazione da autodidatta e, presto, a causa della sua indipendenza di pensiero ed espressione, dovette confrontarsi con le angherie del regime. Espulso dal suo paese, si trasferì negli Stati Uniti dove visse fino alla morte. Autore colto, ammiratore della poesia di W.H. Auden, R.L. Frost, M.I. Cvetaeva e, inoltre, di una certa tradizione europea, Brodskij prediligeva l’utilizzo di schemi metrici definiti e guardava con diffidenza l’abuso, già segnalato a suo tempo da

Pound, del verso libero. Aldilà degli aspetti biografici, Conversazioni è un’opera che contiene qualcosa di ben più interessante che una serie di speculazioni letterarie. Infatti, le riflessioni del poeta sull’arte, la politica e la società sono radicate nella memoria di un vissuto che vede nella poesia una sorta di sfida interiore o, per usare le parole del poeta, un “efficace acceleratore mentale”. Brodskij è lontano dai precetti degli accademismi. La sua visione dell’arte è fortemente impregnata da un’idea di vita come generatrice di possibilità spirituali. “Io sono formato da tre parti”, rispondeva a un intervistatore nel 1995, “antichità, letteratura dell’assurdo e ragazzo della foresta. Cerca di capirmi, non sono un intelligent”. Infine, altri due aspetti, che derivano dalla propria precisa presa di posizione, meritano di essere qui segnalati: la concezione dell’estetica come “madre dell’etica” e la singolare visione dell’ironia come “via di fuga dei codardi”. “Nessuno ha mai vinto con la sola ironia”, affermò nel 1973, “La vita è tragica, quindi l’ironia non basta”.

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Chi sceglie un nuovo riscaldamento a gas naturale, riceve un grazie dalla natura.

Conversazioni di Iosif Brodskij a cura di Cynthia L. Haeven Adelphi, 2015


Un giapponese a Milano Il prossimo 12 marzo lo scultore Kengiro Azuma compie novant’anni. Allievo di Marino Marino, oggi il maestro vive a Milano, sua città adottiva dalla fine degli anni cinquanta di Alessandro Tabacchi

