Su Patiu n. 15

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Marzo 2009

È RISORTO S

La vita ha trionfato sulla morte

ono risorto e sono sempre con te!” L’annuncio della risurrezione riempie di luce e di pace la nostra esistenza. È l’avvenimento che ha cambiato il corso della storia perché ha segnato la vittoria della vita sulla morte, la sconfitta del peccato, il trionfo dell’amore più totale. L’uomo, redento dal peccato e dal male, è chiamato a sperimentare un modo di vivere nuovo. Vivere la risurrezione, oggi, significa proclamare con fede che Gesù, “morto per i nostri peccati” (1Cor 15,20), “è risuscitato dai morti, primizia di coloro

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La Resurrezione: Liliana Cano

che sono morti” (1Cor 15,21). La Pasqua, passaggio dalla schiavitù alla libertà, celebra la certezza dell’uomo di essere pienamente libero, di aver riacquistato la sua dignità, di aver sconfitto la paura. Le testimonianze dei vangeli e degli Atti degli apostoli ci trasmettono la consolante certezza della risurrezione. La Pasqua di Gesù è un susseguirsi di incontri dove lui si presenta vivo alle donne che vanno al sepolcro, ai discepoli diretti a Emmaus, agli apostoli riuniti in casa, a persone singole e a gruppi. Gesù risorto vuole assicurare i suoi che lui è sempre vicino a loro, che continua a camminare con loro. La comunità che si riunisce in assemblea, i tanti giovani che lo acclamano Re e Salvatore del mondo, la straordinaria presenza di tante persone al suggestivo rito de “S’Incontru”, il clima di festa, lo sfavillio dei colori del costume, il senso di appartenenza a un popolo depositario di una tradizione di fede, sono segni che il Risorto è veramente presente oggi nella nostra comunità. Perché la Pasqua non sia solo una espressione di folclore è necessario realizzare lo stile di vita nuova che

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propone. Si è invitati allora a “togliere via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti, Cristo nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità” (1Cor 5,7-8). La risurrezione di Cristo deve orientare la vita di tutti all’apertura e all’incontro con gli altri, a vivere la comunione fraterna in un clima di gioia e di speranza. Le difficoltà del momento presente, le relazioni tra persona e persona, tra gruppo e gruppo, invece che dall’amore, sono segnate, molto spesso, dall’egoismo, dall’ingiustizia, dall’odio, dalla violenza; la crisi economica e occupazionale, la grave situazione morale, la disgregazione e le ferite di cui soffre la famiglia, la solitudine e lo smarrimento di tanti ragazzi e giovani, non devono avere il sopravvento sulle positive potenzialità che anche la nostra comunità possiede al suo interno. Sono i doni del Risorto, è la fede nella sua presenza che ci assicura che una vita nuova è possibile. Apriamoci con sincera fiducia a Cristo risorto, perché la forza rinnovatrice del Mistero pasquale si manifesti in ciascuno di noi, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità. Con questi sentimenti auguriamo a tutti Buona Pasqua! Don Giuseppe Mattana Don Luciano Monni Don Tomaso Puddu

IN QUESTO NUMERO:

LE NOSTRE CHIESE

3 La Chiesa di Sant’Ignazio e il Collegio

LA FESTA DEL CARNEVALE

5 Occasione per socializzare e divertirsi

APPROFONDIMENTI

11-12 La Settimana Santa

SU PATIU RAGAZZI

7-10 Molto ricco di notizie, giochi, curiosità il supplemnento ragazzi

SPAZIO GIOVANI

16 Marco Carta vince a Sanremo

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Cronaca di Vita Parrocchiale - Quinquelibri Avvenimenti vissuti nella nostra comunità dal 16 Novembre 2008 al 16 Marzo 2009

Dal 16 al 21 novembre il parroco è agli Esercizi Spirituali degli Assistenti di Azione Cattolica che si tengono a Foligno presso la Casa di Spiritualità “La Quiete”. Il 25 novembre si tiene l’incontro con il Terzo ordine francescano. Il 27 novembre si tiene la catechesi sulla “Spe salvi” presso la sede dell’A.D.I. Il 28 novembre viene inaugurata e benedetta la nuova sede dell’AVIS. Inizia così, anche a Oliena, la sua attività una associazione benemerita per la raccolta del sangue e per venire incontro alle necessità dei malati. Il 29 novembre si tiene nella Chiesa Parrocchiale la Veglia di preghiera per l’inizio dell’Avvento, in concomitanza con l’inizio della novena in preparazione alla solennità dell’Immacolata. Il 30 novembre l’ACR organizza la “Festa del Ciao” Il 2 dicembre si riunisce la Commissione della Caritas parrocchiale per predisporre le iniziative per l’Avvento. Dal 9 al 20 dicembre prende l’avvio l’iniziativa del Cesto della solidarietà per la raccolta di viveri e la Colletta alimentare nei vari negozi. L’11 dicembre si tiene in parrocchia la Celebrazione comunitaria della penitenza con la presenza dei sacerdoti della Forania. Il 13 dicembre, Festa di S. Lucia, viene celebrata l’Eucaristia nella chiesa a lei dedicata. Il 13 dicembre viene celebrato il “Natale degli uomini”, con una grande partecipazione sia alle confessioni che alla S. Messa.

