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Un Paese da costruire diversamente
INTERVISTA ESCLUSIVA AD ALBERTO TRUZZI, NUOVO PRESIDENTE DI ASSOBETON. LE IDEE, L’IMPEGNO E LE TESTIMONIANZE VIRTUOSE PER CAMBIARE L’ITALIA DEL COSTRUIRE. L’EREDITÀ E IL TESTIMONE DI IMPEGNO DELL’ASSOCIAZIONE CHE RIUNISCE IL VALORE DEL CALCESTRUZZO ITALIANO, PER IL FUTURO DI UN’ECONOMIA CHE METTE AL CENTRO IL TERRITORIO
Un nuovo presidente e un testimone da portare avanti, sulla strada della resistenza e della rinascita. Il presidente è Alberto Truzzi, amministratore unico di Truzzi Spa, eccellenza industriale nel settore della prefabbricazione, e il testimone raccolto - dal predecessore Giorgio Ferrarini - è quello di ASSOBETON, associazione nazionale di categoria dei produttori di manufatti prefabbricati in calcestruzzo. La resistenza e la rinascita menzionate non saranno fiamme d’impeto facili da alimentare, in questi tempi particolarmente grami, ma Alberto Truzzi - classe 1960 con l’imprinting di entusiasmo e ottimismo irriducibili dei baby boomer di razza - ha intenzione di soffiare sul fuoco del merito industriale dove la “distintiva appartenenza ad ASSOBETON, quale valore di eccellenza, di serietà, di aderenza alle regole, di conoscenza all’avanguardia” (e oggi di “frontiera della sostenibilità”) può diventare, per tutti gli associati, condotti da una guida maestra, propulsione decisiva di un movimento unitario e congiunto per la crescita del comparto. Alberto Truzzi, in effetti, sembra proprio la figura ideale per affrontare i temi e le sfide del comparto, nei prossimi anni, anche grazie all’eccellente curriculum nell’ambito di Confindustria (oltre un ventennio di impegno per il territorio mantovano, vicepresidente di Confindustria Mantova con delega alle Relazioni Industriali e poi presidente dell’associazione provinciale dal 2010 al 1014) e all’assiduità nel ricercare un franco approccio istituzionale per sciogliere i molti nodi ancora inevasi. “Sinergie e collaborazioni virtuose”, auspica il neopresidente Truzzi e le sue parole sembrano un monito, più che una constatazione, a beneficio di aziende che devono riuscire a mantenere un ruolo rigenerante per il comparto e per i territori industriali nei quali sono insediate, con precise responsabilità economiche e sociali. Alberto Truzzi ci ha rilasciato una preziosa intervista, a pochi giorni dalla sua nomina a capo di ASSOBETON e noi di Concrete News abbiamo approfittato della prestigiosa occasione per delineare con il neopresidente alcuni punti cardine del suo operato futuro.
Ingegner Truzzi, il suo investimento alla presenza di Assobeton avviene in un momento particolarmente complesso per l’economia internazionale e per il settore del calcestruzzo in particolare. Quale contesto si trova ad affrontare l’impegno associativo, in questa particolare contingenza storica?
Il problema principe che affligge attualmente il nostro settore, nel dopo pandemia e ora anche a causa della terribile
guerra in Ucraina, è quello dei prezzi delle materie prime e dei semilavorati, oltre alla scarsa reperibilità delle stesse risorse. Questo punto critico produce il rischio, a livello di opere statali da intraprendere, che si verifichino bandi pubblici deserti e inevasi; questo è quello che potrebbe verificarsi proprio a causa dell’inadeguatezza e, in prospettiva, dell’insostenibilità delle stesse proposte economiche contenute nei bandi pubblici. La variabilità al raddoppio dei prezzi delle materie prime si scontra con le quote delle aste, fissate in modo stolido e inadeguato una volta per tutte. Il governo ha cercato di trovare una soluzione al problema, ma i provvedimenti adottati rimangono insufficienti, con una situazione aggravata, per di più, dal vertiginoso aumento dei prezzi che concernono fattori di produzione, trasporti ed energia.
