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Grandi

eventi

Pioggia e prede da sogno: lo storico enduro di beneficenza organizzato al Lago di Endine dalla sede Cfi di Rudiano non si è smentito neanche questa volta. Dopo tre anni in sordina, finalmente sono tornate le grandi carpe: ve le mostriamo una per una, raccontandovi un’emozione che si rinnova sempre!

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Bentornata Maratona! a cura di Paolo Meneghelli

La magia del lago è sempre la stessa. E quest’anno sono tornate le big carp!

E tredici... col botto!

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Maratona di

Endine

E

ntusiasmo, pioggia, grandi catture. Finalmente si è realizzato di nuovo il mix esplosivo dell’ormai mitica Maratona di carp fishing del Lago di Endine (quest’anno, dall’8 all’11 ottobre). La foto in apertura di questo In gara 28 coppie, servizio parla da sola: è per un totale di la carpa di 21,950 chili che ha permesso a Lu614,2 chili e solo 8 ca Pompele (lì ritratto) cappotti: un record e a Matteo Bonisoli di aggiudicarsi l’ambito trofeo per la big carp. Da ben tre edizioni della Maratona mancava all’appello il pesce super, la baffona gigante che spinge tanti a partecipare a questa manifestazione. Stavolta il lago è stato particolarmente generoso e ha reso felici molti più angler rispetto al triennio 2006-2008. A mancare negli ultimi appuntamenti sono state la pioggia (quella “seria”) e le grosse carpe: due elementi che vanno sempre a braccetto in questo bizzoso bacino bergamasco. Eppure, l’entusiasmo non è mai mancato, anzi, si è fatto più forte di anno in anno. MASSIMO RISPETTO: è la filosofia dei partecipanti a questa mitica gara.

Tutti vogliono esserci

Ma andiamo con ordine e cominciamo dal principio, da

quella “frenesia da Maratona” che ha ancora una volta travolto gli organizzatori della sede Cfi di Rudiano. L’edizione 2009 è stata caratterizzata da una grande novità in tema di iscrizioni: sono state raccolte via sms... in pratica hanno partecipato all’enduro le prime 28 coppie che hanno mandato un breve messaggio di testo con il cellulare al numero dell’organizzazione dalle ore 9 del 14 luglio. Questo sistema è stato scelto dopo le polemiche che hanno travolto gli organizzatori lo scorso anno per il sistema di raccolta iscrizioni “misto”, cioè basato in parte anche sugli inviti, che lasciava fuori dall’evento molti carpisti. Quest’anno, in meno di quattro minuti (non stiamo scherzando) i posti disponibili sono stati letteralmente polverizzati. L’ultima coppia che ha avuto la possibilità di iscriversi ha potuto farlo grazie a un sms spedito alle 9, 3 minuti e 56 secondi: tutti gli altri sono rimasti fuori!

Non solo big carp

Insomma, partecipare alla Maratona di Endine è desiderio di molti e, come dicono gli organizzatori, se le postazioni fossero 56 invece di 28, verrebbero ugualmente esaurite in pochis-

simo tempo. Merito di un’organizzazione impeccabile, certo, ma anche di un lago che ospita alcune tra le carpe più grosse e famose d’Italia (il nome “Biancaneve” vi dice qualcosa?). A voler mettere i puntini sulle “i”, è innegabile che abbia il suo peso anche la possibilità di pescare con tutti i crismi in un lago dove i regolamenti restrittivi fanno crollare molto la possibilità di cattura. In realtà, partecipando alla manifestazione ci si rende conto che i “maratoneti” sono ormai una grande famiglia. Sono carpisti che hanno fatto dell’evento un momento di ritrovo e accolgono i “nuovi” come se partecipassero da sempre. È l’entusiasmo il “colpevole”, quello che fa finire al volo i posti disponibili, che spinge coppie come DidonéFabbian e Bocchi-Furghieri a partecipare per la tredicesima volta di fila... e che fa schiumare di rabbia chi è rimasto fuori e sa che dovrà aspettare un intero anno prima di poter tentare di nuovo l’iscrizione.

Angler bagnato...

Il vero jolly è stata però la pioggia, praticamente assente lo scorso anno, protagonista invece in questa edizione: le prime gocce hanno iniziato a cadere

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venerdì mattina (e che gocce!) per placarsi soltanto il sabato. Insomma, i partecipanti sono stati inondati dall’acqua e questo, per chi conosce le leggende del lago, non è affatto un male. La “tiritera” è sempre la stessa: se fa caldo e non piove, le carpe se ne stanno nelle zone estreme a nord e a sud del bacino, rintanate negli erbai. Questo significa che chi è nei settori centrali ha molte difficoltà a catturare. Ma non appena piove un poco, e se la pioggia è accompagnata da un sensibile calo delle temperature, ecco che le baffone si mettono in moto e iniziano a pattugliare tutte le sponde. Si incrementano così le possibilità di cattura di tutti, come questa edizione ha ribadito.

Carp sack? Mai!

È quello che ci si aspettava, viste le previsioni del tempo e le notizie che arrivavano da un gruppo di carpisti olandesi che si trovava alla Casa del Pescatore al momento dell’estrazione, in pesca da quasi una settimana: avevano catturato più di 30 pesci, con picchi fino a 15 chili. Parentesi: abbiamo chiesto a questi angler di tenere le carpe in sacca per qualche fotografia, ma la risposta è stata negativa: Ci hanno spiegato che in Olanda non si usa il carp sack... Che dire: chapeau! Tornando alle prime fasi dell’evento, figuratevi voi le speranze di tutti quando, durante la prima notte di gara, questi angler hanno fatto una doppietta da 15 e da 16

chili. Nonostante queste belle notizie, però, le prime 12 ore di gara passano senza particolari sussulti. La mattina di venerdì si contano 8 catture, di cui due alla postazione “Tartufaia” e due alla posta “Vecchio negozio di pesca”, con punte massime di 11 chili. Ancora poco...

La svolta di venerdì

A sparigliare le carte in tavola è un forte temporale. Venerdì, intorno a mezzogiorno, il cielo inizia a gettare secchiate d’acqua su tende e pod. Risultato? Pomeriggio e nottata clamorosi, con catture quasi ovunque nel lago, ma concentrate soprattutto nella parte centrale. Oltre alla calda posta della “Tartufaia”, si sbloccano la “Punta”, il “Ru-

LODATA SIA LA PIOGGIA! Quest’anno, precipitazioni più “serie” hanno favorito il movimento delle carpe e... tanti carpisti.

