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La redazione

non ha nĂŠ un capo nĂŠ una coda, solo interiora: Andrea Masotti, piloro Valeria Bigardi, poplite Carlo Pigozzi, pleura Riccardo Costi, melena Manuel Gozzi, lingua Michele Barbolini, duodeno Camilla Pepe, mignolo Riccardo Artoni, milza Filippo Milani, prepuzio

Spingitori di redattori Marco Polimeni Daniel Heller-Roazen Matteo Modena RIccardo Bernori Bartolomeo Eustachi

Cesellatori

Valeria Bigardi - copertina e pp. 2, 4, 14, 15, 19 Marco Della Fonte - pp. 7, 12, 20 Michele Barbolini - p. 13 Camilla Pepe - p. 18

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Due simboli


Indice 02 Filippo Milani - Been Bin 03 Andrea Masotti - Inaccettabile qualsiasi ironia 04 Andrea Masotti - Salve a tutti 06 Claudio Maneclo - Assistenza medica 06 Riccardo Costi - Report 7B 08 Carlo Michele Pigozzi - L’altro genitore 09 Carlo Michele Pigozzi - Il mio cane la notte di Pasqua 10 Roberto Bolano e Matteo Modena - Ischemia 12 Marco Polimeni - Paperopoli mon amour 16 Andrea Masotti - Gogol’ illusion 17 Riccardo Artoni - Riguardo colposo 19 Camilla Pepe - Conversazione geopolitica di quartiere


[ Been Bin ] di Filippo Milani Avevo dovuto anche imparare a tingermi la barba di nero con le fialette, perché mi avevano detto che sale e pepe non andava più bene, dovevo sembrare più giovane e in forma, come loro. Erano dieci anni che non li vedevo, pensavo addirittura che si fossero dimenticati di me. L'ultima volta mi avevano detto di scappare in montagna e di non farmi più vedere. E così ho fatto, anche se in verità a me la montagna non piace nemmeno, perché è così fastidioso camminare coi sandali sulle rocce. Loro, per fortuna, sono così bravi a confondere le acque: per un certo periodo c'era in giro così tanta gente con la mia faccia, che persino i miei figli mi prendevano in giro: abbiamo più padri che madri! Io ero contento di confondermi, non è facile essere me stesso tutti i giorni dell'anno. Poi finalmente mi hanno comprato un villa per stare più comodo; quando l'ho vista ho pensato che gli era costata un occhio della testa, ma loro amano sempre fare le cose in grande. Mi avevano detto di non aprire mai la porta agli sconosciuti, e io ho sempre rispettato questo consiglio, anche perché non mi andava di disobbedire ancora. Ma quelli li conoscevo, non potevo lasciarli fuori di casa. Così quando li ho visti ho pensato solo che erano tornati per farmela pagare (la villa intendo). Allora ho aperto la porta e loro hanno fatto le solite battute, agli americani piace fare le solite battute. Io speravo di cavarmela presto, perché ero stato interrotto proprio sul più bello: avevo appena scoperto un livello segreto di Prince of Persia 3D, modestamente sono abbastanza bravo coi videogiochi! Poi però mi hanno puntato una pistola alla testa, come succede solo nei loro film, e non sono riuscito nemmeno a dire niente. Non è stato facile essere me stesso fino ad oggi, ma ormai nemmeno le fotografie mi potranno far sembrare più giovane e in forma di quello che sono. 2



Salve a tutti, sono Lele Mora. Ringrazio il Traghetto Mangiamerda per il coraggio che dimostra nell’ospitare queste mie tumide parole. Rimango allibito ogni alba, vado a letto a bocca aperta ogni sera, e durante il giorno mi stupisco spesso. Leggo Kierkegaard, e giusto ieri ad un certo punto della mia crescita ero su questa frase: “Si può fingere la disperazione o si può fingere scambiando la disperazione, che è una determinazione dello spirito, con vari stati transitori di depressione, di laceramento, che poi possano portare l’uomo alla disperazione.” Precisamente alla parola “transitori” è arrivato un fragore dal soggiorno. Era Matteo, il mio povero padre di vetro. Salve a tutti, sono Lele Mora, non so dove mi trovo, c’è buio, ho paura.


[ Salve a tutti ] di Andrea Masotti Salve a tutti, sono Rubi Rubacuori, nipote di Giorgio Napolitano, ultimamente sotto i riflettori della ribalta per le storie dei rifiuti napoletani che insomma saprete. Ringrazio i ragazzi del Traghetto Mangiamerda per tutto quello che stanno facendo per me, per quelle come me, e per quelle come quelle come me, e approfitto dello spazio concessomi per raccontarvi un salace aneddoto. Era il 16 Ottobre 2001, avevo otto anni e stavo strappando le zampe al gatto. Entrava dalle persiane un sole obliquo e freddo, i bicchieri sul tavolo parevano come in attesa, il ronzio del frigo percorreva tutta la cucina, il tappetino rosso giaceva ai piedi del lavabo, dal rubinetto non cadeva una goccia, intraducibili odori, persistenti ticchettii, minuto crepuscolo. Scusate un attimo.

