Storia di una passione. Diario poetico per la fine di un amore, Il Poligrafo

Page 1

Mario Galzigna

STORIA DI UNA PASSIONE DIARIO POETICO PER LA FINE DI UN AMORE

postfazione di Eugenio Borgna

ILPOLIGRAFO



collana di poesia 6



Mario Galzigna

storia di una passione

diario poetico per la fine di un amore postfazione di Eugenio Borgna

ILPOLIGRAFO


copyright Š settembre 2011 Il Poligrafo casa editrice srl 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e mail casaeditrice@poligrafo.it isbn 978-88-7115-668-2


indice

11

Prologo Al benevolo lettore STORIA DI UNA PASSIONE

17 20 22 24 26 28 29 31 33

Nei luoghi di un’infanzia incancellata Intimità Vizio, passione, conoscenza L’abbandono, la ragione, la rivolta Il ritorno, la durezza, i sogni Il flauto magico Lo sguardo di una bambina L’amico, lo specchio Tristano e Isotta

36

Intermezzo Rimembranze

38 40 42 44 46

La solitudine, l’altro La solitudine, l’insonnia, il volo Flusso periodico Il rito del compleanno, ovvero l’estinzione del fuoco Canzone dell’addio


48 50 52 54 56 58 60 62 64 66 68 70 72 74 77 79 81 83 85 87 89 91 93 95 97 99

Se tu ci fossi, dio dell’amore Calze di seta, nere e ricamate Contro Pascal Passione senza oggetto Dietro la parola complicità Tenerezze impossibili Fantasma opaco della libertà Un’amante fragile? Versi brucianti, per un ritorno impossibile La casa verde, senza il tuo sorriso Immagino un incontro Gioco della rimembranza: Mozart al telefono Amore e bambini: la scommessa del tempo L’ombra di Dioniso Wou-Wei I figli, uno specchio Per te ho fotografato le mie mani Sempre L’agenda Pineider marrone chiaro Aspettando l’ultimo appuntamento: offerta d’amicizia Angelo pieno di gaiezza, ascolta Rituali della malafede: il congedo Secondo quartetto “Lettere intime” di Janácˇek Profonda rimembranza Oltraggio Pirandello: il gioco delle parti


101 103 105 107

La poesia in tribunale: intermezzo sarcastico Silenzio Schiava di Edipo Rinascita

111

Epilogo Un mondo ancora possibile

113

Postfazione Eugenio Borgna



storia di una passione



nei luoghi di un’infanzia incancellata

In questa notte bianca, senza fine, dopo i piaceri e dopo le carezze hai messo a nudo le ferite amare: l’ombra d’un padre despota ed ambiguo è scesa inesorabile tra noi, scoprendo il tuo indicibile segreto. Nei luoghi di un’infanzia incancellata racconti, inerme, le tue antiche pene, sciogliendo reticenze ed incertezze di chi sognava dolci trasparenze. L’immagine del padre ti minaccia. Vorrei che la sua legge fosse cenere... Vorrei che tu non mi legassi mai al suo sembiante ed alla sua parola. Vorrei che tu mi ritrovassi altrove: tra i gatti, le pantere e le orchidee... Lontano dagli orrori del comando – come un bambino, fragile e tenace – combatterò, giocando e guerreggiando, le logiche ammorbanti del peccato: i cupi deprecabili dettami d’una morale ipocrita ed antica.

17


Coglimi presto, Giulia, senza indugi, come se raccogliessi un frutto o un fiore, ignorando, sovrana, le radici... Coglimi presto, amore! Già domani, ne sono certo, sarà troppo tardi. Conoscerai le nebbie della colpa: sarcofago dei sensi e del piacere, matrice oscura d’un rinnegamento che annichilisce l’estasi ed il sogno. Pantera rosa, sgomina ed uccidi i torvi Generali che hanno invaso ed alterato la tua mente! Insorgi, e calpesta gli altari della Norma! Vola lontano, vola, vita mia, fresca e leggiadra come un bianco cèrilo! Solo così, lo sai – leggeri, liberi – potremo amarci e prenderci per mano. Bergamo, Hotel Cappello d’Oro, domenica 7 ottobre 1990, ore 6 del mattino

«Il rapporto con il padre è caratterizzato da una peculiare ambivalenza. Il padre stesso costituiva un pericolo [...] Lo si teme quindi non meno di quanto lo si desideri ardentemente e lo si ammiri» S. FREUD, L’avvenire di un’illusione «Il parricidio è [...] il delitto principale e primordiale sia dell’umanità che dell’individuo. In ogni caso è la fonte principale del senso di colpa» S. FREUD, Dovstoevskij e il parricidio

