Panettieri tradizioneèturismo. Guida Turistica/Travel Guide

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GUIDA TURISTICA TRAVEL GUIDE



Sommario 7 10 14 20 22 24 24 26 26 27 27 28 29 32 32 36 36 37 37 38 42 42 44 47 52 55

Introduzione Introduction Il Territorio The Territory La Storia The History Il Borgo The Old Village I Personaggi celebri Prominent Figures Il Patrimonio Architettonico Architectural Heritage Chiesa di San Carlo Borromeo The Church of San Carlo Borromeo Monumento dei caduti The War Memorial Monumento dedicato a San Pio The Monument of San Pio Fontana Monumentale The Monumental Fountain Fontana Jugale The Old Fountain Il Museo del Pane The Museum of Bread Il Museo del Brigante The Museum of Brigandage Gli eventi della tradizione Traditional Events Il Presepe Vivente The Live Nativity Scene San Carlo Borromeo The Festivity of San Carlo Borromeo La Madonna del Rosario The Festivity of Madonna del Rosario A Fochara A Fochara (The Fires) A capu dei muarti A capu dei muarti (The head of the dead) Il Patrimonio enogastronomico Food and Wine Heritage Il Patrimonio ambientale Environmental Heritage Le risorse naturalistiche e l’appartenenza alla Comunità Montana del Savuto The natural resources and membership to the Comunità Montana del Savuto La Flora The Flora La Fauna The Fauna Strutture ricettive e informazioni di accesso Guest Accomodation and Access Information Come arrivare Direction to the town





Nel cuore del Savuto, in un ambito incontaminato, dove il fascino e la bellezza della natura, si sposano con la gastronomia, l’arte e le tradizioni, si ritrova il borgo incantato di Panettieri. Conosciuto ai più per le sue antiche tradizioni nella panificazione, è riuscito a conservare nei secoli una forte identità che gli consente, ad oggi, di rappresentare una delle gemme della Calabria. Il territorio di Panettieri offre al viaggiatore una vasta gamma di possibilità per farsi conoscere e apprezzare. Ma per “guardare” Panettieri occorrono occhi liberi, disponibilità a spogliarsi da ogni pregiudizio. È necessaria una vocazione al cammino e alla scoperta, per cercare quei segni di una storia ricca ma fin troppo sconosciuta, per provare il piacere di conoscere e di incontrare la piccola comunità che lo anima con tutte le sue infinite virtù. Occorre disponibilità, per comprendere il vero senso dell’accoglienza, per addentrarsi con lo spirito giusto negli stretti vicoli del borgo antico per conoscere la storia di ieri e di oggi. Intraprendere un’esperienza alla scoperta di questo borgo e del suo territorio significa dunque, non soltanto prepararsi a cogliere la straordinaria suggestione della storia, ma anche predisporsi alla ricerca dei miti e delle leggende, da quella dei briganti a quella dei garibaldini, e delle sue tradizioni, in primo luogo la rievocazione del presepe vivente. Panettieri è oggi il luogo della memoria e dell’identità, ma è anche il luogo in cui si sta sperimentando un programma di promozione delle risorse ambientali e culturali per garantire l’avvio di un processo di sviluppo equilibrato e sostenibile. Vi auguriamo una buona lettura e vi invitiamo a visitare Panettieri.

L’Amministrazione comunale




Il Territorio Panettieri sorge nel versante occidentale della Presila ed è uno dei centri fra i più caratteristici della Sila Piccola, nonché il più piccolo paese della Comunità Montana del Savuto e dell’intera Calabria ed è situato in una posizione piuttosto centrale della regione, equidistante sia dal versante Ionico che da quello Tirrenico. Il comune, situato a 950 metri sul livello del mare e che si estende su una superficie di 14,65 Kmq per una densità che si attesta sui 23,4 abitanti su kmq, confina con Bianchi, Sorbo San Basile e Carlopoli, tracciando con quest’ultimo paese una importante e peculiare linea di confine fra la provincia di Catanzaro e quella di Cosenza. Si presenta inoltre al visitatore suddiviso in due differenti nuclei: la Parte Bassa a sud-est, coincidente con il centro storico, e la Parte Alta a nord-ovest, rappresentata dall’evoluzione edilizia verificatasi sul territorio nel corso degli anni, ma sia l’una che l’altra sembrano vivere insieme in perfetta simbiosi. Il complesso urbano assume la fisionomia di un triangolo equilatero, speculare a quello rappresentato dall’abitato di Carlopoli, con cui oggi costituisce un’unica area urbana senza soluzione di continuità e dalla forma romboidale. La struttura viaria primaria ricalca quella urbana, con una direttrice principale (via Risorgimento) che attraverso in lungo il territorio comunale, e due complanari (via Papa Giovanni XXIII e via Aldo Moro), che lambiscono i due lati del paese per poi convergere rispettivamente nel quadrivio per Carlopoli e in Piazza Sant’Elia. Da qui si riparte un’altra strada (via Coschino) che risalando taglia diagonalmente il centro abitato fino a confluire in via Tasauro e risalire al cimitero, posto al di fuori del perimetro urbano. L’abitato risale per curve di livello fino allo slargo presso cui sorge la Chiesa intitolata a San Carlo Borromeo, adiacente all’asse stradale principale, lungo cui sorgono gran parte delle nuove abitazioni e si trovano i servizi primari. L’agglomerato originario sorge lungo il corso della fiumara Sant’Elia, sulla sponda di un burrone che divide 10 11

The Territory

Panettieri rises on the Western side of the Pre-Sila mountain. It is one of the most characteristic towns of the area of the Sila Piccola, as well as the smallest village in Calabria. The village is situated 950 meters above the sea level and covers an area of 14.65 sq Km with a population density of 23.4 inhabitants per sq Km. It is bordered by Bianchi, Sorbo San Basile and Carlopoli, with which it traces an unusual border line between the provinces of Catanzaro and Cosenza. The village is divided into two different sections: the lower South-Eastern, which coincides with the historic center, and the upper North-Western, represented by the increase in development in the area that began in the sixties. Although different, these two parts live together in perfect harmony. The primary road structure is similar to the urban one, with a main road (via del Risorgimento) that crosses the municipality, and two co-planar roads that run along the two sides of the village converging respectively at the crossroad toward Carlopoli and San Elia square. From this point begins another road (via del Coschino) which cuts diagonally through town to join with via Tasauro then continues up to the cemetery, located outside the edge of town. The old part extends through a winding road to a large open area where the church dedicated to San Carlo


Borromeo is situated, adjacent to the main road along which rise new developments and primary services. The original urban settlement is located along the San Elia stream, on the edge of a ravine that divides the village from the neighboring town of Carlopoli. In the past the two villages were connected by a road (now abandoned) with a central spring called “Fontana di Mezzo” which once represented the outline of the jurisdictional boundaries between Calabria Citra and Calabria Ultra II (XII century). According to popular history, this site was the main point of intersection and contention between the two communities, as well as a gathering spot for maids and matrons who used the fountain to wash clothes and fetch water. The surrounding natural landscape is composed of gardens, agricultural land and forest. The main rivers are the Fego River, tributary of the Corace River, and the San Elia. The nature trail found in the area of Panettieri is wide and varied. From town it is possible to reach, in a short time, the villages of Mancuso and Racise as well as Passante lake, either on foot or bicycle along chestnut groves and the rich and beautiful surrounding vegetation.

l’abitato da quello limitrofo di Carlopoli. In passato i due villaggi erano collegati da una stradina (oggi in disuso) con al centro una sorgente, che la toponomastica locale designa come fhuntana d’ammianzu (fontana di mezzo) poiché si trova nel punto di confine tra i due comuni, e anticamente tracciava i limiti giurisdizionali tra la Calabria Citra e la Calabria Ultra II. La memoria popolare ricorda il sito come punto nevralgico di contesa tra le due comunità, oltre che come ritrovo di massaie che qui si recavano per lavare i panni e attingere acqua. Il paesaggio naturale circostante è composto da terreni ortivi, aree coltive ed ampie zone boschive. I principali torrenti sono il fiume Fego, affluente del Corace, e la fiumara Sant’Elia. Il percorso naturalistico offerto da comune di Panettieri è ampio e variegato poiché dal borgo si raggiungono, in breve tempo, i villaggi silani Mancuso e Racise nonché il lago Passante e, inoltre, a piedi o in bicicletta, è possibile effettuare suggestive passeggiate lungo i castagneti, il sottobosco e la ricca vegetazione circostante.


