IL COLLETTIVO

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n° 2 febbraio 2010 in questo numero

sommario

pag. 3 Recitando il “il nostra culpa”...

pag. 19 Il ritorno del genio

pag. 4 Salviamo l’uomo ricordando la storia.Giornata della memoria

pag. 20 Pietà, amore e rancore nelle canzoni di De Andrè

pag. 4 I viaggi studio

pag. 20 “P.F.M live in USA”

pag. 5 Cineforum:Train de vie

pag. 19 Uscite del mese

pag. 6 Intervista ad Antonio La Penna

pag. 19 Sogni Bianco Verdi

pag. 8 Tacito e Diderot

pag. 22 Ettore de Conciliis

pag.10 Quelli con gli occhiali

pag.23 Le Mancini, silenziose eroine

pag. 10 E la terra trema ancora ma...

pag. 24 “...Sapore di terra...”

pag. 11 NoTIzIE FLASh

pag. 25 LA MINESTRA MARITATA

pag. 12 omologazione

pag. 26 IL MoNDo è A CoLoRI..LA REALTà IN BIANCo E NERo

pag. 15 Pensieri in bella copia: Lotte intestine

pag. 27 “NESSUN UoMo è UN’ISoLA”

pag. 16 orphan Pamuk

pag. 27 Tormento al Tramonto

pag. 17 “Chi sa dove andavano le anitre quando il laghetto era ghiacciato?” pag. 18 Elementare Watson

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EditorialE

Recitando il “nostra culpa”… di Carmela Ciampi Prendete il dizionario di latino. Anzi no, non serve. Pensate alla

tare la domanda, ci riempiamo le bocche di

parola “persona”.Ebbene, se nel nostro linguaggio, pronunciando

“valori” accusandoci reciprocamente di non

questo termine, prende forma dinanzi agli occhi l’ immagine del

averli e allo stesso tempo talvolta non siamo

compagno di banco, di un’ amica o di un fratello, per i latini

capaci neppure di insegnarli, diciamo di amare senza

questa stessa parola rimandava al teatro. Eh già, in latino per-

pensarlo forse, senza un motivo. Basta guardarci in-

sona significa “maschera”.Direi che con il trascorrere del tempo

torno. Siamo uno, nessuno e centomila nello stesso

abbiamo saputo perfettamente auto inquadrarci, almeno

medesimo istante. Inconsciamente il nostro desiderio

l’ esame di coscienza siamo riusciti a farcelo. Un passo avanti.

di essere finisce per sovrapporsi all’ immagine che

Ecco a voi signore e signori l’Italia degli Italiani, l’ Italia dei

gli altri vogliono avere di noi stessi. Tutto questo è

razzisti, l’ Italia dei raccomandati, l’Italia dei politici, l’ Italia

OMOLOGAZIONE: saltare in un burrone perché lo

di chi detta la moda e di chi la vive, l’ Italia dei talenti e

fanno quelli che ci precedono, vestirsi di indiffe-

non, l’ Italia del pizzo, l’ Italia dei boss, l’ Italia degli

renza, additare gli altri solo perché sanno gridare

omologati, in poche parole la nostra. Vi chiedo di sentirvi liberi.

quando tutto tace, deridere chi sa alzarsi quando il

Se ci riuscite vi invidio. Per me siamo tutti vittime di noi stessi

resto del mondo rimane seduto. Per tutti noi che

e dei finti rapporti che tessiamo. Nessuno più ha la forza di

amiamo l’ impossibile: stravolgere il mondo è un’ uto-

esprimersi nella propria diversità, di amare chi gli va. Con i

pia, ma provare a correre controvento e contromano

finti sorrisi stampati sui volti corriamo follemente verso mete

è follemente possibile; investire il doppio, il triplo

inesistenti, trascinando assurde pretese in valigette sigillate.

delle energie per far del bene agli altri, perché si

In due parole: burattini omologati, tutti figli di Mangiafuoco.

sa, il suono di un solo strumento non equivale all’

Finti benefattori, moralisti e bigotti sfornati da una società

armonia di un’ intera orchestra.

“evoluta” che si ostina a seguire un corso accelerato di “ come dire bugie più o meno gravi” e di “ che espressione assumere mentre le si raccontano”.Rispondiamo NO ancora prima di ascol-

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dEgli studEnti

Pagina

Salviamo l’uomo ricordando la storia, Giornata della memoria di Stefania Scannella Gracile d’aspetto e con una voce molto simile

la sua voce, tremanti quei cuori che lo ascoltano. Nel

ad un antico cantore, il Dottor Modigliani si

momento del confronto con i ragazzi, il Dtt.re Modi-

presenta nella palestra del nostro liceo carico

gliani risponde innanzitutto con cenni di gratitudine e

di pensieri, di ricordi ma soprattutto di spe-

riconoscenza , perché allietato dalle menti sveglie e

ranza. Con un significativo “Io c’ero…” inizia il

spigliate che richiedono la sua opinione. Alla domanda

suo lungo flashback: quanto vissuto c’è nelle

se la giornata della memoria è utile o meno il Dtt.re

sue parole, quanto coraggio c’è nella sua te-

Modiglioni risponde con un messaggio di monito: “La re-

stimonianza. La melodia della sua voce fami-

sponsabilità è vostra, ragazzi. Nelle vostre intelligenze

liare scuote la sensibilità di insegnanti e alunni

e nei vostri cuori sta il futuro di un’ umanità migliore”.

presenti. “La religione deve essere motivo di

Hemingway a questa risposta avrebbe ribattuto che

unione fraterna, non causa di uno sterminio in-

“essere uomini è un mestiere difficile e soltanto pochi

dustriale come di fatto è stata la persecuzione

ce la fanno”. A luce di quanto è accaduto, e di quanto

degli ebrei…” “le discriminazioni erano spalmate ovun-

accade oggi nel mondo, forse il vecchio Hemingway

que, da un lavoro che non eri più degno di fare a una

aveva ragione : essere uomini è sempre un mestiere

scuola che non poteva accettare la tua diversità:

difficile. Per far sì che la giornata della memoria non

nel futuro del mondo, allora, gli ebrei non erano in-

sia solo un “rituale minuto di silenzio”, con coscienza e

clusi”. Gli occhi di un adulto, ormai in età avanzata, si

scrupolosa attenzione conosciamo kantianamente la

rimpossessano di quelli di un bambino appena adole-

storia e salviamo l’uomo da errori già commessi: impa-

scente e con ritmo palpitante rivivono un passato disu-

riamo a vedere l’uomo come fine per un bene univer-

manamente vissuto. Tremante il microfono che riproduce

sale e mai come mezzo per un bene solo personale.

I viaggi studio: una sicura esperienza di crescita per gli studenti di Roberta Ferretti Londra,Miami,New York! Ecco le mete più gettonate per

per inserirsi con successo nella scena lavorativa

i tanto amati viaggi studio,ormai abitudine estiva di quasi

internazionale, è anche un’importante esperienza di vita.

ogni ragazzo tra i 14 e 19 anni. Proprio in questo periodo

Non solo infatti si riescono a conoscere e ad apprezzare

infatti, si comincia a pensare alle varie probabili mete e

le abitudini,le tradizioni,gli usi e costumi del paese stra-

a radunare il più possibile numero di partecipanti, si ini-

niero in cui si soggiorna,ma è anche un’occasione unica

zia a sognare l’idilliaca vacanza che ci aspetterà di lì a

per socializzare con persone provenienti da tutto il

pochi mesi, immaginando di camminare liberi tra le

mondo. Per questa estate 2010 le destinazioni previste

strade affollate di Los Angeles o a guardare il cielo di-

sono principalmente l’Inghilterra e l’America. Il Regno

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stesi sul verdeggiante prato infinito di Hyde Park. Ma

Unito, uno dei paesi con un sistema educativo rinomato

perché questi viaggi sono così richiesti? Le

in tutto il mondo e sede di prestigiose università come

motivazioni sono molte. Oltre ad essere

Oxford e Cambridge, è sicuramente la meta classica di

un’incredibile occasione per apprendere la lingua inglese

questi soggiorni. La piovosa Londra è la città più ambita

nella sua autenticità,garantendo un requisito importante

dagli studenti, sia per le poche ore di volo che per l’am-


di villeggiatura di tutti i VIP. I viaggi studio sono va-

più innovative,delle mode più nuove,della musica e

canze divertenti ma al tempo stesso un ottimo inve-

dell’arte. Molto probabilmente però nessun altro

stimento per il futuro, un buon compromesso tra

paese al mondo è più attrattivo degli Stati

Uniti,

genitori e figli, quest’ultimi riescono infatti a vivere

con la sua New York, la “capitale del mondo”, oppure

la loro vacanza liberi ma sempre controllati da inse-

la più soleggiata Los Angeles, con la rinomata spiaggia

gnanti e tutor. E voi, dove andrete questa estate?

di Santa Monica, o ancora la caraibica Miami, luogo

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biente cosmopolita; è infatti la capitale delle tendenze

di Marianna Capasso 2 febbraio,secondo piano: primo appuntamento del cine-

uomo”.Un Dario Fo sempre in ottima forma ne

forum del liceo. Quattro gatti:banale modo di dire,ma

ha interpretato i versi(lunga vita a You Tube!):"

sconcertante verità. Sarà stato per il Pon tenutosi lo

Di nuovo, considerate di nuovo se questo è un

stesso giorno- anch’io,del resto,ero al piano inferiore

uomo[..]Che vive tra un No e un No /tra un Co-

persa nella chimica-per gli impegni degli studenti collet-

mune commissariato per mafia/ e un Centro di

tiani,

poco

Ultima Accoglienza/e quando muore, una col-

interesse?Chissà,si spera comunque in un pienone per il

letta/dei suoi fratelli a un euro all´ora/ lo ri-

per

la

poca

informazione

o

per

il

dEgli studEnti

Cineforum:Train de vie

prossimo rendez-vous cinematografico. Il

manda oltre il mare, oltre il

primo film scelto per il lancio di questa

deserto/ alla sua terra - "A

iniziativa è “Train de vie”,storia,tra

quel paese!"/Meditate che questo è

sogno e realtà,degli abitanti ebraici di

stato/che questo è ora/che Stato è

un villaggio dell’Est nel 1941,che per

questo..!”

sfuggire alla deportazione nazista or-

Quale Stato?Uno Stato in cui a Ro-

ganizzano un finto treno di deporta-

sarno il 7 gennaio gli immigrati,pa-

zione che li porti in Palestina.Con il 27

gati 20 euro al giorno per 14 ore

gennaio da poco passato,sembra essere

di

lavoro

o

addirittura

senza

una scelta d’obbligo quella del “film sulla

paga,costretti

Shoah”.Scelta singolare,però,la scelta di

silos,aggrediti da una popolazione

questo film:tra ebrei che si fingono ge-

locale vittima essa stessa di una

nerali nazisti o si convertono al marxi-

guerra tra poveri,si sono ribellati

smo,in

psicodramma

contro lo strapotere della crimina-

collettivo,sembra di ritrovarsi in un

lità organizzata,contro lo sfrutta-

mondo surreale e divertente,dove lo

mento,contro

una

specie

di

squinternato treno,dopo mille peripe-

zie,riesce a raggiungere la Terra Pro- LA

SETTIMANA TRA IL

22

E IL

27

d’altri(loro,che

messa e il lieto fine,come in tutte le favole

BRISkIE

belle.