Decisiva l’ultima notte Carini e Borreri stravincono la classifica a peso con due regine clamorose. Pompele piazza l’exploit alle 6 del mattino dell’ultimo giorno con un bestione di quasi 22 chili

I

risultati della Maratona 2009 a Endine sono stati in bilico fino all’ultimo. Il cambiamento climatico che ha portato la bassa pressione ha messo in moto le carpe e ha permesso a molte coppie di “recuperare” nella classifica a peso. Ne hanno approfittato Carini e Borreri,

che hanno vinto con 75,150 chili totali, superando negli ultimi due giorni la coppia Storti-Casagrande, alla postazione “Tartufaia”. Incerta come al solito la classifica della big carp. Luigi Carini cattura una 16,6 chili, poi viene superato da Federico Tieppo con una regina di

Posizione

Coppia

Sede Cfi

Postazione

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Borreri-Carini Storti-Casagrande Tieppo-Mason Pompele-Bonisoli Masiero-Rubinato Martini-Rizzo Trebeschi-Veronesi Castiglioni-Canal Vanzan-Formenton Tomasi- Lorenzini Coppo-Vecchia Petracco-Bonetti Didoné-Fabbian Sagrati-Sagrati Bortolussi-Infanti Contesini-Peracchi Binotto-Caon Veronesi-Veronesi Fumagalli-Gambino Meneghelli-Chiodini

Piacenza Rudiano Loreggia Desenzano Padova Garfagnana Asola Goito Padova Desenzano Rio Saliceto Rudiano Lovely carp Ancona Casarsa Casalmaggiore Marghera Asola Milano Milano

23 (Parcheggio camion) 25 (Tartufaia) 26 (Punta) 22 (Scarpata) 3 (Buchino) 17 (Riservino) 2 (Pub) 5 (Vecchio negozio) 30 (Le api) 20 (Fermata bus) 18 (Bar Biali) 13 (Chiesa S. Felice) 27 (Austriaca) 29 (Pontile) 7 (Boschetto) 10 (Bruxelles) 19 (Salici) 21 (L’Alberello) 24 (Ruscelletto) 8 (Sbarra)

16,9 chili presa a mezzogiorno di sabato. A mettere tutti d’accordo è la coppia Pompele-Bonisoli, che alle 6 del mattino di domenica ha piazzato la zampata con una reginona da 21,950 chili. In quattro giorni sono state catturate 63 carpe, per un totale di 614,2 chili (media di 9,7 chili). Carpe

Totale (chili)

6 7 6 5 5 3 3 3 4 4 3 2 2 2 2 1 2 1 1 1

75,150 65,550 61,300 53,100 48,600 34,950 34,800 34,300 33,900 31,500 31,100 22,550 15,600 14,300 14,100 13,100 12,550 8,600 4,900 4,300

Totale 63 614,200 A pari merito (tra parentesi: sede Cfi - numero postazione - nome postazione): • Conigli - Taini (Jesi - 1 - Bocchetta) • Alberelli - Belotti (Endine - 4 - Acquedotto) • Uggeri - Franceschetti (Casalmoro - 6 - Filanda) • Bassani - Brescianelli (Rudiano - 9 - Discesa) • Bocchi - Furghieri (Rio Saliceto -11- K. Maddocks) • Bussoni - Grazioli (Milano - 12 - Pic-nic) • Minelli - Nanni (Rio Saliceto - 14 Fogna) • Parma - Muratori (Gold Queen - 28 - Totem).

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Maratona di

Endine

Tutti i vincitori OVER 20 DA VITTORIA: Matteo Bonisoli e Luca Pompele si sono aggiudicati il premio per la carpa più grossa, con un bestione di 21,950 chili.

Dietro la big carp, due reginone di oltre 16 chili. Non accadeva da anni

MACCHINE DA CATTURE: Carini e Borreri ritirano il premio per la classifica a peso, ottenuto grazie a 75,150 chili di carpe. In una zona non facile hanno tirato fuori il meglio: bravi!

scelletto”, il “Parcheggio dei camion”, il “Buchino”, l’ottima postazione “Bar Biali”, la “Api” e la sempre valida “Riservino”. A guadino finiscono parecchie carpe tra i 7 e i 12 chili, con una punta di 14,5 chili catturata dalla coppia Veronesi-Trebeschi nella postazione “Pub”. L’aria a Endine è elettrica e tutti aspettano che da un momento all’altro arrivi il colpaccio. Ed eccolo: la coppia Carini-Borreri, alla posta 23 (“Parcheggio dei camion”), cattura nella serata di venerdì due splendide regine, una di 16,6 chili e una di oltre 13, balzando in testa sia alla classifica per la big carp sia a quella per il peso totale.

Altra over 15

La notte tra venerdì e sabato è forse la peggiore dal punto di vista climatico: la pioggia inizia a battere alle 11 di sera e non si placa fino alle 5 del mattino. Queste condizioni sono un’autentica manna per tutti gli angler in gara: infatti... “piovono” catture in quasi tutte le postazioni e molte coppie finalmente escono dal cappotto. A farla da padrone sono le équipe che si trovano nella zona centrale del lago, dalla parte della statale, segno che le carpe sono in movimento e si stanno spostando verso la parte alta, con la bocca piantata sul fondo. La zona nord del lago, fino a questo momento “anonima”, va improvvisamente sulla bocca di tutti grazie a una notiziona: la coppia Tieppo-Mason cattu-

EDUCATI E RISPETTOSI: la postazione di Binotto e Caon è stata considerata la più ordinata e discreta. Eccoli alla consegna del meritato trofeo.

ra una regina da 16,9 chili e balza in testa alla classifica per la big carp, scalzando Carini e Borreri. Un pesce meraviglioso, catturato in un corridoio tra gli erbai che invadono il fondale davanti alla posta “La punta”. Siamo a mezzogiorno di sabato: era da tempo che non si viveva un’edizione così generosa e ricca di prede di tale pezzatura.

Arriva il freddo

Come nei migliori thriller, però, a un certo punto il meccanismo si inceppa. Dal mezzogiorno di sabato nuvole basse dominano la conca del lago, ma le precipitazioni si riducono a piccoli scrosci pomeridiani. E la notte arriva il freddo: un vento gelido proveniente da nord sferza il bacino, abbassando la temperatura esterna anche di 10 gradi. Tutto si inchioda, tranne che nella parte centrale del lago, dove ci sono profondità che oscillano tra i 7 e gli 8 metri e dove le carpe risentono meno del cambio di temperatura. Insomma, le prede si sono spostate da sud verso nord invogliate dalla pioggia, ma si sono fermate poco prima della posta “Vecchio negozio di pesca”, dove c’è la zona più profonda di tutto il lago, a causa del vento. A nord, il nulla più totale, a parte un paio di carpe catturate ancora alla “Tartufaia” e alla postazione “Bruxelles”.

Colpo da maestri

Nonostante questo, come sempre accade alla Maratona, il

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I sei prestigiosi premi consegnati alla cerimonia finale, alla presenza delle autorità locali

CONTINUA COSÌ! Fabio Veronesi è stato premiato come carpista più giovane tra i partecipanti. Affrontare Endine è sempre un’esperienza formativa: continua così!

colpo di scena è arrivato al fotofinish, cioè alle 6 del mattino di domenica, a tre ore dalla fine delle ostilità. Pompele e Bonisoli piazzano una zampata memorabile, catturando un’enorme regina di 21,950 chili! Un pesce stupendo, sano, con una gobba pronunciata e una bocca immensa. Stava pascolando a 150 metri da riva, davanti alla postazione “La scarpata”, quando ha incontrato le boilie di questa coppia di Desenzano ed è stato “punito”. Anzi, “punto”: è la cattura più grande degli ultimi tre anni ed è il giusto premio per questi due carpisti appassionati e meticolosi, che hanno saputo affrontare al meglio una postazione che ha visto transitare molto pesce. Già, perché ci lamentiamo sempre che è difficile catturare dove ci sono poche carpe, ma non ci rendiamo conto che è altrettanto difficile sfruttare fino in fondo un settore pieno di prede.