Il Territorio Nel periodo invernale Panettieri, con i suoi tetti imbiancati, i comignoli sbuffanti e le strade ricoperte di neve, riporta alla mente i classici paesi delle fiabe, dove il tempo sembra essersi fermato in ascolto della quiete montana che rende l’atmosfera quasi irreale. Le estati invece, particolarmente fresche ed arieggiate, si trascorrono partecipando alle innumerevoli attività proposte dal comune e facendo tranquille passeggiate nel verde della natura circostante.

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The Territory

In the winter white roofs, smoking fireplaces, and snowcovered roads, make Panettieri resemble a village out of a fairytale, in which time seems to be standing still listening to the peace of the mountains in a seemingly unreal atmosphere. Summers are particularly fresh and breezy. There are many activities offered by the town, including opportunities for peaceful walks in the surrounding nature.



La Storia Panettieri fu fondato nel corso del XVI e XVII secolo da coloni provenienti dalla città di Scigliano che, attirati dall’ottima prospettiva economica offerta dal monastero di Santa Maria di Corazzo, decisero di stabilirsi in questa terra distante dal monastero solo 5 Km. Intorno al monastero di Corazzo (situato nel territorio di Castagna, frazione di Carlopoli), sorto presumibilmente intorno al 1050 d.C, erano presenti importanti attività economiche quali agricoltura, pastorizia, artigianato, lavorazione del formaggio e della lana, che portarono alla nascita di insediamenti urbani, detti “casali”. E’ solo in seguito ai terremoti del 1613 e soprattutto del 1638, che colpì gravemente il circondario di Scigliano e devastò il paese di Martirano, che con la presenza dei coloni sul territorio di Panettieri prese forma e consistenza il paese, facendo dell’agglomerato un “Casale” di Scigliano, con legami amministrativi e fiscali con la suddetta città. Fino ad allora, infatti, gli insediamenti presenti sul territorio erano costituiti per lo più dagli antichi cenobi di anacoreti, dislocati tra le montagne. Almeno due erano invece gli insediamenti monastici ancora in attività alla data di fondazione del paese. Il primo, quello di Santa Maria di Peseca, ricade oggi in territorio del comune di Taverna. L’altro convento, intitolato a San Nicola di Giacciano, sorgeva in una zona impervia sulla sponda est del fiume Sant’Elia. Anche lo storico Scigliano Accattatis, sulle origini di Panettieri, sostiene che l’erezione del paese non fu molto anteriore al 1650 e che il terremoto del 1638, che si abbatté sulla Contea di Martirano, segnò la devastazione delle terre circostanti generando un processo di edificazione circostante e un consistente rinforzo del nucleo abitativo di Panettieri. L’Accattatis, inoltre, parla di un certo Carlo Mancuso, che costruì qui la prima vera abitazione e, a conferma delle sue tesi, menziona Mons. Francesco Monaco, vescovo di Martirano, che con un decreto emanato in 23 aprile del 1612 eresse a parrocchia Castagna e vi assegnò come parrocchiani anche gli abitanti del casale di Panettieri. 14 15

The Story

Panettieri was founded during the XVI and XVII centuries by settlers from the city of Scigliano who, attracted by the excellent economic outlook offered by the monastery of Santa Maria di Corazzo, decided to settle in this land 5 km away from the monastery. Surrounding the Monastery of Corazzo, located in the territory of Castagna, a part of Carlopoli wich was probably built around 1050 AD, were important economic activities such as agriculture, stock raising, handicrafts, production of cheese and wool. These activities led to the development of urban settlements called “casali”. In the aftermath of the earthquakes in 1613 and 1638, which gravely affected the district of Scigliano and destroyed the town of Martirano, the village took shape, turning into the “Casale” of Scigliano. Until then, the settlements in the area were mainly composed of ancient colonies of hermits, located throughout the mountains. At the time the village was founded there were still at least two monastic settlements. Santa Maria of Peseca falls today in the municipality of Taverna. The other monastery, dedicated to San Nicola of Giacciano, stood in an inaccessible area on the east bank of the San Elia River. On the origins of Panettieri, the historian Scigliano Accattatis argues that the founding of the village occurred close to 1650 and that the earthquake of 1638, which affected the


county of Martirano, devastated the surrounding lands initiating the development and substantial reinforcement of the nucleus of Panettieri. The people of Panettieri requested the bishop of Martirano to provide the village with an independent place of religious worship. The parish was created on October 20, 1705. Throughout the XVIII century Panettieri remained a “casale” of Scigliano, participating in its political and administrative events. In 1811 the administrative jurisdiction of the municipality was assigned to Colosimi together with most of the outlying “casali” of Scigliano. In 1818 the bishopric of Martirano was eliminated and Panettieri moved to that of Nicastro. Two years later, on January 25, 1820, the status of autonomous municipality was granted to the town, sanctioning its final administrative and political enfranchisement. Beginning in the second half of the XIX century the town experienced a gradual and steady population decline due to large waves of migration at the end of the 19th century to the Americas and later in the 1950s to Lombardia. With regards to the etymology of the name of Panettieri, the name of the village derives from Greek, according to Vincenzo Padula. In a brief note the author writes: “Panettieri. Although the village is not ancient, the name is very ancient.”

Dato l’evolversi, in questi stessi anni, dell’agglomerato urbano e l’incremento demografico, e anche il disagio dei fedeli a raggiungere la Chiesa sia per la distanza che per le strade (difficili da percorrere soprattutto d’inverno), maturò così la richiesta della comunità, avanzata al vescovo di Martirano di poter dotare il paese di un autonomo luogo di culto. La parrocchia fu realizzata il 20 ottobre 1705. Fino a tutto il XVIII secolo Panettieri rimase casale di Scigliano, di cui seguì le vicende politico-amministrative. Nel 1811 la giurisdizione amministrativa del comune, come di buona parte dei casali periferici di Scigliano, venne assegnata a Colosimi, con la legge n. 360 del 1 maggio. Nel 1818 venne soppresso il vescovado di Martirano, e Panettieri passò a quello di Nicastro. Due anni più tardi, esattamente il 25 gennaio 1820, al paese venne riconosciuto lo statuto di comune autonomo, sancendo così il suo definitivo affrancamento politico-amministrativo. Dalla seconda metà dell’Ottocento l’abitato ha conosciuto un progressivo e costante spopolamento. Le grandi ondate migratorie (quelle di fine secolo nelle Americhe, quelle degli anni ’50-’60 del Novecento in Lombardia) hanno largamente interessato anche la comunità panetterese, mentre esigui e insignificanti sono stati nel corso degli anni i ritorni. Questi stessi anni consentirono alla comunità di Panettieri, così come a diverse comunità dell’odierna valle del Savuto, di ospitare delle tappe importanti della campagna garibaldina e della storia pre e post unitaria. Allo stesso stempo, però, questi furono gli anni del Brigantaggio post-unitario, sviluppatosi nel Mezzogiorno d’Italia a seguito dell’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna che determinò la nascita dello stato Italiano. Vari furono i contadini e i braccianti panetteresi che si unirono alle rivolte popolari, tra i quali il celebre brigante Giosafatte Talarico, così come diversi furono quelli che a Panettieri dimorarono nel mezzo degli scontri o in cerca di riposo.




La Storia Per quanto riguarda l’etimologia del nome di Panettieri, secondo Vincenzo Padula, il nome del paese deriverebbe dal greco. In una brevissima annotazione l’autore scrive infatti: “Panettieri. Se il paese non è antico, il nome è antichissimo. Παυαϰτεϱής significa «tutti insepolti»”. Tuttavia, l’ipotesi più accreditata presso gli storici circa l’origine del toponimo, richiama alla parola calabrese “Panetterì”, che vuol dire fornaio e quindi lo farebbe derivare dalla specializzazione e bravura raggiunta dai suoi abitanti nei processi di panificazione. Nel centro storico sorse presto uno dei primi forni ad uso pubblico del paese (che, dopo una fase di restauro, ospita oggi il Museo del Pane). E altri forni sorsero nel corso degli anni, fino a fare dunque dell’agglomerato un paese di panettieri. Inoltre, data la sua collocazione geografica lungo la direttrice di transito che da Corazzo conduceva alle alture silane, nelle fasi del suo sviluppo Panettieri deve essersi configurato come tappa obbligata durante i percorsi di transumanza e gli spostamenti di lavoratori stagionali, che ebbero nuovo impulso dalla nascita stessa del casale. In questo contesto la comunità deve aver maturato attitudini e vocazioni ricettive, e perfezionato le proprie abilità nella fabbricazione del pane. È ipotizzabile la presenza sul territorio di stazioni di sosta, tanto che uno dei rioni del nucleo originario conserva ancora oggi il nome di ’u cucinaru, e farebbe dunque pensare all’esistenza di un punto di ristoro. Per quanto riguarda la popolazione residente, i Censimenti del 1991 e del 2001, hanno attestato una riduzione pari al 6,3% (da 400 a 375 abitanti), mentre ad oggi (al 31/12/2010) i cittadini residenti sono 343, di cui 162 maschi e 181 donne e rappresentano solo lo 0,02% della popolazione totale della Calabria e lo 0,05% della popolazione della provincia di Cosenza.

