LIMBO- our mind at sleep our mind in dreams

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Claude Debussy Una musica che fa letteralmente sognare

Fotografia

Roberto Polillo Fotografie sull’orlo del sogno

ARTE

Cinema

Tra realtĂ e sogno: il capolavoro di Inception

Media art

Il sogno come interfaccia del presente nelle nuove tecnologie

Letteratura

Sogno o disincanto? Il genio di Giovanni Pascoli


TEORICI EVENTI Question & answe con i teorici Carl Jung

Question & answe con i teorici Sigmund Freud

Scontro tra titani: Freud vs Jung

Mostra “Dream: l’arte incontra i sogni”

Mosta “Dal nulla al sogno. Il Surrealismo”

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Anna De Franceschi DIRETTORE ESECUTIVO

Daisy Dorsi DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA

Emily Colombo DISEGNATO DA

Pentagram REDATTORI

Sara Palladini Andrea Risi Giacomo Lauri Michelle Dori Carla Ferri COPY EDITOR

Jessica Rossi DIRETTORE MARKETING

Alessio Feggi PARTNERSHIP

Daniele DiPaola Alessandra Freddi Cristina Chelli Camilla Massi Arianna Silvera CONSULENTE COMMERCIALE

Anna Lucas CONSULENTE DI DISTRIBUZIONE

SCRITTORI: Maria Rossi Carlo Viola Gaia Tucci Luca Selli Francesco Nasoni Lucia Freggo Nadia Luccia Paola Zeri Viola Gualdoni Elena Comelli Ilaria Pesari Giulio Garavaglia Marianna Martinelli Vittoria Granoli Tara Marino Laura Serra Laura Callari Lisa Beltrame Amanda Lamini Katia Rossoni Giuseppe Biodaro William Senne Martina Forti FOTOGRAFI: Valeria Belli Silvio Maoni Costanza D’Alpè Giovanni Ciacci Beatrice Imboli Eleonora Bianchi Alice Scolori Maria Vessi Alberto Grossoni Gianmarco Amori Federica Dadi Erica Ponzi Milena Petrillo Laura Colombo Alice Garavaglia Camilla Covar

ILLUSTRATORI: Laura Luccia Mario Tarini Matteo Caruccia SET DESIGNER: Corinne Attolici STILISTI: Luca Navi Filippo Cavallucci Serena Altieri Vittoria Gualdoni Alessia Pessi PENTAGRAM: Emily Geni, Partner Carlotta Sesti Sara Merli Giacomo Perillo RINGRAZIAMENTI: Dolores Argenti Marianna Parterri Penelope Bossi Agostino Matranga Erica Giusti Antonio Capotondi Francesca Scorallo Cecilia Mirra Pamela Prato Lucas Perarchi Viola Caccia Noemi Benvenuti Sonia Rosello Greta Navone Martina Francescato Roberto Bombari Sofia De Grazia Marta Porri

Susanna Aroldi

LIMBO Limbo (ISSN 2577-5359) è un materiale con copyright di Refresh Club, Inc. d/b/a Limbo. Copyright 2019 Refresh Club, Inc. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. STAMPATO IN ITALIA. Questa è un’unica pubblicazione di Limbo, che è una divisione di Refresh Club, Inc. UFFICIO PRINCIPALE: via Parma, 12, Milano 20012 o e-mail a limbo@magazine.com. Se l’ufficio postale ci avvisa del fatto che la rivista non può essere spedita, abbiamo l’obbligo di annullare l’invio a meno che non venga aggiornato l’indirizzo nel giro di un anno. Per utilizzare questa rivista, per favore scrivere a limbo@supporto.com.

Cover Look: designer: Carlotta Sesti. Assistente: Sara Merli, Giacomo Perillo.

CEO AND CO-FOUNDER, LIMBO


Valeria Belli Foto: Maria Cango. Carlo Viola Foto: Alessandro Martori. Alice Scolori Foto: Lisa Calli. Martina Forti Foto: Giuseppe Negri.

Valeria Belli è un’artista, fotografa e curatrice che lavora a Milano, New York e San Paolo. Ha rilasciato il suo primo progetto/book fotografico nel 2014 con il titolo “Brazilian Girls”. Nel 2018, Valeria Belli ha fondato Chroma, uno studio creativo con Maria Servi e Silvana Facchetti. La sua parte preferita nell’essere fotografia è la collaborazione tra le molte persone coinvolte per la realizzazione di un’immagine. “Trovo che le immagini siano migliori quando i soggetti sono capaci di contribuire nella maniera in cui vengono visualmente rappresentati,” dice Valeria. Carlo Viola è un giornalista, editore, oratore e consulente creativo che vive e lavora a Milano. Carlo ha intervistato molte persone note. “Amo le conversazioni oneste durante le interviste, stimolano la mia voglia di fare sempre meglio”, aggiunge Carlo. “Mi ricordano quando ero piccolo e mio padre mi spronava a diventare quello che volevo essere, e posso dire di aver realizzato quel sogno che all’epoca mi sembrava fin troppo lontano”. Alice Scolori è una transgender ritrattista e fotografa di moda che al momento vive ad Amsterdam. I suoi lavori sono stati esposti al Colette, Milk Studios e ha preso parte alla realizzazione degli scatti per molte riviste note. “Mi capita spesso di lavorare a fianco di molti pionieri dei social media, ed è un’esperienza incredibile.”. Martina Forti è una scrittrice ed editrice che al momento vive a New York. “La mia parte preferita è vedere un’artista di un certo calibro che posa per una fotografia”, dice. “Amo la faccia imbronciata spontanea”.


Quando sono stata chiamata nel 2018 per iniziare Limbo da zero, ero abbastanza eccitata ma anche nervosa. Non mi sarei mai immaginata potesse arrivare questo momento. Non mi sarei mai immaginata l’orgoglio nel diventare un fondatore di Limbo. Non sapevo neanche cosa volesse dire essere un editore, come dovesse comportarsi, ho solo visto qualcosa su Instagram. Già nel processo della creazione di questa rivista amorfa, accompagnati dalle molte paure del nostro leader, Anna De Franceschi e il nostro direttore del marketing, Alessio Feggi, sono stata velocemente assorbita nella comunità: ho forgiato nuove amicizie con i membri. Ho perforato le e-mail nella cabina del telefono di Lisa Simpson. Ho caricato i miei piatti nella lavastoviglie. Ho realizzato il fatto che non avrei più dovuto usare la toilette all’Esselunga, ma avrei potuto rinfrescarmi nella Beauty Room. In pantaloncini, ho conosciuto la magica possibilità che risiede negli appuntamenti lavorativi e nelle riunioni e ho recentemente trovato la mia orbita personale in quest’universo. Mi trovo a dirigere ogni numero di Limbo. Ho provato a spazzare via la percezione comune di Limbo e mi sono focalizzata cos’è Limbo davvero: le difficili conversazioni che le persone pensano che non abbiamo (vedi ““ a pagina), le persone swag che lavorano dietro le scene, (vedi il nostro ““ editoriale a pagina, che vede niente popò di meno che , l’assistente generale di Limbo, la fondatrice, la cofondatrice e il produttore esecutivo); mettendo in vetrina non solo le classiche questioni scientifiche che mi fanno sentire apprezzata a lavoro e a casa. Questa rivista è un condotto per la molteplicità di voci, stili, e narrative disparate che attualmente popolano i nostri ambienti. E quindi estendo la mia mano a te e voglio dirti, questa è... una lettera da parte di un editore? Uniti nel nome del design editoriale, Daisy Dorsi





Gli scienziati e la Ricerca cambiano il nostro Mondo Con il progetto “Il sogno dell’Invenzione”, Toyota-in collaborazione con Martina Marrone, ricercatrice di fama mondiale- è stato garantito più di 1 millione per la ricerca. Il sogno dell’Invenzione rende omaggio alle associazioni che si occupano di ricerca, ai creatori e ai pionieri che stanno cambiando il nostro mondo e inventando un futuro migliore. Toyota con Il sogno dell’Invenzione ha migliorato le vite di più di 160 millioni di persone a livello globale, e sta ancora sviluppando nuove tecnologie che creeranno cambiamenti positivi per molte altre persone. Le sovvenzioni fornite da Toyota hanno abilitato molte persone a moltiplicare il loro impatto e ad espandere la portata dei loro prodotti e servizi, il tutto mentre si celebra la potenza dell’invenzione, della diversità di pensiero e soprattutto della ricerca.

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scienziatinelmondo.com│@scienziatinelmondo│#SNM│toyota.com/it│@toyota│#toyotaMOI

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Vogliamo omaggiare i seguenti notevoli onorificenze che hanno attivamente contribuito alle comunità di tutto il mondo attraverso innovazioni, invenzioni, imprenditorialità e ricerche:

Jessica Matthews e Julia Silverman Uncharted Play Uncharted Play crea energia kinetica prodotta con il fine di democratizzare l’energia di accesso a livello mondiale. Asenath Andrews The Catherine Ferguson Academy Un innovativo pubblico di una scuola superiore a Detroit, in Michigan per ragazze incinte e giovani madri, che opera dal 1986.

Ting Shih ClickMedix Fornisce un’innovativa tecnologia per smartphone che connette i fornitori medici e pazienti senza la presenza fisica di un dottore. Komal Ahmad Copia Copia è una tecnologia unica che consente alle aziende con un surplus di cibo di nutrire le comunità che lo necessitano.

Kavita Shukla Fenugreen (FreshPaper) Producono fogli naturali infusi in liquidi organici che mantengono gli ortaggi freschi fino a 4 giorni o più.

