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Nella sala dei cartoni cinq uecenteschi
ENRICO ZANELLATI
La prima presentazione torinese dell’Adorazione del Bambino con i santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova, dipinta su tavola da Gerolamo Giovenone, avviene signifi cativamente nella sala dei cartoni cinquecenteschi della Pinacoteca Albertina che, grazie al sostegno di Banca Patrimoni Sella & C., è stata il set di una nuova campagna fotografi ca. Il professor Fabio Amerio, docente di Fotografi a dell’Accademia Albertina di Belle Arti, ha avuto la possibilità di mettersi al lavoro di fronte a ciascun disegno con i suoi allievi, usando nuove strumentazioni donate alla Scuola di Fotografi a. Sono così presentate in questo volume inedite immagini ad alta risoluzione che vengono offerte al tavolo della ricerca e della valorizzazione di questo straordinario patrimonio. Particolarmente effi cace è stato il coinvolgimento degli studenti dell’Albertina in questo progetto, esplicitando anche in questo caso la vocazione didattica della Pinacoteca. L’Accademia torinese, già fondata da Maria Giovanna Battista di Savoia nel 1678, ottenne in dono l’attuale edifi cio da Carlo Alberto di Savoia nel 1833. Da allora denominata “Albertina”, l’istituzione si arricchì di una Regia Galleria che fu inizialmente costituita grazie all’incontro di due collezioni: la quadreria dell’arcivescovo Vincenzo Maria Mossi di Morano, già consegnata per lascito testamentario nel 1828 e ricca di più di duecento dipinti, e la collezione dei cinquantanove cartoni cinquecenteschi, precedentemente conservati nei Regi Archivi e donati dallo stesso re Carlo Alberto nel 1832. Riassumendo i contenuti di precedenti volumi, innanzitutto del catalogo della mostra Gaudenzio Ferrari e la sua scuola. I cartoni cinquecenteschi dell’Accademia Albertina curata da Giovanni Romano nel 1982, questo testo vuole fornire al pubblico alcune chiavi di lettura per presentarsi al cospetto di una così ricca e particolare collezione di disegni. Come descritto da Enrica Pagella negli apparati didattici da lei curati per il sopracitato catalogo, il cartone è un disegno su carta con una connotazione ben precisa. Innanzitutto è defi nito in questo modo per la sua grande dimensione, data dall’accostamento di più fogli di carta incollati insieme. Il disegno che prende forma sopra una superfi cie così estesa non è quindi un primo bozzetto, disegnato velocemente sul quaderno dell’artista. Sul cartone è tracciato uno studio preparatorio molto vicino alla realizzazione dell’opera. Come scrisse Giovan Battista Armenini nei De’ veri precetti della pittura del 1587, “si può dire che quello sia l’istessa opera, fuorché le tinte”, perché in genere il cartone ha le stesse misure che avrà il dipinto sul suo defi nitivo supporto, che sarà costituito da una tavola in legno, da una tela o da una parete nel caso di un affresco. Il disegno era tracciato sulla carta con differenti strumenti e materiali: alla matita e al carboncino spesso si aggiungevano gesso, acquerello o biacca, distribuita col pennello per evidenziare, con il suo colore bianco, le parti del disegno alle quali dare luminosità. Ma come avveniva il trasferimento del disegno dal cartone al suo supporto defi nitivo? Nel Cinquecento uno dei metodi più comuni era lo spolvero, che, per quanto riguarda gli affreschi, segnò il graduale abbandono della sinopia, ovvero del primo disegno che il pittore tracciava sulla parete prima della stesura dei colori. Per arrivare allo spolvero, dopo aver disegnato sul cartone, l’artista ne traforava i contorni con un ago. Da quei fori passava della polvere di carbone, in grado di segnare i contorni delle fi gure sulla parete o sulla tavola da dipingere. Il già citato Giovan Battista Armenini consigliava di forare il cartone insieme a un altro foglio non disegnato, che sarebbe poi servito per lo spolvero con la polvere di carbone. Questo accorgimento consentiva di mantenere pulito il primo cartone,
