Ticino7

Page 1

№ 9 del 26 febbraio 2016 · con Teleradio dal 28 feb. al 5 mar.

mesTiere anTico

La mascalcia è un,arte nobile che solo in parte può contare sull,aiuto offerto dalle moderne tecnologie

Corriere del Ticino · laRegione · Tessiner Zeitung · chf 3.–


#'&'!"%'$"

$#)*'-'%&) (!+".'"+,

*' $#!")(&'+%,+

"#!*%'$% )$&& (+, 684 3$ -7214$ 25"/48,,$ & @.KL*( IR. N/C-K H50' I.K5.(MM(*(G OL%NC-R &(**R.0R R 4<$1%(.T3 >R-0-*RL*R (NNR 0L*RMIR.0R DCL0*( T0 7(-2 %KL IK.*(*( -0LK ( E= MR*.0 H7(-2 ( F"$ LR.K 0LB0-0&0NRG )**0B(?0KLR (C*KM(*0%( T0 8K*K + B0TRK

* 6="# ($% C<-B: M6S&U5 < Y) :@%7&*2Z9 X (*..X26XL

;9=!3* ;&9 "!06= #! 6="# 39& ;*66#) CB *N262X U* &*TX2*

1B *&&XSZX2X

4B &86IZX2X

@6 NIP =*&6UTXS.X Q2Z6S*2X 4IX1.* .XUX&*TX2* SXU SQ1.2Q EX(18QN$ DDDBD82A5+/?@+B7. F..XSX.X 'W! OA57 Z6 26ZIC6QSX 6S1X2XSZQ SXU &QINQS Z6 Q2Z6S*C6QSX 6U &QZ6&X Z6 N2QTQC6QSX$ ;@,/38> @6* &8X Q2Z6S6*.X U* .XUX&*TX2* 1IU EX(18QN QNNI2X I.6U6CC*SZQ 6U &QINQS MGXZ6 1Q..QL" 26&XGX2X.X IS* =*..I2* &QS UX 6SZ6&*C6QS6 ZXUU3Q2Z6SX5 @QUQ IS* GQU.* 26&XGI.Q 6U GQ1.2Q N*;*TXS.Q" N2QGGXZX2XTQ *UU36SG6Q NQ1.*UX5

=9'#!& DC5 ?XUX&*TX2* Z6 1Q2GX;U6*SC* :D2XT6IT !IUU W%9 * 'W! O0R57 DC5 ?XUX&*TX2* Z6 1Q2GX;U6*SC* :D2XT6IT !IUU W%9 M1X. Z6 ZIXL * 'W! -OR57 HFJ# # 'FYHFJ#$ VH%VBV,,F$

'+D/K>FYF$

?#K5$

!VBJ+$

#7J+VK$

OLB0(*R 0N %KCIKL (# ;9O<;"> 0L*R.(%*0BR )S! )N*-(5RL-*.(--R J! ,=6P QK.A :N*R.0K.0 0L8K.M(?0KL0 R K.T0L(?0KL0 -C# %%%0%#:)!+9'.+0*(


Ticinosette allegato settimanale N° 9 del 26.2.2016

Memoria Cibo. Losanna 2012

4

FraNcesca rigoTTi ..................................................

7

Mariella dal Farra ..............................................

8

carlo Baggi ...........................................................

9

di

Arti Vivian Maier. La vita segreta

Impressum

Nico TaNzi .......................................

Agorà Ostetricia. Nascere per vivere meglio

Kronos Filosofia. Il futuro ora

di

di

Tiratura controllata

Vitae Christian Delucchi

Chiusura redazionale

Reportage L’antico mestiere

Editore

Tendenze Abbigliamento. Active wear

63’212 copie

Venerdì 19 febbraio Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile

di

di

roBerTo roveda; FoTograFia di saBiNe BiederMaNN .............. di

roBerTo roveda; FoTograFie di davide sTalloNe ..........

10 35

Marisa gorza ........................................

40

Svaghi ....................................................................................................................

42

di

Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

Publicitas AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste

Annunci locali

Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch

In copertina

L’uomo e il cavallo Fotografia ©Davide Stallone

I genitori dei figli In un’epoca contraddistinta da maternità posticipate, padri sempre meno giovani, scarsità di alloggi a pigione moderata, costi per mantenere un figlio in costante crescita e quelli della vita che obbligano sovente entrambi i genitori a restare lontani da casa (con tutte le spese per l’accudimento che ciò comporta), i temi legati alla procreazione e alla nascita destano sempre molto interesse. Da un lato queste attenzioni nei confronti dei parti, del periodo neonatale e in generale dei primi anni di vita dei bambini non può che essere visto positivamente; dall’altra pone qualche interrogativo proprio rispetto al “valore” e all’“investimento” – termini non a caso molto legati anche al mondo dell’economia e della finanza – che comportano avere uno o più figli. Una riflessione che non si ferma ai già citati costi in denaro e agli eventuali aiuti garantiti dallo stato (assegni, sussidi ecc.) ma che va ricercata più in profondità, nei rapporti che si instaurano tra i neogenitori e la collettività che accoglie i loro pargoli. Una relazione che non di rado crea tensioni e sfiducia, per esempio nelle istituzioni scolastiche (come i docenti sovente testimoniano). Nelle società del massimo profitto e “del meglio” a tutti i costi, anche per figli si desidera o pretende una qualità non sempre realistica. In alcuni ambiti questa ricerca è certo segno di una sana attenzione (è il caso dell’inquinamento ambientale, dell’alimentazione o dell’abuso di tecnologia). In altri, invece, sul bambino si proiettano le frustrazioni di uno o entrambi i genitori: pensiamo a tutte quelle attitudini e comportamenti che il più delle volte sono solamente predisposizioni infantili e lati del carattere che vanno coltivate e non diventare solo fonti di possibili disagi. Si veda a questo proposito

l’illuminante risposta di Silvia Vegetti Finzi alle preoccupazioni di un padre apparsa di recente sul settimanale Azione (“Il figlio ipersensibile”, p. 9, 15 febbraio 2016). Le attenzioni verso i più piccoli e i loro comportamenti hanno il merito di non lasciarli alla mercé di una società che si distingue sovente per atteggiamenti e messaggi poco edificanti. Ma troppe protezioni significano contenerli all’interno di mura invalicabili, dentro le quali i figli vivono con la sindrome dei “pedinati” e degli osservati speciali, obbligati a dare e dimostrare sempre il meglio, anche in ciò che a loro proprio non piace (hobby, sport, interessi ecc.). I genitori – con il fardello creato dalla responsabilità di non potere/volere sbagliare – attuano a loro volta comportamenti che non aiutano i bimbi e la fondamentale necessità di essere anche in errore, di fallire, di non avere sempre ragione, di fare scelte condivise, di dividere la loro vita e suoi valori e i beni materiali con gli altri. In questo senso diventare genitori per molti significa iniziare una nuova fase educativa, ma su se stessi. Buona lettura, Giancarlo Fornasier Nascere e salutogenesi: una serata pubblica con Verena Schmid Al tema della nascita Ticinosette dedica l’articolo di approfondimento: il giornalista Nico Tanzi ha intervistato Verena Schmid, ostetrica e autrice di numerosi libri sulla nascita, considerata un’autorità di livello internazionale in questo ambito. In concomitanza con l’uscita di questo numero, venerdì 26 febbraio alle ore 20, la signora Schmidt sarà ospite di una serata organizzata dall’Associazione Nascere Bene Ticino (nascerebene.ch) che si terrà presso l’aula magna della SUPSI di Lugano-Trevano.