Monica Gray e Annie Medaglia Dreamwakers Dreamwakers connette le classi ai modelli di ruolo di carriera tramite videochat.

Morgan O’Nell e Caitria O’Nell Recovers.org Un software facile da utilizzare che puù avvertire le comunità prima di un disastro ambientale per allertarle.

Maria Dellapina Specs4Us Unici, custom-designed occhiali da vista per bambini con la sindrome di Down e altri con bisogni speciali.

Tara Roberts e Sejal Hathi Griltank.org Una community hub e forum disegnata per aiutare donne e ragazze nelle imprese sociali.

Sarah Evans Well Aware Fornisce soluzioni sostenibili alla scarsità d’acqua e alle contaminazioni in Africa, fondando e implementando un life saving water system per guidare uno sviluppo economico e comunità autosufficienti.

Lauren Shweder Biel DC Greens Giustizia per il cibo nelle maggiori capitali mondiali, attraverso la food education, l’accesso al cibo e alla food policy. Tricia Compas-Markman DayOne Response Un purificatore di acqua personale con un filtro integrato e uno zaino, che provvede a distribuire acqua in modo sicuro. Anna Stork e Andrea Sreshta LuminAID Una luce solare piatta che si gonfia di modo da creare uno spessore luminoso, una lanterna galleggiante waterproof. Maile Molin English@Work Massimizza le possibilità umane mandando istruttori pagati in workspaces per tutto il Texas. Si tratta di un approccio unico per apportare lezioni di inglese a colore che sono motivati ad imparare. Doniece Sandoval Lava Mae Lava Mae propone degli autobus con docce e servizi igienici, per permettere ai senzatetto californiani di riacquistare dignità.

Hahna Alexander Solepower Tecnologia da indossare, self-charging che cattura l’energia sprecata dal movimento umano. Komal Dadlani Lab4U Lab4U trasforma gli apparecchi mobili in strumenti scientifici per migliorare l’educazione scientifica attraverso l’uso innovativo di sensori costruiti all’interno dello smartphone. Maxeme Tuchman Caribu Una piattaforma che fornisce un’esperienza di comunicazione a distanza, pensata soprattutto per i bambini. Danya Sherman KnoNap Un tovagliolo da cocktail capace di individuare le droghe nei drink.


SOGNARE

Illustrazione: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019

UNA MUSICA CHE FA

PENSO CHE LA MUSICA CONTENGA UNA LIBERTÁ, PIÚ DI QUALSIASI ALTRA ARTE, NON LIMITANDOSI SOLO ALLA RIPRODUZIONE ESATTA DELLA NATURA, MA AI LEGAMI MISTERIOSI TRA LA NATURA E L’IMMAGINAZIONE Claude Debussy è considerato uno dei più grandi compositori e nuovi e vecchi musicisti francesi, nonché precursore della musica moderna. Oggi è ricordato come una vera e propria leggenda della musica classica grazie alla sua vena compositiva unica e fuori dagli schemi. Sonorità che si tingono di nuovi colori e percorrono diversi orizzonti che fanno di Claude Debussy la figura principale in campo musicale di quelle correnti impressioniste che hanno

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abbracciato arte, letteratura e poesia nel corso del XIX secolo. Le nuove innovazioni strettamente tecniche, come l’uso degli intervalli dissonanti, di accordi non legati tra loro, delle scale pentatoniche ed esatonali, fecero sentire la sua musica particolarmente acre e assolutamente nuova. Debussy fa spesso uso della violenza per annientare l’espressione. La missione di Debussy è quella di liberare la musica da regole sintattiche e procedimenti di svi-

luppo prestabiliti. La musica è un sogno per il compositore. Ognuno interpreta la musica in base ai propri sogni. L’orecchio, sta spesso in uno stato d’indecisione ed incertezza, ma d’infinita libertà, per l’immaginazione, di poter balzare da una parte all’altra. Ogni strumento nelle sue opere ha una sua voce diversa che suscita diverse immagini nella mente di chi ascolta. Con la musica di Debussy sembrava di essere nel mondo dei sogni e di essere

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Illustrazione: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019

“MUSICA SENZA RUMORE CHE NASCE DALLE STRADE, S’INNALZA A STENTO E RICADE. SCATTA, RIPIOMBA, SFUMA, POI RIAPPARE SOFFOCATA E LONTANA: COME UN SOGNO, SI CONSUMA...”

trasportati da una creautra magica. La musica di Debussy giunge all’orecchio dell’ascoltatore in modo delicato, senza rumore, e lievemente ci lascia il silenzio. La sua musica è transdiscorsiva: “La musica non comincia e non finisce. Emerge dal silenzio, si impone senza preliminari, poi, interrompendo il suo corso, continua a tessere la sua trama nel nostro sogno”. L’uso del silenzio è un’altra delle grandi innovazioni della musica debussiana. Il silen-

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zio è per Debussy una struttura musicale di pari importanza del suono, Quando la parola è impotente ad esprimere, quando le parole ci mancano, quando l’ambiguità infinita del senso rifiuta di essere contenuta nel linguaggio, allora è tempo di cantare, è il momento per sussurrare all’orecchio della nostra anima le cose indicibili”; essa rafforza in noi la convinzione che, ecco, la cosa più importante del mondo è proprio quella che non si può dire”. Si ha quindi un uso simbolico del silenzio, come allusione all’inesprimibile: “il silenzio è buon conduttore: trasmette all’uomo

sempre discreta”. “In Debussy la musica sorge dal silenzio, come a volerlo provvisoriamente per interrompere o sospendere. L’Isola gioiosa, in quanto isola sonora su un mare di silenzio, isola di canti e risa e cimbali risonanti, non poteva essere che una chimera debussyana perché per Debussy il giubilo costituisce un innesto in pieno non-essere, una parentesi del nulla”. Il silenzio si confronta col mistero dell’esistenza. In Pelléas et Mélisande si fa ben chiara la sottile vicinanza tra l’esistere, l’essere, e il morire, il non essere. La preoccupazione di animare questi personaggi da vetrata, da

i sottintesi nascosti sotto le cose dispiegate e fa giungere fino a lui le voci del mistero universale”. Lo stesso Debussy disse: “la musica inizia là dove la parola è incapace di esprimere, la musica è destinata all’inesprimibile; vorrei che uscisse dall’ombra e che, in certi momenti, vi rientrasse, che fosse

lanterna magica o da tappezzeria, fa toccare con mano a Debussy, il vuoto, il nulla della creatura umana, questo nulla di cui è fatta. In questo momento siamo in un sogno bello e buono. Claude debussy è per eccellenza il maestro della musica del sogno, che ci permette di sprofondare.

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Conosciamo Claude Debussy, il compositore che ha fatto dei sogni musica e della musica un sogno Fotografia: Melissa Piccoli/Redux ŠMekussa Piccoli 2019 Ilustrazioni: Melissa Piccoli/Redux ŠMekussa Piccoli 2019


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FOTOGRAFIA- LISA UMANA

TRA MUSICA E SOGNO

Claude Debussy, nato il 22 agosto 1862 e deceduto il 25 marzo 1918 è considerato uno dei più grandi compositori e musicisti francesi, nonché precursore della musica moderna. Egli ha espresso in modo sublime il clima poetico, elegante e decadente della Belle Époque, periodo culturale e artistico sviluppatosi verso la fine dell’Ottocento e terminato con la Prima Guerra mondiale. Amatissimo in patria, oggi è ricordato come una vera e propria leggenda della musica classica grazie alla sua vena compositiva unica e fuori dagli schemi, che ha ispirato nel corso del Novecento numerosi musicisti. Sonorità che si tingono di nuovi colori e percorrono diversi orizzonti che fanno di Claude Debussy la figura principale in campo musicale di quelle correnti impressioniste e poi simboliste che hanno abbracciato arte, letteratura e poesia nel corso del XIX secolo. Nato a St. Germain-en-Laye nei pressi di Parigi da una famiglia benestante successivamente divenuta povera, già in età precoce ha una dote innata per il pianoforte, che lo porta all’età di 11 anni a frequentare il prestigioso Conservatorio della capitale francese. Oltre

allo strumento qui studia composizione e all’età di 22 anni vince il Prix de Rome, premio che gli dà la possibilità di poter studiare a Roma per due anni, affinare le proprie capacità compositive e interessarsi alle opere di Wagner, da cui verrà influenzato in alcuni suoi lavori seguenti. Nel 1887 torna a Parigi e durante l’Esposizione mondiale, ascoltando un ensemble musicale composto da una varietà di strumenti inusuali per l’epoca, quali campanelli, gong e xilofoni, rimane affascinato da tali suoni, tanto che negli anni a venire li introdurrà nelle proprie composizioni. La musica scritta in questo periodo rappresenta sicuramente i primi capolavori del musicista francese. Opere famose e indimenticabili quali La damoiselle Elue (1888), Ariettes oubliees (1888), Cinq poemes de Baudelaire (1889), Prelude a l’apres-midi d’un faune (1892), i Notturni (1893) e il Quartetto d’archi (1893) ritraggono nuovi e affascinanti paesaggi sonori ricchi di colori estranei a quei tempi, che prendono spunto dai poemi dell’amico Verlaine, oltre che Mallarmé e Baudelaire. La sua musica evoca sempre il sogno.

