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Morocco

Un Paese nordafricano che in gran parte è riuscito ad evitare la guerra civile interna che ha influenzato molte nazioni del nord Africa è il Marocco; uno Stato il cui governo ha seguito politiche pragmatiche e vi è un trasferimento di potere a livello democratico. È un monarchia costituzionale. L’attuale re è Mohammed VI, che alle più recenti elezioni del 2011 ha vinto con il partito moderato di Giustizia e Sviluppo islamico (PJD). Dalla primavera araba del 2011, il Paese si è dotato di una costituzione scritta dai marocchini, in sostituzione di quella di epoca coloniale. Il PJD ha vinto anche il controllo di tutte le principali città alle elezioni regionali del settembre 2015. Ha basato la sua campagna sulla lotta alla corruzione. Nell’indice che misura la corruzione si posiziona a metà classifica, all’80 ° posto dell’indice sulla Trasparenza. Il Marocco è un importatore di gas e petrolio e ha recentemente annunciato un enorme espansione nell’ utilizzo dell’energia solare, anche se l’inaugurazione di Noor-1, la prima tappa di un enorme centrale elettrica ad energia solare, è stata rinviata a dicembre. Il Paese si trova sul confine nord-occidentale del deserto del Sahara. Gli indicatori di salute sono moderatamente buoni, con l’aspettativa di vita che è superiore ai 70 anni, ma i livelli di istruzione sono bassi, e l’alfabetizzazione è solo del 56%. Si trova in posizione 72 nell’indice della competitività globale. La mancanza di accesso ai finanziamenti, e la burocrazia dello Stato sono tra i principali ostacoli per l’ imprenditorialità.

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Zimbabwe

Lo Zimbabwe ha perseguito alcune delle politiche più nazional-populiste degli ultimi anni, ma ci sono segnali positivi che i sentimenti anti-britannici e anti-occidentali siano in calo. Il Paese africano è stato governato dagli anziani, dal presidente nazionalista di lunga data Robert Mugabe fin dall’anno dell’indipendenza nel 1980. Ma l’anno scorso nel suo discorso di Stato alla nazione del Settembre 2015, ha rovesciato anni di politica anti-occidentale e ha chiesto apertamente aiuti per lo sviluppo. “Il mio governo considera l’importanza di un rinnovato impegno del mondo occidentale nel’ economia dello Zimbabwe.“ Ha inoltre annunciato un’iniziativa per combattere la corruzione, dichiarando che la corruzione “stava facendo morire il Paese”. Lo Zimbabwe si situa molto in basso per quanto concerne gli sforzi per combattere la corruzione, sta al 156° posto nell’indice sulla Trasparenza. I rapporti dei media hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla manovra diversiva sui fondi di investimento cinesi utilizzata per pagare costosi veicoli dei politici di alto livello, e che il Paese non è riuscito a onorare i prestiti provenienti dalla Cina, cosa che potrebbe spiegare in parte il rinnovato interesse nelle fonti di aiuto occidentali. Il declino economico, l’iperinflazione, la corruzione e l’AIDS hanno frenato lo sviluppo negli ultimi decenni. La riforma terriera doveva invertire l’insediamento coloniale, ma ha creato uno spiacevole effetto collaterale: la rimozione di agricoltori esperti e l’indebolimento dell’autosufficienza alimentare. Lo Zimbabwe prima era un esportatore di prodotti agricoli. Il livello di alfabetizzazione è superiore al 90%, ma l’aspettativa di vita è bassa, aggirandosi attorno ai 50 anni.

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Russia

Il forte calo del prezzo globale del petrolio ha colpito duramente l’economia russa, provocando l’indebolimento del valore del rublo, ma non ci sono indicazioni che il presidente in carica da più tempo Vladimir Putin stia mollando la sua presa sul potere. Nel dicembre 2015 ha insistito nel dire che la parte peggiore della crisi economica era passata. L’economia si è ridotta del 3,7% nel 2015 ed è destinata a risalire nel 2016, ha detto il presidente Putin, ma questa previsione dipende dalla ripresa del prezzo del petrolio da record negativi. Circa la metà delle entrate federali deriva dalle esportazioni di petrolio e gas. La Russia è stata coinvolta nei conflitti in Ucraina e Medio Oriente nel suo tentativo di puntellare la sua base di sostegno internazionale e mantenere l’influenza in tutta la regione. Per quanto riguarda la competitività, la Russia si mostra come una nazione in cui convivono aree sviluppate e altre da sviluppare. Per molti anni ha avuto livelli di istruzione e know-how tecnologico alti, soprattutto nel settore dell’aviazione. Ma la corruzione è alta e non rimane che fare affidamento sulle esportazioni di materie prime. Tutto ciò si riflette nel posizionamento a metà classifica dell’indice sulla Competitività globale, al 53° posto. Gli indicatori che raggiungono valutazioni più alte riguardano le dimensioni del mercato, le infrastrutture e l’istruzione, compresa la formazione secondaria. La corruzione e le aliquote fiscali sono tra i problemi più citati dagli imprenditori. Occupa una posizione bassa per le misure impiegate nella lotta alla corruzione, trovandosi al 136° posto dell’indice sulla Trasparenza. L’alfabetizzazione è quasi al 100%, e l’aspettativa di vita a poco meno di 70 anni.

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Malaysia

Il secondo più grande produttore di petrolio del sud-est asiatico ha ricevuto un contraccolpo nei ricavi a seguito dalla caduta dei prezzi mondiali, ma la Malesia negli ultimi anni è cresciuta notevolmente, diventando un’economia importante, che non si regge unicamente sulle esportazioni delle materie prime. Il più recente rapporto della Banca Mondiale la descrive come un’economia “molto aperta, un Paese dal reddito medio alto”. Nel 2008 la Banca l’ha inserita in un elenco come una delle 13 nazioni che hanno registrato una crescita media del 7% all’anno per 25 anni o più, con la quota delle famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà scesa dal 50% a meno dell’1% dal 1960. L’anno scorso il governo del primo ministro Najib Razak ha approvato una legge popolare per sostenere il bilancio delle famiglie a basso reddito e tassare i ricchi, ma ha riconosciuto che le pressioni di bilancio persisteranno, a causa dei bassi prezzi del petrolio. L’anno scorso il ringgit (la valuta malese) è sceso del 18% nei confronti del dollaro. Per quanto concerne la competitività, la Malesia si posiziona al 20° posto nel mondo. Ha una valutazione più alta rispetto alla media dei paesi del sud-est asiatico su ogni ambito della competitività, ottenendo valutazioni particolarmente elevate per lo sviluppo di servizi finanziari, le infrastrutture e l’istruzione. I maggiori problemi citati dalle imprese sono la corruzione e l’accesso ai finanziamenti. Il Paese ha una valutazione moderata per la lotta alla corruzione, posizionandosi al 50° posto dell’indice sulla Trasparenza. Gli indicatori di salute e istruzione sono buoni, con un’aspettativa di vita di 74 anni e un tasso di alfabetizzazione del 93%. HEditionMag

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