NOTIZIARIO della Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola - OLIENA Direttore Responsabile: GIUSEPPE MATTANA Gruppo Redazione: LUCIANO MONNI ANTONELLO PULIGHEDDU PEPPINO NIEDDU FRANCO GARDU ANNA FRANCA PAU Stampa: SERISTAMPA - OLIENA Marzo 2009 - n. 15 Iscrizione Reg. G. e P. N. del Trib. di Nuoro n. 03/2004 del 20 Ottobre 2004

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Al termine della celebrazione un momento di fraternità presso la Casa del Giovane. Il 14 dicembre il gruppo dei giovanissimi di Azione Cattolica partecipa al Ritiro spirituale, guidato da Don Luciano, nel santuario N.S. di Monserrata. Il 16 dicembre inizia la Novena in preparazione al Natale. Il 20 dicembre, la Polifonica Olianese tiene, nella Chiesa Parrocchiale, il tradizionale Concerto di Natale. Dal 16 prende avvio l’annuale iniziativa dell’allestimento dei presepi nei vari vicinati. Su questa iniziativa, il 19 dicembre, la Radio Vaticana manda in onda una intervista al Parroco Don G. Mattana. Il 21 dicembre celebrazione della S. Messa per il Natale dell’ADI, con la presenza degli anziani e dei malati presso il CK. Il 22 dicembre si tiene presso il salone della Casa del giovane, l’annuale rappresentazione natalizia dei bambini della scuola materna parrocchiale. Il 28 dicembre, Festa della Santa famiglia con la partecipazione, in modo particolare, delle coppie che si sono unite in matrimonio nel corso dell’anno. Al termine delle celebrazione, incontro fraterno presso la Casa del giovane. Il 31 dicembre solenne celebrazione del Te Deum per la fine dell’anno, con la celebrazione dell’Eucaristia e un momento di Adorazione. Il 2 gennaio 2009 inizia la visita ai bambini nati nel corso del 2008 con “Su Bambineddu”. Il 10 gennaio inizia il Corso parrocchiale di preparazione al matrimonio per le coppie che intendono unirsi in matrimonio nel corso dell’anno. Il 16 gennaio, benedizione dei fuochi in occasione della Festa di S. Antonio Abate. Il 21 gennaio il Parroco viene ricoverato nell’Ospedale “A. Segni” di Ozieri per un intervento chirurgico. Il 26 gennaio inizia la Scuola di preghiera, guidata e animata da Giuliana e Giuseppe Sirca. Il 17 febbraio si tiene il Consiglio parrocchiale di Azione Cattolica, con la partecipazione

del presidente diocesano Dott. Giuseppe Rubanu, di Don Giampiero Fronteddu, Assistente Diocesano dell’ACR e della Sig.ra Francesca Gungui, responsabile diocesana, per iniziare la preparazione al Convegno diocesano dell’ACR che si terrà a Oliena il 2 giugno. Il 25 febbraio, mercoledì delle Ceneri, inizia la Quaresima. Ogni giovedì di Quaresima, alle ore 21,00, si tiene l’Adorazione accompagnata dalla Lectio divina. Il 26 febbraio, presso il Convento dei Frati Minori a Fonni, si tiene la riunione della Forania.

Il 27 febbraio la Via Crucis per le vie del Paese si tiene nei vicinati che vanno dalla P.zza S. Giorgio fino alla Via Fala e’ Nodi. Il 1 marzo si tiene nella Chiesa Parrocchiale il Ritiro comunitario per l’inizio della Quaresima. Il 6 -7-8 si tengono le Sante Quarantore Il 6 marzo la Via Crucis inizia in Via Galiani per terminare in P.zza S. Maria. Il 12 marzo si tiene l’incontro per i genitori dei ragazzi che si accosteranno alla Prima Comunione. Il 13 marzo la Via crucis si svolge nella zona di Predu Murta. Il 16 marzo si riunisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale, già scaduto dal 2008, per organizzare gli adempimenti per l’elezione del nuovo Consiglio Pastorale.

Sono Stati Battezzati in Cristo Pulloni Cristiana Nicole Giobbe Andrea Salis Ricardo Garippa Salvatore Canudu Gabriele Deiana Mariantonietta Tupponi Giuseppe Sono ritornati alla casa del Padre Cossu Antonio Viviani Elvio Palimodde Sebastiano Salis Pietro Antonio Solinas Giovanna Manca Pietro Corrias Antonio Boyer Peppino Puligheddu Giuseppa Mulas Giovanna Raimonda Nicolai Maria Luisa Corrias Giovanni Biscu Maria Luigia Ghisu Antonianna Salis Santedda Boi Giuseppe Mulas Giovanna Maria Maccarrone Maria Giovanna Boi Francesca Carai Grazia Fenu Sebastiana Salis Antonio Francesco Mula Giuseppe

INDIRIZZI e NUMERI TELEFONICI

Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola Piazza Collegio, 7 - 08025 OLIENA (Nu) Tel. e Fax 0784.285655 Indirizzo e-mail: p.santignazio@tiscali.it Don Mattana tel. Don Luciano tel. Don Puddu Suore

0784.285655 - 340.7661593 338.3310434 tel. 0784.288707 tel. 0784.287555

Per le vostre eventuali offerte: Conto Corrente Postale n. 13151071 intestato a: Parrocchia S. Ignazio di Loyola - Oliena

Avviso ai lettori: Ai sensi della legge D.Lgs 30.6.2003 n. 196 per la tutela dei dati personali, comunichiamo che gli indirizzi di quanti ricevono questo periodico fanno parte dell’archivio della Parrocchia S. Ignazio di Loyola in Oliena e sono utilizzati esclusivamente per l’invio del predetto periodico o di altre comunicazioni sulle nostre attività.

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a cura di M. Vargiu

LE NOSTRE CHIESE

La CHIESA di SANT’IGNAZIO con l’annesso Collegio dei Gesuiti

La Chiesa e l’annesso Collegio vennero edificati dai Gesuiti tra il 1652 ed il 1758, data questa dell’inaugurazione. Non si sa con precisione chi ideò il progetto della chiesa ; si sa chi, almeno inizialmente diresse i lavori : il genovese Domenico Spotorno. La facciata della chiesa di Sant’Ignazio è stilisticamente affine al S. Giacomo Maggiore di Orosei. Come un grande velario, tirato ai lati, il piano è spartito da lesene e cornici in tre scomparti verticali e orizzontali che concludono con un timpano curvilineo. L’interno, a navata unica, con tre cappelle per lato, rispecchia i criteri di chiarezza e di funzionalità devozionale tipico delle chiese-madri gesuitiche. Lungo le pareti laterali agili lesene addossate a robusti pilastri si proiettano verso l’alto, a sorreggere una cornice dalle eleganti modanature, ed un cornicione aggettante ; su questo si imposta la grandiosa volta a botte di copertura, scandita dagli archi di rinforzo. La navata è separata dal presbiterio da dei gradini, al termine dei quali erano due balaustre. Dei matronei si affacciano sul presbiterio (quelli a sinistra dell’altare erano stati tamponati e, solo di recente, alcuni lavori di restauro li hanno rimessi in luce), costituendo un collegamento con l’ex Collegio. Sotto di essi, i vani, a lato dell’altare, fungono da deambulatorio. La spazialità della chiesa accentua la lunghezza e l’altezza rispetto alla larghezza ; il fulcro prospettico è determinato, infatti, dall’altare maggiore posto sul presbiterio sopraelevato. RealizSu Patiu - Marzo 2009 - n. 15