Nascere per vivere meglio Ostetricia. L’importanza della levatrice, i rischi dovuti agli eccessi nella medicalizzazione, le impronte del periodo perinatale sono tutti temi cruciali. Ne parliamo con Verena Schmid fondatrice della “salutogenesi” e convinta sostenitrice della nascita fisiologica di Nico Tanzi

S

Agorà 4

i chiama salutogenesi. È un nuovo approccio alla nascita e al parto che si pone in una prospettiva opposta rispetto a quello medico tradizionale. Nel senso che non si concentra sulla ricerca di ciò che non va – sui malesseri, sui sintomi, sulla malattia – ma sul benessere, su ciò che va bene. Prende le mosse dalle risorse della donna e del bambino, e le mette a frutto per accrescere la fiducia nelle proprie possibilità e mantenere la salute. La “mamma” della salutogenesi è Verena Schmid, ostetrica e autrice di numerosi libri sulla nascita, che sarà in Ticino proprio il giorno in cui appare questo numero di Ticinosette (venerdì 26 febbraio alle ore 20 nell’aula magna della SUPSI alle scuole di Lugano-Trevano) per una serata pubblica organizzata dall’Associazione Nascere Bene Ticino. Le abbiamo chiesto di spiegarci meglio il senso della sua proposta. Signora Schmid, cosa c’è che non va nell’approccio medico al parto, quello praticato in quasi tutti gli ospedali? Il problema è che l’ospedale è un’istituzione che cura la malattia. E dunque a tutte le donne sane applica procedure che invece sono adatte per le poche donne che hanno dei problemi medici. Ma in questo modo le espone a dei rischi. Ogni procedura medica comporta anche dei rischi: ogni farmaco che si assume, ogni intervento cui ci si sottopone. Si tratta di rischi giustificati in presenza di una malattia, naturalmente. Ma perché praticare su una donna sana interventi che aumentano i rischi per la sua salute? Di fatto è questo ciò che succede. Il modello medico ci ha portato fra l’altro a una situazione in cui metà delle donne partorisce o con il parto cesareo o con l’induzione, e l’altra metà con l’epidurale, l’accelerazione, la rottura delle membrane, l’ossitocina sintetica. In pratica, la funzione normale del parto si è quasi estinta. È un’assurdità… a meno che non siamo tutti d’accordo nel considerare il parto un intervento chirurgico, che i bambini non hanno bisogno del processo maturativo del parto… Ma come la mettiamo con i casi in cui invece l’ospedalizzazione è necessaria? Si riesce a capirlo in anticipo? Certo, è quello che facciamo sempre valutando la possibilità del parto a domicilio. Prima si analizzano le condizioni della donna. Ma anziché basarsi su rischi astratti, teorici, nella salutologia, attraverso un’accurata diagnosi, valutiamo se esiste un rischio concreto per quella donna, per quel bambino. Si riesce a

prevederlo non dico nel 100% dei casi, ma nel 98% di sicuro. Certo, a volte si verifica un evento che non era prevedibile: ma è estremamente raro, e in quel caso siamo sempre in tempo a ricorrere all’ospedale. Vede, io non intendo promuovere il parto naturale a ogni costo. Credo che ogni donna debba scegliere il proprio modo di partorire. Ma deve scegliere lei, non le deve essere imposto! E una volta scelto, è importante mantenere attive il più a lungo possibile e nel modo migliore possibile delle dinamiche non patologiche ma fisiologiche: perché sono protettive per la donna e per il bambino. Si può anche scegliere l’epidurale; ma è importante che essa venga praticata il più tardi possibile, per meno tempo possibile, che non sia troppo forte, che accanto all’epidurale si offra alla partoriente un’analgesia fisiologica (che non fa male), che rimanga in contatto col suo bambino... Insomma, si possono favorire al massimo le condizioni fisiologiche anche quando c’è un intervento medico. Ma questi interventi dovrebbero essere limitati il più possibile. È dimostrato che solo il 7% dei parti richiede assolutamente un taglio cesareo. Oltre una soglia che l’OMS fissa al 10%, il cesareo non ha alcuna utilità per la donna e il bambino. E invece in Italia si è arrivati al 40%, e in Svizzera credo siamo sul 33-34%. Questo significa che tre quarti dei tagli cesarei sono inutili. E comportano, il rischio di complicazioni sia per il bambino sia per la donna. Di questo non si sente parlare molto… Ma quali complicazioni possono avere gli interventi durante il parto che si allontanano dalla fisiologia? Dipende dal tipo di intervento: il cesareo, soprattutto quello senza travaglio, può avere delle complicanze operatorie per la madre, dall’emorragia alle infezioni, alle complicanze nelle successive gravidanze, alla cicatrice che rimane, a problemi di fertilità. A sua volta il bambino che non passa attraverso il canale da parto, e quindi non riceve le sollecitazioni ormonali, batteriologiche e neurologiche che esso attiva, potrà avere delle difficoltà di adattamento al mondo extrauterino, problemi respiratori e anche neurologici, molto più frequenti rispetto a chi nasce in modo naturale. Senza contare che con il cesareo aumenta anche il tasso di mortalità, sia dei bambini sia delle mamme. L’epidurale poi ha altre complicanze, causate in parte dall’inibizione dei fattori fisiologici del parto, degli ormoni naturali e della dinamica. E complicanze dovute in parte ai


leva su ciò che va bene, sulle risorse che ogni donna possiede, e cerca di attivarle. In questo modo crea fiducia e rafforza le risorse di salute, che mediamente non mancano nelle donne giovani che aspettano un figlio. Ciò che tendiamo a dimenticare è che la gravidanza non è una malattia ma uno stato di salute che può essere rafforzato. Di fatto la nascita continua a essere considerata un evento traumatico. Non è così? Ci sono sempre due possibilità. Il parto può essere un evento gioioso, estatico addirittura, o trasformarsi in un evento traumatico. Ma il trauma, ripeto, è legato prevalentemente alla medicalizzazione. Perché qualsiasi intervento che si faccia purtroppo va a inibire proprio gli ormoni del legame col neonato e della soddisfazione. E così viene a mancare quella forma di protezione che la natura offre alla donna, e che non è sostituibile. Anche molte depressioni post parto, e tanti sintomi che oggi si considerano quasi normali, sono in realtà dovuti all’inibizione delle risorse provocata proprio da una medicalizzazione non necessaria.

