IAAD Mag – 00

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Progetti degli studenti: Lucia Giusti Alessandro Pennese Alessandro Brintazzoli Alessandro Iori Sara Raspanti Rebecca Grossi Gionatan Consiglio

Interviste a professionisti: Lorenzo Louis Pradelli Alberto Lot

Articoli di design Tendenze Contenuti creativi Rubriche Fotografia Risorse Siti Quiz

Interviste a studi: Studio MUT Tassinari/Vetta Studio But Maybe Interviste a ex-alunni: Marta Gasperini








Indice

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9 Dear Readers 13 Le nuove consapevolezze della fashion industry 18 Studio Mut e Tassinari-Vetta

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27 Anti-design

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31 Tra fisico e digitale: la nuova frontiera degli eventi parte dall’arte 35 Iris: Hybrid Speaker

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37 Relevant People 43 Studio But Maybe

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49 Fabio Scala consiglia 55 Character Design

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59 Risorse

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Siamo innamorati del futuro, il miglior progetto è sempre il prossimo

Progetto di Lucia Giusti

Tendenza

Progetto di Alessandro Pennese e Alessandro Brittanzoli

We could work longer But Maybe we could also have an interview

Progetto di Alessandro Iori

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63 Da Olivetti a Google: Il nuovo rinascimento del design italiano 67 Lorenzo Louis Pradelli

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69 Che comunicatore sei? 73 Mushy Design

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81 Marta Gasperini

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85 Il mondo degli NFT: Tra blockchain e sostenibilità 91 Twisted Bodies

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99 Alberto Lot

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Viaggiare per trovare il proprio posto nel mondo

Progetto di Sara Raspanti

Da studentessa IAAD ad insegnante

Progetto di Rebecca Grossi

Struttura e Contenuto per approcciare al mondo

100 103 La stampa 3D al servizio della creatività 104 107 OverBook Progetto di Gionatan Consiglio

110 111 Design scandinavo Tendenza


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DEAR FRIENDS – DEAR STUDENTS – DEAR MATES – DEAR PEOPLE – DEAR PROFS – DEAR READERS

Dear reader, we hope you like this :)


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Noi della redazione di IAAD Mag abbiamo composto questo magazine con l’ideale di ispirare condivisione e condividere ispirazioni: il nostro Istituto possiede tanti patrimoni di idee, esperienze e conoscenze quanti sono gli/le student*. Riteniamo che confrontarsi indirettamente, anche semplicemente sfogliando queste pagine, possa rappresentare un’occasione per espandere le proprie conoscenze, per vedere cosa accade negli altri dipartimenti, per rendere i propri progetti fonte di ispirazione per altri e viceversa, al fine di instaurare così un senso di comunità e di collaborazione all’interno della sede. I progetti degli/le student* si affiancano ad articoli e interviste utili a creare una sinergia di informazioni, stimoli e maggiore consapevolezza per tutti. Fiduciosi del vostro supporto, speriamo di poter portare avanti questo progetto negli anni, espandendo contenuti e collaboratori, per avere sempre più punti di vista e per raccontare al meglio la nostra piccola ma ricca realtà: IAAD. Vi ringraziamo e vi auguriamo una buona lettura. La redazione di IAAD mag


ARTICOLO REDATTO DA IAAD MAG

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Balemnciaga – MFW/22 ↑

Le nuove intenzioni e consapevolezze della Fashion Industry

Una sempre maggiore consapevolezza si sta sviluppando in ognuno di noi in ambito di sostenibilità e ambiente. Una riflessione interiore che colpisce anche il mondo della moda, che si fa portavoce del cambiamento e della rivoluzione di materiali e intenzioni.


11 Articoli

Il Fashion Month 2022 si è portato il carico del ritorno alla normalità degli show fisici post-pandemia. L’enfasi delle sfilate è andata sulle presentazioni fisiche e tradizionali delle collezioni. Le conseguenze dello stato d’animo prodotto dal periodo vissuto sono state visioni sempre più politiche e impegnate a livello sociale. Brand come Balenciaga, Gucci ed Hermès hanno infatti riflettuto su questioni di interesse come politica, auto-espressione, femminismo e sex positivity. Si è trattato di inclinazioni e interessi che hanno portato a una concezione della moda come strumento attivo per nuove riflessioni più concrete e impattanti, portate in passerella da designer e stilisti per creare valore e significato.

peri vietare la vendita di pellicce in tutto il paese con la campagna #FurFreeBritain. Il trend è stato poi seguito da Alexander McQueen e Balenciaga, brand del gruppo Kering, che si sono dichiarati fur-free. Balenciaga ne aveva ridotto l’uso già dai tempi della direzione creativa di Demna Gvasalia nel 2015.

↑ Balemnciaga – MFW/22

La sfilata di Chloé autunno/inverno 2022, è stata particolarmente carica di buone intenzioni per l’ambiente e l’umanità. Gabriela Hearst, direttrice creativa della maison fondata da Gaby Aghion nel 1952, è riuscita nell’intento di comunicare attenzione all’artigianalità e al riciclo. Un chiaro intento di cambiare le regole del gioco, evidente nella collezione invernale in cui fioccano le collaborazioni sostenibili. Un esempio è la Gee’s Bend Quilters, comunità di afro-americane che realizzano trapunte in Alabama, le cui abilità si apprezzano sui patchwork con tessuti di scarto. Le sedute pieghevoli utilizzate per gli ospiti invitati alla sfilata sono poi state donate a We Love Green, music festival parigino che crea eventi a basso impatto ambientale. Stella McCartney si è invece distinta per la speciale collezione fatta per il 72% con materiali sostenibili: dal denim riciclato post-consumo Humana (ricavato da scarti tessili) alle rimanenze dei tessuti riutilizzati della piattaforma Nona Source di LVMH. La collezione, che da sempre non utilizza pelle, piume e pellicce di derivazione animale, impiega la viscosa sostenibile, il cotone organico, il nylon e il poliestere riciclati, le fibre Refibra ricavate dallo scarto tessile, il cashmere rigenerato e le lane tracciabili.

Stella Mccartney – 5/41 ↑

Più di tutti è emerso il tema della sostenibilità, con varie proposte di innovazione responsabile nei confronti dell’ambiente. Sempre più brand si stanno muovendo verso una direzione completamente sostenibile, mantenendosi al passo con la contemporaneità che mira a un futuro green. Gli show hanno infatti avuto l’impatto desiderato sull’audience, con nuovi valori e sentimenti maturati dal periodo pandemico. Il concetto e il valore della moda sono cambiati: accanto ai big brands di Chloè e Diesel, numerosi brand affermati e nuovi talenti emergenti si sono distinti per la sensibilità etica e sostenibile, con collezioni uniche e creative. Già lo scorso anno avevamo assistito a importanti cambiamenti a livello di consapevolezza delle grandi marche, come l’iniziativa di Stella McCartney, Vivienne Westwood e altri rappresentanti del fashion system britannico di scrivere al primo ministro Boris Johnson. Si trattava di una lettera


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Diesel – 2/70 Diesel – 10/70 Diesel – 30/70 Dauphinette – 6/27 Dauphinette – 1/27 Dauphinette – 26/27

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Edward Crutchley – 3/20 Edward Crutchley – 7/20 Edward Crutchley – 15/20 Stella Mccartney – 5/41 Stella Mccartney – 24/41 Stella Mccartney – 36/41

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Stella Mccartney – 16/41 Chloe – 12/38 Chloe – 38/38 Chloe – 15/38


13 Articoli Balenciaga – MFW/22 ↑ La sfilata invernale di Diesel, con l’arrivo del direttore creativo Glenn Martens nel regno del denim di Marostica in provincia di Vicenza, ha rimesso al centro dell’attenzione la portata gigantesca del jeans. È emerso un chiaro un approccio sperimentale e virtuoso applicato con sapienza sia sul denim che sui materiali complementari. I primi jeans 100% riciclati, realizzati in collaborazione con il produttore di tessuti green Tejidos Royo con il label name Diesel Rehab Denim, si affiancano ai jeans smaterializzati in vibranti filamenti destinati a ridefinire le silhouette di un nuovo concetto di pelliccia.

tiva americana, grazie a uno sguardo filtrato dalla fascinazione per l’outerwear e dalla manipolazione della natura. Sono celebri i suoi abiti e gioielli realizzati con boccioli, fiori, frutti rossi, foglie di Ginkgo Biloba placcate o corazze di scarabei recuperate in natura, rese eterne da un bagno nella resina atossica. Le giacche e i cappotti sono invece ottenuti da complessi interventi di upcycling, con un ventaglio molto vario di materiali come pvc, cotone organico, canapa e tessuti riciclati. Tutto questo con l’obiettivo preciso di tenere i prezzi accessibili e onesti.

Insieme a questi big brands che rispettano la promulgazione della tanto anelata legislazione verde, anche designer emergenti promuovono una produzione rispettosa dell’ambiente aderendo alla quinta edizione del progetto Designer for the Planet.

L’emergente designer Edward Crutchley è considerato il master of textiles della nuova generazione. Ha ricevuto due premi da l’International Woolmark Prize ed è stato selezionato per il BFC/GQ Designer Menswear Fund. Nella collezione autunno/inverno 2022/23 di Crutchley sfilano bustiers in poliestere riciclato: le lavorazioni della maglieria sono un unico cut-out praticato da un ipotetico vorace nugolo di tarme, mentre le scarpe platform chiodate sono realizzate in pelle upcycled in collaborazione con il brand di calzature gender fluid Rocker. Tre delle sue creazioni sono poi approdate come NFT nel Metaverso, sulla piattaforma di moda virtuale Zero10.

Edward Crutchley – MFW/22 ↑

BENNU, brand di abiti sartoriali genderless upcycled, ha la missione di recuperare capi sartoriali da deadstock al fine di proteggere il futuro, riducendo l’inquinamento causato dalla produzione. Ogni capo viene rivisitato, trasformato in un pezzo unico ed esclusivo e reinterpretato con maestria sartoriale. Il marchio prende il nome da un uccello della mitologia egizia, la fenice che risorge dalle proprie ceneri come simbolo di rinascita. Il concetto abbraccia un’identità fluida e mutevole, in cui chiunque si può sentire parte attiva del cambiamento, senza vincoli di genere. Il brand adotta un approccio slow in contrasto all’odierno fast fashion, con collezioni esclusive e limitate per numero di capi, con un controllo e una selezione della filiera per garantire il rispetto dell’ambiente e dei lavoratori coinvolti. Anche Olivia Cheng e il suo brand Dauphinette sono stati tra i più seguiti e quotati dell’intera kermesse della NYFW. La designer, classe 2000 attiva dal 2018, è una giovane promessa della scena crea-

Tirando le somme, la Fashion Week ha tenuto tutti sulle spine, si è mostrata attenta e dedita alla sostenibilità, all’etica, all’economia circolare, alla promozione dei talenti emergenti e alla creazione di nuove opportunità di lavoro nell’industria creativa. Tutte le intenzioni poste sono state rispettate, contribuendo così a gettare le basi per una rivisitazione consapevole della moda a 360 gradi.


