Su patiu n 30

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Notiziario della Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola - Oliena

N. 30 - Marzo 2016

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IL BUON PASTORE

’immagine antichissima di Gesù Buon Pastore è uno dei segni pasquali più suggestivi. Quella del Buon Pastore è una immagine di rara bellezza e di notevole efficacia comunicativa poiché associa nella persona di Gesù la forza, e insieme la tenerezza e la dedizione di un amore spinto fino a dare la propria vita per il suo gregge. Nella rappresentazione biblica il pastore è un uomo forte, tenace, capace di difendere il gregge contro i ladri e le bestie feroci, è premuroso verso le sue pecore che conosce e chiama per nome una per una, condividendo con loro tempo e vicende a tempo pieno. Gesù stesso si è definito Buon Pastore: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.” (Gv 10,11). È quello che celebriamo nella Pasqua: Gesù è morto ed è risorto perché tutti gli uomini e le donne abbiano la vita e possano entrare nella porta della misericordia. Altra immagine suggestiva, in questo Anno Giubilare della Misericordia, è quella della porta: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9). Fedele alla tradizione biblica, Gesù si presenta come pastore che esprime la misericordia e la sollecitudine di Dio che va a cercare anche solo una pecora che si è smarrita, a fronte delle novantanove

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che sono al sicuro. La realtà del pastore buono esprime inoltre quella sollecitudine e quella attenzione reciproca che deve caratterizzare i discepoli del Risorto. In modo tutto particolare questa immagine è stata assunta da coloro che sono chiamati a essere guide del popolo di Dio,

Papa, Vescovi e Presbiteri, chiamati a vivere nella comunità la carità pastorale. “Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni

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delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1Pt 5,1-4). Con questo spirito il nostro Vescovo mons. Mosè Marcia si accinge a visitare le varie comunità della Diocesi con la Visita Pastorale. Nella nostra Parrocchia la Visita si svolgerà dall’otto al quindici maggio. “La visita pastorale è una delle forme, collaudate dall’esperienza dei secoli, con cui il Vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del Popolo di Dio. è occasione per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli, è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa...Per le comunità e le istituzioni che la ricevono, la visita è un evento di grazia che riflette in qualche misura quella specialissima visita con la quale il “supremo pastore” (1 Pt 5, 4) e guardiano delle nostre anime (cf. 1 Pt 2, 25), Gesù Cristo, ha visitato e redento il suo popolo (cf. Lc 1, 68) (AS 220). Con questo spirito viviamo la Pasqua preparandoci alla visita del Vescovo che viene a condividere con noi la gioia del Cristo Risorto. Buona Pasqua. Don Giuseppe Mattana

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Cronaca di vita parrocchiale

Cronaca di vita parrocchiale Avvenimenti vissuti nella nostra comunità dal mese di novembre 2015 al mese di febbraio 2016

- Il 26 novembre si riunisce il Comitato Nostra Signora di Monserrata per l’accoglienza delle nuove coppie: Gianni Mercurio e Pierina Malune, Pietro Mameli e Maria Luisa Nocco, Bastiano Puddu e Maria Luisa Santoni. - Il 29 novembre i gruppi coppie parrocchiali si ritrovano a Fonni, presso la Parrocchia N.S. dei Martiri, per una giornata di Ritiro. Tiene le meditazioni P. Pier Gavino Piras, Parroco e Guardiano del Convento. - Il 5 dicembre Mons. Mosè Marcia incontra i sacerdoti della Forania “N.S. dei Martiri” in vista della preparazione della Visita Pastorale. - Il 6 dicembre si svolge nel santuario N.S. di Monserrata la Giornata Unitaria dell’Azione Cattolica parrocchiale. - Il 12 dicembre si svolge il “NaINDIRIZZI e NUMERI TELEFONICI

Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola Piazza Collegio, 7 - 08025 OLIENA (Nu) Tel. e Fax 0784.285655 mail: p.santignazio@tiscali.it web: www.parrocchiaoliena.it Don Mattana tel. 0784.285655 - 340.7661593 Don Luca tel. 349.5484738 Don Puddu tel. 0784.288707 Per le vostre eventuali offerte: Conto Corrente Postale n. 13151071 intestato a: Parrocchia S. Ignazio di Loyola - Oliena

tale degli uomini”. - Il 13 dicembre il Vescovo Mons. Mosè Marcia apre l’Anno Giubilare in Diocesi con l’apertura della Porta Santa della Misericordia nella Chiesa Cattedrale. - Il 18 dicembre si svolge nella Chiesa di S. Maria il Concerto Natalizio di Maria Luisa Congiu. - Il 19 dicembre si svolge il Presepio vivente organizzato dalla Pro – Loco di Oliena, con la partecipazione di rappresentanti in costume dei paesi vicini. Viva soddisfazione per l’organizzazione e per la grande partecipazione; un evento significativo da incoraggiare e conservare. - Il 19 dicembre, alle ore 21,00, si

NOTIZIARIO della Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola - OLIENA

Dicembre 2016 - n. 30

Direttore Responsabile: GIUSEPPE MATTANA Gruppo Redazione: Don LUCA MELE, ANTONELLO PULIGHEDDU, PEPPINO NIEDDU, FRANCO GARDU, FRANCESCO PALIMODDE, FRANCA MASSAIU, MATTIA SANNA, GUGLIELMO PULIGHEDDU, BASTIANINA CANUDU Grafica: Antonello Puligheddu - Stampa: Arti Grafiche Su Craminu - Dorgali Iscrizione Reg. G. e P. N. del Trib. di Nuoro n. 03/2004 del 20 Ottobre 2004

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svolge nella Chiesa di S. Maria il Concerto Natalizio da parte della Polifonica di Oliena, diretta dal maestro Francesco Ganga. - Il 20 dicembre, nella mattinata, viene riproposta in forma ridotta, la rappresentazione del Presepio vivente. - Il 20 dicembre si svolge presso i locali di “Barone”, la Cena di Gala come iniziativa benefica da parte della Amministrazione Comunale, a favore della Caritas parrocchiale. - 25 dicembre, Solennità del Natale. - Durante il periodo natalizio, i ragazzi dell’ACR accompagnati dai loro educatori, hanno fatto visita ai malati e agli anziani del paese, portando loro l’immagine del Bambino Gesù. - Il 31 dicembre si svolge la celebrazione di Ringraziamento al termine dell’anno. Il Parroco, nel dare il resoconto dell’iniziativa per il restauro della Chiesa parrocchiale, tra le altre riflessioni ha detto: “Un anno fa, in giorno d’oggi ho lanciato l’idea per conpag. 2