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CLAIR DE LUNE TRA IMMAGINE, MUSICA E SOGNO

Tra il 1888 e il 1891 Debussy compose alcune dei suoi pezzi più importanti, come la cantata (una sequenza di arie, parti recitate, cori e duetti di origine italiana) La damoiselle élue (La damigella beata) e altri componimenti ispirati ai poemi di Baudelaire e dell’amico Verlaine. Nel 1895 scrisse la Suite bergamasque, rimaneggiando una sua composizione giovanile: il terzo movimento di questa composizione è il famosissimo Chiaro di Luna, che porta il titolo di una poesia di Paul Verlaine, e che è divenuto così celebre da esse-

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re adottato anche come colonna sonora di molti film (uno fra tutti: Ocean’s Eleven). Altri importanti lavori per orchestra, pubblicati qualche anno dopo, sono i Notturni, La mer, Ibéria, Khamma. Diceva sempre: “la musica è lo spazio tra le note” e le sue composizioni sono state paragonate, per armonia e struttura, all’innovazione raggiunta, nelle arti pittoriche, da Impressionisti e Simbolisti. Noto latin lover (ebbe relazioni complicate con modelle, attrici e mogli altrui) morì a Parigi il 25 marzo 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, per un tumore al colon, e il suo funerale si tenne velocemente e senza grandi onori, in una città deserta e colpita dai bombardamenti.

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Fotografia: Melissa Piccoli/Redux ŠMekussa Piccoli 2019


Fotografia: Melissa Piccoli/Redux ŠMekussa Piccoli 2019

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STORIA-RACHELE TISSUTI FOTOGRAFIA- CATERINA SERVI

Fotografia: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019

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asce a Milano, classe 1946, vive un po’ a Milano e un po’ a Roma. Ha iniziato a fotografare negli anni ’60, quando, per una dozzina d’anni, ha fotografato oltre un centinaio di concerti jazz. Cerca di rappresentare le atmosfere dei luoghi che visita e che lo affascinano. A questo scopo, le immagini vengono riprese con lunghi tempi di esposizione muovendo la fotocamera durante lo scatto (ICM, Intentional Camera Movement). Il successivo editing non modifica l’immagine ripresa dalla fotocamera, ma si limita a enfatizzarne colori e contrasto. Il risultato finale non altera la realtà fotografata, ma ne mostra la magia, rendendo visibili aspetti già presenti, per così dire, in forma latente. Ne risultano immagini di grande fascino, molto diverse dalle tradizionali fotografie di viaggio. Da sempre è stato molto interessato alla pittura anche se non ha mai preso il pennello in mano. Fin da piccolo è sempre stato affascinato dall’arte figurativa e dagli impressionisti. Sicuramente, questo è il background del suo lavoro. Gli interessa una fotografia che rappresenti il sogno con strumenti, diciamolo pure, pittorici. Fu fortemente influenzato anche dai pittori viaggiatori della seconda metà dell’800, in particolare da chi viaggiava in Oriente. Gli interessa una fotografia che rappresenti il sogno con strumenti, diciamolo pure, pittorici.” La fotografia possiede la qualità del sogno. Sognare è una funzione ininterrotta, un flusso costante, notturno e diurno, frutto della capacità della mente di rielaborare e simbolizzare l’infinità di stimoli grezzi che assediano i nostri apparati percettivi. Quello che comunemente intendiamo come sogno notturno presuppone un passaggio in più, una curata regia in grado di montare insieme sequenze di elementi pittografici fino a costituire una trama narrativa rappresentabile. Il sogno dunque è un evento sofisticato e, per certi versi, raro nell’economia globale della psiche. In ogni modo, sembra esserci un grande misunderstanding. Molte persone, specialmente i giovani, hanno un’idea di me che è incorretta. Dice Polillo. Non sono mai stato un attivista, un maschilista e la gente mi ringrazia per questo. Ci sono un paio di cose che sono realmente cambiate per il meglio da quanto la fotografia è giunta a questi livelli tecnologici di perfezione. La vita di un fotografo è stata di gran lunga semplificata da questi nuovi aggeggi, non c’è paragone. Posso affermare che le cose siano migliorate.

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Roberto non ha nè un telefono nè tantomeno un computer, o Twitter o Facebook o e-mail o qualsiasi di quella roba. Solo lui e la sua macchina fotografica. Roberto è talmente old school che ha vissuto durante tutti i cicli dei vari trand passati nel corso degli anni. Ad un certo punto, ha guardato tre persone presenti al servizio, me inclusa, che stavano appesi ai loro telefoni. “Cosa state facendo adesso?” chiese. Ha aspettato la risposta di ognuno di noi. Ha insistito sul fatto che niente di quello che stavamo facendo era importante in quel momento, ad eccezione di colui che stava scrivendo una mail di lavoro. “Ma i giovani d’oggi lavorano troppo. Questo è il problema”. Odiava il modo in cui parlavamo, e l’ha anche ammesso. La sua tecnofobia (o forse è meglio semplicemente chiamarlo mancato interesse in tutto ciò che ha a che fare con la tecnologia) non significa che lei sia immune da tutti i tweet lanciati dai vari politici italiani sul web.

Fotografia: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019 Ilustrazioni: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019

a prima di tutto c’è Roberto. Lui è preciso, diretto, curioso. Ama la privacy e le buone maniere. Fuma continuamente. Ti farà sentire completamente fuori luogo, come un totale idiota. Ma lo amerai per questo motivo. Sarà che sono una millennial, ma continuavo a chiedermi durante il servizio fotografico a Roberto se io gli piacessi. Credo si sia visto perché ad un certo punto mi ha chiesto in modo brusco e diretto, nel bel mezzo dello shooting, “non ci hai mai fatto caso come i giovani di oggi finiscano le loro frasi con una domanda?”. Roberto è molto bravo a parlare. Si trova sempre schifato dall’assurdità della modernità dei nostri giorni, della gente sempre attaccata agli smartphones, in posa per le fotografie, impegnata politicamente, femminismo, social media, brutte sedie. Tutto ciò fu reputato da lui stesso assurdo perchè nel momento in cui mi ha esposto queste sue considerazioni si trovava seduto su una brutta sedia ad essere fotografato, a parlare di politica e di femminismo. Da Roberto non riceverai mai un complimento, mi dissero. “Una persona può chiederti qualsiasi cosa e tu sarai lì che dovrai risponderle in qualche modo, qualsiasi sia il soggetto della questione”- ho detto. “Anche se mi rendo conto di cosa stiamo parlando, se conosco l’argomento... oppure no”, mi ha risposto lui. “La vita è migliorata adesso per molte persone. Ma è peggiorata per altrettante altre. La vita non sarà mai perfetta come ti aspetti, soprattutto per le persone di colore. Sai, nella mia carriera mi è capitato molte volte di fotografare

musicisti jazz. Negli anni ‘80 ero molto in viaggio verso gli Stati Uniti e mi capitava di rimanrci per mesi e mesi. Sono figlio di un famoso jazzista italiano, mi sono guadagnato questa nomea- che non mi sta neanche tanto stretta-.

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“Ci credo. Credo ad ogni singola fotografia. Dimostrami che le immagini mentono. Ci credo perché sono un fotografo.”

Fotografia: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019 Ilustrazioni: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019

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“Questo è il vantaggio di prendere un treno e andarsene lontano oggigiorno. Scendi dal treno, il ragazzo di fianco a te accende subito il telefono e va. E nessuno gli chiederà mai con chi sta parlando a quel dannato telefono.”. Ma più tu sei online, più Roberto sarà offline. Non è questo il modo migliore per seguire le news? “ “Pensavi fosse una merda qua a Milano quando hai preso l’aereo da Roma? Quando arrivi a Milano il mondo è diventato ancora peggiore rispetto a quello che avresti potuto immaginare. Questa situazione peggiora ogni cinque minuti. Questa cosa è nuova, prima non esisteva una condizione del genere. Questa cosa è la più nuova tra quelle che mi vengono in mente in questo momento. Le persone sono ossessionate dalle cose nuove. Questo è nuovo e triste. Non tutte le cose nuove sono positive”, ha detto. Le persone parlano troppo dei leader politici a cui fanno riferimento, soprattutto in paesi dove la popolazione

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ha paura del proprio leader. “Penso che questa sia l’era del troppo interessante. Non voglio essere così interessato riguardo questo argomento. Preferirei pensare ad un centinaio di altre cose. Quanto deve essere brutto essere giovani in questo specifico momento? Quando sei giovane pensi che il mondo sia come lo trovi. Questo è il mondo, mi rassegno.

Mi assumo la responsabilità di dire che non rimarrà in questa condizione per sempre. Dico questo perché nulla rimane invariato per sempre. Anche Donald Trump sparirà prima o poi, fortunatamente. Questa idea che le persone elogiano qualcuno che non ha mai avuto un singolo pensiero in tutta la sua intera vita è molto irritante”.

“Se i fotografi lavorassero davvero, non ci sarebbe più un fotografo in circolazione.” Qualche anno fa, in un’intervista, Roberto aveva asserito al fatto che Matteo Salvini fosse “un’idea povera in una persona ricca”:”Non ho mai incontrato o sentito marlare qualcuno più stupido di Salvini”, disse. Gli chiesi dei suoi lavori prima di diventare famoso. Mi disse che era molto concentrato sulla musica e sul cinema. Amava leggere libri perchè aveva tutto il tempo per farlo. “Durante la guerra del Vietnam ero molto impegnato in politica e anche interessato in politica. Probabilmente avrei marciato per l’esercito italiano e quel genere di cose. Poi ci fu un perioso infinito in cui mi concentravo solo su aspetti di politica” penso negli anni ‘70 e ‘80. “Sono un eccellente e rigoroso votatore”. Ma “adesso non è una questione di interesse. Si tratta di un’ossessione. Non solo per me. Il paese sarà distrutto. Che bella prospettiva di vita”.