dida immagine tratta da candis.co.uk

farmaci che vengono somministrati, che agiscono anche sul feto e possono avere effetti depressivi sul sistema nervoso. Inoltre bisogna tenere presente che quei farmaci rimangono a lungo nel corpo del neonato, che non ha ancora un fegato capace di metabolizzarli, e questo ha effetti negativi sullo sviluppo neuromuscolare. Anche il microbioma è interessato. Nei bambini che non nascono naturalmente la flora batterica intestinale resta diversa per anni. Si tratta di complicazioni che possono incidere sullo sviluppo del sistema immunitario. E se non c’è una ragione effettiva per praticare il cesareo, questi rischi sono troppo importanti per proporli alla donna sana. Torniamo alla sua proposta. L’approccio che definisce saluto-fisiologia è davvero in totale opposizione rispetto a quanto viene praticato negli ospedali? Sì, è proprio l’opposto. Perché il modello medico è focalizzato sui possibili rischi. E purtroppo, al di là delle buone intenzioni, la medicalizzazione della maternità crea paura nelle donne e abbiamo visto che può avere come conseguenza tutta una serie di patologie. Il modello di salutologia è l’opposto perché fa

Ma alla base di questo rifugiarsi nella medicalizzazione non c’è anche una disponibilità sempre minore delle donne ad affrontare il dolore, o forse una scarsa fiducia nelle proprie capacità di gestire il fisico? Insomma, le donne oggi non sanno più partorire? Forse alcune non hanno più molta voglia di partorire. Il parto è un evento sconvolgente, e per generazioni come le nostre, cresciute nell’ovatta, nel benessere, sembra difficile affrontare una simile esperienza. Questo è vero; e proprio qui interviene la salutogenesi. Noi siamo in grado di gestire un evento quando siamo ben informati, quando abbiamo strumenti specifici per affrontarlo, quando ne comprendiamo il senso. Ma oggi le donne non sono sempre bene informate; il parto viene rappresentato (per esempio, nei media) come una prova difficile e pericolosa, che fa molta paura… Ovvio quindi che non abbiano molta voglia di affrontarla. La salutogenesi interviene proprio a questo livello, restituisce alle donne la consapevolezza delle proprie competenze e strumenti attivi per affrontare il dolore. Perché quando è naturale, quando non è aumentato dalla medicalizzazione, il dolore è gestibile. Esistono anche strumenti efficaci di analgesia naturale, ma di tutto questo non si sa niente, non se ne parla. E invece quando questo lavoro viene fatto, molte donne, non tutte ma tantissime, sono pronte a provarci. Infatti, laddove si apre in ospedale un reparto per il parto praticato secondo fisiologia, anche in acqua, le donne scelgono di andarci, perché in fondo è un loro bisogno profondo quello di vivere la nascita naturalmente. (...)

Agorà 5


“La cosa più importante è che la levatrice accompagni la donna già in gravidanza. Perché la gravidanza è il momento in cui si attivano le risorse, in cui c’è tempo per avviare un processo di conoscenza di sé e per fare le scelte più giuste. Quando si dà fiducia alle donne nel corso della gravidanza, anche il parto lo si affronta diversamente” (Verena Schmid)

Agorà 6

E per questo che è così importante che ci sia una levatrice, più che un medico, ad assistere le partorienti? La cosa più importante è che la levatrice accompagni la donna già in gravidanza. Perché la gravidanza è il momento in cui si attivano le risorse, in cui c’è tempo per avviare un processo di conoscenza di sé e per fare le scelte più giuste. Quando si dà fiducia alle donne nel corso della gravidanza, anche il parto lo si affronta diversamente. Se invece un’ostetrica incontra la donna solo al momento del parto è molto difficile che possa avere un’influenza, perché i giochi sono già fatti. È fondamentale che la gravidanza venga seguita da un’ostetrica che non fa solo i controlli clinici ma parla con la donna, l’ascolta, l’aiuta a trovare i modi migliori per adattarsi ai cambiamenti. Lo dicono anche le ricerche scientifiche: i migliori esiti per mamme e neonati si verificano quando l’ostetrica accompagna la donna per tutta la gravidanza. Ma una nascita naturale può influire anche sullo sviluppo successivo dell’essere umano? E se sì, in che modo? Influisce fortemente, sia sull’individuo sia sulla società. Oggi sappiamo che la vita prenatale e il parto danno un fortissimo imprinting al bambino, alla dinamica relazionale con la mamma e anche con gli altri. La natura fa in modo che durante un parto normale ci siano altissimi livelli ormonali che influenzano il legame e il primo adattamento del bambino nel mondo. E questo imprinting influisce sull’atteggiamento di base dell’essere umano verso la vita. È un processo che porta a costruire dentro di sé terreno psicologico che sarà attivo per il resto della vita, condizionando i nostri comportamenti. Anche molti aspetti dello sviluppo del cervello, molte capacità di apprendimento, di relazione, sono influenzati fortemente dal periodo che va dalla gravidanza al parto ai primi mesi di vita. Mesi in cui si costituiscono le basi dell’essere umano e quindi anche il modo in cui l’individuo si relazionerà con gli altri, le capacità empatiche, la salute batteriologica, fisica. Sono tantissime e importantissime le impronte legate al come si nasce. Si tratta di fattori oggi ben noti e studiati. E sarebbe un investimento politico e sociale favorire una nascita secondo natura, perché avremmo individui più sani, socievoli, cooperativi fra di loro, e una maggiore coesione sociale. Tutti aspetti che si possono influenzare con l’approccio alla nascita.

Sembrerebbe che il discorso vada ben oltre la “semplice” problematica sanitaria: lei sta parlando addirittura di cambiare l’umanità… Non credo che il mondo sarà mai perfetto. Evidentemente ci sono delle ragioni per cui ci tocca vivere in questo mondo imperfetto. E quindi non credo che si arriverà a un mondo ideale in cui tutti possano nascere in modo naturale. Ma se invece si andasse davvero in quella direzione, ci sarebbe sicuramente più tendenza alla pace, più socievolezza, più solidarietà, e anche legami affettivi ben diversi. Questa è solo una teoria, certo. Ma di sicuro ci sono società che hanno fatto l’opposto. Non tagliare il cordone, essere accolti fra le braccia della madre, essere allattati, avere una relazione privilegiata con la mamma nel primo periodo della vita, sono tutte cose che rendono gli individui più forti, e meno sottomissibili. Sapendo queste cose, quelle società – pensiamo per esempio a Sparta, o al programma nazista Lebensborn – hanno allontanato subito i neonati dalla madre, in modo da farne uomini insensibili, duri e aggressivi. La violenza ha molto a che fare col primo imprinting. Chi vuole una società violenta sa bene come fare. Mentre chi aspira a una società più pacifica dovrebbe investire in questo senso. Sarebbe una valida scelta politica. Vogliamo una società più pacifica e collaborativa? Allora sosteniamo le donne, mettiamo la mamma al centro, e curiamo il periodo perinatale. Le ricerche scientifiche che lo dimostrano ci sono, e ci sono anche molte persone che provano ad andare in quella direzione. Ma la volontà di costruire davvero in questo senso mi sembra che ancora manchi. Si ha la sensazione che sia in atto un vero e proprio scontro culturale… Certo. Ma se si usa la ragione e si guarda alle ricerche degli ultimi vent’anni, è evidente che l’eccesso di medicalizzazione in ostetricia è pericoloso, che la levatrice ha un ruolo importante, che l’assistenza della levatrice per tutta la gravidanza è il modello migliore. Le linee guida più recenti e autorevoli raccomandano il parto a domicilio, o in case della nascita, per tutte le donne che non presentano problematiche mediche. La scienza afferma chiaramente queste cose. Ma culturalmente non ci siamo ancora. Ci vorrà un po’ di tempo, ma la strada è quella, non ci sono dubbi.


