il ponte 2014 n. 02 marzo

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I nostri SOLDI a cura di Azimut Consulenza Sim

Imprese e banche, quando il credito non arriva Continua ad essere il Credit Crunch (letteralmente “morsa del credito”) il problema più spinoso per le Pmi italiane. Gli istituti di credito non stanno dando segni di apertura alle imprese, soprattutto nel caso delle Pmi che, a differenza di realtà aziendali più grandi, sono quelle che più devono fare i conti con la mancanza di liquidità. Assenza di fondi significa impossibilità di effettuare nuovi investimenti, di rendersi più competitivi e di generare conseguentemente reddito e lavoro: un vero e proprio “cul de sac” insomma. Significative in questo senso le parole di Giuseppe Bortolussi, Segretario della Cgia di Mestre, che ha precisato come “ormai siamo scivolati in un circolo vizioso. Da un lato le banche hanno chiuso i rubinetti del credito anche perché è in calo la domanda, dall’altro, chi ha ricevuto gli impieghi, non è in grado di restituirli secondo gli accordi presi, facendo lievitare

a dismisura le insolvenze. In questo gioco perverso, a rimetterci sono soprattutto le piccole imprese che hanno un potere negoziale con il sistema creditizio molto contenuto”. Secondo una recente indagine Axa-Ipsos condotta su 300 Pmi e lavoratori autonomi, il 31% delle Pmi (in Italia sono 3,81 milioni) risulta aver fatto richiesta di un prestito bancario, ma solo una su tre è riuscita ad ottenere il finanziamento. Il 76% ha registrato un ritardo nei pagamenti dei clienti, peggiorando ulteriormente la propria situazione di liquidità, ma la forte probabilità di ottenere un responso negativo fa sì che entro i prossimi dodici mesi si preveda un dimezzamento delle richieste di credito, passando dal 31% al 17%. Secondo il centro studi di Unimpresa, il 2013 ha visto una riduzione dei prestiti bancari alle imprese del 4,7% (periodo di riferimento: settembre 2012 - settembre

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2013) pari a circa 40 miliardi di euro. Di questa somma, 18,9 miliardi rappresentano i prestiti di durata superiore ai 5 anni (- 4,61%). Quelli di breve termine (a un anno) sono calati di 14,5 miliardi ovvero del 4,43% mentre quelli compresi entro i 5 anni registrano un calo di 7,4 miliardi ovvero del 5,66%. Secondo le previsioni di Confindustria la situazione inizierà a migliorare solo a partire dal 2015, tanto che viene calcolato un ulteriore calo dei prestiti alle imprese dell’1% durante il 2014, pari a circa 8 miliardi di euro. Previsto invece nel 2015 un aumento del 2,8% ovvero di 22 miliardi di euro. Ma, specifica Confindustria in una nota, “l’andamento dei prestiti bancari nel 2014-15 non potrà soddisfare pienamente il fabbisogno finanziario creato dal miglioramento della domanda e dell’attività economica e ciò rende urgente lo sviluppo dei canali di finanziamento non bancari”.


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