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salvaguardandone il disegno. Un altro procedimento che permetteva di tutelarlo era il ricalco a coltello. Nel caso dell’affresco, il pittore addossava il cartone sulla parete e lo calcava con un ferro appuntito, lasciando così sull’intonaco sottostante l’impronta delle fi gure che avrebbe affrescato. Diversa era l’operazione per i dipinti su tavola o tela: qui il rovescio del cartone era ricoperto di uno strato di polvere di carbone. In questo modo la pressione del coltello che calcava i contorni ne lasciava il segno sul supporto. Questi accorgimenti testimoniano la volontà di conservare i cartoni preparatori, spesso custodendoli nella bottega insieme a quelli tratti da opere fi nite, vale a dire con disegni realizzati in un secondo momento per mantenere la memoria di un lavoro fatto. Trasmessi dal maestro ai suoi allievi, questi cartoni venivano considerati un repertorio al quale attingere anche a distanza di anni. Uno strumento interno di lavoro, utile agli artisti ma per lo più trascurato dai collezionisti del tempo. La rarità dei cartoni giunti fi no ai nostri tempi dipende, quindi, oltre che da un naturale deperimento della carta, da questo sostanziale disinteresse del primo collezionismo. I cinquantanove esemplari cinquecenteschi della Pinacoteca Albertina sono per questa ragione di straordinario interesse, perché ci permettono di entrare in punta di piedi nelle botteghe del Cinquecento, scoprendo come avveniva la formazione artistica poco prima della nascita delle Accademie di Belle Arti. I cartoni dell’Albertina, datati in un arco di tempo che va dal primo Cinquecento all’inizio del Seicento, rivelano nella maggioranza dei casi una ben defi nita provenienza geografi ca e artistica, quella delle botteghe attive a Vercelli e in Valsesia nel corso del XVI secolo. Opera prevalentemente di Gaudenzio Ferrari, Bernardino Lanino, Gerolamo Giovenone e Giuseppe Giovenone il Giovane, sono la testimonianza che le loro botteghe lavoravano l’una accanto all’altra, con scambi continui che l’analisi dei cartoni contribuisce a chiarire. Un primo dato è la fedeltà alla maniera proposta da Gaudenzio Ferrari nel primo quarto del Cinquecento, riproposta con sorprendente continuità fi no alla fi ne del secolo. Sul ceppo gaudenziano si innestano anche infl uenze leonardesche che giungono dalla Lombardia e, alla fi ne del Cinquecento, gli apporti di maestri cremonesi. Lasciando a voci più autorevoli della mia il compito di studiare e descrivere questi confronti, vorrei terminare questo breve testo divulgativo con una curiosità che collega la storia dei cartoni alla nostra contemporaneità: fu la rivista inglese “Punch” a usare per la prima volta, nel 1843, il termine cartoon in riferimento ai suoi disegni satirici. Lo fece pubblicando la caricatura di cartoni proposti per un ciclo affreschi da eseguire nel Parlamento a Londra. Quel cartoon n° 1 diede inizio a un uso del termine che, partendo dai cartoni preparatori degli artisti, approda ai moderni cartoni animati, anch’essi testimonianza del fascino che, tutt’oggi, il disegno continua a esercitare su ciascuno di noi.
1. Bottega dei Giovenone (Gerolamo Giovenone e Bernardino Lanino?) Adorazione del Bambino 126 × 122 cm, inv. 330

