Mercoledì 13 luglio 2011
LOGGIA CONTINUA dell’“inopportunità” politica di un relatore leghista per Milanese. Stamattina la Giunta si riunisce ancora una volta, intanto, per esaminare il caso di Alfonso Papa, per il quale i pm richiedono l’arresto. Dovrebbe votare senza altri rinvii. Mentre le opposizioni voteranno per il sì all’arresto e il Pdl alla fine sembra orientato a dire di no, la Lega non si
registrano voti ribelli, neanche in Giunta per le autorizzazioni. Al momento di votare sull’uso delle intercettazioni di Cosentino, fu il relatore della Lega Nord, sostenendo che fosse giusto negarne l’uso, visto che erano state fatte senza l’autorizzazione della Camera. Ieri come Paolini si è espresso anche il capogruppo della Lega, Reguzzoni, parlando
Sussurri e grida L’affaire GdF nell’illustrazione di Emanuele Fucecchi
sbilancia. “Decideremo domani mattina (oggi, ndr) – ha spiegato lo stesso Paolini – il voto della Giunta è un voto tecnico, non vincolante, perché poi l'aula sarà sovrana”. I voti dei due leghisti (Paolini e Follegot) sono determinanti: con loro la maggioranza ne ha 11 contro i 10 dell’opposizione.
Mani libere Il deputato leghista Luca Rodolfo Paolini
wa.ma.
“Bisignani.exe” Così spiava il faccendiere NEL PC DEL LOBBISTA C’ER A UN SOFTWARE PER INTERCETTARE dall’inviato a Napoli
iavolo di un Bisignani. La Procura pensava di essere riuscita a superarlo e sorprenderlo in materia di tecniche di spionaggio elettronico e invece il presunto capo della P4 li ha anticipati. Bisignani aveva attivato nel suo computer un programma di spionaggio gemello di quello usato dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio per intercettare mail, docu-
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I VERBALI Il deputato “amico”
Nucleare, l’ultima tentazione di Papa di Antonio Massari
alla pedicure dell’amante, dalle Mercedes Dbravaalallenucleare suite d’albergo, il parlamentare Alfonso Papa semsempre preso dalla smania di intascare qualcosa. Anche lo stipendio dell’autista o l’affitto della sede della sua segreteria politica. “Intimoriva l’imprenditore Alessandro Petrillo – si legge negli atti – a corrispondergli in due occasioni, per il tramite di tale Willy 3 mila euro per volta, somma che doveva servire a pagare lo stipendio che l’onorevole Papa avrebbe dovuto versare al medesimo Willy (l’ex autista di Cirino Pomicino lo conferma a verbale), in quel periodo alle sue dipendenze nonché a coprire le spese inerenti e riguardanti la segreteria di via Santa Lucia”. Il punto è che in cambio, dagli imprenditori, Papa diceva di offrire notizie riservate sui procedimenti giudiziari o di aiutarli a ottenere appalti. QUESTA È L’ACCUSA che gli muove la Procura di Napoli e il suo “sistema” – sebbene il gip non abbia ravvisato l’associazione per delinquere – lo raccontano proprio i suoi ex “amici”. “Lui – dice l’imprenditore Alfonso Gallo – aveva una ‘squadra’ attivata per monitorare costantemente le nostre vicissitudini presso le Procure ed (...) era in condizione di verificare in più procure d'Italia le vicende giudiziarie pendenti”. “Quando Papa parla di ‘squadra’ sa a chi si riferisce?”, chiedono i pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio. “Al maresciallo La Monica – risponde Gallo – e al poliziotto napoletano, di cui non ricordo il nome. Li menzionava come suoi ‘collaboratori’ mentre, come ho detto, il suo referente