La storia dello scultore Kengiro Azuma sarebbe degna di

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poguerra (minimalismo in primis) la lezione imprescindibile essere raccontata per immagini dal tratto luminoso di Hayao di Constantin Brancusi e Marino Marini, del quale fu prima Miyazaki. Giovanissimo, fu un pilota della Marina Imperiale allievo e in seguito assistente. giapponese votato a divenire un kamikaze e a sacrificarsi Per i più, l’arte di Azuma assume le forme iconiche delle sue nelle disperate missioni suicide contro le navi statunitensi, famose Gocce, di cui una versione di grandi dimensioni è dima non ebbe modo di portare a compimento il proprio sa- venuta uno dei simboli della rinascita della città di Matera, crificio a causa della fine della guerra. Divenne artista per re- proprio nel periodo in cui è stata eletta Città europea della cultura 2019. Una semplice azione al crollo del mondo forma a goccia simmetrica, in cui si era formato e allo dalla superficie liscia, in shock esistenziale seguito cui due aperture di uguali alla scoperta dell’umanità dimensioni a mo’ di occhi del suo Imperatore (ritenunella parte inferiore delto fin allora un dio, chiave la scultura dialogano con di volta dell’architettura alcuni segni simili a ferite sociale del Giappone e innella parte opposta. I rifericarnazione di un ordine menti vanno tanto ai tagli civile superiore per il quale e alle “nature” di Lucio immolarsi). Fontana quanto all’arte dei Il suo fu il tentativo di manga nipponici. Quantrovare, attraverso la codo osservo queste opere raggiosa scelta di giustifimi balza subito alla mente care se stesso con l’eterno la figura di una creatura rinnovarsi della creazione indifesa, che guarda con artistica, un senso nuovo a occhi stupiti l’orrore del un’esistenza cui erano stati Kengiro Azuma (immagine tratta da sassiland.com) mondo, suscitando affetto tagliati i pilastri: una vera rinascita interiore, sorta dalle macerie morali di una guerra ed empatia, un’associazione d’immagini e sentimenti che non ha eguali nella scultura di derivazione minimalista, irrimediabilmente perduta. troppo spesso asettica e rinchiusa nella torre d’avorio di un intellettualismo glaciale. Sensibilità orientale Trasferitosi a Milano nel 1956 (erano gli anni d’oro dello spazialismo di Lucio Fontana), dopo decenni di continua e I numeri nel “vuoto” coerente ricerca Azuma è oggi uno dei grandi vecchi dell’a- Da qualche mese i milanesi hanno modo di ammirare un’alvanguardia, famoso e ammirato per la sua limpida fusione tra sua opera di grandi dimensioni nel parco antistante il fra il minimalismo e la tradizione orientale. Il maestro che Cimitero monumentale (precisamente davanti al Cimitero scelse la capitale lombarda quale patria d’elezione, forse degli Acattolici), una stele di quasi quattro metri d’altezza, proprio in onore all’accoglienza offertagli dai milanesi, ha in cui sono presenti tutti i topoi dell’arte di Azuma: “MU141”. chiamato suo figlio Ambrogio: in questo ideale passaggio Ormai dal 1961 Azuma ha scelto di nominare le sue opere di testimone fra le sue due patrie, avvertiamo la forza di col titolo “MU” seguito da un numero progressivo. Mu è “il un riscatto esistenziale, illuminato da un lieto fine emerso vuoto”. E, si badi, non si tratta di un concetto privativo, dalle tribolazioni. piuttosto il termine designa il campo su cui si possono dipaLa vicenda di questa personalità dirompente, nascosta sotto nare tutte le potenzialità dell’essere (e nella cultura zen, Mu l’apparenza di una semplicità silenziosa e discreta, incarna è speculare al concetto di Yu, “il pieno”). Il Mu è il cardine l’eredità, tragica e allo stesso tempo fecondissima, del della ricerca di Azuma, è il riflesso di quella condizione che novecento. Pochi artisti hanno saputo fondere con la sua il maestro visse in gioventù e dalla quale partì per ricreare efficacia l’architettura culturale orientale (lo zen, il bushido) la propria posizione nel mondo: “Immaginare senza avere con il retaggio figurativo dell’occidente, rileggendo alla luce la possibilità di vedere e toccare è meraviglioso. Da qui nasce delle più raffinate ricerche d’avanguardia del secondo do- l’arte”. Buon compleanno, maestro.


Dolore russo

Leggere Svetlana Alexievich per la prima volta può risultare scioccante, ma è difficile non rimanere colpiti dalla sua scrittura di Fabiana Testori

Il

primo impatto con la scrittura di Svetlana Alexievich può essere quasi violento, ma si è comunque spinti a leggere gli altri suoi libri fino a esaurire tutto ciò che ha scritto. Ciò che è ancora più sorprendente è rimanere così sedotti da un genere difficile da definire. Infatti, non si tratta né di romanzi veri e propri, né di saggi, ma piuttosto di una sorta di racconto giornalistico, che però supera il suo significato più puro per raccontare fatti realmente accaduti attraverso uno stile letterario, il cosidetto creative non-fiction, per dirla con un’espressione inglese. Tutto quello che scrive la Alexievich è talmente vero da fare paura, anche se l’espressione, il linguaggio e lo stile sono quelli tipici della narrativa. Nell’autunno 2015 ha vinto il Nobel per la letteratura. Giornalista e scrittrice bielorussa, è nata à Stanislav, in Ucraina, nel 1948. Conclusi gli studi all’università statale bielorussa ha lavorato come giornalista vivendo in prima persona tutti i drammi che hanno segnato la fine dell’Unione Sovietica e la caduta dell’ideologia comunista. Osteggiata dal governo bielorusso di Lukashenko, la Alexievich ha lasciato il paese per una decina d’anni vivendo in Germania e in Francia, per poi finalmente ritornare a Minsk nel 2011. Si dice che attraverso un riconoscimento così importante, l’autrice bielorussa, abbia aperto una breccia sulla letteratura dell’est, troppo spesso accantonata e non compresa, permettendo così anche in occidente di conoscere quella vita e i drammi legati alla realtà sovietica e post sovietica.