“Siamo innamorati del futuro, il miglior progetto è sempre il prossimo”. Incontro con Studio MUT e Tassinari-Vetta Bolzano, Alto Adig

e

Venezia Trieste, Friuli

Studio MUT: Thomas Kronbichler e Martin Kerschbaumer Selezionati per due volte per i Creative Pool Annual, tre volte per i 100 migliori poster di Austria, Svizzera e Germania (100 Beste Plakate Deutschland Österreich Schweiz), 5 volte per i Graphic Design Festival Scotland e hanno ricevuto il certificato di eccellenza dall’Art Director Club. Sono lo studio italiano più seguito sui social pur stando a Bolzano, a pochi chilometri dal confine con l’Austria. Thomas e Martin hanno ricevuto il Compasso d’Oro nel 2011 e sono diventati presidenti AGI Italia.

Tassinari/Vetta: Paolo Tassinari Lo studio Tassinari/Vetta, fondato da Paolo Tassinari e Pierpaolo Vetta nel 1981, è uno dei più consolidati studi grafici in Italia. Si è specializzato in progetti di identità visiva, editoriali e grafica ambientale per istituzioni culturali, eventi e grandi committenti privati.

Giulia

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Interviste

Thomas, Martin e Paolo durante l’intervento in IAAD ↑


A quanti progetti lavorate contemporaneamente? Paolo Tassinari: Noi facciamo dei lavori che sono piccoli, per quanto grandi possano essere definiti. Un progetto a cui sto lavorando, per esempio, è l’identità visiva del Vittoriano di Venezia. Si tratta di progetti belli, divertenti, complicati, ma piccoli, per cui si parte e ci si ferma, i tempi si incrociano e si sovrappongono. Al momento sono sette progetti, ma i numeri variano. Tutti aspiriamo a poterci dedicare interamente a uno o due progetti. È bello entrare in un nuovo contesto e farsi raccontare tutto di quel business; si imparano tante cose, nonostante sia complicato. MUT: Anche noi. Avremmo detto quindici o trenta progetti contemporaneamente. Ci sono progetti molto grandi che si protraggono nel tempo, altri che durano meno, altri che si ripetono. Le tempistiche dipendono anche dai clienti perché c’è 1.

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anche chi nella collaborazione non risponde. Ogni lavoro è un’opportunità di conoscenza: è come attraversare il mondo, ottenendo sempre qualcosa di nuovo. All’inizio si affronta un periodo di ricerca, il progetto diventa uno strumento di esplorazione e costituisce l’essenza del nostro lavoro.

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17 Interviste

Riguardo i lavori, come vi approcciate nel momento in cui arriva un cliente che non rispetta i vostri valori o il vostro stile? Accettate il lavoro a prescindere o delegate a qualcun altro? MUT: Diventa più facile nel corso della vita professionale. All’inizio bisogna fare tutto e si vuole che tutti i progetti siano al livello a cui si aspira. Da un certo momento in poi arrivano clienti più preparati a quello che si fa, oppure qualcuno che ha alta stima del tuo pensiero e del tuo lavoro. Bisogna essere neutrali: noi siamo in due ed è più divertente. Il no è importante, anche se si dice molto di rado. Paolo Tassinari: Che io ricordi è successa solo una situazione di grande imbarazzo che poi si è esaurita sul nascere. Non si trattava di un fabbricante di armi ma comunque qualcosa di abusivo.A volte manca la sostanza per far crescere il lavoro, per contro nessun committente è perfetto. 6.

Soprattutto se lavori con industrie di alto livello. In un progetto è molto importante pensare cosa è “successo” per il cliente: nel processo ci sono discussioni, ma se c’è successo allora lui tornerà da te. L’importante è ricordarsi che si sta lavorando per qualcuno, non da soli. Non siamo chiamati solamente per le competenze, ma per le funzionalità in una determinata situazione o contesto. Una parte di noi deve pensare di essere geniale per alzare il livello, l’altra di non essere un genio. Queste due anime devono coesistere, anche se si combattono.

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8. 1. Sissa – Tassinari/Vetta 2. Museo del Porto – Tassinari/Vetta 3. Nuova Scuola di Musica di Bressanone – Studio MUT 4. Nuova Scuola di Musica di Bressanone – Studio MUT 5. Lovum – Studio MUT 6. Lovum – Studio MUT 7. Vittoria Alata Brescia – Tassinari/Vetta 8. Vittoria Alata Brescia – Tassinari/Vetta


↑ Vittoria Alata Brescia – Tassinari/Vetta

↑ Lovum – Studio MUT

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o l el i io g il i l te g e er c p S

a ur is m su


Dialogo

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Progetto di Lucia Giusti

Interior Design Pandemia

Nago–Torbole

Connessione

Interno–esterno

Isolamento

Famiglia


L’obiettivo del progetto è stato dare vita a un’abitazione pandemica: partendo infatti dalla condizione inevitabile di dover passare molto tempo in casa, l’idea è stata quella di creare spazi che fossero suddivisi in diversi blocchi in base alla loro funzione. Nonostante la separazione degli ambienti, il concetto prevede l’esistenza di una connessione simbolica. Un isolamento eccezionale, non categorico, si realizza in chiave pratica e visiva tramite delle ampie porte finestre.

21 Progetti ↑ Piano terra 80 210

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Questa connessione nasce dall’incastro di tre piani, che vengono sfalsati ma rimangono comunque fluidi grazie alle porte finestre sopracitate. Dal momento che la pandemia ha incentivato il lavoro e lo studio da casa, il progetto prevede un intero piano dedicato ad atelier. Le personas che abiteranno la casa – un padre pittore, una madre insegnante e un figlio studente – avranno ognuno il proprio spazio dove poter operare. La committenza era alla ricerca di un luogo in cui poter vivere a stretto contatto con la natura, un ambiente che potesse essere di ispirazione al padre per il suo lavoro e in cui tutti i membri della famiglia potessero respirare un clima di tranquillità grazie alla bellezza del luogo circostante.


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23 Progetti ↑ Primo piano

Il contesto di inserimento del lotto di 40x20 metri è il comune di Nago-Torbole, che si trova sulla riva nordest del Lago di Garda in Trentino Alto Adige. Vicino si trovano alcuni sentieri panoramici da percorrere in bici o a piedi, che permettono di vivere con maggiore tranquillità un periodo di pandemia. 80 210

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Il focus del progetto è il dialogo con l’esterno, conseguentemente la forma e la disposizione degli spazi sono subordinate a questo principio. La base di partenza è stata un rettangolo formato dall’insieme degli spazi abitativi orientato in modo da avere più aperture verso sud e meno verso ovest ed est, dove la luce del sole provoca surriscaldamento. Successivamente sono state create delle sporgenze in corrispondenza della fascia centrale. A nord l’abitazione si prolunga con l’ingresso, che rappresenta la soglia tra interno ed esterno, a sud la sala pranzo viene estesa per esprimere la tensione dell’edificio verso l’ambiente circostante.

Giusti – Interior Design

L’abitazione presenta tre livelli posti ad altezze leggermente diverse, sia per rispettare il terreno di inserimento del lotto, che riguarda un pendio, sia per permettere connessione e dialogo tra gli spazi interni. La diversa altezza conferisce comunque privacy ad ambienti che hanno funzionalità diverse. Questi, infatti, si suddividono in tre blocchi in ordine altimetrico: zona giorno, zona notte e ambiente di lavoro.


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Progetti

Giusti – Interior Design


ANTIDESIGN Tendenze

L’anti-design è una tendenza che porta i grafici a distruggere le regole che conoscono, stravolgendole completamente. Si tratta della sovrapposizione di elementi grafici di vari stili in modo caotico. Il movimento emerge come una critica alla cultura del consumo, un tributo agli eccessi del design e alla continua spinta all’innovazione. Questo stile ha introdotto colori audaci e sorprendenti all’interno di grafiche che precedentemente contenevano una grande quantità di nero, bianco e grigio.

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ARTICOLO REDATTO DA IAAD MAG

Tra fisico e digitale: la nuova frontiera degli eventi inizia dall’arte

Viviamo in un mondo che coesiste tra il fisico e il digitale. Ogni giorno, anche senza volerlo, la nostra vita si divide tra i dispositivi e la vita reale. Negli ultimi anni, a causa della pandemia e non solo, siamo stati catapultati in un’epoca caratterizzata da una digitalizzazione sempre maggiore che riguarda quasi l’80% della nostra quotidianità.

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29 Articoli Di fronte: Joy Labinjo, Man drinking coffee, 2019. A destra: Sonia Boyce, The Audition in Colour, 1997 L’essere costantemente tra due mondi paralleli che si completano a vicenda ha portato a coniare un termine che riassume queste due realtà: Phygital. Questa nuova parola chiave dell’innovazione è il frutto e il riassunto del recente periodo di grande cambiamento. Si tratta di un neologismo nato dall’unione dei termini physical e digital che definisce una qualsiasi esperienza che preveda incontri e contaminazioni tra il fisico e il digitale. Anche il marketing sta costruendo una nuova frontiera incentrata sul phygital. L’obiettivo è quello di sfruttare al meglio le potenzialità di questa realtà per migliorare l’esperienza del cliente. Il presupposto del marketing phygital consiste nel fatto che il consumatore sia ormai iperconnesso e abbia un rapporto sempre più stretto con

la tecnologia. Di conseguenza riesce ad abitare due mondi, quello fisico e quello digitale, captando molte più informazioni e dati. È una vera e propria evoluzione dell’esperienza umana che comporta la tendenza a non percepire più il confine netto tra le due dimensioni, passando con naturalezza dall’una all’altra. Per ottenere un’esperienza phygital immersiva è fondamentale utilizzare una tecnologia in grado di favorire l’immediatezza da un lato e l’interazione dall’altro, per poter coinvolgere tutti i partecipanti. Molte location hanno deciso di organizzarsi per offrire spazi in cui poter realizzare dei veri e propri eventi Phygital. L’offerta prevede la gestione dell’intero show, in autonomia o in collaborazione con fornitori specializzati, garantendo un servizio di alta qualità.


↑ Interni mostra TheVOV

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31 Articoli

La pandemia ha colpito tutti i settori e, in particolare, il turismo è tra quelli che ne hanno risentito maggiormente. Al fine di arginare tali perdite gli operatori del settore si sono ingegnati, utilizzando nuovi mezzi, per consentire alle persone di fruire del loro servizio anche dal proprio divano.