Losanna 2012

Fatti, non parole n. 112

di Francesca Rigotti

L’evento è recente, il ricordo vivo, preciso e ricco di particolari, e ancora una volta è il cibo a catalizzare la memoria. Sono atterrata all’aeroporto di Ginevra (quanto tempo è passato da quel primo viaggio in treno nella stessa città), da dove un autista mi conduce a Losanna con una limousine nera. Durante il viaggio il conducente – cerco sempre di parlare con gli autisti che sono una preziosa fonte di informazioni - mi racconta che ogni giorno preleva dall’aeroporto e porta in centro città e viceversa i CEO che quotidianamente vi si recano e quotidianamente ne ripartono da diverse città europee (questo sì che è pendolarismo, dico tra me, tu sei una dilettante). Godevo di tale servizio poiché ero stata invitata al convegno di una fondazione di “alta orologeria” dove si sarebbe parlato del tempo da varie prospettive; io avrei dovuto parlarne da una prospettiva filosofico-metaforica. Nel lussuoso albergo di Losanna è organizzata la cena con gli invitati che avevano raggiunto la città dove si sarebbe parlato il giorno dopo. Tra questi, l’ospite d’onore, cui spetterà il compito di occuparsi del tempo in relazione al nuovo ordine mondiale: il politico, saggista e opinionista tedesco Joschka Fischer, dal 1998 al 2005 ministro degli esteri e vice cancelliere del gabinetto Schröder. Siamo una decina di persone, compresi gli organizzatori. Ci dispongono intorno a una tavola rotonda (io in preda a quella leggera ansia che sempre si premura di accompagnarmi in tali occasioni, soprattutto quando hai un cameriere in piedi dietro la sedia che ti rabbocca il bicchiere appena hai bevuto un sorso) e subito si cerca di stabilire quale lingua comune parlare. Siamo a Losanna, tutti i presenti parlano (anche) scorrevolmente in francese, eccetto proprio l’ospite d’onore, che cerca di giustificarsi spiegando il motivo: ai tempi del ginnasio i suoi genitori avevano scelto per il piccolo Josef

detto Joschka il latino invece del francese. Si passa dunque all’inglese e in questa lingua Fischer parla e parla, quasi soltanto lui, praticamente anticipandoci la interessantissima relazione del giorno dopo. Mangia anche, tutti mangiamo. La cena si svolge nello stile “nouvelle cuisine”: piatti grandi, porzioni piccole molto decorate e poco riconoscibili anche perché ricoperte da misteriose salsine. Si arriva al dessert e lì si presenta il problema. Il menu prevede alcune possibilità di scelta, tra cui un qualcosa a base di coing. Ma che cosa sarà un/a coing? Alcuni, francofoni, capiscono, ma non ne conoscono la denominazione in altre lingue e non sono in grado di tradurre: altri, tra cui io, sono persi, quel coing non ci dice proprio nulla. Nessuno osa tirar fuori uno smartphone o simili per trovare la traduzione offerta dalla rete, noblesse oblige. Finché, usando parafrasi varie, nonché quel sapiente mezzo di comunicazione universale che sono le mani, riusciamo a intenderci e a capire, ognuno nella lingua sua, che coing è la mela cotogna. Tutti meno la ricercatrice sino-americana, genitori cinesi, cresciuta a San Francisco, che non riesce proprio a identificare l’oggetto misterioso probabilmente perché non l’ha mai visto né assaggiato, e si indirizza su una più sicura mousse au chocolat. Chi di noi, incuriosito, ha ordinato il dessert a base di mela cotogna riceve un piatto enorme con una minuscola dose di pappetta marroncina nel mezzo, di sapore indefinibile, triste. È questo il sapore non-sapore che impregna il ricordo di quella cena e di quell’incontro, ben diverso dalla sublime bontà di quei pezzetti quadrati di pasta rossiccia, quasi una marmellata solida, cosparsi di zucchero, che sono la cotognata liscia. Il presente racconto è tratto dal volume Manifesto del cibo liscio, di Francesca Rigotti, Interlinea, 2015 (per gentile concessione dell’autrice e dell’editore).

Purtroppo per gli altri 3368 apprendisti non c’era posto sulla foto. In qualità di grande azienda, Coop ha anche una grande responsabilità nei confronti della società e dei suoi collaboratori: è per questo che offre circa 3271 posti di apprendistato in diversi settori. In Svizzera, al termine degli esami finali di tirocinio, oltre il 60% dei giovani viene assunto: un impegno esemplare e costante grazie al quale ci siamo aggiudicati il «Gran premio della formazione professionale» conferito dalla fondazione Hans Huber. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDQzMQYAZXOr8g8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLoQ6AMBBDv-iW9rYdGycJjiAIfoag-X_FhkM07UvbbfMc8GlZ93M9nGBKEistRVdlIJReogVV0DsMtxmlR8tRfw_p5QSgjY1AhdpQBJSMlqqF57pfhrssKnQAAAA=</wm>

fatti-non-parole.ch


La vita segreta

Singolare vicenda quella di Vivian Maier (1926–2009), fotografa di strada la cui opera è stata scoperta e pubblicata soltanto dopo la sua morte di Mariella Dal Farra

