ARTE a cura di Franco Gover
Barborini… l’inquietante cromatismo
“Uomo 2” di B. Barborini (foto: Rudy Barborini - Arteurop )
In questo 2014 che sta volgendo al termine, non potevo scordare il lusinghiero traguardo dei 90 anni d’età di Bruno Barborini, l’illustre pittore nativo di Torsa (1924), uno dei protagonisti indiscussi dell’arte contemporanea internazionale, anche se ignorato in terra friulana dalla solita esegesi politicizzata e faziosa. A dire il vero, ci ha messo anche del suo, per il proprio carattere spigoloso, burbero, coerente nella sua autonomia morale ed espressione artistica; per non essere sceso a nessun compromesso, mai ceduto alle mode, perciò accusato di poco impegno sociale mass-mediatico, più volte sbottato: “Assomiglio solo a me stesso!”. Appartenente ad una modesta famiglia torsese, che ben presto si trasferirà come tante altre per motivi di lavoro a Littoria (ora Latina), inizierà con rassegnazione,
per vivere, a fare il garzone di imbianchino; il destino vuole che durante uno di questi lavori di verniciatura e imbiancatura, abbia incontrato la padrona di casa di turno (era la moglie del Questore di Roma), che, apprezzatolo, indirizzerà il giovane agli studi, affidandolo poi a Pietro Pocek, famoso artista della Scuola Napoletana. Da lui apprese la tecnica. Nel ’42, vinse i Ludi Juvenales e fu premiato da Mussolini. Subito dopo andrà in guerra e, alla fine, si ristabilì a Latina dove l’allora rampante Giulio Andreotti gli avrebbe inaugurato la prima mostra, rivelandone le geniali peculiarità, “…capace d’inquietudine della ricerca e l’ansia di ritrovare il bandolo della vita dopo le brutture della guerra”. Nel 1953, Barborini parte per gli Usa, a Miami e in seguito in Messico dove ebbe l’incontro decisivo: il pittore Rufino Tamayo (l’interprete dello “Zeitgeist”), che lo tenne in considerazione; percepì in Barborini quell’artista esemplare per originalità di ricerca e indipendenza di anima e pensiero. Per il Nostro fu l’inizio di una grande stagione, con opere “spaziali” e “tridimensionali a tecnica mista”, la gran parte sfuggenti alle classificazioni di scuola e alla cultura di massa. Frequenterà anche Siqueiros. In seguito conoscerà Jackson Pollok, caposcuola dell’espressionismo astratto americano. Rientrato nel 1959 in Friuli e poi a Roma, dove si scontrerà apertamente rispetto all’esperienza di Renato Guttuso e con gli intellettuali di sinistra, che consideravano la sua opera non abbastanza “impegnata”. Bruno Barborini, come osserva Segalla (2011, 680, pp. 8-9)“… preferisce traguardare l’uomo attraverso la sua propria
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dicembre 2014
umanità corrosa dai dubbi e dalla fragilità. Protagonista della sua opera è infatti la condizione umana, sia che raffiguri lo sciabolatore del mare che rivomita sulla terra gli insulti ambientali dell’uomo”. Seguirono anni di numerosi viaggi fra gli Stati Uniti e la Francia, finchè nel 1985 rientrerà definitivamente in Italia, stabilendosi nel paese natio. Insomma, B. B. è un pittore, un artista che esprime ogni sua opera come inizio, inquietudine, abbandono di strade certe per inoltrarsi verso l’incognito, spesso nel turbamento, vivendole e soffrendo. Estroverso, è stato definito un pittore di matrice surreale-espressionista. Il critico d’arte Venturoli ebbe ad affermare che: “Barborini è un artista contro la critica pettinata e contro il mercato programmatore, (…) è un testimone dei mali del mondo d’oggi, …che registra il fallimento di una ecologia in ogni strato, non trovando scampo neppure in quelli più alti dell’atmosfera…”. “Io, se posso, vendo; ma se per vendere debbo vendermi, preferisco la fame”: questo è Bruno Barborini. E’ stato oggetto di tante mostre personali e, su espresso invito, ha partecipato a importanti rassegne d’arte in tutto il mondo. Nel nostro specifico territorio si ricorderà quella del 1981 alla Galleria Falaschi di Passariano, a Rivignano nel 1992 (e nuovamente, quella memorabile del 2007, itinerante tra i Comuni del ‘Cuore dello Stella’: Rivignano, Teor e Pocenia), nel ’95 a Villa Manin e nel 2005 a Casarsa. Suoi dipinti figurano in collezioni private e musei d’arte contemporanea all’estero (… una sua opera è anche alla Nasa) ed in Italia. Nello specifico, significative opere del Barborini si possono ammirare nel municipio di Pocenia (con il coloratissimo, inquietante quadro “La guerra del Golfo”) e nella sede comunale di Rivignano Teor. Molti lettori, più semplicemente, di passaggio per Casarsa, avranno avuto modo di osservare la grande decorazione musiva, raffigurante “La vendemmia”, che fa bella mostra di sé in parete nell’inconfondibile fabbricato della Cantina. E’ stata realizzata nel 2001 da Luciano Petris, su bozzetto di Barborini; resa famosa per la collocazione, è divenuta immaginesimbolo dell’attività economica casarsese dei “Viticoltori friulani La Delizia”.