Louise Giovanelli, An Ex III, 2019 ↑

Alcuni operatori nel settore della cultura, dei musei e delle gallerie d’arte hanno deciso di contrastare il distanziamento imposto dalla pandemia con theVOV. Concepito durante il primo lockdown e lanciato nel terzo, theVOV è un ecosistema visuale impegnato nell’innovazione in Art x Metaverse per supportare le istituzioni culturali. Ospita per la prima volta importanti musei, gallerie e collezioni su un’unica piattaforma, rendendo la cultura più accessibile che mai. È un’iniziativa congiunta delle fondazioni artistica-scientifica Visualogical e filantropica Outset Contemporary Art Fund. theVOV nasce dall’esigenza di comunicare, di respirare e di condividere arte, esponendo le più famose mostre degli ultimi quindici anni nel mondo della realtà estesa. Per concretizzare il loro obiettivo è stato necessario creare una galleria virtuale su misura, caratterizzata da spazi quasi ultraterreni. Le co-fondatrici di Visualogical, Natasha Hersham e Victoria Westerman, considerano theVOV un innovativo ecosistema virtuale che permette di godere dell’arte dal vivo on demand.

Tutti i contenuti vengono resi disponibili gratuitamente ma i visitatori hanno la possibilità di effettuare donazioni a favore delle gallerie partecipanti. Una delle gallerie che partecipa al progetto di theVOV è la Robson Orr TenTen Virtual Gallery, che ha presentato per la prima volta nel mondo digitale nuove opere d’arte che sono entrate a far parte della Government Art Collection. La galleria virtuale prende ispirazione dall’architettura dell’Old Admiralty Building di Londra e permette ai visitatori di navigare attraverso il proprio schermo muovendosi per ammirare le opere d’arte.


IRIS: Hybrid speaker Progetto di Alessandro Pennese e Alessandro Brintazzoli

Product Design Multisensorialità

Interattivo Ibridazione

Intelligenza artificiale Tessuto

Metallo

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33 Progetti

Il progetto nasce dall’idea di creare un prodotto ibrido, che fondesse le caratteristiche e le funzionalità di due o più oggetti distinti. Il risultato è stato Iris, un prodotto che funge sia da speaker bluetooth che da arredo luminoso, pensato per arricchire sia digitalmente che visivamente il proprio ambiente living.

A livello tecnico l’intensità luminosa è regolata dalla posizione dello speaker, il quale scorre lungo un telaio di guide metalliche che permettono di attaccarlo alla parete o ad altri elementi d’arredo. Per quanto riguarda i materiali, il telaio è in acciaio, il retro della cassa stereo è in plastica matte, mentre il fronte è in tessuto microforato adatto ai rivestimenti per sorgenti sonore. Il cliente è abituato a utilizzare gli assistenti domestici solo con la voce, pertanto vengono progettati piccoli oggetti che le persone mettono negli angoli della casa per renderli meno evidenti. L’obiettivo qui era invece rendere l’assistente vocale una parte integrante, se non protagonista, dell’ambiente domestico per aumentarne la funzionalità e migliorarne l’aspetto estetico, instaurando anche un nuovo tipo di relazione tra utente e assistente vocale. Si tratta di un prodotto più grande dell’assistente domestico medio, dotato di migliore qualità sonora e un effetto visivo d’impatto. Il suo posizionamento deve essere tale da consentire all’utente una facile presa, così da far scorrere il componente mobile lungo i binari.


Mirando a far parte dell’arredamento è necessario che il prodotto svolga funzioni utili alla gestione dello spazio domestico. Dovrà fungere sia da assistente vocale che da fonte di luce per la stanza. La fonte di luce completa l’oggetto per renderlo un vero e proprio complemento d’arredo. Nonostante gli altoparlanti intelligenti siano sempre più popolari, i prodotti attualmente in commercio presentano dei limiti: non si integrano facilmente nell’ambiente in cui sono inseriti, consentono agli utenti di utilizzare solo la propria voce per interagire con loro e le piccole dimensioni non permettono una riproduzione del suono di alta qualità. Quest’idea di intelligenza artificiale interattiva mira a fare un passo avanti nella concezione degli smart speaker e a fare un passo indietro nella relazione di interazione tra loro e l’utente. Iris è un nuovo arredo intelligente che aggiunge alla tecnologia il divertimento e la possibilità di personalizzare l’ambiente domestico, proponendo un’interazione fisica e una fonte di illuminazione.

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Progetti

Pennese Brintazzoli – Interior Design


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@tobiasgremmler – Artista polivalente di origine tedesca, pioniere del media scenography. 2. @fxntxnile – Emergente artista 3D con padronanza nel chrometype. 3. @andreiongd – Andreion De Castro unisce type, motion e branding su Processing. Il codice diventa immersivo.

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@livingdivani – Azienda di Renata Pozzoli e Luigi Bestetti che ha fatto dell’imbottito il suo trademark: armonia e proporzioni nel distretto dell’arredamento. 5. @elliotisacoolguy – Graphic designer australiano con vivaci elaborati che rimandano al passato in chiave innovativa. 6. @defaience – Brand di moda

di cui Nicola Bacchilega, classe ’90, è direttore creativo. Laureato in ceramica unisce moda e scultura. 7. @vanellimelli – Influencer fai da te famosa per foto in analogica autorealizzate. 8. @annadoralascsik – ADL è la prova che un’unica donna può essere un’agenzia: Anna Dora è Art Director di se stessa.


9. @angostura_ – La designer Giulia Tavani dà un tocco di amarezza al fashion con i gioielli come l’angostura nei cocktail. 10. @atelierlavit – Marco Lavit realizza architetture minimal e contemporanee. 11. @fewocious – Victor è il 19enne da tenere d’occhio nel mercato NFT.

Con il paint drop ha già riscosso enorme successo. 12. @dougwheeler – Inizia il movimento Light and Space in cui luce e spazio sono medium di emozioni suggestive utilizzate per opere artistiche. 13. @antoniofacco – Designer e Art Director con il proprio studio a Milano che ha già rilevanza internazionale.

14. @monopo_london – Un collettivo di artisti in grado di esplorare diverse branche del design, unendo prospettive da tutto il mondo.


“We could work longer But Maybe we could also have an Interview” Due parole con Studio But Maybe a Bologna, Itali

But Maybe è uno studio di progettazione grafica e digitale fondato nel 2020 da Giulia Bardelli, Michele Pastore e Andrea Guccini. Oggi sviluppa sistemi di comunicazione potenti, durevoli e riconoscibili con un approccio strategico distinguibile, allo stesso tempo metodologico e versatile.

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Presentatevi:

Interviste

Michele: Ho frequentato l’ISIA di Urbino insieme a Lorenzo Pradelli, che voi avete già conosciuto. È stato fondamentale perché grazie a lui io e Andrea siamo stati in grado di conoscerci. L’inizio di tutta la mia carriera è stato il concorso di city branding per Bologna che consisteva nell’ideazione e nello sviluppo di un’identità visiva per la città. Da qui è maturata l’idea che Bologna non sia costituita una cosa sola, ma da tante piccole cose messe insieme. Si è sviluppato così un vero e proprio alfabeto dove ogni lettera è rappresentata da un marchio diverso. Giulia: Ho una formazione scientifica continuata alla triennale in comunicazione al politecnico di Milano. Il mio background è prettamente editoriale, con una fissazione parallela sviluppatasi più tardi per il web. Ho vissuto varie esperienze tra cui un master in Olanda. Credo molto nelle esperienze soprattutto a livello umano. I rapporti con i vostri colleghi e compagni sono molto importanti: spesso e volentieri si portano dietro per una vita, dando luce a collaborazioni interessanti. C’è stato un periodo in cui, a causa di diverse situazioni in cui mi ero inserita, lavoravo intorno alle 12 ore al giorno: non fatelo! Ne ricaverete solamente un crollo nervoso o un licenziamento. È più importante la sicurezza economica o il benessere psico-fisico? Sicuramente la sicurezza economica è importante ma, soprattutto per i lavori creativi, la salute mentale viene prima di tutto.

Da cosa nasce il nome But Maybe? Qual è stato il primo passo per avviare un vostro studio personale? Andrea: Dopo una serie di proposte ci aveva conquistati il nome Of course, but maybe, citazione del comico americano Louis Ck. Tuttavia, in seguito alle accuse per molestie a suo carico, abbiamo optato per semplificare il nome in But Maybe, giocando molto sulla narrativa che permette di rafforzare la nostra identità. G: Ci siamo chiesti che tipo di studio volessimo essere. È importante per noi riuscire a stabilire obiettivi concreti e che non si discostano troppo dalla nostra persona: le cose devono rispecchiarci. Ci vuole tempo per fare in modo che le cose funzionino, perché si tratta di una crescita che deve il più possibile essere organica e naturale, che si forma pian piano. Servono sempre dei paletti, certo, ma non troppi: la struttura non deve essere finta, altrimenti prima o poi rischia di crollare! M: Si parla di creare una seconda famiglia in cui il dialogo è fondamentale, anche se alcune cose si risolvono da sole. Naturalmente, il primo passo è stato stabilire un modo per comunicare lo studio: abbiamo iniziato quindi stipulando un elenco di cose che avrebbero potuto aiutarci a farci conoscere al mondo: social, sito web, email, uno spazio fisico.


↑ Bologna city branding – Michele Pastore

↑ Identità visiva But Maybe Studio

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41 Interviste

Quali accorgimenti avete intrapreso per riuscire a trovare un buon equilibrio all’interno dello studio? G: Lo spazio fisico non è così indispensabile, c’è anche chi preferisce lavorare in casa propria. Io credo fortemente nel mio bisogno in quanto individuo di separare fisicamente l’ambiente-casa dall’ambiente-lavoro, per rimanere motivata e stimolata mentalmente. È importante distinguere i due spazi anche durante il contatto con i propri clienti: avere un’email professionale aiuta a evitare quella tipologia di clienti che tende a chiamarti sul numero di telefono o, peggio ancora, scriverti su Whatsapp.

Come trovate nuovi clienti e nuovi lavori? M: Guardando indietro alle nostre esperienze ci siamo resi conto che il metodo principale con cui troviamo clienti è il “passaparola”, soprattutto per uno studio nato da poco come il nostro. Dal momento che effettui un lavoro per un cliente e questo ne rimane soddisfatto, automaticamente se è in contatto con qualcuno che ha bisogno dei tuoi servizi si rivolgerà a te, creando una sorta di loop, da cui da progetto nasce progetto. Anche gli aperitivi sono una fonte incredibile di clienti. *ride*

M: Anche per organizzare le giornate lavorative e gestire gli orari è importante ascoltare e rispettare le esigenze di ognuno: c’è chi è molto più produttivo di giorno e chi lo è di sera. Io ad esempio preferisco di gran lunga lavorare la mattina, mentre Giulia e Andrea rimangono fino a tardi. Naturalmente tutto deve essere in equilibrio e, qualora dovesse essere necessario, è importante rimanere flessibili.

