Indiscreto numero zero

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Direttore Stefano Olivari Numero 1 – gennaio 2014

INDISCRETO Mensile di sport e cultura pop

In questo numero: Oscar Eleni, Roberto Gotta, Glezos, Dominique Antognoni, Paolo Morati, Franco Casalini.


NELLE MANI DI SEFOLOSHA, di Stefano Olivari La stagione NBA sta per iniziare e gli Oklahoma City Thunder di Kevin Durant sono sempre fra i favoriti insieme ai campioni in carica di Miami. Ma per fare l’ultimo passo c’è bisogno di qualcosa in più dai giocatori ‘normali’… La NBA riparte martedì prossimo e molti segnali dicono che nemmeno questa stagione sarà quella buona per gli Oklahoma City Thunder di Thabo Sefolosha e soprattutto di Kevin Durant. Se LeBron James si è tolto negli ultimi due anni dalla spalla la scimmia del grande perdente, adesso toccherebbe al meno mediatico KD, che però si ritrova leader di una squadra forse con un grande avvenire dietro le spalle. Nell’estate 2012 è stato lasciato partire Harden per motivi contrattuali, in modo da tenersi le mani più libere per il futuro, ma questa libertà non è servita. Ci si è messa anche la sfortuna, perché il secondo violino Russell Westbrook sarà pronto solo sotto Natale. Il suo infortunio nel primo turno degli scorsi playoff, contro gli Houston Rockets, con stagione finita lì (per Westbrook, perché la squadra quel turno l’avrebbe passato prima di sbattere sui Grizzlies), rischia di essere ricordato per sempre dai Thunder. E la sua operazione al menisco di qualche settimana fa sta facendo venire cattivi pensieri un


po’ a tutto l’ambiente. Nel precampionato buoni segnali sono arrivati dal rookie André Roberson, diventato un protetto di Durant, mentre Sefolosha (del quale Roberson ambisce a prendere il posto) ha finora fatto poco più del suo. Con la partenza di Kevin Martin e il punto interrogativo di Westbrook i Thunder chiedono al ventinovenne di Vevey molto di più dal punto di vista offensivo, oltre alla solita gran difesa. Il quintetto base, completato dai lunghi Ibaka e Perkins, è assolutamente da titolo è il contorno che sembra avere perso qualche colpo. Ma se Westbrook guarisse bene, se si alzassero le percentuali di tiro di Thabo e Ibaka, se l’allenatore Brooks facesse scelte più creative (il Durant da ‘quattro’ si è visto troppo poco), se Lamb desse concretezza ad almeno metà del suo talento… troppi se. Nell’Ovest dei Thunder la concorrenza è sempre durissima. A partire dagli eterni Spurs di Duncan, Ginobili e di un Tony Parker caricato dall’oro europeo con la Francia: coach Popovich spera in un ulteriore salto di qualità di Leonard, vera rivelazione a livello playoff. Piacciono molto i Golden State Warriors dopo l’ingaggio di Iguodala: squadra con una grandissima coppia di guardie (Klay Thompson ma soprattutto Stephen Curry), più Harrison Barnes e lunghi dal rendimento costante come Lee e e Bogut. Sembra arrivata l’ora dei Los Angeles Clippers, che a Chris Paul e Blake Griffin hanno finalmente dato un grande allenatore: Doc Rivers, che ha lasciato i Celtics in ricostruzione per accasarsi in una squadra sulla carta da titolo. Leggermente inferiori i Rockets, dove è andato Dwight Howard che con i Lakers ha ballato una sola stagione: lui e Harden hanno status e ingaggio da superstelle, ma forse sono solo supergregari. I Grizzlies di Marc Gasol e Zach Randolph hanno cambiato di fatto solo il coach (fuori Hollins, dentro Joerger), il resto è contorno. Lakers compresi, anche se un ritorno in campo in condizioni accettabili di un Kobe Bryant ormai 35enne potrebbe rendere accettabile un anno di transizione in vista dell’estate 2014. Quando LeBron James e Carmelo Anthony avranno la facoltà di liberarsi dei contratti con Heat e Knicks… A Est tutti gli occhi saranno proprio sui due gioielli, insieme a Wade, del draft 2003 (sembra ieri…). James vuole il terzo anello consecutivo e i suoi Heat sono pieni di certezze, a partire dal solito trio LBJ-­‐Wade-­‐