Fotografia: Roberto Polillo Ilustrazioni: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019

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olti film hanno portato sullo schermo l’affascinante mondo dei sogni. Uno dei più recenti è Inception, scritto e diretto da Christopher Nolan, la cui trama si svolge principalmente all’interno dei “Shared Dreams”, una sorta di realtà virtuale che collega più persone che si trovano all’interno del sogno. Il film è essenzialmente un film di spionaggio d’azione, in cui i segreti da estrarre o da difendere sono sepolti nel subconscio ei sogni sono l’unico mezzo di accesso a questo livello profondo. Chi è il detentore di importanti segreti o brevetti o stra-

to: il sogno condiviso è molto simile alla realtà virtuale del film Matrix, (A. e L. Wachowski, 1999) in cui i due concetti spesso si sovrappongono : “Hai mai avuto un sogno così tanto è stato reale? E se da un sogno non sei riuscito a svegliarti? Come hai potuto distinguere il mondo dei sogni dalla realtà?”; Blade Runner (R. Scott, 1982) parla della capacità di sognare gli androidi, il che li renderebbe praticamente indistinguibili dagli umani; il romanzo di Philip K. Dick che è stato ispirato dal film si chiama infatti Do Androids Dream Of Electric Sheep? “Sognano Androids

A DI INCEPTION HO DETTO

QUANDO HO RICEVUTO LA SCENEGGIATUR

O DALLA REALTÀ

A NOLAN “NON DISTINGUO IL SOGN

STATA “BEH,

RISPOSTA È NELLE SCENE CHE GIRIAMO” LA OV IAMO NELLA REALTÀ”

QUANDO TU APPARI IN SCENA, CI TR

tegia industriale è stato addestrato a riconoscere quando si diventa parte di un sogno condiviso degli altri, quindi l’unico modo per ingannarli è creare una serie di livelli di “sogno in un sogno”. perdere traccia del loro stato di veglia o sonno. Inception riprende alcune questioni che erano state affrontate in altri grandi film di fantascienza del passa-

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Electric Sheep?”. Nel dispiegarsi della trama, Ritornando ad Inception, Nolan fa parte di una serie di concezioni sul sogno che sono universali, cioè riconosciute da tutte le persone, di ogni cultura, razza e religione; usando e incrociando queste “basi” si ottiene una serie di conseguenze che gli permettono di costruire le “regole” che governano il mondo di Inception.


Il primo punto di vista è che i sogni sembrano perfettamente reali finché non dormiamo, ma solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che qualcosa non andava; la seconda è che durante il sogno, la mente crea e percepisce il mondo “fittizio” simultaneamente, continuamente e senza interruzione; il terzo è che non ricorderai mai esattamente l’inizio di un sogno, ma ci troviamo in mezzo a ciò che sta accadendo; il quarto è che i tempi nel sogno appaiono dilatati, perché il cervello lavora in modo molto veloce per “generare” il sogno e renderlo “credibile” alla nostra mente. Quindi Nolan è possibile che i partecipanti condividano il sogno in una data situazione senza ricordare quando e perché sono arrivati ​​lì; Ovviamente questa possibilità viene sfruttata in modo che coloro che “creano” il sogno possano decidere i confini, l’aspetto, le regole e le persone che partecipano, per renderlo più “reale” possibile e ingannare coloro che si sono uniti come “ospite”. Se consideriamo valido il principio secondo il quale il cervello lavora febbrilmente mentre sogna, puoi anche accettare che puoi inserirti nel mezzo di quel processo per manipolarlo a loro vantaggio.

Fotografia: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019

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no dei concetti sviluppati da Nolan è che puoi “coinvolgere” le idee nei sogni, in modo da influenzare il comportamento e le decisioni della persona che è stata sottoposta a “innesto” (Inception in inglese). “Qual è il parassita più resistente? Un’idea: una singola idea della mente umana può costruire una città, un’idea che si può poi trasformare il mondo e riscrivere tutte le regole ed è per questo che devo rubarlo”. Un’altra possibilità che espone Nolan, legata alla precedente, è che è possibile “sognare di sognare di sognare” nel primo sogno è fatto per addormentare il soggetto, in modo che il sogno di nuovo; questa operazione può ancora essere ripetuta una volta, creando un sogno di terzo livello “”, quello in cui avverrà l’innesto. Dal momento in cui i sogni fluiscono molto più lentamente, con una tale struttura il tempo disponibile per l’innesto verrebbe esteso a qualsiasi livello, da poche ore a settimane. Ma ovviamente non tutto funziona perfettamente per i personaggi principali, che si trovano alle prese con le proiezioni del subconscio di uno di loro, impersonificano la moglie suicida di uno di loro o dal ricordo di 41


bambini abbandonati per motivi di forza maggiore; come accade in Matrix, esistono anche in Inception “sistemi di autodifesa”, perché le persone che sono portatrici di segreti economicamente e strategicamente importanti sono state addestrate a riconoscere che sono in un sogno, e scatenare così veri “anticorpi” nel forma di personaggi armati e militarizzati che hanno lo scopo di “uccidere” almeno nel sogno, intrusi. Questo ulteriore aspetto è il fatto che se sogni di farsi male o morire, di solito ti svegli, sentendo per un momento il dolore nella ferita durante il sogno. In Inception, se muori in un sogno ti svegli, ma se muori in un sogno di terzo livello, sei ad un livello troppo profondo, troppo vicino al subconscio ed è quindi probabile che rimanga intrappolato in un limbo mentale, definito come “spazio da sogno grezzo, puro subconscio infinito”. Un’altra complicazione è il fatto che per risvegliare la squadra, un membro del team rimane sveglio in ogni livello per affrontare il “calcio”, cioè il risultato nell’altro, invece dormono, una sensazione di caduta che consente il

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risveglio del dormiente: sincronizzando i vari calci con un segnale sonoro, il team è in grado di tracciare i livelli fino a tornare alla realtà. Ma non ci vuole tempo per far saltare i piani.

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nception ha ricevuto consensi dal pubblico, con affari per $ 825 milioni in tutto il mondo, ma anche da critici e ha vinto quattro Oscar; È indubbiamente un film complesso, ma che può regalare grandi emozioni, non solo attraverso l’azione, inseguimenti e sparatorie, ma anche andando a guardare dentro il nostro cervello, il subconscio e il mondo dei nostri sogni. DiCaprio e la trottola, storia di un sogno. O forse era realtà. Chi lo sa. Rima a parte, poche volte nella storia del cinema erano sorti dibattiti così accesi in merito al finale di un film così come accaduto per Inception. Viene in mente l’epilogo di Non è un paese per vecchi oppure la scena conclusiva de L’esercito delle 12 scimmie, tanto per fare due esempi di finale aperto. Inception, però, complice il suo essere un blockbuster ambizioso diretto da un regista popolare come Christopher Nolan, continua a far discutere anco42


ra oggi, a distanza di 8 anni dalla sua uscita nelle sale di tutto il mondo. Noi di MondoFox vi abbiamo già fornito qualche tempo fa le linee guida per comprenderne il finale e risolvere una volta per tutte l’enigma che attanaglia lo spettatore: nel finale siamo di fronte ad un sogno oppure ciò che vediamo corrisponde a realtà? tutto dipende da una trottola impazzita, totem personale azionato dal ladro del subconscio Cobb (Leonardo DiCaprio) per stabilire in quale dimensione si trovi. Ancora una volta, però, è Michael Caine a rispondere con certezza ai dubbi di tanti. Già in passato, infatti, l’attore britannico che nel film interpreta Miles, mentore di Cobb, si era espresso sul finale del film, incalzato dalle domande dei giornalisti. Lo ha fatto ancora una volta: ospite del Film4 Summer Screen, la rassegna estiva londinese del cinema all’aperto, Caine ha fornito una spiegazione elementare - a dispetto di un film cervellotico qual è Inception - in merito al finale, ribadendo di fatto quanto detto in passato. Le parole di Caine sembrano dunque smorzare in modo netto l’ambiguità del thriller sci-fi diretto da Nolan. Il regista, diversamente da Caine, non ha mai chiarito del tutto la natura del finale di Inception, preferendo alimentare il dibattito (“purché se ne parli”, asseriva qualcuno). Caine, dal canto suo, ha ancora una volta avvalorato il lieto fine di una delle pellicole più ambiziose del nuovo millennio che vede protagonisti, oltre alla star DiCaprio e al veterano Caine, anche Marion Cotillard, Tom Hardy, Ellen Page, Ken Watanabe, Cillian Murphy e Joseph Gordon-Levitt. A pensarci bene, infatti, il personaggio di Miles appare sullo schermo assieme ai figli di DiCaprio solamente nell’ultima scena che mostra l’esiliato Cobb far ritorno negli Stati Uniti. Solo una coincidenza?