I rapporti con i vostri colleghi e compagni sono molto importanti: spesso e volentieri si portano dietro per una vita, dando luce a collaborazioni interessanti.


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Cineteca di Bologna Ph Museum Bologna city branding Paradisoterrestre Paradisoterrestre The Unfamiliar Body Card Musei Metropolitani Bologna Poster Frammenti

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43 Interviste 5.

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how to: stampare in sede

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“Sono nato nel 1922 in una città piena di portici”. La Bologna di Pier Paolo Pasolini nei 100 anni di Pasolini Chi nasce e vive in una città è potenzialmente la prima persona a non conoscere la storia della stessa, così come delle persone illustri che l’hanno abitata o follemente amata se solo di passaggio. Chi cammina sotto i portici di Bologna come studente, tuttavia, per curiosità accademica o dovere intellettuale, ricerca spasmodicamente determinate suggestioni. In questi mesi, per esempio, un salto in centro è sufficiente per imbattersi nei manifesti e nelle manifestazioni sui 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini. Autore dall’enorme versatilità, in ambito accademico Pasolini non viene mai descritto con un unico tag: regista, drammaturgo, attore, scrittore, ma anche linguista, traduttore e talentuoso sportivo. Spesso si pensa implicitamente a lui come un poeta maledetto, omettendone e trascurandone le radici materiali, argomento molto caro allo stesso autore. Pier Paolo Pasolini nasce nel 1922 a Bologna in via Borgonuovo 4, a 200m dal Portico dei Servi, dove girerà la scena finale del suo Edipo Re. Trasferitosi prima in Veneto e poi in Friuli per inseguire le esigenze lavorative del padre, tornerà in Emilia da adolescente: dapprima in provincia di Reggio Emilia, poi di nuovo a Bologna, studiando al Liceo Galvani e in seguito all’Università più antica del mondo. I numerosi trasferimenti garantiscono la mappatura culturale che detta gli interessi e il pattern intellettuale di Pasolini, comunque mai circoscritto alla sola esperienza personale. Fondamentali durante gli studi le prime esplorazioni politiche, che contribuiscono a farne una delle menti più discusse del ventesimo secolo. Pasolini si trasferisce negli anni Cinquanta a Roma dove scopre Franco Citti, il quale insegna allo scrittore il dialetto romano e ne fa sua musa attoriale. Nel periodo romano Pasolini realizza alcune delle sue opere scritte e audiovisive più celebri e controverse. L’ultima di queste è Salò e le 120 giornate di Sodoma, tratto dall’omonimo romanzo incompiuto di De Sade (Les cent vingt journées de Sodome, 1785). Le celebrazioni dei 100 anni di Pasolini sono articolate per tutto il 2022 in molteplici mostre ed eventi in collaborazione con il Comune di Bologna e le realtà culturali del territorio.


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Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Il ritorno in calzamaglia di un maestro dell’horror Il protagonista del nuovo Doctor Strange non è Doctor Strange. A farla da padrona per due ore di film sono invece le scelte del regista e un’inconfondibile firma stilistica che non influenzava così tanto una pellicola dell’MCU da quando vi fecero il loro ingresso Waititi e Gunn. Senza di loro non sarebbe stato forse possibile per il produttore Kevin Feige richiamare oggi Sam Raimi per dirigere un film di supereroi. Il risultato è che Doctor Strange in the Multiverse of Madness è forse il primo film di una saga che per essere apprezzato visceralmente non richiede di avere visto i film o le serie precedenti, bensì di avere familiarità con il genere di riferimento e la cinematografia del regista (in particolare la trilogia di Evil Dead). Sarà infatti impossibile comprendere o addirittura accettare alcuni interventi che a molti, aspettandosi un film Marvel, faranno storcere il naso essendo privi di esperienza dell’umorismo grafico e visivo di Raimi, preso dai comic book e dalle commedie slapstick. Restano discutibili alcune soluzioni narrative e plot device che distraggono dall’orchestra ragionata della regia di Raimi e delle musiche di Elfman. Nel complesso un film nuovo ma classico.

Better Call Saul e l’abbattimento della quarta parete dello spin-off In tanti hanno visto, amato o anche odiato la serie ormai cult Breaking Bad. Altrettanti hanno deciso di lasciar perdere o al contrario dare cieca fiducia al suo spin-off ufficiale Better Call Saul, serie prequel incentrata sulla storia sconosciuta dell’avvocato Saul Goodman (Bob Odenkirk). Giunta quest’anno alla sua sesta e ultima stagione, Better Call Saul ha sconvolto anche gli scettici, ribaltando gli standard degli spin-off ed eguagliando, se non addirittura superando, la serie madre. La storia di Jimmy McGill è costellata di personaggi di cui conosciamo l’epilogo grazie a Breaking Bad, tuttavia ciò che finora eravamo convinti di sapere diventa improvvisamente superfluo. L’onniscienza dello spettatore non smorza in alcun modo l’esperienza della visione, che va invece ad approfondire e a dare spessore ai background di personaggi di cui conoscevamo la fine ma non l’inizio. Vecchi e nuovi volti si fanno veicolo di vicende inedite, mentre a fare da vera costante tra spin-off e serie di partenza è il gioco dei doppi, che aleggia come una maledizione attorno al protagonista e alla rappresentazione visiva e iconografica del mondo in cui si addentra.


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Character design Progetto di Alessandro Iori

Digital Communication Design

Personaggi

Modellazione 3D

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51 Progetti

Questo progetto nasce per sperimentare la modellazione 3D in maniera libera, come progetto creativo personale. I personaggi, antropomorfi e non, sono ispirati allo stile tipicamente cupo di Tim Burton.


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Progetti

Iori – Digital Communication Design


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Progetti

Iori – Digital Communication Design


Ti diranno che per superare un blocco creativo devi uscire a farti un giro, cercare ispirazione, cambiare prospettiva. Sono tutte cazzate. cazzate

Quando il blocco arriva, arriva. Ma stai tranquillo, non è per sempre. Ora chiama un amico e fatti una birretta. Magari sotto il sole.



FOR DESIGNERS

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71. UI Faces 72. Shotsnapp 73. Screely 74. Artboard Studio 75. Screenpeek 76. House of Mockups 77. You Work For Them 78. Smartmockups 79. The Templates 80. Graphic Burger SCREENSHOT AND SCREEN RECORDER TOOLS → 81. Collabshot 82. Giphy Capture 83. Snappy 84. GoFullPage 85. EasyScreen 86. ScreenRec 87. Markup Hero 88. EasyScreen 89. ScreenToGif DESIGN INSPIRATION → 90. Creative Boom 91. Mirador 92. Wix Creative 93. Inspiration Grid 94. Behance 95. Dribbble 96. Httpster 97. It’s Nice That 98. Creative Review 99. The Design Blog 100. Identity Designed 100 FREE RESOURCES FOR YOU!

STOCK IMAGES → 1. Nappy 2. Moose 3. StockSnap 4. Pexels 5. Unsplash 6. FreeImages 7. Burst 8. New Old Stock 9. Free Nature Stock 10. ISO Republic STOCK VIDEOS → 11. Pond5 12. Vimeo 13. Coverr 14. Adobe Stock 15. Cute Stock Footage STOCK MUSIC AND AUDIO → 16. Uppbeat 17. Free Music Archive 18. Bensound 19. MixKit 20. Videvo ILLUSTRATIONS → 21. Humaaans 22. unDraw 23. DrawKit 24. Pimp my Drawing 25. Open Peeps 26. Free Illustrations 27. Lukasz Adam 28. Pixabay 29. Open Doodles 30. Absurd ICONS → 31. Ionicons 32. Simple Icons 33. Free Icons 34. Icons Icons 35. Iconscout 36. Flaticons 37. The Noun Project 38. Animaticons 39. Font Awesome 40. IconMonstr FONTS → 41. Google Fonts 42. Font Squirrel 43. FontFabric 44. Use & Modify 45. 1001 Free Fonts 46. MyFonts 47. Font Zone 48. UrbanFonts 49. FontSpace 50. DaFont GRAPHIC DESIGN TOOLS → 51. Figma 52. Vectr 53. Inkscape 54. PaperSizes 55. Gravit 56. Crello 57. Font Joy 58. Vecteezy 59. Wordmark 60. Canva COLOUR TOOLS → 61. Coolors 62. Site Palette 63. Color Hunt 64. Web Gradients 65. Color Lisa IMAGE EDITING TOOLS → 66. Fotor 67. Remove BG 68. SocialSizes 69. Pixlr 70. Kapwing MOCKUP TOOLS →

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ARTICOLO REDATTO DA IAAD MAG

Da Olivetti a Google: il nuovo rinascimento del design italiano

Il design di una volta si costituiva di prodotti colorati, espressivi e di molteplici forme. Da un certo punto in poi invece quasi tutti i prodotti tecnologici sono diventati bianchi, argento, grigi, neri, piatti, quadrati, rotondi e minimalisti. Ultimamente ci sono indizi che questa linea stia prendendo altre direzioni e Google, per quanto strano, si stia configurando come precursore di questo cambiamento.

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Il lancio da parte del colosso di Mountain View dei recenti modelli di Google Pixel, degli auricolari wireless, dei visori VR, della fotocamera Clips e dei prodotti per la casa, ci consente di notare tocchi di colore e forma che possono essere chiaramente ricondotti al ramo italiano del design appartenente agli anni ‘60 e ‘70. In particolare sono tanti i rimandi all’azienda pionieristica Olivetti, nota soprattutto per la sua famosa macchina da scrivere Valentine, che ha avuto un’incredibile serie di design innovativi, tra cui il primo computer desktop programmabile al mondo (il Programma 101 del 1964).

Google Pixel 4 ↑

Olivetti venne fondata nel 1908 e a partire dagli anni ‘60 assunse il design come elemento strategico di differenziazione. La progettazione si estendeva dai prodotti alla progettazione grafica e all’architettura. L’azienda assunse alcuni dei migliori designer del mondo, tra cui Ettore Sottsass, Perry King e Mario Bellini. Google è piuttosto attenta al design interno ed esterno dei suoi prodotti, cerca infatti di offrire un’esperienza a 360 gradi attraverso prodotti e servizi efficacemente interconnessi tra loro, ciò che affascina tuttavia è la direzione inaspettatamente espressiva che l’azienda ha intrapreso con il suo linguaggio progettuale.

A sinistra: Google Daydream. A destra: Olivetti Divisumma 18↑

Lo stile del del design di Google ricorda il ramo italiano del design industriale della quale non abbiamo visto molto negli ultimi due o tre decenni, con una predominazione invece della corrente tedesca caratterizzata da forme geometriche pulite come cubi e cilindri con colori lucidi, bianchi, neri e superfici lisce e disadorne, che ricordando inevitabilmente il Bauhaus.