Scrittura corale e polifonica Nei suoi libri l’Alexievich presenta centinaia di voci, centinaia di bisbigli, centinaia di storie diverse.

Per questo l’aggettivo più utilizzato per descrivere il suo approccio alla scrittura è stato “polifonico”. L’autrice ha percorso in lungo e in largo l’URSS prima e la Federazione russa e l’Asia centro-settentrionale poi, raccogliendo testimonianze di ogni sorta sull’anima russa, sul dolore russo. Grazie al suo vagabondare, alla sua voglia di raccontare e al desiderio quasi incontrollato dei suoi interlocutori di esprimere quello che per anni hanno preferito tacere, oggi abbiamo la possibilità di capire ciò che per lungo tempo, noi, in occidente, abbiamo semplicemente intravisto grazie a qualche servizio televisivo, intriso di ignoranza e di distacco. Ripensare al disastro nucleare di Cernobyl leggendo Preghiera per Cernobyl. Cronaca del futuro è un’altra cosa, oppure Ragazzi di zinco sui reduci della guerra in Afghanistan e ancora Incantati dalla morte, sui suicidi seguiti al crollo dell’URSS. Queste opere propongono nuovi sguardi su tragedie che sì, conosciamo, ma distrattamente, superficialmente. Con Svetlana Alexievich è possibile approfondire e finalmente assimilare in tutta la sua pienezza che cosa la caduta rovinosa di un sistema che governava una vita dalla nascita alla morte abbia potuto significare per un intero popolo. La Russia di oggi, che non è solo quella degli oligarchi, del denaro facile e delle bizzarie della Mosca “da bere”, la si capisce in Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo, attraverso quella ricerca di identità, il rigetto della globalizzazione, una religiosità ritrovata, miste a nostalgia e amarezza, elementi che la contraddistinguono da qualsiasi altro paese. Dopo aver letto le sue storie, la Russia ci appare meno estranea, certamente più dolorosa, ma anche più autentica.

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100% naturale

Stanchezza cronica?


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ono nato a Como nel 1970 e ricordo di non aver mai avuto grande passione per lo studio. Dopo aver terminato le scuole dell’obbligo avrei anche smesso, però i miei genitori insistevano perché continuassi e allora ho frequentato un istituto tecnico. La mia grande passione era invece quella di verniciare i caschi da motociclista. L’interesse per la moto mi era stato trasmesso da mio fratello maggiore: lui andava in motocicletta e ho cominciato a farlo pure io anche se più che a correre ero interessato all’estetica che circondava il mondo delle moto, mi colpivano i caschi personalizzati. È una moda, quella dei caschi personalizzati, che viene dall’America, dal motocross americano. Io osservavo i caschi originalissimi di questi corridori e non vedevo l’ora di fare delle mie creazioni. Così, terminati gli studi, mi sono messo a lavorare prima come meccanico per le auto e poi come gommista dato che comunque dovevo mantenermi. Ma, terminata la giornata di lavoro, correvo a casa per dedicarmi alla mia passione. Naturalmente il primo casco che ho personalizzato è stato il mio, poi alcuni amici mi hanno chiesto di personalizzare anche il loro e la mia passione si è allargata. Ho cominciato a dedicarmi anche a lavori al di fuori del mondo della moto e a interessarmi alle personalizzazioni nell’ambito del ciclismo. Conoscevo persone che correvano in bici a Como e ogni tanto vedevo passare in allenamento Luca Paolini, che è un professionista di livello internazionale vincitore di alcune “classiche”. Semplicemente l’ho fermato per strada e gli ho proposto un’aerografia del casco. Era un po’ titubante, eravamo nel 2002 o 2003 e ancora nel ciclismo queste cose erano una novità. Però ha accettato e il suo casco personalizzato è piaciuto molto a Paolo Bettini, allora suo compagno di squadra. Anche lui ha voluto la personalizzazione e da lì è cominciato il rapporto con il ciclismo professionistico. Mi sono così ritrovato ad aerografare non solo i caschi ma anche intere biciclette e circa una decina di anni fa mi sono accorto che questo mio hobby poteva trasformarsi in un lavoro vero e proprio. Ho creato un laboratorio e mi so-