Quella di Vivian Maier è stata certamente una vicenda

Arti 8

la sua vita lavorando come baby-sitter. Anticonformista ed singolare, gelosamente custodita nel corso degli anni spesi emancipata, Maier è uno spirito solitario che, terminato il a lavorare come bambinaia presso le famiglie benestanti lavoro – e, occasionalmente, nel corso del suo svolgimento di Chicago e New York. Con l’ausilio di una macchina – si stacca dalla prosaicità del proprio ruolo d’istitutrice per Rolleiflex biottica, che consente la composizione dell’in- dedicarsi alla fotografia. Pur non nascondendo la sua attiquadratura guardando in camera anziché direttamente il vità – che a volte, come ricordano i bambini (ora adulti) da soggetto, Maier scattò circa lei curati, diventava freneticentomila immagini, quasi ca e pervasiva – Maier non nessuna delle quali venne mostra mai a nessuno i frutsviluppata mentre era in vita. ti del suo “secondo lavoro”. Il ritrovamento degli scatti Tanto meno lo sviluppa o avviene nel 2007, in macerca di pubblicarlo. Questa niera puramente casuale, a profonda ritrosia, la refrattaopera di un giovane di norietà a rendere visibile, pubme John Maloof. Il ragazzo, blico, il suo talento, suscita alla ricerca di foto d’epoca naturalmente diverse ipotesi per un libro sul quartiere interpretative, ma pare sodi Chicago in cui risiedeva, prattutto espressione di un acquista a un’asta locale uno pervicace spirito d’indipenscatolone pieno di negativi. denza. Come se la completa Pur non essendo un profeslibertà di cui Maier godeva, sionista del settore, Maloof battendo le strade in solitarimane colpito dall’intensità ria alla ricerca di scene da delle immagini che emerimmortalare, fosse tale da gono dal bagno di fissagnon poter essere condivisa, Vivian Maier, Autoritratto con bambina (da cbsistatic.com) gio, tanto da rintracciare neppure indirettamente. gli acquirenti degli altri lotti per comprare anche la loro parte di negativi. Nel 2009, mette sul web le prime cento Hortus conclusus scansioni e, non appena la rete si accorge di lei, Vivian La scelta di tutelare la propria attività dal giudizio esterno Maier diventa un caso. potrebbe inoltre rispondere al desiderio di proteggere il processo artistico. Un giardino segreto, coltivato al riparo Incondivisibile dallo sguardo degli altri, e che pure negli altri trova il Il seguito, come si suol dire, è storia: inizialmente snobbate proprio fuoco: la maggior parte delle foto di Maier ridalle istituzioni ufficiali, le fotografie acquistano attraverso traggono persone. E fra tutte queste persone – bambini il passaparola e, potremmo aggiungere, in forza della loro che piangono, ridono o si mettono in posa; mendicanti nuda capacità evocativa, una risonanza internazionale. flagellati dalle intemperie della vita, anziani facoltosi, Le esposizioni si susseguono, viene prodotto un film – delinquenti, impiegate, camerieri, musicisti di colore – fa Finding Vivian Maier (2013) – che documenta la scoperta capolino anche lei. Catturata nel riflesso di uno specchio del materiale e le successive indagini svolte da Maloof per che un operaio trasporta per la via, o in quello semi-opaco risalire all’identità della fotografa. “È quasi come se lei avesse di una vetrina, Maier gioca con la propria immagine come predisposto un puzzle affinché venisse ricomposto dopo la sua se presagisse che, a un certo punto, il mondo sarebbe stato morte”, afferma lui: un enigma che, tuttavia, rimane in curioso di lei. Del suo sguardo che interseca la linea della buona parte imperscrutabile. vita, distillandone attimi di eternità. Stando alle testimonianze di chi l’ha conosciuta, Vivian Maier era una persona piuttosto riservata. Nata a New York, passa parte dell’infanzia e dell’adolescenza in Francia, approfondimenti Per una trattazione più sistematica, si rimanda al sito ufficiale presso il villaggio d’origine dei genitori, per poi tornare curato da John Maloof: vivianmaier.com. L’intrigante film-docunegli Stati Uniti nel 1951. Rimane a New York fino al 1956 mentario Alla ricerca di Vivian Maier (Finding Vivian Maier, 2013) quindi si trasferisce a Chicago, dove trascorre quasi tutta è distribuito in formato DVD da Feltrinelli Real Cinema.


Il futuro ora

La corrente filosofica dell’accelerazionismo propone una velocizzazione dei processi del capitalismo, per la creazione di un nuovo ordine socale di Carlo Baggi

La moderna tecnica di combattimento nella guerra sotto-

parousia3 e del tempo messianico, scrive4: “… perché quel marina suggerisce che, quando un battello è inquadrato giorno non verrà se prima non sia… manifestato l’uomo del da un siluro lanciato da un’altra unità dello stesso tipo, si peccato…l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è adotti una strategia apparentemente suicida: non fuggire chiamato Dio... Il mistero dell’empietà infatti è già all’opera, ma, al contrario, fare in modo di procedere a tutta forza aspettando soltanto che chi lo ritiene al presente sia tolto di contro l’arma in arrivo. Se il comandante è veramente mezzo. Allora sarà manifestato quell’empio…”. Questo stralcio tale e se le cose funzionano, il sottomarino attaccato dal “celebre ed enigmatico passo”5 di Paolo pone in essere riesce a incrociare il siluro non ancora armato e quindi due figure: “l’uomo del peccato” e “il mistero dell’iniquità”. impossibilitato a esplodere. Questo è uno dei tanti casi Giorgio Agamben, fedele al testo greco, preferisce indicare in cui, come nella vita, fuggire equivale a morire. Abban- la prima con “colui che è fuori della legge” e quindi la secondonando la strategia militare ed da come “mistero dell’illegalità”. Il entrando in quella del “pensiero” ragionamento è il seguente: c’è nel si può osservare come in questi mondo un’entità che lo governa ultimi tempi stia prendendo piede senza averne alcun diritto. Essa una nuova corrente filosofica, di può agire in tal modo perché il matrice anglosassone, denomipotere (identificato, a quel tempo, nata “accelerazionismo”. Di che con l’Impero romano) ne occulta si tratta? L’idea, pur sembrando non solo la sua illegalità, ma anstrampalata ha una sua logica, si che la sua scadenza temporale. situa nella ricerca di strumenti Affinché tutto ciò cessi occorre adatti a impedire al capitalismo che il “mistero” si sciolga e masfrenato di esercitare altri dannifesti l’illegalità del sistema e di ni. I paladini di questo pensiero chi lo regge. Un robot (da wordpress.com) affermano che è assolutamente inutile combattere il sistema con armi convenzionali, os- La via meno traumatica sia proponendo ritorni al passato o anteponendo la forza A questo scenario si collega il Padre Nostro. Infatti, tutta la degli ideali umanistici e religiosi. Per contenerlo e magari prima parte della preghiera consiste in una pressante e ursconfiggerlo, occorre, secondo questa corrente di pensiero, gente richiesta all’Eterno, affinché renda finalmente visibile accelerarne le manifestazioni, in modo che la consunzione la sua gloria (sia glorificato il tuo nome), faccia pienamente delle risorse generi la necessità di un nuovo ordine sociale. apparire la sua regalità sulla terra (venga il tuo regno) e omoA quel punto apparirà, urbi et orbi, la sua vera natura. Qui loghi anche in essa il suo disegno (sia fatta la tua volontà non si vuole discutere sulla bontà o meno di questa scuo- come in cielo così in terra). Come si comprende, il nucleo pela di pensiero, anche perché è tutto da dimostrare che il titorio del Padre Nostro determina una preghiera che chiede sistema, capendo per conto suo dove sta inevitabilmente essenzialmente di “accelerare” la fine del male (ma liberaci andando, non sfrutti l’idea per escogitare le contro misure dal male). Ritornando, infine, alla nuova speculazione filodel caso2. Ci interessa sottolineare un accostamento, che sofica in questione appare evidente che, qualora la stessa non è estremo ma complementare, tra la situazione con- uscisse dai libri, porrebbe non poche difficoltà pratiche. temporanea e una sensibilità latente che cerca di emergere Forse, data la situazione con l’enormità dei suoi problemi e le incapacità delle politiche, la preghiera potrebbe restare nell’opprimente scenario storico. ancora la via meno traumatica… L’antecedente La novità filosofica si trova involontariamente a rapprenote sentare in ambito profano lo stesso pathos descritto, in 1 In marina, il sottomarino non è indicato come “nave”, ma come ambito spirituale, da Paolo di Tarso nel 51 d.C. nella Sebattello sottomarino o “battello”. 2 Leonardo Caffo, Accelerazionismo, su “La Lettura” 31.12.2015, conda Lettera ai Tessalonicesi. Inoltre, per quanto riguarda il rimedio proposto (l’accelerazione), si muove sulla medesima 3 pag. 9, Corriere della Sera. Termine teologico che indica la seconda venuta del Cristo. aspettativa che, sempre a livello spirituale, contraddistin- 4 2 Tessalonicesi cap. 2: 3-8 gue la preghiera cristiana del Padre Nostro! Procediamo 5 Giorgio Agamben, Il tempo che resta, pag.102 e segg., Bollati Boringhieri, 2000 (grassetto nostro). con ordine. Paolo nella predetta Lettera, parlando della 1