Al centro della filosofia di Olivetti, e anche dei suoi designer, c’era il fatto che la tecnologia doveva essere umanistica, non prepotente. Anche un prodotto d’ufficio dovrebbe comunicare gioia ravvivando le attività quotidiane. Questo bisogno era particolarmente importante in quel momento storico, poiché le persone mettevano in discussione la rigidità del posto di lavoro tradizionale (in particolare i ruoli di genere) in un contesto di sconvolgimento e trasformazione sociale.


↑ Particolari delle Pixel Buds

↑ Particolari di Olivetti Praxis 48

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Ad esempio, i deliziosi cappucci verdi dei tasti della macchina da scrivere Praxis 48, disegnata da Sottsass nel 1964, sono come un campo di erba fresca in cui giocare con le dita. Gli auricolari wireless di Google e i telefoni Pixel hanno anche piccole macchie di colore che conferiscono loro personalità vivaci, persino giocose. Questi dettagli portano un gradito sollievo al design pesantemente serio visto in molte altre aziende, in particolare Apple, dove non sembra esserci molto divertimento nel processo di progettazione. Ne sono la dimostrazione i prodotti finali. Da notare quello che Google sta facendo con i colori: toni tenui ma sofisticati che compensano magnificamente i piccoli punti di contatto luminosi. Nel caso dei Pixel, il colore è la grazia salvifica di quello che altrimenti sarebbe un design generale abbastanza prosaico. Il designer Sottsass una volta ha scritto della sua Praxis 48: “L’intera macchina può essere intesa come una sorta di scherzo interiore: vuole essere un po’ divertente, gioiosa ma anche preziosa. Genera un modo di guardare alla meccanica come se si guardasse un giocattolo piuttosto che una macchina reale: vuole essere un oggetto che siamo felici di guardare, a cui ci avviciniamo senza paura e senza pensare ‘devo mettermi al lavoro.” È questo il senso dell’umorismo che raramente troviamo ancora nel design del prodotto, quindi è fantastico vedere Google seguire questo pensiero, soprattutto data la forte attenzione ingegneristica sul design del passato.

Allo stesso modo, il calcolatore Divisumma 18, progettato nel 1973 da Mario Bellini, mirava a rendere divertente la contabilità. Nel 1987, un curatore del Museum of Modern Art descrisse il Divisumma in modo alquanto sensuale: “Ciò che è particolarmente intrigante è la tastiera continua, flessibile, in pelle di gomma... I pulsanti articolati, ricoperti dalla morbida pelle di gomma, sono come capezzoli. L’enfasi non è sul calcolo e sul potere, ma sulla stimolazione di un senso di piacere”. L’innovativa membrana in gomma e la forma a “vulcano” dei tasti sono stati definiti “il design del pulsante più influente di sempre” e, combinati con il colore arancione strabiliante, lo rendono un pezzo davvero straordinario, soprattutto se visto e tenuto di persona. Allo stesso modo, si rimane affascinati dalle forme, dall’uso giocoso del colore e dalle nuove scelte di materiali, si pensa ad esempio al visore Daydream View VR, un prodotto che non ha avuto molta fortuna ma che sicuramente risultò innovativo per il suo approccio intimo, che gli conferiva prima l’aspetto di un prodotto di moda che di tecnologia.

↑ Google Nest

I prodotti Home di Google, che hanno debuttato nel 2016, hanno iniziato il trend delle superfici ricoperte di stoffa che prosegue ancora oggi con la nuova gamma Nest. Oggi la gamma Nest risulta meno coraggiosa se la paragoniamo alle sperimentazioni effettuate in passato con Google Home, è tuttavia ancora oggi molto forte l’impronta e le lezioni date dal ‘‘vecchio’’ modo di fare del design italiano, che forse non a caso trova una sua rinascita in prodotti che sempre di più sono integrati nella nostra quotidianità, in prodotti sempre più ‘‘familiari’’.


Viaggiare per trovare il proprio posto nel mondo: intervista a Lorenzo Louis Pradelli Berlino, Londra

Direttore artistico

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65 Interviste

C’è qualcosa che non ci insegnano? Cosa ti ha dato in più il mondo del lavoro rispetto al percorso universitario? Credo che il mondo del lavoro rispetto all’università insegni come venire a compromessi tra le proprie idee, la creatività e le necessità economiche. Nel mondo reale, quando si lavora a un progetto editoriale si vuole sempre fare una cosa molto concettuale, ma bisogna capire che c’è tutta un’economia dietro da tenere in considerazione: dalla comunicazione, alla stampa, dalla distribuzione di un magazine e al pagamento della gente che ci lavora. Non si può essere troppo idealisti e pensare che o si fa al proprio modo o non si fa. Sono convinto che la cosa fondamentale da capire sia come gestire le necessità di un cliente (o quelle di una comunicazione) e fare la cosa migliore possibile senza tradire i propri ideali, il concetto. Dovete riuscire a convincere il cliente, capendo i suoi bisogni e manovrandoli in modo tale che coincidano con i vostri interessi. Questa secondo me è una cosa essenziale. Cosa consigli di fare agli studenti appena usciti dall’università? Qual è secondo te il segreto per crearsi una giusta rete di conoscenze e affrontare i primi lavori? Appena usciti dall’università vi direi di provare a lavorare subito, almeno per capire se una determinata branca del design fa per voi. Io ad esempio dopo la triennale sono andato direttamente al master, ma tornassi indietro farei un anno di lavoro. Di solito al master si ha l’opportunità di sbizzarrirsi e provare cose fuori dalla propria comfort zone, io invece avevo una gran paura di dover imparare un mestiere, avevo questa paura di esplorare, di uscire, fare cose che pensavo non mi sarebbero mai servite nel mio lavoro. Se avessi avuto un anno o due di lavoro alle spalle, avrei capito a cosa serviva veramente: ho imparato infatti che molto si apprende lavorando e che anche le cose che all’inizio non sembrano molto specializzanti nel nostro lavoro, ci specializzano lavorando e facendo. Una volta imparate le basi tecniche, si usano i master per sperimentare e allargare i propri orizzonti, anche per uscire da questo piccolo mondo di grafici che fanno cose per altri grafici. Di conseguenza consiglio di allargare le conoscenze provando ambiti diversi, parlando non solo con altri grafici ma con fotografi, con scultori, con medici, con gente che viene completamente da branche diverse. Alla fine si apriranno tante porte con progetti a cui non avreste mai pensato di partecipare, a cui non sareste mai arrivati stando solo in un circolo di grafici e di creativi.

Attualmente quali sono i progetti a cui stai lavorando? Adesso sto lavorando a SleekMagazine: sono infatti quattro anni che ne curo la direzione artistica. Negli ultimi anni ho creato un team di cui mi posso fidare, con cui posso lavorare bene, quindi delego molto anche a loro e mi concentro di più sulla fotografia, sulle moodboard, sul set con i fotografi. Questo lavoro mi permette di avere grande flessibilità perché - sì- ci sono delle scadenze legate alla stampa, ma finita quella si può godere di periodi di libertà. Penso sia importante avere un lavoro ricorrente, che torna ogni 3/4 mesi, perché consente di avere una base stabile per pagare l’affitto, per pagare la vita, per poi trovare altre cose da fare nei mesi liberi. Per esempio ultimamente collaboro con lo studio di IADASTAR che si è occupato del Redbull Music Academy. Lavoro con loro nel creare delle presentazioni che siano coinvolgenti e che riescano a comunicare il concetto che vogliono esprimere. Questo è un lavoro un po’ sporadico ma paga bene e mi consente quindi di avere altro tempo libero, in cui sviluppo progetti personali. Sto anche lavorando con due amici italiani, uno a Milano e un altro a Madrid: stiamo facendo un progetto di ricerca personale sulle Maestà. Si tratta di piccole statue della Madonna solitamente collocate agli incroci delle strade di campagna e siamo andati alla loro ricerca in tutta Europa. Ci siamo informati su come questa cosa si è evoluta, dove getta le radici… insomma vediamo cosa succede. Vi direi che lavoro a queste tre cose: portare avanti un progetto stabile, avere un progetto meno creativo che porta entrate e lavorare con amici a progetti personali.


↑ (In sfondo) Interno Sleek “Love” ISSUE 72

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Hai viaggiato molto negli ultimi anni, c’è un ambiente tra tutti che hai trovato particolarmente stimolante? Non ho mai lavorato in Italia, ho studiato qui e poi ho sempre lavorato e avuto esperienze all’estero. Secondo me è necessario viaggiare per capire quale possa essere il proprio posto nel mondo, a seconda della sensibilità e del bisogno di ispirazione. Ci sono persone che trovano ispirazione in mezzo alla campagna, in un posto sperduto, dove guardare dentro se stessi o conoscere piccoli artigiani. Poi ci sono persone che invece trovano ispirazione nelle grandi metropoli e nel conoscere un mare di persone. Io personalmente sento di rientrare più nella seconda categoria e devo dire che Londra mi ha dato una gran svegliata. È una realtà molto cattiva, in cui non ti puoi permettere di perdere tempo, in cui devi sempre stare sul pezzo e sempre cercare il prossimo lavoro. Se ti fermi sei perduto. Berlino d’altro canto ha uno stile di vita più rilassato e per quanto riguarda i progetti ce ne sono molti di indipendenti, più piccoli, anche con meno fondi economici magari ma più creativi e liberi.

Un’altra esperienza fondamentale è conoscere persone da tutto il mondo, di culture diverse, che ti facciano capire anche il loro approccio al linguaggio visivo e ai simboli. Esistono alcuni simboli che noi occidentali riteniamo del tutto innocui, quando in realtà rappresentano cose terribili per altre culture. L’esempio che faccio sempre è di un mio amico coreano, grandissimo fan di Frank Ocean: è successo che si è arrabbiato perché a un concerto il cantante aveva indossato una giacca con vari patch sulla schiena e tra quesi ce n’era uno che ritraeva il sole raggiante. Il problema è che quello era il simbolo della bandiera del Giappone nel periodo colonialista, epoca in cui i giapponesi avevano conquistato metà del Sud Est Asiatico distruggendo e impoverendo intere nazioni. Se chiedete a questo mio amico, è come se Frank Ocean si fosse presentato con l’equivalente di una svastica addosso. È un esempio che dimostra quanto sia importante conoscere i diversi significati di segni e simboli in diverse parti del mondo.

Ci sono persone che trovano ispirazione in mezzo alla campagna, in un posto sperduto dove guardare dentro se stessi. Poi ci sono persone che invece trovano ispirazione nelle grandi metropoli e nel conoscere un mare di persone.


