Pino Rotta - La Vergine francese

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CAPITOLO III^ DIALOGO DI PABLO CON PETER PAN OVVERO: DISCORSO SULLA FANTASIA

PABLO: Da bambino me ne stavo per delle ore a guardare le nuvole in cielo che disegnavano delle forme strane, mutevoli, che ai miei occhi assumevano, di volta in volta, l'aspetto di strane figure umane, di volti, di lunghe braccia, di mani enormi, di uccelli, di cavalli, e, immaginando quelle nuvole come degli esseri che viaggiavano in continuazione nel cielo, cercavo di pensare da quali paesi lontani erano partite, quali avventure avevano vissuto nel loro lungo viaggio, quanti altri bambini avevano visto prima di me quelle immagini. Poi, da adolescente, mi fermavo a sognare sull'atlante geografico, materializzando, nei miei sogni ad occhi aperti, strani mondi meravigliosi, uomini e donne lontani e strani, nei loro villaggi in cima alle montagne e nel mezzo delle savane sterminate, sulle loro imbarcazioni che solcavano i mari. Poi sono diventato adulto e, come accade per i fiumi che non sono più arricchiti dalla pioggia, la mia immaginazione non è più riuscita a rivivere quei sogni ad occhi aperti. PETER PAN: Io invece su quelle nuvole ci sono nato, e sopra di esse ho continuato per sempre a viaggiare ed a vedere quei mondi lontani e misteriosi, e ti giuro che quei mondi esistono veramente, non sono un sogno di bambini. PABLO: Ho letto tutti i libri di Giulio Verne, di Emilio Salgari, di Peter Asbjornsen, di Omero, di Virgilio, di Marco Polo, quante volte ho immaginato di vivere dentro le loro storie. PETER PAN: Lo so. Ti ho visto sull'Isola Misteriosa quando guardavi, nascosto dentro la caverna sulla parete rocciosa, il mare in cerca di una nave di pirati, e ricordo quanta paura avevi quando ti sentivi inseguito nella notte buia dai kroll nelle Fiabe Norvegesi. C'ero anch'io lì con te, ma tu non potevi saperlo, non potevi vedermi. Poi piano piano mi hai allontanato da te, perchè io potevo entrare solo nei tuoi sogni, e quando tu non hai più sognato io mi sono sentito un pò solo, perchè avevo perso un compagno di sogni. PABLO: Mi piacerebbe molto ritornare a vivere in quei mondi fantastici. PETER PAN: Questo è possibile. Mi hai chiamato per questo no? PABLO: Sì. Ma ho fatto venire te nella mia realtà non sono venuto io nella tua fantastilandia. PETER PAN: Se sei riuscito a farmi tornare nella tua realtà vedrai che sarà facile tornare assieme a fantastilandia. PABLO: Ma io non voglio fare, solo ancora per una volta, un altro sogno ad occhi aperti. Alla mia età che senso vuoi che possa avere. PETER PAN: Lo scoprirai da solo. E poi quando tornerai, alla tua età, nel mondo della fantasia, vedrai che non lo lascerai scappare più così facilmente. PABLO: Ma non è giusto. Si deve pur crescere e diventare adulti nella vita, prima o poi. PETER PAN: Nel mio mondo non ci sono cose giuste o ingiuste, c'è solo un attimo. Basta volerlo e potrai viverlo questo attimo. PABLO: Ma un attimo, proprio perchè è un attimo, è già passato nel momento stesso che l'hai vissuto, e non resta nulla di più. PETER PAN: Un attimo della fantasia non passa mai. PABLO: Va bene. Allora buttiamoci, non chiedo di meglio. Viviamo quest'attimo. PETER PAN: Chiudi gli occhi ed immagina di volare. Guarda giù nel mondo che sta sotto di te. PABLO: Sì, ci riesco. Ma vedo sempre il mio mondo reale. Gli uomini, le automobili, i


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