Testa a testa

Quanto alla classifica a peso totale, invece, il freddo non ha portato nessuno scossone. Carini e Borreri (posta “Parcheggio dei camion”) staccano di qualche chilo l’équipe della sede di Rudiano formata da Storti e Casagrande (postazione “Tartufaia”), grazie a una serie di catture oltre gli 11 chili. Curioso: big carp e classifica a peso totale sono state conquistate da due coppie vicine, segno che le carpe si sono concentrate in un punto ben preciso del lago.

Poste sud poco produttive

A differenza degli scorsi anni, sono state meno generose le postazioni nell’estremo sud del lago, “Bocchetta”, “Bar Biali” e “Salici”, dove in passato sono state vinte parecchie edizioni dell’enduro. Poche anche le prede nelle poste “Sbarra”, “Discesa” e “Bruxelles”. Le carpe, spinte dalla pioggia e dal freddo, hanno abbandonato gli erbai agli apici del lago e si sono mosse verso le più profonde zone centrali. Non accadeva da un po’, e questo ha sicuramente fatto la fortuna di più pescatori. Non è un caso che i cappotti siano stati molto pochi, meno della metà di quelli del 2008. Tutti o quasi hanno avuto la possibilità di stringere tra le braccia qualche carpa di Endine. Piccola o grande che sia, ognuna di esse è circondata dall’aura del mito che questo lago bergamasco si è costruito in oltre 20 anni di carp fishing. è stato un paradiso, tale è rimasto e ancora lo sarà per chi ama le carpe difficili. Un autentico rompicapo che non riesci a levarti di dosso, anche quando torni a casa dopo gli schiaffoni di un sonoro cappotto. Endine è Endine, e la Maratona è il suo gioiello: arrivederci all’anno prossimo, dunque, forse con una novità: si parla di raccogliere tutte le iscrizioni e poi di scegliere i partecipanti attraverso un’estrazione a sorte. È solo un’ipotesi, è vero, ma noi ci sbilanciamo fin da ora: meglio gli sms...

PREMIO GENEROSITÀ: Paolone Cominelli ritira per Enrico Parmeggiani il riconoscimento dedicato allo sponsor più generoso nel fornire i premi, Prologic Italia.

GRANDE IMPEGNO: Stefania fa parte della sede di Rudiano e si è fatta in quattro tra pesature, lotteria e organizzazione. Insomma, è una carpista con la “C” maiuscola!

Record di beneficenza Eccezionale la raccolta di fondi: 4.300 euro!

L

a formula della Maratona è un successo non solo dal punto di vista piscatorio: negli ultimi tredici anni, l’organizzazione ha messo in piedi una “macchina” che è in grado di fare la differenza anche sul piano della beneficenza. L’anno scorso sono stati raccolti 3.610 euro, una cifra molto alta per le manifestazioni di carp fishing. Quest’anno è stato compiuto un altro miracolo: in un periodo nero per l’economia, in cui

la crisi mondiale ha messo in difficoltà molti lavoratori, è stato stabilito il record di raccolta fondi, con ben 4.300 euro, accumulati attraverso le iscrizioni e i biglietti della lotteria finale. Un cifra che polverizza letteralmente la cifra raccolta lo scorso anno, il precedente record. Quota 5.000 il prossimo anno? Staremo a vedere: nel frattempo facciamo un applauso all’organizzazione e alla generosità di tutti i partecipanti. Così si fa!

FARE DEL BENE è una prerogativa della Maratona. Paolo Cominelli (al centro) consegna la busta con i fondi raccolti a Maria Luisa Guerinoni (a sinistra, con il microfono), assessore ai servizi sociali del Comune di Endine.

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Maratona di

Endine

Ecco le carpe che tutti sognano

LUNGA E SCURA questa regina cattu rata alla postazione 18, nota come “Bar Biali”. Gli erbai sono vere minie re di carpe...

VECCHIA CONOSCENZA: Manuel Formenton, vincitore dell’edizione 2008 nella classifica a peso totale insieme a Davide Vanzan, ha pescato questa reginotta alla posta “Api”.

DOVE IL LAGO È STRETTO, Mirko Tomasi cattura alla grande. Eccolo con una tozza regina presa in mezzo agli erbai della postazione “Il Pub”.

NON È BASTAT A a Federico Ti eppo e a Manue big carp di 16,9 l Mason questa chili per vincere un’edizione ec l’enduro. Se no cezionale ques n è stata ta...

UN “MITO”: Andrea Caon è protagonista dell’enduro da quasi un decennio con l’inseparabile socio Riccardo Binotto. Eccolo con una carpa catturata nella posta 19, “I salici”.

esta 14,5 CHILI: con qu si ne ro Ve ro nd sa es carpa Al schi sono e a Samuele Trebe a gara rimasti in testa all loro, il n Co a. or per qualche tchinson... Hu d Ro o tic pa sim cher e un incrocio di pin sina co a ell (qu di chihuaua stra). nera in basso a de

COPPIA DI BIG: a sin istra, Luigi Carini tie ne in braccio una reginona da 16,6 ch ili. Il suo socio Stefan o Borreri (a destra) non è da meno con un’altra carpa di olt re 13 chili.

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Dalla big di Pompele alle indiavolate regine di piccola stazza, alcune tra le catture più belle

catturate : ecco due carpe meravigliose PIÙ spettacolari NON SI PUÒ : sole le e stat agrande. Non sono da Stefano Storti e Daniele Cas ente “calda”. isam dec era ia” tufa “Tar ta la pos

NON SI è ACCONTENTATO: Alberto Masiero, è andato “over 13” con una regina catturata a centro lago. La posta? Il “Buchino”.

TOSCANI INFATI CABILI! Il mese scorso ci hann accompagnato o sulle sponde de l Gramolazzo, e ora eccoli con le carpe di Endi ne: Giovanni Martin i hanno interpre Davide Rizzo e tato al meglio la posta “Riservin o”.

PADOVANO DOC: Davide Vanzan non si smentisce e imita il suo socio Formenton, con una regina piccola e indiavolata, presa a centro lago.

LA PRIMA IN LAGO: Maurizio Rubinato era alla sua prima esperienza in un grande lago. Ha scelto un “osso duro” per iniziare, ma è stato premiato.... con gli interessi!

LA BIG DELLE BIG: ecco un altro scatto dell’enorme regina che ha permesso a Luca Pompele (al centro) e a Matteo Bonisoli (a sinistra) di vincere la Maratona. Li vediamo insieme a Paolo Cominelli (a destra).

PICCOLE, MA TOSTE: Canal e Castiglioni avevano un bel transito di carpe davanti alla posta “Al vecchio negozio di pesca”. Ne hanno approfittato alla grande!

