Hystrio 2013 2 aprile-giugno

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teatromondo

Parigi, in amore e in guerra tutto è lecito, o forse no Scenari bellici sulle rive della Senna, nei primi mesi invernali. Un grande successo ha salutato la riscoperta della drammaturgia di Ferdinand Bruckner, mentre due autori anglofoni, Harwood e Crimp, si soffermano sugli orrori e le tragiche conseguenze di un conflitto e Pommerat racconta quando si esaurisce l’amore. di Giuseppe Montemagno

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n figlio che chiede dei soldi alla mamma, un ragazzo intento a corteggiare la madre del suo miglior amico, che gli ha affittato una camera, un’altra ragazza incinta che lavora senza requie come dattilografa, mentre riceve la razione di cibo quotidiana dalla cuoca del piano di sotto, cui ha promesso di cedere il frutto del suo amore proibito. Travolgono come un’inarrestabile ronda schnitzleriana Les Criminels di Ferdinand Bruckner (Sofia, 1891 – Berlino, 1958), la rivelazione della stagione invernale parigina, spettacolo presentato con vibrante successo di pubblico alla Colline. Pseudonimo di Theodor Tagger, Bruckner matura nella capitale del Reich durante la Prima Guerra mondiale, dove fonda una rivista cui collaborano Mann

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e Hofmannsthal, Hesse e Zweig, Schnitzler e Sternheim. Ma è alla fine della guerra che Bruckner prende il posto di Tagger come drammaturgo engagé d’inusitato spessore, collega di Brecht e amico Horváth, autori che rappresenta nel suo Renaissance-Theater fino all’avvento al potere di Hitler. Poi sarebbe stato l’esilio, prima in Europa quindi negli Stati Uniti, fino al difficile ritorno in una Germania “liberata” ma segnata dalla tragedia dell’ultimo, lacerante conflitto bellico. Rappresentato per la prima volta a Parigi, al Théâtre des Arts di Georges Pitoëff nel 1929, Les Criminels riporta sulle scene l’ideale estetico dello Zeitstücke, una pièce d’attualità, un teatro-documento volto a rappresentare la scena sociale tedesca contemporanea, le ultime convulsioni della Germania di Weimar.

Forma e contenuto sono parimenti dirompenti, tuttavia, nella drammaturgia di Bruckner. I criminali di cui si parla, infatti, abitano nei sette appartamenti di un medesimo immobile a tre piani, rappresentati sulla scena simultaneamente: con abile potenziamento dell’impianto iniziale, la regia di Richard Brunel colloca la vicenda all’interno di tre cilindri concentrici, che ruotano in maniera da far cogliere frammenti di vissuto, spezzoni di quotidianità che s’intrecciano e quasi si sovrappongono da un appartamento all’altro. Si scoprirà, così, che tutti sono a vario titolo coinvolti in una serie di crimini, che portano alla contestuale celebrazione di quattro processi, nel corso del secondo atto. E solo nel terzo, quando si ritorna alla scena iniziale, ci si renderà conto che sono i più umili e


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