Hystrio 2006 4 ottobre-dicembre

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T E S T I tia e la fame e i figli di Rosa e Angelo… Dottore - (In luce con in mano la solita cartella) Sei sicura Lina. Non era tuo il latte per Giulia? Che male c’è. Non è mica questo che ti fa urlare la notte. Tu sei venuta via da Napoli perché eri incinta e il Maresciallo e la Signora volevano un figlio che non potevano avere. E si sono presi la tua bambina quand’è nata. Lina - (Con un controllo quasi eccessivo, sedendo) Dottore, e che a stare qui dentro vi siete impazzito pure voi? Che dite? Dottore - Sono passati tanti anni Lina… Ormai che serve tenere il segreto? Lina - Ma quale segreto? Che storia state a impastare Dottore. E che volete andare a dire a Giulietta che è figlia a me? E che se ne fa lei di me? E che bella notizia ci volete dare… Dottore - Nessuna notizia Lina… Nessuna. La tua storia non esce di qui, te lo giuro… E poi che importanza ha? Hai fatto la cosa giusta forse. Chi sono io per giudicare? Lina - (Alterata, con foga) Dottore voi in pace mi dovete lasciare, io non lo so chi vi mette in capo queste idee… La dovete lasciare in pace Giulietta mia! Dottore - Sei sicura che lei non lo sappia? Lina - (Con gli occhi sbarrati) Siete impazzito Dottore. Internare vi devono… Internare. Giulia niente sa… Non c’è niente da sapere! (Si alza, fa un passo) Dottore - Dove vai? Lina - La porta. Devo chiudere la porta… A chiave. Dottore - (Tirando fuori una chiave dalla tasca) Già fatto Lina. La porta è chiusa. Nessuno può entrare. Ma Giulia non ha bisogno della chiave per entrare. Lina - Che dite Dottore, che mi fate gli indovinelli? Dottore - È venuta qui dopo che ti hanno ricoverata. Due anni dopo il delitto. Non l’hanno fatta entrare e lei è ritornata la settimana dopo. È tornata e poi è tornata e di nuovo è tornata. Tutti i martedì per quasi un anno. Lasciava delle cose per te e se ne andava perché allora nessuno poteva vederti. Dava un nome falso, ma un’infermiera l’aveva riconosciuta al processo e l’ha detto al Dottore e quando lui le ha chiesto perché fingeva di essere un’altra persona lei è sparita e non è più tornata. Lina - (Disperata) E questo chi ve l’ha detto? Dottore - C’è scritto qui. Lina - E che c’è scritto ancora? Dottore - Purtroppo niente di interessante. Non c’è scritto perché una ragazza va a trovare la donna che le ha ammazzato il padre. Non c’è scritto perché le lasciava i fiori di campo, i dolci… Magari l’avesse detto. Forse anche lei voleva sapere qualcosa. Voleva chiederti un perché… Lina - Come voi! Dottore - Come me, ma forse lei aveva una domanda migliore per te. Quella che io non ti so fare. E a lei avresti risposto. Lina - (Riprendendo in parte il controllo) Niente potevo dire a Giulia, niente. Ha fatto bene il Dottore di prima a non farla passare… Lo dicevo io che era bravo il dottore di prima. Dottore - Era bravo sì… Un po’ all’antica ma bravo.