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Paradisi

Nostrani

Guardialfiera PiÚ carpe, non si può!

foto I. Ricciuti

In provincia di Campobasso, nel Molise, un bacino pieno di baffone

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Seguendo da vicino la finale del Trofeo Cfi 2009, abbiamo scoperto un lago vastissimo e un paesaggio mozzafiato, dove ci sono talmente tante carpe che non è raro contare anche 50 partenze a notte! Benvenuti in Molise: destinazione, Diga del Liscione

Più che un lago sembra un mare: la sfida è tutt’altro che semplice

a cura di Paolo Meneghelli

«D

itemi ragazzi, che cos’è il carp fishing?», chiese un giorno la maestra ai suoi alunni. E tutti: «È una tecnica di pesca di origine inglese che ci permette di catturare le carpe grosse». Quegli alunni siamo noi, cresciuti a boilie miracolose e over 20 (oggi siamo alle over 30), e per questo l’itinerario che stiamo per affronta-

re potrà apparire inadeguato a qualcuno. Vogliamo dirlo subito: vi portiamo in un lago dove catturare carpe sopra i 20 chili è impresa da supereroi, sopra i 10 è roba da duri, sopra i 5 è già un’enorme soddisfazione. Siamo stati in un posto dove le carpe “big” ci sono, ma sono quasi impossibili da prendere, e dove una quantità stratosferica di carpe da un chilo non si ferma neanche davanti a letti di

palline da 30 millimetri. Però, al Lago di Guardialfiera abbiamo capito che la risposta al quesito della maestra va completata: «Il carp fishing è una tecnica di pesca volta a catturare le carpe più grosse di ogni bacino che affrontiamo. Il peso assoluto non conta». Proprio qui comincia la sfida. Difficile, estenuante, fisica e mentale. Roba da wild angler, come molti di noi si vantano di essere. 29

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Lago di

guardialfiera Tra le colline e il mare

“Atterriamo” in Molise, più precisamente tra i comuni di Guardialfiera, Casacalenda e Larino, a 30 chilometri dal mare (Termoli) e a 40 da Campobasso. Il lago, noto anche come Diga del Liscione, è stato creato negli anni Settanta (più precisamente nel 1976), al termine dei lavori di costruzione della murata, quando i tecnici permettono al fiume Biferno, che taglia in due il Molise, di allagare la vallata sottostante. Siamo a 250 metri sul livello del mare, in una zona paesaggisticamente meravigliosa, dove le colline riposano tranquille baciate dai venti, vigne, uliveti e campi di grano colorano la terra, e l’Adriatico fa ancora sentire il suo caldo influsso. La diga nasce come bacino idroelettrico e come fonte di approvvigionamento per gli acquedotti. Ha anche un’importanza storica notevole: sul fondo del lago giacciono i ruderi del “ponte di Sant’Antonio”, noto anche come “ponte di Annibale”. Il grande condottiero cartaginese lo utilizzò durante

ALL’ALBA si fanno i conti. A Guardialfiera si dorme poco perché le partenze sono tante. La pesatura la fa... chi è più sveglio!

le guerre puniche per attraversare il Biferno e affrontare le legioni romane in Puglia.

Scenario unico

Il bacino ha una forma molto allungata e la sua sponda è interrotta da diverse insenature. A prima vista, colpisce l’enorme viadotto che lo attraversa longitudinalmente per ben 8 chilometri e mezzo. Il fondale varia dai 3 metri ai 25-30 nei pressi della diga ed è composto prevalentemente da sabbia, roccia e morbida argilla. Le rive sono molto frastagliate e, soprattutto nella zona vicina all’immissario, vi sono tratti ricchi di ostacoli sommersi come rami, interi alberi caduti in acqua, rocce e addirittura vecchie masserie diroccate. Le aree di pesca si raggiungono molto facilmente, perché sono numerosissime le stradine sterrate che portano alla sponda, o comunque molto vicino. La zona più comoda è quella del campo gara (dove si è svolto il Trofeo Cfi), nella parte “bassa” del lago, ma per chi ha voglia di fare un po’ di fatica non sono pochi gli angoli

Occhio ai regolamenti

D

etto in due parole: una pacchia. Al Lago di Guardialfiera non ci sono limitazioni esagerate per noi carpisti. È sufficiente la normale licenza di pesca regionale, possiamo pescare di notte, piantare

la tenda e passare qualche giorno sulle sponde senza preoccupazioni. L’unica cosa a cui dobbiamo prestare attenzione è il numero di canne consentite: qui ne possiamo usare solo due. È altresì consentito l’utilizzo

della barca, a remi o con il motore elettrico, mentre i propulsori a scoppio sono vietati. Il periodo di chiusura della pesca alla carpa va dall’1 al 31 maggio. Non vi sono limitazioni all’uso di boilie, mais e pastura.

L’accesso alla sponda con l’auto è consentito, ma solo per le operazioni di carico e scarico dell’attrezzatura (con un occhio di riguardo al fango: se ce n’è, meglio fare un po’ di fatica e portare tutto in spalla o si rischia!).

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Tante baffone da paura ma le piccole sono migliaia e mangiano di tutto

riparati (le anse), dove cercare le carpe più belle spostandosi con la barca, a remi o con il motore elettrico.

Anche black bass e grossi lucci

Dal punto di vista della popolazione ittica, il Lago di Guardialfiera gode di ottima salute. Straborda di carpe affiancate da tanti bass e da lucci che qui raggiungono dimensioni eccezionali. è stata persino vietata qualsiasi forma di ripopolamento con il luccio perché il ceppo autoctono è unico in tutta Europa e non deve assolutamente ibridarsi. Comunque, ci hanno detto che fare catture sopra i 15 chili non è raro e, dopo aver osservato le cacciate al tramonto, non stentiamo a crederci!

Il trofeo e non solo...

Abbiamo scelto questo lago

grazie a un “pretesto” molto importante: dal 2 al 4 ottobre si è svolta qui la finale del Trofeo Cfi 2009. Un’edizione storica, la prima organizzata nel Centro-Sud. Inoltre, avevamo informazioni molto interessanti riguardo al Liscione: ci hanno parlato di partenze a ripetizione, di carpe piccole ma toste, di carpe enormi che però sfuggono ancora alle nostre palline. Ma è vedendo le prime foto dell’ambiente che non abbiamo resistito: siamo partiti verso questo lago che ricorda tanto la Forêt d’Orient o Cassien. Mai scelta è stata più azzeccata: abbiamo scoperto un autentico paradiso, il terreno ideale per chi ha bisogno di una palestra, un orizzonte senza fine per chi desidera sentirsi un pioniere. Insomma, ci piace pensare che uno dei nostri lettori, un giorno, ci invierà una foto con una carpona del Liscione scrivendoci:

«Avevate ragione...».

Guide d’eccezione

Ovviamente non ci siamo andati da soli e, oltre ad approfittare della grande disponibilità dei partecipanti alla gara, abbiamo chiesto aiuto a un superesperto del lago, Ivan Ricciuti, responsabile della sede 188 di Isernia e organizzatore dell’evento insieme a Pietro Cicchetti e ad Agostino Zurma, rispettivamente vicepresidente e presidente di Carp Fishing Italia. Durante i tre giorni di gara ci siamo fatti raccontare un po’ di aneddoti e di “chicche” sul lago; ne è venuto fuori un resoconto piuttosto interessante.

Punto pescoso

La prima zona da tenere in considerazione è proprio il “campo gara”. In realtà non si tratta di un settore dedicato all’agonismo, lo chiamiamo così per semplicità: in poche parole, è il

IL PONTILE GALLEGGIANTE si trova a metà della spiaggia campo gara utilizzata per la finale del Trofeo Cfi 2009.