Un

secondo

POINT

DI

dormire

nei

un

mondo

noi

chiamiamo

CI SARà IL

SECONDO INCONTRO DEL CINEFORUM CON

più

a

altri..!). Dopo la rivolta c’è stata Z A- l’espulsione e la deportazione.238

MICHELANGELO ANTONIONI immigrati sono stati internati nei

finale,però,rilancia l'angoscia,rovesciando la favola di

Centri di Identificazione ed Espulsione(C.I.E.),i lager

questo “treno della vita”,come se Mihaileanu,il regista,vo-

della nostra Italia(sì,ci sono eccome!).Nei CIE-lager,

lesse dirci: non è forse l'idea di un pazzo raccontare così

nello sfruttamento e nella violenza e nel razzismo di

l'Olocausto?

chi fa politica sui più deboli non sembra di esser lon-

Un Olocausto che poi è davvero così lontano da

tani anni luce dalla Shoah,il cui ricordo è un invito a

noi?Adriano Sofri,solo il mese scorso,dopo i fatti di Ro-

combattere l’odio razziale, religioso, etnico,

sarno,riprendendo la famosa poesia “Se questo è un uomo”

ancor vivo,anzi vivissimo.

di Primo Levi,deportato ad Auschwitz nel 1944,scrive la

Che senso ha altrimenti commemorare la

poesia “Di nuovo,considerate di nuovo se questo è un

Shoah se dinanzi alle tante Shoah dei nostri giorni non ci si indigna affatto?

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dEgli studEnti

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Antonio La Penna: Tacito, Diderot e i giorni nostri Intervista al celebre filologo irpino sui problemi politici odierni e sul ruolo dell’intellettuale nella storia. di Lorenzo Incoronato e Lorenzo Picone Il problema principale non è il sovrano, ma il popolo. Ormai diventata incapace di ragionare e di esprimersi, questa massa è la stessa che poi affollerà i seggi elettorali. E i pochi ancora in grado di usufruire dell’intelletto sembrano assistere impotenti allo sfaldamento della società e delle sue basi. E’ amara e desolata la riflessione che scaturisce da venticinque minuti di intervista telefonica col professor An-

tonio La Penna, illustre latinista nato a Bisaccia nel 1925 e già docente presso l’Università di Firenze e la Scuola Normale di Pisa. Spunto dell’intervista è un saggio dello stesso La Penna, in cui vengono messe a confronto le analisi socio-politiche di Tacito, storico della Roma imperiale, e di Diderot, uno dei principali esponenti del movimento illuminista francese del diciottesimo secolo. In apertura di intervista, il professore ha introdotto il tema trattato nel saggio, attraverso l’analisi della figura di Tacito e della straordinaria influenza che ha suscitato su ogni pensatore successivo. “Tacito, oltre ad essere un grande modello di scrittore, fu soprattutto letto con interesse politico: risultato fu che, dopo il 1500, si vide in lui una specie di Machiavelli, cioè un autore da cui si poteva ricavare molto per la ragion di stato; così venne interpretato soprattutto nel diciottesimo secolo ad opera dei filosofi illuministi e soprattutto di Diderot. L’argomento dell’autore latino che il filosofo illuminista fa suo è quello che, sotto un regime tirannico, se l’uomo politico evita il vergognoso servilismo, o la ribellione intransigente, ma segue una via di mezzo con moderazione, può operare bene per la società. Diderot, contrariamente all’uso comune dell’epoca secondo cui, chiunque avesse voluto approcciarsi a una lettura in chiave politica degli Annales, avrebbe dovuto analizzare il personaggio dell’imperatore Tiberio, espose questi insegnamenti in un lungo saggio che però non prendeva in considerazione questa figura . L’illuminista studiò infatti la storia,raccontata dallo stesso Tacito, di Claudio e Nerone, e giustificò l’operato di Seneca, il precettore dell’imperatore, da alcuni considerato come un conformista che non biasimò i delitti del folle Nerone, da altri come un saggio che , sotto la tirannide, cercava di fare il maggior bene possibile. Nel 700 il problema del ruolo dell’intellettuale di fronte al potere era di forte attualità, e aveva scatenato un dibattito tra i filosofi illuministi: bisogna collaborare col sovrano assoluto o rifiutarlo rigorosamente e ribellarsi ad esso?” Qual è il ruolo dell’intellettuale oggi? “Negli ultimi decenni il ruolo dell’intellettuale è decisamente diminuito rispetto a quello che era sotto i go-

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verni democristiani, durante i quali c’era un’opposizione piuttosto agguerrita e un pensiero più profondo. Verso la fine del 900 questo ruolo è molto calato. E’ calata la fiducia nella politica perché è calata la fi-

ducia nel futuro. Si è diffusa la convinzione della fine delle ideologie, e che questa società non possa mutare. La let-


stati privati dei grossi compiti politici, sono diventati un peso morto. Il loro ruolo si è molto indebolito anche in seguito al fatto che il libro non è più una grande via di comunicazione, sostituito ormai da giornali, televisione e Internet.” Il ruolo dell’intellettuale è destinato all’emarginazione? avuto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino agli anni 70. Molti degli intellettuali oggi sono asserviti, e la cultura esiste con forza debole e marginale. Sia chiaro: la cultura esiste ancora, ma non ha più modo di esprimersi nella sua forma più seria; i giornali hanno una grande importanza, ma un giornalista è raramente uno storico o uno scienziato. La televisione è oggi a un livello pietoso, basti pensare che i presunti intellettuali si danno ai commenti sportivi e partecipano a concerti deliranti.” Nel parlare di questo argomento in particolare, il tono di voce di Antonio La Penna, nonostante giunga per via telefonica, si fa più malinconico e rassegnato. E’ palese la partecipazione emotiva del latinista. E’ stato messo in evidenza dagli illuministi che la volontà popolare a volte non è il mezzo migliore e più affidabile per prendere decisioni importanti in ambito politico. “Gli illuministi diffidano del popolo, dei ceti inferiori. Ad eccezione di Rousseau, che con la teoria della sovranità popolare pose le basi per le odierne democrazie, i maggiori esponenti illuministi auspicavano solo la salita al potere di un principe illuminato che, con l’uso della ragione, determinasse il progresso sociale e po-

dEgli studEnti

“L’intellettuale oggi è senz’altro emarginato dalla vita politica, soprattutto rispetto alla posizione che aveva

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teratura si è orientata verso la leggerezza, il divertimento e il semplice intrattenimento, e la cultura è un passatempo, non più un mezzo per analizzare, né tantomeno modificare, la società. Gli intellettuali sono

litico” Volendo attualizzare, si vede come oggi al popolo vengono affidate per via referendaria decisioni assai rilevanti, addirittura come quella di cambiare l’assetto costituzionale italiano. Lei crede che la volontà popolare sia un efficace strumento decisionale? “E’ inevitabile affermare che oggi la sovranità popolare ha un gran peso. Soltanto che il popolo, quando non viene represso con la forza dai regimi dittatoriali, viene comunque manipolato demagogicamente dalle nuove vie di comunicazione di massa. La volontà popolare viene dunque a contare ben poco. Anche nelle celebrate democrazie americane c’è in realtà un’elite di magnati che domina il panorama politico tramite campagne elettorali molto dispendiose. Il popolo ha dunque un suo peso, ma entro questi limiti e sotto determinate condizioni.” Quale forma di governo potrebbe oggi corrispondere alla “monarchia regolata da buone leggi” che gli illuministi sembrano considerare irrinunciabile? “Oggi in Europa non è possibile fare un paragone, perché non esistono più situazioni paragonabili a quelle del 1700. Certo, in Italia abbiamo oggi un principe che è quasi “legibus solutus”, ossia immune dalle leggi come i vecchi sovrani assoluti: si potrebbe cercare di modificare questa situazione, ma non mi pare che sia questo il problema principale. Al giorno d’oggi abbiamo a che fare con la liberal-democrazia: bisogna quindi fare in modo che il popolo venga manipolato il meno possibile e che si riabitui a pensare dopo anni di inattività e passività. Poi, una volta che è tornato a pensare, mi piacerebbe che avesse la possibilità di esprimere liberamente i propri bisogni e di proporre i possibili rimedi. Questa è la vera meta. Non tanto condizionare il principe con le leggi; anche se, col problema che abbiamo oggi nel nostro paese, una questione del genere si potrebbe anche porre.” Prima di congedarci, chiediamo al professor La Penna, dopo i dovuti ringraziamenti per la breve ma esauriente intervista concessaci, la sua disponibilità per un eventuale colloquio tra le mura della nostra scuola su un argomento a sua libera scelta, parlando a nome degli studenti. “Si potrebbe anche fare. Purtroppo, però, ho 85 anni. Con la vecchiaia , a volte, vengono meno prima le gambe del cervello. Un incontro sarebbe comunque possibile.” Al prof. La Penna, che ha reso possibile con la sua disponibilità questa intervista, vanno i ringraziamenti dei redattori de Il Collettivo, degli alunni, del Preside e dei docenti del Liceo “P.Colletta”.

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dEgli studEnti

Tacito e Diderot

A. La Penna, Tacito nella riflessione politica di Diderot, in M.W.,La fortuna di Tacito dal sec. XV ad oggi, «Atti del Colloquio di Urbino, 9-11 ottobre 1978», Urbino, Argalìa, 1979, pp. 163-166. Qual è il ruolo dell'intellettuale sotto un potere assoluto? Il problema nodale che appassionò Tacito e travolse Seneca fu avvertito in tutta la sua complessità, nella Francia insieme monarchica e iIIuminista del tardo XVIIIsecolo, anche da uno degli esponenti più cospicui del 'secolo dei lumi', Diderot, che proprio a Tacito si richiamerà apertamente.