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The Story

Albeit, according to the most accredited hypothesis about the origin of the word the name refers to the Calabrian word “Panetteri’”, which means baker, thus deriving from the specialty and skill attained by its residents in the process of baking bread. One of the first ovens for public use was, in fact, built in the historic center and after undergoing restoration, it became the Museum of Bread. Other ovens were built over the years until the town turned into a conglomeration of bakers. Moreover, thanks to its location along the route from Corazzo to the heights of the Sila, in the early stages of its development Panettieri became a passage in transhumance routes and the migration of the seasonal workers. In this context the community must have developed receptive abilities and vocations, and perfected its skills in the art of baking bread. It is conceivable that rest stops were present in the area; in fact one of the neighborhoods of the original center retains the name of “u cucinaru” suggesting the existence of a refreshment area. As of December 31, 2010, there are 343 residents, of which 162 are males and 181 females. This population represents only 0.02% of the entire population of Calabria and 0.05% of the population of Cosenza’s province.



The Old Village

Il Borgo Nell’antico borgo di Panettieri sono presenti la case che diedero vita a questo villaggio montano, interamente costruite in pietra, addossate le une alle altre, con i tetti spioventi ricoperti da coppi rossi. Le case basse, con i caratteristici “Vignani” (piccoli balconi costruiti davanti all’ingresso) si aprono sulle “rughe” (rioni), dove tortuosi e stretti vicoli insieme a ripidi saliscendi, tracciano un antico e intricato percorso. Le vie, infatti, erano state concepite per il passaggio degli asini (un tempo costituiva una fonte di ricchezza per le famiglie) in quanto erano l’unico mezzo di trasporto che permettesse, soprattutto d’inverno, di spostare i carichi di “sarcine” (fascine di legno) da ardere nei camini. Una particolare caratteristica di queste antiche abitazioni è “a porticella” una porta a metà altezza, presente quasi in ogni casa, che di giorno chiudeva l’uscio, fungendo anche da finestra.

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In the ancient town of Panettieri the dwellings that gave life to this mountain village are still present, made entirely of stone, leaning against each other, with pitched roofs covered with red tiles. The low and characteristic “Vignani” (small balconies built at the entrance) open onto the “rughe” (neighborhoods), where an intricate course is traced by narrow winding alleys and steep hills trace an ancient and intricate journey. The alleys were designed for the passage of donkeys, which represented a source of wealth for families in the past as they were the only means that would allow, especially in winter, to transport loads of “sarcine” (bundles of wood) to burn in fireplaces. A particular feature of these old dwellings is the “porticella”, a half-sized door that could be closed during the day to serve as a window.



I Personaggi celebri Il patrimonio culturale di Panettieri è fortemente segnato dalla presenza di personaggi celebri, di rilievo religioso e storico-sociologico, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del paese. Il nome di questi personaggi, noti e meno noti, è rimasto legato ad un opera o magari ad un avvenimento, comunque a rare e preziose testimonianze, che sommate rendono di grande interesse il loro patrimonio. Giosefatte Tallarico: nacque agli inizi dell’800 a Panettieri. La sua casa, ubicata nel centro storico di Panetttieri esiste ancora oggi. Il giovane Giosafatte, aveva inizialmente studiato per diventare prete e poi farmacista, ma fu una vicenda familiare a segnare la sua vita e inevitabilmente il suo destino. Durante gli studi di farmacista, mentre si trovava nel laboratorio di Gaetano Rimola a Cosenza, un suo compaesano gli portò una notizia terribile per quell’epoca: sua sorella era stata sedotta e abbandonata da un signorotto, Luigino Speradei. Giosefatte ritornò precipitosamente a Panettieri con l’intenzione di risolvere la faccenda proponendo un matrimonio riparatore. Al rifiuto del seduttore, secondo il modo di pensare del tempo, a Giosefatte non restava altro che lavare con il sangue l’onta subita dalla sua famiglia e così uccise lo Speradei sul sagrato della chiesa una domenica mattina. Questi fatti avvenivano intorno al 1820, quando nei piccoli paesi calabresi la legge e il governo avevano pochissima influenza e ogni cittadino provvedeva da sé a vendicarsi dall’ingiurie e a difendersi. Dopo l’uccisone, a Giosefatte non restò che darsi alla fuga nel territorio silano, tra le province di Catanzaro e Cosenza. La sua attività di brigante durò per moltissimi anni, prima di essere deportato a Ischia dove visse gli ultimi anni della sua vita da galantuomo. Molte sono le sue gesta da brigante e ogni aneddoto o fatto è caratterizzato dal senso di attenzione verso i deboli; egli infatti prendeva ai ricchi e ai forti per dare ai poveri e ai deboli. 22 23

Fugures prominent The cultural heritage of Panettieri has been strongly influenced by prominent figures who affected the town’s history and heritage. The names of these characters have been tied to a work or perhaps to a local event. Giosafatte Tallarico: he was born in early ‘800 in Panettieri. His house, located in the center of Panettieri, still exists today. The young Giosafatte had originally studied to become a priest and later a pharmacist, but a family event ultimately marked his life and his inevitable fate. During his studies in pharmacology, while in Gaetano Rimola’s lab in Cosenza, a neighbor brought him terrible news from his hometown: his sister had been seduced and abandoned by a squire, Luigino Speradei. Giosafatte hastily returned to Panettieri with the intention to resolve the matter by proposing a shotgun wedding. At the refusal of the seducer, following the thinking of that time, Giosafatte was obligated to wash with blood the offense to his family killing Luigi Speradei on the churchyard on a Sunday morning. These events took place around 1820, a time when the law and the government did not have much power in the small towns of Calabria and every citizen was responsible for avenging the wrongs received. After the murder Giosafatte fled to the territory of Sila, between the provinces of Catanzaro and Cosenza. He worked as a brigand for many years before being deported to Ischia, where he lived the last years of his life as a gentleman. Many are his exploits as a brigand and every anecdote or fact is marked by a sense of dedication to the weak; in fact, he would take from the rich and powerful to give to the poor and to the weak. Giosafatte represented the prototype of the kind and generous


brigand, fighting against oppression and abuses of power, and his position in favor of the weak won him the support of the people. He still lives in the collective memory of his town and neighboring villages, as the avenger of wrongs, the romantic defender of the weak. Frate Antonio: Agostino Scaccia, a friar, was born in Panettieri on September 24, 1781, and died in Rogliano, in the capuchin monastery, on January 2, 1862. Frate Antonio was not a priest. He was referred to as a “Picozzo”, a ”searching” monk who did not officiate Mass, but instead brought comfort to the helpless, applying his experience in herbs and their healing effects. He remained in the convent of Scigliano until 1838-1840. After the edict of Napoleone (1806) which led to the suppression of the monasteries, there is no information on the fate and the whereabouts of frate Antonio, but there is evidence of his presence in the convent of Rogliano starting in 1840, where he remained until he died. Frate Antonio was well-known for his piety and humility, and many miraculous events were attributed to him. It is said that on October 9, 1852, King Ferdinand II spent the night at the convent of Rogliano, and that, upon meeting him, frate Antonio praised him but also reprimanded the king, so much so that the king said “I wish that the people obeyed me just like the dormouse obeys you”. It is believed, in fact, that frate Antonio lived in the company of a dormouse, which he had trained to open the door of his cell. His character came to light only recently, after research conducted by the priest Pino Fiorenza, pastor of Panettieri from 1997 to 2002, who wanted to pass his story on to future generations.