18


«Edipo presuppone una straordinaria repressione delle macchine desideranti» G. DELEUZE - F. GUATTARI, L’anti-Edipo «Fate rizoma e non radice [...]. Non evocate un Generale in voi! [...]. Siate la Pantera rosa, e che i vostri amori siano ancora come la vespa e l’orchidea, il gatto e il babbuino» G. DELEUZE - F. GUATTARI, Rizoma «[...] Oh, fossi io un cèrilo, che sul fiore dell’onda, insieme alle alcìoni vola» ALCMANE, 3, 2-3

19


intimità

Abbiamo appena smesso di ascoltare le parole notturne ed infuocate di Diòniso, sapiente e incantatore, sovrano delle mènadi danzanti, signore di follia e di conoscenza. Dietro il suo sacro flauto melodioso ci siamo immersi, come puri amanti, nel mare di un’ignota intimità. Nella piccola casa dei segreti (la nostra casa, come l’hai chiamata), mi guardi – dentro un cielo di cristalli lucenti – e infrangi l’ordine del tempo. Accarezzi – rompendo le catene della storia – vertigini sognate: un’estasi soave – una simbiosi fiammeggiante – che poco a poco, Giulia, esploreremo. Voluttuosi e paghi. Venezia, mercoledì 22 maggio 1991

20


«O tu che guidi il coro delle stelle spiranti fuoco, guardiano delle parole notturne, fanciullo, progenie di Zeus, manifèstati, signore, assieme alle Tìadi che ti seguono, che folli per tutta la notte danzano» SOFOCLE, Antigone «Lui è dolce, quando cade a terra tra le schiere che corrono tumultuanti, [...] quando il sacro flauto melodioso mormora lamentoso sacri giochi» EURIPIDE, Baccanti «Les amants communiquent même au plus profond d’un silence où chaque mouvement chargé de passion brûlante a le pouvoir de donner l’extase» G. BATAILLE, Le monde vrai des amants

21


abbandono, la ragione, la rivolta

L’anima mia non regge l’assoluto, e si arrende alle carceri del mondo! Cercando un impossibile equilibrio ha scelto il sacrificio, l’abbandono, l’oscena tirannia della ragione: galassia implosa, cielo senza stelle... Mi ripugna la febbre dell’assenza: deserto grigio, gelida radura, che non conosce i nostri riti ludici, il nostro desiderio d’infinito. Tenebra vuota, avara di bagliori: è questa la saggezza dei filosofi che ignorarono il sangue della mente? Persuasori dialettici, servili: aulici araldi di democrazia, nemici d’ogni nostra insurrezione logica, d’ogni nostro scarto opaco: rivolta del pensiero e della carne. Voglio difendere Filebo il bello: nome vituperato, penna ignota. Vorrei sottrarlo ad un ingiusto oblio. Padova, 9 settembre 1993

24


postfazione Eugenio Borgna



Come descrivere con parole leggere e profonde le emozioni che la lettura di questa storia di una passione, di questo diario poetico di una nascita folgorante e dell’agonia di un amore (recuperato poi proustianamente e riscattato in un nuovo orizzonte di senso), ha destato nelle regioni della mia vita interiore? Come tematizzare la mia stupefazione nel constatare la straordinaria unità tematica di una narrazione poetica che si è venuta svolgendo nel fulgore di una passione d’amore e di vita nel corso di sette anni, dal 1990 al 1996, e che si è snodata con l’espressione lirica e umana delle mille emozioni che questa passione hanno accompagnato: con le sue estasi e con i suoi tremori, con le sue tenerezze e le sue asprezze, con le sue radure e con le sue tempeste? Come esprimere la mia ammirazione dinanzi all’ispirazione lirica, alla sua tenuta emozionale sempre alta e incandescente, di un canzoniere che Mario Galzigna ha saputo mantenere sulla linea di una grande autenticità espressiva: animata dalla fiamma della felicità e del dolore, della nostalgia e dell’assenza intravista nella presenza, della perdita e del silenzio: ma in una costante conciliazio-

115


ne fra il tumulto dei sentimenti esaltati e straziati e la misura di una scrittura di una straordinaria (cantante) narratività? La cifra stilistica del canzoniere, così vorrei definire il cammino estetico e creativo di queste liriche, è sigillata da una radicale catarsi espressiva che trasfigura, direi, l’incandescenza delle emozioni vissute ma senza oscurarle e tanto meno senza soffocarle. Quando si rivive, o se ne intravedono le eclissi improvvise e imprevedibili, la perdita (la fine) di una relazione d’amore con una persona con la quale si sono intrecciati lunghi anni (cosa sono sette anni quando l’adolescenza e la giovinezza sono alle nostre spalle? un’infinitudine di tempo interiore) di una appassionata comunità di destino, sia pure a volte ferita e nondimeno sempre recuperata in un advenire senza fine, quando questo avviene, si corre il rischio di lasciarsi sommergere dalle grandi ondate di emozioni che sfuggono al controllo espressivo nella scelta delle parole e delle immagini, o si corre il rischio antitetico di togliere slancio vitale e pregnanza lirica alle proprie esperienze vissute, congelando il calore umano e psicologico, esistenziale, della perdita, dell’assenza e della solitudine: la solitudine atroce dell’isolamento, della frattura e della dissolvenza della relazione: dell’esserein-relazione con la Lebenswelt. All’uno e all’altro rischio Mario Galzigna sfugge radicalmente: la rimemorazione del passato, della felicità e dell’infelicità oscurata, della reciprocità