zato in muratura ed in stucco marmorizzato nel 1853, l’altare è un manufatto fuori dall’ordinario nella Sardegna dell’interno. La struttura, imponente e solenne, a colonne binate e trabeazione, presenta caratteri stilistici neoromani; ciò ha fatto pensare ad un possibile intervento di Francesco Cuccheri, scultore dell’Accademia di Carrara. La nicchia, posta tra i binati di colonne dell’altare, accoglie una pregevole statua in legno damaschinato del sec. XVII. raffigurante Sant’Ignazio di Loyola che mostra il libro delle Costitutiones. Questa, accanto a quella di San Francesco Saverio, posta nella terza cappella a sinistra, possiede un’impronta stilistica spagnola, ma potrebbe anche derivare da una bottega campano-calabra. Altre pregevoli statue si trovano dislocate presso le sei cappelle laterali ; le prime quattro di esse si caratterizzano per la presenza,

nelle pareti di fondo, di altari in stucco su disegni di schema manieristico e qualche accento rococò ; gli altri due altari sono decorati in marmo policromo. Nella seconda cappella a destra troviamo un piccolo gruppo in legno policromo (forse della fine del sec. XVIII), raffigurante Sant’Isidoro con i buoi aggiogati. Nella terza cappella a destra troviamo l’interessante statua di San Michele Arcangelo, in legno policromo e dorature ; venne eseguita da Monserrato Carena (uno scultore residente a Cagliari e forse originario di Oliena o di Orgosolo, nel 1617, su richiesta di un committente locale, tale Giovanni Pietro Cabra (questi, chiese espressamente all’artista che l’opera fosse somigliante ad una analoga presente nella Chiesa del Sepolcro a Cagliari). Un po’ schematica nell’impostazione quasi frontale della figura, e animata da una calda policromia, la statua

rivela un’adesione ai canoni stilistici del Tardo-Manierismo, ma anche un gusto, tipicamente sardo, per gli stilemi arcaizzanti e popolareschi. Lungo le pareti della navata figura la sequenza di una Via Crucis della pittrice L. Cano. L’ex collegio ospita ancora oggi una preziosa raccolta di opere d’arte (quadri, sculture, argenti sacri) e suppellettile religiosa, parte residua di una ricchissima collezione (testimoniata da un inventario del 1773) voluta dai Gesuiti. Purtroppo la mancanza di una adeguata sede museale non ne permette una facile fruizione pubblica. Molti di questi beni (specialmente arredi e suppellettili) furono devoluti, su proposta dell’Arcivescovo di Cagliari al Vicerè dell’isola, in data 3 nov. 1780, alla nuova Cattedrale di Nuoro, mentre un’altra parte andò purtroppo dispersa. Fra gli argenti sacri spiccano per la squisita fattura una grande Croce processionale, in argento sbalzato e cesellato su supporto ligneo, con le figure del Cristo in croce e la Vergine realizzate a getto e apposte

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sui due lati (è un’opera che molto probabilmente deriva da bottega cagliaritana della metà del XVIII sec); un bel Ostensorio, anch’esso in argento sbalzato e cesellato, probabilmente del XVIII sec., qualche bacile, una navicella porta incenso, una lampada, un turibolo di gusto gotico. Per quanto riguarda i dipinti va segnalata una serie di ritratti, eseguiti verosimilmente da una stessa mano, e di una certa raffinatezza, raffiguranti gli Apostoli Pietro, Paolo e l’Evangelista Luca. Sono figure che emergono da un fondo scuro, con volti intensamente espressivi, secondo un misticismo di marca ispanica che trova riscontro anche nelle affini botteghe campane del sec. XVII. A questa ricca collezione si aggiungono altri pag. 4

piccoli Crocifissi, in genere del XVII, XVIII sec. appartenenti in origine alle diverse chiese del paese. Spicca ancora un Cristo alla colonna, dal pathos gotico-catalano. Tra le statue lignee, provenienti dalle cappelle laterali di Sant’Ignazio, o da altre chiese, ricordiamo la bella Madon-

na d’Itria, un Sant’Antonio Abate, una Santa Lucia, un S. Biagio vescovo, un S. Francesco, un Santo dominicano, un Sant’Andrea da Avellino. Un’altra testimonianza pittorica, del periodo gesuitico, è costituita da una volta affrescata, al piano terra (la sala che un tempo fungeva da refettorio) : l’affresco, eseguito con uno stile barocco un pò semplificato e popolaresco, presenta al centro della volta un grande stemma gesuitico ; lungo i bordi, dei medaglioni floreali contengono figure di gesuiti illustri ; a lato, nelle lunette, una Gloria di Sant’Ignazio e di San Francesco Saverio. Fu eseguita da un artista presumibilmete locale la Pala dell’Immacolata Concezione, firmata Josephus Tarenus e datata 1602. La tela, collocata sul vano destro che affianca il presbiterio (una sorta di deambulatorio), si trovava, in origine, nella vecchia parrocchiale di S. Maria, in una cappella gentilizia appartenente all’importante famiglia di Monserrato Tolo (nobile del paese), e qui ritratto, infatti, insieme alla consorte, sul lato inferiore del quadro, accompagnato dallo stemma nobiliare. Il tema dell’Immacolata, diffusosi dalla Spagna in Sardegna attraverso l’Ordine dei Cappuccini, viene qui