no concentrato sulla mia nuova attività. Se ci ripenso devo dire che è stata una svolta quasi casuale nella mia vita. Forse, se non avessi fermato Paolini quel giorno non avrei mai trasformato la mia passione in lavoro. Diciamo che quel mio “azzardo” ha prodotto grandi risultati perché alla fine non ho dovuto fare alcuna gavetta. Ho cominciato fin da subito a lavorare con i professionisti, a farmi conoscere, personalizzando le attrezzature di sportivi molto noti. Subito i miei caschi sono “andati” al Giro d’Italia o al Tour de France e questo mi ha aiutato. Diciamo che ho giocato il tutto per tutto, fosse andata male sarebbe finita lì. Ma è anche vero che quello che ho fatto è piaciuto e così ho lavorato nel tempo con campioni del ciclismo come Brumotti, Nibali, Aru, Rodriguez, Fischer, Vinokourov, Kristoff e anche per Ben Spies, del moto GP, Gigi Galli nei rally, il pilota di endurance Gabriel Gardel e calciatori del Milan. Sono giunto in Ticino con la mia compagna poco tempo dopo aver cominciato la mia nuova attività. La scelta è stata legata un po’ al fatto che in Italia la situazione diventava sempre più difficile per gli artigiani, anche a causa delle tasse. Soprattutto, però, la Svizzera mi era sempre piaciuta, ci venivo in moto e in bicicletta... così mi sono affezionato e ho trasferito casa e laboratorio ad Arogno. Oggi mi considero molto fortunato perché ho clienti in ogni angolo del mondo e posso svolgere quello che mi piace, un mestiere che non mi annoia ed è sempre diverso. Anche perchè ogni cliente ha gusti e desideri differenti, quindi non faccio mai un lavoro uguale all’altro e non mi piace replicare quello che c’è già in circolazione. Se una persona desidera il casco di Valentino Rossi lo trova in commercio, non ha bisogno di rivolgersi a me. A me piace personalizzare, trasformare caschi e biciclette in pezzi unici al mondo. È la mia passione, non la cambierei mai anche se non si diventa certo ricchi ed è indispensabile lavorare sodo, spesso anche il sabato e la domenica.

STEFANO BARzAGHI

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Tutto comincia con il desiderio di aerografare i caschi da moto per renderli dei pezzi unici. Una passione divenuta professione: oggi nel suo laboratorio personalizza le attrezzature di tanti famosi campioni, delle due e delle quattro ruote

testimonianza raccolta da Roberto Roveda fotografia @Giovanni Pirajno


I tre giorni più belli

di Silvano De Pietro fotografie ©Peter Keller

I “drey scheenschte Dääg”, i tre giorni più belli. Così i cittadini di Basilea definiscono il loro carnevale, uno dei più famosi al mondo. Una denominazione dalla quale traspare tutto l’attaccamento dei renani a una tradizione davvero unica e speciale


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he cosa sia in realtà il carnevale di Basilea e quale sia il suo significato profondo, se lo domandano i turisti, ma anche tutti quegli svizzeri che non hanno mai avuto l’occasione di vivere questo evento da vicino. Certo, se si guarda alle sfilate ordinate, ai gruppi inquadrati di maschere tutte uguali, al rigoroso accompagnamento musicale, alla processione delle lanterne nel buio, all’entusiastica partecipazione di migliaia di appassionati e alla gran folla di spettatori, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un rito collettivo più

che a un’esplosione di follia carnascialesca. Ma questo di Basilea è davvero un carnevale, per quanto oggettivamente diverso dagli altri. È una manifestazione artistica e, nel contempo, uno sfogo del sarcasmo popolare: misurato, studiato, mai sguaiato, ma sempre nello spirito laico e beffardo dei grandi carnevali. Nelle modalità del suo svolgimento si avverte il vincolo della tradizione, il condizionamento di una storia plurisecolare. Il primo carnevale appare a Basilea nel 1418, derivato da un torneo cavalleresco di cui si ha notizia fin


