Zeppole
Denominazione/i locale/i: burte pesadu (Orune), bubusones (Orosei), busones (Posada), cattas (Nuoro, Orotelli, Silanus), catzas (Oniferi), gathas (Lodè, Sarule), gatzas (Ottana), frisgjioli (Sassarese), frisgjioli longhi (Gallura), tzìppulas (Barbagia di Belvì, Barbagia di Ollolai, Mandrolisai, Campidano di Cagliari e Oristano). Denominazione/i italiana/i: zeppole. Area di diffusione: il dolce è diffuso con alcune varianti di forma e denominazione in tutta l’isola. Vitalità dell’uso: uso vivo. Occasione: attualmente questa tipologia di dolce è prodotta quasi esclusivamente durante i festeggiamenti del Carnevale, di cui sono ormai considerate il dolce per antonomasia, tuttavia le ricerche sul campo hanno rivelato l’esistenza di altre circostanze d’uso come le
feste di Natale, Pasqua (Torpè), e in suffragio dei defunti dopo 8 giorni dalla morte o al trigesimo (Lodè). Forma e caratteristiche: se preparate con l’ausilio di un imbuto o un sacchetto si presentano a forma di spirale cilindrica di estensioni e diametro variabili. La lunghezza dipende dall’abilità nel distribuire l’impasto al momento della cottura che, in particolari condizioni, consente di raggiungere quasi 2 metri di estensione. Altre forme sono realizzate in presenza di un impasto più elastico: in questo caso la pasta viene lavorata con le mani e gettata direttamente nell’olio per realizzare sia semplici cordoni rettilinei sia la conformazione a ciambella, di ampiezza variabile (diffusa specialmente nella Sardegna centrale). La consistenza è soffice al tatto mentre la superficie del dolce appena cotto risulta leggermente croccante.
Ingredienti: ½ kg di farina di grano duro, 2 uova, 250 ml di latte, 250 ml di acqua, 25 g lievito di birra, la scorza di 1 limone grattugiata, acquavite (o anice), patate o zucca (opzionale), zafferano (opzionale), zucchero (opzionale), scorza e succo d’arancia (opzionale); zucchero o miele per ricoprire la superficie del dolce già cotto.