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Ne parla, nella pagina che segue, Antonio La Penna. Per capire la difficoltà di abbandonare la prospettiva della collaborazion e col potere bisogna,tener conto di tutta la prospettiva politica e sociale di Diderot. Egli non vede nessuna alternativa tollerabile alla monarchia: il regno è una necessità: la questione è di dare in esso spazio alla libertà: problema analogo a quello di Tacito, colla grande differenza, però, che in Tacito si tratta della libertà di un"élite' politica e in-

tellettuale, in Diderot della libertà del popolo. Andando più in là di altri illuministi, egli non si affida ai

lumi o al buon volere del despota: il dispotismo assoluto è comunque un male, perché il despota buono

abitua il popolo a fare a meno della libertà. Egli richiede limiti legali al dispotismo: quindi una specie di

monarchia costituzionale; per quanto disprezzo noi possiamo nutrire verso le garanzie legalitarie, valgono sempre più di una soluzione moralistica. I vincoli costituzionali porteranno il sovrano a governare col consenso del popolo; ma un governo fondato solo sul popolo resta generalmente fuori della prospettiva da lui auspicata. Il governo democratico presuppone il «concert des volontés", e una reale armonizzazione delle volontà individuali è possibile solo nelle piccole repubbliche (è implicita la polemica con Rousseau). Per la monarchia costituzionale egli pensa a una ristrettissima rappresentanza del popolo, limitata a pochi ricchi. La consapevolezza molto chiara, persino terribile, delle condizioni disumane di alcune categorie di lavoratori che egli mostra in alcune pagine della Réfutation d'Helvétius, non è in contraddizione con un disprezzo della massa che non ha niente da invidiare a quello degli scrittori antichi. Qui mi limito all'Essai sur les règnes de Claude et de Néron e ai Principes. "Cette énorme bète qu'on appelle lè peuple". «Il est méchant, mais il est encore plus sot". «L'homme peuple est le plus sot et le plus méchant des hommes: se dépopulariser, ou se rendre meilleur, c'est la mème chose". Il popolo è adulatore e servile ancora più dei cortigiani. "Lorsqu'un peuple n'est pas un frondeur dangereux, il est le plus sé ducteur des courtisans». "Qu'estce que, la multitude? Un troupeau d'esclaves». Denunciare l'assassinio di Agrippina invece di coprirlo avrebbe potuto portare a una rivolta popolare: la collaborazione di Seneca, nori al delitto ma ad evitare le conseguenze funeste del delitto, fu ispirata dalla preoccupazione per la comunità: la rivoluzione non si sarebbe compiuta senza fiumi di sangue. Si è cercato di dimostrare con argomenti abbastanza seri che nella seconda edizione dell'Essai il giudizio negativo sul popolo si aggrava, ma non so quanta importanza si possa attribuire per questo aspetto alle risonanze in Diderot degli avvenimenti dei quattro anni intercorrenti fra la prima e la seconda edizione. Dei passi citati solo due sono nuovi nella seconda edizione; vero è che uno è quello sui fiumi di sangue versati dalla rivoluzione. In realtà bisognerebbe tener conto anche delle altre opere di Diderot, dalle quali sul disprezzo per il popolo si può raccogliere un bel florilegio. Il confronto con

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l'Essai dimostra che sono condivisi da Diderot alcuni dei Principes che riguardano in pieno l'argomento. La riflessione sugli avvenimenti del 69, sul volgo di Roma che oggi acclama un imperatore e

poco tempo dopo ne oltraggia il cadavere, gli conferma la convinzione che il popolo è "un adulateur dangereux


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qui cè de à la nécessité». I facinorosi aspettano i momenti critici per far scoppiare la massa sempre pronta: .les factieux attendent les temps de calamité, de disette, de guerre malheureuse, de disputés de religioni ils trouvent alors le peuple tout pret». Che c'è da aspettarsi dalla massa vittoriosa? La moltiplicazione dei tiranni: dans les émeutes populaires on dirait que chacun est souverain, et s'arroge le droit de vie et de mort». Diderot fu un profeta lungimirante! Checché si debba pensare delle sue virtù profetiche, egli è in questo fedele agli storici antichi, di cui eredità moderazione e paura. Per tornare a Tacito, citerò un caso in cui il disprezzo dello storico antico passa abbastanza chiaramente nel pensatore illuminista. Si tratta delle manifestazioni popolari di gioia che scoppiano quando Ottavia, già ripudiata da Nerone, viene richiamata inseguito alle proteste generali (Ann. XIV 61). Alla notizia la folla abbatte le immagini di Poppea, porta sulle spalle 'le immagini di Ottavia, le copre di fiori, le ricolloca nei fori e nei templi; invade anche il Palatino, ma qui viene ricacciata e dispersa da gruppi di soldati; ciò determina un rovesciamento della situazione, che riporta agli onori Poppea. Il commento di Diderot, aggiunto nella seconda edizione, è drastico: "et c'est ainsi que le zèle indiscret du peuple a, dans tous les temps, desservi le

dEgli studEnti

Chi sa quanti storici di probi sentimenti hanno pensato e pensano che

mérite et perdu l'innocence». L'autore della praetexta Octavia, che pure è, probabilmente, un aristocratico, sente, pur non senza riserve, la generosità di questo attaccamento della massa all'imperatrice sventurata, rampollo della casa di Germanico, Ma Diderot è molto più sensibile al sarcasmo di Tacito. Lo storico ha detto poeco prima (Ann. XIV 60,6) che molte furono le lamentele per il ripudio di Ottavia e il volgo non ebbe ritegno a protestare apertamente. Come mai tanto coraggio? Perché, risponde lo storico antico, il volgo è più sciocco, meno prudente e, avendo poco da perdere, ha meno paura: è implicito che i ricchi, rischiando di più, fanno bene a protestare in segreto. Ben inteso, neppure in questo Diderot è costante. Se su un piatto della bilancia sta la paura dell'anarchia e del sangue, sull'altro sta il disgusto per un potere corrotto, incancrenito; e il fallimento delle speranze di riforma nei primi anni del regno di Luigi XVI aggraverà il disgusto. In qualche momento ditirambico (mi riferisco, naturalmente, al ditirambo Les Éleuthéromanes che precede le delusioni più amare) può anche accadere che il 'philosophe' sia affascinato dalla visione della rivolta sanguinosa; ma il suo atteggiamento di fondo è di ripulsa e di orrore: dopo qualche oscillazione egli ritorna agli antichi. E se la dialettica aperta fra compromesso e abrupta contumacia è quanto mai viva ed attuale, la sfiducia e il disprezzo del popolo ci fanno misurare quanti secoli ci dividano non, solo dallo storico antico, ma anche dal filosofo illuminista.

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attualità

Quelli con gli occhiali Di Ciccarella Marta Il 2010 sarà di sicuro ricordato come il primo anno in cui un intero territorio in Italia è stato sgomberato di tutti gli uomini di pelle nera. Nel 2011 toccherà a quelli con gli occhiali, forse. Eppure la Costituzione è chiara su questo punto: Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Una bella lettura, quella della Costituzione. Peccato che sia ancora oscura a molti, politici in primis. Allora, per fortuna che non porto gli occhiali. Chi li porta, però, è meglio che inizi a prepararsi alla vita nei lager , agli interminabili viaggi nei barconi di occhialuti, alle persecuzioni, alle ronde, agli sfruttamenti. Purtroppo è così che si decide di chi aver paura, da un momento all’altro. La xenofobia è cieca, come la fortuna. La xenofobia è anticostituzionale, inoltre. Il razzismo è addirittura disumano. Io credo, però, che non tutta l’Italia sia xenofoba. Che non tutti gli italiani siano razzisti. O per lo meno, che non lo siano per natura. Essi sono sedotti ad esserlo dai sublimi (subliminari) messaggi mediatici, dettati dallo Stato, già solo fosse per la negligenza costituzionale sopra ci-

tata. Altri esempi e cause circa il conformismo delle idee non ne cito per indulgenza nei riguardi di seducenti e sedotti, e anche perché sarei poi ghettizzata tra i faziosi. Lascio però ai liberi libertà di pensiero.

SONO INCAZZATA NERA. PARDON, BIANCA. POTREBBERO CHIEDERMI IL PERMESSO DI SOGGIORNO ED INSEGUIRMI OGNI SERA IN RONDA.

POTREBBERO

ANCHE PRENDERMI

A SPRANGATE DOPO AVERMI SFRUTTATO A LAVORO E SCACCIATO DAL PROPRIO TERRITORIO.

MA

IO SONO BIANCA, ITALIANA.

E

COME

I CANI.

ME NE VERGOGNO.

Invece agli schiavi del monopolio mediatico - governativo - mafioso ( il trattino non è uno stacco ma una liaison) voglio solo ricordare che le distinzioni fra razze non esistono, ma sono solo di natura antropologica e che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” e soprattutto di decifrarne l’entità senza privare nessun uomo della sua dignità di persona. Se poi è la Repubblica a sbagliare, libertà è partecipazione.

E la Terra trema ancora ma … di Federica Iovine Mentre la Parietti si dispera per la sua gatta morta a

di quelle persone traspare ancora la speranza di poter

18 anni, ad Haiti ci sono persone che soffrono

riavere quello che il terremoto ha portato via con sé.

per aver perso le loro case…

Bambini sotto le macerie riescono a malapena a chiede

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Pianti, lacrime, grida. Queste sono le strade di Haiti,

aiuto, mamme urlano i nomi dei loro figli, cadaveri sul

questa è la situazione lì, in un paesino povero dove il

ciglio della strada rimasti a marcire come fossero spaz-

terremoto ha distrutto ogni cosa, ogni famiglia. Dai volti

zatura, case distrutte da quella Terra che, ancora una


attualità

volta, ha tremato. E noi Italiani che viviamo sicuri nelle nostre case assistiamo a queste tragedie in televisione, mentre alcuni ignorano e altri ancora non sanno che dall’altra parte c’è un’intera popolazione che sta morendo, che sta combattendo per sopravvivere! Alba Parietti è sconvolta. Ha perso la sua gatta che le faceva compagnia nelle giornate più vuote, più tristi… Siamo soltanto spettatori di un mondo che va a rotoli, di un mondo che ha sopportato troppo, che non ha più forza di reagire, né di gridare aiuto… Ma il mondo non è una favola, è un inferno dantesco.

NoTIzIE FLASh di Mario Pagano ITALIA

ITALIA Scuola: la riforma delle superiori partirà dal 16 febbraio: l’era dei 513 indirizzi

Scomparsa colla-

è conclusa,ci saranno solo 6 Licei, 11 Istituti tecnici e 6 Istituti professionali. Per il classico le novità in sintesi sono:lingua straniera per tutti e 5 gli anni e potenziamento dell’area scientifico-matematica. La riforma partirà soltanto dal primo anno e gli orari settimanali cambieranno per tutte le classi all’infuori delle quinte(tutto ciò penalizzerà soprattutto le classi intermedie degli istituti professionali).Il cosiddetto “riordino” na-

boratrice di giustizia Lea Garofali, si teme che sia stata rapita e uccisa

sconde tagli alle cattedre senza precedenti:in due anni spariranno 17 mila cattedre.

IRAN

CANADA Sono partite le Olimpiadi invernali a Vancouver, l’Italia

la sfida di khamenei:”Dare cazzotto all’occidente”

deve ancora cominciare a pedalare

YEMEN Al Qaeda minaccia:”Colpire cristiani e gli ebrei”

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tEmatica

Pagina

OMOLOGAZIONE Perbenismo e Conformismo di Maria Chiara Fresi “Non mi piace molto..ma alla fine va di moda”, “a lui quel taglio sta bene perché a me non dovrebbe..ce l’hanno tutti”..”perché sei di quel partito politico?..in effetti tutti quelli che frequento lo sono..alla fine non lo so sinceramente”.