Giosefatte ha rappresentato e rappresenta il prototipo del brigante buono e generoso, che lotta contro i soprusi e le prepotenze, e per la sua posizione a favore dei deboli conquistò la simpatia del popolo. Egli vive ancora oggi nella memoria collettiva del suo paese, Panettieri, e dei paesi vicini, come il vendicatore dei torti, il romantico difensore dei deboli. Giosafatte fu un brigante solitario e particolare: uccideva solo per vendetta o per ridare ai poveri quello che l’arroganza dei baroni aveva loro tolto. Frate Antonio: al secolo Agostino Scaccia, nacque a Panettieri il 24 Settembre 1781 e morì a Rogliano, nel convento dei Cappuccini, il 2 gennaio 1862. Frate Antonio non era sacerdote, ma come si usa dire in termini dialettali era un “Picozzo”, cioè un monaco di “cerca”che non celebrava messa ma portava conforto agli sventurati, con grande esperienza relativa alle erbe e ai loro effetti. Egli rimase nel convento di Scigliano fino al 1838-1840. Dall’editto di Napoleone (1806), che portò alla soppressione dei conventi, non si hanno notizie circa la sorte e la collocazione di Frate Antonio, mentre si hanno tracce della sua presenza nel convento di Rogliano a partire dall’anno 1840, dove rimase fino alla morte. Frate Antonio godeva di fama per la sua santità e umiltà, e molti sono gli avvenimenti prodigiosi a lui attribuiti. Si narra che il 9 ottobre 1852, re Ferdinando II si fermò a pernottare presso il convento di Rogliano, e che frate Antonio, incontrandolo, oltre a lodarlo, fece al sovrano anche forti rimproveri, tanto che il re con rammarico gli disse: «Vorrei che il popolo mi ubbidisse come il ghiro ubbidisce a te». Si narra infatti che frate Antonio vivesse in compagnia di un ghiro, che egli stesso aveva ammaestrato e che riusciva ad aprire la porta della sua cella. La sua figura è venuta alla luce solo da pochi anni, dopo una ricerca condotta dal sacerdote Don Pino Fiorenza, parroco di Panettieri dal 1997 al 2002, con lo scopo di tramandarla alle nuove generazioni.


Il Patrimonio architettonico Chiesa di San Carlo Borromeo La chiesa del paese, completata nel 1772, dovrebbe risalire come attestato da alcuni documenti antichi ritrovati in epoche passate, al 1635. Essa sorge su un antico terreno incolto detto “Margiù” all’inizio di quella che oggi è via Coschino, nome proveniente dalla parola “cuaschi” che nel dialetto locale identifica i “cerri”, piante anticamente presenti sul territorio di Panettieri. La chiesa fu dedicata a San Carlo Borromeo,arcivescovo di Milano, il quale per la Santità della sua vita terrena, alla morte, fu innalzato agli onori degli Altari, e nonostante l’evento si sia verificato in Lombardia, l’eco della sua Sanità fu così intenso che arrivò fino a Panettieri e qui fu scelto come Patrono e Protettore. Costruita interamente in calce e pietra e in stile romantico-barocco, inizialmente presentava una sola navata che ospitava l’altare della Beata Vergine. Dopo essere divenuta parrocchia, la struttura attuale della chiesa è composta da tre navate con relative tre porte. La porta centrale presenta all’esterno un portale medievale, risalente al 1200, su cui è leggibile una dedica di gratitudine al parroco di allora, che si impegnò presso la Santa Fede per il riottenimento il titolo di parrocchia. Nella nicchia alle spalle dell’altare centrale è posta la statua lignea di San Carlo Borromeo, realizzata a Napoli alla fine del 1700, su commissione della comunità. Oltre alla statua del Patrono, vi sono altre statue raffiguranti la Madonna del Rosario, ricostruita nel 2006 in vetro resina, e l’Addolorata, commissionate a Lecce verso la fine del 1800 e pagate con le offerte dei panatteresi emigranti in Africa e in America. Da ricordare inoltre, una statua di piccole dimensioni raffigurante San Michele Arcangelo e un crocifisso comprato dal Sac. Michele Tallarico nel maggio 1889. Tra i dipinti che ornano la chiesa, troviamo il Battesimo di Gesù, San Francesco di Paola e nella navata laterale dedicata alla Madonna è posto il dipinto dell’Annunziata. 24 25

Architectural Heritage The Church of San Carlo Borromeo The main village church dates back to 1635, as evidenced by several ancient documents found in the past. It rises on an ancient land called “Margiù” at the beginning of via Coschino, which derives from the word “cuaschi”, representing in the local dialect the word “cerri”, plants that were present in Panettieri in the past. The church was dedicated to San Carlo Borromeo, archbishop of Milan, who is also the patron and protector of Panettieri, chosen for the holiness of his earthly life. The church was built entirely of stone and lime in romanticbaroque style. Initially it consisted only of one nave which housed the altar of the Beata Maria Vergine. After becoming a parish, the structure of the church was renovated to include three naves, each with its own door. The middle door is characterized on the outside by a medieval portal, dating back to 1200, with an inscription of appreciation to the priest who was committed to regaining the title of parish. In the niche behind the central altar is a wooden statue of San Carlo Borromeo, crafted in Naples at the end of 1700, on the request of the community. There are also the statue of the Madonna del Rosario, rebuilt in 2006 with fiberglass, and the


Addolorata, commissioned in Lecceattheendofthe1800sand paidbythedonationsoftheemigrantsofPanettieriwhowerelivinginAfricaandAmerica. Worthy of mention is also a small statue representing the Arcangelo Michele and a crucifix purchased by the priest Michele Talarico in May 1889. Among the paintings that adorn the church are the Baptism of Jesus, San Francesco of Paola and the Annunziata found in the nave dedicated to the Madonna. In the dome above the central altar are depicted the four Evangelists and Angels in adoration, while on the right side is a fresco with the image of St. Antonio of Padova. These paintings were produced in 1926 by the painter Giorgio Pinna of Nicastro, on request of the parish priest Carlo Talarico.

Nella cupola sopra l’altare centrale sono invece raffigurati i quattro Evangelisti, Angeli in adorazione e sul lato destro un affresco con l’immagine di Sant’Antonio di Padova. Tutti questi dipinti sono stati realizzati nel 1926 dal pittore Giorgio Pinna di Nicastro, per incarico del parroco Don Carlo Talarico.


Il Patrimonio architettonico Monumento dei caduti Il monumento, collocato all’interno di uno splendido giardinetto fiorito rialzato rispetto al manto stradale, è composto dalla figura di un Fante in bronzo nell’atto di incitare i compagni all’attacco. Posto su di un piedistallo rivestito in pietra “Verde di Calabria”, ai suo piedi è collocata una possente lapide in marmo sulla quale sono incisi i nomi dei valorosi soldati di origine panetterese che hanno dato la vita per difendere la patria nel corso dei conflitti mondiali di inizio secolo.

Monumento dedicato a San Pio Inaugurata nell’agosto del 2000, la statua è il risultato della forte devozione che gli abitanti del paese hanno verso questo Santo. In un piccolo angolo di paese si erge quindi, sulla base di un imponente basamento lastricato, questo monumento composto da una statua in bronzo a figura intera raffigurante San Pio da Pietralcina. Il monumento è luogo di un frequente peregrinare di devoti che in un atto di fede e di carità depositano fiori o recitano preghiere in onore del Santo.

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Architectural Heritage The War Memorial The monument, located in a beautiful garden, is composed of a bronze figure of a cavalryman in the act of inciting his companions to the attack. It is found on a pedestal covered with stone called “green of Calabria”. At his feet is a marble plaque with the names of the brave soldiers from Panettieri who gave their lives to defend the country during the world wars. The Monument of San Pio Inaugurated in August 2000, the statue is the result of the strong devotion that the people of Panettieri have for this Saint. The monument rises in a small corner of the town on a massive base, and consists of a bronze full figure of San Pio of Pietralcina. The monument is a place of pilgrimage for devotees who bring flowers or say prayers in honor of the Saint.


The Jugale’s fountain The fountain, once used to collect water, consists of a frame covered with stone and two spouts for water flowing into a tub, next to a wash. Still today villagers quench their thirst at this ancient source. The “Mezzo’s” fountain Situated halfway between the historic towns of Panettieri and Carlopoli, hence the name "middle", is this fountain, also clad in stone, with a central rectangular tank, used by the inhabitants of the two centers to cool off during the way.

Fontana Jugale La fontana, anticamente utilizzata per la raccolta dell’acqua, è costituita da una struttura rivestita in pietra e da due bocche d’acqua che scorrono in una vasca, con al fianco un lavatoio. Ancora oggi gli abitanti del paese e la gente di passaggio si dissetano presso questa antica fonte. Fontana di Mezzo A metà strada tra i centri storici di Panettieri e Carlopoli, da cui il nome “di Mezzo”, si trova questa fontana, anch’essa rivestita in pietra, con al centro una vasca rettangolare, usata dagli abitanti dei due paesi per rinfrescarsi durante il tragitto.