trattato secondo uno schema di simmetria bilaterale con la figura della Vergine al centro, che calpesta la serpe, e ai lati due figure di santi. Accanto a quest’opera figura un’altra grande tela, una Deposizione, dipinta da Bernardino Palazzi nel 1964. Nella biblioteca si trova conservato un bell’esempio di retablo cinquecentesco: il retablo di San Cristoforo. Il doppio trittico, proveniente anch’esso dalla chiesa di S. Maria, e databile al secondo quarto del XVI sec., coniuga felicemente, pur con una certa ingenuità, elementi del repertorio tradizionale ispanico con motivi desunti dalla pittura italiana rinascimentale (la posa del Bambino è un’idea raffaellesca). Una torre campanaria a base quadrata è collocata a ridosso della parete sinistra della chiesa. Si eleva per una ventina di metri ed è sormontata da un tamburo ottagonale che la raccorda con la cupola di copertura. Adiacente alla chiesa, e costituendo con essa un corpo unico, si trova l’ex Collegio Gesuitico, oggi canonica ; presenta una facciata a paramento liscio, a due piani, con cornici marcapiano e finestroni incorniciati da conci regolari ; delle ampie soffitte, oltre uno spesso cornicione, concludono l’edificio.

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IL PUNTO DI VISTA

LA FESTA del CARNEVALE Un’occasione per socializzare, incontrarsi e divertirsi

Si è svolto anche quest’anno l’immancabile appuntamento del carnevale, con l’impegno di grandi e di piccoli per organizzare le sfilate, l’allestimento dei carri allegorici, i vari momenti di festa. Un’occasione per socializzare, incontrarsi, collaborare e divertirsi. Il carnevale non è certamente una festa religiosa, tuttavia non è concepibile senza il calendario delle festività liturgiche. Non per nulla è collocato prima della quaresima e tradizionalmente termina il martedì prima di Mercoledì delle ceneri. Per questo motivo forse è utile una riflessione sulla sua origine e sul suo significato. Al riguardo c’è un significativo studio dell’allora Card. J. Ratzinger, molto illuminante. (cfr Cercate le cose di lassù, riflessioni per tutto l’anno, ed Paoline). Le radici del carnevale sono varie e molteplici: si trovano nella tradizione ebraica, pagana, cristiana e rimandano a usi, consuetudini e luoghi di tutti i tempi. Nel calendario delle festività ebraiche al carnevale corrisponde grosso modo la festa dei Purim, che ricorda la salvezza di Israele dall’incombente persecuzione degli ebrei nel regno di Persia, salvezza conseguita, secondo il racconto biblico, dalla regina Ester. La gioia scatenata con cui la festa viene celebrata vuole essere espressione del senso di liberazione che,

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in questo giorno, non è solo memoria, ma promessa: chi è nelle mani del Dio di Israele, è libero in partenza dalle insidie dei suoi nemici. Al tempo stesso, dietro a questa festa scatenata e profana, che aveva e ha tuttavia il suo posto nel calendario religioso, c’è quella conoscenza del ritmo del tempo, validamente espressa nel Libro del Qoèlet. «Tutto ha la sua ora e c’è un tempo per ogni cosa sotto il sole: un tempo per la nascita e un tempo per la morte, un tempo per piantare e un tempo per cogliere ciò che si è piantato... un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per lamentarsi e un tem-

po per ballare» (Qo 3,1 ss.). Ogni momento non è il momento giusto per ogni cosa: l’uomo ha bisogno di un ritmo, e l’anno gli dà questo ritmo, nel creato e nella storia che la fede presenta nel corso dell’anno. Accanto ai precedenti ebraici ci sono quelli pagani, il cui volto truce e minaccioso è messo in evidenza dalle maschere dei paesi alpini e svevo-germanici. Qui si celebravano i riti della cacciata dell’inverno, dell’esorcismo delle potenze demoniache. In questo contesto emerge qualcosa di molto significativo: la maschera demoniaca si trasforma, nel mondo cristiano, in una divertente maschera-

ta; la lotta pericolosissima con i demoni si cambia in gaudio prima della gravità della Quaresima. In questa mascherata avviene ciò che riscontriamo spesso nei salmi e nei profeti: essa diviene scherno di quegli dei che chi conosce il vero Dio non deve più temere. Le maschere degli dei sono divenute uno spettacolo divertente, esprimono la gioia, sfrenata di coloro che possono trovare motivi di comicità in ciò che prima faceva paura. In questo senso è presente nel carnevale la liberazione cristiana, la libertà dell’unico Dio, che rende perfetta quella libertà ricordata dalla festa ebraica dei Purim. Si pone però un interrogativo: possediamo ancora questa libertà? Non è che ci siamo voluti liberare anche di Dio stesso, del creato e della fede, per essere completamente liberi? E la conseguenza non è forse che siamo di nuovo in balia degli dei, delle potenze del denaro, dell’avidità, dell’opinione pubblica? Dio non è il nemico della nostra libertà, ma il suo fondamento; è questo che dovremmo imparare di nuovo oggi. Per questo motivo è quanto mai utile e importante rispettare le solide tradizioni che, anche per quanto riguarda il carnevale, sono presenti nel nostro paese e che vede nel martedì grasso l’ultimo giorno di questa festa. Chi, a vario titolo, organizza manifestazioni, deve tener conto di questo particolare non insignificante, senza nascondersi in regolamenti e decisioni che non rispecchiano quell’appellarsi al rispetto e alla riscoperta delle nostre tradizioni. Per tanti, e non solo per i credenti, in Quaresima non è opportuno continuare il carnevale! Forse alcune polemiche e malumori emersi anche quest’anno, dipendono proprio da queste scelte poco opportune. * pag. 5


