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Vite intrecciate
Quando avevo tredici anni mio padre mi prese un cane. Era il 15 luglio, una giornata estiva; calda e afosa. Avevo sempre detto di volere un cagnolino; un labrador per la precisione. Volevo quella razza perché sapevo che erano i più docili, affettuosi, buoni e belli. Così, in quel giorno apparentemente uguale agli altri, mio padre mi accompagnò sotto casa e, ad aspettarmi, c’era un uomo un po’ calvo con un cucciolo in braccio. Quel piccolo cagnolino mi aveva già riempito il cuore e i suoi occhi esprimevano dolcezza, come se aspettasse solo il momento giusto per entrare nelle nostre vite. Lo presi, e mentre papà ringraziava quell’uomo, lo strinsi forte a me.
Questa è parte della verità. Non andò esattamente così. Papà mi aveva già preso una cagnolina, ma la poveretta morì a soli otto mesi e io piansi, insieme a mio padre. Mi dispiacque tanto, ma come dissero i veterinari “non si sarebbe potuto far niente”. Parole che ho sentito molte volte nel corso della mia vita. Comunque, andò a finire che Luna, così l’avevamo chiamata, morì e noi non potemmo farci niente.
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Due giorni dopo la morte del nostro cane la vicenda la conoscete. Papà me ne regalò un altro. In realtà la sorpresa non fu la mia, perché io conoscevo il suo piano. Sapevo che avrebbe preso un altro cagnolino. Chi non ne sapeva quasi nulla era mia madre, che si trovò improvvisamente un batuffolo color bianco e miele in casa. La sorpresa dunque fu per lei.
Io e papà spendemmo molto tempo per cercare il nome per la nostra new entry. Indagammo su internet per cercare nomi adatti che piacessero a entrambi. Alla fine la scelta fu tra Maggy e Zoe. Il primo mi piaceva tanto, mi faceva ricordare una serie tv, ma papà non lo digeriva. Così optammo per il secondo nome. Questa battaglia la feci vincere a lui. Alla fine avevamo scelto insieme, ma era come se avesse scelto solo lui. In fondo piaceva molto più a lui di quanto piacesse a me.
Tornando alla storia iniziale; quella bestiola ci aveva unito più di prima e ogni giorno sentivo il calore familiare che cresceva sempre di più.
Adesso la mia cagnolina è diventata grande e ogni giorno che passa mi ci affeziono sempre di più. A volte la osservo mentre si appisola sul divano. Si attorciglia su se stessa e sembra una mezza luna. Mi guarda accigliata, muovendo le sopracciglia, sbuffa come a dirmi di lasciarla dormire in pace e chiude gli occhi e sogna. Chissà che sogna. Me lo chiedo spesso, perché a volte, mentre dorme, emette suoni, mezzi abbai, muove le zampe, digrigna i denti, muove il muso. Spesso penso che stia avendo un incubo, allora mi avvicino e mi siedo accanto a lei. Le accarezzo il capo e la coccolo. Si sveglia di soprassalto e mi guarda di nuovo. Questa volta però è calma. Scodinzola in segno di apprezzamento e mi sembra quasi che sorrida. I suoi occhi in fondo non mentono. Lo vedo l’amore che nutre per questa famiglia. Per noi e per papà.