Bosh, ma anche di scommesse interessanti come il talento finora sprecato di Michael Beasley (per lui un ritorno) e Greg Oden, prima scelta 2007 (davanti a Durant, per dire) e inattivo da quasi 4 anni per problemi alle ginocchia. A New York un titolo manca dal 1973 (1976, considerando i Nets della defunta ABA) e sarebbe un ottimo tonico per la Lega proprio nella stagione in cui il commissioner David Stern si autopensionerà dopo 30 anni di ottimo lavoro. I Knicks hanno aggiunto un lungo tiratore come Andrea Bargnani e un uomo squadra sui generis come Ron Artest a una struttura già buona. I rivali sono gli Heat ma più che altro i concittadini Nets, che da Brooklyn hanno lanciato la sfida ai massimi livelli con una squadra da ‘ora o mai più’. L’arrivo di Pierce e Garnett da Boston significa questo, per un gruppo che Deron Williams proverà a trascinare in alto con l’incognita allenatore: Jason Kidd è stato un mito, ma in panchina è un esordiente assoluto. I Chicago Bulls sono strettamente legati a Derrick Rose, dopo l’anno intero saltato per infortunio, al punto di avere di fatto rinunciato a fare mercato. A Est il futuro sembra dei Cavs di Kyrie Irving, della prima scelta assoluta Anthony Bennett e della scommessa Bynum. Diciamo futuro perché la proissima estate, dopo le polemiche feroci seguite alla ‘Decision’ del 2010, a Cleveland potrebbe tornare LeBron James. Per riprendere (a casa sua, oltretutto) un discorso interrotto. Twitter @StefanoOlivari


NON SARA’ LA NOSTALGIA, di Paolo Morati Sandro Giacobbe è una delle chiavi di ricerca più gettonate su Indiscreto. Cosa che ci rende orgogliosi, considerandolo uno dei grandi della musica melodica italiana, anche se per le ormai ben note ragioni anagrafiche abbiamo iniziato ad apprezzarlo solo dai tempi di Notte senza di te del 1980 e soprattutto di Sarà la nostalgia, brano cult del 1982. Ricordando anche un altro suo motivo che ci è sempre piaciuto particolarmente, ossia Primavera, presentato al Festival di Sanremo del 1983. Cantautore nel più vero e puro senso della parola, di chi scrive le canzoni che canta, l’artista genovese ha avuto in realtà i suoi primi successi nel decennio precedente, soprattutto grazie a brani come Signora mia, Il giardino proibito e Gli occhi di tua madre. Oltre che musicista Giacobbe – fresco del nuovo album Insieme noi – è però anche uno sportivo, avendo ricoperto per diverse stagioni il ruolo di difensore della Nazionale Cantanti – della quale è tra i fondatori – per poi diventarne allenatore. Selezione, quella delle ‘ugole’ italiane, che ha incluso negli anni anche ottimi piedi (ci ripromettiamo un articolo tecnico sul tema). Di recente lo abbiamo intervistato, stilando le domande a quattro mani con il Direttore, anche lui suo grande appassionato, per fare il punto della situazione e toglierci qualche curiosità. Tutta Italia ha iniziato a conoscere Sandro Giacobbe con Signora Mia, nel 1974, ma lei faceva musica già da anni. Il successo è arrivato a tappe o è stato improvviso? Cosa ricorda di quei primi anni di gavetta e quanto oggi manca quest’ultima nella formazione dei nuovi cantanti? Prima del ’74 e del successo con Signora mia, avevo alle spalle già alcuni anni di ‘gavetta’, era definita così la formazione musicale che si faceva nei locali da ballo cantando con varie formazioni di musicisti. Era anche un modo di crearsi un bagaglio musicale attraverso il repertorio che si cantava di altri artisti. Oggi, tutto questo non c’è più, esistono altre formazioni musicali dettate dai ‘talent’. Il successo è arrivato dopo la mia prima apparizione in tv dove ho presentato Signora Mia nel programma Adesso Musica, da quel momento arrivarono decine di migliaia di richieste giornaliere del 45 giri fino a venderne in un anno circa 750.000. Lei si è sempre definito un cantautore, ma per quel poco che abbiamo potuto vedere non ha mai fatto parte del giro giusto. Pensa di essere stato sottovalutato e quanto il termine cantautore (ossia autore delle proprie canzoni) negli anni è stato in realtà distorto a favore di un certo tipo di proposta ‘colta’ o impegnata? Io mi sono sempre definito “cantautore” perché fin dalla mia prima canzone ad oggi ho sempre composto i miei brani della parte musicale o del testo o di entrambi, quindi credo di