116


degli affetti e delle loro discordanze, rinascono nello svolgersi temporale delle poesie, di ogni poesia con la sua diversa connotazione emozionale, con un linguaggio nutrito di passione, talora febbrile e talora allusiva, che rinnova le emozioni del presente e del passato, rendendole palpitanti e vive come se la memoria le avesse mantenute contestualmente vicine e lontane, in una vicinanza e in una lontananza dell’anima e del corpo. Gli avvenimenti del passato, del passato remoto che è stato scandito lungo gli anni con una frequenza diversa, e nella imminenza delle emozioni vissute, non rimangono mai isolata descrizione di frammenti di vita, staccati gli uni dagli altri, ma, trasfigurati da una lacerante ispirazione lirica, si immergono in una corrente narrazionale senza fine che li riscatta da ogni episodicità e che, dal filo rosso vibrante e incandescente degli affetti (del tumulto inesauribile degli affetti), sono riunificati nel solco di una continuità lirica ed esistenziale, dolorosa e nondimeno affascinante nei suoi alti e bassi emozionali. La presenza dell’amore e degli affetti, e il vuoto dell’assenza e della solitudine, matrici inesauribili del canzoniere, sono scanditi dal dialogo senza fine, dal dialogo che si allarga e si restringe, si dilata e si spezza, fra l’autore e Giulia, luminosa e oscura fiamma femminile recuperata, e ridescritta, nelle sue ambivalenze brucianti, nella sua tenerezza e nella sua indifferenza, nella sua generosità e nella sua freddezza, nei

117


suoi slanci incandescenti e nelle sue fughe improvvise, nelle sue fiamme d’amore e nelle sue lontananze emozionali. Un dialogo che si snoda nelle sue reciprocità e nelle sue espressioni comuni, quando l’amore dilaga nei suoi sconfinati orizzonti di senso, e trascina le une e le altre nel vortice delle anime e dei corpi; un dialogo che fatalmente si spezza, si frantuma, quando l’amore non sopravvive nella sua intatta intensità, e nella sua febbrile passione, in Giulia, che a mano a mano, o almeno nelle intermittenze del cuore, si allontana lungo i sentieri della ambiguità e della noncuranza. Un dialogo, immaginario e virtuale certo, che si trasforma in monologo disperato e conflittuale, e che solo alla fine si smorza nelle sue spine laceranti, dischiudendosi ad altri orizzonti e ad altre aperture emozionali, ad una rinascita nutrita di metamorfosi affettive ed esistenziali. Le poesie, nella loro splendida alternanza di emozioni e di pensieri che divengono immagini indimenticabili, rispecchiano in ogni caso la straordinaria gamma di emozioni, di sentimenti, di passioni, di pensieri, di esperienze vissute, che questa storia di una passione trascina con sé nell’interiorità e nell’immaginazione lirica di Mario Galzigna. Una straordinaria fenomenologia dei modi, con cui l’amore nell’anima e nel corpo si viene manifestando nel corso di sette anni, si delinea e si esprime: sulla scia rapinosa di versi bellissimi che fanno rinascere le emozioni rinascimentali della vita quando questa sia intessuta della fiamma

118


divorante dell’amore, dall’estasi alla contemplazione, dall’attesa all’inquietudine, dalla nostalgia del passato all’ansia del futuro, dalla gelosia alla disperazione, dalle illusioni alle disillusioni, dalla vicinanza alla lontananza, dalle luci assolate della reciproca comunicazione alle ombre oscure della separazione e della perdita. Sono emozioni che si correlano con situazioni psicologiche e umane, mondane e artistiche, le più diverse ma, tutte, come sommerse dal tumulto degli affetti, registrate da una memoria vissuta che non dà tregua alla danza febbrile dei ricordi che si rincorrono senza fine. Scenari tematici affascinanti e molteplici si succedono, così, destando e mantenendo viva la tensione emozionale di chi legge. Nel flusso narrativo delle liriche si inseriscono rimandi letterari e filosofici che ne dilatano le risonanze emozionali, corredandole con altre esperienze di vita: solcate in ogni caso dalla linea d’ombra della gioia ferita e del dolore, della passione e dell’amore. Uno splendido discorso lirico che rinasce dalla esperienza di una nostalgia, intessuta di felicità e di smarrimento, e di un dolore rivissuto negli abissi dell’anima. Un discorso lirico, che è anche una grande meditazione sul senso del vivere e del patire, rinarrato con parole intense e luminose che ridestano emozioni profonde e indelebili e che testimoniano l’infinitudine dell’amore e le sue metamorfosi.

119


 ---- e ,


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.