Fotografia: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019

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1. Un’impiegata di Starbucks ha chiamato la polizia di Philadelphia per dire che due uomini di colore che erano seduti all’interno e stavano aspettando un amico prima di ordinare al ristorante. I due uomini furono arrestati per spaccio di cocaina e hashish. A seguito dell’incidente, il CEO di Starbucks ha fatto le sue scuse pubblicamente. 2. Leonardo Di Caprio, ha chiamato la polizia per segnalare una famiglia al Lago Maggiore mentre si stavano rilassando facendo un picnic al parco. Video dell’incidente furono virali subito online, facendo guadagnare a Di Caprio il soprannome di “BBQ Leo”. 3. David Beckham, uno studente universitario, stava lavorando ad un saggio mentre si è addormentato in una stanza universitaria. Sara Parker, un’altra studentessa, ha chiamato la polizia che è arrivata e l’ha interrogata. Lei pensava fosse morto. 4. Un anziana signora a Milano ha chiamato la polizia per segnalare tre persone che stavano controllando dentro un cassonetto. La polizia arrivò e domandò loro cosa stessero facendo: era un progetto universitario. 5.Un ragazzo di colore di Roma, è stato bloccato mentre entrava in una discoteca da un buttafuori, che gli domandò cosa ci stesse facendo lì e se fosse ubriaco. 6. Alice è apparsa in televisione per migliorare la sua immagine pubblica dopo essere stata accusata di spionaggio all’interno dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in pieno giorno.

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IMPERFECT SIMULATIONS INTERFACCE DEL PRESENTE TST

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Giacomo Leopardi

TRA SOGNO E DISINCANTO

Il sogno è un caleidoscopio d’immagini di cui tutti condividiamo l’esperienza. Attraverso il legame tra il sogno letterario e la modernità, si mira dunque ad affermare che l’attività onirica è sensibile all’evolversi al passare del tempo. Si potrebbe definire ogni epoca del pensiero umano in base alle relazioni ch’essa stabilisce tra il sogno e la vita ridesta. Il sogno è continuamente rivitalizzato attraverso la poesia, l’immaginazione collettiva e quella individuale, risvegliate a loro volta da immagini sempre nuove o rinnovate. Da sempre soggetto d’elezione per la letteratura, è difficile pensare a un autore che non si sia espresso sul sogno, nel corso della sua carriera.

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Giacomo Leopardi si rivolge direttamente ai giovani, incoraggiandoli a continuare a sognare, prima di diventare consapevoli della realtà che li circonda. Il fanciullo però, tutto questo non lo sa. È una creatura che conserva la sua innocenza e che vive le sue giornate giovanili in proiezione del traguardo ambito.

Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo’; ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave. Ad attendere il giovane sognatore ci sarà però una natura crudele, una natura che nell’immaginario leopardiano è rappresentata da una statua di fattezze femminili. Più il fanciullo tenta di sfuggirle – come l’islandese delle operette morali nel celebre “Dialogo della Natura e di un Islandese” – più la natura si manifesta nella sua grandezza. Il sabato altro non è che metafora di attesa e di illusione, poiché arriva prima del “dì di festa”, quella domenica che rappresenta la chiusura del cerchio, il sogno che giunge a destinazione e, al termine della giornata, l’uomo non può far altro che scontrarsi con il dolore e il disincanto. La gioventù stessa, l’ “età fiorita” è transitoria quanto la bellezza e il profumo dei fiori, prima di cedere spazio al gelido e grigio inverno. C’è un fiore giallo, però, che il suo profumo e il suo splendore non lo perde mai: la ginestra. Durante il periodo napoletano Leopardi le dedicò un’intera poesia, affascinato come era dalla fierezza e dal coraggio con cui era riuscita a mettere le radici alle pendici del Vesuvio. Per quanto la Natura possa essere spietata, l’uomo ha tanto da imparare da lei. La ginestra accetta il suo destino senza perdere mai il suo incanto. Così dovrebbe agire anche l’uomo, comportarsi come un vecchio saggio e prendere consapevolezza del suo passaggio in questo mondo, senza tuttavia dimenticare i sentimenti e l’amore per la vita. Visione spesso definita come pessimista o, addirittura, nichilista da alcuni contemporanei e posteri.

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Leopardi, però, non si è mai definito tale. Egli pur essendo consapevole della crudeltà della Natura e della transitorietà dell’uomo, riesce ad accettare la sua condizione senza essere mai del tutto rassegnato. Era un attento osservatore, così attento da riuscire a vedere l’Infinito attraverso una siepe, così attento da dipingere in versi la realtà della vita come il pittore Courbet. Resta l’attaccamento alla vita, la bellezza della natura che non si arrende alle intemperie, la meraviglia del provare amore. Resta la forza e la positività che può nascere dal dolore più profondo, proprio come i fiori che nascono dal male nella raccolta di poesie “I Fiori del Male” di Baudelaire. Ma soprattutto restano i legami dell’anima, come la profonda amicizia tra Giacomo Leopardi e il poeta napoletano Antonio Ranieri . Un famoso detto narra che qualsiasi fardello è meno pesante se trasportato da due persone e lo stesso vale per la condizione inflitta al genere umano: Leopardi insegna che insieme si è più forti, che se gli uomini si unissero in una “social catena” , allora sarebbe più facile andare incontro al proprio destino. Dopo aver a lungo parlato di illusioni, disillusioni, Natura, sembra quasi di aver assunto la voce e le sembianze di Giacomo Leopardi, perché posando gli occhi sui suoi versi immortali, lo senti più vicino, più “umano”. Leggere Giacomo Leopardi significa sognare e soffrire allo stesso tempo, significa scavare nel profondo del proprio essere e ritrovare la bellezza perduta, ricongiungersi ad una risposta che da sempre abbiamo avuto dentro. Leggere Leopardi significa trovare la forza di raggiungere un traguardo, perché se ce l’ha fatta lui, malato e prigioniero dell’oppressione del padre, perché non tu che leggi questo articolo? Leggere Leopardi significa essere trasportati nel mare dell’Infinito e scoprire che tutte le barriere create dall’uomo sono vane. I limiti non esistono, non per la mente. Viaggia, sogna, crea, ama, ma soprattutto, non perdere mai il sorriso, perché “chi ha coraggio di ridere è padrone del mondo”. 51


Sogno Sveglio Leopardi scrisse il canto “Il sogno” tra la fine del 1820 e la prima metà del 1821. In questo canto Leopardi sintetizza ed armonizza diversi sentimenti e situazioni sue personali. Il poeta immagina un dialogo durante un sogno mattutino tra lui e una giovane donna. Questa è la certezza da cui parte Leopardi, la certezza della realtà materiale che non lo abbandona mai. Ma subito dopo la “morta” comincia a vivere: gli accarezza la testa, sospira e gli parla. In questa dimensione di vita recuperata anche il poeta parla all’amata. L’illusione è subito spezzata, ma, sentendo la sua voce, Leopardi si rivolge a lei come se fosse viva pur sapendo che è morta, e al tempo stesso non potendo credere che ella non viva piú. I due amanti parlano della morte e del dolore cui sono condannati gli uomini, quindi il discorso “scivola” sull’amore. Se mai l’amata avesse provato un sentimento d’amore per il poeta, questi dal ricordo di quel sentimento potrebbe trarre la forza per vivere, visto è che è vana la speranza nel futuro. Il gioco di Leopardi è qui estremamente complesso: il sogno fa vivere in maniera illusoria ciò che non è piú e questa illusione (presente) può creare un passato da usare come ricordo contro il dolore presente. Il risultato immediato è una presenza ancora piú viva dell’amata: ora è possibile accarezzarla, baciarla, abbracciarla, stringerla, sciogliere lo sguardo negli occhi di lei. La verità della morte irrompe di nuovo e l’unica possibilità che resta sembra un dolore sconsolato e un grido di angoscia.

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Nel canto “Il sogno” Leopardi sintetizza ed armonizza due esigenze vivide. Da un lato manifesta il suo profondo bisogno di esprimere l’acuto dolore per la morte di Teresa Fattorini che il poeta ascoltava e guardava dal suo balcone prima che lei morisse. Ma, probabilmente, l’ispirazione di scrivere “Il Sogno” venne al poeta dall’intenso desiderio di dare un bacio ad una giovane donna di Recanati, Teresa Brini. Il messaggio della poesia è certamente la presa di coscienza da parte del poeta che nel sogno riceve la terribile verità che non avrà più un amore nella sua vita. Infatti, la morte della fanciulla, che in giovane età aveva mostrato di avere una certa pietà ed amore per il poeta, costituisce l’evento più terrificante e devastante per Leopardi che sperava di potere amare la giovane Teresa e di esserne ricambiato. Invece, la morte prematura della ragazza, costringe il poeta a rinchiudersi in sé stesso e a disperarsi ancora di più contro la natura e contro il destino. Il giovane Leopardi dopo la confessione della giovane donna, che gli dice che non lo rivedrà più perché il fato ha interrotto il loro amore, non può fare altro che disperarsi, piangere e svegliarsi dall’incubo che gli annuncia la triste verità in piena mattina. Il poeta, presa coscienza della triste realtà, implacabile ed inesorabile, capisce che è destinato a restare da solo, e l’unica cosa che gli rimane dopo il risveglio è quello di attendere e di sperare.

La morte onirica

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Carl Jung answer

Il sogno apre a riflessioni su noi stessi e sul mondo. Il dialogo è l’elemento fondamentale del sogno. Ad inizio novecento entra nella storia dell’uomo la psicoanalisi e con essa altre diverse teorie sul sogno. Ognuna di queste ci serve per capire una parte della psiche attraverso il sogno. Ogni teoria ci fornisce un tassello in più per capire il mondo onirico. Tra le varie teorie, spicca la teoria di Jung fondatore della Psicologia Analitica.