Vorrei iniziare con il citare la tematica trattata da un celebre libro di Pier Paolo Pasolini, “Scritti corsari” questo riguarda una raccolta di interventi il cui tema centrale è la società italiana, i suoi mali, le sue

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angosce. Lui, figura solitaria, lucido analista, crudo e sincero, si scontra con quel

mondo di perbenismo e conformismo che è responsabile del degrado culturale della società. Perbenismo e Conformismo se prima di scrivere questo articolo fossi andata a fare una chiacchierata con tutti i giovani di oggi, avrebbero UNIFORMEMENTE risposto di essere circondati da questo tipo di omologazione, e che erano del tutto estranei e moralmente contro queste ideologie...mai e poi mai avrebbero ammesso di far parte della sopracitata generazione di perbenisti uniformati tra loro ,ed anche questa a mio parere è una forma di omologazione. Tutti vogliono essere diversi, tutti ,così facendo, diventano simili. Fa rabbrividire (almeno così mi è accaduto) sfogliare un giornale e leggere che la generazione odierna è costituita da persone superficiali e che pensano maggiormente alla frivola soddisfazione di un vestito o un telefono nuovo, ma la peggiore tra le affermazioni è stata questa : “ I centri commerciali sono diventati, al giorno d'oggi, le nuove cattedrali - senz'anima del mondo, osannati e celebrati dai giovani”. IO voglio gridare no! Non è così!.. Perchè dovremmo farlo tutti, siamo dotati di un cervello, di facoltà di pensiero, e di diritti che ci permettono di alzare la mano e dire la nostra. Ma la triste verità ,è che coloro i quali scelgono di farlo, sono isolati e additati come ‘tipi strani’… bene se pensare con il proprio cervello, esprimere opinioni ed agire come la propria morale, vuol dire essere strani, personalmente non vedo l’ora che il mondo sia strano per intero, in ogni remoto angolo del globo. Questo non è un pensiero utopico, è solo qualcosa che si può e deve fare, al fine di sfatare quel mito che giorno per giorno prende piede, il quale addita noi giovani come ‘branco di pecore’. Spesso è così, spesso scoccia prendere una scelta, spesso… quasi sempre. Perché accade? Perché è troppo facile..troppo semplice..troppe poche energie vengono spese nel-


tempo in cui parleremo dei vecchi tempi, ed io voglio parlare di Bei Vecchi Tempi, ci sarà il tempo in cui, essendo anzianotti, sarà a noi difficile capire nuovi correnti di pensiero..ma c’è un tempo, oggi, nel quale NOI , siamo e possiamo fare la corrente di pensiero e gli ideali dei giovani di oggi del 2010.

tEmatica

"Forse qualche lettore troverà che dico delle cose banali. Ma chi è scandalizzato è sempre banale. E io, purtroppo, sono scandalizzato. Resta da vedere se, come tutti coloro che si scandalizzano (la banalità del loro linguaggio lo dimostra), ho torto, oppure se ci sono delle ragioni speciali che giustificano il mio scandalo." Pier Paolo Pasolini

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l’OMOLOGARSI , perché così si chiama vestirsi allo stesso modo, avere lo stesso cellulare, la stessa pettinatura, Solo perché ‘lo fan tutti’ qualcuno dirà “non è vero io sono così perché mi piace quello stile” ma la verità, quella dura e cruda è che magari, fossero i vestiti la vera e propria forma di omologazione, il vero conformismo, purtroppo è qualcosa che non si vede se non nel momento in cui parli con un gruppo di persone, che non alzano la voce per i loro ideali e principi perché al posto loro c’è uno dei loro amici a farlo, e quello basta, ed è proprio questo che rattrista e fa perdere le speranze. Ma dopo questo pessimismo leopardiano, vorrei concludere lasciando la mia, soggettiva, personale, sincera, utopica, pessimista speranza di iniziare a guardarmi in giro, e trovare dinamicità di pensiero tra noi giovani, ci sarà il

Verità , libertà, lotta: noi “omologati” e la filosofia di Ilaria Coppola Quante volte ci sentiamo dire che non sappiamo pensare

una condizione mai definitiva. Poi abbiamo la libertà, la

con la nostra testa? Quante altre che non siamo in grado

tanto amata e decantata libertà: quella dei diciotto anni!

di maturare pensieri completi e ragionati? Molte in re-

In realtà questo voler per forza giungere allo stato di

altà ed è per questo che, a mio parere, è giunto il mo-

“libertà” risponde all’esigenza di scoprire in cosa questa

mento di rispondere a tutti coloro i quali credono che

consista realmente: la condizione di inconoscibilità della

la nostra vita sia esclusivamente legata ai piaceri e ai

libertà ci appare aristotelicamente meravigliosa e irri-

divertimenti e non ci sia più spazio per la riflessione.

nunciabile in un mondo che tenta di privarci costante-

Infatti, il futuro incerto e sconfortante che ci propone

mente di “lei”. Terza ed ultima è la lotta che si configura

la società odierna, oltre a ingenerare uno

come necessità di sopravvivere allo sgomitare

stato di malessere dovuto alla mancanza di

della vita e della società che sembra ostaco-

un ubi consistam, porta inevitabilmente a

larci con i suoi se e i suoi ma che non ci

porci continue domande. Il porsi domande

hanno mai accontentati. Questi tre termini,

è alla base del filosofare, il cui manife-

così intesi, vanno a determinare la base di

starsi è, appunto, intrinsecamente legato

quella che si potrebbe definire la filosofia

alla negatività, in quanto nasce dal bisogno

della “generazione omologata” che, al con-

di pensare a delle soluzioni e/o a delle ri-

trario di quanto viene troppo spesso affer-

sposte caratterizzate da una difficoltà di

mato, si sforza costantemente di pensare a

fondo. È inoltre interessantissimo notare come, anche in-

come riempire un “vuoto” sociale e non, che si cerca so-

volontariamente, i nostri discorsi ruotino intorno a tre

luzioni per un futuro che sembra non esistere e che non

parole chiave: verità, libertà e lotta. Il bisogno di in-

lascia spazio per restare inchiodati ad un sapere pre-

terrogarci sulla verità nasce da una condizione di rela-

confezionato troppo spesso dogmatico.

tivismo che ci circonda e che rende tutto instabile: la verità di oggi sarà “soppiantata” da quella di domani, in

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di Chiara Spiniello Adesso voi me la dovete spiegare quest’apatia

affogare gli altri. Il fatto è che oggi noi giovani, io per

dilagante, che infiacchisce gli animi, che sfibra

prima, abbiamo tutto già pronto,a nostra disposizione e

le ossa, che imbianca i cervelli. Da dove

confondiamo troppo spesso i diritti con gli obblighi. I

nasce,soprattutto perché nasce?”Divina”indiffe-

tempi dei nostri genitori, dei nostri professori, di quelle

renza o assoluta non curanza, mancanza di inte-

persone che vediamo così lontane da noi erano altri

resse per tutto, che siano i grandi sistemi o le

tempi, epoche in cui per studiare dovevi darti da fare

molto più concrete faccende scolastiche. Com’ è

,per fare qualunque cosa dovevi impegnarti e forse allora

possibile?Come a quindici,diciassette ,diciotto anni

ogni conquista era davvero una conquista e in ogni vittoria

Pagina

tEmatica

Cosa racconteremo,ai figli che non avremo,di questi anni zero ?

è

si può decidere di accettare tutto supinamente,

c’era sudore e sangue acido. Le mie non sono parole in

si può non avere voglia di provare a cambiare la

libertà,né vogliono, presuntuosamente, essere un’esorta-

storia,di battersi per qualcosa,qualunque cosa.

zione o un monito,s ono parole dettate da un sentore ne-

Com’ è potuto accadere?Quand’è che la lotta si

cessario di cambiamento, di azione, insomma di provare a

tramutata

in

tacita

accettazione,fatalistica

...Perché provarci significa prima di tutto mettersi alla

omertà?Quand’è che le generalizzazione delle genera-

prova. Farlo e poi magari ricevere un pugno, farlo e ve-

zioni non è apparsa una cosa tanto assurda e noi giovani

dersi chiudere una,due,mille porte in faccia, farlo e non

siamo diventati stereotipo?E’ davvero un triste pano-

riuscirci, ma FARLO! Le idee,la libera espressione,la vita-

rama,più che altro preoccupante:alle generazioni future

lità di un grido,le scritte di protesta sui muri, la voglia di

non stiamo lasciando assolutamente niente. Le nostre sono

fare e disfare e rifare. Utopica speranza appiattita e ba-

guerre amorali. Battaglie combattute a colpi di cellulari

nalizzata da un'abulica realtà.

e vestiti firmati,botte pretestuose, inflitte non tanto per riuscire a galleggiare ed emergere quanto per far

Conformismo nell’ anticonformismo

di Tiziana Correale

In questa complessa società del terzo millennio, se c’è

E’ davvero raro trovare qualcuno che sappia avvicinarsi

qualcosa di più difficile da superare dell’ omologazione

a tutti i gruppi e che riesca a non appartenere a nessun

vera e propria, è il conformismo nell’ anticonformismo.

altro se non a sé stesso, probabilmente perché percor-

Molti ragazzi infatti, affascinati dall’ idea di restare

rere il proprio cammino è più difficile che cercare di imi-

fuori dalla massa, si allontanano dai soliti canoni di com-

tare quello altrui. Ma ci auguriamo che tutti, dati i

portamento, si lanciano in qualcosa di diverso, eppure,

formidabili mezzi di informazione a disposizione, sap-

anche in ciò, forse troppo deboli per tirarsi fuori da ogni

piano imparare a credere nella realtà e a sviluppare in-

pregiudizio, si ritrovano omologati. Ascoltano musica non

dividualmente un pensiero su di essa, senza ritenersi

popolare rifiutando la più conosciuta e non vogliono avere

portatori dell’ unica e assoluta verità, in modo tale da

nulla a che fare con le persone “comuni”. Arrivano a non

poter instaurare un libero dialogo ed un confronto sti-

ascoltare nemmeno gli altri, impedendosi così

molante in ogni situazione e non lasciando nessuno fuori

di crescere, di cambiare, in un mondo in cui

da un mondo che appartiene a tutti, indipendentemente

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anche il più maturo ha bisogno di rinnovarsi di continuo.

dalla particolarità di ogni persona.


di Marta Capossela Nontiscordardimè nei capelli fluenti, scintillanti, si adagiano sulle mie spalle, sul vestito, stesso colore, stesso scintillio. Il ballo. Tanto anelato e odiato. Avrei voluto presentarmi così al ballo, raggiante, felice. Vane speranze. Un’ utopia. Aiko è il mio nome ma non sono l’ unica, sono il contenitore di un’ altra Aiko, una subdola e perfida altra cambiare, trasformarti nella ragazza che loro vogliono, vendere la tua anima e vendere il tuo corpo questa è la salvezza.” Le sue parole mi portano al parossismo, mi rendono pazza, mi pugnalano, mi uccidono. Dovrei privarmi di ciò che sono, cambiare per sopravvivere, cambiare per vivere. Uccidi ciò che sei stata e fai nascere un nuovo Io. Idiosincrasia. Tutto quello che provo. Tutto ciò che provo per il mio corpo e il mio cervello, la mia debolezza. Lo specchio. La depressione. Ultimamente la depressione mi agguanta, mi stritola, mi soffoca, mi fa disperare, mi annulla. Non sono più capace di tollerare i loro sguardi inquisitori, le prese in giro a mezza voce, sussurrate in un orecchio. Ma dopo estenuanti ricerche ho trovato la soluzione, me l’ ha suggerita Aiko. Adesso sono come loro, al ballo sarò come loro mi vogliono. Mi sentirò spregevole ma loro mi troveranno bellissima.

in bElla coPia

me. Lei ha sputato la sua sentenza: “Non hai amici, sei sola, conduci una vita insulsa. Per riscattarti devi

PEnsiEri

LoTTE INTESTINE

L’ emulazione è la soluzione. Non voglio cadere nell’ abisso, sprofondare nell’oblio. La voce risoluta di Aiko mi costringe ad affrettarmi. Mi tuona dentro. Non sono mai veramente sola, non ho scampo, non posso sfuggirle, sono in trappola. Mi imprigiono nel bozzolo di vestiti che non ho scelto, che lei ha scelto per festeggiare la nuova me che stasera vedrà la sua rinascita. Le scarpe troppo alte, troppo costose per i miei gusti. Apro la finestra. Spiccare il volo sarebbe bello, liberarsi di tutti, di Aiko, dei loro sguardi e delle loro parole taglienti. Mi bruciano le loro ferite scavate nel cuore e inferte sul corpo. Salgo sul davanzale. Le scarpe sono scomode e strette come la vita che sono costretta a vivere, non mi venderò. “Cosa stai facendo?” Salto. “Ti sto distruggendo.” Finalmente libera dalle costrizioni. Nel sacrificio ero fiera, nella rinuncia forte ma la cosa di cui più mi sentivo incapace era la vita di tutti i giorni.