Cronaca di vita Parrocchiale tribuire al restauro della Chiesa parrocchiale. Sia la Sovrintendenza che la Conferenza Episcopale italiana hanno approvato il progetto e il contributo di 136.000,00 euro. Questa somma è solo la metà del finanziamento necessario, l’altra metà la deve mettere la parrocchia. Fino a oggi sono stati raccolti 51.000,00 euro, e ringrazio le persone che hanno contribuito con generosità, tuttavia ne mancano ancora, ma confido sempre nella sensibilità di più persone e soprattutto nella Provvidenza che non farà mancare il suo intervento. I lavori potrebbero iniziare anche subito, tuttavia, dato che la Pasqua è molto bassa e che dall’8 al 15 maggio avremo la Visita Pastorale del Vescovo, si darà inizio i lavori dopo la metà del mese di maggio. - Il 10 gennaio, nella Chiesa Cattedrale, il Vescovo annuncia solennemente l’inizio della Visita pastorale. - Il 16 gennaio si accendono i tradizionali fuochi in onore di S. Antonio Abate. La benedizione del fuoco si svolge nella Piazza di S. Maria, dove ha organizzato il Comitato di S. Lussorio. Viene benedetto il fuoco anche nel Santuario N.S. di Monserrata. - Il 17 gennaio ha inizio il Corso parrocchiale di preparazione al matrimonio. - Il 20 gennaio si svolge a Oliena la celebrazione foraniale dell’Ottavario di preghiera per l’Unità dei Cristiani, presieduta dal Vescovo Mons. Mosè Marcia, e concelebrata dai parroci. - Il 25 gennaio si svolge l’incontro con le prioresse dei vari Oratori e dei vari priorati. - Il 29 gennaio si svolge la riunione del Consiglio Pastorale Parrocchiale per la presentazione del bilancio consuntivo del 2015 e preparare la Visita Pastorale del Vescovo in parrocchia. - Il 31 gennaio si svolge l’incontro di preparazione al matrimonio pag. 3

con l’Avv. Franca Paola Zedda. Il 1 febbraio l’incontro viene tenuto dal Dott. Angelo Multinu. - Il 2 febbraio si rinnova il Rito della Professione da parte delle nuove prioresse dei tre Oratori. - Il 4 febbraio si svolge il terzo incontro formativo dei Ministri Straordinari della Comunione. - Il 5 febbraio si svolge nella Chiesa Parrocchiale l’incontro dei genitori dei ragazzi e delle ragazze del catechismo. - L’11 febbraio si svolge a Oliena l’incontro della Forania “N.S. dei Martiri”, in vista della Visita pastorale. - Il 13 febbraio i partecipanti al Corso di preparazione al matrimonio, partecipano a Nuoro, nella Chiesa Cattedrale, alla Festa Diocesana dei fidanzati. - Il 15 febbraio si svolge la celebrazione Penitenziale per l’inizio della Quaresima. - Il 21 febbraio si svolge la prima Questua da parte del Comitato di N.S. di Monserrata. - Il 28 febbraio si svolge presso il Santuario N.S. di Monserrata la riunione del Consiglio Pastorale Parrocchiale per prendere in esame il Questionario inviato dal Vescovo per la visita Pastorale.

SONO TORNATI ALLA CASA DEL PADRE: Peppino Bardeglinu Celestino Dezzola Giovanna Serra Angela Pasqua Saccheddu Sebastiano Corbeddu Graziano Pau Carmina Carrone Giuseppa Salis Ignazio Francesco Ghisu Armando Diliberto Maria Pischedda Francesco Boe Giovanni Sitzia Paolo Mastroni Pasqua Pau Giovanni Antonio Dui Giovanna Paola Boe Giovanni Carta Graziella Floris Pietro Fele Antonieta Gabbas Anna Maria Salis Antonio Luigi Floris Sebastiano Porcu Michela Puggioni Marianna Masuri Tonina Cattide SONO STATI BATTEZZATI IN CRISTO: Federica Fele Gaia Sanna Pietro Maricosu Andrea Rosa Corbeddu Sara Gungui Marco Spanu Benedetta Corrias Giuseppe Coinu

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Approfondimenti

Riflessioni sulla Misericordia

Essa è quell’attitudine, quella disposizione d’animo che ci qualifica, più di altre, umani, cristiani.

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a parola misericordia deriva dal termine latino misericors, composto dal tema di miserere, aver pietà, e cor cuore. La misericordia è un insieme di sentimenti quali la pietà e la compassione: ma non è e non puo’ essere solo uno stato d’animo, essa è tale solo se si fa azione, se si concretizza in un atto di soccorso, in un aiuto concreto rivolto a ciò che suscita pietà, dagli atti più semplici di gentilezza e cortesia volti a rendere meno arida la nostra vita di relazione (un sorriso, un grazie, un abbraccio) a quelli più impegnativi che richiedono la spesa del nostro tempo e delle nostre sostanze a pro degli altri. Il Giubileo indetto da papa Francesco si muove proprio in questo segno. Essa è cioè quell’attitudine, quella disposizione d’animo che ci qualifica, più di altre, umani, cristiani. E’ anche parola che ha ispirato santi e poeti. Il padre della letteratura italiana, Dante, è in questo senso che la intendeva. La Divina Commedia si può infatti realmente configurare come il poema della misericordia: Dante nel suo viaggio dall’inferno al paradiso ci mostra e ci racconta come Cristo lo ha abbracciato e salvato, facendogli seguire semplicemente ciò che amava: la Madonna, madre di tutti i viventi, madre di misericordia. Ad essa dedica un Inno (ultimo canto del Paradiso) in cui si rivolge a Maria in questi termini “in te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate”. Dante cioè le riferisce gli attributi di Dio. La Madonna, Mater Cristianorum, madre di ciascuno, è l’unica che potrebbe dire: se anche una donna si dimenticasse del figlio; io invece non ti dimenticherò mai. E chi mai nella vita vorrebbe essere dimenticato? Non siamo tutti forse in cerca della medesima cosa, spinti cioè dal

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medesimo bisogno essenziale, cioè dal desiderio di essere amati, riconosciuti ed accolti, sostenuti per quello che più profondamente siamo? La parola misericordia nella Divina Commedia ricorre quattro volte: una all’Inferno, una in Paradiso e due nel Purgatorio. Nel canto 3 di quest’ultima cantica leggiamo: vv. 112 ss. “ Poscia ch’io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, piangendo, a quei che volentier perdona. Orribili furon li peccati miei; ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei.” Manfredi, il personaggio che parla, nonostante i suoi peccati, si rivolge a Dio con cuore sincero e contrito e, sapendo che Lui volontier perdona, gli confessa in lacrime “orribil furon li peccati miei”, raggiungendo così il Purgatorio e di conseguenza quella futura salvezza che viene sottolineata dal sorriso del personaggio (Poi sorridendo disse). Cosa conta dunque più della misericordia? Nessuno più di Cristo l’ha praticata nel concreto: egli si è rivolto a tutti gli uomini, compresi i nemici, nel segno dell’amore. Ciascuno di noi può facilmente riconoscersi in queste parole e in questi atti, ma il momento della necessa-

ria contrizione, del pentimento, può avere senso vero solo se si ha la certezza di non venire giudicati ma accolti, perdonati. In questo senso nessun brano mi pare significativo più dell’episodio dell’adultera nel vangelo di Giovanni 8,1-11 : un gruppo di uomini trascina la donna colpevole davanti a Gesù. Ha peccato, la Legge dice di lapidarla, tu che dici? Gesù si china per terra a scrivere, lasciandoli nel loro livore. Ma quelli insistono. Gesù allora esordisce in una risposta che li e ci ammutolisce : chi è senza peccato scagli la prima pietra. E di nuovo si china a scrivere. Gesù non impone nulla, semplicemente non risponde alla cattiveria. Non condanna Gesù. Che ognuno abbia la possibilità di andarsene per non peccare più. Alla donna lo dirà esplicitamente: non ti condanno, vai, e d’ora in poi non peccare più. Ma tutti, in realtà riceviamo da lui, sempre, questa possibilità. Il filosofo Benedetto Croce riteneva questa pagina del vangelo la più espressiva di tutto il cristianesimo e non a caso proprio a questo brano si è riferito papa Francesco concludendo il suo viaggio in Messico con la visita nel carcere di Ciudad Juarez. E’ questo sicuramente dunque il più vero atto di misericordia: non giudicare; il regalo più prezioso che possiamo reciprocamente farci.