principale era Luigi Bisignani”. Papa s’interessò persino all’affare dell’energia nucleare, ed è sempre Gallo a raccontarlo: “Nel 2010 (...) sono stato due volte assieme a Papa negli uffici di Bisignani (...). Parlammo degli investimenti in energia nucleare. Papa mi fece una proposta di entrare a lavorare con alcune società dell’Eni, previo pagamento, da parte mia, di corrispettivi in denaro da consegnare a lui personalmente”. Nei verbali, l’imprenditore parla di “consulenze fittizie o finanziamenti” all’associazione ‘Liberali del Mediterraneo’: “L’associazione (…) a me non piaceva e da lì in poi nacque la richiesta di diversificare le forme di pagamento, di redigere contratti fittizi di consulenza con persone di sua fìducia, come con la dottoressa Darsena (Maria Roberta, ndr). L’imprenditore Nicola d’Abundo racconta dell’assunzione fittizia dell’amante di Papa, Ludmyla Spornik (che poi lavorerà per l’Eni) e negli atti si legge della “cessione a titolo gratuito di una Mercedes del valore di 15/20 mila euro, e di pagamenti della sua società (Ali/auro Med Mar)per consulenze alla moglie del parlamentare, Tiziana Rodà”. Poi si scopre che Papa partecipò a una crociera “con magistrati, gente dello spettacolo e generali dei carabinieri”, racconta l’imprenditore, dove “nessuno pagò”. Raccattava tutto, Pa-
pa, inclusi capi d’abbigliamento: “Confermo di aver pagato due o tre camicie dal camiciaio Alberelli”, continua D’Abundo, spiegando di aver chiesto, in cambio di queste “utilità”, “d’incontrare il ministro Matteoli”, “d’intercedere per far ripristinare lo "sgravio" fiscale per i dipendenti marittimi”, “di farmi incontrare con Bisignani”, di “proporre la vendita di un borgo in Toscana a Berlusconi”. È FATTO COSÌ, PAPA, e chi lo conosce – come gli imprenditori Giancarlo Rossi e Simone Chiarella – lo ammette senza problemi: “Alfonso, che soggetto! (...) a me mi fa morire dalle risate (...)”, dice Rossi. E Chiarella gli risponde: “Oggi gli ho parlato, prendiamo un caffè (…) subito dice: senti, ma a Capodanno si può fare al De Russie come sempre? Sono sei anni che ti prendo la suite al De Russie col cenone (...)”. E al De Russie, Papa, ci andava spesso con Ludmyla detta “Luda”, come lei stessa ammette negli interrogatori. La GdF scopre che le suite al De Russie e negli altri lussuosi hotel erano pagati da imprenditori come Chiarella che sborsa, in sequenza, 2.629 euro per il capodanno 2006, 3 mila euro per il 2007 e 2440 per il 2008. Fino al maggio 2011, soltanto per soggiorni al De Russie, si contano spese per altri 6 mila in soggiorni fino al maggio 2011. Circa 3 mila per il principe di Savoia, 2.766 per il Mare Blu, e ben 11 mila euro versati da “Studio immobiliare srl” per la crociera di Luda. Chiarella sborsa altri 3 mila euro per una vacanza a Londra e spesso si contano – per centinaia di euro – servizi inclusi di depilazione, manicure, pedicure, massaggi e “aromessence”. Diversa la situazione per la moglie di Papa, forse meno attenta al pedicure, ma certo più attiva sul fronte lavorativo: Tizia Rodà (che non è indagata) vede passare il suo “volume d’affari” – tra il 2001 al 2009 – dai 21 mila ai 428 mila euro, con un picco da 900 mila euro nel 2006. La Telecom le paga consulenze dai 60 ai 90 mila euro. Autostrade arriva ai 56 mila del 2008, l’Enel passa dai 100 mila del 2005 ai 400 mila del 2009 con un massimo da ben 800 mila nel 2007.