Che comunicatore sei? Sebbene esistano molte personalità diverse, gli stili di comunicazione si possono suddividere in quattro profili. Riconoscere il tuo stile dominante ti permette di sfruttarne i punti di forza, di fissare obiettivi, ma anche di studiare alcune aree che solitamente tendi a evitare.

1.

2.

3.

4.

1. Mover

2. Influencer

3. Thinker

4. Connector

Ti piace avere il controllo. Ami l’azione rapida e vedere subito i risultati del tuo operato. Vai dritto al punto senza troppe formalità, non preoccupandoti dei dettagli e senza cercare scorciatoie.

Ti piace elaborare verbalmente i tuoi pensieri, apprezzi situazioni in cui puoi pensare ad alta voce. Spesso ti piace interrompere gli altri, specialmente quando sei entusiasta dell’argomento in questione. Ami le persone, hai bisogno di approvazione e tendi a essere amichevole, creativo e anche persuasivo.

Ami raccogliere informazioni. Ti diverti a leggere e presentare i tuoi risultati nel dettaglio, quasi in maniera maniacale. Tuttavia, hai bisogno di provare mentalmente prima di presentare qualcosa e di prenderti del tempo per valutare, ti rilassi solo dopo lo spettacolo. Necessiti del tuo tempo per prendere decisioni, ma ti attieni a ciò che decidi una volta stabilita la strada che vuoi percorrere.

Conti sugli altri per impostare il tono e determinare la direzione. Sei coerente e affidabile una volta assunte le tue responsabilità. Ti piace lavorare con gli altri, fidarti di loro, permettendo a nuove persone di unirsi al gruppo costituito. Non rilasci facilmente opinioni, ma questo non significa che tu non ne abbia.

Ti annoi facilmente, ami l’autonomia, la libertà, il rischio e spesso non accetti la sconfitta. Sei un innovatore e ami spendere energie per fare quello che ti piace. Fai la differenza in questo mondo e ti fa piacere che ti venga riconosciuto. Tendi a isolarti e a fare di testa tua: sei un sognatore e ti capita di avere la sensazione di non essere capito.

A volte hai bisogno di aiuto per rimanere in pista e portare a termine i tuoi compiti. Cerchi interazione sociale, compagnia, tendi a vedere il lato positivo e a essere divertente, drammatico e appassionato del tuo lavoro. Aiuti gli altri a superare momenti difficili, costruendoti un ambiente basato sul rapporto personale e supporto reciproco. Potresti trovarti coinvolto in molti drammi, poiché sei pronto a voler aiutare le persone a risolvere problemi.

Non ti interessa parlare di questioni personali, ma ti diverti a discutere di hobby e problemi. Vuoi aspettative chiare, obiettivi specifici, scadenze e strutture. Vivi per un senso di ordine, di metodologia e responsabilità. Se percepisci di avere una possibilità, combatti. Ti piace essere riconosciuto, anche se fai fatica ad ammetterlo.

Poiché sei diligente e affidabile, spesso conosci la maggior parte di come viene svolto il lavoro. Apprezzi quando ti viene chiesto cosa sai, così come quando viene riconosciuto, tanto più se in maniera privata e non davanti agli altri. Puoi apparire testardo, ma sei molto flessibile e versatile nel momento in cui le modifiche da apportare vengono approvate in maniera collettiva. All’interno del gruppo cerchi di ridurre lo stress e promuovere l’armonia.

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Test: quando sei sotto pressione tendi ad essere (cerchia una sola parola per ogni riga)

Umoristico 1

Rigoroso 2

Conciso 1

Preoccupato 4

Incentrato sul risultato 1

Incentrato sui passaggi 2

Energico 3

Apprensivo 4

Aggressivo 1

Loquace 3

Disciplinato 2

Sorvegliante 4

Non conflittuale 4

Estroverso 3

Resistente 2

Assertivo 1

Innovativo 1

Talentuoso 2

Creativo 3

Produttivo 4

Spinto 1

Entusiasta 3

Assorto 2

Pacifista 4

Disperso 3

Strutturato 2

Multitasking 1

Utile 4

Eviti il confronto 4

Ampli il confronto 3

Irritato dallo scontro 1

Propositivo 2

Profetico 1

Logico 2

Pieno di risorse 3

Pratico 4

Coerente 4

Eroico 1

Critico 2

Empatico 3

Carismatico 3

Forte 1

Amichevole 4

Tecnico 2

Incoraggiante 4

Indipendente 1

Intellettuale 2

Spensierato 3

Maestro 2

Pretenzioso 1

Di supporto 4

Mediatore 3

Team leader 1

Individualista 2

Motivatore 3

Ricercatore 4

Esclusivo 1

Critico 2

Comprensivo 3

Promotore 4

Severo 1

Contenuto 4

Interrogativo 2

Curioso 3

Ami la sfida fisica 1

Eviti i conflitti 3

Ami la sfida mentale 2

Eviti lo stress 4

Analitico 2

Chiaro 1

Tollerante 4

Fantasioso 2

Sei un Mover

1

Sei un Connector

4

Il numero più ricorrente determina il tuo stile di comunicazione, soprattutto quando sei sotto pressione. Il punteggio secondario indica il tuo stile di riserva o di adattamento.

3 Sei un Thinker

2

Sei un Influencer


Mushy Design Progetto di Sara Raspanti

Product Design Fiori

Gesto

Gioielli

Natura

Essiccazione

Resina Frammento

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71 Progetti

Mushy Design è un brand nato circa quattro anni fa che offre gioielli in resina con fiori essiccati per persone originali. L’utilizzo di resine rende i fiori eterni, trasformandoli in gioielli: così facendo è possibile conservarne idealmente il profumo, nonché il valore del gesto nel momento in cui il gioiello viene regalato.

Sara Raspanti si è avvicinata a questo tipo dilavorazioni in età adolescenziale, inizialmente acquisendo dimestichezza con il materiale, ricercando uno stile più personale, unendo alla tecnica la passione per la natura. La fase successiva è stata condividere sui social le sue creazioni, riuscendo così a espandere la conoscenza del suo brand, ad aumentare le vendite dei prodotti e a introdurre nuove tecniche e materiali. Grazie al percorso IAAD ha avuto la possibilità di approfondire le sue competenze nella modellazione 3D, nella ricerca dei materiali e delle lavorazioni annesse.


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73 Progetti Raspanti – Product Design

Le piante utilizzate sono principalmente raccolte nelle campagne del Nord Italia. Successivamente, l’elemento floreale viene essiccato e incorporato nel gioiello, che diventa così unico. L’obiettivo è permettere alle persone di avere sempre un frammento di natura con sè.



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Da studentessa IAAD a insegnante: Riavvolgere il nastro con Marta Gasperini 76

Bolla – Marta Gasperini ↑

Pisa, Italia


77 Interviste

Qual è stata la difficoltà più grande nel passaggio da alunna a docente IAAD?

In che modo l’università ti ha permesso di capire i meccanismi del mondo lavorativo?

Dopo 2 mesi dalla laurea ho iniziato ad approcciare il mondo dell’insegnamento come assistente. Aiutavo il professore, nonché mio relatore di tesi e carissimo amico, con le revisioni e ogni tanto spiegavo qualche concetto. Avevo 23 anni e gli studenti in media 22. L’assenza di divario d’età faceva da ponte: loro si sentivano liberi di parlare con me in maniera più confidenziale, come se fossi una loro compagna di classe. Questo abbatteva il blocco di porre domande tecniche o di dire banalmente ‘non ho capito’. L’altra faccia della medaglia stava e sta tutt’ora nell’ansia da prestazione: proprio per la questione età mi sentivo spesso giudicata e messa in discussione. Probabilmente avrei storto il naso anche io, cercando l’errore nel sistema. Eessendo stata dietro al banco fino a pochi mesi prima nessuno meglio di me poteva capire cosa si provasse in entrambe le parti. La società in cui viviamo ci ha insegnato, volontariamente o meno, che l’assistente donna, giovane, di un professore uomo, ricopre questa carica perché molto spesso ci sono di mezzo questioni sessuali. Nessuno me lo ha mai detto espressamente, ma io credevo che qualcuno pensasse che fossi lì non perché fossi all’altezza e me lo meritassi, ma per altro. Infine, una delle maggiori difficoltà, sta nel mantenere un distacco. Rimanere professionali con gli student* e non superare quella linea sottile che rende ognun* di loro niente più di un* coetane* non è scontato né automatico e infatti spesso mi capita di superarla e viceversa. Però è una delle cose più belle che potessi fare, è un dare-avere che mi arricchisce e spero arricchisca anche loro.

Una delle cose che apprezzo più dello IAAD è stata la schiettezza della maggior parte del corpo insegnanti nel dirci che non fosse come nei film. I creativi, soprattutto in Italia, non sono figure alle quali viene dato il valore che si meritano, nella maggior parte dei casi. Nessuno ci ha mai illuso che fosse semplice, meraviglioso, incredibile. Tecnicamente parlando, quello che mi è servito di più è stato l’esigere, da parte dei professori ma anche della didattica, il rispetto delle tempistiche e delle scadenze. La puntualità, fuori, premia. Esattamente come la velocità di esecuzione e la frenesia (purtroppo). Essere rapidi ed organizzati è una delle caratteristiche maggiormente richieste nel mondo lavorativo. Per ultima, ma non meno importante, apprezzo la spinta nel farci mescolare, cambiare gruppo, lavorare con persone con le quali non avremmo mai preso un caffè al di fuori del progetto. Quello che cerco sempre di trasmettere ai miei studenti è che in studio o in agenzia spesso non ci si trova nella posizione per poter scegliere con chi lavorare o meno, con chi essere in team. Non si può andare ai piani alti e sbattere i piedi perché quella collega o quel collega è incredibilmente insopportabile o troppo fuori le righe per te, ad esempio. Riuscire a trovare un equilibrio ideale per collaborare con chiunque è fondamentale per affrontare l’ambiente lavorativo nella modalità più sana e produttiva. Per farlo è necessario mettersi in discussione e non innamorarsi follemente delle proprie idee: far valere il proprio pensiero è importante, ma la finalità non è nutrire il proprio ego bensì produrre materiale valido. Dobbiamo essere capaci di accettare che qualcun’altr* possa aver avuto un’intuizione migliore della nostra. Fa rodere ma capita, meglio abituarsi.

↑ 404–Not found – Marta Gasperini


Potendo tornare indietro, cambieresti qualcosa del percorso formativo?