Kronos 9


S

ono nato a Lugano e “impiantato” ad Arogno dalla nascita, il 28 gennaio 1970. Ho avuto un’infanzia e adolescenza spensierate fino a quando, all’età di 15 anni, ho perso mia sorella adottiva Mara e mia madre. Per me fu uno shock e iniziarono una serie di problemi interiori dirompenti: un senso di soffocamento e di inadeguatezza alla vita mi piombarono addosso, diventando sempre più imponenti tanto da nutrirsi della mia autostima e della mia serenità. Le mie “progressioni” sembravano procedere in senso contrario a quelle dei miei coetanei. Maturavo interiormente ma faticavo a scuola. I sogni, fortunatamente, contribuirono a non farmi cadere in una depressione precoce. Sognare a occhi aperti era, per me, inevitabile e necessario e col tempo ho compreso che questa mia necessità è connessa con l’esigenza di vedere la vita sotto un’altra prospettiva. Alla base di questi viaggi sognanti vi era la passione per la musica. Era il 1986 quando mi capitò di vedere il film The Wall dei Pink Floyd e in quell’occasione ho compreso per la prima volta le radici del mio disagio e cosa avrei fatto della mia vita. Ho così iniziato il mio percorso musicale e la lunga fatica della mia analisi introspettiva. Prendevo lezioni di chitarra da mio fratello maggiore e appena ebbi un poco di pratica formai una band, The Wizards, i maghi. Fu un’esperienza straordinaria: conobbi l’espressione dell’anima attraverso lo strumento e la bellezza della condivisione con gli altri. Quando il gruppo si sciolse non mi scoraggiai, anzi avevo sempre più desiderio di inoltrarmi nel mondo della musica, che però veniva vista dagli altri come un hobby. Così mi sono lasciato convincere e mi sono diplomato alla tipografia “La Buona Stampa” dove lavorava anche mio padre, senza però abbandonare la musica. Anzi, ho cominciato a studiare ancora di più la chitarra, a frequentare un’accademia di musica moderna a Bellinzona e a suonare in diverse band, toccando vari stili musicali, dal blues, alla psichedelia, al rock… Nel 1992 ho anche provato a dedicarmi integralmente alla musica ma era difficile vivere senza lo stipendio. Però non abbandonavo il mio sogno fino a che dopo il 1994 ho deciso di partire per l’Australia. Fu una grande fortu-

na! Tornai rinnovato, deciso, combattivo, con idee chiare. Contattai un noto chitarrista di Milano, Luca Zamponi e con lui ho approfondito per quattro anni i miei studi chitarristici. Con Luca siamo diventati amici, anzi fratelli. Nel 2000 ho fondato il gruppo Footprints. Mi sembrava la volta buona ma ancora mi sono ritrovato a mani vuote; allora ho deciso che era il momento di svoltare. Già da tempo scrivevo testi non per canzoni. Testi intimisti, analitici, introspettivi. Scrivere mi stimolava molto, anche se i miei scritti erano molto figurativi e singolari, un po’ lontani dalla tradizionale poesia. Mi pubblicarono 40 poesie sull’Agenda dei poeti, che conteneva una selezione di poesie di tutta Italia e Ticino. Intanto, pur con difficoltà, mi mantenevo con lezioni private di chitarra e lavoricchiando qua e là. Nel 2013 mi sono diplomato musicoterapeuta e da allora opero in una struttura per anziani affetti di Alzheimer. Un lavoro affascinante che richiede tutto l’impegno possibile e molta umanità. Un lavoro che mi rende felice perché posso aiutare persone in difficoltà… incredibili gli effetti della musica messa al servizio di una terapia! Nel 2011, inoltre, mi si presentata la possibilità di frequentare il corso sulla canzone d’autore Atelier della Canzone, organizzato dall’Universal Italiana in collaborazione con l’Helvetic Music Institut di Bellinzona. Così ho scritto i miei primi 3 brani cantautorali, musica testi e arrangiamenti e oggi sto lavorando per portare alla luce il mio primo lavoro. Il titolo dell’album molto probabilmente sarà Strati, in relazione con gli strati della nostra coscienza, gli strati che regolano la nostra vita, aneddoti legati a fatti quotidiani, che come pagine di un libro, raccontano la loro storia… Sono convinto che la canzone debba contenere messaggi d’introspezione, la musica è un veicolo molto importante e non va banalizzato. Ci nutriamo tramite di essa. Sono trascorsi diversi anni, per la precisione trenta da quando tutto ha avuto inizio. Il mio sogno si sta svegliando e ora è pronto a raccontare di storie, di pensieri e riflessioni…

CHrISTIAN DELUCCHI

Vitae 10

Ha affrontato esperienze difficili che hanno forgiato il suo carattere, spingendolo a vivere per la musica. Così, nonostante le difficoltà, ha scelto di seguire la sua passione

testimonianza raccolta da Roberto Roveda fotografia ©Sabine Biedermann


L’antico mestiere di Roberto Roveda; fotografie ŠDavide Stallone


Una grande jeep con tutta l’attrezzatura a bordo, un forno per arroventare i ferri, incudine, mazza, molta fatica e tanta strada per raggiungere scuderie e maneggi. Oggi si svolge così l’antica arte della mascalcia, cioè il lavoro di ferratura dei cavalli.


(...)


C’

era una volta il maniscalco con la sua mascalcia, la sua officina che faceva bella presenza di sé in ogni paese. Li si davano convegno dal circondario e dalle valli intorno fattori e contadini per ferrare i cavalli oppure i muli e gli asini. Era un luogo di ritrovo e mentre si attendeva che il maniscalco completasse la sua opera gli uomini discutevano, concludevano affari, fumavano e litigavano. Abitudini antiche, proseguite inalterate per secoli fino a che i tempi sono cambiati ed è cambiato anche il modo di svolgere il mestiere del maniscalco. Era diventato sempre più difficile spostare verso le mascalcie gli animali lungo le strade ormai asfaltate e percorse da camion e auto. Così ci si è dovuti adattare alle nuove condizioni e i maniscalchi sono diventati degli artigiani girovaghi e ambulanti, pronti a recarsi a domicilio per pareggiare zoccoli e ferrare i loro “clienti”.

