Il Caffè dal 1764 n° 2 nov. 2015

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già fogli periodici web. mensile del mese di novembre 2015

dal 1764 espressione illuminista

n°2

MOVIMENTO ILLUMINISTA MILANESE EUROPEO


“il Caffè” nato sulle istanze dell’illuminismo si forma tramite la comunicazione orale nei caffè di Milano, come ribellione. Perché proprio a Milano? Milano, aveva quasi dimezzato la popolazione dopo la peste del 1630 e la Guerra dei Trent'anni, la città entrava nel settecento sotto il dominio degli Asburgo, che nel 1706 avevano soppiantato gli Spagnoli nel controllo della città, anche se solo nel 1713-1714 il dominio Austriaco venne riconosciuto. Una nuova scintilla culturale motivava la voglia di lottare dei Cittadini, in questo contesto un fermento popolare si formò al seguito delle tematiche evolute dell’illuminismo, diffuse e comunicate verbalmente nei Caffè questo affinché la gente potesse ascoltarle e discuterle. Parole semplici, trasparenti, comprensibili, elementari, superarono la comunicazione di propaganda sotto l'esclusivo controllo delle autorità al potere, divenne così tradizione orale. L ‘intellettualità milanese divenne così la riflessione dell’ illuminismo dell'Italia. Il Potere con l'aiuto della Chiesa cercò di mantenere il controllo sulla massa, ma sull'onda di idee come quelle di Voltaire, l’illuminismo iniziò ad occupare un posto nella memoria collettiva, indicando e superando le paure impostando così la strada per la tolleranza e la libertà. Il pensiero dei filosofi Francesi l’illuministi affascinò tutta l’Europa, ricordiamo Immanuel Kant che con la “Critica della ragion pura” segna la svolta nella storia della filosofia e l'inizio della filosofia moderna (Suo è il motto che divenuto la bandiera dell’’illuminismo “SAPERE AUDE!”), ma ricordiamo anche tantissimi altri Cittadini nella cultura, Spagnola. Tedesca, Russa, indirizzando la politica illuminata del Nord Europa e divenendo riferimento dalle Americhe, alla Cina e oltre in una continua progressione di condivisione libera. Nei successivi anni influì anche in paesi inizialmente restii come l’Inghilterra con nuove analisi e comprensione per le cose, indicando modelli di studio come quello dell’evoluzionismo di Darwin, impostazione analitica che si è progressivamente affermato nella comunità scientifica internazionale L’illuminismo riuscì a trovare in Milano, per la sua storia di contaminazioni culturali Europee l’incontro di nozioni diverse che contribuirono a plasmare il carattere e ad affinare le attitudini cognitive degli individui divenendo parte attiva in quella scintilla che ha cambiato la storia, oggi è ancora è osteggiata da oscurantismi basati su superstizioni e ignoranza. I Cittadini Milanesi si avviarono verso una cultura trasversale Europea, la città stimolata, nel consenso generale che l’illuminismo stava acquisendo coinvolse molte persone comuni e intellettuali tra i più noti, sposato con Teresa Blasco di origine spagnola-siciliano, Cesare Beccaria che scrisse il trattato “Dei delitti e delle pene”, punto di vista ufficiale dell'Illuminismo in campo giuridico e che con Alessandro Verri fondarono l'accademia la "Società di 'Pugni"; questo movimento lasciando spazio a tutti in collaborazione con i Cittadini pubblicò ” il Caffè” . il Caffè" così assunse un ruolo di punta all'interno della società lombarda, trattando i temi illuministici, come la lotta all'ignoranza, il libero ponderato commercio, I ‘avversione per l'autoritarismo economico, lo strapotere dei media, senza polemiche astratte o intransigenze ideologiche. Con il Fascismo l’illuminismo milanese venne represso e distrutto quale antitesi naturale, piccoli editori e attivisti antifascisti vennero esclusi dal sistema economico e inviati al confino. Il libero pensiero venne distrutto represso nascosto alla gente e ogni sua forma cancellata al fine di farlo dimenticare. Ma il Caffè è riuscito a vivere nel silenzio della obbligata accettazione. L’evoluzione illuminista conferma la conoscenza che se non lo si può cancellare, distruggere, sopprimere, l’illuminismo lo si può solo interdire bloccandone l’evoluzione attraverso il controllo sia culturale che economico delle persone, ma a costo di grandi sacrifici riesce a sopravvivere nello spirito della gente libera nel passa parola. La struttura del ”il Caffè” resterà con le stese tematiche come nei fogli periodici già pubblicati sul Web, del “il-caffe.info” e “azioneanziani.*”. dividendo anche un mensile, aperto, curioso, nella sua 'animosità delle discussioni che ancor oggi metaforicamente può essere descritto "come se si facesse a pugni”. L'animosità di contrasti di tipo ideologico metodologico, politico religioso e sociologico, politico, hanno sempre il fine di trovare un sistema capace di sostituire quello del violento dispotismo del Potere. “iI Caffè – SAPERE AUDE!” prosegue nella filosofia illuminista già trasmessa oralmente indicando libertà di pensiero continuando in quei valori che ci hanno fatto e ci aiuteranno ad evolvere verso un miglior futuro ben oltre la misera di illusioni e l’oscurantista della speranza. L’editore


Politica Editoriale

Informazioni editoriali. Testata: “il Caffe-Sapere Aude!,

INDICE

pag. pag.

Presenttazione storica

Indice e politica editoriale

pag.4

IL CAOTICO MOVIMENTO DELLA LINGUA.

pag.7

RACCOMANDATI=VOTO DI SCAMBIO

pag.8

pag.15 pag.16 pag.18

PASOLINI, DELEUZE, GUATTARI Le utopie sono distopie? Corruzione

L'Europa è pronta a entrare nella sua fase più pericolosa Yanis Varoufakis

L’Europa entra in guerra.

pag.

"Siamo stati attaccati!"

pag. 6 LA DIFFERENZA TRA UN PRESIDENTE INDIPENDENTE E UNO CATTOLICO CONFESSIONALE. pag. 7 Cronache di Gerra.

IL FUTURO DELL'ECONOMIA MONDIALE È UN'ECONOMIA DELLA CONOSCENZA: INTERNET NE SARÀ LA COLONNA PORTANTE. IMPEGNAMOCI AFFINCHÈ IL SAPERE SIA LIBERO INDIPENDENTE DA SUPESTIZIONI E INTERESSI DI PARTE.

www.il-caffe.info. E mail: info@il-caffe.info N° 9 uscite annuali – Mensile- Edito online. Non soggetto alla registrazione presso il ROC (registro degli operatori di comunicazione) come previsto dall’articolo 16 della legge 7 marzo 001, n. 6). “il Caffè–Sapere Aude” www.il-caffe.info, Non soggetto dagli obblighi di registrazione della testata presso il Tribunale (articolo 6 della legge 8 febbraio 1948, n. 47). “il Caffè-Sapere Aude!” www.il-caffe.info, non è soggetto agli obblighi di registrazione della testata presso il tribunale provinciale (Art. 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47) Non soggetto a sottostare all’articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416 sulla titolarità delle imprese editoriali e alla registrazione presso il ROC (l’iscrizione come condizione per l’inizio delle pubblicazioni), e ad essa non si applicano le disposizioni di cui alla delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08/CONS del 6 novembre 008, e successive modificazioni. Siamo fonte indipendente per una leadership politica d’Internet, standard tecnologici, e lo sviluppo futuro. Più di tecnologia, semplicemente avanzando, Lavoriamo per garantire che Internet nello spirito illuminista continui a crescere ed evolvere come piattaforma per l'innovazione, lo sviluppo economico e il progresso sociale per persone in tutto il mondo.. Per il contenuto scritto siamo, se non diversamente specificato, sotto la licenza Creative Commons BY-NC-SA .0 . Le opinioni espresse in questi articoli sono proprie degli autori e non riflettono necessariamente l’opinione editoriale

Nel mese di ottobre 2015 con un accordo di reciproco soccorso, “ il Caffè” e il “movimento Utopia” nel segno dell’illuminismo si affratellano ufficialmente. Il caffè SAPERE AUDE! Si apre ancora una volta oltre alle mura della Città il Caffè dal 1764 opinione Illuminista -SAPERE AUDE! MOVIMENTO ILLUMINISTA MILANESE EUROPEO.