Il Patrimonio architettonico Il Museo del Pane La preparazione di prodotti farinacei, rappresenta un chiaro elemento identitario dell’antica civiltà contadina di Panettieri. Degli antichi forni presenti sul territorio, ne rimane solo uno adibito oggi a Museo Didattico del Pane. L’edificio è a due piani, con due distinti accessi collocati su lati opposti. Il piano inferiore ospita il vero e proprio museo, che risulta suddiviso in due amienti. Nel primo sono sistemate le madie (majille) nelle quali veniva impastata la farina per la creazione dei panetti, e le tavole che servivano a far lievitare l’impasto e successivamente per il trasporto al forno. Il secondo ambiente accoglie un forno vero e proprio, in mattoni e con cappa di rame, interamente riscostruito durante le fasi di restauro e che viene messo regolarmente in funzione durante le visite didattiche. Il piano superiore del Museo ospita invece una ricostruzione dettagliata dell’ambiente in cui viveva un tipico fornaio dell’epoca, suddiviso in una zona in cui avveniva la vendita dei prodotti e una seconda che ospitava la casa vera e propria, con la zona notte e i servizi.

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Architectural Heritage The Museum of Bread The preparation of bread represents a clear element of identity of traditional rural life of Panettieri. Of the old kilns in the area, only one remains, used now as an Educational Museum of Bread. The building has two floors with two separate entrances located on opposite sides. The lower level houses the actual museum, which is divided into two rooms. In the first are the troughs (called majille) where the flour was mixed to make dough balls, and tables that were used to let the dough rise as well as to transport it to the oven. In the second room is the actual brick oven with a copper hood, completely rebuilt during restoration, which is used during demonstration tours. The upper level of the museum houses a detailed reconstruction of the setting in which a typical baker lived in those times, with an area where the sale took place and a another area for living, with sleeping quarters and services.


The Museum of Brigandage The Museum, located in a dwelling in the old village of Panettieri, was created as an interactive effort to discover the life and events of the famous brigand Giosafatte Talarico through listening and observing. Drawers, traps and hiding places, as well as reproductions of old books and files provide valuable testimony to the history of brigandage in Calabria and to the characteristic events of such a relevant figure in the context of banditry of the time.

Il Museo del Brigante Il museo, ospitato in un’antica abitazione del centro storico di Panettieri, nasce come allestimento da ascoltare, scoprire e guardare alla scoperta della vita e delle vicende del celebre brigante Giosafatte Talarico. Cassetti, botole e nascondigli, nonché schedari libri e riproduzioni antiche che forniscono una preziosa testimonianza sulle vicende del brigantaggio in Calabria e sulla storia caratteristica di un personaggio così rilevante nel panorama brigantesco dell’epoca.




Gli Eventi della tradizione Il Presepe Vivente Tra gli appuntamenti che hanno assunto maggiore rilievo nel contesto sociale del paese e della Clabria intera, spicca il Presepe Vivente. L’evento, che si svolge dal 2001 e che quest’anno ha compiuto i suoi primi dieci anni, nasce dal forte senso religioso dell’Amministrazione Comunale e della comunità intera, che oltre a testimoniare la sua fede, ha voluto recuperare e proporre al pubblico antichi mestieri, usi e costumi del proprio paese, prestando comunque attenzione alla realtà quotidiana. In occasione della manifestazione l’intero centro storico viene allestito per l’evento, con la creazione di un percorso di visita che parte dalla piazza principale antistante la Chiesa e si addentra per i vicoli e le vecchie abitazioni, adibite a postazioni. La realizzazione dell’evento inizia nei mesi di ottobre-novembre e coinvolge parte della popolazione, impiegata come manovalanza per la costruzione degli apparati scenici. L’allestimento è infatti generalmente curato da uno scenografo e prevede la realizzazione di scenari ispirati all’architettura d’epoca romana, con la riproduzione degli stili artistici del tempo. Le rappresentazioni si svolgono durante le festività natalizie e coinvolgono molta parte della cittadinanza in qualità di attori e figuranti, vestiti con costumi d’epoca. Le abitazioni del centro storico ospitano invece gli oggetti e gli strumenti (anche estranei alla tradizione specifica del luogo) di un passato artigiano e agro-pastorale, riprodotto secondo una rappresentazione standardizzata degli antichi mestieri, in una ricostruzione astorica delle tradizioni e delle identità territoriali locali. L’accoglienza è inoltre lo stile di ogni figurante, e in molte postazioni si degustano dolcetti, grespelle, castagne e pane con vari sapori. La realizzazione del Presepe rappresenta per l’intera comunità un momento di forte aggregazione, di crescita culturale e di grande emozionalità. 32 33

Traditional Events The Live Nativity Scene Presepe Vivente One of the most distinguished events in the social context of the village and of the region is the Live Nativity Scene. The event, held since 2001, stemmed from the strong religious traditions of the South. The community’s goal was to preserve and present to the public ancient crafts and customs of its village. The entire town prepares for the event, establishing a tour that begins at the main square by the church and follows the narrow alleys through the old houses, posing as hospitality stations. The preparation of the event begins in the months of October and November with the participation of most of the town people. The display is organized by a set designer and involves the construction of stage sets inspired by Roman architecture, with the reproduction of the artistic styles of the time. The performance takes place during the holiday season and involves many actors dressed in period costumes. Houses in the town center display antique objects and tools typical of its artisanal and agro-pastoral past, reproduced according to a standardized representation of ancient trades in a reconstruction of local traditions and identities. Each set is warm and welcoming and many locations offer sweets, chestnuts and breads in different flavors. The event of the Nativity Scene is a time of cultural growth as well as a great opportunity for the community to come together to share emotions.





Gli Eventi della tradizione San Carlo Borromeo La festa in onore del patrono del paese, San Carlo Borromeo, viene commemorata la prima domenica del mese di Luglio. Nell’occasione, la statua del santo dopo la celebrazione della Santa Messa viene accompagnata in processione con la banda musicale per le vie del paese. Nel corso della serata la piazza è animata dalle note di un’orchestrina e dal colore di bancarelle e prodotti tipici. La Madonna del Rosario La festa della Madonna del Rosario viene celebrata la prima domenica del mese di Ottobre. Come nel caso della festività di San Carlo Borromeo, la statua, terminata la Santa Messa, viene trasportata dagli uomini per le vie del paese, accompagnata dalla banda musicale, mentre le donne intonano canti eucaristici. La serata, è animata da una piccola orchestra e da bancarelle che vendono prodotti tipici.

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Traditional Events The Festivity of San Carlo Borromeo The festival in honor of the town’s patron saint, San Carlo Borromeo, is commemorated on the first Sunday in July. After the celebration of the holy Mass, the statue of the Saint is carried in a procession through the town streets, accompanied by a musical band. In the evening the center is alive with music and colorful booths offering local crafts and products. The Festivity of Madonna del Rosario The festival of the Madonna del Rosario is celebrated on the first Sunday in October. As in the festival of San Carlo Borromeo, the statue is transported by men through the town streets, accompanied by the band, while the women sing religious songs.


A Fochara (The Fires) Following tradition the town ignites a large fire in the main square on the eve of the feasts of the Immacolata Concezione, Christmas and New Year. People used to gather around the fire and spend the evening eating roasted potatoes and sausages accompanied by good wine and homemade bread while listening to the characteristic music of an old “organ”. A capu dei muarti (The head of the dead) This tradition is similar to the famous American Halloween. Once summer is over children search for big round and yellow pumpkins to carve. They empty the insides with a knife and, on the outside, they sculpt four cavities (eyes nose and mouth) turning the pumpkin into a dead person’s head. To add a more dramatic effect a candle can be placed inside. On the night of October 31, children carry the pumpkins by the stems as they wander around town and the most mischievous of them leave the pumpkins on windowsills.

A Fochara: la tradizione prevede, alla vigilai della festa dell’Immacolata, di Natale, di Capodanno e dell’Epifania l’accensione, con enormi ceppi, di un grande fuoco nella piazza principale del paese. Intorno a questo fuoco, soprattutto negli anni passati, la gente si riuniva e trascorreva ala serata mangiando patate e sasicce arrostite accompagnate da buon vino e da pane casareccio. Il tutto rallegrato dalla caratteristica musica di un vecchio “organetto”. A capu dei muarti: questa tradizione ricorda molto la famosa festa americana di Halloween. I ragazzini, nel periodo estivo, vanno alla ricerca di grosse zucche mature, tonde e gialle, da svuotare con il coltello. Sulla parte esterna, poi, incidono quattro fori (occhi, naso e bocca) e la zucca assume le sembianze di una testa di morto. Per renderla più suggestiva vi viene sistemata all’interno una candela. I ragazzi, quindi, la sera vanno in giro per il paese tenendola per il gambo, e i più birichini si divertono a depositarle sui davanzali delle finestre.