Le aziende della prefabbricazione in calcestruzzo in effetti hanno lanciato un grave allarme sull’impossibilità di assorbire ulteriormente le problematiche della situazione attuale, aggravata dallo scoppio della guerra in Ucraina.
Nell’immediato futuro, l’esecuzione degli appalti sarà possibile soltanto se si adegueranno i prezzi finali ai costi effettivamente sostenuti all’atto della produzione e dell’esecuzione delle opere. Va implementato, inoltre, un sistema di controlli sui fenomeni speculativi che possono verificarsi lungo la filiera di approvvigionamento. Fenomeni, va ribadito, che potrebbero avere un impatto devastante sulla sostenibilità del mercato.
Tutto questo sta accadendo in un momento che dovrebbe essere di sprone e rinascita al settore. Non ritiene che il governo abbia compiuto uno sforzo notevole, per il rilancio delle costruzioni?
Il fiume di risorse del PNRR, da tradurre in investimenti nel giro di pochi anni, si scontra con la carenza strutturale di dotazione tecnica interna e di personale che riguarda imprese appaltatrici e subappaltatrici. Anche la sovreccitazione causata dal bonus 110% - a nostro parere eccessivo e fuorviante, per molti aspetti - produce l’effetto di drogare il mercato e di creare una carenza di materie prime, a fronte di un aumento dei prezzi inconsulto. Ci sono troppe discrepanze tra le aspettative e la realtà dei fatti. Prendiamo il caso dei trasporti. La mancanza di un censimento dei ponti in Italia e del loro stato strutturale, va a penalizzare anche le esigenze di trasferimento su strade e autostrade dei nostri manufatti. I nostri trasporti eccezionali, in virtù della lunghezza degli elementi trasportabili, presentano punti di carico molto separati tra loro, anche di 25-30 metri, con effetti statici minori sulle infrastrutture sospese. Il limite cautelativo da 108 a 86 tonnellate di carico massimo sui ponti, per noi si traduce in costi e problematiche supplementari non giustificabili da istanze di sicurezza malintese e perseguite in modo non serio. Altro punto, l’approccio dei CAM sulla sostenibilità. Sono da rivedere integralmente. L’insistenza della normativa sui materiali riciclati, che presentano resistenze inferiori, con cementi di miscela che contengono una bassa quantità di clinker, portano all’ottenimento di calcestruzzi con resistenze inferiori. Resistenze inferiori che portano ad aumentare le sezioni, con getti più massivi che comportano un maggiore spreco di risorse. Ecco, questo è il concetto tutto ideologico di una decarbonizzazione che produce l’effetto contrario, a scapito di un approccio serio, che dev’essere necessariamente più complesso e articolato.
Assobeton segue, con le proprie aziende associate, questa complessità?
Indubbiamente. La ricerca e lo sviluppo producono tutele certe anche sotto il profilo ambientale, che vengono seguite puntualmente dai nostri associati. Tutele che si estendono all’intero ciclo produttivo e alle politiche del lavoro. Altre imprese che non fanno parte di Assobeton, magari seguono altre logiche e altre modalità produttive e contrattuali; magari fanno riferimento a paesi dove i contratti di manodopera comportano costi inferiori, secondo condizioni borderline che, a mio giudizio, dovrebbero allarmare anche il committente. L’attività di Assobeton è molto attenta all’evoluzione delle normative, con l’intento, sempre, di ottimizzarne l’applicazione. Le modalità di controllo pubblico, su base nazionale, si rivelano piuttosto blande, in molti casi, ad esempio riguardo ai coefficienti di sicurezza, alle metodologie di calcolo sismico dei prodotti. Nell’ambito della coibentazione, poi, sui calcoli di resistenza termica dei manufatti (con implicazioni che non riguardano la sicurezza ma il consumo energetico), sulla resistenza ignifuga e su altre dinamiche, Assobeton pone il massimo grado di attenzione. Tornando al tema della sostenibilità, la nostra associazione sta attuando percorsi metodologici corretti per valutare gli EPD, le dichiarazioni ambientali di prodotto, e i Life Cycle Assessment relativi alla vita complessiva degli edifici, nella prospettiva di migliorarne l’applicabilità al mondo delle costruzioni.