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finito da stampare il 9 novembre 015


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IL CAOTICO MO V I M E N T O DELLA LINGUA. PASOLINI, DE LEUZE, GUATTARI


5 Pubblicato il novembre 005 · in Interventi · delguattpaso.jpgdi Girolamo De Michele Gilles Deleuze (del quale, sotto silenzio in Italia, ricorre il decennale della morte) e Félix Guattari hanno lavorato molto, e con profitto, su Empirismo eretico. Lo leggono, lo comprendono; soprattutto, com’è loro costume, non si accontentano di

una sorta di staffettista che informa, cioè passa i contenuti da un parlante a un ascoltatore. Il linguaggio fa anche questo, intendiamoci: ma non è questa la sua essenza.È proprio Pasolini a fornire gli argomenti decisivi nelle sue analisi su Dante, dove dimostra come l’emergere del discorso indiretto libero presuppone un doppio li-

spiegarne i concetti: li prolungano, esplicitano il non detto, ne aumentano portata e potenza. Empirismo eretico diventa così, su scala europea, uno dei testi filosofici più rilevanti del secondo Novecento italiano. Qual è il problema che porta i due filosofi a Pasolini (attraverso una rete di amicimediatori da Laura Betti a Bifo)? È una questione linguistica e politica: la critica al postulato che vuole il linguaggio essere informativo e comunicativo. Il linguaggio sarebbe

vello linguistico, “alto” (teologale e trascendente) e “basso” (borghese e immanente) rispetto ai quali la lingua si differenzia in due serie divergenti, e di conseguenza in un doppio soggetto d’enunciazione, paragonabile allo sdoppiamento del soggetto empirico. Alle orecchie dell’Accademia (ufficiale e anti-) quest’uso dell’indiretto suona eretico: i discorsi, nella Commedia, non sono forse virgolettati? Certo — ma quale Dante parla? Perché ci

sono due Dante: l’autore e il personaggio. E tra i due c’è un’oscillazione, un va-e-vieni dello spirito: se i personaggi appartengono alla stessa classe sociale, alla stessa élite intellettuale, alla stessacgenerazione di Dante, il discorso del Dante-personaggio non si differenzia da quello del Dante-autore. «Se invece i personaggi appartengono ad altra classe sociale, ad altro mondo sche quelli di Dante, allora il loro “parlato” è caratterizzato anche linguisticamente; dal caso estremo in cui un poeta provenzale parla per un intero endecasillabo nella sua lingua, ai mille casi in cui si colgono, tra le virgolette del diretto, dei segni specifici di lingue speciali.» Il Dante-personaggio parla una lingua “alla moda”, d’evasione nell’episodio di Paolo e Francea; parla per generi, per citazioni. O addirittura, con Vanni Fucci, prima Dante parla «la lingua comica, ossia naturalistica, del suoculturale, ad altra epoca personaggio»; poi passa all’uso di «una lingua media comune a Dante e al personaggio»; per con


6 tocludere con «l’attribuzione al personaggio di modi tipicamente danteschi, di alto e altissimo no, e, in quanto tali, inconcepibili in bocche di parlanti non poeti». In questa mimesis linguistica si mostra la vera radice del linguaggio: l’esistenza di «una lingua X, che non è altro che la lingua A nell’atto di diventare realmente una lingua B. È cioè la nostra stessa lingua in evoluzione, attraverso fasi drammatiche e difficilmente analizzabili; e che, essendo in un momento acuto di tale sua evoluzione, è in caotico movimento, e sfugge quindi a ogni possibile osservazione.» Dunque il linguaggio non va da un percepito a un detto, ma da un dire a un dire. Le enunciazioni linguistiche non hanno natura individuale, ma sono dei concatenamenti collettivi d’enunciazione che rivelano il carattere sociale dell’enunciazione. Ciò che passa attraverso il linguaggio non è tanto la comunicazione di (un segno come) un’informazione, quanto l’assegnazione nell’ordine del discorso di ordini e posizioni, che vengono rafforzati per ridondanza. Torniamo allo sdoppiamento tra Dante-autore e Dante-personaggio che svela il carattere migrante del linguaggio. C’è una situazione di questo tipo:

/io (Pasolini) scrivo che Dante-autore racconta che Dante-personaggio dice: «Ahi Pisa…»/. Calvino (Una pietra sopra) riproporrà lo stesso diagramma: /io (Calvino) scrivo che Omero racconta che Ulisse dice: «ho ascoltato il canto delle sirene»/. E mostrerà come ciò che chiamiamo “realtà” sia una stratificazione: Mille plateaux. A Calvino interessava il carattere plurale della realtà, a Deleuze e Guattari il potenziale anti-autoritario della scoperta del carattere pre-soggettivo (pre-autoriale, in letteratura), metamorfico d’ogni linguaggio (riabilitazione dei gerghi, delle lingue minori, ecc.). A Pasolini interessava il carattere potenzialmente indiretto del discorso: la descrizione delle condizioni di diritto dell’oggetto linguistico, per dirla col Deleuze degli studi sul cinema. Il potenziale che affiora ogni volta che della realtà si dà una descrizione costruttivistica, è un tema spesso presente in Pasolini, e sempre negletto dai pasoliniani che amano sfondare i muri a testate per poi lamentarsi nella cella accanto. Il Pasolini del 1975 è apocalittico, negativo — certo, certo… Ma è anche il Pasolini che inizia sul «Mondo»

un trattatello pedagogico (Gennariello); che propone una riforma della scuola e della televisione ( 7 ottobre) dietro la provocazione di abolirle (18 ottobre); che difende la legalizzazione dell’aborto (contro l’aborto, ma per la sua legalizzazione); che reclama il processo ai gerarchi della DC (quelli che per Casini non hanno nulla di cui scusarsi). Insomma, dietro quel «siamo tutti in pericolo» che Pasolini disse poche ore prima di morire a Furio Colombo non c’è la provocazione fine a se stessa, la bestemmia liberatoria, l’attitudine consolatoria all’essere bastian contrario: c’è la ricerca disperata del potenziale di liberazione che si annida nel pericolo. Non c’è bisogno di rimasticare oscure frasi di un filosofo tedesco coi calzoni alla zuava per sapere che dove c’è pericolo, là c’è anche ciò che salva: basta leggere Pasolini. A condizione di farlo davvero.


R A C C O M A N D AT I 7

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VOTO DI SCAMBIO

Mentre la Regione cerca di rifare il il “trucco” all’ALER la gente soffre per la mancanza di contratto a riscatto, del riconoscimento di quanto già pagato, dell'inquinamento, della strategia di marketing diretta ad incentivare le spese di mantenimento immobili, ecc. Le frequentazioni politiche in ALER sono note basti anche se Vi è in corso una operazione di facciata per ridare l’idea di rispettabilità a questa azienda pubblica da sempre mancante di trasparenza nel proseguimento della strategia fascista delle case popolari e l’azienda pubblica o edilizia sociale prosegue ad essere un vero e proprio raccomandificio, pertanto non è forse anche voto di scambio? Poiché non vi è alcun dubbio che le raccomandazioni che investono direttamente o indirettamente la politica e da organizzazioni religiose siano dei voti di scambio che condizionano la nostra democrazia sin dalle fondamenta. Con la Legge 17 aprile 014, n. 6 è stato modificato il delitto di scambio elettorale politicomafioso di cui all'art. 416 ter c.p., includendovi l'accettazione della promessa di voti in cambio della promessa o della erogazione (oltre che di denaro, anche) di altra utilità; sotto il secondo, ha ridotto la cornice sanzionatoria rispetto all'art. 416 bis c.p. in ragione del diverso e meno grave disvalore delle condotte incriminate. 1. L'articolo 416-ter del codice penale e' sostituito dal seguente: «Art. 416-ter. - (Scambio elettorale politico-ma-

fioso). - Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalita' di cui al terzo comma dell'articolo 416-bis in cambio dell'erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilita' e' punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalita' di cui al primo comma».

Ben sappiamo che tutte o quasi tutte le posizioni interessanti all’Expo sono state assegnate sin dall'inizio tramite raccomandazioni, questo senza prova ma quale coscienza generale sostenuta dai non raccomandati e negata dai raccomandati. Come aggirare questo ostacolo per i raccomandati è relativamente semplice e riguarda la disinformazione sull'opportunità che li fa apparire quali unici e pertanto privi di colpa, oppure la selezione guidata che esclude comparazioni e la concorrenzialità professionale, ed altre strategie comuni tra i ricercatori di voti di scambio, le solite furbizie di potere. Chi dovrebbe vigilare dorme o non vede per peno vedere, d’altro caso come non dargli ragione altrimenti in Italia la maggioranza sarebbe in galera. Eppure si vuole proseguire e la magistratura che fa? Nicchia! Che la raccomandazione non abbia già invaso anche le stanze della giustizia?


Le utopie sono distopie? 8

Riflessioni su Morris, Huxley e i situazionisti

di Anselm Jappe 1 84 6 976 PyramidsL’utopia gode oggi di buona reputazione. Rispetto ai tempi in cui i « socialisti utopisti » passavano semplicemente per precursori del « socialismo scientifico » di Marx ed Engels, il rapporto si è quasi rovesciato. La speranza che « there must be a better world somewhere », come cantava B. B. King, non in’un altra parte del mondo esistente ma come possibilità futura, gioca senza dubbio un ruolo essenziale nei movimenti e nei momenti antagonisti di oggi e in tutti coloro che ancora non si arrendono all’idea che questa realtà è tutto quello che può esistere, perché « there is no alternative ». Un’utopia descrive, per definizione, un mondo migliore di quello esistente; molto spesso funge anche da sprone per impegnarsi in vista della sua realizzazione. Ma tutte le utopie meriterebbero di essere realizzate, se consideriamo la questione dal punto di vista dell’emancipazione sociale contemporanea ? Questo è un aspetto non sempre preso in considerazione. Se non vogliamo considerare l’utopia come un semplice oggetto di studio erudito, ma anche per quello che ha da dirci oggi (e poche espressioni del passato sembrano avere tanto da dirci!), dobbiamo prenderci la libertà digiudicare le utopie.