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libri

orhan Pamuk: ecco com’è nato il “Museo dell’innocenza” di Maria Laura Amendola

Il premio Nobel per la letteratura ritorna nel modo più imprevedibile, parlandoci di amore. E di felicità. << ERA L’ISTANTE

PIù FELICE DELLA MIA VITA, E NON ME NE RENDEVO CONTO.

SE L’AVESSI

CAPITO, SE ALLORA L’AVESSI CAPITO,

AVREI FORSE POTUTO PRESERVARE QUELL’ATTIMO E LE COSE SAREBBERO ANDATE DIVERSAMENTE?

SI,

SE AVESSI INTUITO CHE QUELLO

ERA L’ISTANTE PIù FELICE DELLA MIA VITA NON MI SAREI LASCIATO SFUGGIRE UNA FELICITà COSì GRANDE PER NULLA AL MONDO

Siamo nella Istanbul degli anni ’70. kemal è un giovane imprenditore nato in

>>

contenere il tempo, è ricostruita la storia di un amore incantevole e doloroso.

una famiglia agiata, con un lavoro soddis-

Orhan Pamuk, ancora una volta, riesce a sbalordire il

facente e una fidan-

lettore con un gioco di specchi e di rimandi, in cui il

zata

narratore racconta la storia moltissimi anni dopo con un

bella

“moderna”.

Ma

e un

velo di malinconia e di tristezza.

giorno, passando da-

“Il museo dell’innocenza” non è soltanto una classica

vanti a una vetrina, il

storia d’amore, ma è piuttosto un discorso letterario

giovane vede la donna

sull’amore, in cui l’autore decide di soffermarsi su quella

che, da quel momento

che è la felicità e su quanto possa essere davvero col-

in poi, sarà la sua os-

legata all’atto di amare. Il protagonista, in cui possiamo

sessione e la sua ra-

immedesimarci noi tutti, non si rende conto sul momento

gione di vita. Il loro

di essere felice e aspira a momenti ancora migliori, che

colpo di fulmine sfo-

lo fanno ripiombare nell’infelicità.

cerà prima in una

Nel romanzo prevale un forte senso di malinconia, det-

passione

erotica

tato dal fatto che il narratore conosce fin troppo bene

travolgente, poi in un

l’esito della storia. Questa tristezza si riflette nel pae-

lungo e disperato corteggiamento. Alla fine, kemal si

saggio urbano di Istanbul, il cui ritratto è autentico in

renderà conto di aver perso tutto: l’amore e il rispetto

ogni suo aspetto: dalla crescita di una nuova classe diri-

della sua fidanzata, l’adorazione di sua madre, la com-

gente nella metà degli anni ’70 alle convenzioni sociali

plicità di suo fratello, le lacrime per piangere la morte di suo padre, la dignità. Ma nella sua continua aspirazione all’amore non c’è spazio per il mondo, tutto si riduce a un costante mal di stomaco, sintomo della sua sofferenza interiore. kemal inseguirà l’idea di Füsun per tantissimo tempo, conservando tutti gli oggetti che la ricordano (toccarli è l’unico modo per alleviare il dolore). Da qui nasce il museo dell’innocenza, dove kemal ha raccolto tutti gli oggetti che hanno fatto parte della sua

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vita dal momento in cui ha conosciuto Füsun. Nel museo, l’unico luogo che può


mente tutti noi risponderemmo di voler essere

turano reciprocamente in una società semi-moderna, che

assolutamente intelligenti e infelici, ma Pamuk,

condanna soltanto alle donne il sesso prima del matri-

nel suo romanzo, ci dice che non è del tutto

monio e che è ancora strettamente legata a tabù come

sbagliato voler essere almeno un po’ idioti ma

quello della verginità.

felici.

L’autore, in un’intervista, ricorda un libro (“L’idiota” di

libri

non del tutto superate. Infatti, i due innamorati si tor-

Fëdor Dostoevskij), in cui un personaggio chiede: vuoi essere intelligente e infelice o idiota e felice? Probabil-

“Chi sa dove andavano le anitre quando il laghetto era ghiacciato?” di Mario Pagano Il 91enne J.D. Salinger si è spento. Solo nella sua casa

Fino a qualche settimana fa Salinger per molti non era

nel New Hampshire, dove viveva dopo aver rotto ogni

altro che uno sconosciuto grazie al quale, chissà come

tipo di relazione con il mondo da più di cinquant'anni.

chissà perché, qualcuno era riuscito a strappare alla

La sua morte non può che rievocare il suo capolavoro

professoressa qualche minuto dall’ora di latino;all’indo-

incontrastato:”Il giovane Holden”.Un romanzo genera-

mani della sua scomparsa non possiamo che leggere per

zionale che è inalteratamente rimasto manifesto della

rendergli omaggio,per contestarlo,per interrogarci su

ribellione giovanile, uno stile così fortunato da riapparire

quella ribellione non fatta per gioco ma per autentico

in

disagio.

tanti

altri

romanzi.

La

storia

:un

giovane

“borghese”,alterego di Salinger, che comincia rifiutando ogni convenzione,ogni ipocrisia, finendo poi per lottare per la sua causa e vivere umilmente per essa. Un libro che a suo tempo(uscito nel 1951,tradotto l’anno dopo in italiano ma passa inosservato, raggiunge poi il successo nel 1961 quando esce con Einaudi)fu censurato perché ritenuto :”antipedagogico”,ma che fu un meravigliosa esperienza adolescenziale per molti. Salinger,dopo averci parlato della sua infelicità si ritira a vita privata...da allora non si hanno più notizie di lui. Possiamo immaginare che in questi anni si sia ribellato a tal punto da toccare il culmine del pessimismo, arrivando,forse, al punto di non nutrire più nessuna speranza. I familiari dicono che ha scritto, usciranno altri racconti altre ribellioni altri fiori-si spera-, ma di certo, avendo visto dal suo osservatorio privilegiato sul mondo, non potranno che essere di un pessimismo sconfinato.

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cinEma

Elementare Watson! di Veronica Limotta Misteri, azione, orrore, tensione, scazzottate,

sciandosi alle spalle i cancelli del cimitero. Blackwood è

nebbie, esplosioni, morti, tuffi nel Tamigi, riti

tornato e il suo complotto potrebbe mettere in pericolo

occulti, sacrifici umani, congiure di potere... C’è

l'intera Inghilterra. Ad aiutare Holmes e Watson ci sono

un po’ di tutto in “Sherlock Holmes”, c’è anche

due donne. Irene Adler (Rachel McAdams) l’unica ra-

di più di quanto si possa immaginare. Un certo sir Arthur

gazza che è riuscita a tenere testa all’indomabile inve-

Conan Doyle a stento riconoscerebbe il suo eroe, che

stigatore e con il quale ha una tempestosa relazione e

nei romanzi non si muoveva da Baker Street neanche a

Mary di cui Watson è innamorato. Questo “Sherlock Hol-

cannonate. Il nuovo Sherlock è veloce, scattante, arguto

mes” racconta di fatti oscuri e demoniaci, che spargono

e perfino ironico, mosso da brillanti intuizioni; ma all’at-

paura fin nel più oscuro dei vicoli di Londra. A colpire

tività intellettiva Holmes preferisce i combattimenti a

non è tanto la figura del detective più famoso del

pugni nudi. Fine Ottocento. Londra è una città oscura e

mondo, risolutore di misteri incredibili, quanto una Lon-

pericolosa. Sherlock Holmes (Robert Downey Jr.) e il

dra irriconoscibile; nascosta, avvolta da fumo, nebbia, da

suo fedele compagno Watson (Jude Law) devono fron-

un velo di mistero e di sudicia miseria. Paesaggi contra-

teggiare un terribile nemico, un tale Lord Blackwood che

stanti, carrozze sfreccianti, cantieri navali, un ambiente

si diletta ad uccidere giovani e graziose ragazze. E

impregnato di energia sullo sfondo di grandi palazzi ot-

quando mai non si è visto un satanista o un serial killer

tocenteschi. Un mix di avventura e originalità. Un clas-

accanirsi su delle povere fanciulle? Intanto la super cop-

sico diventato moderno e presto anche il secondo

pia riesce a catturare il terribile criminale, condannato

capitolo.