Franca Massaiu pag. 4


Spazio Giovani

Conoscere e sconfiggere il cyberbullismo

Con esso si intende un qualsiasi atto aggressivo, prevaricante o molesto compiuto tramite strumenti telematici (sms, e-mail, siti web, chat, social network, ecc.)

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al bullismo al cyberbullismo “Per bullismo si intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima”. La diffusione dei nuovi strumenti tecnologici ha determinato ultimamente una particolare evoluzione del bullismo: il cyberbullismo. Con esso si intende un qualsiasi atto aggressivo, prevaricante o molesto compiuto tramite strumenti telematici (sms, e-mail, siti web, chat, social network, ecc.).

Come combatterlo Sono gli adulti, per il loro ruolo chiave nella crescita del ragazzo, a dover dare un grande sostegno alle vittime del bullismo e poter altresì aiutare i bulli stessi. Fondamentali sono l’attenzione e l’osservazione per capire quando qualche cosa non va, notare comportamenti nuovi, sbalzi di umore, situazioni emotivamente cariche (litigi con amici, problemi in famiglia, ecc.). È importante creare un rapporto di fiducia reciproca, con vittima o bullo, i quali affrontano entrambi, comunque, un momento difficile della propria vita. Offrire sostegno, cercare di capirli e far comprendere loro che hanno sempre Il mondo virtuale, affascinante e così qualcuno a cui poter chiedere aiuto. ricco di informazioni, contenuti varie- Oltre a questo gli adulti dovrebbero fare gati, possibilità di incontri e conoscenze, nuove opportunità, consente veramente di prepararsi al proprio futuro e mettersi in gioco. Tutto questo è facilitato dall’abbassamento delle difese e delle inibizioni dovute all’assenza di contatto diretto. Il rovescio della medaglia è però una limitazione dell’assunzione di responsabilità: ci si sente liberi e poco controllati, quasi anonimi (in realtà non è mai così). In questa situazione non è difficile alterare o perdere completamente la percezione dei rapporti del mondo reale. E questo è molto più vero per quelle giovani generazioni che hanno conosciuto «Se vedi e non parli, se sai e non dici, il web, i computer, gli smartphone da sei complice» sempre. Se a ciò aggiungiamo il fatto che proDiventa osservatore coraggioso! prio per i più giovani il mondo reale è Non prendere parte a dicerie o pettegospesso poco accogliente e comprensivo, lezzi online! a tratti indecifrabile e quasi ostile, posStai vicino al compagno preso di mira siamo capire bene come tale situazione online, inviagli messaggi positivi. Invicrei un terreno fertile allo sviluppo del talo a passare del tempo insieme! cyberbullismo. Dillo ad un adulto a casa e a scuola e stamSi tratta di un fenomeno grave in quanto pa le prove per condividerle con lui. Affronta la persona che perpetra bulliin pochissimo tempo le vittime possono smo elettronico per mettergli in chiaro vedere la propria reputazione dannegche ritieni sbagliato il suo comportagiata in una comunità molto ampia.

Combatti il bullo!

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rete tra loro; serve più comunicazione tra insegnante e genitore, tra scuola e famiglia, servizi del territorio, istituzioni. Tenersi sempre aggiornati con le nuove tecnologie, per diminuire il divario generazionale e dare pretesti per la comunicazione, il coinvolgimento reciproco, la fiducia. Stimolare gli interessi, sia in rete che fuori, la curiosità, proponendo siti sicuri, ma anche favorendo passioni “reali” da integrarsi nella rete (giocare a pallone nella vita reale e seguire il sito della squadra del cuore). I genitori in particolare dovrebbero discutere il cyberbullismo con i loro bambini come questione fondamentale riguardo l’uso appropriato delle tecnologie. Sottolineare che utilizzare Internet o il telefono cellulare per mettere in imbarazzo o ferire i sentimenti degli altri non fa parte dei valori familiari. Discutere altresì del comportamento degli altri, incoraggiando i bambini ad esprimersi contro il cyberbullismo di cui sono testimoni e a riferirlo alle persone appropriate. Definire inoltre come e quando va utilizzato ogni nuovo strumento tecnologico che viene introdotto in casa. Fondamentale è la condivisione in famiglia di tali mezzi, senza essere costretti a controllare di nascosto l’operato dei piccoli. I docenti dovrebbero insegnare agli alunni la “Netiquette”, i principi di buon comportamento in rete, e l’utilizzo sicuro della stessa. In aperta collaborazione con le famiglie, dovrebbero svolgere un’educazione che non sia solo legata ai contenuti prettamente didattici, ma che sia anche educazione socioaffettiva, che insegni a vedere l’altro, riconoscerlo e rispettarlo, imparando a vedere e ascoltare i propri e altrui sentimenti. Il tutto puntando fortemente sull’educazione alla legalità. Guglielmo Puligheddu Su Patiu - Marzo 2016 - n. 30


Approfondimenti

Giubileo della Misericordia

L’Anno Giubilare ha come data di inizio l’otto dicembre con l’apertura della Porta Santa della Misericordia nella Basilica di S. Pietro

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abato 11 aprile 2015 nella Basilica di San Pietro in Vaticano, in occasione dei Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia, il Santo Padre Francesco ha reso pubblica la Bolla d’Indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia. La Misericordiae Vultus, questo è il testo della Bolla, presenta il grande dono della misericordia e il modo per viverla e celebrarla. “Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. (MV 2). Normalmente il Giubileo si celebra ogni venticinque anni, ma in determinate circostanze i Sommi Pontefici hanno indetto Giubilei straordinari per ricordare avvenimenti particolari, come “l’anniversario della Passione, morte e risurrezione di Gesù nel 1933 da parte di Pio XI. Nel 1983 Giovanni Paolo II ha indetto il Giubileo Straordinario della Redenzione. Quello della Misericordia di Papa Francesco non ricorda nessun

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avvenimento particolare, vuole solo celebrare l’amore di Dio per l’umanità. L’Anno Giubilare ha come data di inizio l’otto dicembre con l’apertura della Porta Santa della Misericordia nella Basilica di S. Pietro da parte del Papa e il 13 dicembre nelle varie Chiese particolari. “Ho scelto la data dell’8 dicembre perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia. I Padri radunati nel Concilio avevano percepito forte, come un vero soffio dello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in un modo più comprensibile” (MV 4). L’Anno giubilare si concluderà nella solennità liturgica di Gesù Cristo Signore e Re dell’universo, il 20 novembre 2016. Il Giubileo è l’occasione per riscoprire l’infinita misericordia di Dio nei nostri confronti, misericordia che si è manifestata concretamente nel volto di Gesù Cristo, vivo e presente nella celebrazione dei sacramenti e in

modo particolare nell’Eucaristia. In questo senso, “La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. La Sposa di Cristo fa suo il comportamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno. Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale” (MV 12). “Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della parola del Signore: Misericordiosi come il Padre. L’evangelista riporta l’insegnamento di Gesù che dice: « Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso » (Lc 6,36). È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace” (MV 13). Nella nostra Diocesi il Giubileo ha avuto inizio il 13 dicembre, terza Domenica di Avvento, con l’apertura della Porta della Misericordia che è quella della Chiesa Cattedrale di Nuoro. GM