NOTE STORICHE

QUESTIONARIO CORONGIU

A puntate, iniziamo qui la pubblicazione di un vecchio documento in lingua spagnola, datato 1777 noto come “questionario Corongiu” dal nome del Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Cagliari che a suo tempo aveva formulato un questionario sulla consistenza delle parrocchie e chiese dei villaggi e delle risposte scritte dal Vicario perpetuo Salvatore Lovico riguardante la villa (villaggio) di Oliena. Libera traduzione dallo spagnolo del Prof. Stefano Deledda Risposte alla domanda dell’illustre e reverendissimo vicario generale capitolare conforme alle richieste e punti che vengono elencati: 1.- Nel citato villaggio di Oliena, oltre alla chiesa parrocchiale, ci sono altre 10 chiese dentro e nella periferia dell’abitato. Da chi siano state costruite o finanziate si dirà in seguito, come anche quando; 2.- Titolare della chiesa parrocchiale è la Vergine Santissima dell’Assunta (Santa Maria). Secondo la tradizione orale è stata costruita a spese dei fedeli, ma non si sa come né quando è stata consacrata; 3.- La parrocchia ha 72 scudi di rendita fissa, tra i quali anche i proventi di Locoe e di Iloghe che l’illustrissimo Monsignor Delbequi, di buona memoria, aggiudicò a questa chiesa nel 1767. Ha inoltre un fondo tra i censi assegnati in moneta liquida di circa 2.708 libbre e alcuni cespiti, dei quali si occupa l’amministratore, quando vengono seminati e tramite questi la chiesa è sufficientemente dotata per la manutenzione e l’abbellimento; 4.- Ciò che hanno le altre chiese si dirà quando si tratterà di ciascuna di queste; 5.- Gli interessi della parrocchia sono amministrati dal procuratore della stessa, nominato sempre dal vicario foraneo, al quale si rende conto delle entrate e delle uscite. Le due confraternite della Vergine d?Itria (Nostra Signora) e Santa Croce

(Santa Rughe) sono amministrate da un cappellano, che ha il compito di officiare e rende conto anche lui al vicario foraneo. Le altre chiese sono amministrate dagli stessi compatroni rispettivi, fanno la festa del titolare, le riparazioni necessarie delle stesse, pagando ciascuno la parte e non rendono conto a nessuno; 6.- Nella Parrocchia è conservato in buono stato il sacrario e la fonte battesimale e nulla manca del necessario, tranne la riparazione del tetto di tegole di una stanza accanto alla sagrestia, crollato quest’anno; 7.- Nelle altre chiese non ci sono ossari

ne cimiteri, perché questi sono soltanto nella parrocchia. L’ossario è una stanza, però tanto piena, che d’ora in poi non può più contenere altre ossa ed è chiuso a chiave; il cimitero è ben conservato ed ordinato, ma necessità di riparazione in due punti, dove la gente accede liberamente e manca del portone all’ingresso. Le spese necessarie per riparare l’ossario, cimitero, campanile e chiesa, suole coprirle la comunità, quando si verificano delle carenze per incuria e disguido dei sindaci. continua..

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Foto: Folchetti

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OLIENA

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Come abbiamo fatto a sopravvivere ? ed a crescere e diventare grandi ?

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1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag... 2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo. 3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di piombo. 4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte. 5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco. 6.- Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino, invece che dalla bottiglia dell’acqua minerale... 7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Si, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto! 8.- Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari... cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile. 9.- La scuola durava fino alla mezza, poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papa). 10.- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi. 11.- Mangiavamo biscotti, pane olio e sale, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare... 12.- Condividevamo una bibita in quattro... bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo. 13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi, televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby surround, cellulari personali, computer, chat-room su Internet... Avevamo invece tanti AMICI. 14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell’amico , suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo a giocare. 15.-Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis , si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma. 16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né di iperattività; semplicemente prendeva qualche schiaffetto e ripeteva l’anno. 17.- Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità... e imparavamo a gestirli. La grande domanda allora è questa:

Se eri un bambino negli anni 50, 60 e 70 come hai fatto a sopravvivere ?

Per i più grandetti affinché riflettano i genitori e i ragazzi di oggi!!!

La Grande Domanda Marzo 2009

N. 2

SU PATIUragazzi

a cura di don Peppe e don Luzianu INSERTO A “SU PATIU” PARROCCHIALE

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Nella valle dei sogni perduti ci sono tre croci da una di qute sanguina il nostro Cristo crocifisso coi chiodi dell’odio attorno alla fronte pungono le spine del disprezzo. Ma da sempre dopo la tempta spunta il sole domani suoneranno le campane della pace sulla terra ancora verrà la Pasqua e tornerà a risorgere Gù!

PASQUA

on loro enorme stupore, videro che la pietra era stata tolta e la tomba era vuota. Il corpo di Ges˘ era scomparso. I discepoli corsero ad avvisare gli altri, mentre Maria Maddalena rimase presso il sepolcro a piangere. Díun tratto alzÚ gli occhi e accanto a lei cíera un uomo. ì PerchÈ piangi?î le chiese líuomo con grande dolcezza. ì Cosa Ë successo?î La donna iniziÚ a parlargli della tomba vuota, ma lui la interruppe. ì Non mi riconosci, Maria?î disse. ì Sono io, Ges˘. V‡ a dire ai miei amici che sono vivo e non essere pi˘ triste.î Piena di gioia,Maria corse dai discepoli per raccontare quello che aveva visto. Allíinizio non le credettero; era troppo bello per essere vero. Ma ben presto arrivarono delle conferme: altri líavevano visto. E poi, un giorno venne a trovarli di persona. Dapprima pensarono che fosse un fantasma, ma Ges˘ mostrÚ i segni dei chiodi sulle mani e sui piedi, e mangiÚ il pesce e il miele che gli diedero. Poi disse ai discepoli di raccontare a tutti che era morto e resuscitato per loro, in modo che ciascuno, chiunque fosse, venisse perdonato dei propri peccati e conducesse una vita buona ed onesta. Alla fine prese congedo dai discepoli, poi, sotto ai loro occhi, fu sollevato in cielo su una nuvola. La festa di Pasqua ripropone ogni anno questo messaggio di libert‡ e speranza. Anche la natura sembra coglierlo e farlo suo: líerba ricresce nei prati, spuntano fiori e germogli, nascono cuccioli e pulcini. Tutto Ë promessa e speranza nel domani. PASQUA

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es˘ fu condotto sul Golgota, che vuol dire ì il luogo del teschioî e qui venne inchiodato ad una croce, con un ladrone alla sua sinistra e un ladrone alla sua destra. ì Perdonali, Padre Mioî pregÚ Ges˘ ì poichÈ non sanno quello che fanno.î Tutta la mattina Ges˘ restÚ appeso alla croce, diventando sempre pi˘ debole. Poi, lanciÚ un ultimo grido. ì Eí compiuto!î disse, e con queste parole morÏ. Alcuni seguaci di Ges˘ pregarono Pilato di concedere il suo corpo per dargli degna sepoltura. Pilato acconsentÏ perchÈ si sentiva un poí colpevole. I seguaci fecero scendere dalla croce il corpo di Ges˘; lo avvolsero in un grande lenzuolo bianco e cosÏ fasciato lo portarono in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fecero rotolare una pietra allíingresso della tomba e tornarono lentamente a casa; quello era il giorno pi˘ triste della loro vita. Passati tre giorni, Maria Maddalena ed alcuni discepoli tornarono al sepolcro.