Come ha sostenuto l’anarchica Maria Luisa Berneri in uno studio pubblicato nel 1950[1], ci sono utopie autoritarie e utopie anti-autoritarie. Alcune propongono delle visioni dell’avvenire che, pur risolvendo certi mali del mondo presente, sembrano nel complesso peggiori del presente. Certi libri di divulgazione delle idee socialiste dell’inizio del 0° secolo presentavano Platone come il padre originario del socialismo, solo perché egli prevedeva la proprietà in comune tra i membri dell’élite! Sul cosidetto obelisco dei Romanov a Mosca furono incisi nel 1918 19 nomi di « precursorsi del socialismo » . Tra i nomi, approvati da Lenin, figuravano Campanella, Fourier, Thomas Morus, Saint-Simon (e perfino Bakunin, ma questo è un altro affare). I due “antenati” più lontani nel tempo sono proprio Campanella e Morus. Questi sono spesso citati come i primi utopisti compiuti – ma sono anche tra quelli che nel modo più evidente prevedevano una società in cui la fine delle miserie e delle disuguaglianze fosse realizzata al prezzo delle libertà individuali. L’ammirazione dei bolscevichi nei loro confronti non lasciava presagire niente di buono. Ora, in quasi tutte le numerose utopie escogitate durante gli ultimi cinque secoli troviamo qualche aspetto che non sembra affatto emancipatorio: ordine


9 su una sola parte della popolazione o addirittura presenza di schiavi (in Morus), mancata uguaglianza tra i sessi, rigide limitazioni della vita sessuale o addirittura una procreazione organizzata dallo Stato, fiducia cieca nella tecnologia e nella scienza, regno degli « esperti » (sotto nome di sacerdoti, saggi, filosofi, scienziati, ecc.), credenze religiose obbligatorie e onnipresenti, eliminazione di ogni aspetto estetico, culto del lavoro e della produttività… In quasi ogni utopia troviamo almeno uno di questi difetti. Perfino in una delle utopie meno autoritarie, quella di Fourier, non può che stupirci il rapporto imperiale con la natura, per quanto espresso in forma piuttosto comica: il mare sarà trasformato in limonata e i ghiacci polari saranno sciolti[ ] – e almeno in questo caso è sicuro che la realtà ha ormai superato l’immaginazione utopica.Dunque, il pensiero utopico non è sempre andato necessariamente di pari passo Tanto meno hacon la critica sociale.enso denunciare ogni tentativo rivoluzionario di cambiare la società come un’utopia totalitaria, come fa l’ideologia liberale. In un mio piccolo saggio intitolato « Da un’utopia all’altra »[ ]ho insistito sul fatto che se si intende per “utopia” l’ideazione di una nuova condizione umana in rottura con tutte le tradizioni; ideazione che può venir imposta con la forza a società recalcitranti : allora la sola utopia storicamente realizzata è quella dell’economia capitalista. A partire dalla fine del 17° secolo, e dapprima in Inghilterra, è stato affermato per la prima volta nella storia umana – da autori come John Locke, Bernard Mandeville e Adam Smith – che il vendere e il comprare (cioè l’acquisizione di beni materiali) non sono mezzi che servono ad altri fini – morali – ma costituiscono un fine in quanto tale che non ha bisogno di un’altra morale. La « mano invisibile » regolerà tutto. Questa ridefinizione della natura umana è stata una delle fratture antro-

pologiche più grandi della storia e ha riguardato allo stesso tempo la « struttura » e la « sovrastruttura », la sfera materiale e quella culturale e simbolica. Ma a differenza di quanto affermava questa nuova ideologia destinata a trionfare, essa non ha liberato da restrizioni artificiali una genuina « natura umana », capace di potersi finalmente lanciare alla « poursuit of happiness » di cui parla la costituzione degli USA, quella felicità procurata dalla produzione e dall’acquisto di merci. Questa ideologia, e le pratiche corrispondenti, hanno piuttosto dovute essere imposte con la violenza a popolazioni che spesso non erano affatto entusiaste di scoprirsi i soggetti di un « libero mercato » e di una « economia disincastrata », come la chiamava Karl Polanyi. Ci è voluta più di una guerra dell’oppio. La differenza tra la realizzazione dell’utopia dell’«homo oeconomicus» e la tentata realizzazione dell’utopia stalinista dell’ « uomo nuovo » non era poi così grande come i cantori di « Freiheit und democracy » (Brecht) vogliono farci credere. L’elogio indifferenziato dell’immaginazione utopica coglie dunque altrettanto poco l’essenziale quanto la sua denigrazione come « totalitaria ». Se invece vogliamo dare giudizi concreti sulle singole utopie, possiamo trovarne almeno una che sembra aver evitato quasi tutti gli scogli sopracitati. Parlo del romanzo News from Nowhere di William Morris, uscito nel 1890[4]. Nell’Inghiterra dell’inizio del 1° secolo – la nostra epoca! – che Morris descrive con un artificio letterario, non esistono più né Stato né mercato. Non ci sono né denaro né sostituti del denaro, ma ognuno può dare e prendere alla, e dalla, comunità ciò che vuole. La maggior parte della popolazione vive in campagna, ma città di dimensioni ridotte continuano a esistere. La grande iautoritario e oppressione dell’individuo, limitazione dei vantaggi dell’utopia a


10 –plndustria è sparita a favore dell’agricoltura e dell’artigianato, e tutti i prodotti hanno un aspetto artistico. La tecnologia e le macchine, senza essere cometamente abolite, svolgono un ruolo molto ridotto, e il lavoro è piacevole e dà soddisfazione artistica. La sostanziale uguaglianza delle condizioni non esclude la piena libertà per gli individui; i rapporti tra i sessi sono amichevoli e liberi (benché Morris presupponga una certa propensione delle donne per le loro attività « naturali »). L’autogoverno locale ha sostituito le istanze statali (il vecchio Parlamento serve come come magazzino di letame!) e non esistono né esercito né polizia. L’inquinamento è stato vinto e la natura risanata (uno degli aspetti più rivoluzionari del libro!). In questo libro, cosi come in una buona parte dei suoi scritti, Morris dimostra una chiaroveggenza che ha talvolta dell’incredibile. A parte Marx stesso, forse nessuno della sua epoca ha tanto da i dirci oggi, e su certi aspetti Morris ci vedeva meglio di Marx stesso senza d’altronde pretendere di essere un teorico.Eppure, perfino qui si può trovare un difetto che contradistingue in verità quasi ctutto il genere utopico: la ricerca dell’armonia a ognosto e la conseguente espulsione del negativo e del conflitto dalla vita. Come è evidente in un’utopia, la gente della Inghilterra futura descritta da Morris è felice. Il narratore, addormentatosi nella triste Inghilterra del 1890, parla nel paese dove si risveglia più di cento anni dopo con molte persone, e persone molto diverse. Ma tutti cantano l’elogio del paese in cui vivono, soprattutto facendo il confronto con le condizioni precedenti la rivoluzione (che Morris situa negli anni 1950 come processo graduale, ma non senza una certa dose di scontri violenti con i difensori dell’ordine capitalista). Tutti potrebbero dire : « Everybody’s happy now ». Non dicono esattamente questa frase.

Ma c’è un’altra utopia letteraria pubblicata in Inghilterra, dove questa frase è onnipresente, anche perché viene ripetuta 150 volte ogni notte ai giovani durante i primi dodici anni della loro vita. Si tratta del Brave New World [Il mondo nuovo] di Aldous Huxley, che si contende da sessant’anni con 1984 di George Orwell il triste merito di aver meglio indovinato la futura evoluzione della società moderna. Si tratta, come tutti sanno, di una distopia, dove la felicità, indotta con ogni mezzo, ma soprattutto attraverso la continua assunzione quasi obbligatoria di una droga chiamata « soma », è diventata una tecnica di governo e di estinzione di ogni individualità e di ogni possibile spirito di ribellione. Ora, Huxley descrive con molto acume un mondo che egli presenta come il peggiore dei mondi possibili e da cui mette in guardia, mentre Morris descrive il migliore mondo possibile di cui spera l’arrivo. E’ chiaramente offensivo nei confronti di Morris tracciare un qualsiasi parallelo tra il mondo da lui descritto e il Brave New World. Eppure, a momenti quest’impressione – fastidiosa, che si vorrebbe allontanare – si impone. Cosi come si presenta l’associazione maligna con gli uomini e le donne raggianti che i visitatori incontravano immancabilmente nell’Urss e più tardi in Cina. Naturalmente, queste associazioni sono assolutamente ingiuste. La felicità nei paesi stalinisti era finta, un villaggio di Potemkin, e nel Brave New World essa è ottenuta con delle manipolazioni addirittura biologiche.Nel mondo di Morris, invece, la felicità è il frutto di un grosso impegno, prima quello delle generazioni che hanno operato la trasformazione sociale e poi delle persone che costruiscono giorno per giorno l’ambiente in cui vogliono vivere. D’altronde, la felicità non è totale: non vi manca qualche brontolone, cosi come non vi mancano casi di infelicità amorosa. Ma, nel complesso, si ha l’impressione che nel