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L’ANGOLO dei PIU’ PICCOLI

Marzo 2016

a cura di Don Luca Mele

Misericordiosi come il Padre

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Uno speciale anno di grazia chiamato Giubileo

l Giubileo è una grande festa, dura un intero anno e per questo viene chiamato anche “Anno Santo”; non solo perché in questo arco di tempo ci sono e si fanno numerosi riti sacri, ma anche perché è un periodo in cui si promuove la santità di vita. È un anno dedicato alla remissione dei peccati, alla conversione e alla penitenza sacramentale. Le sue origini sono vecchissime: arrivano dalla tradizione ebraica e quindi dalle leggi di Mosè che, ogni cinquant’anni, fissavano per il popolo ebraico quattro stagioni consecutive di particolare di riposo della terra (affinché essa tornasse fertile). Di conseguenza, gli schiavi erano liberi di tornare dalle proprie famiglie e le terre confiscate venivano restituite, in modo tale che per almeno un anno non esisteva né il ricco, né il povero. Per annunciare l’inizio del Giubileo si usava suonare un corno di ariete (in ebraico chiamato jobel e da qui deriva appunto il nome di Giubileo) Ma il Giubileo, come lo si intende oggi, ha avuto inizio nel 1300 con Papa Bonifacio VIII e da allora ne sono stati celebrati tanti, ordinari e straordinari, tutti accomunati dalla simbologia della Porta Santa (che rappresenta il passaggio dal peccato all’amore), del pellegrinaggio (il cammino della vita verso la nostra felicità) e dell’indulgenza (la cancellazione, da parte della Chiesa, dell’impronta negativa lasciata dai nostri peccati già cancellati da Gesù).

la o farla semplicemente sorridere, quando per pura bontà aiutiamo un amico senza volere nulla in cambio… Qui ci aiuteranno le sette opere di Misericordia corporale e le sette opere di Misericordia spirituale! Cos’altro dire? Il prossimo appuntamento sarà con assoluta probabilità nel 2025… ma per adesso ci impegniamo a vivere bene questa grande opportunità per essere misericordiosi come il L’ultimo, fino ad ora, è il Giubileo indetto da Papa Fran- Padre! Don Luca Mele cesco in via straordinaria per celebrare i cinquant’anni pag. 7

della chiusura del Concilio Vaticano II. È iniziato, infatti, l’8 dicembre del 2015 e finirà il 20 Novembre del 2016. Il Santo Padre, con un documento ufficiale dal titolo «Il volto della Misericordia» ha suggerito un anno speciale dedicato alla Misericordia, che è tutto quello che si può dire di Dio; anzi, è Dio stesso! E ci invita, quindi, ad essere più misericordiosi, ossia ci suggerisce di seguire quel sentimento che tutti noi abbiamo dentro: avvertiamo la misericordia quando si prova tenerezza per un’altra persona, quando vediamo una persona triste o malata e ci viene voglia di aiutar-

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Una Porta Santa aperta anche ai più piccoli I chierichetti a Galtellì per il loro pellegrinaggio giubilare

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l 28 dicembre 2015, noi chierichetti, accompagnati dal viceparroco e dai delegati, ci siamo recati a Galtellì per condividere una giornata giubilare presso la parrocchia del Ss.mo Crocifisso. Siamo orgogliosi di essere il primo gruppo olianese ad aver vissuto un pellegrinaggio in questo speciale anno dedicato alla Misericordia. Partiti alle 8.00 della mattina, eccoci giunti nella chiesa medievale di San Pietro e una volta accomodati tra i banchi Don Luca ci ha spiegato il significato del Giubileo e di quest’anno della Misericordia con i simboli che lo rappresentano. A metà mattinata, dopo una breve ma rigenerante merenda, la catechesi si è trasformata in preghiera, perché dalla storica cattedrale della diocesi di Galtellì ci siamo recati in pellegrinaggio verso la chiesa parrocchiale per varcare la Porta Santa e sull’esempio degli Innocenti martiri abbiamo rinnovato la nostra fede nel desiderio

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di lucrare l’indulgenza. Abbiamo pregato insieme al parroco, Don Ruggero, nostro caro compaesano, il quale – dopo un momento di svago e gioco nel piazzale antistante la chiesa – ci ha gentilmente ospitato a pranzo nei locali della mensa parrocchiale dove collaborano bravissimi volontari che si son rivelati ottimi cuochi. Finito di mangiare, siamo andati al Parco di Malicas, ai piedi dell’omonimo castello per divertici: chi giocava a calcio, chi con gli scivoli, chi conversava... Prima della partenza verso Oliena, i familiari di Pietro ci hanno accolto nella loro casa per regalarci una graditissima merendina! È stato bello conoscere nuove cose, pregare, stare insieme… e questo (a nome di tutti i ministranti) grazie ai sacerdoti, ai delegati e accompagnatori e ovviamente alle nostre famiglie! Antonio, 12 anni

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Con Gesù voglio fare del mio meglio

Con la promessa i lupetti diventano missionari di misericordia

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Il sabato precedente, in tana, ci siamo preparati al grande evento grazie ai Vecchi lupi e ai capi sestiglia; e l’indomani mi sono svegliato già carico di adrenalina, ci siam dati appuntamento alla chiesa di Santa Maria dove abbiamo partecipato alla Messa delle 8.15 e poi siamo partiti per la Caccia negli spazi de Su Gologone e delle chiesette di San Giovanni e Santa Lucia. Mi sono e ci siamo divertiti tantissimi con il racconto del Libro della giungla e il gioco. Quindi abbiamo mangiato e poi, nel primo pomeriggio, Akela ci ha chiamato per fare la Promessa: «Lupi! Tutti in cerchio!». Eravamo dodici cuccioli a dover fare la Promessa; io pensavo «Chissà quando mi chiamerà…?» Davanti ad Akela, Bagheera e Baloo abbiamo chiesto di fare la Promessa, abbiamo dimostrato di conoscere la Legge e da Baloo abbiam ricevuto la benedizione per intercessione del nostro patrono San Francesco d’Assisi. Infine il nostro impegno a fare del mio meglio per Dio, per gli altri, per me stesso! Io mi sono sentito emozionato e contento, perché era pag. 9

razie all’esempio della mia famiglia, ho sempre desiderato essere scout! Appena il gruppo Oliena1, all’inizio dell’anno, ha affisso all’entrata di chiesa il cartellone con il quale si invitavano nuovi ragazzi a far parte della famiglia scout, sono andato a iscrivermi accompagnato dai miei genitori. Partecipando alla Messa domenicale delle 10.00, ho frequentato le prime riunioni in tana, dove ho conosciuto meglio i miei nuovi compagni di viaggio e i miei capi (o Vecchi lupi); ma il primo e vero passo, per me, è stato l’uscita del 6 dicembre: è qui che ho conquistato il mio Quaderno di caccia, che custodisco con molto affetto. Naturalmente, per essere scout in modo ufficiale, dovevo – insieme ai miei amici – fare la promessa. Io aspettavo con ansia questo momento fin dal primo ingresso, sebbene fossi già felicissimo di stare nel branco e nella mia sestiglia. Le condizioni fondamentali sono la “perfetta uniforme”, la conoscenza della Legge e il mio impegno da manifestare, appunto con la promessa. Dovevamo studiare a memoria le varie formule capendone bene il significato e cercare la divisa: io, siccome avevo già mio fratello e mia sorella iscritti al gruppo, ho preso la loro e ho completato la mia uniforme acquistando cappellino e calzettoni. Finalmente, un giorno, mia mamma mi ha detto che il 7 febbraio avrei fatto la Promessa!