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Così bravo che l’ha cercata per quasi cinque anni la tua Giulietta. Ma lei era partita con la matrigna e non si poté contattarla. C’è una lettera qui dentro, della Signora, che minaccia denuncie se ancora si importuna la figliastra ecc. ecc. Lina - Lo dicevo io che la manicure sapeva il fatto suo! Dottore - Tutti bravi eh Lina… E tu? Lina - Io che? Dottore - Tu non sei stata brava? Lina - (Dopo una pausa, quasi con orgoglio) Sì! Dottore - Hai accettato di perdere tua figlia!? Lina - (Con forza tranquilla) Dottore ma che vi dite? Io a Giulietta l’ho acquistata. E che sarebbe stata al basso a Sant’Anna la figlia mia? Me lo dite voi? E che non li vedevo io i figli di Angelo e Rosa e anche a Peppiniello io non lo vedevo? Sempre con il moccico al naso che ci colava giù e il fazzoletto per pulirlo nessuno lo teneva… Io a Giulietta l’ho tenuta nel letto tre mesi dopo che nascette. Tutto in segreto d’accordo. La Signora si stava male e non si doveva sapere e la levatrice che s’era presa i soldi per non dire niente e io che non ero mai uscita di casa per sei mesi da quando ero partita da Napoli. Io a Giulietta l’ho allattata, lavata, fasciata. E quando mai al basso l’avrei potuta lavare? Con l’acqua dello scolo che veniva da monte, dal giardino della Marchesa. E il letto? E le fasce, le medicine per quando si prendeva la febbre. Dottore - D’accordo, tutto per il meglio. Tutto chiaro e conveniente. Giulia che cresce in un ambiente confortevole, tranquillo, tu che le stai accanto, la accudisci. Ma intanto nessuno ti riconosce come sua madre e la tua convenienza va a farsi benedire… Anzi la notte te la sogni e ti fa paura, la vedi la tua bambina e la chiami Giulia, Giulia… Altro che sensazione di cadere. È il nome di tua figlia che chiami nel mezzo ai tuoi incubi. È lei che ti scappa e non ti riconosce. Lina - (Con leggera ironia) E bravo anche il Dottore nuovo che ha fatto la scoperta. Ma vi sbagliate… Giulietta non scappa nei miei incubi come li chiamate voi. Giulietta non scappa. È venuta a trovarmi, c’è scritto in quella cartella no? Per quasi un anno avete detto? Mi voleva bene Giulia mia. Non lo sapeva che era mia ma mi voleva bene! Dottore - Non lo sapeva? Secondo me ti sbagli. Lina - (Piano in buio il Dottore) Non lo sapeva… Forse in quei martedì che veniva al Manicomio qualcosa sospettava, ma non lo sapeva. Io le avevo raccontato di sua madre, di che gran signora era e lei era contenta. Le inventavo le storie di sua madre e dicevo di come era morta contenta dopo che l’aveva avuta, che doveva essere orgogliosa di questo e che aveva detto a me di tirarla su come si deve. E … Maresciallo - (Entrando) Non devi mettere in testa a Giulia tutte quelle storie di mia moglie. Poi lei si fa un’idea sbagliata e si mette contro di me che mi sono risposato… Lina - Ma che dite, Signore. Giulietta vi vuole così bene, e alla signora nuova anche… proprio bene. Maresciallo - Giulia è grande ormai… Non mi ubbidisce più se continui a inventarle storie di sua madre. Sono io che decido per lei, è questo che abbiamo pat-

tuito non ti scordare. Io e basta. Non voglio sentire che usi il ricordo che non può avere di una madre immaginaria per influenzarla. Lina - Ma Signor Maresciallo io non… Maresciallo - Devi stare al tuo posto Lina. Non sei sua madre! Lina - Sì che sono sua madre. Maresciallo - No che non lo sei! L’hai partorita ma non è tua figlia. È mia figlia e io ne faccio quello che voglio. Questi sono gli accordi. Ho fatto molto per tuo padre e per tuo fratello e non voglio tornarci sopra. Dovevo rispedirti a Napoli appena avevi partorito. Avrei trovato una balia e sarebbe stato meglio per tutti… Ho sbagliato. Lina - Io a Giulia l’ho allevata come si deve. Maresciallo - E allora non forzarmi la mano. Non raccontare storie a “mia” figlia. E stai al tuo posto se vuoi rimanere accanto a lei. Lina - (Dopo una pausa che manda al buio il Maresciallo) Io rimango qui con Giulia. Lei cresce e io mi occupo di lei. Qui sto finché ci sta Giulietta mia, dopo mi mettete in mezzo alla strada e io non dico nulla. Non li voglio i soldi vostri, neanche una lira. Voglio un letto e da mangiare e in cambio io metto tutto il lavoro. Per la Signora, per voi, e per Giulietta. Voi decidete, la mandate a scuola, le compagnie, gli ambienti vostri, quello che volete, la maritate… Giulietta quando ti mariti la porti Lina con te a casa nuova? Io in disparte me ne sto… Come qui, in disparte. Muta e sorda… e cieca (il tono si fa cupo, doloroso. Il Dottore appare in luce seduto al tavolo con in mano la solita cartella) Cieca, cieca devo essere cieca. Dottore, io cieca sono. Non vedo, non vedo più niente da mo’. Dottore - Perché Lina, perché non vuoi vedere? Che cosa non vuoi vedere? Lina - Antonio morto ammazzato non voglio vedere, e Serafina con quegli occhiali che la fanno vomitare e il moccio al naso di Peppiniello e mio papà che si inchina davanti alla marchesa per una giubba rattoppata e non voglio vedere Angelo che facette ‘o diavolo… e mettette incinta a Rosa e tutti e due che erano così belli… E patatrac è finita la bellezza. Pure l’amore… e che diventa?! Dottore - Non ti fermare Lina, non ti fermare… e poi, e poi cosa non vuoi vedere. Lina - Quella porta! Dottore - Quale porta? Lina - Quella porta deve stare chiusa, chiusa… Dottore - Quale porta perdio! Lina?! Lina - Quella! Quella! (Si alza come per chiudere, il Dottore la blocca) Dottore - È chiusa Lina, quella porta l’abbiamo chiusa quando sono entrato. Dov’è quella porta che dobbiamo chiudere? Lina - (Bloccata in piedi si guarda intorno con orrore. Pronuncia le parole a fatica come risvegliandosi da un incubo) Sono… sono pazza eh Dottore. Voglio chiudere una porta chiusa. Eh. Voi chiusa l’avete, quando siete entrato…. Sono pazza che mi vedo le porte aperte e sono chiuse… Dottore - (Con forza) Non ti fermare Lina, adesso ci


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