Buona Buona Pasqua!!! Pasqua!!!


A.C.R. OLIENA

Domenica 8 Febbraio 2009 Festa della Pace Pace è Felicità, è Serenità, è Amore, è Gioia, è Vita... È proprio con tanta gioia nel cuore, che domenica 8 febbraio, noi dell’A.C.R. ci siamo riuniti per la festa della Pace, guidati da don Luciano e dai nostri educatori. Tanti desiderano la pace nel mondo ma molti dimenticano anche il valore delle proprie azioni quotidiane, ognuna delle quali può essere un germoglio di pace. Affinché i germogli diventino fiore, non basta colorare le immagini dei testimoni di pace, come abbiamo fatto noi, ma è necessario seguire con umiltà i loro grandi esempi di vita... solo così il fiore darà i suoi frutti!!!

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Quest’anno l’ACR nazionale ha deciso per il mese della pace una collaborazione con CTM- altro mercato a sostegno del commercio equo-solidale.

Il Valore dell’Ottimismo

DEDICATA A....TUTTI NOI

Questa è la storia di quattro persone di nome: Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno. C’era un lavoro importante da fare E Ognuno era sicuro che Qualcuno Lo avrebbe fatto. Ciascuno avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece. Finì che Ciascuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ognuno avrebbe potuto farlo

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Avete mai sentito la favola delle due rane? Una volta due rane caddero in una scodella di latte. La prima si mise a gridare:”Oh!, povera me, dove sono caduta, muoio annegata!”, e si lasciò andare sotto il latte. L’altra rana, invece, disse:” Non voglio morire in una scodella!”, e si mise a sgambettare, a muoversi, ad agitarsi, Si agitò cosi’ tanto che il latte si trasformò in burro. E cosi’ la bestiolina si trovò su una piattaforma dura: puntò le gambe e saltò fuori. Libera! La prima rana era pessimista, la seconda ottimista. Ecco: il pessimista non ha futuro; l’ottimista si salva. L’ottimista è un fior fiore d’uomo!E’ creativo. Papa Giovanni XXIII diceva:”Non ho mai conosciuto un pessimista fare un buon lavoro per l’umanità”.L’ottimista è generoso. Il grande pittore spagnolo Pablo Picasso osservava: Alcuni uomini (gli ottimisti) trasformano un punto giallo in sole; altri(i pessimisti) trasformano il sole in un puntino giallo”. L’ottimista è sereno: conta i fiori del giardino, non le foglie che cadono; conta i sorrisi, non le lacrime, conta gli amici, non gli anni Insomma, l’ottimismo è un grande Valore. Vale ben la pena fare di tutto per passarlo al figlio. Ecco alcune proposte CONCRETE: Non uso parole che suonano così: “Uffa”, “che schifo”, “che noia”.... Non mi lamento. Non dico:”Da quando mi sono messo a vendere cappelli, tutti nascono senza testa!” Mi dimostro entusiasta: esistere è una favola! Infondo coraggio: quando sembra che Dio chiuda una porta, in realtà apre un portone. Dico: l’ombra stessa può servire a segnare l’ora; un cieco può benissimo accordare un pianoforte; anche il calvo ha un punto buono: non gli succede mai di avere un diavolo per capello....! Mettendo in pratica questi consigli saremo ragazzi che vedono la “o” come la prima lettera di “opportunità” e non come l’ultima di “fallimento”. Realizzeremo da soli uno dei più alti successi educativi!

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REGOLAMENTO: fai una fotocopia di questa pagina e spediscila in busta chiusa con i tuoi dati a: Redazione “Su Patiu” Piazza Collegio 7 08025 Oliena Verranno premiati i primi 3, questa volta però faremo ad estrazione!!!

1° PREMIO: a Massaiu Elisabetta 2° PREMIO: a Pulloni Giovanni 3° PREMIO: a Galistu Elena PREMIO di GRUPPO: ai bambini del Catechismo 2aA “Predu Murta” e catechiste Pasquina e Federica

NOTA DI SERVIZIO Solo 20 ragazzi hanno pensato di essere dei geni incompresi, dei veri fenomeni della natura, e HANNO RISCHIATO!! Tanti altri credevano che fosse tutta una montatura, o meglio la moglie di un Bufalo, cioè una Bufala!! Invece chi non ha partecipato, inizi pure a bersi una camomilla, a sedersi sul divano e ha mangiarsi le unghie................... Provate un po’ a seguire i puntini,

Concorso a Premi

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Baloo, Akela, Bagheera, Kaa, Raksha, Chil, Fratel Bigio

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È sicuramente il passo più importante nella vita scout, essi infatti esprimono l’accettazione della legge e promessa di rispettarla. Adesso anche loro fanno parte del Branco Arcobaleno, del gruppo scout OLIENA 1 e della grande famiglia scout sparsa in tutto il mondo. Noi capi facciamo loro tanti auguri perché facciano “del loro meglio” per rispettare le loro promesse. Il favore della giungla ci accompagni sempre.

Prometto, con l’aiuto e l’empio di Gù, di fare del mio meglio nel migliorare me sto, nell’aiutare gli altri, nell’oervare la lee del Branco.