da tanto tempo che volevo fare la promessa e con orgoglio porto il fazzolettone che i Vecchi lupi mi hanno consegnato. Grazie alla mia famiglia, ai capi e ai miei fratellini del branco! Elia, 9 anni Su Patiu - Marzo 2016 - n. 30


Il bambino Gesù, speranza di chi soffre I ragazzi di AC visitano gli ammalati nei giorni di Natale

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i recente è stata ripristinata un’usanza che nel nostro paese si era persa nel tempo: la visita di Gesù Bambino agli anziani e sofferenti. Anche quest’anno, nel giorno dell’Epifania, col gruppo dell’Acr abbiamo portato «Su Bambineddu» a tanti parrocchiani infermi, alcuni dei quali non escono più di casa perché impossibilitate dalla malattia. Tra l’altro, riscoprendo le Opere di Misericordia come ci ha suggerito il Papa per questo Giubileo, il nostro appuntamento ha avuto un significato tutto speciale! Le bocche degli ammalati, alla vista del Bambinello, si aprivano in un grande sorriso, i loro occhi sprizzavano gioia e con i canti natalizi si emozionavano tantissimo. Per me, come per i miei amici, è stata una bellissima esperienza… espero di poterla ripetere anche nei prossimi anni! Mi ha dato tanta gioia vedere queste persone felici, ricche di speranza nonostante il dolore; ma soprattutto è la loro fede che mi ha maggiormente emozionato! Ringrazio tutto il gruppo Acr, don Luca, gli educatori e ovviamente le famiglie che ci hanno ospitato. Insieme agli acierrini continueremo a pregare per chi soffre.

Eleonora, 10 anni.

RIPASSIAMO IL CATECHISMO

Ad ogni numero ti sarà chiesto di memorizzare una delle verità principali della nostra fede che spiegheremo meglio al Catechismo LE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALI E SPIRITUALI Sono opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E sono opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.

Bargellettas - La mamma dice a suo figlio: “Thomas, oggi ti hanno dato la pagella?”. E il figlio: “sì, pensa che mi hanno detto che posso fare l’allenatore di calcio con i voti che ho!”. E lei: “bravo ma che voti sono?”. E lui: “4-2-2” - Una nonna dice al suo bambino: “Marco, Marco, qual è il tedesco che mi fa impazzire?”. E il bambino risponde: “Alzheimer, nonna! Alzheimer!” Su Patiu - Marzo 2016 - n. 30

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Approfondimenti

Le opere di Misericordia

Per papa Francesco le opere di misericordia sono un’espressione del nostro interesse per i poveri. I poveri sono i veri destinatari della misericordia divina.

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ella Bolla d’indizione del giubileo straordinario, Il volto della misericordia (Misericordiae vultus, del 12 aprile 2015), papa Francesco parla fra le altre cose anche delle opere di misericordia corporali e spirituali. Sulla base del discorso di Gesù sui giudizio finale (in Mt 25,31-46), la tradizione ha sviluppato le sette opere di misericordia. Nel Medioevo alle opere corporali si aggiunsero sette opere spirituali. Oggi tuttavia non siamo più in grado di tenere distinte in modo così netto opere corporali e opere spirituali: parliamo preferibilmente di sette opere di misericordia che interessano tanto il corpo quanto l’anima. Sette è il numero della trasformazione. Così come sono sette i sacramenti e sette i doni dello Spirito Santo, sono sette anche le opere di misericordia, che penetrano il mondo con lo spirito di Gesù e lo cambiano. Ma possiamo anche parlare di quattordici opere di misericordia. Quattordici è sempre il numero dell’aiutare e del sanare. Le quattordici opere di misericordia ci indicano un parallelo con le quattordici stazioni della Via crucis. Sono, per così dire, quattordici opere di misericordia che ci vengono in aiuto nelle quattordici situazioni di difficoltà che la Via crucis ci rappresenta. E le quattordici opere di misericordia sono in grado di guarire le quattordici ferite significate nelle stazioni della Via crucis. Proprio ne1 nostro tempo le opere di misericordia sono un farmaco per molti che oggi sono feriti, per molti piccoli la cui infanzia è trascurata, per molte persone la cui dignità umana è lesa da situazioni di povertà, per molti profughi che a causa della guerra e del terrore sono costretti a fuggire dalle loro terre. È una spiritualità terapeuti-

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ca quella a cui ci incoraggiano le quattordici opere di misericordia. Per papa Francesco le opere di misericordia sono un’espressione del nostro interesse per i poveri. I poveri sono i veri destinatari della misericordia divina. Gesù si rivolge proprio ai poveri, mostrando così ai farisei che per lui la misericordia è più importante del sacrificio. Due volte Gesù nel Vangelo di Matteo cita le parole del profeta Osea: «Misericordia io voglio e non sacrifici» (Os 6,6 citato in Mt 9,13 e 12,7). Gesù invita i farisei ad andare a imparare che cosa il profeta Osea ha inteso dire con quella frase. L’espressione «andate a imparare» era un modo di dire che indicava l’apprendimento di scuola: il tema vero di quella scuola che è la Bibbia è per Gesù imparare e comprendere la misericordia. Dovremmo anche

noi apprendere da Gesù: proprio la Bibbia va considerata e studiata con lo sguardo rivolto alla misericordia, cosicché si renda chiara anche la realtà del messaggio di Gesù. Se comprendiamo la misericordia di Dio tratteremo pure misericordiosamente i poveri, coloro che sono sospinti ai margini della società. Allora andremo come Gesù dai malati che hanno bisogno del medico e dai peccatori che sono stati condannati dalla società come tali o come dei falliti (cfr. Mt 9,9-13). E smetteremo di biasimare gli altri che non seguono le norme della chiesa o della società (cfr. Mt 12,1-8). Così, attraverso il nostro studio e il nostro agire secondo misericordia, questo mondo diverrà sempre più pervaso e plasmato dallo spirito di Gesù. Anselm Grün Su Patiu - Marzo 2016 - n. 30


Vita Parrocchiale

In cammino verso la Visita Pastorale Il Consiglio Pastorale in ritiro per prepararsi ad accogliere il Vescovo nella nostra comunità dall’otto al quindici Maggio