e poi impiccato. E giustizia è fatta. O almeno così sembra, finché qualcuno non lo vede resuscitare dalla sua tomba,

la-

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di Giovanna Blasi Capelli mossi e spettinati, look total black inconfondibile,

tico, che stupisce nei panni dei personaggi più

occhiali scuri a nascondere uno sguardo enigmatico, che

disparati e promette più che bene nel centratis-

rivela un mondo in cui sensibili creature dalle mani di for-

simo ruolo del Cappellaio Matto, personaggio

cinEma

Il ritorno del genio

bice si riscoprono capaci di amare, spose in decomposizione suonano il pianoforte, imprenditori eccentrici e narcisisti dal caschetto vermiglio sono padroni di fabbriche dove il cioccolato scorre a fiumi, barbieri assetati di vendetta e pasticciere in fallimento trovano il modo di riscattarsi con tanto ingegno quanta efferatezza. Tim Burton, cinquantun anni, regista di fama mondiale acclamato da pubblico e critica, non ha mai smesso di sorprendere con le sue straordinarie invenzioni, dando vita ogni volta a mondi e personaggi originali e diversi, al punto da crearsi un genere tutto suo, colorato, gotico e visionario, che ha una sola prerogativa: catapultare oltre l’immaginazione. È per questo che, quando si guarda un suo film, si ha l’impressione di sprofondarvi, ritrovandosi al fianco di quei personaggi strambi e particolarissimi che ispirano tenerezza, fanno divertire, sanno inquietare ma, soprattutto, fanno venir fuori con straordinaria potenza il meglio o il peggio di ognuno di noi, i nostri eccessi, l’anima pura o la bestia in eterno conflitto nel nostro inconscio. E dopo quasi tre anni dal suo ultimo capolavoro, la trasposizione cinematografica del musical horror “Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street”, Tim sta per irrompere di nuovo nelle sale con la sua ultima e attesissima fatica, “Alice in

forte dal punto di vista caratteriale ma anche estetico e

Wonderland”, liberamente

visivo. Affianco a lui, un’interessante Anne Hathaway e

tratta dal libro di Lewis

l’immancabile Helena Bonham Carter, compagna di Tim che

Carroll portato al successo

gli ha dato due figli, la quale si cimenta in tutta la sua af-

dal celeberrimo cartone Di-

fascinante stravaganza nel ruolo della temibile Regina di

sney del 1951. Forte del

Cuori, che è stata appositamente ridisegnata dal regista

trionfo di pellicole come

ancor più piccola e sgradevole. E ancora, nel doppiaggio in

“Edward mani di forbice”, “Il

lingua originale, non mancano personaggi illustri del cali-

mistero di Sleepy Hollow” e

bro di Alan Rickman e Christopher Lee, attori consumati

“La fabbrica di cioccolato”,

dall’esperienza e dal talento

invidiabili, rispettivamente

nonché ispirato da una sin-

voci del Brucaliffo e del Re di cuori. Nel film, che uscirà

cera amicizia, anche questa

nelle sale il 5 marzo, gli ingredienti ci sono

volta il regista punta sul so-

tutti: ora c’è soltanto da aspettarsi che con

dalizio con Johnny Depp, in-

un cast validissimo e la sua immancabile ge-

discutibilmente

bravo

nialità, Tim giocherà l’ennesima carta vin-

innegabilmente

camaleon-

e

cente.

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musica

Pietà, amore e rancore nelle canzoni di De Andrè di Francesca Spiniello

Sono già passati undici anni dalla scomparsa del grande cantautore genovese Fabrizio De Andrè. In vita è stata una persona capace di mettere in evidenza le pessime condizioni del sistema e di combatterle,in vita è stato uno “scomodo”. De Andrè elegge a proprio mondo di ispirazione quel presepio sociale che si compone di tutti coloro la cui esistenza ha come cifra la marginalità. Prostitute, suicidi, tossicomani, alcolisti, delinquenti, transessuali, tutti “servi disobbedienti alle leggi del branco” che per costrizione o vocazione si trovano a vivere ai margini del quieto modus vivendi dei benpensanti e che dalla poetica di De Andrè ottengono quel riscatto che né la chiesa né lo stato né l’ideologia hanno voluto mai dare loro. A questa umanità Fabrizio presta la sua voce, affinché il loro mondo possa sopravvivere almeno come identità di fronte al “genocidio culturale” che l’omologazione,indotta dai modelli di sviluppo capitalistici, ha determinato e sta determinando, occultando nell’invisibilità mediatica o mostrando con ipocrita commozione all’ora dei tg gli “scavati umani” che questo sistema produce. Ciò che spinge il nostro cantautore a

raccontare le sue “storie disoneste” è il sentimento della pietas, della pietà per tutti gli ultimi, i vinti, gli esclusi; è “pietà della tenerezza”, come direbbe Pascal. E’ pietà per gli assassini di Delitto di paese, è pietà per chi “sulla croce sbiancò come un giglio”, per chi non ha sorriso, per i drogati, per le prostitute, per i bambini che “dormono sul letto del Sand Creek”, per il bandito sardo “senza luna, senza stelle e senza fortuna”, per le “spose bambine” dei rom che vanno a “caritare” e ancora una volta, sinteticamente, è pietà per chiunque viaggi in “direzione ostinata e contraria”. La scelta di cantare la marginalità determina per Fabrizio una posizione ben precisa nella dialettica delle classi: raccontare infatti i “dannati della terra”, significa condannare senza appello il sistema economico, politico e culturale borghese. E’ chiaro, quindi, che il potere, l’autorità, il denaro,nelle canzoni del cantautore, appaiono come i responsabili dello stato di queste cose; essi sono i “nemici”, perché con Bakunin De Andrè ha imparato che il “potere corrompe sia coloro che ne sono investiti sia coloro i quali devono soggiacervi”.

“P.F.M. live in U.S.A.”

di Fiorentino Tomeo Con questo album il gruppo lombardo si rivolse soprattutto al pubblico degli Stati Uniti, per il quale il disco live è sempre stato un punto importante nella discografia di ogni artista, dato il ruolo importantissimo che assumono i concerti nel continente americano. Il quartetto dal vivo non aveva mai annoiato, almeno in Italia e in tutta Europa, ma i loro brani erano stati accusati di una certa “frigidità” troppo inglese, un accademismo un po’ troppo formale. Cosi il gruppo, in occasione di questo concerto in terra americana , reagisce con uno spettacolo vivace e vibrante, nel quale si avverte un “calore” tipicamente mediterraneo e dove i brani (i cui titoli e testi sono per la maggior parte tradotti in inglese) sono degni di massima attenzione e ammirazione anche per il loro pathos oltre che per il rigore e la perizia tecnica esibita. Ricorre il gusto del medley in “Celebration” dove Premoli intona il celeberrimo riff di “Impressioni di Settembre”, e in “Alta Loma Five Till Nine”, un pezzo tutto improvvisato intercalato da un trascinante arrangiamento del Guglielmo Tell rossiniano. Detto che la tecnica esibita dai musicisti nell’occasione è stata davvero eccezionale, c’è da aggiungere che la band , al suoi apice, raggiunse livelli superiori a tanti gruppi sia italiani che stranieri.

20

Il disco di quell’esibizione, che impose la PFM anche all’estero, continua ad ottenere ancora oggi un grande successo di vendite, ed è certo che, senza di esso, la voce “e sp o rtazio n e” potrebbe essere tranquillamente cancellata dal dizionario del rock italiano. Nel dicembre 1984,in occasione della tournee, la rivista rock americana Billroad scrisse : “il quintetto italiano offre una enorme e funzionale combinazione di rock sound elettrico jazz e folk melodico con qualche testo italiano che rende questo “live” tra i più interessanti”.


musica

SOLDIER

OF

LOVE - SADE” “THE SEA - CORINNE BAILEY RAE”

Data di uscita: 09/02/2010

Data di uscita: 01/02/2010

Genere: Pop

Genere: Pop

uscitE dEl mEsE

di Fra nce sca “HELIGOLAND (DELUXE Sp inie VERSION) - MASSIVE ATTACk” llo

GUILTY - “NOYZ NARCOS”

Data di uscita: 29/01/2010 Data di uscita: 05/02/2010 Genere: Elettronica Genere: Hip-Hop/Rap

di Alessia Guerrasio Avellino vanta un movimento sportivo ricco nelle sue varietà. Era agosto e le speranze dei tifosi si erano completamente spente, quando i supporters avellinesi davanti al palazzo della provincia scoprirono che l’Avellino 1912 nonostante gli sforzi sarebbe andato in fallimento, lasciando spazio a un nuovo Avellino 12. Grande rammarico per tutti i “lupacchiotti” che nonostante tutto hanno fatto una scelta: Continuare a sostenere la propria squadra. In fondo, al cuore (bianco verde) non si comanda. Il campionato dell’Avellino 12, che milita in serie d, procede, tra alti e bassi. La squadra è partita da vecchie conferme, rinnovati ritorni e tante rinunce. Campionato altalenante segnato almeno per questa fine di gennaio e l’inizio di febbraio da tante contestazioni. Le sconfitte sono quelle di Trapani e di Viribus Unitis (ultima sconfitta casalinga), un pareggio con Sambiase e una splendida e soddisfacente vittoria nel derby contro il Sapri, superato di quattro lunghezze. In classifica attualmente si trova al settimo posto a tredici lunghezze dalla capolista che è Trapani. Tutt’ altra storia per l’Air Avellino. Il movimento della pallacanestro appassiona sempre più la città. Solo una conferma dall’anno scorso quella di Porta poi tanta rivoluzione. Il 25 Gennaio poi la grande conquista: ad Avellino le final eight di Coppa Italia. Giovedì 18 febbraio ore 18.00 Pepsi Caserta vs Canadian Solar Bologna. Giovedì 18 febbraio ore 20.30 Armani Jeans Milano vs Air Scandone Avellino Venerdì 19 febbraio ore 18.00 Montepaschi Siena vs Sigma Coatings Montegranaro Venerdì 19 febbraio ore 20.30 NGC Cantù vs Angelico Biella. Sabato 20 semifinali Domenica 21 finalissima. Questo è il programma. Le aspettative sono grandi, e sicuramente all’altezza di questa squadra che da anni ci emoziona e ci fa battere le mani. Per quanto riguarda il campionato è stato un girone d’andata più che soddisfacente, al di là di ogni rosea aspettativa, e la qualifica-

sPort

Sogni Bianco Verdi

zione per il terzo anno consecutivo alle finali di Coppa Italia ne è una conferma. Avellino prende sempre più piede nel vasto e fervente panorama cestistico italiano. Le ultime partite l’hanno vista vincere in casa su Cremona e Montegranaro, e di contro scivolare contro Biella e Cantù. Al momento l’Air si trova al sesto posto a 14 lunghezze dalla capolista Montepaschi di Siena. Il girone di ritorno ci riserverà altrettante sorprese e colpi di scena. Nell’attesa speriamo di accogliere un altro titolo di Coppa Italia nel nostro Pala Del Mauro. Quasi altrettanto glorioso è stato il cammino della Pallavolo Atripalda. L’anno scorso tifavamo per la Pallavolo Avellino e per far sentire il nostro tifo dovevamo recarci alla palestra comunale, da quest’anno invece il cambiamento ha fatto da padrone : è cambiato il Presidente, è cambiata la dirigenza e sono cambiati i giocatori (molti ritorni), è cambiata la città. E’ cambiato soprattutto l’approccio al parquet, quest’anno c’è tanta voglia di vincere. La classifica lo dimostra: Atripalda seconda in classifica a meno due dalla capolista Gela. Un girone d’andata splendido, con sole due sbavature, 4punti lasciati sui campi di Reggio Calabria e Gela, e un girone di ritorno inaugurato con due, anche se sudate, vittorie. Nonostante l’esclusione dalla Coppa Italia a dicembre l’Atripalda puo’ continuare a sognare. I numeri ci sono, i nomi anche. Quindi tanta gioia per tutti i cuori bianco verdi che battono. Qualunque sia lo sport che seguiate vi è permesso di continuare a sognare, sogni bianco verdi.