Sulla strada

È così che svolge ormai da anni il suo mestiere Omar Centomo che ha base in un’officina di Chiasso ma in realtà è sempre in movimento tra scuderie, maneggi e fattorie. Quando si sposta porta con sé tutto il necessario stipato su una grande jeep completamente attrezzata per esercitare la sua arte. Giunto a destinazione attacca i macchinari che gli servono alla corrente ma in mancanza di quella può far funzionare il tutto con il motore del suo automezzo. Accende poi il forno a gas essenziale per arroventare i ferri e


renderli lavorabili così da adattarli alla forma dello zoccolo dell’animale. Dispone gli attrezzi necessari e finalmente si mette all’opera. L’arte di Omar si rivela allora un mix sapiente di moderno e antico. La modernità ha fatto sì che oggi i ferri vengano acquistati già pronti, anche se ancora grezzi. Non tocca più al maniscalco, insomma, produrli ex novo partendo da un pezzo amorfo di ferro da piegare. Gli rimane solo il lavoro di adattamento e rifinitura. La modernità fornisce poi mole elettriche e nuovi materiali come le resine, l’alluminio per gli zoccoli speciali, e colle per ferrature all’avanguardia. Moderna è la conoscenza sempre più approfondita che il maniscalco ha del piede del cavallo, della sua andatura così da adattare i ferri agli zoccoli in modo sempre migliore. Insomma, anche in questo campo è indispensabile essere sempre aggiornati.

Una fatica antica

Rimane però, quello della ferratura dei cavalli un mestiere ancorato all’esperienza e alla tradizione. È un mestiere che si impara con la pratica e osservando l’abilità di chi ha ferrato tanti cavalli, così da carpirne trucchi e segreti. Rimane, soprattutto, un lavoro che, anche se meno massacrante di un tempo, implica una fatica antica. Perché, nonostante la tecnologia, prevede ancora che si dia di mazza sull’incudine fino a che il ferro è perfetto e i tendini, i muscoli e le

ossa si indolenziscono. Rimane poi la fatica di un lavoro dove la schiena resta costantemente piegata per pareggiare lo zoccolo con il coltello, la raspa e magari la tenaglia. Infine, il colpo di grazia arriva quando c’è da fissare il ferro e battere i chiodi per fermarlo fino a rifinirlo con la lima. Operazioni che si ripetono tante volte al giorno quando si avvicinano concorsi ippici e le manifestazioni e si lavora comunque, col freddo, con la pioggia e anche col solleone che spacca le pietre. Allora sì che la stanchezza si fa sentire e anche i dolori non mancano. Insomma quello del maniscalco del terzo millennio, itinerante e al passo coi tempi, è un mestiere che mantiene i tratti antichi e che si può scegliere solo se si ha tanta passione, se si amano i cavalli e la vita all’aria aperta. Lo si può scegliere se non si ha paura della stanchezza e si ha voglia di fare le cose bene: perché ferrare un cavallo rimane, anche in presenza di una jeep super-attrezzata, un’opera di grande artigianato manuale, anzi un’arte.

Davide Stallone Classe 1971, cresce tra la Svizzera e il Nord Italia. Studia fotografia presso lo IED di Milano. Oggi vive a Mendrisio ed esercita la sua professione tra Ginevra e Milano. Ha lavorato per diverse produzioni legate alla moda, alla pubblicità e in ritratti e campagne per importanti aziende. Dal 2013 sviluppa lavori che seguono la sue principali passioni: l’arte culinaria il motociclismo, l’artigianato. stallonedavide.com


ACTIVE WEAR Tendenze p. 40 – 41 | di Marisa Gorza

I buoni propositi riguardo la forma fisica si consolidano sul finire dell’inverno, quando nell’aria si inizia a percepire quel vago preludio di primavera che mette addosso una gran voglia di rinnovarsi...


L’arrivo della primavera ci pone di fronte agli eccessi alimentari a cui abbiamo sottoposto il nostro fisico e a una conseguente voglia di reagire e correre subito ai ripari. Ciò che meglio funziona, per la remise en forme, è sempre la palestra. Luogo dove un gentile istruttore ti fa seguire un programma mirato e personalizzato. Luogo dove socializzare, fare nuove amicizie. Ma anche un luogo dove è possibile adottare un abbigliamento accattivante e in grado di restituire luce alla nostra immagine. Alzi la mano chi non ha almeno un paio, o più, di leggings nell’armadio, diventati un capo basic e irrinunciabile per la palestra, come per la vita di ogni giorno. Costruiti in tessuti tecnici e performanti che accarezzano le curve senza ostacolare il movimento. Sexy sì, ma mai volgari! Negli anni ottanta i leggings si diffusero grazie al boom dell’aerobica e della fitness sull’onda dei VHS di Jane Fonda nei quali vestiva quelli che allora si chiamavano pantacollant e in seguito fuseaux, accompagnati dagli scaldamuscoli. Il fenomeno generò un florido mercato editoriale, audiovisivo e la fioritura delle palestre, mentre body in Lycra, leotard, pantacollant, canotte e top diventavano un must per ogni donna che emulava la sempre verde Jane. Anche la scatenata Madonna è stata tra le prime celebrità a sdoganare i comodi outfits da palestra e renderli perfetti come abbigliamento quotidiano. Tutto iniziò nel 1984 con il video “Like a Virgin” dove indossava i leggings blu elettrico accoccolata in una gondola veneziana. Da allora la Material Girl ne sfoggia di ogni tipo: pizzo, lurex, vinile, pelle… in un turbillon di look che ha trascinato altre star come Rihanna, Britney Spears, Lindsay Loan... Tenute uscite dagli healthy club a ritmo di popdance per invadere i nostri armadi di comodità e scioltezza, ma anche di una fresca eleganza.

Indoor/Outdoor Fitness, dance, yoga, pilates... Dimensione Danza ha la tenuta giusta per ogni attività, ma ciò che contraddi-

stingue la collezione primaverile, è che ogni capo è perfetto indoor come outdoor. Outfit facili che mescolano macro stampe, camouflage e colori vitaminici: giallo girasole, verde menta, rosa pesca, rosso aranciato. Ampia la proposta di dinamiche tute che si sdoppiano e si moltiplicano grazie alla possibilità di scelta tra i tanti all-over e T-shirt intercambiabili. Polvere d’argento e inserti metallici arricchiscono i capi tecnici performanti e adatti perfino alla discoteca. In particolare quando i jeggings (jeans/leggings) sono realizzati in Modal, fibra che si adatta al corpo come una seconda pelle, rendendo fluidi e naturali i movimenti. Felpe “veloci”, giuste per gli improvvisi cambi del clima, compresa la felpa con il cappuccio o con scollo a barca da abbinare ai bermuda, agli skinny o alla gonnella in tulle.