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Lago di

guardialfiera

Sei poste del grande lago Arrivare qui è facile, poi bisogna scegliere lo spot: ecco qualche dritta

R

aggiungere il Lago di Guardialfiera è molto semplice, sia da nord sia da sud. Dall’autostrada Adriatica A14 prendiamo l’uscita Termoli e seguiamo le indicazioni per Campobasso. Imbocchiamo

la superstrada Bifernina e percorriamo circa 20 chilometri, fino a quando sulla destra troveremo la diga e poco oltre un viadotto: siamo arrivati. Il punto più facile per accedere al lago è la spiaggia del campo

gara del Trofeo Cfi. Ci si arriva facilmente: percorriamo tutto il viadotto fino a quando non vediamo più il lago; su entrambi i lati della strada troveremo un cartello con le indicazioni “Spiaggia”. Superato

un cavalcavia, arriviamo direttamente alla sponda, dove troviamo un ristorante e un circolo nautico. Da qui possiamo prendere la strada sterrata che percorre parte del perimetro del lago.

dove entra il BIFERNO: il fiume supera un vecchio ponte e si getta nel lago. È qui che sono state prese le carpe più grosse. In primavera è la zona prediletta per la frega.

DI FRONTE AL CAMPO GARA c’è una sponda più ripida e dura. Ci si arriva da una strada sterrata. Comoda, ma la macchina è un po’ più lontana dalla riva.

ANCHE 30 METRI: è la zona più profonda del lago. Siamo ovviamente nei pressi della murata della diga. Si pesca lungo le variazioni di fondale, anche a grande profondità.

foto I. Ricciuti

foto I. Ricciuti

foto I. Ricciuti

IL CAMPO GARA: è qui che si è tenuta la finale del Trofeo Cfi 2009. Sponde e fondali omogenei; si pesca a distanze medio-lunghe, tra i 2 e i 3,5 metri di profondità.

PROTETTA E RIPARATA: è l’ansa che si trova a sud della diga. Lunga e stretta, ricorda uno dei bracci di Cassien. È una zona da “grosse”, ma ci si arriva solo in barca.

A PORTATA DI MANO: i piloni sono vicini allo spot, un’ansa che si apre dietro un promontorio. Si raggiunge solo in barca ed è la zona più selvaggia del lago.

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tratto di sponda dedicato a questa prima edizione molisana del Trofeo Cfi. È la zona del lago più semplice da raggiungere (le indicazioni si trovano nel box di approfondimento qui a sinistra), c’è molto spazio per i pescatori e, soprattutto, è molto pescosa. Davanti agli occhi ci appare una grande spiaggia abbastanza lineare, che curva solo agli apici. Guardando il lago, alla nostra sinistra troviamo un imponente istmo che si getta in acqua per diverse centinaia di metri, mentre all’estrema destra vediamo una masseria diroccata e un’ampia ansa di acqua bassa sovrastata dal viadotto che taglia in due il vasto bacino.

gerla non è difficile, perché c’è una strada che costeggia il lago. Però è una faticaccia, perché la macchina è lontana dalla sponda e bisogna attraversare un bosco con l’attrezzatura in spalla». Qualche variazione di fondale, ma soprattutto ostacoli, si trovano sulla destra, nel punto in cui il Biferno entra nel lago. A vista possiamo riconoscere il vecchio letto del fiume grazie a numerosi rami che fanno capolino dall’acqua. Risalendo la sponda, con un paio di occhiali polarizzanti possiamo anche notare le nette variazioni di fondale segnalate dal contrasto tra il marrone delle basse profondità e l’azzurro degli “abissi”.

Ottimo perché omogeneo

Pasturare si o no?

È un tratto di quasi 2 chilometri abbastanza omogeneo. Il fondale scende lentamente verso il centro senza formare grossi scalini. A tiro di lancio, cioè entro i 120 metri da riva, abbiamo una profondità leggermente crescente che va dai 2 ai 3,5 metri. «Per trovare profondità più interessanti», ci spiega Ivan, «è necessario fare lanci molto lunghi, oppure si deve pescare sulla sponda opposta. Raggiun-

L’omogeneità di fondale e sponde rende questo tratto un perfetto campo gara. «Dai 40 metri da riva in poi, è tutto buono», ci spiega con pazienza Ricciuti, «perché le carpe pattugliano la sponda avanti e indietro in enormi branchi». Catturare il pesce singolo non è affatto un problema, perché si prende anche lanciando l’esca lontano, senza pasturare: è successo a molte coppie del Trofeo Cfi e alcuni dei pesci più grandi so-

no usciti proprio grazie a questa “pazzia”. «Il difficile è tenerle in pastura», continua Ivan, «perché le carpe sono tante, affamate e... piccole. Non si fermano davanti a nulla e mantenerle in zona per ore è molto difficile, oltre che dispendioso: possono essere necessari anche quintali di pastura».

Boilie per fare selezione

Abbiamo notato che alcune coppie in gara provavano un timido accenno di pasturazione con il rocket, ma poi si sono fermate subito. Ci viene il dubbio che le granaglie qui non siano il top, e ne riceviamo conferma: «Le granaglie sono micidiali», ci dice Ivan, «ma non selezionano affatto la taglia. Non lo fanno le palline da 24 millimetri, figuriamoci i chicchi di mais! Per divertirsi, non c’è niente di meglio delle particle, ma in una competizione, o se si vuole cercare le carpe un pochino più grandi, bisogna usare esclusivamente boilie». Ed è quello che hanno fatto le prime coppie in classifica: tra queste, alcune hanno catturato anche le carpe più belle dopo... chili e chili di boilie lanciati con

SELEZIONARE LA TAGLIA è quasi impossibile. Però possiamo provarci con grosse boilie e inneschi doppi.

GRANAGLIE PER “FARE FONDO” (sopra, canapa e mais) e boilie per le carpe più belle (a destra).

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Lago di

guardialfiera LA VECCHIA MASSERIA è un punto caldo ma attenzione alle lenze, perché è ricoperta di cozze.

il cobra. Roba da tendinite!

Come un ago nel pagliaio

Insomma, alla luce di quanto ci hanno spiegato finora, è chiaro che fare selezione qui è praticamente impossibile: le palline da 24 millimetri vengono mangiate con la stessa facilità con cui le carpotte Ci sono enormi si ingollano semi di canapa! Le baffone più branchi di carpe grandi sono “cascate” che si lanciano in su inneschi singoli da gruppo sulle esche 28 millimetri, ma alcune coppie hanno visto mangiate su doppie palline da 30 millimetri da parte di carpe che non arrivavano ai 2 chili... Possibile che siano tutte così piccole, vista la quantità di cozze che addobba ogni ostacolo sul fondo? Ivan Ricciuti è categorico: «Le carpone qui ci sono, eccome. E sono anche più grosse di quanto si pensi. Se non ci credete, fatevi un giro nel periodo di frega nella zona del viadotto che sovrasta l’immissario: si vedono baffone di dimensioni spropositate in mezzo a nugoli di carpe piccolissime. Il vero problema non è la mancanza delle grosse, è INSTANCABILI: Ivan Ricciuti la sovrabbondanza delle picco(in foto) non si è fermato le!». Alcuni ragazzi del posto un attimo e, insieme con pescano di frequente nella zoPietro Cicchetti, ha pesato na del campo gara e, grazie alle oltre 100 carpe! lunghe pasturazioni, riescono 34

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a selezionare un po’ la taglia. Pesci da 12-13 chili non sono un’eccezione, ma il “bestione”, la cattura che renderebbe giustizia a questo bacino splendido, ancora manca all’appello. Per Ricciuti, però, è anche un problema di “pressione di pesca”... troppo lieve: «Questo lago è quasi sempre deserto, i carpisti locali sono pochi e ci sono zone che non sono ancora state battute. Insomma, è un lago ancora tutto da scoprire. Però, e questo è un dato interessante, le carpe mangiano le palline anche se nessuno le ha abituate a farlo...».