Peter Keller Classe 1950, ha dapprima seguito una formazione nell’ambito della tipografia e della fotografia, in seguito si è diplomato in Ingegneria della stampa e dei media presso l’Università di Stoccarda. Dopo una carriera dirigenziale per diversi quotidiani, da luglio 2012 lavora come fotografo e autore indipendente. kellerfotomedia.ch

a sinistra Momento del “Morgestraich”, la sfilata al buio totale che il lunedì mattina alle quattro in punto dà inizio al carnevale in apertura Dettaglio di una raffigurazione ironica su una delle lanterne esposte il martedì sera sul sagrato del Duomo

nota alle immagini Le fotografie presenti in queste pagine sono state scattate nel corso dell’ultimo carnevale di Basilea, che quest’anno si è svolto tra il 15 e il 17 febbraio

dal 1376. Anche i suoi cortei a passo cadenzato hanno un’origine militare: nel cinquecento l’arruolamento delle reclute, effettuato dalle corporazioni, si svolgeva proprio nel periodo di carnevale, quando da ogni corporazione gli uomini partivano in gruppo al suono di pifferi e tamburi. Alla luce delle lanterne La particolarità assoluta, che fa di quello di Basilea il carnevale protestante più importante del mondo, è che non si svolge prima del Mercoledì delle Ceneri, ma dal lunedì

al mercoledì della settimana successiva. Il Morgestraich (la marcia alle quattro di mattina del lunedì) risale al 1825, quando le maschere percorrevano la città alla luce delle fiaccole. Poi, vietate per sicurezza le fiaccole, nel 1845 comparvero le lanterne montate su aste; quelle a mano risalgono invece al 1860. Lo svolgimento della manifestazione ha assunto la forma attuale da circa cento anni, dopo che nel 1910 venne fondato il comitato del carnevale. Dalle quattro di lunedì mattina fino alla notte inoltrata di mercoledì, i circa 11-12 mila partecipanti attivi, organizzati


Una “Guggen” in stile Sherlock Holmes durante uno dei concerti del martedì sera

Il carnevale dura 72 ore senza sosta. Durante tutta la notte si possono incontrare piccoli gruppi che suonano pifferi o tamburi nelle stradine semideserte

in più di quattrocento grandi o piccole cliques (gruppi), sfilano in maschera e in costume per le vie del centro storico accompagnati da pifferi e tamburi; dapprima nel Morgestraich, alla sola luce delle lanterne; successivamente, con carri e Guggenmusigge (le note bande musicali di trombe e tromboni, che furono introdotte dopo il 1940) nei due tradizionali cortei carnevaleschi del pomeriggio di lunedì e di mercoledì.

Fatti e misfatti La componente artistica del carnevale di Basilea è rappresentata soprattutto dalle lanterne (che recano raffigurazioni e versetti ironici), dalle maschere, dai concerti delle Guggen, da un centinaio di Schnitzelbänke (cantastorie itineranti che si esibiscono nei locali con frizzi e lazzi in versi). La parte sarcastica si esprime nei sujets (i temi), con una pungente ironia che si fa beffe di fatti e misfat-