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a Visita Pastorale a tutte le comunità è una delle principali forme, collaudate da un’esperienza secolare, con cui il Vescovo, segno di Cristo buon pastore, rinsalda i legami di comunione con i membri del popolo di Dio, conferma, esorta e consola spingendo tutti e ciascuno ad un rinnovamento interiore, ad una più generosa disponibilità per la missione. Non è quindi innanzitutto e semplicemente un’ispezione, un fatto burocratico. Non è nemmeno una serie di celebrazioni esteriori, un evento in più che si somma alle tante iniziative promosse dalla Chiesa. È un dono di Dio per la Diocesi tutta, un dono per il Vescovo che nell’esercizio del suo ministero viene accolto e riscoperto come maestro, sacerdote e pastore della diocesi perché immagine viva, segno efficace di Cristo Gesù e quindi in Lui principio e fondamento visibile dell’unità nella Chiesa. Perchè la Visita Pastorale? È un momento speciale, anzi unico, per le parrocchie, per ogni battezzato, l’occasione propizia per ravvivare le energie di quanti sono stati chiamati alla vita cristiana e alla testimonianza del vangelo. Può davvero risvegliare il fuoco della passione spingendoci a ritornare alle radici dell’amore. Ci chiede di accogliere sempre e di nuovo Cristo Signore e quindi di convertirci a Lui con tutto il cuore, di lasciarci modellare dal vangelo, di consolidare la comunione fraterna, la collaborazione e corresponsabilità fra cristiani ed offre anche l’opportunità di verificare la genuinità delle scelte pastorali operate e l’efficacia dell’organizzazione e delle strutture adottate. Come ci prepariamo Con questi sentimenti e con l’entusia-

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smo e la responsabilità di rappresentare la comunità nelle scelte pastorali ad esso affidate e nell’accogliere l’invito del vescovo a preparare in modo scrupoloso e fraterno la sua Visita, il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è riunito in ritiro per iniziare il cammino di preparazione attraverso l’analisi del Questionario Pastorale, inviato a tutte le parrocchie della diocesi e che sarà uno strumento importante nelle mani del Vescovo per conoscere a fondo le varie realtà parrocchiali che si accinge a visitare. In esso sono presi in esame tutti gli aspetti della vita di una parrocchia, dal progetto pastorale, alle iniziative per il coinvolgimento di ogni componente della collettività, dalle famiglie alle associazioni, alle varie realtà lavorative e sociali che fanno parte integrante di ogni comunità e che sono punto di partenza e di arrivo per ogni iniziativa pastorale che voglia essere efficace e rispondente alle necessità di ciascuno. Si è partiti dalla conoscenza e divulgazione del Progetto Pastorale Diocesano “Le sfide esistono per essere superate”, documento che ci ha visto coinvolti in primo piano come realtà parrocchiale nella definizione di obiettivi e finalità. La seconda parte del questionario riguardava il coinvolgimento della famiglia come parte essenziale e immancabile di ogni attività pastorale. E’ stato evidenziato il modo in cui le famiglie sono coinvolte nelle varie iniziative e il grado di partecipazione di ogni singolo componente oltre che della famiglia nella sua integrità. Il terzo punto affrontava le tematiche legate ai problemi sociali, al rispetto del-

la persona e della sua dignità. Sono state evidenziate le tante iniziative all’interno della comunità volte a lenire questo disagio e a portare in seno ad ognuno maggiore consapevolezza e sensibilità verso i più deboli e gli ultimi. L’azione preziosissima della Caritas parrocchiale e dell’Adi per citare solo quelle più rappresentative sono emblematiche della vivacità della nostra parrocchia in questo ambito e di come negli anni abbiano creato nel nostro paese una “cultura” della solidarietà e del servizio verso i più bisognosi. Il quarto punto analizzava nel dettaglio tutte le realtà associative presenti in parrocchia e il modo in cui esse vivono la dimensione ecclesiale e comunitaria. Il quinto ed ultimo punto prendeva in esame la dimensione “missionaria” della realtà parrocchiale nel superamento di ogni limite mentale e territoriale per farsi “testimone” del messaggio evangelico. Ognuno degli argomenti analizzati è stato per tutti stimolo a riflettere, ed a trovare in vero spirito comunitario soluzioni e proposte volte ad una sincera e attenta analisi di ciò che siamo e di ciò che vorremmo essere, evidenziando i tanti motivi di orgoglio per il cammino intrapreso ma anche la consapevolezza di non sentirsi mai arrivati. In sintesi abbiamo vissuto una giornata di studio in un clima di allegria e vera fraternità. Un grazie di cuore al Comitato di N.S. di Monserrata per la cortese ospitalità ed alle insostituibili Anna e Carmina per il prezioso servizio e la gradita presenza. Antonello Puligheddu pag. 12


Approfondimenti

Il pane dalla terra:

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emblema della comunità umana, transustanziazione di Cristo.

scrivere del pane si corre il rischio della banalizzazione. Cionondiméno è opportuno e utile, in tempi di sfacciato spreco di questo bene, richiamare alla nostra mente origini e valori ad esso legati. In origine era Adamà, la terra della Genesi, da Adamà abbiamo Adam-Adamo. E’ l’inizio della relazione, complessa e problematica, tra l’uomo e la terra. Sulla terra germinavano spontaneamente specie cerealicole diverse. L’uomo, consapevolmente o meno, lavorò alla loro domesticazione chiamandole: grano, farro, mais, riso, ecc. I cereali nutrirono il pianeta. I suoi abitanti, da quel momento, cambiarono il corso della loro vita. Da quella relazione iniziale comincia la parabola della coltivazione del frumento, in quella regione che va dal Caucaso all’Eufrate, estendendosi gradualmente in aree vicine e più remote. I greci venivano indicati come i mangiatori di pane per antonomasia, ma anche nel mondo romano, la coltivazione del grano e l’arte panificatoria erano assai diffuse. Pensiamo alla nostra Sardegna già granaio prima feniciopunico poi romano. In Sardegna come altrove la panificazione produce una miriade di forme che sono si nutrimento ma anche simbolo. I pani rituali, finemente decorati, hanno nomi evocativi e segnano i momenti più significativi del vivere e del morire. Fare il pane, da noi, raramente è azione individuale, è generalmente azione collettiva e condivisa perché frutto della collaborazione di più persone e perciò, il pane può essere considerato a ragione un prodotto sociale. Conserva, anche nella quotidianità, la sua sacralità che ci richiama al lavoro, alla fatica al sacrificio, al dono: non se ne poteva perdere neanche una briciola perché “grascia ‘e Deus”. Il ciclo del grano e il ciclo del pane sono sempre stati fonte di ispirazione di racconti, di poemi, di saggi di cui si è nutrita e si nutre la cultura popolare e quella alta. Ci piace segnalare ai lettori “Il canto del pane” di Daniel Varujan e “Spezzare il pane. Gesù a tavola e la sapienza del vivere” di Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose. Il poemetto di Varujan ci ricorda la tragedia dei cristiani armeni, il loro genocidio ad opera dei turchi, il sacrificio dello stesso Varujan ucciso all’inizio della strage degli armeni nel 1915. Poesia che lega indissolubilmente l’uomo alla terra, a quella relazione di cui abbiamo parlato all’inizio. C’è nei versi di Varujan sì il presagio del male incombente

