Aldo Peressa Cereal Docks Demethra

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La scelta dei grandi pannelli in calcestruzzo, gettati uno ad uno, che delimitano perimetralmente la corte interna, e, insieme, la scelta della grande parete vetrata a sud-ovest, protetta dai frangisole in lamiera stirata, si propongono in questa logica: rendendo dinamico e variabile il corpo edilizio, fanno sì che il soleggiamento naturale sia compromesso in questo “gioco magnifico” dato dal succedersi di luce e ombra. Viene qui in mente ancora Le Corbusier che ha progettato per Chandigarh quell’edificio singolare – “La Torre d’ombre” – che si dà in sé con nessun’altra funzione se non quella di testimoniare il ciclico variare delle apparenze mutevoli sotto l’azione del sole. 6. Se «la varietà delle apparenze mutevoli»4 trova la sua rappresentazione in un tale dispositivo, la trasparenza e la permeabilità alla vista sono l’altra condizione del proporsi dell’architettura nella sua relazione con la luce. Quello disposto, a nord, in asse con la corte centrale e con analogo orientamento è un piccolo padiglione a pianta centrale, la cui struttura in elevazione, costituita da sottili pilastri metallici, lascia completamente liberi i quattro prospetti definiti da altrettante pareti vetrate. Le superfici opache delimitano il nucleo centrale del manufatto, illuminato dall’alto attraverso un lucernario la cui imposta, appena sopraelevata rispetto al piano di posa costituito dalla copertura, va a rappresentare qualcosa di simile a una cupola ad arco ribassato. Le superfici trasparenti, viceversa, si dispongono a corona di questa sorta di “cella”, consentendo di estendere la visibilità su tutti e quattro i punti cardinali. L’ingresso (unico e non replicato sui quattro lati) si propone nella forma di un “pronao” che assegna all’insieme ascendenze tipologiche nobili, peraltro già replicate all’infinito.

1. 2. 3. 4.

M. Heidegger, L’arte e lo spazio, Genova 1979. G. Agamben, Il linguaggio e la morte, Torino 1982. Le Corbusier, Vers une architecture, Paris 1958. F. Venezia, La torre d’ombre, o L’architettura delle apparenze reali, Napoli 1978.

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