11 imondo di Morris la storia si sia fermata e che ormai tutte le questioni riguardino solo le sculture da scegliere per la casa comunale o la sostituzione di un brutto ponte. Con una terza associazione antipatica potremmo pensare agli uomini che, come dice Kant, sarebbero altrettanto pacifici quanto le pecore che portano al pascolo[5] in una arcadica società di pastori, se mancasse loro il pungolo della concorrenza, dell’avidità e della naturale asocialità. Ma qui Kant parla come Mandeville e si situa agli antipodi di ogni pensiero utopico – questo sia detto all’indirizzo di coloro che si affannano a rivendicare a Kant la paternità di un pensiero emancipatorio. Il problema non è tuttavia che la felicità sia in quanto tale nociva, perché renderebbe l’uomo superficiale e lo allontanerebbe dalla sua vera destinazione. Theodor W. Adorno, nella sua critica ad Huxley pubblicata nel 1951[6], afferma tche Huxley non denuncia solo la falsa felicità della società della merce, ma l’idea stessa di felicità, a cui oppone –n una prospettiva che non si distacca veramente dall’etica protestante – la sofferenza come via per il recupero della vera interiorià e della cultura profonda. L’argomentazione di Adorno in questo saggio non è sempre chiara e talvolta appare eccessivamente critica, ma coglie un elemento davvero problematico in Huxley. Per sottrarsi alla falsa felicità data dall’abbondanza materiale e dalla promiscuità sessuale regnanti nel Brave New World (e che evidentemente Huxley vedeva già all’opera nel 19 1 quando pubblicò il suo libro), egli raccomanda, almeno implicitamente, l’ascesi e il disprezzo dei beni terreni. Huxley sembra guardare la felicità materiale e sensuale in quanto tale con sospetto. Il disagio che il mondo di Morris può provocare, nonostante tutto, nel lettore non è certo dovuto al semplice fatto che vi regna troppa felicità e che la gente rischia perciò di addormentarsi. Oggi, in mezzo a tanti orrori, saremmo ben lieti

di avere dei problemi nati da un eccesso di felicità e di benessere tranquillo, invece dei problemi attuali. Andate a raccontare a un profugo che secondo Nietzsche bisogna « vivere pericolosamente »! Il mondo di News from Nowhere presenta un altro aspetto tipico di quella modernità cosi ben riassunta dal libro di Huxley: l’assenza del passato. Gli inglesi felici di Morris vivono essenzialmente nel presente e nei suoi piaceri. Della storia, e perfino della rivoluzione che ha creato il mondo in cui si trovano tanto bene, sanno così poco che mandano il visitatore da uno « specialista » perché si faccia raccontare questi eventi. Sanno solo che prima della rivoluzione si stava molto male. Questo abbassamento dello studio della storia a “hobby” di alcuni individui un po’ marginali si accompagna d’altronde all’avversione per il predominio dei libri, anche nel campo dell’educazione. Gli abitanti leggono poco; per certi versi, fanno una vita da eterni boys-scout o Wandervogel. I conflitti del passato sono diventati incomprensibili: quando il visitatore comincia a sentirsi attratto da una giovane donna, senza osare esprimerlo altrimenti che con dei sospiri, questa se ne accorge, gli esprime la sua simpatia e dice: “sai, comincio a sospettare che vuoi nutrire un finto dispiacere, come i caratteri ridicoli presenti in alcuni di quei bizzarri vecchi romanzi che ho incontrato casualmente qua e là”[7].orris ha eliminato il conflitto in generale, il negativo, il tragico, l’oscuro, il dolore. Non a caso ha scritto anche un ciclo di poesie intitolato « The Earthly Paradise » (si tratta di una rielaborazione di leggende antiche e nordiche). Ne deriva dunque la stessa impressione che ci coglie di fronte alle sue opere artistiche, quell’Arts and Crafts poi sfociato nel liberty sua comprensione. Vi avrebbe visto solo l’espressione di un’epoca infelice, cosi come egli teneva in poco conto l


1 res: un arte gradevole, ma un po’ ripeti- date a raccontare a un profugo che setiva e senza tensione interna, eccessi- condo Nietzsche bisogna « vivere perivamente decorativa. L’esplosione delle colosamente »! forme, cominciata dalle avanguardie ar- Il mondo di News from Nowhere pretistiche pochi anni dopo la morte di Mor- senta un altro aspetto tipico di quella ris nel 1896, non avrebbe incontrato la modernità cosi ben riassunta dal libro di ua comprensione. Vi avrebbe visto solo Huxley: l’assenza del passato. Gli inl’espressione di un’epoca infelice, cosi glesi felici di Morris vivono essenzialcome egli teneva in poco conto l’arte mente nel presente e nei suoi piaceri. del Rinascimento e dell’Antichità perché Della storia, e perfino della rivoluzione espressioni di epoche servili, mentre che ha creato il mondo in cui si trovano l’arte medievale, gotica, era per lui la tanto bene, sanno così poco che manconseguenza di una situazione di rela- dano il visitatore da uno « specialista » tiva libertà. La sua poderosa e furiosa perché si faccia raccontare questi condanna del mondo capitalista parte, eventi. Sanno solo che prima della rivopiù che in tutti i suoi contemporanei, da luzione si stava molto male. Questo abuna costatazione non solo etica, ma bassamento dello studio della storia a anche estetica : il mondo è diventato “hobby” di alcuni individui un po’ margibrutto. Ma la bellezza che vuole reintro- nali si accompagna d’altronde all’avverdurre è essenzialmente ornamentale. sione per il predominio dei libri, anche Trarre un godimento estetico, o addirit- nel campo dell’educazione. Gli abitanti tura esistenziale, proprio dalle contrad- leggono poco; per certi versi, fanno una dizioni e dai sussulti del mondo – come vita da eterni boys-scout o Wandervoha fatto poi l’arte moderna, da Malevitch gel. I conflitti del passato sono diventati ai surrealisti, dall’espressionismo tede- incomprensibili: quando il visitatore cosco a Picasso o a Francis Bacon – sa- mincia a sentirsi attratto da una giovane rebbe stato a lui coà e della cultura donna, senza osare esprimerlo altriprofonda. L’argomentazione di Adorno menti che con dei sospiri, questa se ne in questo saggio non è semp chiara e accorge, gli esprime la sua simpatia e talvolta appare eccessivamente critica, dice: “sai, comincio a sospettare che ma coglie un elemento davvero proble- vuoi nutrire un finto dispiacere, come i matico in Huxley. Per sottrarsi alla falsa caratteri ridicoli presenti in alcuni di quei felicità data dall’abbondanza materiale bizzarri vecchi romanzi che ho incone dalla promiscuità sessuale regnanti trato casualmente qua e là”[7].orris ha nel Brave New World (e che evidente- eliminato il conflitto in generale, il negamente Huxley vedeva già all’opera nel tivo, il tragico, l’oscuro, il dolore. Non a 19 1 quando pubblicò il suo libro), egli caso ha scritto anche un ciclo di poesie raccomanda, almeno implicitamente, intitolato « The Earthly Paradise » (si l’ascesi e il disprezzo dei beni terreni. tratta di una rielaborazione di leggende Huxley sembra guardare la felicità ma- antiche e nordiche). Ne deriva dunque teriale e sensuale in quanto tale con so- la stessa impressione che ci coglie di spetto. Il disagio che il mondo di Morris fronte alle sue opere artistiche, quelpuò provocare, nonostante tutto, nel let- l’Arts and Crafts poi sfociato nel liberty tore non è certo dovuto al semplice fatto : un arte gradevole, ma un po’ ripetitiva che vi regna troppa felicità e che la e senza tensione interna, eccessivagente rischia perciò di addormentarsi. mente decorativa. L’esplosione delle Oggi, in mezzo a tanti orrori, saremmo forme, cominciata dalle avanguardie arben lieti di avere dei problemi nati da un tistiche pochi anni dopo la morte di Moreccesso di felicità e di benessere tran- ris nel 1896, non avrebbe incontrato la quillo, invece dei problemi attuali. An-


1 p’arte del Rinascimento e dell’Antichità perché espressioni di epoche servili, mentre l’arte medievale, gotica, era per lui la conseguenza di una situazione di relativa libertà. La sua poderosa e furiosa condanna del mondo capitalista parte, più che in tutti i suoi contemporanei, da una costatazione non solo etica, ma anche estetica : il mondo è diventato brutto. Ma la bellezza che vuole reintrodurre è essenzialmente ornamentale. Trarre un godimento estetico, o addirittura esistenziale, proprio dalle contraddizioni e dai sussulti del mondo – come ha fatto poi l’arte moderna, da Malevitch ai surrealisti, dall’espressionismo tedesco a Picasso o a Francis Bacon – sarebbe stato a lui mpletamente estraneo. L’esperienza del negativo nelle avanguardie artistiche e politiche della prima zionale situazionista (1957-197 ) e della sua figura centrale, Guy Debord.a sociDebord e i situazionisti sono spesso considerati come una delle espressioni piùmetà del 0° secolo sfociaoi nella parabola dell’Interna radicali della criticale nel 0° secolo. E’ perciò notevole che in Debord non si trovi nessuna « utopia » esplicita. Raramente egli si sofferma sui tratti della società che deve sostituire quella dello spettacolo. Ma questo futuro non è certo immaginato come uno stato di armonia immobile o di semplice giustizia sociale. La fine dello spettacolo e del potere separato sarà l’inizio della vera storia e delle sue « rivalità senza fine ». Nel 1979 Debord descrive cosi ciò che seguirà alla scomparsa dello spettacoloa ad opera di una rivoluzione: “allora si rivedrà un’Atene o una Firenze da cui nessuno sarà respinto, estesa fino ai confini del mondo; e che, avendo abbattuto tutti i suoi nemici, potrà infine dedicarsi gioiosamente alle vere divisioni e alle rivalità senza fine della vita storica”[8].La vita conflittuale delle repubbliche italiane medievali, o delle polis greche, appare qui piuttosto come