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Innanzitutto secondo Carl Gustav Jung il sogno è un prodotto autonomo e significativo dell’attività psichica. (C.G. Jung, L’Analisi dei sogni e altri scritti, Biblioteca Bollati Boringhieri, p. 21). Ciò vuol dire che, come nelle migliori tradizioni greche, non siamo noi che sognamo, ma sono le immagini del sogno che ci vengono a trovare durante la notte. Siamo soliti dire ho fatto un sogno, ma più correttamente dovremmo dire ho visto un sogno (come ci suggerise la cultura greca, James Hillman e Robert Moss). Nel sogno sono presenti elementi della psiche individuale, ed elementi della psiche collettiva. Ovvero sono presenti elementi personali, ed elementi culturali. Secondo Jung l’inconscio non si traveste come pensava Sigmund Freud. Nel sogno non ci sono parti nascoste o ambigue. Bensì l’inconscio si manifesta con autenticità attraverso simboli e archetipi. Il sogno è una sorta di teatro. Ovvero ogni personaggio del sogno (cosa o persona) è una parte del palcoscenico psichico dell’individuo. Se sogni tua madre, tuo padre o tuo marito, non stiamo parlando di loro, ma stiamo parlando di te sognatore. Tutti questi personaggi sono parti della tua psiche. Secondo Jung lavorare con i sogni è un lavoro complesso, non nel senso di difficile, ma ricco di sfumature, artistico e scientifico al tempo stesso. lavorare con i ogni, parlarne e raccontarli è importante per tenere cura di Psiche, della persona e dell’ individualità.

Cos’è il sogno secondo la sua concezione? Il sogno per me non può essere solo un “appagamento camuffato di un desiderio nascosto”, come diceva il mio collega Sigmund Freud: i sogni sono indipendenti dalla nostra volontà e dalla nostra coscienza. Gli elementi di un sogno non sono sempre investiti di un desiderio mancato. Parliamo della teoria del “travestimento” Freud affermava che nei sogni ogni elemento è il travestimento di un’ altro investita di un’ aura sessuale. Propongo l’ esempio di una paziente che aveva sognato il medico di famiglia, il dr Jones: seguendo l’interpretazione di Freud si dovrebbe spiegare il sogno affermando che il dot-

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tor Jones è un mio travestimento, ciò però non spiega il perché l’ inconscio abbia dovuto ricorrere a questo travestimento anziché mostrare la mia immagine diretta. Se la natura produce un albero, è un albero, non un errore per un cane. Allo stesso modo l’ inconscio non si traveste. Mi parlerebbe della sua interpretazione di oggettivo e soggettivo? Quando ci troviamo nell’ambito dell’interpretazione a livello soggettivo è perché nel sogno sono presenti elementi che si riconducono al soggetto stesso. Nell’ interpretazione oggettiva il protagonista del sogno è casuale ed è immagine di un altro elemento.

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Fotografia: Melissa Piccoli/Redux ©Mekussa Piccoli 2019

E sulla questione “libido”? La libido, diversamente dalla concezione freudiana, viene a mio parere intesa come una spinta vitale, da non confondere con la semplice pulsazione sessuale, ma come un’ energia psichica dell’ uomo. Adesso vorrei porle una domanda sul concetto di “materiale dei sogni”, utilizzato spesso nei suoi scritti Il sogno è indipendente dal soggetto o dalle impressioni che questo ci può suscitare; un esempio proposto dallo psicologo fu la sua esperienza in Africa, durante la quale nonostante le incredibili scoperte e gli incredibili incontri fatti nel continente non sognò mai il paese o uno solo dei suoi

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abitanti. Jung arrivò così alla conclusione che l’ inconscio è indipendente, facendo in modo che i sogni siano indipendenti dalla nostra coscienza, quindi si può concludere con la tesi di Jung: “i sogni sono puramente oggettivi”. I sogni possono essere oggettivi o soggettivi a seconda che il protagonista sia uomo o donna. Infine, mi esporrebbe l’esempio del medico? Una paziente che aveva sognato il proprio medico di famiglia (dr Jones). La paziente ha sognato il dottor Jones a causa di fantasie legate a me e essendo queste problema di vergogna per la paziente per l’ inconscio sarebbe meglio sognare un altro dottore.

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Sigmund Freud answer

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Fu Freud a definire l’analisi del sogno come la via regia verso l’inconscio. Freud portò sempre rispetto per la sua vita onirica: aveva l’abitudine di annotare i suoi sogni ed approfondirli attraverso attente osservazioni. L’interesse di Freud per l’interpretazione dei sogni sembra fosse scaturita dall’osservazione dell’andamento delle libere associazioni dei suoi pazienti che, a queste, intercalavano spesso il racconto di un sogno con le relative, associazioni, e dall’altro, dall’esperienza di osservazione psichiatrica degli stati allucinatori dei malati psicotici, nei quali era spesso evidente il carattere di appagamento dei desideri.

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Che nel sogno fosse possibile il raggiungimento dell’appagamento di un desiderio, Freud ne aveva avuto precocemente sentore, ma la conferma gli giunse dopo l’analisi approfondita che egli operò su un suo sogno datato 24 luglio 1895, sogno noto come “ l’iniezione di Irma “. Scriverà di questa produzione onirica, in una lettera a Fliess del 12 giugno 1900, descrivendogli la visita da lui compiuta a Bellevue, la casa dove ebbe questo sogno: ”… Non credi che sulla casa un giorno si potrà leggere questa lapide? In questa casa il 24 luglio 1895 al Dr Sigm. Freud si rivelò il segreto del sogno. Freud era arrivato a distinguere due tipi di processi psichici che aveva chiamato primario e secondario, ed aveva osservato che il processo primario dominava la vita onirica per la presenza della quiescenza dell’attività dell’Io e la quasi completa immobilità muscolare. Aveva inoltre colto la somiglianza nella struttura delle nevrosi e dei sogni:” I sogni racchiudono in un guscio di noce la psicologia delle nevrosi”. 2 Ed in una lettera a Fliess del 15 ottobre del 1897, il Maestro introdusse il concetto del complesso di Edipo: amore per il genitore di sesso opposto ed ostilità nei confronti di quello dello stesso sesso, mostrando le origini infantili di tali desideri inconsci che popolano i sogni.

Cosa l’ha spinta a scrivere un libro di questo tipo? Mi sono sentito spinto a iniziare il lavoro di stesura sul sogno; un campo, questo, dove mi sento così sicuro. Sono stato anzitutto interrotto dalla necessità di preparare in fretta e furia, per darlo alle stampe, un sommario di tutte le mie pubblicazioni. Ogni giorno è buono per la votazione. Ora ho concluso e posso nuovamente pensare al sogno. Nessuno ha avuto il più lieve sospetto che i sogni non siano senza senso, bensì appagamenti di desideri. Come nasce il tentativo di dare significato ai sogni? L’ inconscio costituisce la parte inferiore della nostra psiche, la quale è divisa in due parti. La parte visibile e proporzionalmente inferiore è il conscio.

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La parte inferiore è appunto l’ inconscio divisa a sua volta in preconscio: insieme dei ricordi momentaneamente inconsci che possono essere portati alla luce con un sforzo della memoria; e rimosso: elementi che sono totalmente inconsci e servono tecniche apposite per superare lo stadio di rimozione. All’ interno de “L’ interpretazione dei sogni” Freud elaborò la prima “topica” psicologica e distinse tre sistemi: il conscio, il preconscio e l’ inconscio. I sogni sono sia oggettivi che soggettivi, dipende dal protagonista. Come si decifrano i sogni? Per decifrare i sogni bisogna seguire una tecnica indiziaria che parte da un “sospetto”, cioè

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una situazione anomala nei confronti di ciò che appare per capire cosa si celi dietro tale apparenza. Ovvero l’ inconscio ci segnala attraverso i sogni i desideri proibiti e latenti che l’analista ha il compito di far emergere. Il sogno è altamente radicato nell’ uomo, ed è lo stesso uomo a dover fornire una chiave di lettura all’analista, il quale deve riuscire ad accedere all’ inconscio grazie alla decodifica dei sogni, essendo questi lontani dalla vita psichica conscia. Un atto inconscio può essere sottoposto a un azione censurante e venendo censurato diventa rimosso. I sogni sono collegati con la realtà circostante e utilizzando le stesse parole di Freud: “tutto il materiale che costituisce il contenuto del sogno deriva in qual-

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che modo da ciò che abbiamo vissuto e viene riprodotto, ricordato nel sogno”. E sulla questione “libido”? Sviluppai una teoria della sessualità che mi portò a scontrarmi con Jung. La sessualità è un’ energia che si sviluppa a partire dal neonato e crescendo prende in considerazione varie parti del corpo e poi può essere rivolta verso oggetti non sessuali. Tale energia prende il nome di libido. Il neonato è un essere perverso e polimorfo. Un atto inconscio può essere sottoposto a un azione censurante, quindi viene rimosso. Il materiale dei

sogni deriva in qualche modo dalle esperienze vissute.

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Freud&Jung: I padrini del Sogno

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SESSO, RELIGIONE, SIMBOLI, SOGNI.

NARRATI DALLE ILLUSTRAZIONI DI ANDREW KHOSRAVANI

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Freud vs Jung non è il primo video del genere e fa parte di una serie intitolata Philosophy Feuds, prodotta da Aeon e iniziata un anno fa con Sartre vs Camus, animato sempre da Khosravani. Nel 1906, il giovane psichiatra svizzero Carl Gustav Jung ricevette una collezione di saggi nientemeno che dal fondatore della psicanalisi in persona, Sigmund Freud. Un anno dopo, i due studiosi si incontrarono di persona a Vienna e pare che la loro prima conversazione sia durata la bellezza di 13 ore, almeno stando alla testimonianza di Jung. Da allora nacque un’amicizia e una collaborazione durata diversi anni, fatta di studio e di reciproche confessioni e scambi, condotti tramite centinaia di lettere e diversi incontri, tra cui un viaggio in America fatto insieme nel 1909 per partecipare a un ciclo di conferenze. Nonostante la reciproca ammirazione, tuttavia, il rapporto fu bruscamente interrotto nel 1913 da Jung stesso.In questo video, prodotto dal sito Aeon e illustrato magistralmente dall’animatore Andrew Khosravani, si racconta la storia di questo rapporto profondo e tormentato, una storia che unisce filosofia, ricerca, scienza e sentimenti personali.