Il Patrimonio enogastronomico La sostanziosa cucina locale è quella tipica delle zone di montagna. Tra gli ingredienti più usati ci sono le patate silane, i cavoli, le carote, le fave, i fagioli e le cicorie. Nelle giornate più fredde, inoltre, nelle pentole borbottanti delle massaie di Panettieri non manca quasi mai un buon minestrone arricchito dalle gustose cipolle prodotte nelle zone vicine. Molto usata è anche la carne, che qui si arricchisce di prelibate alternative come il cingiale e la lepre, mentre la pasta, spesso fatta in casa, è condita con gustosissimi ragù. Altra tradizione è quella della preparazione di insaccati come salsicce, capicolli e soppressate, e di contorni sott’olio come olive schiacciate, melanzane e pomodori, spesso utilizzati per inaugurare i convivi più ricchi. I Formaggi: i formaggi prodotti, semplici e aromatizzati, sono in genere le ricotte fresche e stagionate, i tomini e le tradizionalissime “Jungate”, prodotti tipici della tradizione la cui ricetta viene tramandata di generazione in generazione. Anticamente chiamata “casuricotta”, la Jungata è un composto di ricotta e formaggio, da cui la provenienza dell’antico nome. Il processo di lavorazione è particolarmente complesso e richiede anche una notevole pazienza, in considerazione del fatto che si può trovare sul mercato sia affumicata che asciugata al sole, e con differenti forme. Vengono prodotti anche altri tipici formaggi: semi-duro, affumicato, al peperoncino, alle ceneri, all’olio d’oliva, alla rucola, alle foglie di noci e alle vinacce.

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Food and Wine Heritage The local cuisine is typical of the mountain areas. Among the most common ingredients are potatoes from the Sila, cabbage, carrots, beans and chicory. On cold days the housewives of Panettieri prepare great vegetable soup enriched with tasty onions from neighboring areas. Meat is widely used, especially delicious alternatives such as wild boar and hare, and the pasta, often homemade, is served with very tasty meat sauces. A local tradition is the preparation of sausages, brawn and pickled dishes such as mashed olives, eggplants and tomatoes, often used to inaugurate the richest banquets. Traditional cheese Typical cheeses are flavored and simple such as fresh and seasoned ricottas, and the “jungata”, a local traditional product whose recipe has been handed down from generation to generation. Formerly named “casuricotta”, the “jungata” is a mixture of ricotta and cheese. The process is complex and long and it can be made in different shapes, smoked or sundried. Other typical cheeses produced are the semi-hard, smoked, with hot pepper and various other flavors.


Traditional sweets and “taralli” One of the major artisanal productions is that of the “Taralli”, crackers shaped like a small donut flavored with anise seeds. Preparation of traditional sweets (only partially preserved to this day) is typical during Christmas or Easter. “Pittelle” are prepared with a mixture of chestnut flour and rye, rolled on the “timpune” and left to rise before frying in oil; “grispelle” are obtained from mixing flour and potato starch, sometimes with the addition of sardines; “pignolate” are small wheat flour dough balls fried and covered with honey; “turdilli” are cakes obtained by adding jam and honey to the mixture; and “chiacchiere” are made with puff pastry and covered with powdered sugar.

Taralli e Dolci: Tra le principali produzioni artigianali si segnalano i “Taralli”, biscotti salati a forma di piccola ciambella, aromatizzati con semini di anice. Particolarmente legata alle festività del Natale, della Pasqua o del Carnevale era invece la preparazione (solo parzialmente mantenuta ancora oggi) di prodotti come le pittelle (queste ultime, erano preparate con un impasto di farina di castagna e di segale che veniva steso sul timpune e lasciato a lievitare per poi essere fritto nell’olio), le grispelle (ottenute dall’impasto di farina e fecola di patate, talvolta con l’aggiunta di sarde), i pirilli (dolci di farina di castagne e di segale così chiamati perché l’impasto veniva versato nella padella con un cucchiaino e nella caduta assumeva l’aspetto di una piccola pera), le pignolate (piccoli impasti di farina di grano tenero fritti e ricoperti di miele), i turdilli (dolci ottenuti con l’aggiunta nell’impasto di mosto e miele) e le chiacchiere (preparate con pasta sfoglia e ricoperte di zucchero a velo.




Il Patrimonio ambientale Le risorse naturalistiche e l’appartenenza alla Comunità Montana del Savuto Il territorio di Panettieri fa parte della Comunità Montana del Savuto e si sviluppa sul versante meridionale dei monti della Sila Piccola, a quote comprese tra gli 850 m ed i 1.237 m s.l.m. Il Savuto, conosciuto anticamente dai greci come “Ocjnarus” (che scorre velocemente), e dai romani come “Sabatus” (probabilmente in onore di Sebasio figlio di Cur re degli Ausoni), percorre 50 Km per raggiungere dalla Sila il Mar Tirreno. Millenni di storia e di leggende hanno percorso le sue acque che continuano ancora oggi, dopo aver incontrato il piccolo Lago Savuto (bacino artificiale dal quale poi prosegue il suo cammino), a scorrere velocemente incontro al mare. Le acque del Savuto nel loro cammino passano attraverso fusti di pino e di faggio per poi inoltrarsi tra i fusti del cerro e del castagno, poi ancora si tuffano in mezzo alla foresta mediterranea, poi nella macchia più rada, di seguito nei pascoli infine nelle garrighe che si inerpicano sulle colline della foce. Ed è proprio in questo percorso che le aque del fiume Savuto lambiscono le terre di 16 comuni calabresi, tra le quali quelle di Panettieri. Il territorio ha quindi una morfologia prevalentemente montana, arricchita dalla presenza di estesi boschi di latifoglie e conifere, distribuiti lungo i versanti in quota tra le vette principali: Colle la Croce e Serra S. Nicola a sud, Monte Comunelli ad est e la zona del “Malitano” a nord. Numerosi sono i corsi d’acqua che si snodano attraverso valli incantate e ricche di vegetazione. Tra questi il più importante è il fiume Fego affluente del fiume Corace, che segna il territorio nella porzione a nord-ovest fino a giungere ai piedi del centro abitato; seguono la fiumara del Sant’Elia ed il torrente Nero, che scorre ad est lungo il confine comunale e offre, ancora oggi, un ambiente naturale suggestivo ed incontaminato. 42 43

Environmental Heritage The natural resources and membership to the Comunità Montana del Savuto The territory of Panettieri is part of the Comunità Montana del Savuto, extending on the southern side of the mountains of Sila Piccola. The area is crossed by many rivers that wind through enchanted valleys and rich vegetation. The most important are the river Fego, a tributary of the river Corace, which marks the territory reaching the center of the village, the torrent of Monte San Elia and the Nero River, which flows to the East along the town boundary and offers a natural, charming and unspoiled environment.



Il Patrimonio ambientale I consistenti nuclei boscati, costituiti prevalentemente da castagneti, querceti ed ontaneti, sono in gran parte di proprietà privata e vengono utilizzati per la produzione di paleria e legna da ardere. Molto diffusi sono anche i castagneti da frutto, la cui coltivazione è legata ad una radicata tradizione del comune nel commercio delle castagne. Accanto ai boschi di latifoglie, sul versante settentrionale di Monte Comunelli e in località Malitano, si ritrovano rimboschimenti di conifere (abeti, pini e douglasie), la cui realizzazione risale al secondo dopoguerra. Passeggiando all’interno dei boschi è facile scoprire lungo gli antichi tratturi segnati dal tempo, secolari castagni e maestosi abeti, che si ergono come muti guardiani a presidio dei luoghi e della memoria. Alle quote più basse, ampi pascoli si alternano a piccoli appezzamenti coltivati, che si concentrano nella basse valle del fiume Fego, a nord del centro abitato. La Flora Numerose sono le specie vegetali che arricchiscono la biodiversità del territorio. Tra le specie arboree, alle quote più basse dominano il Castagno (Castanea sativa) ed il cerro (Quercus cerris), presente nelle stazioni più calde, l’ontano (Alnus cordata) e altre specie secondarie tra cui il Carpino bianco (Carpinus betulus), il Pioppo tremulo (Populus tremula) e, nelle zone più umide, l’Ontano nero (Alnus glutinosa) ed il Nocciolo selvatico (Corylus avellana). La fascia vegetazionale superiore è caratterizzata dalla presenza di conifere, soprattutto Abete bianco (Abies alba), Douglasia (Pseudotsuga menziesii) e Pino laricio (Pinus nigra laricio), frammisti a qualche gruppo sparso di faggi (Fagus sylvatica). Alle quote più basse, in vece, l’ambiente ripariale è popolato dalla tipica vegetazione fluviale costituita da Ontano nero (Alnus glutinosa), Salicone (Salix caprea) e Pioppo nero (Populus nigra). 44 45

Environmental Heritage The forest areas on the mountains consist mainly of chestnut, oak and alder woods. These are largely privately owned and used for the production of poles and firewood. Chestnut groves are abundant, linked to a tradition of chestnut trading. The Flora There are numerous plant species that enrich the biodiversity of the region. At lower altitudes Chestnut (Castanea sativa) and Oak (Quercus cerris) trees dominate the vegetation. Alder (Alnus cordata) and other minor species such as Hornbeam (Carpinus betulus), Aspen (Populus tremula), the Black Alder (Alnus glutinosa) and the Wild Hazelnut (Corylus avellana) are also found. The upper band of vegetation is characterized by the presence of conifers, especially White Fir (Abies alba), Douglas (Pseudotsuga menziesii) and Larch Pine (Pinus nigra laricio), mixed with a few scattered groups of Beech (Fagus sylvatica).