Le partenze tengono svegli

Nel campo gara, quindi, si pesca a distanze medio-lunghe, utilizzando boilie di buone dimensioni e creando ampi “tappeti” di esche. «Bisogna fermare i branchi», ci dice la nostra guida, e non ha torto. Durante il Trofeo Cfi, alcune équipe hanno sentito persino 50 partenze

Fango! I

in una notte, segno che il letto di esche creato sul fondo ha tenuto in zona le baffone per parecchio tempo. Non bisogna scervellarsi troppo nella scelta delle palline e con la formulazione dei mix, perché qui le carpe sono di bocca buona. Pesce, spezie, crema, frutta: se le palline sono gustose, non c’è diffidenza che tenga. Certo, è importante realizzare terminali davvero efficaci, con ami piccoli e ben appuntiti.

Occhio ai garbugli!

È poi fondamentale tenere in considerazione le modalità di abboccata delle carpe. Quasi sempre abbiamo a che fare con pesci di branco che competono l’uno con l’altro. Le mangiate sono violente e avvengono mentre la carpa è impegnata a spazzolare il fondo in una nuvola di fango. A ogni aspirata le carpe sporcano l’acqua, rendendo praticamente invisibile il terminale. Non è quindi il “camouflage” quello che conta, quanto

TERRENO IMPRATICABILE: ecco come si riducono gli stivali (foto sopra) nel tragitto tra le tende e il pod (foto sotto). Vediamo il lato positivo: alleniamo la muscolatura delle gambe...

La tenda è meglio piazzarla sul prato e niente auto sulla riva

n condizioni normali, le sponde del lago sono formate da un primo tratto in erba seguito da una fascia di argilla e poi dall’acqua. Per restare vicini alle canne (le partenze qui sono numerose), è istintivo piazzare l’accampamento proprio nella fascia di argilla, che nel campo gara è larga anche una cinquantina di metri. Quando

piove, però, questa argilla si trasforma rapidamente in una distesa di fango davvero terribile. Il terreno diventa come colla e, a seconda dell’intensità dei fenomeni atmosferici, può risultare pericoloso, perché se piove a lungo si sprofonda anche fino al ginocchio! Per “proteggerci” dal fango abbiamo diverse possibilità. La prima è quella di

montare la tenda sulla fascia di prato, pulita e dura. Le canne restano a 30-40 metri dalla tenda ma almeno noi rimaniamo lindi e al sicuro. Se invece vogliamo campeggiare nell’anello fangoso, è sempre meglio creare una “passerella” con i sassi davanti alla porta, così da non sprofondare, magari in piena notte, quando usciamo di fretta dal riparo per

andare a ferrare. Soprattutto, però, dobbiamo stare attenti all’automobile. Non rischiamo portiamola sulle sponde. Come è successo al Trofeo Cfi, si rischia di dover richiedere l’intervento dei trattori o dei fuoristrada per uscire dalle “sabbie mobili”.

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Lago di

guardialfiera

Montagne di cozze Ottime per le carpe, “indigeste” per le lenze

I

I piedi indugiano sul terreno fangoso, quando improvvisamente le suole iniziano a scrocchiare. Ti sembra di camminare sulle patatine che di solito accompagnano il Crodino durante l’aperitivo, ma in realtà... sono cozze! Ogni masso, ogni ostacolo, ogni rudere sommerso di Guardialfiera è ricoperto dalle mitiche “zebra mussel”, le cozze d’acqua dolce riconosciute come l’alimento più completo per le baffone: sono inconfondibili perché sul guscio nero presentano striature bianche, proprio come accade per le zebre... al contrario! Quando il livello del lago si abbassa, rimangono all’asciutto montagne di

questi molluschi di cui le carpe vanno ghiotte. Per un carpista, questa è una visione che lascia sempre a bocca aperta. Quanto alla pesca, la presenza di cozze ci obbliga ad adottare due accorgimenti tecnici. Primo, ami affilatissimi, perché le bocche delle carpe sono molto dure, abituate come sono a sgranocchiare gusci tutto il giorno. Secondo, diventano indispensabili gli snag leader: un bel pezzo di monofilo dello 0,50 almeno è ciò che fa per noi. Poi, meglio tenere la canna alta durante il recupero, altrimenti il trecciato finale cede di schianto se struscia contro un letto di taglienti gusci di “zebre”. Chiedetelo alle coppie partecipanti al Trofeo Cfi... ZEBRA MUSSEL. Sono le cozze più apprezzate dalle carpe e anche quelle più nutrienti. Ecco un’altra prova: le big ci sono, sta a noi scovarle... Peccato che non tutti abbiano la pazienza necessaria!

COMPLETAMENTE RICOPERTI. Tutti gli ostacoli sono pieni di cozze. Nella foto vediamo la masseria del campo gara quasi totalmente fuori dall’acqua. Sul fondo del lago ce ne sono diverse altre...

la sicurezza che il terminale sia sempre pronto a pungere. Ci riferiamo ai maledetti garbugli, molto frequenti quando si pesca in mezzo ai branchi: le carpe in frenesia spostano acqua, smuovono il fondale, mangiano “male”, come diciamo noi in gergo. E i terminali, se troppo morbidi, sono ad altissimo rischio di parrucca perché in completa balìa di pesci molto agitati e frenetici. Ecco perché è meglio affidarsi a stiff rig oppure a combi rig: il finale non si ingarbuglia sul lead core ed è sempre pronto a pungere alla minima sollecitazione.

Il lato estremo

Quanto detto finora, però, non deve far credere che il Liscione sia un lago da “posapiano”, una sorta di carpodromo di dimensioni eccezionali. Non è così, e lo si capisce guardando i punti scoscesi, le anse nascoste o i piccoli promontori che affondano nell’acqua. Qui c’è posto anche per chi ama l’avventura, le sessioni “estreme” dove ci si stacca totalmente dalla civiltà. Infatti, per quanto gran parte del perimetro del lago sia percorso una strada sterrata (meglio dotarsi di fuoristrada), ci sono interi settori che si possono raggiungere solo in barca.

Alla murata

È il caso, per esempio, delle sponde vicine alla diga. Questo settore è molto interessante perché è quello più profondo. La riva scende subito ripida a profondità che sfiorano i 30 metri. Manco a dirlo, la difficoltà logistica e la profondità accentuata tengono lontani i carpisti che, potendo scegliere, preferiscono la sicurezza delle sponde comode e dei bassi fondali. Ma se si azzarda qui non si sbaglia, primo perché cappottare è (in genere) praticamente impossibile, secondo perché il lago è tutto per noi. Le carpe grosse sono lì che ci aspettano e noi dobbiamo trovare i punti e le esche che le convincano a finire nella rete del guadino. A

nostro avviso non è una cattiva idea pescare nei pressi della diga, e questo ci è stato confermato anche da Ivan Ricciuti.