Da arte del movimento ad arte del vestire Inutile negarlo, i capi rubati allo sport regalano davvero un quid di grinta, energia e comfort, punti di forza oggi indispensabili per affrontare giornate sempre più impegnati-

ve. E chi meglio del marchio Freddy, noto per il suo DNA prettamente sporty, può cavalcare questa tendenza? Anzi, per definire la nuova collezione, conia un espressivo neologismo: Athleisme, come dire l’atletica al servizio del vestire. Cioè un tipo di abbigliamento disinvolto, tuttavia carico di appeal, in grado di compiacere ogni impegno, dall’ufficio alla pausa pranzo, dall’ happy hour alla cena. Ecco i Superfit, pantaloni di diverse lunghezze in uno speciale tessuto stretch dal morbido effetto shaping e dalla perfetta aderenza. Le colorazioni partono dai basici bianco, nero e grigio per articolarsi nelle tonalità più pop. L’ultimo brevetto di casa Freddy, nato in collaborazione con YKK è la giacca Curve, caratterizzata dalla zip curvilinea, appunto, e realizzata in un materiale del tutto waterproof e traspirante. Altra chicca di punta è la 3PROballerina, una scarpa pensata per una donna che ama sentirsi comoda e cool nello stesso tempo. La grande trovata, oltre alla suola costruita in tre parti per favorire il movimento, sta nel tacco rialzato di ben 5 centimetri che slancia la silhouette. Ideale per tipette tutto sprint, ma pur sempre femminili.


La domanda della settimana

Sareste favorevoli a far nascere vostro figlio o vostra figlia in casa o in una struttura non ospedaliera attrezzata, in un’ottica di parto non medicalizzato ma naturale?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 3 marzo. I risultati appariranno sul numero 11 di Ticinosette.

Al quesito “Siete mai stati multati o sanzionati per non avere tenuto una sufficiente «distanza di sicurezza» da chi vi precedeva mentre eravate alla guida?” avete risposto:

SI NO

0% 100%

Svaghi 42

Astri ariete Progetti e opportunità grazie alla congiunzione di Mercurio e Venere in Acquario. Tra il 1 e il 3 la coscienza si espande e va alla ricerca di nuovi lidi.

toro Periodo iperfrenetico. Sbalzi umorali. Non fatevi manipolare da forze esterne. Gelosie e atteggiamenti irrazionali in ambito relazionale e sentimentale.

gemelli Mercurio e Venere sono con voi. Favorite le relazioni e gli incontri con persone straniere. Momento positivo per affrontare esami o corsi.

cancro Eventi inattesi.Ogni vecchio schema tende a esser spazzato via. Tra il 4 e il 5 la Luna in opposizione provocherà un’impennata dell’emotività.

leone Fate una cosa alla volta senza farvi prendere dall’ansia. Evitate di adottare atteggiamenti troppo duri. Conflittuale il rapporto con il partner.

vergine Creatività sul lavoro e buoni rapporti con i collaboratori. Attrazione per l’alimentazione naturale. Cautela tra il 1 e il 3. Affari per la seconda decade.

bilancia Svolte inaspettate. Favorite il vostro potere creativo se non volete farvi travolgere da eventi che non vi appartengono. Attrazione per gli spiriti liberi.

scorpione Intraprendenti e determinati. Fate una cosa alla volta stabilendo una scala di priorità. Rapporti burrascosi ma intensi con il segno dell’Acquario.

sagittario Periodo attivo per i nati nella seconda e nella terza decade. Sviluppo di una importante opportunità professionale. Riposo nella giornata del 2 marzo.

capricorno Importanti cambiamenti nella gestione dei rapporti familiari. Eventi inattesi, situazioni inaspettate. Ambivalenza nei rapporti sentimentali.

acquario Sentimenti al top per i nati nella seconda decade, favoriti da Venere. Tra il 1. e il 3 occasioni mondane. Marte sempre disarmonico per la terza decade.

pesci Situazioni fortunate per i nati tra la prima e la seconda decade favorite dai transiti di Giove e Urano. Tra il 4 e il 5 Luna in Toro. Incontri inaspettati.


Gioca e vinci con Ticinosette 1

2

3

4

10

5

6

7

8

La soluzione verrà pubblicata sul numero 11

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 3 marzo e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 1. marzo a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

9

11 6

2

12

13

14

15

17

16 19

18 3

20

21

22

23

Verticali 1. Noto film del 2001 interpretato da A. Hopkins • 2. Rettili innocui • 3. Fiume egizio • 4. Avverbio di luogo • 5. Metallo radioattivo • 6. Erudita, colta • 7. Istituzioni • 8. Riattizzare, rinfocolare • 9. Il dittongo del beato • 15. Fanno salti mortali • 16. Respirare • 18. Rigido, intransigente • 21. La bevanda che si filtra • 22. Il nome della Massari • 29. La sorella di Apollo • 30. Il noto Sorrenti • 33. Levante • 34. Priva d’accento • 36. Nanni, regista • 39. Pari in olmi • 41. Lo stato con Benares • 43. Le quantità del farmacista • 46. I confini del Ticino • 48. Breve esempio • 49. Soci senza pari.

24

25

27

26 7

28

29

30

31

8

32 35

33

36

34

37

38

40

39

Orizzontali 1. Finire, terminare • 10. Cantone svizzero • 11. Sarcasmo • 12. La finestrella della nave • 13. Idonea • 14. Paga il fio • 15. Più che vecchia • 17. Istituto Tecnico • 18. Labile traccia • 19. Cuba e Lussemburgo • 20. Passeraceo americano • 22. Fa coppia con lui • 23. Ippolito, scrittore • 24. Parte di dollaro • 25. Cuor di cane • 26. La coppiera degli dei • 27. Il nome della poetessa Negri • 28. Copricapo papale • 31. Articolo romanesco • 32. Ruzzolare, voltolare • 35. Segnale d’arresto • 37. Arrabbiate • 38. Natale a Ginevra • 40. Pari in pianto • 42. Arrossiscono facilmente (f) • 44. Negazione bifronte • 45. Vergogna • 47. Sveglio • 49. Nota musicale • 50. Blasfemie • 51. È bella ma stupida.

41

4

42

43

44 1

45 47

46 49

48 5

50

51

La parola chiave è: 1

1

L

10

A

12

G

15

R

17

A

19

N

2

2

E S I

E

28

B

30

E

32

L

35

L

39

E

D

Z

47

A

I A

I

G

R

U

R

R

R

I

E

E

40

N

42

E

O

O

G

N

S T

M

21

U

T E M

I

I

I

A

34

T O

O

R

R

I

I

N I

I

E

I

7

8

Soluzioni n. 7

L

T

I

L

6

La soluzione del Concorso apparso il 12 febbraio è:

A

A

E

5

A

S

E

G

9

G

R

R

S

T

L

O

4

L

29

A

37

48

I A

24

31

O

8

M

A

N

E

I

D

R

41

R

N

A

O

7

E

I

45

O

R

18

R

T

36

L

E

27

O

D

O

23

33

A

44

A

I

6

14

A

E

A

I

13

R

T

A T

E

R

5

11

G G

A

I

A

20 22

26

4

16

O

Z 43

G

O

D 25

3

3

38

R E

A

ALLEGRIA Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Romana Crotti 6557 Cama (GR)

46

I

N

A

Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!

Svaghi 43



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.