Il Patrimonio ambientale Tra gli arbusti più diffusi si segnalano la ginestra (Spartium junceum), il Biancospino (Crataegus monogyna), il cisto (Cistus salvifolius), la Rosa canina (Rosa canina), il Sambuco nero (Sambucus nigra), il Prugnolo (Prunus spinosa), il Pero selvatico (Pyrus paraster), il Melo selvatico (Malus Sylvestris), l’Agrifoglio (Ilex aquifolium) annoverato tra le specie protette, il Vischio (Viscum album) e la Vitalba (Clemantis vitalba). Fiori Ed Erbe Il sottobosco si presenta ricco di specie erbacee e fiori spontanei come i ciclamini (Cyclamen europaenum), gli anemoni (Anemone ortensis), la pulmonaria (Pulmonaria angustifolia), la Dafne (Dafne laureola) ed il Pugitopo (Ruscus aculeatus) e diverse specie di felci, tra cui la felce aquilina (Pteridium aquilina) e la felce dolce (Polypodium vulgare). Durante le stagioni primaverile ed estiva, nei prati situati a quote maggiori, fanno capolino le rotulee (Romulea columnae), le viole (Viola aethnensis), i ranuncoli (Ranunculus montanus), le centauree (Centaurea minore) e l’asfodelo (Asphodeline lutea), detto volgarmente “purrazzo”; in autunno spunta invece il falso zafferano (Colchium autunnale) ed i tipici frutti di bosco quali fragoline, more, lamponi e mirtilli, usati per la preparazione di dolcissime e squisite marmellate. Tra le piante aromatiche è presente il timo serpillo (Thymus serpyllum), l’anice (Pimpinella amisum), il lampascione (Muscari comosum), la menta romana (Mentha viridis) e la mentuccia o nepetella (Calamintha nepeta). Funghi Oltre al Porcino (Boletus edulis), i funghi più apprezzati sono l’Ovulo buono (Amanita Cesarea), il Gallinaccio (Cantarellus Cibarius) e la Mazza di tamburo (Macrolepiota procera).

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Environmental Heritage Among the most common shrubs are the Broom (Spartium junceum), the Hawthorn (Crataegus monogyna), the Rock Rose (Cistus salvifolius), the Doggy Rose (Rosa canina), the Elder (Sambucus nigra), the Blackthorn (Prunus spinosa), the Wild Pear (Pyrus paraster), the Wild Apple (Malus sylvestris), the Holly (Ilex aquifolium), the Mistletoe (Viscum album) and the Vitalba (Clemantis clematis). Flowers and herbs The undergrowth is rich in herbaceous species and wild flowers such as the Cyclamen (Cyclamen europaenum), the Daphne (Daphne Laureola) and several species of Ferns. During the spring and summer seasons, the fields located at higher altitudes are filled with Violets (Viola aethnensis), Buttercups (Ranunculus montanus) and some typical fruits such as strawberries, blackberries, and raspberries, used for the preparation of sweet and delicious jams. Among the herbs are the Anise (Pimpinella amisum), the Spearmint (Mentha viridis) and the Mint (Calamintha nepeta). Mushrooms In addition to Porcini (Boletus edulis), the most popular mushrooms are the Ovule Good (Amanita Caesarea), the Chanterelle (Cantarellus Cibarius) and the Drum Sticks (Macrolepiota procera).


The Fauna The symbol and the most important predator of the Parco Nazionale della Sila, still present throughout the territory, is the Wolf (Canis lupus italicum), victim, in the past, of an extermination campaign by shepherds, because it was considered the main cause of attacks on their flocks. Hoofed animals in this area are the Roe Deer (Capreolus capreolus), the Fallow Deer (Dama dama), and the Silane Deer, a protected species that has remained well-preserved in its natural habitat. These species live in the middle and high mountains with thick undergrowth, alternating with glades and open spaces. The Wild Boar (Sus scrofa) is common in this area, getting around at night in search of acorns, chestnuts and beechnuts.

La Fauna Simbolo del Parco Nazionale della Sila e predatore ancora presente sull’intero territorio è il Lupo (Canis lupus italicum), vittima, in passato, di vere e proprie campagne di sterminio da parte dei pastori, in quanto ritenuto causa principale delle aggressioni alle loro greggi. Sebbene non esistano censimenti ufficiali dei lupi presenti sulle montagne calabresi, grazie ad azioni di tutela e ad interventi di ripopolamento, oggi la specie è in ripresa su tutto il territorio nazionale. Tra gli ungulati sono presenti il Capriolo (Capreolus capreolus) e il Daino (Dama dama), in particolare il daino silano, una specie endemica pura, che non ha subito nel tempo inquinamenti genetici e per questa sua peculiarità è oggetto di attività di tutela finalizzate all’allargamento del suo habitat naturale. Entrambe le specie vivono all’interno di boschi latifoglie di media e alta montagna con ricco sottobosco, alternati a radure e spazi aperti. Un’altro ungulato, preda ambita per la sua ottima carne è il Cinghiale (Sus scrofa), ospite abituale dei boschi di querce, castagni e faggi, dove si sposta di notte alla


Il Patrimonio ambientale ricerca di ghiande, castagne e faggiole. Vive in branchi che, rispetto al passato e a seguito di una scriteriata politica di ripopolamento con specie più prolifiche e meno aggressive, hanno raggiunto dimensioni numeriche tali da diventare dannose per le coltivazioni. Oltre alla Volpe (Vulpes vulpes), molto diffusa su tutto il territorio nazionale, abitanti frequenti dell’area sono il Tasso (Meles meles), conosciuto localmente come “melogna”, il Riccio (Erinaceus europaneus) e lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris). Il tasso, dal portamento basso e goffo, vive in habitat forestali con presenza di spazi aperti. Presenta una morbida pelliccia di colore grigio con due caratteristiche strisce nere sulla testa. Altro appartenente alla stessa famiglia è la Faina (Martes foina), dialettalmente chiamata “pitusu”, un agile carnivoro dal mantello folto e bruno e una tipica macchia bianca sul petto. Si nutre di piccoli mammiferi e uccelli. Simpatico frequentatore dei boschi locali, il riccio dalle abitudini crepuscolari e notturne è spesso vittima del passaggio delle auto durante i suoi attraversamenti alla ricerca di cibo. Si nutre di insetti, ma non disdegna frutta, piccoli mammiferi, uova e nidiacei di modeste dimensioni. Passeggiando nei boschi del territorio, tra alberi di pino, abete, castagno e faggio è facile imbattersi nel transito di uno scoiattolo. Chiamato dialettalmente “zaccanella”, lo scoiattolo, è un agile roditore arboricolo dalla colorazione rossastra più o meno scura. Si nutre di ghiande e faggiole e prepara la sua tana sugli alberi, utilizzando bastoncini, ramoscelli e foglie o nelle cavità dei tronchi, creando un morbido letto di lettiera. Riguardo la fauna ornitica, tra gli uccelli rapaci si ricordano la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco tinnunculus) conosciuto nella zona come “cristariellu” ed il Gufo reale (Bubo bubo). La poiana ha un piumaggio di colore bruno che si apprezza durante il volo. Predatore preciso e molto temibile, caccia in aree a scarsa vegeta48 49

Environmental Heritage Throughout the territory are the Fox (Vulpes vulpes), the Badger (Meles meles), known locally as “Melogna”, the Hedgehog (Erinaceus europaneus) and the Squirrel (Sciurus vulgaris). The bird fauna includes birds of prey such as the Common Buzzard (Buteo buteo), the Kestrels (Falco tinnunculus) known as “cristariellu” and the Eagle Owl (Bubo bubo). Other species of birds are the Hoopoe (Upupa epops), locally called “Pupita”, the Dove and the Jay (Garrulus glandarius). Along rivers and streams live the Toad (Bufo bufo) and the Green Lizard (Lacerta viridis), with yellow and bright green colors on the upper torso. The Viper (or Aspis) found in the area is the most common poisonous snake in Italy. This reptile hunts mice, voles, lizards and chicks swallowing them whole, dislocating his mouth with the help of its forked tongue.