un modello. Debord si è ugualmente riferito spesso al cardinale de Retz che verso il 1650 ha condotto la « Fronda » contro il potere monarchico in Francia: non era l’ambizione a muoverlo, ma il desiderio di crearsi delle situazioni avventurose e poetiche – delle situazioni memorabili. Senza che Debord ne faccia una teoria, si percepisce che per lui l’alternativa all’alienazione spettacolare che condanna l’uomo alla contemplazione passiva non è la felicità garantita per tutti, ma la possibilità per tutti di giocarsi a fondo il proprio passaggio sulla terra, con tutte le possibilità di successo e di fallimento – come un seguito di « situazioni », costruite o almeno ricercate, e non passivamente vissute. Gli utopisti cercano in generale una calma immobile che metta al riparo dal disordine della vita e della storia. Ma l’alternativa non è da cercare nell’adorazione di tutto quel disordine (o nella rassegnazione ad esso) non necessario e assurdo che ci impone la storia da troppo tempo, né in quell’estetizzazione del disastro che ha affascinato tanti spiriti durante il 0° secolo. Forse ci sarebbe piuttosto da scoprire la dimensione « utopica » del gioco, del gioco serio, del gioco dove ci si mette in gioco. Il gioco è uno dei concettichiave dei situazionisti. Per Debord, bisogna « scommettere sulla fuga del tempo » invece che cercare di fissarlo. Il vero tempo della vita non è il tempo ciclico, il tempo ripetitivo, ma il tempo irripetibile, tanto nella storia quanto nella vita individuale.Utilizzare il surplus temporale che eccede la mera riproduzione della vita – la pura sopravvivenza – per creare delle situazioni « uniche » è stato per molto tempo il privilegio delle classi dominanti. Lo sviluppo delle forze produttive nell’epoca moderna ha aumentato questa disponibilità di tempo, ma l’ordine sociale capitalista, soprattutto nella sua forma spettacolare, l’ha riempito di nuovo con delle forme pseudo-cicliche che impe


14 perdiscono più che mai un suo uso li- di un gioco più grande a venire. bero – soprattutto con il lavoro, e in se- In questo, i situazionisti hanno contiguito anche con gli pseudo-divertimenti nuato il meglio del progetto surrealista. del « tempo libero ». Lo spettacolo e la Né accontentarsi dei giochi che sono « situazione costruita » (da cui il nome messi nelle condizioni attuali, come fa il del movimento) sono l’uno il contrario ribelle individualista e l’avventuriero, o dell’altro.Ma è una particolarità della « il poeta, né lottare per un futuro glorioso situazione costruita » di essere allo continuando nel frattempo la stessa esistesso tempo un progetto per il futuro e stenza vuota, come fa il militante. Una di poter essere realizzata, almeno par- poesia non più scritta nei libri, ma reazialmente, nel qui ed ora. Proporre una lizzata nel quotidiano, nelle « situazioni « rivoluzione della vita quotidiana », da »: questa era l’utopia dei situazionisti. cominciare subito, ha forse contribuito Non era proiettata in tempi o spazi lonpiù di tutto al fascino esercitato dai si- tani, ma da iniziare hic et nunc. Non la tuazionisti. La deriva e la psicogeogra- poesia al servizio della rivoluzione, ma fia, l’urbanismo unitario e il la rivoluzione al servizio della poesia. détournement, il superamento dell’arte Relazione tenuta al convegno internae l’attacco alla società spettacolare: zionale Imaginarios Utópicos. Pasado, tutto era concepito come una forma di presente y futuro, svoltosi dal 0 setutopia vissuta nel qui ed ora – almeno tembre al ottobre 015 presso la Unimomentaneamente e parzialmente – e versidad Autónoma di Madrid. allo stesso tempo come prefigurazione Note [1] M. L. Berneri, Journey Through Utopia, Routledge, London 1950; tr. it. Viaggio attraverso utopia, Movimento anarchico italiano, 1981 [ ] « C’est donc soupçonner d’absurdité les dispositions de la sagesse divine, que de douter qu’elle nous ait réservé des moyens de fusion des glaces polaires. On verra plus loin qu’il est pour cette fusion un autre moyen bien plus expéditif ; mais je ne veux disserter que sur un levier connu, qui est l’influence avértée de l’agriculture sr le raffinage de l’atmosphère ». C. Fourier, Théorie de l’unité universelle (18 ), vol. II, Paris, 1841, p. 106 [ ] Ora in Anselm Jappe, Crédit à mort, Paris, Lignes, 011. [4] W. Morris, News from Nowhere, in Selected Writings, Nonesuch Press, Bloomsbury, 194 ; tr. it. Notizie da nessun dove, Roma, Editori Riuniti, 01 . [5]«Senza quelle caratteristiche di insocievolezza, in sé certo non amabili, da cui scaturisce la resistenza che ciascuno deve necessariamente trovare nelle sue pretese egoistiche, tutti i talenti rimarrebbero eternamente celati nei loro germi, in un’arcadica vita da pastori di perfetta concordia, contentezza e reciproco amore: gli esseri umani, docili come le pecore che fanno pascolare, procurerebbero alla loro esistenza un valore a malapena maggiore di quanto ne abbia questo loro bestiame domestico; non riempirebbero il vuoto della creazione riguardo al loro scopo, in quanto natura razionale. Sia dunque reso grazie alla natura per l’intrattabilità, per la vanità che rivaleggia invidiosa, per la brama incontentabile di avere o anche di potere! Senza di esse, tutte le eccellenti disposizioni naturali dell’umanità sonnecchierebbero in eterno senza svilupparsi. L’essere umano vuole concordia; ma la natura conosce meglio che cosa è buono per il suo genere: essa vuole discordia. Egli vuole vivere comodo e contento; ma la natura vuole che si debba tuffare dall’indolenza e dalla contentezza inattiva nel lavoro e nelle fatiche, per escogitare in compenso anche il modo di trarsene di nuovo sagacemente fuori». I. Kant, Idee zu einer allgemeinen Geschichte in weltbürgerlicher Absicht, Vierter Satz, 1784; trad. it. di M. C. Pievatolo, Idea per una storia universale in un intento cosmopolitico, in “Bollettino telematico di filosofia politica”, 5/4/ 015, http://btfp.sp.unipi.it/dida/kant_7/ar01s0 .xhtml#quartatesi. [6] T. W. Adorno, Aldous Huxley und die Utopie (194 ), in ders., Kulturkritik und Gesellschaft I, Gesammelte Schriften 10.1, Frankfurt/Main, Suhrkamp, 1997, 97-1 1951, poi inT.W. Adorno, Prismen. Kulturkritik und Gesellschaft, Frankfurt/Main, Suhrkamp, 1955; tr. it. Prismi. Saggi sulla critica della cultura, Einaudi, Torino. [7] William Morris, News from Nowhere, cit., p. 185. [8] G. Debord, La società dello spettacolo, Prefazione alla quarta edizione italiana, Firenze, Vallecchi, 1979, p. 0


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Basta con apartheid economico sociali!

Gare appalti e lavori sono nostri soldi che vengono spesi da coloro che "dovrebbero" fare i nostri interessi ma questo accade veramente? Gare appalti e lavori fatti con i nostri soldi sono essenzialmente regolati dal D.lgs n.16 / 006 e successive modificazioni e integrazioni. Il quale dice che: omissis “Per quanto non espressamente previsto nel presente codice, le procedure di affidamento e le altre attività amministrative in materia di contratti pubblici si espletano nel rispetto delle disposizioni sul procedimento amministrativo di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 41, e successive modificazioni e integrazioni.”omissis. -Legge 7 agosto 1990 n. 41 all'Art. -bis - Uso della telematica scrive: -“1. Per conseguire maggiore efficienza nella loro attività, le amministrazioni pubbliche incentivano l'uso della telematica*(*n.d.r), nei rapporti interni, tra le diverse amministrazioni e tra queste e i privati.-*n.d.r.(nemmeno dell'informatica). Un articolo furbetto che fa comprendere, quanto, chi lo ha scritto eviti specificazioni e l'analisi per dare possibilità ad una non trasparenza e pubblicazione. Un articolo che è l'espressione generica di una burocrazia inutile che non da trasparenza e accesso aperto a tutti i possibili interessati sia alle gare che alla trasparenza anche per i cittadini. Una legge nella quale il legislatore "ignorante ma furbo", non comprendendo nulla d'informatica la delega a altri , lavandosene così le mani e salvandosi da qualsiasi critica. Infatti il legislatore ha predisposto che avvenga l'informatizzazione tramite l'uso della telematica, ma non comprendendone la semplificazione informatica o fingendo di non comprendere. Pertanto l'applicazione e sviluppo viene delegato a qualche poveretto, il quale, ne dovrebbe attuare la specificità, magari con un diploma da ragioniere o qualcosa in più ottenuto da una scuola che non sa quasi nulla d'informatica. La furbizia del politico è che se non vuole fare una cosa la delega ad altri, ad un subalterno, questo dovendola realizzare dipende da un

capo il quale lo boicotta o ignora, o gli fa realizzare programmi che gestiscono altri programmi, e cosi nulla avviene. Una legge vecchia, fatta da persone vecchie, che non ne capiscono nulla o fanno finta di non capirne nulla d'informatica, un potere non trasparente ammalato di se stesso. Siamo nel 011 e procediamo con leggi da “Bongo Bongo” lente e comode ad un potere delegato ad una assoluta sussidiarietà opportunista. I cittadini che non masticano informatica, sappiano che per queste e altre procedure informatica, da più di 40 anni esistono analisi e programmi di comparazione e sia nella fase esplorativa che per quella di assegnazione e realizzazione. Un analisi processata produrrebbe la possibilità di approfondire sia le qualità di intervento che di operato; aprire ad una sicura concorrenzialità anche internazionale, tanto utile ad una comparazione e uno sviluppo delle aziende Italiane. Analisi certe, provate e trasparenti anche per i cittadini che anche con una cultura elementare nello specifico settore possono accedervi, con milioni di voci analizzate e processate, esposte al pubblico in modo semplice e comprensibile, senza alcun errore o interpretazione, di opportunità personale o di potere. Invece ci troviamo davanti ad una burocrazia Kafkiana che in nome della falsa trasparenza crea la non comprensibilità e al posto della semplificazione produce programmi inutili che gestiscono altri inutili programmi. Intanto i nostri soldi si volatizzano e scompaiono mentre questi prezzolati signori posti al nostro governo se ne approfittano sia con stipendi lucrosi esagerati ingiustificati visto anche la loro incapacità e incompetenza. L'Europa è richiamata a questa attenzione, poiché anche queste leggi violano i principi concorrenzialità e libertà di mercato. La Destra Europea fa finta di non vedere e appoggia questi conservatori ritardando così ogni sviluppo, presentando il conto delle loro mancanze solo ai cittadini i quali secondo loro dovrebbero pagare e tacere.