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in bocca al luPo...

tutto sulla nostra irPinia

ETTORE DE CONCILIIS:COME LA RICERCA DEL BELLO DIVIENE RICERCA DI PACE di Ada Maria De Angelis

Il 26 Novembre il nostro Liceo ha ospitato un

Dipinti in apparenza così contrastanti con il Murale, nel

incontro dibattito con l’artista Ettore De Conci-

quale,come si è osservato anche nel corso dell’incontro, l’au-

liis sul tema “Scuola, arte e cultura”. Il

mae-

tore riesce a rappresentare una bellezza intrinseca e celata

stro, ormai artista internazionale e residente a

dietro il senso di distruzione e caducità umana,e in cui la

Fiano Romano, si trovava sul territorio in occa-

violenza si fa concreta e arriva ad assumere ilsignificato di

sione della Mostra Antologica organizzata nel

pace. Questo concetto di bellezza è stato descritto a più ri-

complesso monumentale dell’ex carcere Borbo-

prese nell’ampia introduzione del prof. di storia dell’arte

nico che ha ospitato, dal 14 Novembre al 6 Gen-

Riccardo Sica che ha mostrato come l’autore si identifica con

naio, parte delle sue opere.

la natura che rappresenta, sostenendo che solo attraverso

L’esposizione,

curata

da

Modestino

l’arte non rimaniamo estranei alla realtà.

Romagnolo,pure presente all’incontro, è stata

E’ anche per questa umanizzazione della realtà e della na-

un’ occasione per ammirare i paesaggi e le na-

tura, per le note armoniose che emanano le sue tele, come

ture morte realizzati dalle sapienti mani del pit-

per i toni studiati di luce e colore che De Conciliis è stato

tore avellinese, autore tra l’altro del “Murale

definito un “neoimpressionista”(Donelson Hoopes).

della Pace” della chiesa di S. Francesco a Borgo

Nel corso dell’incontro, vivacizzato dalle domande degli stu-

Ferrovia(1965).Paesaggi perfettamente resi in cui l’autore

denti, la proiezione di un video ha mostrato il pittore intento

dimostra di saper conciliare la perfezione tecnica e stili-

nell’operazione di doratura di cornici nel suo studio-museo

stica con un lirismo che provoca un senso di pace e mo-

di Fiano Romano e ritratto in alcuni momenti della sua car-

strare così una natura dinamica, viva , incontaminata in cui

riera con importanti personaggi quali David Alfaro Siqueiros,

la presenza umana è sempre intuibile nei sentieri o nei

noto pittore e autore di murales messicano, paese dove il nostro De Conciliis è vissuto per molto tempo o con Ernesto Treccani, pittore italiano da poco scomparso. L’intervento di Generoso Picone, noto giornalista de ‘Il Mattino” , ha, invece, messo in luce aspetti più prettamente culturali del percorso artistico del maestro, ricordato specialmente per l’audacia dimostrata nel realizzare quel murale che ha apparentemente così poco a che fare con l’ambiente sacro in cui è inserito ,come una sorta di anticipatore di quel ‘68 che sarebbe arrivato ad Avellino solo nei primi anni Settanta. Illuminante e applaudita la battuta conclusiva del maestro De Conciliis, dalla cui esperienza biografica non possiamo che apprendere un’ importante lezione di vita: ricercare la bellezza attraverso l’arte significa “lottare per eliminare

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le cose che non ci piacciono“, cose cioè come la sopraffaponti che pure occupano sempre uno spazio

zione, la violenza, l’odio, operazione che egli stesso ha in-

marginale nel quadro.

trapreso nel realizzare il Murale.


SILENzIOSE EROINE

di Elena Marino Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna. Sarà

Il tema fondamentale che unisce le tre

davvero così?

donne tra di loro è il sentimento del-

Beh, per rispondere a questo interrogativo c’è bisogno di

l’amore, vissuto da ognuna in modo dif-

tornare un po’ indietro nel tempo, più o meno a quando le

ferente. Esso, infatti, non è misurato in

donne, per sposarsi, dovevano portare in dote i propri beni.

un recinto entro cui è confinata l’intera

Nello studio dei documenti ottocenteschi irpini che ho tenuto

esistenza femminile, ma, proprio per la

all’archivio di stato di Avellino, ho raccolto numerosi dati che

portata rivoluzionaria delle donne in que-

potrebbero

portare

a

ricostruire

stione,

quello che è ed è stato il ruolo della

si

misura

continuamente

con

donna nei secoli. Per prima cosa, c’è

le componenti delle

da osservare che le doti delle donne

singole personalità.

erano sempre abbastanza consistenti e

Ancora

che, senza di esse, il matrimonio non

viene

sarebbe potuto avvenire. Il che porta

l’importanza

una

volta

sottolineata della

in bocca al luPo...

LE MANCINI,

a pensare che, sì, il denaro e i beni

donna nel nucleo fa-

erano fondamentali per la vita di cop-

miliare, sia in qualità

pia, ma anche che la donna rivestiva

di

un ruolo di ingente portata, caricando

amante. Amante che

sulle proprie spalle il peso della fami-

deve saper tenere accesa una pas-

glia sin dai preparativi per il matrimo-

sione, che deve riuscire a mantenere

nio.

meglio

salda la propria famiglia e la propria

l’importanza della donna, si devono

vita e che, proprio per aver scelto

studiare anche le singole personalità

una vita fuori dal comune, deve pa-

Per

poter

capire

femminili che hanno segnato la storia

madre

che

di

garne il prezzo.

italiana, e più precisamente quella irpina.

Donne di grande cultura, amanti perfette, madri attente

E’ il caso della genealogia al femminile delle Mancini, rac-

e diligenti, le Mancini rappresentano quasi l’eccesso di

contata nell’omonimo libro da Cecilia Valentino. Le protago-

perfezione femminile, ma confermano la tesi esposta al-

niste di questo saggio sono tre donne dell’Ottocento, vissute

l’inizio. Infatti dietro a un illustre giurista, qual era Pa-

tutte accanto a Pasquale Stanislao Mancini, illustre giurista,

squale Stanislao Mancini, si scorgono queste tre splendide

Ministro del Regno d’Italia dopo l’unificazione. Nell’intreccio

figure femminili, quasi inimitabili, ma che racchiudono in

delle storie della madre, Grazia Maria Riola, della moglie,

sè la vera idea di femminilità. Donne che si sono battute

Laura Beatrice Oliva, della figlia, Grazia Mancini, emergono

per i propri diritti e che, nel loro piccolo, hanno cambiato

le personalità di tre donne che hanno affermato, attraverso

il corso naturale della storia, dimostrando a tutti che le

percorsi diversi e in epoche differenti, il loro valore e la loro

donne possono essere più che semplici madri, più che

autonomia.

semplici mogli. D’altronde ogni donna, nel suo piccolo, ha

Ciò che colpisce della vita di queste personalità femminili è

rivoluzionato una porzione di mondo, ed è stata una silen-

che

ziosa eroina. E la forza delle donne è proprio questa, ov-

non

sono

per

niente

lo

stereotipo

di

donna

ottocentesca; si pongono completamente al di fuori di ogni

vero che possono essere tutto ciò che vogliono, basta che

archetipo, riuscendo a conciliare perfettamente l’impegno

se ne assumano le responsabilità.

culturale e politico con quello materno e familiare. Ed è pro-

Come hanno sempre fatto e continue-

prio questo, ciò che dovrebbe stimolare le donne di oggi ad

ranno a fare. Ecco perché gli uomini

andare avanti e a cercare di chiarire la propria identità.

non sono niente senza di esse.

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in bocca al luPo...

“…SAPORE

DI TERRA…”

di Mauta Jessica Annamaria Gargano nata a Sant'Angelo dei

namaria, attraverso le sue opere in prosa e poesia ci

Lombardi, in Irpinia, è una scrittrice che ci

insegna

presenta la storia ma anche i sentimenti e gli

passivamente, aspettando che il tempo passi, bensì co-

affetti

grande

struendo, creando, prendendo e donando allo stesso

di

una

persona

di

che

non

bisogna

vivere

la

vita

sensibilità, che osserva con attenzione la vita

tempo, vivendo intensamente giorno per giorno, attimo

e le vicende quotidiane che le si presentano

per attimo, accettando da essa tutto ciò che può offrirci

dinanzi, ogni giorno.

sia nel bene che nel male, stupendoci sempre al sorgere

Annamaria spiega tutto ciò, facendo poesia e

di un nuovo giorno.

cioè osservando la natura, guardandosi in-

Ad Annamaria Gargano per averci fatto scoprire, attra-

torno, ripercorrendo, raccontando e analiz-

verso la magia della poesia, i sentieri inesplorati del-

zando la vita, ricordando volti, voci, immagini

l’anima.

e paesaggi e traendo ogni tipo di emozione da ciò che le accade. I suoi libri racchiudono odori, ricordi, struggenti stagioni, fiori di campo, sapori semplici e genuini, paesaggi, viottoli, case, fedeli compagni di vita, stanze, discorsi e atmosfere che si presentano rassicuranti ma a volte anche nostalgiche e tristi.

La poesia di Annamaria Gargano è una poesia di rievocazione di un passato che non può più esserci ma che vive proprio attraverso il ricordo; una poesia vera, sentita, vissuta; una poesia che riesce a trasmettere al lettore le emozioni, le paure di un’età ormai passata. Ogni poesia descrive, attraverso metafore, similitudini e personificazioni, un attimo in particolare…un attimo di gioia, di felicità, un attimo in cui ti rendi conto di non essere solo…è un attimo, ma è pur sempre importante ricordarlo e viverlo fino in fondo. I suoi pensieri vagano oltrepassando barriere, ritornando al passato e dando la possibilità di riflettere sui valori e di mettere a confronto il mondo di oggi con quello di una volta. Molteplici sono gli spunti di riflessione, su problematiche della vita, tutte importanti: l’amore, l’amicizia, l’impegno, la consapevolezza di sé, la fede, la morte…insomma, An-

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di Maddalena Guerriero INGREDIENTI ( es. per 4 persone ): UN

PEZZO DI MUSCOLO DI VITELLO (DA

UN

PETTO DI GALLINA

UN

PIEDE DI MAIALE

UN

PEZZO DI

4 COTECHINI

400 G.

PER

4

PERSONE)

( 400 G.)

"MUSSO"

E UN ORECCHIO DI MAIALE

DI MAIALE

2 COTICHE UN

kG DI CAVOLI NERI

UN

kG. DI CAVOLO VERZA

CARDILLI, BORRAGINE, TORZELLA (TERMINI TIPICAMENTE AVELLINESI), AGGIUNTI A PIACERE A SECONDA DELLA DISPONIBILITà

(SONO

INGREDIENTI CHE NON SEMPRE SI TROVANO SOTTO CARNEVALE, MA REPERIBILI NEL PERIODO NATALIZIO, IN CUI È

COMUNQUE È MOLTO MANGIATA LA MINESTRA MARITATA)

2

MAZZI DI SCAROLA

AGLIO

E PEPERONCINO A PIACERE

in bocca al luPo...