Siamo ormai a metà anno scout con il “Branco Arcobaleno”, e molte cose importanti sono successe in questo periodo; L’ingresso di 15 nuovi lupi che hanno contribuito a portare gioia ed entusiasmo. Le zampe tenere: Alessia L., Luca, Alessia M., Alessandro., Alessia P., Antonio T., Gianmarco, Antonio C., Marco, Chiara, Francesca, hanno pronunciato la loro promessa:

BRANCO ARCOBALENO OLIENA 1


VIAGGIO D’ISTRUZIONE

Scuola Media Oliena 3ªA - 3ªB - 3ªC - 3ªD

Dove siamo andati...Civitavecchia, Perugia, Gubbio, Urbino, San Marino, Fabriano, Assisi, Foligno, Spello, Recanati, Loreto, lago Trasimeno, Orvieto; gli alunni eravamo 69, gli accompagnatori erano in 8... ANTONIO GIUSEPPE S.

appunata settimane, trascorse fra Dopo una lunga attesa dur rche, uto visitare e tra varie rice ti sulle città che avremo dov a Santa giorno. L’appuntamento è arriva finalmente il grande agli e le famiglie, carichiamo i bag Maria alle 18.30, salutiamo ia. partiamo alle 19.10 per Olb cchiere canti, cori da stadio e chia L’attesa la trascorriamo tra MATTEO G. ...

UMBRIA In nave non si può respirare dal caldo, il tempo di assegnarci le chiavi e darci qualche raccomandazione, io e il mio gruppo andiamo subito nella cuccetta ad aspettare che i professori vadano a dormire. Notte Bianca! FRANCESCO C.

ILARIA D.

L’autista era un “omone” romano di nome Vincenzo che ha passato con noi l’intero viaggio. All’inizio ci eravamo fatti un’impressione sbagliata di lui, poi, però abbiamo cambiato idea ...

E Lo Stato di San Marino, è il posto che più di tutti mi è piaciuto, sarà per le viuzze strette, per i tanti negozi a poco prezzo, per i commessi molto simpatici, mi è piaciuto davvero tanto. Infatti è lì che ho fatto la maggior parte dei regali per i miei familiari e poi anche perché abbiamo fatto acquisti da soli senza le professoresse. GIUSEPPE C.

Alle sei sbarchiamo e ci fermiamo in un muretto aspettando che arrivasse il pullman, quella mattina dovevamo visitare Perugia e Gubbio ... a Perugia non era un granché come speravamo però non male ... FEDERICA C.

Arrivati a Urbino ci ha accolti una carinissima guida che ci ha guidati nella visione del Palazzo Ducale, della casa di Raffaello e della Galleria Nazionale... LORENZO C. fa ato andarci, ci sempre desider Assisi, avevo e ci racconta la Il giorno dopo gavino Piras ch te sardo frà Pier di meditare e da guida un fra o la possibilità . chiese, e abbiam rne le reliquie.. storia delle varie cesco e di vede mba di san Fran pregare sulla to

Siamo passati a salutare un vecchio alunno di questa scuola ... in una piccola comunità a San Fattucchio, vicino al lago Trasimeno. Il giorno l’ho visto più tranquillo e rilassato. È cambiato molto, adesso non ha più paura di esprimere i suoi pensieri ... Una cosa di lui mi ha veramente colpito, quando è entrato nella Cappella, si è inginocchiato davanti alla statua che rappresenta Cristo morto in croce. Allora mi sono accorta che era veramente cambiato ... ROSA C. Gubbio, Assisi, Recanati, Orvieto, tutte città che conoscevo per sentito dire ma che, con la gita ho avuto la possibilità di visitare fino in fondo e sono tutte splendide ... La gita di terza media è l’ultima gita che farò con i miei compagni pèrchè andremo tutti in scuole diverse alle superiori per questo rimarrà storica e sempre impressa nel mio cuore. BENEDETTA M. Questa gita è stata veramente bella e costruttiva, mi ha insegnato a fidarmi delle compagne, mi ha insegnato che non si può vivere di sola TV. Credo che tutto sommato questa gita sia andata bene ... GIADA P.

Settimo giorno, sbarco a Olbia e rientro a Oliena; ringraziamo lo staff: le prof. Congiu, Floris, Mele, Boi, Murgia, Cacceddu, Boe e l’unico maschio “hompare” don Luciano... ANDREA S. Questa è stata per me una esperienza molto positiva. Durante questo viaggio ho apprezzato, la bellezza di una chiesa, di un museo o di una città, ma ho sopratutto imparato a conoscere meglio e in una realtà diversa da quella della scuola i miei compagni e i miei professori. L’esperienza vissuta rimarrà sicuramente tra i miei ricordi più belli..... GIUSEPPE P.

MARCHE 4

5) Pierino come si producono i venti? Moltiplicando i quattro per i cinque.

7) Pierino al compagno di banco alla fine del compito in classe: - Come e’ andata ? - Male, ho consegnato il foglio in bianco! - Accidenti!! Anch’io; la maestra penserà che abbiamo copiato!

8) Tra mafiosi: - Hai fatto il lavoretto a Jonny? - Sì, l’ho buttato nel burrone! - Cretino! Doveva sembrare un colpo di sonno. - Tranquillo, prima gli ho messo il pigiama

5

6) Un carabiniere ogni mattina entra in una cabina telefonica, alza la cornetta, pronuncia qualcosa, dopo ascolta ed esce tutto contento, con un grande sorriso sulla faccia. Un signore, che ogni mattina di fronte a questa cabina telefonica aspetta il suo autobus, una mattina si avvicina al carabiniere. - Mi scusi, so che non sono affari miei, ma La vedo ogni mattina fare questo rituale e mi chiedevo cosa stesse facendo? - Entro, alzo la cornetta e chiedo: ‘Chi è il carabiniere più intelligente del mondo?’, e la voce mi risponde: ‘Tu, tuuu, tu, tuuu, tu, tuuu...’

4) Un tizio va dal dottore: - Dottore, prevedo il futuro! E il dottore: - Da quando le succede? - Da mercoledì prossimo!