2. Gerolamo Giovenone Madonna col Bambino e santi 110 × 120 cm, inv. 357
3. Gerolamo Giovenone Madonna col Bambino 103,6 × 52,4 cm, inv. 336
4. Gerolamo Giovenone San Gervasio 127,9 × 55,5 cm, inv. 339
5. Gerolamo Giovenone San Protasio 123,4 × 57,2 cm, inv. 321


6. Gerolamo Giovenone (?) San Giovanni evangelista 125,3 × 60 cm, inv. 349
7. Giovanni Battista Giovenone (?) Santa Dorotea presenta una devota 123,2 × 62,4 cm, inv. 351
8. Bottega di Gerolamo Giovenone e Bernardino Lanino San Giovanni Battista 126,8 × 58,4 cm, inv. 332
9. Bottega di Giuseppe Giovenone il Giovane Sant’Agostino 184 × 117 cm, inv. 356





10. Giuseppe Giovenone il Giovane Madonna col Bambino e santi 150 × 134 cm, inv. 354
11. Giuseppe Giovenone il Giovane Compianto su Cristo morto 174 × 142 cm, inv. 324


12. Giuseppe Giovenone il Giovane Madonna col Bambino in trono e due angeli 168 × 48 cm, inv. 353
13. Giuseppe Giovenone il Giovane Sant’Eusebio presenta un donatore assistito da san Giuseppe e da un angelo 168 × 58,5 cm, inv. 325

14. Giuseppe Giovenone il Giovane La Maddalena portata in cielo dagli angeli 189 × 129,5 cm, inv. 315
15. Giuseppe Giovenone il Giovane Madonna col Bambino tra i santi, arcangeli e due donatori 190 × 136 cm, inv. 316
16. Giuseppe Giovenone il Giovane Madonna col Bambino e i santi Pietro e Stefano che presentano due prelati 190 × 135 cm, inv. 310



17. Giuseppe Giovenone il Giovane Madonna col Bambino tra i santi Antonio Abate e Caterina 185 × 115 cm, inv. 355


18. Giuseppe Giovenone il Giovane Assunzione 228 × 160 cm, inv. 320
19. Giuseppe Giovenone il Giovane Andata al Calvario 231 × 163 cm, inv. 319

20. Giuseppe Giovenone il Giovane Annunciazione 108 × 102 cm, inv. 322
21. Giuseppe Giovenone il Giovane Madonna col Bambino tra i santi Battista e Caterina (?) 146 × 120 cm, inv. 358
22. Giuseppe Giovenone il Giovane Madonna col Bambino in trono 126 × 64 cm, inv. 352
23. Giuseppe Giovenone il Giovane San Michele Arcangelo 127 × 54 cm, inv. 334




24. Giuseppe Giovenone il Giovane Angeli recanti in gloria gli strumenti della Passione 80,5 × 125 cm, inv. 342
25. Giuseppe Giovenone il Giovane Resurrezione di Cristo e due santi vescovi 176 × 143,5 cm, inv. 326

26. Giuseppe Giovenone il Giovane Sant’Eusebio 118 × 54 cm, inv. 350
27. Giuseppe Giovenone il Giovane San Nicola da Bari 119 × 54 cm, inv. 350 bis


28. Bottega di Giuseppe Giovenone il Giovane Adorazione dei pastori 125 × 123 cm, inv. 303
29. Giuseppe Giovenone il Giovane Santa Margherita d’Antiochia davanti a Olibrio 65 × 68 cm, inv. 341

In copertina Gerolamo Giovenone (e Bernardino Lanino) Adorazione del Bambino con i santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova particolare tempera su tavola Collezione Banca Patrimoni Sella & C.
Silvana Editoriale
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Le riproduzioni, la stampa e la rilegatura sono state eseguite in Italia Stampato da Tipo Stampa S.r.l., Torino Finito di stampare nel mese di gennaio 2018
L’Adorazione del Bambino con i santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova, dopo più di 450 anni, tra molteplici vicissitudini legate al mondo delle committenze e del collezionismo privato, ritrova, grazie a un mecenatismo virtuoso, una sua destinazione pubblica: le meravigliose sale del Cinquecento del Museo Borgogna. Prima di giungere nella nuova sede, una tappa obbligatoria alla Pinacoteca Albertina che, pur non possedendo opere pittoriche di Giovenone, vanta dell’artista e della sua bottega un numero straordinario di cartoni preparatori. Documenti unici e preziosi per comprendere il linguaggio stilistico e l’evoluzione artistica del pittore che, grazie all’impegno profuso da Banca Patrimoni Sella & C., trovano spazio in questa pubblicazione, insieme a un ricco apparato critico e scientifi co.
Dettaglio dell’opera in rifl ettografi a infrarossa