LA MINESTRA MARITATA (O MENESTA MERETATA) DI NONNA SUNI

PROCEDIMENTO: Si puliscono accuratamente il "musso", il piede e l’orecchio e si tagliano a pezzi piuttosto grossi, si fanno sbollentare per circa 10 minuti e dopo aver scolato bene la prima acqua di bollitura (usata solo per sgrassare la carne), si uniscono a questi tutti gli altri pezzi di carne e si mettono a bollire tutti in un capiente calderone, coperti di acqua, che verrà abbondantemente salata a metà cottura. Si scaldano poi le verdure, ognuna separatamente per tipo, lasciandole leggermente al dente, e poi si lasciano finire di cuocere tutte insieme nell’acqua di bollitura della carne, dopo aver alzato i pezzi (il piede deve poi essere accuratamente dissossato dopo la cottura). A fine cottura si servono tutti i pezzi di carne in un piatto di portata ricoperti dalle verdure ben calde con il loro brodo di cottura. Questa ricetta, piatto tipico avellinese, può aiutarci a ricordare un pò meglio le tradizioni della nostra cultura. E' importante imparare a conoscere quello che siamo stati, anche attraverso il cibo....perchè certe cose, che ora ci appaiono disgustose e poco raffinate, hanno fatto parte della vita dei nostri avi ed è giusto non solo rammentarcene, ma anche provare a gustare, senza badare a pregiudizi, certi piatti. Potrebbero alla fine sembrarci davvero buoni (come lo sono), perchè ritroveremo in essi un pò di quel calore contadino, con cui ci si affannava a prepararli. E'con queste idee che ognuno di noi deve predisporsi alla prelibata arte del mangiare... La ricetta, è quella di mia nonna, ma si può considerare originale, poichè questo è un piatto abbastanza semplice e non ne esistono molte versioni. Abbiamo deciso di inserire proprio questa, tra una vasta gamma di piatti tradizionali, poichè adatta al tema carnevalesco di questo mese. Ad Avellino, infatti, questa è una ricetta tipica di Carnevale, mentre nel napoletano è più gustata nel periodo natalizio. Proprio per questo alcuni ingredienti(vedi n°9), potrebbero essere difficilmente reperibili in questo periodo.

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intEr nos

IL

MONDO è A COLORI..LA REALTà IN BIANCO E NERO

di Maria Giulia Contarino

“Il mondo è a colori, la realtà è in bianco e

non ha semplicemente la forma, e immobilizzare, nel-

nero”; così Wim Wenders, celeberrimo regista

l’attimo di un battito di ciglia, tutto e per sempre…non

noto soprattutto per “Il Cielo Sopra Berlino” del

è fantastico? Principalmente perché l’immagine riflessa

1987, apostrofava la dualità del nostro vivere. Fotografare è un po’ come scoprire questa realtà bicromatica. Niente di più che

schiacciare un bottone e vedere filtrata la luce in granuli di colore che piano piano acquistano una forma, sempre più particolare fino a diventare propria. Propria perché porta alla luce ricordi di momenti passati in compagnia; propria perché immortala emozioni irrepetibili; propria perché concretizza sentimenti nascosti e reconditi. Sarò di parte quando dico che la fotografia è una delle arti più sublimi e al contempo più umane di questo mondo, ma personalmente credo nella verità di queste parole. La fotografia può

nello specchio della Canon non sarà mai uguale a quella

divenire la più mistica delle arti, rimanendo appannaggio

che, alzando lo sguardo, osserveremo attraverso i nostri

di tutti, di chiunque desideri solo ricordare, in un futuro

occhi. In quel click c’è la nostra sensibilità, c’è il nostro

anche lontano, dettagli indelebili e passati che hanno

cuore, la nostra anima. Niente che possa essere posto a

fatto la nostra storia. Al centro di questo affollatissimo

paragone con il mondo a colori.

luogo comune v’è pertanto una stradina piccola, secon-

Parlando in prima persona, fotografare, quasi come qual-

daria, percorsa da chi, attraverso un semplice click, si

siasi altra passione umana, diviene liberatorio, salvifico,

cimenta nell’ardua impresa di dare una propria inter-

vitale, indispensabile. Diviene il modo per essere unici in

pretazione del mondo, delle cose, di noi stessi. E’ come

così tanta confusa ugualità, diviene l’alternativa all’in-

ritrovarsi stranamente registi di un mondo privo di mo-

consistenza del nostro mondo, un modo per poter rico-

vimento, eppure così denso di scatti di vita. Personal-

noscersi in qualcosa di particolarmente intimo, senza la

mente la mia passione è nata quasi per gioco…o forse

paura di doversi scoprire troppo. Ma nonostante tutte

farei prima a dire che è sempre esistita, ma ad un tratto

queste qualità, non ci si sente mai veramente artisti o

ha semplicemente preso possesso dei miei interessi e

celeberrimi

della mia immaginazione, quando proprio quest’ultimi

quanto in realtà non si è…ci si limita ad essere noi stessi,

maestri, non ci si considera mai più di

sembravano non reggere il peso di un’adolescenza fati-

sempre accompagnati dalle proprie personali insicurezze,

cosamente in salita. E’ come se, prendendo in mano la

paure ed angosce; ma al contempo si coltiva quella pos-

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mia macchina fotografica, divenissi

sibilità, sporadica ma necessaria, di lanciare uno sguardo

tutt’ad un tratto capace di rendere mio

di differente intensità a ciò che ci circonda, senza per-

il mondo, anche solo per un istante.

dere di vista il fulcro vitale del nostra realtà in bianco e

Guardare nel mirino, mettere a fuoco ciò che di sfocato

nero…noi stessi.


UOMO è UN’ISOLA”

di Giulia Corbo Cerchiamo sempre qualcosa di noi in chi abbiamo di fronte. Tentiamo sempre di scorgere negli occhi dell’altro qualcosa che non ci faccia sentire troppo soli. Perché basta poco per non sentirsi soli, a volte è sufficiente incontrare uno quello sguardo, tra tanti, che riesce a sintonizzarsi col nostro cuore. E non c’è nulla di più incantevole, per un cuore solo, che trovare in uno sguardo sconosciuto eppure così affine quelle parole che sembravano sfuggire, quelle emozioni che sembravano essersi spente negli aridi ricordi di una felicità ormai essiccata. Non è il colore degli occhi a determinarne l’intensità…che in essi si spalanchi un angelico azzurro o un corvino brillante, non ha importanza. Gli occhi non sono un agglomerato più o meno concentrato di un

intEr nos

“NESSUN

colore più o meno affascinante; spesso si dice che essi sono lo specchio dell’anima, quella pennellata schizzata

fuori dal grande quadro della nostra anima. Non è l’estetica, è l’essenza. Non è il colore, è l’intensità. Non è

il corpo, è l’anima. Ed è la nostra anima, con la nostra sensibilità, la nostra emotività, a conferire valore alla

nostra persona. Troppo spesso il mondo ci scorre attorno e non siamo capaci di stabilire un contatto con esso. Siamo circondati da tante parole, che però rimangono contenitori vuoti, sembrano non raccontare nulla di nessuno. A volte avremmo bisogno solo di una mano tesa, di un’opportunità per salire a bordo del mondo, per poter riempire quelle parole, per poter imparare ad ascoltare davvero l’altro, a avvertirne fino in

Tormento al tramonto

fondo le emozioni e i malesseri, le inquietudini e le soddisfazioni infinite. Scriveva John Donne che nessun uomo è un’isola…e allora spogliamoci per una volta del nostro “io” imperante e categorico, deponiamolo dal nostro

Quanto vino rosso le nostre bocche hanno ingerito quante urla strazianti

cuore e sostituiamolo con “noi”. Le catene dell’individualismo sono le più difficili da estirpare dalla nostra vita…ce lo insegna Dante nell’Inferno: tutte le anime vagano impaurite e sofferenti, nella morte della morte, come tante note che compongono il ricco spartito dell’Inferno. Tra questa miriade di note solitarie, un unico accordo: Paolo e Francesca, i quali ancora si tengono per mano mentre sono trascinati da un impetuoso turbine, da una pioggia sferzante ed interminabile, proprio come la passione e l’amore che un tempo li aveva uniti. Ecco dunque la risposta, ecco l’arma più affilata ed aguzza di cui munirci per imparare ad essere felici e rendere felici. Perché la nostra felicità, da sola, non varrebbe nulla…il nostro sguardo si colorerebbe della sofferenza altrui, il nostro cuore si macchierebbe dell’insoddisfazione di chi ci circonda. L’amore è l’unica risposta. L’amore ci impedisce di cadere nel baratro della solitudine, ci afferra per la gola e ci tira su, con fatica, e ci riporta fra gli altri, con gli altri. L’amore è l’unico canale dove la sintonizzazione tra sguardo e cuore è possibile. E’ quella mano tesa verso colui che osserva la giostra del mondo senza riuscire a salirvi; è quella lucidità, quel “calore di fiamma lontana”, che ci consente di rimanere a galla nell’oceano di emozioni che corona il nostro animo senza venirne risucchiati completa-

hanno interrotto la magia. I raggi del sole non sono altro che sangue e le praterie incantate solo cemento armato. Ora fiorisce un sentimento complice questa volta non c'è follia è solo normale condivisione. Il cielo disegna bianchi pazzi ubriachi i monti cerchioni infuocati. Ma la notte è fredda lì fuori, non c'è bagliore solo una lieve coltre di nebbia che inumidisce anche le labbra più secche. Oh mia cara, quanto può essere rasserenante nella notte lo sparo di un cacciatore alla sua preda

Domenico Porfido.

mente, ma soltanto adeguatamente permeati. Con un briciolo d’amore in più ed un pizzico di individualismo in meno, forse il mondo prenderebbe davvero un’altra direzione: un uomo che ha perso Dio e il senso della vita, riuscirebbe all’angolo di una strada a scorgere una mano salvatrice; un immigrato, salpando sull’imbarcazione della morte, riuscirebbe a sognare un futuro migliore e non limitarsi a sperare in una morte meno straziante di un annegamento nelle acque buie e spente di una falsa speranza di riscatto; un bambino potrebbe affidare all’adulto il suo cammino, e non temere di esserne oltraggiato. Chiunque, insomma, per quanto inquieta e sofferente sia la sua anima, deve poter donare il proprio cuore all’altro senza la paura che questi glielo porti via.

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DIRETToRE: Carmela Ciampi III C CAPoREDATToRE: Stefania Scannella III B PRoGETTo GRAFICo: Mario Pagano I D RESPoNSABILE BLoG: Stefano Pagano II I REDATToRI: Maria Laura Amendola I G Marianna Capasso II h Marta Capossela I E Tiziana Correale I B Ada Maria De Angelis II E Maria Chiara Fresi II D Alessia Guerrasio III h Veronica Limotta III C Elena Marino II E Francesca Spiniello III G

VIA SCANDoNE 2-AVELLINo TEL:0825/31012 FAx:0825/31967 MESSAGGERIA:3332306586

Fiorentino Tomeo V E hANNo CoLoBARATo: Giovanna Blasi I D Marta Ciccarella I E Maria Giulia Contarino III B Ilaria Coppola III B Giulia Corbo I D Roberta Ferretti II G Maddalena Guerriero III C Lorenzo Incornonato II E Federica Iovino I G Jessica Muta III B Lorenzo Picone II E Domenico Porfido III C Chiara Spiniello III C CoPERTINA A CURA DI: Aldo Maria Sica III C DoCENTE CooRDINAToRE: Prof.Enrico Cammino

E-mail(scuola)avpc05000n@istruzione E-mail(redazione):il.collettivo@hotmail.it Sito (scuola): www.liceocolletta@hotmail.it Forum(alunni):alunnicolletta.forumfree.it Blog (redazione):ilcollettivo.altervista.org


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