ARTE a cura di Franco Gover
Ambrogio Fumagalli, pittore e scultore poliedrico
Sopra: disegno preparatorio della vetrata per la chiesa di Romans, di Ambrogio Fumagalli A destra: l’artista
E’ difficile dare una definizione esatta all’artista Ambrogio Fumagalli: monaco benedettino olivetano, ma soprattutto pittore e scultore, nelle diverse stagioni del suo poliedrico percorso artistico, tanto da diventarne uno dei protagonisti del XX Secolo, con il suo linguaggio artistico, della modernità no-
vecentesca dell’immagine sacra, per originalità e significati espressivi formali. Nato a Cambiago (Milano) nel 1915, è stato essenzialmente un autodidatta; nei primi anni di religioso trascorsi nell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, ha avuto modo di confrontarsi con straordinari capolavori d’arte di quel convento, fino al 1940 quando, completati gli studi teologici, viene ordinato sacerdote. Trasferito a Firenze, ha potuto frequentare la scuola pittorica di Venière Pignataro, avvicinandosi alle forme espressive di Bonnard e di Ardengo Soffici. E’ stato allievo di Giorgio Morandi, nello studio bolognese, imparando a cogliere l’essenziale delle immagini e dei volumi, in uno spazio interiorizzato. Nel 1947, dal monastero di S. Salvatore Monferrato, ha incontrato Carlo Carrà, perfezionando il suo equilibrio formale e rigore compositivo. Nel 1953, si è recato a Londra, dove ha studiato Henry Moore e conosciuto Francis Bacon e Graham Sutherland, vivendone conseguenti meditazioni sulla solitudine umana. Il percorso artistico di Fumagalli, poi si è avvicinato ad un cubismo statico, alla maniera di Picasso. Rientrato in Italia, fino al 1987 si stabilirà nel monastero di S.
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Il ponte
Francesca Romana, a Roma, ove rivisiterà, con partiture morandiane, il lirismo della Scuola Romana, per passare infine all’astrattismo. Tra gli altri, si documenta la ripetuta presenza nel suo studio di Giorgio De Chirico. Molto importante per il Nostro è stata l’amicizia stretta con l’architetto Luigi Moretti, che lo porterà ad una rinnovata cultura figurativa, con composizioni cosmologiche e informali, con stesura dei colori su piani bidimensionali. Questa fase evolutiva si concretizzerà nella mostra nel Centro Culturale S. Fedele di Milano (1961), con le premesse per una pittura simbolico-cristiana, in cui l’arte sacra viene intesa come riflessione religiosa e momento liturgico, intrisi di intensa emotività. Tra le frequentazioni intellettuali che segneranno il percorso artistico di Ambrogio Fumagalli, non si possono scordare: Massimo Campigli, Zoran Music, Giuseppe Santomaso e Alessandro Bonsanti. Infine, nel 1987, già minato nel fisico e insofferente della caotica Capitale, si ritirerà in un eremo sul lago di Bolsena, dipingendo le ultime tele dal tocco impressionistico, e dove si spegnerà nel 1998. Quasi tutta la produzione artistica del Fumagalli è di soggetto sacro; è stato molto attivo anche come disegnatore di vetrate artistiche e opere musive. Sue opere si conservano in diversi conven-
aprile 2015
ti, chiese e musei. Quella più completa e significativa rimane nelle grandi vetrate per la chiesa della Resurrezione a Milano, nella natia Cambiago, a Seregno, a Camogli, a Roma (Musei Vaticani, S. Francesca Romana e S. Emerenziana), nel Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata in Abruzzo, mentre una collezione permanente è ospitata a Novate Milanese. La chiesa di Romans di Varmo ha il vanto di possedere forse l’unica opera in terra friulana del Fumagalli. La finestra della semplice facciata è stata istoriata con la raffigurazione dei “Ss. Filippo e Giacomo” (Titolari della parrocchia), su bozzetto preparatorio del monaco pittore lombardo, grazie ai contatti intercorsi da Don Domenico Vignuda con la ditta F.lli Toniutti, operante in provincia di Milano, nel contesto dei lavori che hanno coinvolto l’edificio cultuale. Questo di Romans è un lavoro pregevole, ispirato, la cui luce traduce i colori della fede, ovvero il messaggio attraverso l’iconografia dei due Apostoli, in una rilettura quotidiana, vicina alla gente. Nella gamma cromatica del vetro “dalles”, trasparente, fatto di luce, è un brano dinamico che, nella sua natura, cambia secondo le condizioni atmosferiche, in un continuo mutare; i colori diventano azioni di luce, azioni e passioni, in una religiosità lontana da patetico devozionalismo.