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L'Europa è pronta a entrare nella sua fase più pericolosa Yanis Varoufakis 9 novembre 015

Yanis Varoufakis, un ex ministro delle finanze della Grecia, è professore di economia presso l'Università di Atene.

ATENE - crisi dell'Europa è pronta a entrare nella sua fase più pericolosa. Dopo aver costretto la Grecia ad accettare un altro accordo "extend-and-finta" salvataggio, linee di battaglia freschi sono in corso di elaborazione. E, con l'afflusso di rifugiati esponendo i danni causati dalle prospettive economiche divergenti e la disoccupazione alle stelle giovani in periferia dell'Europa, le ramificazioni sono inquietante, come le recenti dichiarazioni di tre politici europei - il primo ministro italiano Matteo Renzi, il ministro dell'Economia francese Emmanuel Macron e ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble - hanno chiarito. Renzi è venuto vicino a demolire, almeno retoricamente, le regole di bilancio che la Germania ha difeso per tanto tempo. In un notevole atto di sfida, ha minacciato che se la Commissione europea ha respinto bilancio nazionale in Italia, avrebbe ri-presentare senza cambiamento.Questa non era la prima volta che Renzi aveva alienato i leader di Germania. E non è un caso che la sua dichiarazione ha seguito un mese-lungo sforzo dal suo stesso ministro delle finanze, Pier Carlo Padoan, per dimostrare l'impegno in Italia a Tedesco-backed della zona euro "regole". Renzi capisce che l'adesione di parsimonia di ispirazione tedesca è leader in Italia economia e le finanze pubbliche in profonda stagnazione, accompagnati da un ulteriore deterioramento del rapporto debito-PIL. Un politico consumato, Renzi sa che questo è un breve percorso al disastro elettorale. Macron è molto diverso da Renzi sia stile e sostanza. Un banchiere-gir-politico, egli è solo ministro del presidente François Hollande che combina una seria comprensione della Francia e le sfide macroeconomiche in Europa con una re-


17 un tale regime avrebbe causato una recessione più profonda in periferia e quasi certamente portare alla rottura della unione monetariao da backtracking di Schäuble dal suo progetto di unione politica, Macron recentemente sfogato la sua frustrazione: "I calvinisti vogliono far pagare agli altri fino alla fine della loro vita", ha lamentato. "Vogliono riforme con niente verso qualsiasi solidarietà". L'aspetto più preoccupante delle affermazioni di Renzi e Macron per la disperazione che questi offrono. Sfida di Renzi di regole di bilancio che spingono ulteriormente l'Italia in una spirale del debito deflazionistico evitabile è comprensibile; ma, in assenza di proposte di regole alternative, non porta da nessuna. La difficoltà di Macron è che non sembra esserci nessun insieme di riforme dolorose che può offrire Schäuble per convincere il governo tedesco ad accettare il grado di riciclaggio surplus necessario per stabilizzare la Francia e la zona euro.Nel frattempo, l'impegno della Germania di "regole" che sono incompatibili con la

sopravvivenza della zona euro mina quei politici francesi e italiani che erano, fino a poco tempo, sperando in una alleanza con la più grande economia europea. Alcuni, come Renzi, rispondere con atti di ribellione cieca. Altri, come Macron, stanno cominciando ad accettare che tristemente attuale quadro istituzionale e la politica mix della zona euro alla fine porterà né a una rottura formale o di una morte da mille tagli, sotto forma di una costante divergenza economica.

Il rivestimento d'argento nella nube Gathering Storm è che le proposte minimaliste per l'unione politica, come il piano di Schäuble, stanno perdendo terreno. A dir poco macroeconomico significative riforme istituzionali si stabilizzerà l'Europa. E solo un'alleanza democratica paneuropea di cittadini in grado di generare l'ondata necessaria per tali riforme per mettere radici.

Fonte: www.project-syndicate.org


GUERRA! 18

L’Europa entra in guerra.


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il terrore di Parigi è la rappresenta-

zione di un nuova ma collaudata strategia militare, che ha origini lontane e compete sempre più con la strategia dello schieramento, attualmente favorita nelle ultime guerre. I simboli che sono stati attaccati sono quelli psicologicamente sensibili per la cultura europea, vediamo i luoghi: Il Calcio: vicino ad un McDonald's fuori dallo Stadio a Saint Denis , accanto dove si svolgeva l’amichevole Francia/Germania presente Holland , e nella vicina Rue Jules-Rimet, via dedicata ad un dirigente sportivo francese. La Musica: al Bataclan, storico locale, per concerti rock e pop, spettacoli comici, serate disco e di café-théâtre, in quella sera suonava un gruppo rock. Edilizia sociale: Rue de Charonne esempio di ristrutturazione sociale dive molti artigiani e lavoratori hanno la loro officina e le loro abitazioni. Cucina ristorazione: Rue Bichat un ristorante cambogiano il "Petite Camdodge", un ristorante giapponese a Rue de Charonne , e una pizzeria “ Casa Nostra" a Rue Fontaine, Filosofia e politica: Il più significativo e stato quello al Boulevard Voltaire, dove il 9 gennaio si dipanò la grande marcia in risposta agli attentati contro Charlie Hebdo' di due giorni prima, un terrorista si é fatto saltare in aria. I terroristi sono di nazionalità francese, la giustificazione della conseguenza della loro emarginazione non pare sufficiente a motivare una strage così ben indirizzata, ma certamente erano persone con le quali era indispensabile vivere ogni giorno, da non discriminare, ne stigmatizzare secondo la buona preposizione del "vivere insieme" ormai divenuta un vacillare idilliaco, ‘caduta a pezzi, sbriciolata. Tutta questa decadenza ha dei valori invertiti dove il male diventa bene in nome di un dogma che ha trasformato il “vivere insieme” in un "morire insieme" e questi terroristi certamente conoscevano il pensiero di Voltaire.


0 Chi è Voltaire? Oltre ad esser stato per tre volte primo ministro di Francia, è un grande Illuminista. Voltaire scrive sulla guerra, ed in sintesi del pensiero (o perlomeno del dizionario filosofico). possiamo indicarla in un frase "Tutti i vizi riuniti di tutte le età e di tutti i luoghi non eguaglieranno mai i mali che produce una sola campagna di guerra, i più grandi mali del mondo sono la carestia la peste e la guerra, ma la guerra è il male principale perché porta con sé gli altri mali. La cosa ancora più assurda è che spesso le guerre vengono fatte nel nome di Dio e a causa delle religioni e ogni "capo assassino" fa benedire le sue bandiere prima di andare a sterminare il prossimo". Da: GUERRA di Voltaire, dal Dizionario filosofico, 1764. Dal Dizionario Filosofico Votaire possiamo già cogliere alcuni degli aspetti della guerra e comprendere le riflessioni fornite dalla sociologia e la strategia, che vedono la guerra quale azione gravida di disastrose conseguenze e risultato della volontà deliberata dei soggetti implicati, e come alcuni filosofi che hanno cercato di decifrare essenza e fine della guerra come analisi, potremo meglio comprendere la varietà del fenomeno guerra. Tuttavia, la definizione di guerra offerta da Voltaire non soddisfa interamente, anche perché pur mantenendo i canoni sempre validi poiché universali, l’evoluzione quale scienza, ha conferito un'altra prospettiva che riesce ad identificare nella stessa evoluzione multiculturale, nella biodiversità, la sopravvivenza stessa delle varie specie, inclusa quella umana è un'altra variabile da considerare. Anche se prendiamo in considerazione antropologi come William Ury che opera da oltre trent’anni come consulente e mediatore in ambito aziendale e politico. Autorità mondiale nel campo della negoziazione, il quale ha mediato in conflitti che vanno dal campo politico (tra Stati) fondatore del International Negotiation Network, e che ha svolto la sua attività per il governo Sovietico e Usa, e consulente per il Management Crisis Center (Centro Di Gestione della Crisi) presso la Casa Bianca, non riusciamo a vedere la possibilità di pace a meno che una delle parti non rinunci a una delle intenzioni evolutive che essenzialmente contrappongono la Democrazia alla Teocrazia .