Dai racconti dei suoi conoscenti i tanti regali per crociere, consulenze e hotel di lusso
menti e persino le telefonate. Non solo: Bisignani, almeno stando alla data riportata sul desktop del suo pc, aveva attivato nel suo arsenale questa arma informatica tre mesi prima della Procura. LA SORPRENDENTE novità della preda che si fa cacciatore con le stesse armi impugnate dai suoi segugi, prima ancora di finire nel loro mirino, emerge dagli atti depositati ieri dalla Procura di Napoli davanti al Tribunale del Riesame per convincere i giudici a trattenere nel suo appartamento romano il lobbista accusato di associazione a delinquere (semplice e “paramassonica”) e finito ai domiciliari “solo” per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Come è noto la Procura di Napoli ha usato ai danni di Bisignani una tecnica di intercettazione modernissima: la società informatica CSH & MPS di Palermo ha fornito a Woodcock e Curcio l’arma letale per riuscire ad ascoltare in diretta le trame ordite nel suo ufficio di Piazza Mignanelli dall’ex piduista già condannato per la tangente Enimont, grazie a una mail civetta che una volta aperta trasformava il suo computer in una sorta di cimice in grado di captare e trasmettere in diretta agli investigatori le conversazioni che si svolgevano nelle immediate vicinanze. Oltre a questa funzione però il software infilato di nascosto il primo dicembre del 2010 nel computer di Bisignani era in grado di compiere “l’estrapolazione in copia del contenuto dei files e di ogni altro dato prodotto o già memorizzato sui personal computers di Luigi Bisignani e della sua segretaria Rita Monteverde”. E proprio studiando il contenuto dell’archivio, Salvatore Macchiarella della Csh & Mps di Palermo, ha fatto un salto sulla sedia: il computer di Bisignani era dotato di un software gemello di quello usato per spiare Bisignani stesso. Il 30 giugno Macchiarella è volato a Napoli e nel corso di una riunione in Procura ha spiegato ai magistrati, più sorpresi di lui, che “l’applicativo informatico è in sostanza
I pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli (FOTO ANSA)
È lo stesso sistema che i pm avevano messo nel suo computer. I dati rubati finivano in mail di Google un sistema di intercettazione telematica ‘gemello’ a quello fornito dalla società Csh & Mps” e ha aggiunto che “questo programma è a sua volta idoneo alla captazione e trasmissione di tutti i dati presenti sui computer ove venga installato”. La Guardia di Finanza riporta in una sua informativa, depositata ieri al Tribunale di Riesame dal pm Woodcock, le considerazioni del perito sulla “insidiosità e pericolosità di tale software anche con riferimento alla capacità di captare sia eventuali chiamate effettuate a mezzo Skype, sia i dati audio delle conversazioni effettuate tra i soggetti presenti nelle vicinanze, fungendo in tal modo da vera e propria microspia ambientale. Tutti i dati raccolti da tale applicativo”, prosegue la Guardia di Finanza, “vengono raccolti e spediti automaticamente in appositi spazi web e in particolare verso account di posta elettronica appositamente creati che interessano principalmente il dominio ...@googlemail.com del provider Google”. NON CI SONO molti dubbi su chi fosse l’utilizzatore del software spione. Il programma era posto in un file zippato in bella vista sul desktop del computer di Bisignani, e si chiamava Bisignani25092010_001.zip. I consulenti informatici della Procura sono poi andati avanti nel loro lavoro e hanno smontato il software decompilandolo. Questo è il risultato: “Dalla lettura del codice si evincono determinate transazioni di raccolta dati che vengono automaticamente spediti in spazio
web e/o email su ‘gmail.com’. Siamo riusciti ad identificare”, proseguono i tecnici informatici di Woodcock e Curcio, “le email che fungono da recipiente di dati. ...da queste email sicuramente ci saranno tracce di collegamenti esterni che prendono questi dati e vengono decriptati in formato leggibile. Si allega ovviamente ciò che è stato decompilato per evidenziare le email recipienti” e giù una lista di decine e decine di stringhe con collegamenti internet che potrebbero corrispondere ciascuno a un’intercettazione effettuata. IL 30 GIUGNO STESSO è partita dal Comando Tutela Mercati di Napoli della Guardia di Finanza una lettera urgentissima diretta al Legal Investigation Support della Google Inc, a Anphiteatre Parkway Mountain View, California. Nella lettera il comandante del Gruppo, Claudio Gnoni chiede: “Per lo svolgimento di urgentissime indagini relative ad un procedimento penale di rilevante sensibilità, si richiede a codesta Società di voler provvedere al congelamento dell’intero contenuto delle seguenti caselle di posta elettronica: purge626@googlemail.com; guess515@fastmaiLfm; tim11235@googlemail.com”. Il 4 luglio scorso Henry John Woodcock ha spedito a Roma al Ministero di Grazia e Giustizia in via Arenula (dove lavorava come direttore generale, per ironia della sorte, l’attuale indagato Alfonso Papa) una richiesta di assistenza giudiziaria urgente per l’Autorità giudiziaria statunitense, perché in applicazione del trattato di mutua assistenza, conceda “l’acquisizione e la trasmissione a questo Ufficio del contenuto attuale e completo (snapshot) dei dati contenuti in tutte le directory di sistema create dall’utente delle caselle di posta elettronica, fisicamente ubicate in territorio statunitense presso la società Google Inc”. Woodcock non vede l’ora di sapere chi fossero gli obiettivi spiati da Luigi Bisignani, che da cacciatore è tornato preda. M.L.