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REPORT 7B

[ Assistenza medica ] di Claudio Maneclo Giuseppe apre gli occhi: sopra di lui due grossi uomini in tuta da cantiere cercano di bucargli la testa con un grosso trapano. Il rumore è assordante, schizzi di sangue e frammenti di scatola cranica imbrattano le lenzuola. Giuseppe richiude gli occhi, si sfrega la fronte e si tira su con un gemito. “Sentite ragazzi.. Ho già un mal di testa trapanante. L’immagine metaforica l’avete data.. Ora se volete essere così gentili..” Si guardano. Sbuffano. Raccolgono gli attrezzi e si allontanano borbottando tra loro. “..e l’architetto ti dice una cosa, e l’ingegnere un’altra, e il geometra un’altra ancora..” Giuseppe si specchia: faccia orribile. Si sciacqua: Faccia orribile umida. Si rimette i vestiti del giorno prima, cravatta a parte, e esce senza farsi la barba. -Un succo è proprio quello che ci vuole- pensa “No. È una doccia che ti serve, sporco albanese” Dice un naziskin mentre altri quattro lo accerchiano. 6


“Io sono italiano..” suggerisce Giuseppe Antogànista. “Gli italiani sono gente pulita” Risponde il capo. “E affetta da calvizie..” Constata Giuseppe, e viene pestato di brutto. Riapre gli occhi, vista annebbiata, e vede che i due manovali di prima armeggiano con delle viti tra le sue costole. “..Passami l’avvitatore e un giunto” Giuseppe si tocca le costole, fa un gemito e dice: “Ragazzi non è rotta.. Non per sembrare insistente o scortese però..” I due si guardano. Sbuffano. Raccolgono gli attrezzi e se ne vanno lamentandosi. “..Adesso andiamo dal capo cantiere e finché non ci dà l’ok lui non facciamo più un tubo” Giuseppe ritorna a casa. Senza succo. Apre la porta e trova la sua fidanzata, solare e sorridente, ad accoglierlo. Senza pensare neanche un secondo a minimizzare, si butta piangendo tra le sue braccia. La ragazza lo soccorre e lo assiste. Lo cura. Lo accarezza. Giuseppe passa a letto altri due giorni così, con la sua fidanzata che amorevolmente lo accudisce e lo coccola. È molto piacevole. Giuseppe si butterà volontariamente giù dalle scale dopo due settimane, per ricevere lo stesso trattamento. Funzionerà. Ogni terzo martedì del mese si autolesionerà e passerà a letto almeno cinque giorni, per i successivi tredici mesi. Al quattordicesimo, la sua fidanzata mangerà la foglia e lo farà ricoverare in ospedale, dalle suore. Quando aprirà gli occhi, vedrà due grossi tizi in tuta bianca e sporca armeggiargli con una spatola sul naso. “..Passami altro stucco” Giuseppe, un po’ spaventato, dirà sorridendo: “Ragazzi non ce n’è bisogno.. Sto già molto meglio, quasi quasi me ne andrei a casa..” I due si guarderanno. Non sbufferanno. Uno dei due griderà forte, rivolto alla porta “Maighetti!! Capo cantèr de l’osti! Cosa facciamo qui??” Sulla porta apparirà una suora coi baffi. “ Andate avanti”

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[ L’altro genitore ] di Carlo Michele Pigozzi

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[ Il mio cane la notte di Pasqua ] di Anonimo Pigozzi

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[ Ischemia ] di Roberto Bola単o e Matteo Modena

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[ Paperopoli mon amour ] di Marco Polimeni Posso parlare?

Pirotecnica parabola la mia.

Punzecchiatore putrido, in pace poso. Prova pure ad opporti, oppure parla.

Prendi Pier Paolo Pasolini, PPP: parla, parla, parla Andreotti, Fanfani, Rumor, e almeno una dozzina di altri potenti democristiani, dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati. E quivi accusati di una quantità sterminata di

reati: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, collaborazione con la Cia, uso illegale di enti

come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di colpirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell'Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani, responsabilità dell'esplosione

"selvaggia" della cultura di massa e dei mass-media, corresponsabilità della stupidità delittuosa della televisione.

Senza un simile processo penale, è inutile sperare che ci sia qualcosa da fare per il nostro

paese. È chiaro infatti che la rispettabilità di alcuni democristiani (Moro, Zaccagnini) o la moralità dei comunisti non servono a nulla.

Le ruote d'una macchina non cominciano per P. Però, purtroppo, uccidono.

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Del dialogo con la morte ricordo solo una cosa. - Disse - Saliti sul tramvai, non resta che aspettare la fermata già prenotata da un tipo invisibile ma in realtà prossimo al nanismo. In quel tempo, nel tragitto - gnam! - madre Guglielmo uscì con la spuma ancora nel bacile e un maglione a enigmi per riguardarsi. Al buffet della stazione chiese carta e penna al banco e gravò sul foglio due tratti membro a membro. Poi, scosso, tagliò per primo il risguardo del pantalone, ma non guadagnò per questo l'attenzione del circolo. Nel tempo che restava incontrò una vecchia zia che assicurò un passaggio su una rete con diffusione perineale, ponendo a garante un aforisma doloso:

di tutti i tragitti, sui muri scorgerai SCEMO CHI LEGGE. S'accorse, il vile Igelmo, di portare ancora in tasca il rasoio della mattina. Senza rumore salutò la vaiassa e si portò all'ambasciata delle auto pubbliche, dove poi vide - riflessa nello specchietto del primo autoarticolato - una scintilla della sfacciata contemporaneità.

[ Riguardo colposo ] di Riccardo Artoni

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