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Hanno scritto trattati su trattati attorno alla relazione tra Sigmund Freud e Carl Gustav Jung. E Cronenberg ci ha pure girato un film, A Dangerous Method. Il titanico scontro intellettuale tra due delle migliori menti della storia, entrambe fondamentali nel “disegnare” il ‘900, è stato raccontato in maniera tanto affascinante quanto accessibile dall’artista dell’animazione Andrew Khosravani. Inglese ma di base a Madrid, Khosravani ha collaborato con Sam Dresser (testi) e la sempre stimolante rivista digitale Aeon per spiegare in poco più di 4 minuti la faida tra Freud e Jung, dal loro incontro in avanti, tirando pure le somme su quello che potrebbe essere considerato il vincitoredello scontro, che alla fine si scoprirà essere proprio Freud.

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Nel 1906, il giovane psichiatra svizzero Carl Gustav Jung ricevette una collezione di saggi nientemeno che dal fondatore della psicanalisi in persona, Sigmund Freud. Un anno dopo, i due studiosi si incontrarono di persona a Vienna e pare che la loro prima conversazione sia durata la bellezza di 13 ore, almeno stando alla testimonianza di Jung. Da allora nacque un’amicizia e una collaborazione durata diversi anni, fatta di studio e di reciproche confessioni e scambi, condotti tramite centinaia di lettere e diversi incontri, tra cui un viaggio in America fatto insieme nel 1909 per partecipare a un ciclo di conferenze. Nonostante la reciproca ammirazione, tuttavia, il rapporto fu bruscamente interrotto nel 1913 da Jung stesso. In questo video, prodotto dal sito Aeon e illustrato magistralmente dall’animatore Andrew Khosravani, si racconta la storia di questo rapporto profondo e tormentato, una storia che unisce filosofia, ricerca, scienza e sentimenti personali. Illustrazioni: Melissa Piccoli/Redux ŠMekussa Piccoli 2019

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Nel 1906, il giovane psichiatra svizzero Carl Jung ricevette una raccolta di saggi nientemeno che il fondatore della psicoanalisi, Sigmund Freud. Quando i due si incontrarono di persona un anno dopo a Vienna, la loro prima conversazione durò più di 13 ore, secondo il racconto di Jung. E così iniziò una collaborazione che sarebbe sbocciata in un'intensa, anche se breve amicizia tra due titani della psicologia. La coppia ha girato insieme gli Stati Uniti, tenendo conferenze sulla psicoanalisi. Hanno analizzato i sogni l'uno dell'altro in profondità. Venti anni più di lui, Freud chiamò Jung 'il Giosuè al mio Mosè, destinato ad entrare nella Terra Promessa che io stesso non vivrò per vedere'. Il loro legame era così profondo che a un certo punto Jung scrisse a Freud: "Fammi godere la tua amicizia non come quella tra uguali ma come quella di padre e figlio." Nonostante i loro interessi condivisi e la reciproca ammirazione, nel 1913 la loro relazione si interruppe bruscamente. Ma cosa ha causato il loro drammatico allontanamento? E quale può rivendicare una maggiore influenza?

Freud versus Jung è la seconda puntata di "Philosophy Feuds", la serie originale di brevi animazioni di Aeon, ognuna delle quali racconta la storia di un famoso - o meno famoso - sputo, rottura, caduta o fracasso. Più che rivelare la meschinità esilarante e fin troppo umana dei più grandi pensatori del mondo, "Philosophy Feuds" parla delle idee affascinanti dietro ciascuna di queste fratture - e di come queste idee continuino ad essere importanti oggi.

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Fare amicizia con interessi simili può essere una sfida per chiunque. Ma immagina di essere il fondatore di una disciplina completamente nuova, con un suo peculiare gergo tecnico, una serie di pratiche e categorie concettuali. Immagina, ad esempio, che tu sia Sigmund Freud, che nel 1896 fece la sua rottura con la medicina per perseguire il lavoro della psicoanalisi. Basandosi sull’esperienza clinica con i pazienti, sulla sua autoanalisi, sui sogni indotti dalla cocaina e su una lettura idiosincratica della mitologia greca, Freud ha inventato le sue strane teorie psicosessuali nella fiducia di una ristretta cerchia di conoscenti e ammiratori.

Come Freud e Jung litigarono sul significato di SESSO Uno dei suoi stretti rapporti durante quegli anni produttivi e turbolenti, con l’eccentrico dottore di orecchie, naso e gola, Wilhelm Fliess - un collaboratore, influenza, “confessore e sostenitore morale” - è stato male nel 1906. Fu in quello stesso anno che Freud incontrò il molto più giovane Carl Jung. Al loro primo incontro, i due “hanno parlato senza sosta per 13 ore”, ci dice il video Aeon sopra, animato da Andrew Khosravani. Cominciò così l’intensa e ormai leggendaria amicizia di sei anni tra gli psichiatri, una “relazione appassionata e incredibilmente strana, che, date le persone coinvolte, forse non dovrebbe essere una sorpresa.” Freud scelse Jung come suo protetto e successore , il “Giosuè al mio Mosè”, felicissimo di aver trovato un amico che sembrava capire le sue idee intimamente.

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Sigmund Freud si innamorò. L’oggetto del suo affetto era Carl Gustav Jung: diciannove anni più giovane di Freud, il giovane psichiatra era già il direttore clinico del prestigioso ospedale Burghölzli e professore all’università di Zurigo. Jung aveva raggiunto un riconoscimento internazionale per la sua invenzione del test di associazione verbale, e la sua prassi era famosa per la sua delicata incisività. Ma quando Jung lesse L’interpretazione dei sogni (1900) rimase sorpreso dalla teoria di Freud e decise di andare a parlare proprio con lui. E così parlarono: per tredici ore, scandagliarono le profondità dell’inconscio, i metodi della psicanalisi, e l’analisi dei sogni.

Freud rimase molto impressionato dall’intelletto di Jung, ma il suo desiderio di far entrare Jung nel mondo psicanalitico era anche motivato politicamente. Come movimento intellettuale, i primi psicanalisti ricordavano un partito politico – forse persino una religione nascente – che aveva al suo centro inamovibile proprio Freud. Lo psicologo chiamava l’espansione della psicanalisi “la Causa”, da perseguire convertendo i comuni psichiatri ed espellendo brutalmente gli epigoni ribelli, come Wilhelm Stekel, che una volta chiamò Freud “il mio Cristo”. All’interno del circolo freudiano, le idee potevano essere criticate ma, come disse a Lou Andreas-Salomé, “Ci si deve attenere all’omogeneità del nucleo, altrimenti è un’altra cosa”.

Freud era un ateo di origine ebraica, e tutti gli analisti che si ritrovarono nel suo salotto per fondare la Società psicologica erano ebrei. Freud temeva che la psicanalisi venisse troppo associata all’ebraismo, e che per questo non sarebbe mai arrivata alla scienza legittima. Quindi Jung rappresentava tutto quello che Freud potesse sperare: talentuoso, di grande senso civico, un rampollo dell’establishment accademico e, soprattuto, nato senza neanche una goccia di sangue ebreo nelle sue vene da svizzero protestante. “Solo la sua comparsa,” confiderà Freud, “ha salvato la psicanalisi dal pericolo di diventare un allarme nazionale ebraico”.

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Dream L’Arte incontra i Sogni Dal 29 maggio al 26 giugno, tutti i mercoledì alle 18.30, le storiche dell’arte del Chiostro del Bramante guideranno i visitatori all’interno della Mostra “Dream. L’arte incontra i sogni”, offrendo l’opportunità di scoprire lo straordinario mondo dell’arte contemporanea. 5 visite guidate ideate per adulti e ragazzi, dagli 11 anni in poi, con l’obiettivo di scoprire e approfondire il messaggio legato alle opere presenti lungo il percorso espositivo, attraversando storia, mito e sogno. A cura di Danilo Eccher dal 29 settembre 2018 al 25 agosto 2019. A occhi aperti oppure chiusi, di notte o di giorno, nel cassetto o realizzati, al Chiostro del Bramante i sogni incontrano la grande arte contemporanea. Magia, utopia, essenza, incanto e desideri prendono forma nella mostra Dream. L’arte incontra i sogni in un percorso espositivo coinvolgente e suggestivo che permetterà al pubblico di evadere dalla realtà ed entrare in contatto con l’inconscio e l’onirico. Dream, significato di esplorazione, conoscenza ed emozione, ma anche espressione della parte più profonda dell’essere umano, è la chiave di lettura per accedere ai «vasti e profondi territori dell’anima», come afferma il curatore dell’esposizione Danilo Eccher. Nella perfetta architettura rinascimentale di Donato Bramante, il sogno diviene elemento di riflessione e rivelazione attraverso i poetici linguaggi dei massimi esponenti dell’arte contemporanea, protagonisti della mostra Dream. L’arte incontra i sogni.