Il senso di abbandono è stata la sensazione che mi ha avvolta e schiacciata nel momento in cui ho messo piede fuori dalla stanza dove era appena avvenuta la proclamazione. Mi sentivo come se mi avessero lanciato in mare aperto, in modo un po’ violento e senza salvagente. Ho sofferto, ho avuto dubbi, è stato difficile più di quello che pensassi e quindi ho mollato. Ho deciso che basta, tutta questa agonia non ne valeva la pena. Mi sono sentita una perdente e soprattutto in colpa, in primis verso la mia famiglia che mi ha spronata e sostenuta economicamente e non, e mi sono sentita in colpa verso me stessa: pensavo continuamente di essermi sopravvalutata e di averci creduto fin troppo. Non so dire come sia successo ma, all’improvviso dopo mesi, mi sono svegliata e ho ricominciato a fare quello che mi piaceva. Alcuni amici ad un certo punto mi hanno commissionato dei lavoretti e quando facevamo revisione e mostravo gli avanzamenti, erano sempre realmente commossi e felici. Penso sia stato questo il motore che mi ha fatto ripartire. Dovrei ringraziarli in questa intervista? Nel dubbio grazie amici di avermi dato fiducia, vi voglio bene.

Credo che penserò per tutta la vita a cosa sarebbe successo se avessi fatto questo invece che quello, se avessi scelto di studiare qualcos’altro o se non avessi studiato affatto. Sicuramente non ho dubbi sulla scelta dell’università in sé. Non ho niente da recriminare allo IAAD per come l’ho affrontata, per quello che ho imparato e quello che che mi ha dato. È stata la mia casa, nel vero senso della parola. Ho conosciuto le persone che ad oggi sono tra le più importanti della mia vita. Se non avessi scelto proprio lei in quell’esatto momento, molto probabilmente le nostre strade non si sarebbero mai incrociate. Assurdo no? Con il senno di poi avrei voluto che il piano di studi prevedesse una parte digital più ampia: l’università aveva e ha il compito di preparare professionisti, non che non sia stato così ma, nel 2018 e ancora oggi, quasi tutti pretendono che tu abbia basi sufficienti per creare siti o una conoscenza minima di UX/UI. Certo che mi ha stressata, mi ha messa alla prova, mi ha fatto piangere e ridere, mi ha fatto anche molto arrabbiare però posso sostenere senza vergogna o barcollamenti che l’ho amata e se potessi riavvolgere il nastro probabilmente inizierei proprio dal primo giorno di scuola. È stata la mia storia d’amore più bella.

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Crack – Marta Gasperini ↑

Qual è stato il primo pensiero una volta laureata? Gioia o disperazione?

È stata la mia storia d’amore più bella


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Interviste

Crack – Marta Gasperini ↑


↑ Bolla – Marta Gasperini

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Interviste

404–not found – Marta Gasperini ↑


ARTICOLO REDATTO DA IAAD MAG

Il mondo degli NFT, tra blockchain e sostenibilità

Sul mercato dal 2018, solo nell’utimo periodo gli NFT sono entrati a gamba tesa nell’immaginario comune, ne parlano siti web e telegiornali, hanno fatto la fortuna di molti ma allo stesso tempo sono stati fonte di tante polemiche, vediamoli in dettaglio.

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83 Articoli Primo tweet della storia ↑

Si tratta di Non-Fungible Tokens, ovvero foto, immagini e video che costituiscono unicum digitali appartenenti ad una blockchain. La peculiarità consiste nel fatto che ogni NFT è assolutamente unico e non può quindi essere scambiato con un altro: si tratta sostanzialmente di beni di valore digitali, molto simili alle opere d’arte fisiche. Ciò significa che queste opere digitali custodiscono una serie di dati archiviati, il cui possesso è certificato attraverso la tecnologia delle blockchain, la stessa usata per le criptovalute. Qualsiasi tipo di file può essere depositato come NFT in modo tale da identificare la copia originale dell’artefatto: questo vale per complicati lavori di animazione e grafica così come per fotografie, meme e addirittura tweet. Proprio Jack Dorsey, co-fondatore di Twitter, ha venduto il primo tweet della storia, che era di fatto il suo primo tweet. Il messaggio di Dorsey risale al 2006, cita solamente “just setting up my twttr” ed è stato venduta alla modica cifra di 3 milioni di dollari.

Si può dire che siano veri oggetti da collezione, proprio come dipinti o action figures. Invece di comprare l’oggetto fisico, il collezionista di turno paga per ottenere un file e soprattutto la prova di possedere la copia originale dello stesso.

Al momento gli NFT sono molto popolari tra artisti, gamers e aziende in quanto rappresentano un’ulteriore possibilità di vendita per la persona o il brand, oltre che donare un nuovo modo ai fan di mostrare il loro supporto. Per quanto riguarda il mondo del gaming, nello specifico, gli NFT stanno rivoluzionando il concetto di acquisto all’interno dei videogiochi. Se finora qualsiasi bene comprato su queste piattaforme apparteneva all’azienda produttrice del gioco, con l’avvento di questa tecnologia il possesso del bene in questione passa direttamente nelle mani dell’acquirente. Questo cambiamento implica l’evoluzione in un mercato interno alle piattaforme di gioco, che terrà in considerazione anche il valore aggiunto conferito dai possessori. Passando dai giochi allo sport, il progetto NBA Top Shot sta spopolando negli Stati Uniti. Si tratta di figurine virtuali che ritraggono momenti memorabili di partite e giocatori. Una volta acquistate è possibile rivenderle o collezionarle e aggiungere particolari come gioielli, accessori e vestiti ai giocatori per aumentare il valore dell’NFT.

Anthony Edwards Dunk NFT ↑

Questo mercato si sta rivelando particolarmente redditizio, nascondendo tuttavia dei lati negativi che hanno generato grande controversia nell’opinione pubblica. Nello specifico, gli svantaggi riguardano l’impatto sul cambiamento climatico dovuto alla creazione di beni tramite blockchain: CryptoArt.wtf (un sito creato per calcolare l’impronta di carbonio degli NFT) ha infatti stimato che la creazione di un Non-Fungible Token può richiedere fino ai 200 kWh di potenza di calcolo. Sostanzialmente si tratta di energia, il problema è che il quantitativo è lo stesso consumato da un cittadino europeo medio in due settimane. Nonostante la situazione sia piuttosto drammatica ci sono ancora speranze: nuove blockchain come Palm, Flow, Wax, a differenza delle veterane Ethereum e Bitcoin,


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Bored Ape Yacht Club

↑ Bored Ape Yacht Club NFT

ETH 6.969 ($16.787.345,34)


85 Articoli Bitcoin Mining Farm ↑ stanno creando sistemi e beni a basso consumo energetico per un’impronta di carbonio neutrale, contrastando le emissioni anche piantando alberi. I dati attestano un divario evidente nei consumi: Wax necessita in media di 0.000223 therawatts all’anno, contro i 28 di Etherum e i 72 di Bitcoin, più di 300 mila volte tanto rispetto a Wax.

Si può dire che gli NFT si guadagneranno un posto nel futuro del digitale solo quando arriveranno, come si spera, a un compromesso con un principio definito imprescindibile dallo UN Global Compact: la sostenibilità.

↑ Infinite Gesture: Dropping of a Fountain, 2020, Carlos Marcial


Twisted Bodies

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Progetto di Rebecca Grossi

Textile Design Accessori

Primavera-Estate Corpo femminile

Gioielli Beachwear

Arte Sketch


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Twisted bodies per la collezione primavera/estate 2021 propone una collezione beachwear e gioielli ispirata al visionario pittore austriaco Egon Schiele, esponente dell’espressionismo viennese. L’artista austriaco ha perseguito per tutta la vita una ricerca estetica tormentata della raffigurazione del corpo: una visione nuda e cruda dove angoscia e morte si uniscono nei suoi soggetti.

DAVA N T I

D I E T RO

I nudi femminili vengono rappresentati nella loro realtà e fisicità quotidiana, caratterizzata da un’aggressiva distorsione figurativa. L’impronta stilistica del pittore si intreccia particolarmente all’identità del brand: sensualità ed erotismo si intersecano tra loro, il tratto distintivo e irregolare confluisce in drappi istintivi. La collezione PE21 si pone come una sublimazione della collezione di debutto autunno/inverno. Verranno proposti 10 pezzi totali divisi tra costumi, copricostumi e gioielleria. Il fil rouge, nonché soggetto principale di Schiele, è il corpo. L’analisi del corpo e delle sue parti si traduce in pezzi dal design unico e ricercato, le mani raffigurate acquisiscono solidità. La moda si unisce all’arte di rappresentare la nudità, di cancellare le inibizioni, di rilevare la materialità corporea. A fare da sfondo alla collezione ci sono le vibranti tonalità dell’arancione e del verde, spesso utilizzate dal pittore austriaco. L’oro misto al rame diviene oro rosa che si plasma in forme sinuose, mentre le stampe arricchiscono e caratterizzano i pezzi di beachwear. Twisted Bodies porta in vita la sensualità e l’emancipazione femminile: una collezione dedicata alla bellezza e all’armonia del corpo.


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V I S I O N E D E L L’A N E L LO


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Progetti

Grossi – Textile Design


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Progetti

Grossi – Textile Design




Hai presente quando ti dicono “scopri di più”?

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L&L refri- Impianti gerazioni Idraulici Lanci Lanci Massimo Claudio Via grandi achille 35 Rimini(RN) 3339876757

Via Clerici Carlotta 32 Rimini(RN) 3382742845


Dentro la mente di Alberto Lot: Struttura e Contenuto per approcciare al mondo.

Direzione Artistica

Milano, Bologna

Per l’esercizio di psicologia di Struttura e Contenuto bisogna capire la differenza tra le parti citate: la struttura è qualcosa che contiene, mentre il contenuto è situato all’interno. Per esempio la matematica è la struttura, i numeri sono il contenuto.

Si cerca una situazione di successo dentro se stessi in cui ci si è sentiti realizzati, meglio se non legata al mondo del lavoro, si mantiene la struttura e si applica il contenuto alla vita personale.

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Interviste


Dove hai scoperto il concetto di struttura e contenuto? Quanto lo consideri utile nello sviluppo professionale e personale? L’ho imparato a un corso di PNL (Programmazione Neuro Linguistica). Il concetto di struttura e contenuto, per me, è fondamentale sia per lo sviluppo personale che professionale. Come esperienza di successo per l’esercizio ho portato il fatto che non avessi mai giocato a D&D. Avevo in mente un obiettivo, me lo sono andato a prendere e ho coinvolto delle persone. Il successo è che mi sono messo alla ricerca. Ho creato un sistema in cui io e altre persone giochiamo creando gioia.

Osservando il tuo portfolio e dopo l’intervento in aula ci siamo accorti che molti progetti hanno a che fare con i bambini: come adatti il tuo approccio e la tua filosofia progettuale a questo pubblico?

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In realtà non adatto nulla. Sono sempre stato abituato a lavorare su commissione e con dei target di riferimento. Continuo a fare lo stesso cercando di creare quello che mi sembra il prodotto migliore possibile da mettere in mano ai bambini. Anche quando penso a un nuovo libro lo approccio come un progetto di comunicazione.