L’ansa e i piloni

Un altro punto buono si trova poco più a ovest rispetto alla diga, cioè spostandosi verso l’immissario. La sponda si spezza in un piccolo promontorio che si tuffa in acqua: poco oltre si apre un’ansa profonda dominata da un bosco. Questo tratto si raggiunge solo in barca ed è forse il più selvaggio del lago. Davanti a noi abbiamo un fondale molto vario, con qualche scalino e parecchi ostacoli sommersi. In più, ci sono anche i piloni del viadotto a portata di mulinello: ci si spaventa a vedere quante cozze li ricoprono! Le carpe, ovviamente, “brucano” i gusci striati delle zebra mussel, ma coprono nei loro pattugliamenti tutto il perimetro dell’ansa. È un punto logisticamente difficile e, stando alle parole di Ricciuti, è quello che probabilmente regalerà in futuro le carpe più belle. Come la lunga ansa che si apre poco oltre la murata della diga.

Punto “magico”

Se scattiamo una foto all’ansa e poi la mostriamo ai nostri amici di pesca, possiamo dire «ecco, guarda Cassien!», perché la forma di questa lingua d’acqua ricorda proprio uno dei bracci del “Santo”. Un bosco molto fitto arriva fino alla sponda limacciosa e protegge il lago dalla confusione e dal traffico. Con un fuoristrada (le auto “normali” rischiano rotture o impantanate) possiamo arrivare nei pressi di questo bosco e portare l’attrezzatura in postazione a spalla, ma è una bella faticata. Più comodo alare la barca a monte, verso il fiume, caricarla e spostarsi verso destra, all’interno dell’ansa. Ricciuti ci ha parlato di carpe da 12-13 chili e anche oltre viste in più occasioni. Questo punto è eccezionale perché è ben protetto: è riparato dai venti (che qui spirano

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abbastanza intensamente), dalla confusione dei pescatori (ci vengono in pochissimi qui) e... dai Canadair che si abbassano sul lago per raccogliere l’acqua e spegnere gli incendi. A proposito, attenzione: le storie di sub raccolti dai Canadair e poi gettati tra le fiamme, si sa, sono solo leggende metropolitane, ma facciamo in modo che a finire così non siano Mariposa e carpisti... perché in questo caso non c’è giubbetto di salvataggio che tenga!

Big dal fiume

Quanto agli spot, ci piace concludere con quello che Ivan Ricciuti ci ha descritto come lo “spot delle grosse”, cioè la zona in cui si immette il Biferno. A prima vista notiamo subito che non c’è grande profondità, tanto che la postazione 23 al trofeo Cfi, cioè quella più esterna e vicina al Biferno, è stata eliminata per volontà dei partecipanti. «Un grosso errore», ci confessa Ivan, «perché l’acqua è sì bassa, ma non dobbiamo dimenticare che le catture più belle sono state

fatte proprio lì. Parlo di carpe catturate, non solo viste. Si può pescare a lunga distanza, verso il letto sommerso del fiume, oppure contro i numerosi ostacoli affioranti. In primavera io non ho dubbi: è questa la zona più prolifica di tutto il lago; e non potrebbe essere altrimenti, perché le carpe vengono a fregare tutte qui. E anche nelle altre stagioni le chance sono molto alte». Troviamo conferma alle sue parole grazie anche alla prestazione dei carpisti che si trovavano alla postazione 22, la più vicina a questa zona: dopo una prima notte avara di catture, hanno passato la seconda notte in piedi, svegliati da una partenza dietro l’altra. Il segreto è stato trovare il “passaggio” delle carpe a grande distanza da riva. E non sono serviti nemmeno quintali di esche: è bastato uno stringer di Pva.

Accettate la sfida?

Ritorniamo a questo punto a ciò che abbiamo detto all’inizio. Molti storceranno il naso davanti al lago che abbiamo appena descritto. C’è chi è abituato a consi-

derare carpe di 7-8 chili solo piccole prede e non possiamo dargli torto: d’altronde, c’è chi abita in ambienti più “fortunati” di altri. Ma poniamoci una domanda: qual è il senso della nostra passione? A nostro avviso le carpe grosse sono sì importanti, ma non fanno di un pescatore un grande carpista. Al contrario, il vero carpista è colui che cerca la più grossa nello specchio d’acqua che ha lì davanti. È colui che ama la sfida, e il Lago di Guardialfiera è un puzzle come pochi. C’è chi sostiene di essere riuscito a selezionare la taglia delle carpe utilizzando palline grandi o altre strategie miracolose: lo invitiamo a provare questo spot. E c’è chi sostiene di avere le boilie che gli fanno catturare solo le grosse: prego, si accomodi al Liscione. C’è anche chi dice di amare la pesca solitaria, nel fango, dove le sensazioni del pescatore vengono portate agli estremi. Venite signori, Guardialfiera è a portata di mano. Aiutateci, voi che ne avete le capacità, a trovare l’ago nel pagliaio: è un’impresa, ma insieme possiamo farcela!

PER NON DORMIRE: creare un tappeto di esche con il rocket è il modo migliore per attirare i branchi e quindi... non chiudere occhio per tutta la notte.

Il Liscione ti entra dentro, lasciandoti l’ossessione di catturare la “bella”

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Lago di

guardialfiera

Buona la prima! VINCITORI: nella foto sopra, Geron e Barbiero, che si sono aggiudicati la classifica a peso totale. Sotto, la carpa di quasi 7 chili che ha permesso a D’Attolico e Fontana di vincere la classifica per la big carp.

P

er realizzare l’itinerario su questo bellissimo lago abbiamo avuto un “pretesto” davvero eccezionale: quest’anno, per la prima volta nella sua storia, il Trofeo Cfi si è spostato da Ostellato per approdare nel Centro-Sud, proprio a Guardialfiera. Una mossa azzeccata, nel solco tracciato dal nuovo direttivo di Cfi che già al CarpItaly aveva dichiarato, proprio a noi di Carp Fishing Magazine che il primo “tasto” da toccare sarebbe stato il coinvolgimento del Centro-Sud.

dente di Cfi Agostino Zurma. Quest’ultimo ci ha confessato, visibilmente emozionato, che questo è solo il primo passo del progetto di Cfi per il Meridione: «Questa sesta finale del Trofeo Cfi», ci spiega Zurma, «è una scelta programmata da tempo, che doveva solo trovare il suo compimento. Come ben sapete, dopo la rinuncia nel mese di luglio a causa delle condizioni proibitive del lago, abbiamo spostato tutto in questa prima settimana di ottobre e la risposta è stata molto positiva».