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sulla sua terra, l’orgia di sangue che si sta preparando, ma anche il culto di quella terra che ha il volto di Dio. Il mondo interiore di Varujan traspare dai suoi versi nutriti di religiosità ancestrale ma anche dei simboli della fede cristiana. Canta gli elementi del paesaggio, i volti, i sentimenti, la fatica dei campi. La sua poesia, quasi un canto liturgico, svela ciò che è velato: il disegno di Dio. “Il canto del pane ” che dà il titolo al poemetto è la testimonianza più chiara di questa visione: non solo epopea dei

campi ma trasfigurazione del creato, grido della vita, “vigore creatore” “che diffonde il Pane/Il Pane consacrato”. Il saggio di Enzo Bianchi ci guida a riscoprire il magistero di Gesù a tavola. Gesù, dice Bianchi, introducendo il suo libro:”amava la tavola come luogo di incontro con gli uomini , come occasione di benedizione e ringraziamento a Dio…Tra le tante rivoluzioni fatte da Gesù, c’è anche quella di aver rivoluzionato il modo di concepire il cibo”. Per noi ipernutriti, permeati dalla cultura dello spreco, è oggi più che mai necessario ripensare al valore e significato del cibo. Ripensare al pane come fattore di coesione ed elemento di condivisione. La parola compagno deriva da cum panis ed indica la relazione tra coloro che condividono il nutrimento. Così come la parola Betlemme letteralmente vuol dire “casa del pane”. A Betlemme è nato Gesù che come recitano i Vangeli è ” Pane della vita,” cibo per l’umanità, dono del suo corpo transustanziato in pane eucaristico. Attraverso il pane e più in generale il cibo si riscopre la sapienza del vivere e del convivere, la convivialità appunto. Se ci pensiamo non c’è momento significativo della nostra vita che non si celebri stando a tavola. La tavola è il luogo della nostra umanizzazione -il magistero di papa Francesco al riguardo è eloquente- il luogo dove non solo ci si ciba, ma si parla e ci si ascolta, o così almeno dovrebbe essere. A tavola si è faccia a faccia e si può anche ascoltare il silenzio, nutrendo il corpo ma anche le relazioni interpersonali. Tante buone ragioni per riconsiderare il nostro rapporto col pane e con la tavola, magari ricordandoci dell’adagio che recita: ”Mentre i ricchi sognano i sogni, i poveri sognano il pane”. Francesco Palimodde

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Ammentos

I riti della settimana santa Tra antico e moderno L’aspetto visibile del ricordo della Passione e Resurrezione del Cristo, nei tempi andati, oltre che dal Clero, era dato dalla nutrita presenza delle tre confraternite (coffarios e prioressas) delle chiese di Santa Rughe, Nostra Segnora e Santu Franciscu con l’intento di riproporre gli eventi così come accaduti duemila anni prima. Con l’andare del tempo e l’avvicendarsi di parroci diversi, molte delle usanze consolidate da tantissimi anni venivano modificate se non addirittura soppresse (per esempio, la velatura dei santi e delle croci con panni viola, ormai, non viene più praticata). Ricordo che le funzioni liturgiche pomeridiane, iniziavano sempre a «sas tres de vorta ‘e die»: questo per fare memoria della morte del Cristo, avvenuta – come descritto dai Vangeli – nell’ora nona del tempo ebraico (ore 15 del nostro tempo).

Ai tempi del Vicario Bisi Ai piedi della scalinata dell’altare di Sant’Ignazio veniva eretto un catafalco, illuminato da due candelabri, dove su un cuscino di porpora veniva adagiata una piccola croce, sa vera rughe, costruita con foglie di palma, olivo e sambuco; si diceva che contenesse una piccola parte del legno del Golgota e i fedeli che si accostavano per venerarla dovevano inginocchiarsi per ben tre volte (sos indrenucones) prima di baciarla. Non è da molti anni, che è stato recuperato e reintrodotto nella «Processione dei misteri» il simulacro del Ceomo, l’Ecce Homo, o del Cristo alla colonna, sfuggito per vero miracolo ad un parossismo distruttivo di statue lignee e oggetti di altissimo valore storico perpetrato negli anni successivi alla scomparsa del Vicario Bisi. Fanno storia l’abbattimento del centenario gelso dei gesuiti che ornava la piazza Collegio e la soppressione della confraternita di Nostra Segnora

dalla chiesa omonima alla quale è seguito puntualmente il decadimento delle altre confraternite con relativa scomparsa de Sos Coffarios professos. Ma per i semplici di Oliena, la cerimonia più sentita era ed è rimasta S’Incontru: laddove di prima mattina pastori e massai andavano a governare il bestiame per essere presenti poi, con i vestiti della Festa, all’incontro

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visi pieni di gioia. Ecco, il lutto era finito! Forse, pochi sanno che coppie entrate in crisi, fidanzati o sposi consacravano il loro riunirsi «a si che torrare» durante la cerimonia de S’Incontru; stando una di fianco all’altro, si davano furtivamente la mano e la gente che sapeva approvava e gioiva in cuor proprio. E il Cristo risorto andò dalla Madre in lutto, la sua carne era di Luce in quell’appuntamento (incontru) di tenerezza e di gioia. Essa trovò, col cessare del suo pianto e del suo dolore, il principio di una Pasqua senza fine.

tra il Risorto e sua Madre; non a tutti era dato di vedere lo svolgersi degli eventi, ma, ciascuno dei presenti ne percepiva i segni. Nel momento che il capo della Vergine veniva liberato dal velo, si creava un attimo di silenzio; poi, quando la campana iniziava a irradiare la sua gioia e la fucileria si faceva talmente intensa da far tremare la piazza, la commozione ti attanagliava, sentivi un brivido correrti per la schiena e potevi osservare occhi lucidi e

Anche la Pasqua, o forse anche il rito de S’Incontru si sta avviando al declino? Considerare la Pasqua nei misteri della Passione e Morte del Cristo e del suo trionfo con la Resurrezione. Ci avevano educato a pensare alla liberazione dalle dure catene del peccato, alle quali noi uomini eravamo legati, prima che l’opera redentrice del Cristo ci aprisse la speranza del Cielo. La Madonna era stata la prima a rivedere il Figlio dopo la sua resurrezione: Ella aveva sofferto più di tutti, era stata forte e silenziosa ai piedi della Croce, lo aveva ricevuto morto sulle sue ginocchia, (la Pietà) l’aveva visto dissanguato deporre nel sepolcro. L’anno scorso, alla fine delle manifestazioni de S’incontru, una mia anziana parente, aveva esclamato: «Tottu bellu! Vidu in sa televisione, ma… ma li mancavada carchi hosa». «E ite?», incalzavo io. «M’ammento ih hando Dui che tirava su velu a sa Madonna e attaccavana a isparare e sonare sas hampanas si m’arpilia s’ischina e poi y sa propiscione su e viere a Don Mattana (mischineddu) solu hene i bess’esserede istau gente i su cursu, una hosa brutta. Forcis est mengius de la hestare homente a prima».

Peppino Nieddu pag. 14


Spazio Associazioni

I

Natale 2015: i presepi Olianesi

L’impegno in ambito sociale e culturale della Pro Loco

n occasione del Natale, accogliendo l’invito dell’Amministrazione Comunale di contribuire concretamente alla realizzazione del progetto “InCantos de Nadale”, la Pro Loco di Oliena ha promosso alcune iniziative in ambito sociale e culturale. Si è fatto riferimento alle parole di Papa Francesco nella sua Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, in cui sottolinea l’importanza e la priorità della spiegazione della Parola di Dio, con particolare riferimento ai principali momenti liturgici celebrati durante l’anno. Relativamente alla festa del Natale, questa attenzione verso le verità fondamentali è tanto più necessaria sia per la più numerosa partecipazione alla liturgia (anche da parte dei cristiani più distratti e distaccati), sia del maggiore interesse dell’opinione pubblica e dei media. Preservare intatta l’identità dei mistero natalizio, spesso confuso col materialismo e l’economia, richiede una profondità maggiore da parte di chi ascolta e annuncia.