averne il diritto e poco mi importa se non faccio parte del ‘giro giusto’. Se per giro giusto si intende Paoli, Lauzi ed altri della scuola genovese allora non sono del giro giusto!Fortunatamente anche anagraficamente non vi appartengo. Sandro Giacobbe ha anche successo all’estero, in particolare in Sudamerica. Come mai certi cantanti, che pure in Italia hanno grande seguito (esempi: Vasco Rossi, Ligabue) oltreconfine praticamente non esistono? Quale pensa sia la ricetta che permette a un musicista italiano e alle sue canzoni di varcare i confini nazionali? Io credo che avere successo all’estero dipenda molto dalle melodie e dai testi che tradotti, non perdano la loro identità originale, cosa molto più difficile per Ligabue, Rossi o De Gregori che basano soprattutto sui testi i loro brani, probabilmente meno traducibili. Lo stesso Lucio Battisti che ha fatto in Italia 50 grandi successi, in Spagna era appena conosciuto per Il mio canto libero. Su Indiscreto parliamo anche molto di sport. Lei è un grande appassionato di calcio, tifoso del Genoa e con una grande carriera nella Nazionale Cantanti dove ha ricoperto il ruolo di difensore centrale. Ci è stato riferito che una volta un giornalista le ruppe la tibia nel corso di un partita. Può confermare tale episodio e, nel caso, ce lo può raccontare? Relativamente alla Nazionale Cantanti, quali sono oggi i punti di forza della formazione tra ‘nomi storici’ e ‘nuove leve’ e quanto spazio viene dato a queste ultime? Si, sono socio fondatore della Nazionale Cantanti e dopo circa 370 partite giocate, da una decina di anni allenatore. Purtroppo nel corso di questi 30 anni gli infortuni, anche se si gioca per Solidarietà avvengono, e io ne ho subiti parecchi. Ultimo ed il più grave, tre anni fa vicino Lucca, giocammo contro una formazione di ragazzi ex leucemici e uno di questi, a partita praticamente già finita e con il risultato di 3-1 per loro, mi è entrato malissimo sul piede destro ed ho riportato una frattura scomposta al malleolo e rottura di tutti i legamenti. Risultato: intervento e sei mesi di riabilitazione. Purtroppo succede anche questo. Degli storici i nomi rimasti in Nazionale sono pochi: Ruggeri, Barbarossa, Belli e Vallesi. Ci affidiamo anche noi di anno in anno a giovani emergenti da Sanremo o dai talent, e, nelle partite del Cuore a personaggi dello Spettacolo o Calciatori professionisti e di grande personalità. Il mio modulo preferito è il 3-5-2 anche se difficile da attuare con una squadra di non calciatori professionisti, noi però ci proviamo. Il mio idolo di sempre è Pelè, anche se da qualche anno Messi è entrato al numero 1…… nel Genoa invece il mio preferito era Signorini. Tornando alla musica, non si è mai sentito ingabbiato in un genere, o in un personaggio? In questo senso ha dei rimpianti? Nessuno mi ha imposto di cantare un genere, ho sempre scritto e cantato quello che sentivo