LA MOSTRA

A straordinarie opere d’arte si alternano lavori site-specific ripensati per gli spazi del complesso museale e polivalente con sede nel cuore della capitale, in una successione che diviene un unico grande racconto, anche grazie al coinvolgimento di artisti noti, come Bill Viola, Anish Kapoor, Luigi Ontani, Mario Merz, James Turrell, Anselm Kiefer. I sogni, guidano gli spettatori attraverso una serie di tappe e passaggi, soste e ripartenze: dal confronto con la natura all’identificazione nelle forme, dall’evocazione di memorie personali e collettive all’attraversamento del tempo, dalla sublimazione delle ombre all’immersione totale nella luce.

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TESTO-GIOVANNI LUVIA

“DREAM. L’arte incontra i sogni” completa la trilogia, ideata e curata da Danilo Eccher per il Chiostro del Bramante, iniziata con “LOVE. L’arte incontra l’amore” (2016) e proseguita con “ENJOY. L’arte incontra il divertimento” (2017). Tre grandi mostre dedicate all’arte contemporanea e ai suoi linguaggi, capaci di esprimere diversi stati dell’anima, come la complessità delle sensazioni legate ai sentimenti, le esaltazioni delle emozioni più gioiose e le percezioni più profonde appartenenti all’onirico. Dal 29 settembre 2018 al 5 maggio 2019 25 agosto 2019 il Chiostro del Bramante invita il pubblico a vivere un’esperienza senza eguali, in un luogo in continua evoluzione, dove apprendimento e approfondimento sono gli strumenti per dialogare con l’arte, partendo dal confronto con essa stessa.

PROTAGONISTI

Jaume Plensa, Anselm Kiefer, Mario Merz, Giovanni Anselmo, Christian Boltanski, Doris Salcedo, Henrik Håkansson, Wolfgang Laib, Claudio Costa, Kate MccGwire, Anish Kapoor, Tsuyoshi Tane, Ryoji Ikeda, Bill Viola, Alexandra Kehayoglou, Peter Kogler, Luigi Ontani, Ettore Spalletti, Tatsuo Miyajima, James Turrell.

DETTAGLI

Per la prima volta al mondo l’audioguida cambia la sua classica designazione divenendo un racconto di mostra speciale ed emozionante, interpretato da 14 grandi attori italiani. Parole capaci di amplificare, evocare e creare un altro intenso sogno, scritte dal regista e sceneggiatore Ivan Cotroneo, che accompagneranno il visitatore lungo il percorso espositivo. Un progetto inedito, libero da confini didattici ma pieno di significati soggettivi. Da lunedì a venerdì 10.00 – 20.00 Sabato e domenica 10.00 – 21.00 BIGLIETTO INTERO € 14,00 BIGLIETTO RIDOTTO € 12,00

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Dal Nulla al Sogno LA MOSTRA

La mostra Dal nulla al sogno. Dada e Surrealismo dalla Collezione del Museo Boijmans Van Beuningen si tiene alla Fondazione Ferrero ad Alba dal 27 ottobre 2018 al 25 febbraio 2019. Curata dal professor Marco Vallora, la mostra si articola seguendo una logica espositiva che riflette le suggestioni surrealiste nel modo in cui le opere sono presentate. L’esposizione si suddivide in nove sezioni, all’interno delle quali si susseguono opere di grande pregio e dal forte impatto. Le opere coesistono in un dialogo ora armonico, ora contrastante, seguendo una progressione prevalentemente tematica e prestando un’attenzione particolare alla cronologia degli eventi. I capolavori esposti riflettono alcune delle problematiche e dei temi che contribuiscono a segnare i confini tra la poetica nichilista del movimento Dada e quella più propositiva tipica del Surrealismo: il caso, la bruttezza estetica, il sogno, l’inconscio, la relazione con l’arte antica, il legame tra arte e ideologia. In occasione della mostra, questo autunno, molti dei capolavori del Museo Boijmans Van Beuningen saranno trasferiti alla Fondazione Ferrero. La maggior parte delle opere sarà esposta in Italia per la prima volta in assoluto. Come spiega il curatore, Marco Vallora: «In un’esposizione profondamente ragionata ed articolata, la Fondazione presenta una nuova mostra internazionale in occasione del suo appuntamento biennale con la grande arte. Questa mostra unica nel suo genere si distinguerà da quelle precedenti, in quanto includerà anche libri, poesie e riviste, tutti legati ai due movimenti, unitamente a opere pittoriche e scultoree innovative e spesso rivoluzionarie, altamente evocative e di grande rilevanza storica».

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TESTO-GIOVANNI LUVIA

LE OPERE

Grazie alle opere concesse in prestito dal Museo Boijmans Van Beuningen, saranno esposte tre versioni diverse delle Boîtes (“scatole”) di Marcel Duchamp (La boîte verte, La boîte-en-valise, À l’infinitif). A partire dagli anni ‘30 del Novecento Duchamp cessò di essere un artista, diventando all’apparenza un semplice giocatore di scacchi e, in queste scatole, egli ripose tutta la sua scandalosa oeuvre, mosso dall’intento polemico e sarcastico di distruggere l’idea di genio artistico, rimpiazzando la pomposa esposizione museale con una semplice valigetta, pronta a seguire il suo nomadismo costituzionale e la sua caustica, corrosiva ironia.

IL TITOLO

Attraverso la parola shock “nulla”, il titolo della mostra mira a sorprendere e affascinare, ma anche a perseguire uno dei capisaldi più radicali del programma dadaista. Non solo basato sul caso e sul rifiuto del concetto di artista onnipotente e maestro padrone della sua opera, il Dadaismo segue altresì le regole dell’azzardo e del gioco, e in particolare, protende verso la negazione dell’arte stessa, il rigetto della bellezza da museo, e con i suoi ready-made, verso il rifiuto dell’arte decorativa e rassicurante. Al contrario, l’opera d’arte, che ormai non è quasi più né un’opera né arte, deve suscitare sentimenti d’inquietudine, turbamento e in particolare, insinuare dubbi nello spettatore. L’esposizione include inoltre Man Ray, Arp e un’eccentrica e provocativa tela del dandy spagnolo naturalizzato parigino, Francis Picabia. La mostra indaga la situazione del sogno nell’arte.

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IL SURREALISMO

Spostandosi verso il Surrealismo e il suo mondo onirico, troviamo i disegni preparatori e uno straordinario dipinto di Salvador Dalí ispirato al libro di Raymond Rousell New Impressions of Africa. Un’altra importantissima opera è costituita dai Chants de Maldoror del Comte de Lautréamont, illustrati sia da Dalí sia da Magritte. Man Ray nell’opera L’enigme d’Isidore Ducasse, nascose una macchina da cucire Singer sotto la coperta di un’asse da stiro, forse un omaggio a Winnaretta Singer, grande mecenate del movimento e delle pellicole in mostra, ma certamente anche un tributo alla famosa massima di Lautréamont: «Bello come l’incontro fortuito su un tavolo di dissezione di una macchina da cucire e di un ombrello». La parte della mostra dedicata ai Sogni simboleggia una sorta di nuovo inizio dopo l’annichilimento e il rifiuto radicale dell’arte perpetrato dai dadaisti. Per questo motivo, la parola “sogno” significa qui libertà, spensieratezza, ma anche introspezione e penetrazione dell’inconscio. Tutto ciò si riflette nei dipinti di scenari sommersi di Yves Tanguy, nelle creazioni visionarie di Victor Brauner, nelle bambole sadomasochistiche di Hans Bellmer, nelle fotografie di Claude Cahun, e nelle teche di un poeta-artigiano quale Joseph Cornell.

IL MUSEO BOIJMANS VAN BEUNINGEN

Situato nel cuore di Rotterdam da ben 170 anni, il Museo Boijmans Van Beuningen si distingue da sempre per il suo carattere eclettico. Il museo prende il nome da due importanti collezionisti: Frans Boijmans e Daniël George van Beuningen, i quali hanno contribuito

Eventi

ad arricchire la collezione di molti capolavori. Bosch, Rembrandt, Van Gogh, Dalí e il design olandese: visitare il Museo Boijmans Van Beuningen significa compiere un viaggio nella storia dell’arte. I capolavori, sia di provenienza olandese che estera, offrono una panoramica completa sull’arte dall’Alto Medioevo sino ai giorni nostri. Capolavori di Monet, Mondrian, Magritte e molti altri ancora offrono uno spaccato sullo sviluppo dell’Impressionismo e del Modernismo. Il museo vanta una delle più vaste collezioni al mondo di arte surrealista ed un’eccellente collezione di Pop Art britannica e americana, che include opere di David Hockney, Andy Warhol e Claes Oldenburg. Inoltre, il museo ospita anche una sezione dedicata alle arti decorative e al design: dalle ceramiche medievali al vetro rinascimentale, dai mobili di Gerrit Rietveld fino al design contemporaneo olandese. Il Museo Boijmans Van Beuningen vanta una vastissima collezione di arte surrealista. Mentre gli altri musei olandesi si concentravano sul freddo modernismo nordeuropeo, il Museo Boijmans Van Beuningen ha rivolto la sua attenzione agli sviluppi in atto nelle città meridionali, quali Bruxelles, Parigi e Madrid. Il museo ha organizzato mostre delle opere di Man Ray e René Magritte e, nel 1970, a Rotterdam si è tenuta la prima retrospettiva europea dedicata a Salvador Dalí. La collezione surrealista comprende adesso oltre 125 dipinti e sculture e una collezione di libri e pubblicazioni rare. Vale la pena andare a visitare la mostra, per scoprire se anche i propri sogni hanno un risvolto artistico e psicologico nella vita di tutti i giorni.

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