Il gruppo dei pifferi e il “Tambour Major” della clique “Alti Glaibasler” davanti al centro storico di Basilea

ti. Quest’anno sono stati presi di mira il turismo degli acquisti oltre frontiera che danneggia pesantemente i commercianti locali, la forza del franco, lo scandalo della FIFA, le organizzazioni internazionali e i profughi, l’idea di rimettere insieme i due semicantoni di Basilea, e così via. La combinazione di rigore e di anarchia che ne determina l’originalità, ha fatto sì che il carnevale di Basilea sia stato candidato all’iscrizione nel patrimonio culturale immate-

riale dell’UNESCO. E spiega anche il grande impegno dei basilesi per realizzarlo, sia con il lavoro preparatorio di parecchi mesi all’anno, sia con la fatica fisica, la stanchezza e l’insonnia dei partecipanti ai “tre giorni più belli”. Ne sa qualcosa l’autore di questo servizio fotografico, che ha voluto mettersi in costume, vagando per tre giorni inserito in una clique e portando una maschera decisamente scomoda da indossare.


Tendenze p. 40 – 41 | di Keri Gonzato

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n ballerino contemporaneo può imparare fino a 400 nuovi movimenti in una sola settimana. Anche i bambini si muovono moltissimo, scoprendo ogni giorno nuove possibilità di esplorare lo spazio con il corpo. E tu, quanti movimenti hai imparato oggi? Questo aspetto ha un’impatto enorme non solo a livello del corpo ma anche nel cervello: i cambiamenti neurologici che avvengono in una persona durante un processo di apprendimento sono enormi. Più avanziamo con l’età, più ci adattiamo a una determinata idea di come dobbiamo essere. Questo include la tendenza a muoversi sempre meno e in modo esponenzialmente più controllato e ripetitivo, un’approccio che ci fa invecchiare molto più rapidamente. Tali considerazioni sono alla base della corrente dei movers: coloro che si muovono!

“La migliore ragione per muoverti è perché puoi” Uno dei pionieri del movimento non-specializzato si chiama Ido Portal, fondatore della Movement

Culture. Da sempre si dedica, anima e corpo, a esplorare ed espandere il potenziale motorio del corpo umano. È convinto che la maggior parte di noi si muova poco e in modo ripetitivo e limitato. Le conseguenze di questo stile di vita, a livello del benessere psico-fisico, sono enormi: si diventa rigidi, deboli, predisposti a incidenti, limitati sia a livello fisico che mentale. Una vita intera di movimento ha insegnato a Ido gli infiniti benefici che derivano dal muoversi molto e in modi diversi. Con semplicità e naturalezza… al di là delle proprie ossa, muscoli e tendini, uniti dalla voglia di sudare! “Scarpe high-tech, piedi low-tech”, è uno dei motti di Ido, “più sono cari i «giocattoli» meno sarà performante il mover”. Recentemente è stato il preparatore fisico del campione di Arti marziali miste (MMA), l’irlandese Conor McGregor, che ha portato sul podio agli recenti Ultimate Fighting Championship svoltisi il 12 dicembre 2015 al MGM Grand Garden Arena di Las Vegas… Il suo punto di forza? La varietà, i suoi programmi di movimentazione sono aperti a ogni tipo

di disciplina. “Non faccio nessun tipo di lavoro isolato”, dice il Ido, “non è il mio approccio”. È convinto che lavorare sul corpo in modo isolato, così come specializzarsi in una sola disciplina, sia questa lo yoga, la palestra o il jogging, non sia salutare e benefico. “È molto comune oggi incontrare qualcuno con lesioni dovute all‘eccessivo utilizzo e sovraccarico di una determinata parte del corpo”, afferma con decisione. È un rischio in cui incorre chi si muove sempre e solo in un dato modo. Il vero segreto della longevità? La varietà e la diversità nella pratica dei movimenti. Lungo la strada, il corpo si rinforza e, al contempo, diviene estremamente flessibile e adattabile a situazioni diverse.