1 infatti, in questo conflitto vi sono in discussione solo questione economiche e stili di vita, ma vengono messe in discussione posizioni assolutiste che non lasciano spazi ad altre filosofie. Ci ritroviamo in un contrasto tra religioni monocratiche le quali potrebbero trovare un compromesso negoziale tra di loro al fine di far cessare questa motivazione del conflitto ma non vogliono poiché a tutti gli effetti sono indivisibilmente alleati contro una qualsiasi ragione esterna al loro Credo e rappresentano modelli di società diversi ma comuni per ognuno di loro con interessi economici di parte strutturati nei secoli. Infatti da parte dei terroristi ampliare il conflitto può sembrare una mossa autodistruttiva, alcuni analisti, esattamente in linea con quello che il gruppo annuncia come il suo imperativo, indicano che la volontà dell’ISIS è la missione apocalittica, per attirare i non credenti di tutto il mondo in Siria per una finale, battaglia Armageddon-like. Secondo l'ideologia estremista del gruppo, il califfato alla fine trionferà in una grande guerra contro le forze infedeli, che culmina in una battaglia finale di fine giorni in Dabiq, una città siriana oscura vicino alla città settentrionale di Aleppo, dove secondo lì escatologia islamica come si trova nella Hadith, la zona di Dabiq è menzionato come un luogo di alcuni degli eventi della Malahim musulmana (che equivarrebbe alla cristiana apocalisse, o Armageddon). Ecco ci troviamo sempre davanti ad un Dio buono per alcuni e cattivo per altri o viceversa. Se riflettiamo è nostra opinione che si sia voluto con questo atto di guerra minacciare uno stile di vita, la guerra comporta quasi sempre lo scopo di salvaguardare o migliorare un tenore di vita minacciato oltre a imporre una mortale forma di competizione per accaparrarsi delle risorse limitate. SAPERE AUDE!


"Siamo stati attaccati!"

La Francia, Parigi, patria del Diritto, dell’umano sapere, ultima trincea del pensiero critico è stata attaccata. Questa è la guerra, una guerra anomala dove il predittivo e la simulazione lasciano il campo alle speranze supportate da superstizione e corruzione con il compromesso di politici che anche se di posizione “benpensante” nulla fanno o hanno fatto per evitare un così probabilmente devastante conflitto che purtroppo diventerà globale. Eppure tatticamente sarebbe stato semplice vedere come le armi siano giunte nelle mani di fragili soggetti indirizzabili al sacrifico attraverso la trasparenza la tranciabilità tanto negata al popolo dalla politica. Eppure uno dei prossimi Presidenti Usa Donald Trump, in un discorso Sabato, ripreso dalla rivista Time, ha detto: "Quando si guarda a Parigi, con leggi sulle armi più dure al mondo, nessuno aveva armi, ma i cattivi ... E vi dirò cosa si può dire quello che vuole, se avevano pistole, se la nostra gente aveva le pistole, se avessero avuto il permesso di portare tanto, sarebbe stata una situazione molto diversa”. (…) Difficile comprendere quanto potrebbe essere stata diversa poiché avrebbe anche potuto degenerare al peggio, non vogliamo polemizzare e allora facciamo solo riferimento ha quanto scritto da C. Bellavita (FIOM) non compromesso dalle lobby delle

armi: “se questi mettono le mani su una bomba atomica, può succedere di tutto. E non ne siamo tanto lontani: quelli che a Bombay han fatto come ieri a Parigi arrivavano dal Pakistan, dove, pagando quei militari, si può ottenere tutto. Anche l’ospitalità di Bin Laden presso il capo di quell'esercito. D’altra parte, le armi che hanno sparato ieri sera erano regali USA all'esercito iracheno, i cui ufficiali le hanno vendute all’ISIS . Tra un po’ si aggiungeranno quelle regalate al fatiscente esercito afgano, e quelle che i soldati USA abbandoneranno per risparmiare il costo del trasporto. Si direbbe che agli USA non interessa vincere le guerre, e ancora meno terminarle: l’importante è mantenere costante il fatturato delle loro industrie militari.”


Perché ora è proprio guerra, guerra anomala ma guerra, intanto se guardiamo la stampa Araba salvo qualche piccola eccezione coloro che combattono per lo Stato Islamico non vengono più definiti solo terroristi ma combattenti. Il che è tutto dire.

Inoltre non ci vuole un servizio di super intelligenze per comprendere che questi attacchi sono strategici sotto diversi aspetti, emozionale, psicologico economico e indicano una ampia conoscenza della struttura socio-politica occidentale, non certo opera di gruppi disorganizzati e istintivi che restarono quale problema, ma sono ormai sono in aggiunta. . Parigi si è fermata, bisogna riflettere liberamente nessuno è leno e Cassandra capaci di praticare l'arte profetica,

cosa resta se non la propria moralità e cultura su cui poter fare riferimento senza paura e essere pronti ad una resistenza estrema per poter mantenere i già pochi diritti di libertà, di pensiero, di cultura critici, conquistati a fatica contro l’oscurantismo imposto in nome di qualche credo assoluto di cui le diverse religioni occupano l’Europa. Chi muove le pedine di questo gioco, da una parte e dalle altre, sembra sempre mirare ai luoghi dove il pensiero è ancora capace di correre sulla linea di quest’ abisso, cercando sull'onda conseguente della indignazione emozionale di aggiungere consensi alle loro idee. Le nostre vite stanno cambiando i valori sono sottoposi all'opportunismo economico di greggi guidate tenute nella quasi assoluta ignoranza, qualsiasi stile di vita subirà un cambiamento, le uniche forze che ne trarranno il maggior vantaggio sono quelle che hanno da sempre convissuto con l’oscurantismo e sono l’ignoranza come mancanza di cultura indipendente con le sue prerogative la corruzione, la mafia l’ndrangheta e le aziende belliche, quelle forze che negano la trasparenza pubblica, diretta aperta accessibile, questi sono i colpevoli!


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Riflettiamo serenamente nel dolore di aver perso una parte della nostra libertà con l’attacco subito a Parigi, ma sicuri che la resistenza sarà così dura e intransigente che il terrore chiamerà terrore tanto che potrebbe divenire la consuetudine di vita e non esercizio di retorica per asserviti opportunismi politici viziati o per profetici religiosi propensi al controllo tramite la paura.

Impedire una degenerazione di questo tipo lo si può fare solo aprendo un dialogo religioso che porti ad una soluzione mettendo in discussione i reciprochi assolutismi, augurandoci un "passo indietro", ma è troppo tardi come lo è per altre questioni universali. Ogni religione controlli e gestisca i propri greggi altrimenti prenda coscienza di aver perso il controllo e rimettano il loro Credo per il bene dell'umanità. Gli stessi uomini "buoni" che hanno organizzato marce per le pace però

mentendo i propri dogmi e assolutismo, trovino un confronto e un unione di Credo con gli ’altri che hanno un Credo diverso, questo è il primo passo verso la Pace, altro che le preghiere, le speranze e le minacce. Lo scenario previsto della guerra ha preso forma e la speranza è diventata solo reciproca illusione del fantomatico sostegno di Dio alle presunte ragioni, le comunità Islamiche e Cristiane “così dette moderate” trovino un accordo se cercano effettivamente la Pace smettendola di seminare terrore e indicare future apocalissi supportate da fanatismo e integralismo, o è un diritto pensare che cerchino solo conflitti trascinando con sé greggi manipolate incredule e sgomente. Già ma le religioni nella Storia dell'umanità hanno sempre imperato quando il dolore la miseria l'ignoranza ha avuto la meglio e il loro massimo splendore lo hanno avuto quando regnava la paura! E' ora lasciare l'umanità libera!


5 IMAGINE JOHN LENNON Immagina non esista paradiso È facile se provi Nessun inferno sotto noi Sopra solo cielo Immagina che tutta la gente Viva solo per l’oggi

IMAGINE JOHN LENNON Imagine there’s no heaven It’s easy if you try No hell below us Above us only sky Imagine all the people Living for today

Immagina non ci siano nazioni Non è difficile da fare Niente per cui uccidere e morire E nessuna religione Immagina tutta la gente Che vive in pace

Imagine there’s no countries It isn’t hard to do Nothing to kill or die for And no religion too Imagine all the people Living life in peace

Immagina un mondo senza la proprietà Mi chiedo se ci riesci Senza bisogno di avidità o fame Una fratellanza tra gli uomini Immagina tutta le gente Che condivide il mondo

Imagine no possessions I wonder if you can No need for greed or hunger A brotherhood of man Imagine all the people Sharing all the world

Puoi dire che sono un sognatore Ma non sono il solo Spero che ti unirai a noi anche tu un giorno E il mondo vivrà in armonia

Puoi dire che sono un sognatore Ma non sono il solo Spero che ti unirai a noi anche tu un giorno E il mondo vivrà in armonia

You may say I’m a dreamer But I’m not the only one I hope someday you’ll join us And the world will be as one

You may say I’m a dreamer But I’m not the only one I hope someday you’ll join us And the world will live as one


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LA DIFFERENZA TRA UN PRESIDENTE INDIPENDENTE E UNO CATTOLICO CONFES SIONALE.