Parla Zurma

Volontà ribadita

Soddisfazione alle stelle per Cfi: la finale molisana è un successone

Ebbene, così è stato, e dal 2 al 4 ottobre 2009 è andata in scena l’edizione 2009 del Trofeo Cfi. Un grande successo, stando alle parole degli organizzatori Ivan Ricciuti e Pietro Cicchetti, e del presi-

Zurma non nasconde la preoccupazione per la perdita di partecipanti: ottobre è un mese “sacro” per la cattura delle big e, cosa ancora più importante, prendere ferie in questo periodo è molto dura per molti pescatori. In effetti, a vedere la lista degli angler in gara, si scopre che più

della metà ha rinunciato. Delle 50 coppie originariamente previste, solo 21 si sono ritrovate sulla sponda del Liscione. Zurma trova il lato buono anche in questo: «La risposta è stata positiva», dice, «la metà delle coppie che avevano confermato la presenza a luglio si è presentare regolarmente. Tra queste, molte provenivano dal nord Italia, segno che le centinaia di chilometri necessarie per raggiungere il lago non hanno frenato la passione di questi pazzi angler. È senza dubbio una dimostrazione di attaccamento all’associazione, che ribadisce come per Cfi non esistano aree di “serie B” e aree privilegiate. No: la voglia le la necessità di allargare la nostra influenza sul Centro-Sud è una realtà». «E voglio aggiungere», prosegue Zurma, «che a esaltare la manifestazione è stata la splendida cornice del Lago di Guardialfie-

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ra. Spettacolo mozzafiato vedere le diverse tonalità del cielo intrecciarsi al tramonto. E poi le carpe: credo che le 21 coppie partecipanti abbiano visto più di 700 partenze! È un dato clamoroso, che ci svela anche le potenzialità dei laghi di del Centro e del Sud». E conclude: «L’evento è riuscito alla grande, e questo è merito di Ricciuti e Cicchetti, che si sono dati un gran daffare per l’organizzazione e hanno percorso chilometri a piedi nel fango per fare da giudici all’evento».

Esausto ma felice

Alle parole di Zurma si affiancano anche quelle dell’instancabile Cicchetti, che dopo 4 giorni di fango, acqua, bilance e classifiche dice: «A conti fatti mi ritengo soddisfatto della manifestazione. L’unico giorno di pioggia ha reso le cose difficili, ma ha anche arricchito il nostro bagaglio di esperienza in riferimento al posizionamento del campo, ai piccoli particolari nel montaggio delle tende e alla cura del parcheggio della nostra automobile (molti pescatori sono rimasti impantanati nel fango, ndr ). Purtroppo, il rinvio di luglio ha dimezzato il numero di coppie previste, ma la prima finale del Trofeo Cfi al Centro-Sud era un evento troppo importante per essere rimandato all’anno prossimo. Cfi rappresenta i carpisti di un’intera nazione e questa finale ha l’obiettivo di coinvolgere le sedi periferiche del Meridione. Per loro ci siamo, e lo devono sapere. D’altronde, davanti a laghi come il Liscione, dove si può pescare in tutta tranquillità con la nostra tecnica, ti viene voglia di fare, di lottare per i tuoi diritti».

Ricciuti: «Impegno»

Conclude la girandola di commenti Ivan Ricciuti, la “mente”

dell’evento: «Credo che questa manifestazione possa aiutare la nostra zona ad affacciarsi sul mondo del carp fishing. Cfi si sta impegnando molto per sensibilizzare e dare una mano ai carpisti del Molise. Spero che questi a loro volta apprezzino gli sforzi fatti non solo nell’organizzare una manifestazione di questo livello, ma soprattutto quello che si sta facendo in ambito legislativo, con la proposta in Regione della modifica all’attuale legge in materia di pesca, che non appena andrà in vigore consentirà a tutti i carpisti che vogliano cimentarsi con le acque molisane di pescare senza più problemi. In altre parole il Molise, grazie all’impegno di Cfi, riuscirà ad allinearsi con le altre regioni italiane».

Non sono pazzi!

Insomma, l’evento non ha deluso e fanno bene i rappresentanti di Cfi a parlare di esperimento ben riuscito. Chi ha partecipato alla gara ha dimostrato che le carpe giganti non sono tutto, che si può essere felici anche dopo 50 partenze a notte e solo due pesci “buoni” per la classifica, cioè pesanti più di 1,5 chili. Molti potrebbero pensare che questi pescatori siano stati pazzi a percorrere più di 800 chilometri per venire al Liscione e catturare carpe da un chilo e mezzo, ma sbaglierebbero. Noi li applaudiamo, perché è gente come questa il bello del nostro movimento. Siamo pronti a scommettere che le foto di queste toste carpette faranno colpo tanto quanto quelle delle big disseminate per la rivista. E a chi dovesse chiedersi “chi me lo fa fare?”, noi risponderemmo con un motto che recita: “Inutile spiegartelo, tanto non capiresti...”.

La classifica Dominio veneto: Vicenza, Treviso e Verona occupano l’intero podio Pos. Coppia 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21

Geron - Barbiero Poldi - Poldi Filippi Passarin Rubin - Carolo D’Attolico - Fontana Tirabassi - Mecozzi Scialdone - Castellani Faccini - Montagner Benato - Ravarotti Castellazzi - Castellazzi Mazzoni - Ercoli Barbanetta - Orazi Guerci - Tadini Lodi - Bacchelli Curzi - Amici Grazioli - Meneghelli Tosi - Baraldi Zambon - Di Napoli Contardi - Moretti Manfrin - Manfrin Agate - Scodellaro

Sede Cfi

Colli Euganei Verona Silea Colli Euganei Verona Fermo Chiusi Vicenza Colli Euganei Orzinuovi Civitanova Chiusi Piacenza Rio Saliceto Ostra Milano Rio Saliceto Novara Orzinuovi Cona Orzinuovi

Spot Totale (kg) 2 7 4 12 6 20 21 9 19 13 15 17 8 22 11 16 3 1 10 5 14

21,78 21,68 16,74 15,02 15,00 13,88 13,16 13,02 12,14 12,12 10,86 10,56 10,44 9,68 7,36 7,03 7,00 5,51 2,96 1,6 1,5

Totale catture: 105 Totale peso: 229, 04 chili Big carp: D’Attolico - Fontana (postazione, 5), specchi di 6,94 chili

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Lago di

guardialfiera

Le belle del Liscione 12 scatti dedicati alle toste carpe molisane IL NOSTRO “ANGELO”: Ercoli ha tirato fuori dal fango la nostra auto e ha catturato alla grande. Lanciava molto lungo...

PASSAGGIO DEL TESTIMONE: Filippi e Passarin sono i vincitori dell’edizione 2008. Quest’anno hanno tenuto botta e sono arrivati terzi: bravi!

LE FANNO IL SOLLETICO: questa carpa sta roteando le pinne pettorali. L’angler in foto ci ha mostrato come, carezzandolo appena dietro la bocca, il pesce provi il solletico. Funziona!

LE ga m

CI SI DIVERTE e si sorride, quando si contano partenze una dietro l’altra.

CHE POTENZA! Le carpe del Liscione saranno pure piccole, ma se si arrabbiano...

AM ir fis

NIENTE A CHE VEDERE: questi due ragazzi sono di Piacenza e pescano nel Po. «Là ci sono tutt’altre carpe», ci hanno detto. Eppure... si sono divertiti!

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ECCOLA! La livrea di questa carpa ricorda quelle delle baffone di Ostellato. Quanto alla taglia, ne riparliamo tra qualche anno!

RE: in O RA lo una N O S I so ! belle ECCH presa LE SP e è stata ono molto n s gara ata. Però i manc

CARPE “DI FAMIGLIA”: la coppia Po figlio, è arri ldi-Poldi, pa vata second dre e a nella classi ha preso il te fica generale rzo pesce pi e ù grosso de lla gara.

AMICIZIE PIù FORTI: avventure così cementano i rapporti tra i soci di pesca. Perché il carp fishing non è solo carpe grosse e grasse!

800 CHILOMETRI di passione: Davide Grazioli è arrivato da Milano per la finale del Trofeo Cfi.

SORRISI NEL FANGO: dopo il temporale le carpe si sono messe in moto e hanno scaricato gli avvisatori dei partecipanti.

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