Insegnare il movimento L’idea che porta avanti Ido non è più diventare i migliori in una data disciplina, ma praticarne molte, miscelarle in modo creativo per arrivare semplicemente a essere i migliori nell’essere se stessi. “Il nostro lavoro è un immenso shift di paradigma nel modo in cui pensi alla tua pratica, al


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tuo movimento, al tuo corpo”, spiega Ido che rifugge tutte le etichette: non si considera un coach, né un trainer e nemmeno un sensei o un master. Ama definirsi semplicemente un insegnante e un praticante del movimento. Durante i suoi workshop è davvero impossibile annoiarsi. Ti ritrovi a camminare a quattro zampe, rasoterra, come una lucertola, a fare movimenti della capoeira, a esplorare interazioni corpo a corpo con la contact dance, arrivando ai limiti della tua forza fisica con gli esercizi di palestra e della tua mente. Perché muovendosi si superano le proprie barriere mentali e le paure profonde. La sua filosofia è condivisa da molti altri “movers”, tutte persone con ricchi background di danza, yoga, arti marziali e molto altro. Penso a Slava Goloubov, artista del corpo attivo in Canada, che si muove con agio tra atletica, acro-yoga, contactdance e arti marziali asiatiche. “Aggiungiti a me, e insieme esploriamo le molte pratiche di movimento diverse che sono importanti per sbloccare parti cruciali della tua pratica. Unendole

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assieme, hai la possibilità di comprendere pienamente il tuo potenziale”, questo l’invito del giovane Slava. È una ricerca che, usando come navicella spaziale il corpo umano, porta oltre, conduce a conoscere se stessi in senso più ampio. In fondo, se accettiamo di pensare che tutto è connesso, il fisico non è altro che una cartina al tornasole della nostra natura invisibile e viceversa.

“Una nuvola bianca…” Bruno Caverna, brasiliano, classe 1976, è un’altro appassionato dei movimenti oltre confine e viaggia tra capoeira, Russian Systema e danza in un delicato e potente equilibrio di gioco-lotta. Con Ido, Slava e Bruno ci sono anche i ricercatori di Fighting Monkey-Rootless Root e il movimento Movement Archery & Zen Acrobatics. I fondatori del primo, Jozef Frucek e Lind Kapetneasi, lo descrivono come una “nuvola bianca in continuo mutamento, sparisce, riappare e fluttua, secondo il bisogno. È una piattaforma di riflessione improntata sul movimento, nata per sviluppare un linguaggio creativo ac-

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cessibile, primario, creativo e giocoso”. Il collettivo di donne e uomini, miscela varie discipline fisiche con un’interesse particolare per le emozioni umane e le diverse espressioni culturali. Il secondo è guidato da Tom Weksler, un’altro giovane mover che non si limita a una sola disciplina ma unisce, in sequenze fluide e consapevoli, la grazia della danza contemporanea a evoluzioni aeree ginniche. “Il mio obiettivo, con i workshop che offro, è di dare alle persone l’abilità di connettersi con la loro fisicità e confrontare l’inaspettato”. È un lavoro che parte dallo stato mentale ed emotivo, è li che si crea lo spazio per permettere nuovi movimenti. Ad accomunare tutti questi innovatori, seguiti da movers sparsi per tutto il mondo, c’è la passione sconfinata per l’esplorazione del corpo umano, una grande curiosità e il desiderio di andare oltre le etichette e i limiti mentali.


La domanda della settimana

Corruzione, truffe, doping, scommesse, evasioni fiscali ecc. Il mondo dello sport è la nuova frontiera della criminalità?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 10 marzo. I risultati appariranno sul numero 12 di Ticinosette.

Al quesito “In base alle vostre impressioni o alla vostra esperienza diretta, ritenete che la qualità della vita nell’area della Svizzera tedesca sia superiore rispetto al Ticino?” avete risposto:

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Astri ariete Marte entra nel segno amico del Sagittario. Opportunità professionali verso o con una località estera. Positivo l’inconto con l’Acquario e le persone originali.

toro Tra l’8 e l’10 la Luna attraversa il segno dei Pesci. È il momento migliore per affrontare impegni e responsabilità. Guadagni e crescita intellettuale.

gemelli Tempeste amorose. Date spazio alla passione, ma non siate egocentrici o polemici. Fuori controllo tra l’8 e il 10 marzo. Evitate le superstizioni.