QUESTI MOMENTI sono di sconforto e di riflessione, la nostra cultura Europea lo impone moralmente. Il dubbio prevale e pervade le nostre menti sia di condanna che di perdono e comprensione per noi impossibile Purtroppo come tradizione, persone opportuniste di potere giocano con le parole sulla pelle degli Europei. La politica Vaticana delle Porte aperte con tutte le sue implicazioni nascoste e alleanze strategiche con altre religioni entra in conflitto con i confini chiusi o da chiudere Europei e si rifiuta di trovare un accordo definitivo con gli altri in un continua altalenarsi di pace e guerra al loro piacimento. La strategia da sempre attuata nella Chiesa di sostenere i più smaniosi di potere, come lo ha fatto con Mussolini, ha prodotto solo l’ampiamento del Potere del Vaticano demolendo pian piano l’Italia e ora cerca di colpire l’Europa. La Guerra corre su più fronti e su quello interno alcuni che vorrebbero sembrare amici in nome della “loro” bontà sono dei cavalli di Troia del nemico terrorista, vestiti di una falsa bontà strategia Opportunisti laccati nei capelli al segno della loro vanità sono fedeli del Vaticano negando l’alto tradimento verso l’Italia coperto dal confessionale. La paura suggerita con l’’apocalisse è la strada percorsa da questa ondata fanatico religiosa Posizione campaniliste correlate con il Vaticano fanno sembrare i discorsi del Salvini moderati e aperti. L’insinuazione sta divenendo la prassi nella molteplice interpretativa dei discorsi, questa è una fotografia dell’inizio della prima guerra dell’Unione Europea. Auguriamoci di vincerla uniti, non che avvenga come nella seconda guerra mondiale dove per opportunità coloro che persero la guerra diventarono i vincitori e ricostruttori per mantenere i previlegi acquisiti durante il fascio!

W l’EUROPA

Multiculturale libera aperta, Parigi è e sarà sempre la nostra stella di libertà e indipendenza.


Cronache

di Guerra

In queste tristi giornate per la Storia dell’umanità le parole dette dai potenti pesano e indicano alle parti in guerra la loro posizione. La comunicazione non è più quella del 900, oggi è diritto del popolo di valutare , comprendere, combattere, l’oscurantismo è generale, la falsità la doppiezza, l’opportunismo, la furbizia sono identificabili e inopinabili quando trasparenti e l'analisi è condivisa da altri.

Compariamo, l’esatta interpretazione di due Capi di Stati che rappresentano il massimo nella organizzazione militare del proprio paese, ovvero la bandiera. All'apparenza su posizioni analoghe, ma tra le virgolette con posizioni già distanti e facilmente inavvicinabili.

7 Hollande e Mattarella, il primo identifica il nemico “Daesh” come “terrorista”, dando spazio alla laicità, e che solo la secolarizzazione, con la separazione tra Stato e religione, garantisce l’affermazione dei diritti umani, schiacciati da ogni teocrazia, che per sua natura è sempre fondamentalista. Mattarella invece indica ISIS come “violenza fondamentalista” e con queste parole lascia spazio ad una interpretazione verso una (democrazia?) Teocratica, confermando la sua trasparente posizione di elevazione allo stato clericale, confessionale. Già la divergenza sui l'attribuzione violenza (Mattarella) e terrorismo (HolLa violenza: è un atto o comportamento che faccia uso della forza fisica (con o senza l’impiego di armi o di altri mezzi d’offesa) per recare danno ad altri nella persona o nei beni o diritti. In senso più ampio, l’abuso della forza (rappresentata anche da sole parole o da sevizie morali, minacce, ricatti), come mezzo di costrizione, di oppressione, per obbligare cioè altri ad agire o a cedere contro la propria volontà. (Non lesiva dei diritti Umani) http://www.treccani.it/enciclopedialande) pare significativa. (s)


8 Il Terrorismo: è l’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simili. Nel diritto internazionale contemporaneo il t. è compreso tra quei comportamenti individuali gravemente lesivi dei diritti umani fondamentali che si qualificano come crimini internazionali in base ai trattati in materia (cosiddetti treaty crimes), ma non per diritto consuetudinario (a differenza del nucleo consolidato di tali comportamenti illeciti: cosiddetti “core crimes”). . http://www.treccani.it/enciclopedia La questione poi coinvolge la formazione attraverso la RAI e la proverbiale manipolazione mediatica ben pagata con i nostri soldi, tanto che la maggioranza degli Italiani non conosce l’appellativo di “Daesh” ma usa quello di “ISIS” o ISL.

mia si viene assassinati.

La questione (Europa?) la guerra contro il Daesh inizia molto male con significative diversità interpretative che necessitano di un chiarimento o meglio ancora sarebbero le dimissioni.

Hollande tra le varie possibilita ha "chiesto al ministro della Difesa di invitare i suoi omologhi europei in virtù dell’Articolo 4 .7 del Trattato dell’Unione Europea, che prevede che quando uno Stato è aggredito, tutti gli Stati membri devono apportare il loro sostegno di fronte all'aggressione".E l’Italia? Qualora, si decidesse d’intervenire militarmente l’art. 11 della Costituzione non sarebbe d’ostacolo poiché la disposizione condanna la guerra d’aggressione, ma consente l’intervento in legittima difesa individuale e collettiva, che è un diritto connaturato con l’esistenza stessa dello stato. Indisponibilità e doppie strategie sono già state Questa questione è di grande diffe- viste in occasione della decisione (non renza poiché come già noto, ISIS O presa) di un intervento militare contro le ISIL, sembra che la rete terroristica postazioni del Daesh in Iraq, che non con sede in Iraq e la Siria sta vivendo si limitasse a sole azioni di ricognizione, una crisi di identità tanto da farli infu- eppure gli US hanno fornito solo all'Itariare chiamandoli con un nome diverso lia software e armamenti per i droni ovvero Daesh è un acronimo: significa mentre li hanno negati alle altre nazione al-Dawla al-Islāmiyya fī ʿIrāq wa l- europee che ne hanno fatto richiesta. Shām, cioè “Stato Islamico dell’Iraq e La Francia, avendo subito un attacco del Levante”, o “della Grande Siria”. armato diretto, può agire autonomaDaesh, o l'acronimo DAIISH, può accu- mente in legittima difesa ex art. 51 della ratamente essere utilizzato per descri- Carta delle N U, e in quanto membro vere ISIS, un termine negativo che della Nato, avrebbe potuto appellarsi viene usato con un misto di ostilità e ri- anche l’art. 5 del relativo trattato, per cui dicolizzandone tanto che i capi terroristi un aggressione contro uno stato memritenendolo un insulto hanno promesso bro è da considerare come un attacco di mutilare (tagliandogli la lingua) contro tutti i membri, i quali hanno l’obchiunque venga sentito pronunciare il bligo di prestare l’assistenza militare che giudicheranno necessaria. In quetermine. Piacciano o no le vignette di Charlie sto caso, l’art. 5 del Patto ci obbligheEbdo, in gioco non ci sono il buon gusto rebbe a dare tutta l’assistenza che lo e la volgarità, presente talvolta nelle vi- stato italiano giudicherà necessaria. gnette: c’è la convivenza in un mondo Pertanto non c’è l’ obbligo di intervento nel quale si può discutere di tutto e uno militare automatico, e come già avvenel quale si muore per reato di blasfe- nuto negli altri casi,


9 per assolvere gli obblighi, potrebbe limitarsi al solo supporto logistico, senza un sostanziale mutamento della linea fin qui seguita, continuando così a mantenere degli ottimi rapporti con la controparte, forse nella negata "speranza" di realizzare un mondo teocratico. Non vi è alcun dubbio che le trasparenze sono evidenti e tutto l mondo sta guardando l’Europa.

Alleghiamo per correttezza il video del Presidente Mattarella specificando che a nostro avviso anche l’indicazione sull'oscurantismo ha interpretazioni diverse, se lo si vede sotto l’aspetto qualsiasi confessione religiosa, laico

credente, tale promessa "di vita" spesso si esplica con un giuramento, o un atto di sottomissione o di accettazione dell'autorità confessionale stessa e delle sue regole liturgiche. Oppure lo si vede sotto le interpretazioni atee, agnostiche o laiche nel del termine ha significato di "aconfessionale", ossia di slegato da qualsiasi autorità confessionale, ecclesiastica (o non ecclesiastica), e quindi da qualsiasi confessione religiosa (o non religiosa), da non confondere con laico credente. Al solito la scelta è di natura politica e da questa capiremo se stiamo andando verso una Teocrazia oppure se rientreremo nella laicità europea staccandoci dalla influenza Vaticana.

0:01il questore 0:0 un giorno 0:05questi giorni 0:07sono per l'europa giorni di 0:10allarme 0:11di cordoglio di tristezza 0:15ma sono anche i giorni di volontà di reazione 0:19and one tai ji remo anche noi italiani tutta l'europa reagirà 0: con determinazione 0: 6con intransigenza contro questa 0: 9ondata 0: 1di violenza fondamentalista 0: 4dus curanti svo di intolleranza che cerca di condizionare 0:40enti porro in difficoltà 0:4 la stretta della convivenza 0:46non soltanto in europa 0:48ma soprattutto è anche anche forse anche di più 0:5 enden delle regioni in cui quella violenza che si accede maniera costante

https://youtu.be/ KewISK67vA

L TERZO FRATELLO DI MATTARELLA, QUELLO DI CUI NESSUNO PARLA Ihttp://www.nuovoilluminismo.com/ 015/01/il-terzo-fratello-di-mattarella-quello.htmllLotta tra cosche? http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni-presidente-repubblicaedizione 015/ 015/0 /0 /news/il_consiglio_del_fratello_sergio_guardati_dai_politici_e_tira_dritto_come_s empre-10640 085/ ecc. (mentre la legge sull’oblio sta cancellando!



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