zione sfruttando le correnti ascensionali e raggiungendo altezze notevoli. La sua dieta è variegata e comprende rettili, piccoli mammiferi, uccelli, grossi insetti e di tanto in tanto animali da cortile, come pulcini, piccioni, coniglietti e gattini. Il gheppio, dal piumaggio color rosso ruggine sul dorso e più chiaro con picchiettature nere sul ventre, preferisce ambienti aperti e nidifica all’interno di grossi tronchi o su falesie di roccia. Si nutre principalmente di topi, arvicole, orbettini, lucertole, ranocchie e anche di insetti, che avvista durante il volo. Tra le altre specie di uccelli si segnala l’Upupa (Upupa epops), chiamata localmente “pupita”, dalla caratteristica la testa di colore rosso ruggine coronata da una cresta erettile a forma di ventaglio, il Passero d’Italia, la Tortora e la Ghiandaia (Garrulus glandarius), un corvide, il cui nome è legato all’abitudine di raccogliere frutta secca di vario genere e nasconderla in diversi punti del bosco, per poterne usufruire nei periodi di magra. Lungo fiumi, torrenti e in prossimità di zone umide vive il Rospo (Bufo bufo). Questa specie svolge attività esclusivamente notturna e si nutre di invertebrati, catturandoli con scatto fulmineo della lingua. Altro anfibio presente sul territorio è la Salamandra macchiata o pezzata (Salamandra salamandra), molto diffusa sull’altopiano silano e facilmente visibile nel sottobosco di pinete, faggete e querceti, grazie alla tipica colorazione nera con caratteristiche macchie gialle. Tipico abitante di corsi d’acqua, stagni o pozzanghere, sia di pianura che di media montagna è l’Ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), il cui nome deriva dal caratteristico suono del gracidio e dalla colorazione gialla presente sulla parte ventrale. Tra i rettili diffuso è il Ramarro (Lacerta viridis), dalla colorazione giallo intenso e verde brillante sulla parte superiore del tronco. Degna di nota, quanto meno per la sua pericolosità, è la Vipera comune o aspis, il serpente velenoso e più diffuso in Italia. Caccia topi, arvicole, lucertole e nidiacei che ingoia interi fino allo stomaco, disarticolando la bocca e aiutandosi con la lingua bifida.




STRUTTURE RICETTIVE E INFORMAZIONI DI ACCESSO GUEST ACCOMODATION AND ACCESS INFORMATION STRUTTURE RICETTIVE

RISTORANTI E AGRITURISMO

Ostello della gioventù “Il Carmelo” Via Bellavista, Carlopoli (CZ) 88040 Tel. 0968.829171 Aperto tutto l’anno

Ristorante - Pizzeria “La Taverna del Brigante” Via Risorgimento, Panettieri (CS) 87050 Tel. 327.2240426 - 338.7336432

Albergo “Villa delle Rose” Via Bellavista 63, Carlopoli (CZ) 88040 Tel. 0968.82033 Bar, Lottomatica, Area TV e Computer, Parcheggio Esterno Aperto tutto l’anno

Ristorante “La Fattoria” Contrada Fondo Maurizio, Bianchi (CS) 87050 Tel. 0984.967025

B&B “Castagna” Via Napoli 1, Castagna di Carlopoli (CZ) 88040 Tel. 0968.82120, 333.7453221 Bar, bagno in camera, sala relax, sala TV e Computer, noleggio Quad. Organizzazione di escursioni in montagna e presso l’Abbazia di Corazzo. Aperto tutto l’anno “L’Eramo”, di Luigi de Santis Via G. Da Fiore, 14, Carlopoli (CZ) 88040 Tel. 0968.82712, 338.434467 Aperto tutto l’anno “Valle dei ciclamini”, di Martina Aiello Via Roma, Castagna, Carlopoli (CZ) 88040 Tel.0968.82387 Aperto tutto l’anno B&B “Bellavista”, di Arcuri Filippo Via Bellavista 63, Carlopoli, CZ 88040 Tel. 0968.82033 Aperto tutto l’anno

52 53

Azienda Agrituristica Carmine Mancuso Località Lustra, Carlopoli (CZ) 88040 Tel. 333.3384239 Azienda Agrituristica “Valle Staglio”, di Bruno Lucia Località Staglio, Carlopoli (CZ) 88040 Tel. 0968.82001 Ristorante Pizzeria “Villa delle Rose” Via Bellavista, Carlopoli (CZ) 88040 Tel. 0968.82033 Agriturismo “Borgo Fiorenza” Strada Provinciale 27, Contrada Fiorenza, 3 Sorbo San Basile (CZ) 88050 Tel. 338.6622539 - 338.9044297


STRUTTURE RICETTIVE E INFORMAZIONI DI ACCESSO GUEST ACCOMODATION AND ACCESS INFORMATION PIZZERIE E PUB

NUMERI UTILI

Ristorante - Pizzeria “La Taverna del Brigante” Via Risorgimento, Panettieri (CS) 87050 Tel. 327.2240426 - 338.7336432

Municipio Via Risorgimento, 35 Panettieri (CS) 87050 Tel. 0968.82018 info@comune.panettieri.cs.it www.comune.panettieri.cs.it

Pizzeria “Piemme” Via delle Ginestre, Carlopoli (CZ) 88040 Tel. 0968.829149 Divertenti serate all’insegna della convivialità e dell’allegria del Karaoke Pizzeria “Cittadino” Via Napoli, Castagna, Carlopoli (CZ) 88040 Tel. 333.4674374 Preparazione di pizze, antipasti, rosticceria, primi piatti, contorni e secondi. Servizi per banchetti, compleanni e feste. Chiuso Martedì Pub “Old Mill” Via M. Bianchi, Carlopoli (CZ) 88040 Tel. 333.3079564 Caratteristico locale in stile irlandese gestito da due simpatiche sorelle. Pizza cucinata nel forno a legna, antipasti tipici silani, diverse birre alla spina e un vino rosso locale dal sapore corposo e intenso.

Carabinieri (stazione di Bianchi) Piazza Roma, Bianchi (CS) 87050 Tel. 0984.967018 Poste Italiane Via Risorgimento, Tel. 0968.82015 Guardia Medica Via Risorgimento, 35 Tel. 0968.82781 Farmacia Dott.ssa A. Fortunato Via Risorgimento, 23 Tel. 0968.829097 fortfarm@tiscali.it Cooperativa Sociale Arianna Struttura residenziale psichiatrica “La Villetta” Via Papa Giovanni XXIII, 32 Tel. 0968.1946245 arl.arianna@tiscali.it R.S.A. “San Carlo Borromeo” Via Tesauro, 2 Tel. e Fax 0968.82088 rsa.sancarloborromeo@gmail.com



COME ARRIVARE DIRECTION TO THE TOWN In auto Panettieri si raggiunge percorrendo la Salerno-Reggio Calabria fino allo svincolo di Altilia-Grimaldi. Poi si prosegue lungo la Statale 616 in direzione Colosimi, Bianchi, Carlopoli, Panettieri. In aereo e in treno Per chi viaggia in aereo o in treno, l’aeroporto e la stazione ferroviaria più vicini sono quelli di Lamezia Terme. Il viaggio, quindi, prosegue in automobile lungo la Statale 280 dei Due Mari in direzione Catanzaro fino all’uscita di Marcellinara per proseguire lungo la Provinciale 165 in direzione Tiriolo, S. Pietro Apostolo, Carlopoli, Panettieri. Oppure percorrendo sempre la Salerno-Reggio Calabria in direzione Salerno fino allo svincolo di Altilia-Grimaldi. Poi si prosegue lungo la Statale 616 in direzione Colosimi, Bianchi, Carlopoli, Panettieri.

The village is 64 km from Cosenza and 36 Km from Catanzaro. It is reachable from both directions, from theSalerno-Reggio Calabria freeway (exit AltiliaGrimaldi-Bianchi) following the directions to Colosimi. From the freeway continue for 16 km towards Colosimi, and take the SS 108 for about 6 km. In Bianchi proceed on the SS 109/SP159/2 Carlopoli/Panettieri and take the SP 71/Via Sila. Arrive in Panettieri after 250 meters.


COSENZA

La Sila PANETTIERI

VIBO VALENTIA

REGGIO CALABRIA

CROTONE CATANZARO




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