e che mi emozionava. Per il resto, non ho mai valutato la musica classificandola di serie A o serie B a secondo del genere, ho sempre cercato di fare buona musica, il giudizio dei falsi critici non mi hai interessato. Se potessimo immaginare il successo per quello che hanno fatto molti artisti in questi ultimi 40 anni come me, e paragonarlo a degli iceberg, quelli che spuntano dall’acqua sarebbero ben pochi, quanti possono vantarsi di avere scritto e portato al successo in Italia ed all’Estero 6 o 7 grandi successi? Le sue grandi hit, da Gli occhi di tua madre a Sarà la nostalgia, sono richiestissime ancora oggi. Avere avuto troppo successo negli anni Settanta e Ottanta ha penalizzato le canzoni scritte dopo? Ci può raccontare qualcosa in più della sua produzione recente? Non mi sono mai sentito penalizzato dal mio passato musicale, anzi, stimolato a fare sempre meglio. Canzoni come Sei musica uscita due anni fa, o i 10 inediti che fanno parte di questo mio CD doppio uscito in questi giorni, ne sono la testimonianza. L’Antoniano di Bologna ha scelto Insieme noi, per il testo ricco di speranza in un mondo, oramai sempre più malvagio e arido di valori morali, per festeggiare con questo inno i 50 anni del Piccolo Coro . In Primavera lei canta “Il mondo gira sempre intorno a se mischiando insieme il bene e il male che c’è”. Qual è la sua filosofia di vita e come si è evoluta eventualmente nel tempo? La mia filosofia di vita è molto semplice, cerco di rimanere ancorato ai valori morali imparati dai miei genitori e trasmessi ai miei figli. A volte con successo altre con qualche fallimento, ma sempre a testa alta. Cosa pensa dell’industria discografica italiana attuale? È davvero morta o manca la qualità delle proposte? Tra le nuove voci chi è che potrebbe essere il nuovo Sandro Giacobbe? Quale industria discografica, quella legata ai talent? Oggi esistono solo delle produzioni discografiche e molte di queste, realizzate da ‘indipendenti’ come me. Non riesco a individuare un nuovo Sandro Giacobbe, perché i nuovi durano talmente poco che potrebbero essere la fortuna per certi programmi come Meteore. Quale cantante italiano invidia, se ce n’è uno che invidia, e quali sono stati i suoi modelli, se ne ha avuti? Fortunatamente non conosco il significato della parola invidia, credo che il successo di ognuno non arrivi per caso, e che dietro ci sia sempre un lavoro di ricerca e professionalità. Una curiosità, visto che conosciamo il Giacobbe cantante ma non sappiamo nulla del suo privato. Su Indiscreto arrivano molti da Google digitando ‘Moglie di Sandro Giacobbe’. Domanda: chi è la moglie di Sandro Giacobbe e secondo lei perché genera tanto interesse? Il Giacobbe della Bibbia ha avuto parecchie mogli, io una, dalla quale sono


divorziato da parecchi anni. Mi ha regalato la gioia di diventare papà di due stupendi ragazzi che sono tutta la mia vita. Da quattro anni vivo con Marina, mia compagna nella vita e cantautrice, con lei ho riscoperto la gioia di un bellissimo rapporto sentimentale e professionale. La gente ama sapere cosa succede nelle case altrui e, ancor di più in casa dei Vip, basta vedere quanti settimanali riempiono le edicole con i loro fatti privati e, purtroppo, quanta gente c’è che li compra. Se Sandro Giacobbe avesse vent’anni oggi, vorrebbe fare il cantante? Io mi sono da sempre considerato una persona fortunata, sono riuscito a realizzare i miei sogni e poi ho messo a disposizione degli altri quello potevo dare, dai sentimenti e le emozioni nelle canzoni e nei concerti live, alle tantissime ospitate che faccio di mia volontà, regalando alle persone meno fortunate nella vita recandomi in ospedali, centri per anziani, centri sociali o carceri minorili per passare un po’ di tempo con loro sollevandoli dai tanti problemi quotidiani che incontrano. Nessun riflettore e nessun giornale, solo la gioia di un piccolo dono. Ecco perché se tornassi ai miei vent’anni rifarei il cantautore, ma solo ripartendo dal 1971!


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