Un’attività formativa che è sempre stata al centro delle vostre attività.
Certo, è un aspetto fondamentale della nostra vita associativa. Vogliamo puntare molto anche sulla formazione interna, a beneficio sempre delle aziende che aderiscono ad Assobeton e in correlazione con istituti universitari, enti di ricerca e altri soggetti coerenti con le nostre istanze tecnologiche e professionali. Inoltre, tra le nostre attività, va annoverato il servizio di rilevazione dell’andamento di costo delle materie prime dei semilavorati, con l’aggiornamento di un indice di prefabbricazione che riporta l’andamento del prezzo nel corso tempo, in relazione alle forniture. Si tratta di uno strumento importante nel rapporto cliente-fornitore, in funzione di una gestione seria e puntuale dell’evoluzione dei costi - che non può e non deve essere sostenuta esclusivamente dal prefabbricatore, a erosione di un margine utile sempre più risicato.
L’eccellenza della prefabbricazione italiana è un biglietto da visita anche per i mercati internazionali?
Si tratta purtroppo di un tasto dolente, quello della mancata affermazione della prefabbricazione italiana all’estero, in forma diretta. Nonostante una chiara posizione di leadership sul fronte delle tecnologie e dei processi produttivi, a livello europeo e mondiale, le nostre aziende non riescono a imporsi in ambito internazionale, a causa di tradizioni consolidate e di lobby nazionali che lasciano poco spazio alla concorrenza, insieme a un approccio differente su metodologie e normative di calcolo. Al contrario, i nostri progettisti, ad esempio, hanno influenzato notevolmente le metodologie di produzione in alcuni mercati come la Spagna e l’India.
L’Italia è fragile e il settore della prefabbricazione può fare molto, soprattutto nell’adeguamento in senso antisismico del territorio antropizzato.
La prefabbricazione, nella realizzazione di nuove opere antisismiche, non ha nulla da invidiare, in quanto a efficacia, alle altre metodologie strutturali correnti come i getti massivi, i getti in opera e le altre soluzioni che vanno per la maggiore. Il nostro presidio delle normative è altrettanto rigoroso, in tutti i casi contemplati. Riguardo all’adeguamento sismico, le opportunità offerte dalla prefabbricazione sono ancora più importanti rispetto agli standard più consolidati, dal momento che il prefabbricato è costituito da elementi separati che consentono la sistemazione e adeguamento del singolo elemento in modo da rendere l’insieme strutturale sismoresistente. La conoscenza strutturale del prefabbricatore e la diagnostica del fabbricato portano alla realizzazione di interventi efficaci e puntuali, senza ricorrere a metodologie di intervento troppo invasive, nell’ottica delle necessità di vita del fabbricato e di un efficace contenimento dei costi.
Alberto Truzzi
Dall’antisismica al soccorso idrogeologico, contro il dissesto del territorio italiano, il passo è breve.
Sotto il profilo del contenimento idrogeologico, anche qui la prefabbricazione ha
fatto passi da gigante. Parliamo della realizzazione di muri contro terra e dei nuovi sistemi di fondazione, palificazione e consolidamento. La realizzazione off-site delle strutture e l’assemblaggio successivo in cantiere è un modus operandi che influisce molto sulla qualità finale dell’opera stessa, in virtù del livello di controllo molto maggiore intrinseco nella produzione all’interno dello stabilimento. Senza contare il contenimento di costi, dei tempi realizzativi e del contenimento dei rischi relativi alla sicurezza in cantiere. La prefabbricazione è uno snodo risolutivo per ritrovare una via diversa e più sostenibile alla rinascita profonda dei territori. E, certo, per ricostruire un Paese che ne ha un bisogno urgente e indifferibile.
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