Proprio da qui nasce l’iniziativa del Concorso Presepi, che ha un carattere educativo e parte dall’idea di avvicinare soprattutto i ragazzi e le loro famiglie al Mistero del Natale. L’attività espressiva legata alla centralità della scena della Natività, è uno degli aspetti determinanti che ha spinto la Pro Loco a investire sul Concorso Presepi, poichè educa alla manualità e alla creatività: “Un presepe bello non si improvvisa, ma prevede un’intensità di lavoro che permette di sviluppare ed evidenziare doti che rimangono a volte inutilizzate, soprattutto nei ragazzi spesso immobilizzati dal mondo della virtualità. In evidenza c’è anche l’aspetto relazionale, per cui il presepe è più bello se realizzato insieme a più mani».

NODI - 9) SOS ARANCIOS-SA MADALENA. E’ risultato menzionato il Presepe del vicinato SOS ARANCIOS-SA MADALENA, ai rappresentanti del quale è stato consegnato un premio simbolico (Un presepe in ceramica), che verrà custodito dagli stessi fino al prossimo Natale, quando verrà passato al Presepe che vincerà il prossimo concorso.

Altra iniziativa di particolare interesse è stata quella di mettere in scena un Presepe Vivente. La rappresentazione, molto suggestiva, si è svolta in Piazza Collegio la sera del 21 dicemAl Concorso hanno aderito i seguenti vicinati: bre tra le ore 18,00 e le 20,30 e si è ripetuta 1) JANNA VAHILE – 2) MELATHU – 3) SA il giorno seguente per i più giovani. La vita BANDITTA-MONTE MANNU - 4) S’ORTU durante la Natività è stata rappresentata dalle ‘E SU RE – 5) PREDU MURTA - 6) ARENA- figure fisse presso la capanna: operai, fanciulli GLIOS – 7) MUSSUDORRAI – 8) FALAE- e massaie, pastori ed animali. Coreografia vo-

lutamente semplice: dall’arrivo di Giuseppe e Maria col somarello, il loro ingresso nella capanna e, dopo la natività assistita da alcune massaie, l’adorazione di tutti i pellegrini provenienti anche da lontano, ciascuno coi loro costumi. Infine i doni dei Re Magi e la contemplazione generale con musiche e canti. Il CDA Pro Loco esprime un sentito ringraziamento per questa partecipazione, così spontanea e gratuita, manifestata da: i Tumbarinos di Gavoi, il Gruppo Ortobene di Nuoro, i gruppi di Sorgono, Samugheo, Orgosolo, Ollolai, Dorgali, Bitti, Ghilarza, Narcao, Norbello; i gruppi di Oliena Su Gologone e Su Durdurinu, i capi Scout che hanno prestato la loro preziosa abilità manuale, per diverse sere al freddo, nell’allestimento della capanna. Ringraziamo il presidente della Pro Loco di Dorgali Bore Loi, i Soci Pro Loco di Oliena e gli amici intervenuti e tutti quelli che hanno collaborato attivamente, con canti, con oggetti e animali. Ringraziamo in particolare il Sindaco e l’Amministrazione Comunale di Oliena; il Parroco don Giuseppe, don Tommaso e don Luca. In preparazione i CD con filmati e foto.

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Il CDA della PRO-LOCO

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Il problema dell’acqua

Attualità

La comunità di Oliena sente il timore di possibili minacce rivolte al proprio monumento naturale

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elle passate settimane e nei mesi scorsi, l’opinione pubblica è stata assorbita da un dibattito particolarmente coinvolgente e appassionante. La tematica dell’acqua tocca, infatti, indistintamente i bisogni, le necessità, gli interessi (nell’accezione giuridica del termine) di un’intera collettività. Bisogni, necessità e interessi, che trovano una consequenziale tutela normativa, la quale garantisce o almeno dovrebbe garantire quella rappresentazione pubblica del bene, espressione di una dimensione comunitaria, eretta a baluardo dei diritti di una generalità, rispetto alle rivendicazioni, agli usi e agli abusi di pochi. Alla luce di questa caratterizzazione globalizzante, sancita perfino tra i principi fondamentali della comunità internazionale, occuparsi di un argomento il quale riveste tale valenza ed importanza condizionati da partigianerie di sorta o attraverso visioni e interpretazioni parziali, andrebbe a sminuire invero il rilievo e il risalto, che andrebbero riconosciuti ad una questione tanto cruciale. Pertanto, bisogna premettere che la battaglia dell’acqua (per utilizzare un’espressione giornalistica un po’ superficiale) vede impegnate a Oliena le forze politiche di maggioranza e opposizione, protagoniste di un percorso istituzionale, segnato in larga parte da condivisioni e da un’apprezzabile identità di vedute. In occasione dell’ultimo consiglio comunale, all’unanimità, coloro che sedevano nei banchi di entrambe le formazioni hanno approvato concordemente un documento, che ha segnato un preciso impegno per l’ente comunale. In gioco c’è la tutela della salute, del benessere e della qualità della vita di un intero paese. In ballo c’è la storia e l’identità di un centro profondamente legato al suo patrimonio ambientale, ai luoghi incantati, che descrivono l’animo e formano il carattere della sua gente. Le istanze provenienti dalla Bassa Baronia, senz’altro legittime, descrivono una situazione precaria e certamente problematica. L’approvvigionamento dal fiume

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Cedrino non assicura, infatti, un livello accettabile del servizio reso. Le richieste avanzate vedrebbero come soluzione praticabile quella dell’erogazione di acqua di sorgente, proveniente appunto da Su Gologone. Un’eventualità quest’ultima che non può far perdere di vista, tuttavia, nemmeno per un attimo l’esigenza inderogabile della salvaguardia del monumento naturale. La Sorgente incastonata fra le rocce così cara agli olianesi, tanto da diventare l’immagine più intima di questa comunità. Uno dei simboli più autorevoli. Ogni progetto, relazione tecnica, simulazione, proposta che non tenga conto di questa relazione sentita, allora, non ha senso di essere analizzata e approfondita. Recentemente, si è discusso di prelevamenti da grotte. Si è

sentito parlare di svariate teorie: trivellare per nascondere le pompe o modificare il deflusso del corso della fonte o, addirittura, realizzare un laghetto destinato alla pesca. Ipotesi, che certamente hanno bisogno di studi approfonditi, di monitoraggi protratti nel tempo, i quali fotografino i mutamenti e le evoluzioni stagionali, i periodi di magra e di piena. Allo stato, però, pur non volendosi sostituire a geologi, ingegneri ed esperti, sentire solamente parlare di certe supposizioni fa salire la paura. La comunità di Oliena sente il timore di possibili minacce rivolte al proprio monumento naturale. Alla politica spetta, quindi, la precisa responsabilità di non abbassare la guardia. Mattia Sanna pag. 16


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