cancro Intuizioni, precognizioni, romanticismo. Seguite la creatività e le sensazioni. Se farete così riuscirete a trovare la giusta soluzione per ogni situazione.

leone A partire dal 7 Marte molto positivo per i nati nella prima decade. Agite e fate conoscere al mondo quanto siete seducenti. Speculazioni finanziarie.

vergine L’arrivo di Mercurio favorisce una svolta trasgressiva. Momento favorevole per i nati nella seconda decade sostenuti da Giove e Plutone in trigono.

bilancia L’arrivo di Marte nel segno del Sagittario si rivela piuttosto energizzante riguardo alla gestione delle vostre relazioni sociali. Spostamenti di lavoro.

scorpione Fortuna e determinazione. Possibilità di guadagno per gli speculatori. Seguite la giusta ispirazione. Bene tra il 6 e il 9 Marzo. Promozioni professionali.

sagittario Grazie all’arrivo di Marte il mazzo della vostra vita tende a rimescolare le sue carte. Momento favorevole per gli audaci. Prudenza l’8 e il 9 marzo.

capricorno L’essenziale è che sappiate chi dovete attaccare… altrimenti c’è il rischio di commettere un passo falso. Fortuna nella gestione degli affari finanziari.

acquario Favorite le relazioni sociali e le nuove vie della comunicazione. Marte sostiene i nati nella prima decade a partire dal 7. Una battaglia sta per esser vinta.

pesci Momento magico. Possibile fidanzamento. Storie sentimentali con partner più grandi per i nati nella terza decade. Ristrutturazioni immobiliari.


Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 12

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 10 marzo e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 8 marzo a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Orizzontali 1. Ci si inzuppa la brioche • 10. Altare pagano • 11. Impeti, balzi • 12. Le coccolano i nonni • 14. Lampante, evidente • 16. Nazione • 17. Il numero perfetto • 19. Dotato, predisposto • 22. Nin, scrittrice • 23. Articolo spagnolo • 24. Attraversa Berna • 25. Sottinteso • 27. Numero pari • 29. Visto... in centro • 30. Nome russo d’uomo • 32. Ingresso • 34. Mezza fila • 35. Megera • 37. Un nome di Rilke • 39. La coppiera degli dei • 41. Spintone • 42. Cuor di balordo • 43. Rosa pallida • 44. L’ampolla in tavola • 46. Stato asiatico • 48. Germania e Thailandia • 49. Tirchia • 50. Fa sbadigliare. Verticali 1. La natura morta di Caravaggio conservata alla Pinacoteca Ambrosiana • 2. Arrosto di maiale • 3. Un Adriano della canzone • 4. Bruciate • 5. Lo scatto del fotografo • 6. I fedeli amici dell’uomo • 7. Incapace • 8. Norvegia e Cuba • 9. Olio inglese • 13. È vicino a Berna • 15. Sono anche lavatori • 18. Dio dei venti • 20. Zia spagnola • 21. Sortiti • 26. Lo stato con Tel Aviv • 28. Un pianeta • 31. Vasi panciuti • 32. Il mese del dolce dormire • 33. Gravata di lavoro • 36. Pedina coronata • 38. L’isola di Ulisse • 40. Argini, orli • 44. Adesso • 45. Il nome di Fleming • 47. La fine di Belfagor.

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Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Antonella Rolli 6932 Breganzona Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: buono per le offerte del tempo libero di RailAway FFS RailAway FFS offre 1 buono del valore di CHF 100.– per le sue offerte del tempo libero. Per esempio l’offerta “Zoo di Zurigo” che include il viaggio con i mezzi pubblici e l’entrata allo zoo con il 10% di sconto. ffs.ch/zoozurigo

Con RailAway FFS allo Zoo di Zurigo. Scoprite lo Zoo della città sulla Limmat in estate: potrete osservare gli elefanti del parco Kaeng Krachan mentre si rinfrescano nella vasca, visitare la foresta pluviale Masoala con il percorso sulle chiome degli alberi oppure scoprire come le scimmie scoiattolo trovano un po’ di frescura.

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