Sul lavoro faccio molta ricerca e spesso cerco ispirazione sia nel mondo dell’illustrazione e del design che in altri mondi, come per esempio l’architettura, la fotografia, la letteratura, la storia e la filosofia. Solitamente dopo una ricerca approfondita le idee mi vengono in modo quasi automatico. Penso che parte di questo avvenga perché il mio cervello trattiene la struttura di quello che ho visto durante la ricerca e crei nuovi contenuti. Il resto viene generato unendo i puntini tra cose che apparentemente non centrano nulla, ma qui rischio di andare fuori discorso. Dal punto di vista personale riconoscere una struttura nei miei comportamenti mi ha aiutato a riconoscere dei pattern comportamentali e ragionamentali. Certi pattern li ho mantenuti perché mi aiutavano, come quello di usare la ricerca come input creativo. Altri ho cercato di cambiarli. Non ho idea di quanti pattern ho cambiato per riuscire ad avere un rapporto meraviglioso con mia moglie. Ne è valsa la pena. Ho comunque molta strada da fare.

Cerco di non dare mai consigli. Per me la differenza è sul controllo. Da Freelance ho controllo su tutto. Tutto dipende da me. Ma questo dipende da come imposti il lavoro nel passare del tempo. In realtà “lavorare in agenzia” e “lavorare da freelance” sono due concetti astratti. Ognuno può essere pieno di sfaccettature al suo interno. Ogni agenzia è diversa, ogni reparto è diverso. Allo stesso tempo ogni freelance è diverso, ognuno imposta il lavoro come meglio crede. Personalmente non tornerei mai in agenzia, ma magari ci ricascherò. Mai dire mai.

↑ → Fonte: www.alberto.com

Quanto si può crescere in gruppi di comunicazione di rilevanza internazionale? Sono ambienti che consiglieresti?


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Dal punto di vista personale riconoscere una struttura nei miei comportamenti mi ha aiutato a riconoscere dei pattern comportamentali e ragionamentali. Certi pattern li ho mantenuti perché mi aiutavano, come quello di usare la ricerca come input creativo. Altri ho cercato di cambiarli.

Fonte: www.alberto.com ↑


ARTICOLO REDATTO DA IAAD MAG

La stampa 3D al servizio della creativita

Il legame tra tecnologia e design diventa, con il passare degli anni e con l’avvento delle nuove tecnologie, sempre più forte, rendendo il lavoro dei designer aperto a nuove possibilità e offrendo una maggiore possibilità creativa che permette di facilitare la produzione finale.

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Una delle tecnologie che più ha rivoluzionato il mestiere del designer negli ultimi anni è la stampa 3D. Fin dalla sua comparsa sul mercato ha cambiato completamente la concezione di creazione e produzione. La stampa 3D si concretizza nell’utilizzo di piccolissimi filamenti che, riscaldati e fusi insieme, possono prendere la forma del progetto di partenza. I costi di produzione sono relativamente bassi, consentendo di stampare sia oggetti di piccole che di grandi dimensioni. I materiali utilizzati per la stampa sono svariati ma quello maggiormente utilizzato è il nylon, efficace per la sua versatilità. La stampa 3D permette di realizzare progetti che richiedevano tempi più lunghi, una mano d’opera maggiore e, conseguentemente, dei costi di produzione di gran lunga più elevati. Il processo di creazione dell’idea iniziale e i successivi sviluppi portavano a un’insoddisfazione dei designer che, passando dall’idea su carta a un progetto bidimensionale, molte volte si trovavano di fronte a un risultato inadatto al soddi-

sfacimento dei clienti. Questa tecnologia innovativa ha portato i professionisti del settore ad avere una maggiore possibilità nella realizzazione e concretizzazione dei progetti, riuscendo a toccare con mano le proprie idee e studiando le stesse a fondo. Gli interior designer sono i principali utilizzatori della tecnologia 3D proprio perché permette di ottenere oggetti e forme complesse, riducendo i tempi e i costi di sviluppo. Le nuove tecnologie digitali sono strumenti potenti al servizio della creatività che, se sfruttati in modo intelligente, permettono ai designer di dedicare più tempo al processo creativo, dando vita a un maggior numero di soluzioni applicabili ai vari progetti.


↑ Fonte: www.audreylarge.com

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L’artista Audrey Large ha creato sculture disegnando forme a mano su tavoletta grafica e stampandole successivamente in 3D. Come materiale ha utilizzato il PLA, acido polilattico ottenuto a partire da materiali grezzi rinnovabili e naturali come il mais, dai quali viene estratto e convertito in destrosio tramite l’aggiunta di enzimi. Le sculture vengono presentate in tonalità di verde brillante, giallo e viola, con una forma ambigua, una trama dall’aspetto liquido, che ricorda quasi la lava fusa. L’esposizione porta il nome di Some Vibrant Things, una serie ambiziosa che comprende tavoli, mensole, ciotole, vasi e persino una fontana funzionante. La designer sostiene: “Naturalmente le sculture sono principalmente realizzate al computer, ma le loro forme sono molto legate ai movimenti dinamici delle mie mani”. Le sue sculture sono state esposte alla Galleria Nilufar, durante la settimana del fuori salone a Milano. Questa vetrina le ha concesso una visibilità a livello internazionale, permettendole così di portare la sua arte a un livello superiore e portando allo scoperto la sua sfida alle categorizzazioni che coesistono all’interno di un universo fluido e di una materialità ibrida.

Alla domanda “Pensi che il tuo lavoro stia aiutando le persone ad apprezzare di più la stampa 3D?” risponde: “Gli oggetti stampati in 3D hanno un’estetica distinta e cerco sempre di vedere fino a che punto posso spingere il mezzo in avanti. Ultimamente, ho disegnato forme più spontanee che possono diventare difficili da eseguire per la stampante. Uso spesso la stampa 3D per la prototipazione, più un passaggio intermedio che un risultato finale. Sempre più persone stanno abbracciando la tecnologia e acquistando stampanti. Ha alcune applicazioni sorprendenti, specialmente in campo medico. Il mio modo di usare la tecnologia è molto umile: non so se sto facendo qualcosa di così importante.”


Overbook

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Progetto di Gionatan Consiglio

Communication Design Realtà aumentata

Piattaforma

Lettura

Studenti

Sincronizzazione


105 Progetti

OverBook è una piattaforma di realtà aumentata che permette di prendere appunti, scrivere note, inserire note vocali e contenuti multimediali su quello che si sta leggendo, tramite l’utilizzo della fotocamera del proprio telefono. Inquadrando le pagina si ha la possibilità di condividere con chiunque note, appunti e contenuti. É pensata principalmente per le scuole, dove gli studenti, avendo gli stessi libri di testo, possono condividere tra loro informazioni, ragionamenti e molto altro ancora.

L’idea di base è la creazione di un’applicazione simile a quella della suite Google, che possa essere offerta alle scuole in modo che docenti e studenti possano usufruirne in modo del tutto gratuito. È un ottimo modo per apprendere e imparare più facilmente all’interno delle scuole. OverBook è del tutto gratuito e sarà a pagamento solo l’aggiunta di spazio di archiviazione all’interno dell’App. Il limite gratuito sarà di 15GB, mentre chi vuole avere più spazio potrà pagare 4,99€ al mese per avere spazio di archiviazione illimitato. La collaborazione con le scuole prevede già la versione potenziata. Vivendo in un’era estremamente tecnologica siamo bombardati continuamente da dati, messaggi, notifiche, che spesso non sono altro che distrazioni. In determinati ambiti, però, la tecnologia può anche aiutare. Questa nuova tecnologia permetterà di rimanere più concentrati


sul proprio libro e sul proprio studio, rendendo il tutto più divertente e meno noioso. Lo smartphone è il mezzo attivo del sistema OverBook. Permette di inquadrare la pagina e di scrivere note veloci che saranno disponibili anche sul proprio desktop. Dai vari browser si potranno riordinare e correggere tutti i propri appunti e le proprie note, il tutto in maniera sincronizzata. La campagna di comunicazione di OverBook è volta a promuovere il prodotto nel modo più semplice e interattivo possibile. È destinata a un pubblico prevalentemente giovane perciò verranno usati principalmente i canali social come Instagram, Facebook e YouTube. Verranno anche fatte affissioni nelle città e non è esclusa la presenza di una campagna pubblicitaria televisiva.

O verBook

O verBook

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Progetti

Consiglio – Communication Design




Tendenze

DESIGN SCANDINAVO Alvar Aalto diceva “Esiste un altro fattore: la scala umana, cioè la dimensione corretta in tutto ciò che facciamo. È un vecchio sogno che l’uomo possa essere padrone delle macchine e non invece loro schiavo. L’essenza stessa dell’architettura sono la variazione e la crescita, come nel mondo organico: questo, alla fin fine, è l’unico vero stile in architettura.” Ecco la sintesi del design scandinavo, un movimento nato all’inizio del ventesimo secolo, sviluppatosi durante il dopoguerra nei Paesi nordici. I principi dello stile scandinavo sono l’essenzialità, l’equilibrio, la geometria, la luminosità e l’ecologia. Per quando riguarda i materiali il legno è quello prevalente: si trova nei pavimenti e nei mobili, dove può essere lasciato nel suo colore naturale oppure essere tinto, solitamente di bianco. Anche la presenza della natura all’interno delle stanze è caratteristica dello stile: piante in vaso e fiori sono spesso parte integrante dell’arredo.

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IAAD Pattern – Interruttori ↑


↑ IAAD Pattern – Edera rampicante


IAAD Pattern – Poltrona ↑




iaadmag@ Carissim* reader, grazie per essere arrivat* fin qua. Il confronto è la fase più complicata ma al contempo più importante per capire la riuscita di un progetto. Per questo ti lasciamo la nostra e-mail, desiderosi di ricevere pensieri e suggerimenti da parte tua su quanto hai appena letto, visto, scoperto.


@gmail.com Non sappiamo cosa ci riserva il futuro, ma siamo convinti che questo Magazine rappresenti un’opportunità di crescita e confronto per tutti noi. Speriamo di poter ampliare (a partire dall’anno prossimo) la nostra redazione, accogliendo nuovi volti, nuove idee e nuove proposte. La redazione di IAAD Mag


Progetto grafico sviluppato da Baldo Silvia, Borysewicz Alicja Patrycja, Cimino Francesco, Lanci Francesca, Nicelli Luca e Ragogna Gaia. Sponsorizzato da Baia Dei Greci, But Maybe Studio, Lady Pank, Lanci Claudio - Impianti Idraulici, L&L Refrigerazioni e Vandem. Stampato da Litografia Zucchini Bologna, Italia, 2022




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