3) Un guardiano di uno zoo ha appena ordinato un sistema televisivo a circuito chiuso per sorvegliare le azioni degli animali senza muoversi dal suo ufficio. Ordina quindi al suo assistente di sparpagliarle in tutto lo zoo senza ovviamente farsi notare dai turisti, ma soprattutto dagli animali. Finito il lavoro torna alla casa del guardiano. - ‘Bene, benissimo. Adesso potremo vedere ciò che fanno gli animali senza muoverci di un metro da qua, come se stessimo vedendo un normale programma televisivo. - ‘L’assistente, non tanto convinto interviene: - C’è un problema però...’ Il guardiano: - ‘Ah si? E quale sarebbe?’

2) Ci sono le prove che Gesù era italiano, infatti: - Solo una Madre italiana può credere che suo figlio sia Dio. - Solo un Figlio italiano vive in casa fino a trent’anni.

1) Su un aereo in volo sull’Atlantico si sente l’altoparlante. - Plin plon! Attenzione, qui è il comandante che vi parla. Stiamo sorvolando l’oceano a 33 mila piedi. Il tempo è brutto e minaccia ghiaccio sulle ali. Se osservate attraverso gli oblò alla vostra destra noterete l’alettone che sta per staccarsi. Se osservate attraverso gli oblò di sinistra vedrete il motore in fiamme. Se infine avrete la bontà di guardare in basso, vedrete un puntino arancione in mezzo all’oceano. Quello è il canotto del vostro comandante, che vi saluta e vi augura tanta tanta fortuna...

Speriamo non si scongeli il Polo Nord!!!

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APPROFONDIMENTI

LA SETTIMANA SANTA

Momento in cui la comunità cristiana rivela il suo vero volto

La Pasqua è la celebrazione che racchiude il nucleo essenziale del messaggio cristiano. È il momento in cui la comunità cristiana rivela il suo vero volto e la sua vera autenticità in quanto celebra le sue origini. La Pasqua è l’annuncio solenne della «bella notizia» che Cristo è risorto; di conseguenza dovrebbe essere un’esplosione di gioia, segno di un popolo in festa. Per questo motivo diventa una priorità pastorale preparare bene le celebrazioni pasquali. La Settimana Santa offre al riguardo opportunità quanto mai significative. La rilettura della Lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali (16.1.1988) della Congregazione del Culto Divino presenta riflessioni e indicazioni sempre valide. Ricorda il significato della Settimana santa: “Nella settimana santa la chiesa celebra i misteri della salvezza portati a compimento da Cristo negli ultimi giorni della sua vita, a cominciare dal suo ingresso messianico in Gerusalemme. Il tempo quaresimale continua fino al giovedì santo. Dalla messa vespertina «nella cena del Signore» inizia il triduo pasquale, che continua il venerdì santo «nella passione del Signore» e il sabato santo,

ha il suo centro nella veglia pasquale e termina ai vespri della domenica di risurrezione”.(27) “La settimana santa ha inizio «la domenica delle palme della passione del Signore» che unisce insieme il

di questo giorno venga messo in luce l’uno e l’altro aspetto del mistero pasquale” (28). Fin dall’antichità si commemora l’ingresso di Gesù a Gerusalemme con una solenne processione, nella quale por-

foto: Folchetti

trionfo regale di Cristo e l’annunzio della passione. Nella celebrazione e nella catechesi

Arredamenti classici e moderni “arredo bagno”

tando rami di palme e di ulivo, si acclama con inni e canti al Signore. A Eteria, monaca

Ditta MULA ALESSANDRO qui si muore dal caldo... non mi resta che chiamare Sandro

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spagnola che agli inizi del V secolo fece un viaggio in Palestina e in un diario descrisse le cose viste, dobbiamo la descrizione di una Domenica delle Palme a Gerusalemme verso l’anno 400. Un aspetto importante di questa domenica è la lettura della Passione. Altro momento significativo è la Messa del Crisma, che si celebra normalmente il Giovedì santo al mattino, “La messa del crisma in cui il vescovo, concelebrando con il suo presbiterio, consacra il sacro crisma e benedice gli altri oli, è una manifestazione della comunione dei presbiteri con il proprio vescovo nell’unico e medesimo sacerdozio e ministero di Cristo. A partecipare a questa messa si chiamino i presbiteri delle diverse parti della diocesi, per concelebrare con il vescovo, quali suoi testimoni e cooperatori nella consacrazione del crisma, come sono suoi cooperatori e consiglieri nel ministero quotidiano. Si invitino con insistenza anche i fedeli a partecipare a questa messa e a ricevere il sacramento dell’eucaristia durante la sua celebrazione” (35). Nelle singole parrocchie può essere fatta l’accoglienza degli oli prima della celebrazione della Messa vespertina In coena Domini. Con questa Messa inizia il Triduo sacro pasquale. “Con la messa celebrata nelle ore vespertine del giovedì santo, la chiesa dà inizio al triduo

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APPROFONDIMENTI

pasquale e ha cura di far memoria di quell’ultima cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo corpo e sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne l’offerta”(44). In questa celebrazione è tradizione fare la lavanda dei piedi per ricordare il gesto fatto da Gesù che venne «non per essere servito, ma per servire». Sarebbe opportuno, durante la processione delle offerte, presentare i doni per i poveri, specialmente quelli raccolti durante la quaresima. Altra tradizione è la reposizione del Santissimo Sacramento, cioè la conservazione delle specie eucaristiche per la Comunione del Venerdì santo e per l’adorazione eucaristica. Nel Venerdì santo “la chiesa con la meditazione della passione del suo Signore e sposo e con l’adorazione della croce commemora la sua origine dal fianco di Cristo, che riposa sulla croce, e intercede per la salvezza di tutto il mondo”(58). È il giorno i cui, in maniera tutta particolare, si manifesta un certo parallelismo celebrativo tra la ricca tradizione della pietà popolare e la liturgia. I due aspetti dovrebbero essere sapientemente integrati, facendo in modo che venga valorizzata e vissuta la solenne Azione liturgica del pomeriggio. Le lodevoli consuetudini della pietà popolare ne dovrebbero sviluppare il profondo

significato. “Il sabato santo la chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte, la discesa agli inferi e aspettando nella preghiera e nel digiuno la sua risurrezione. È molto raccomandata la celebrazione dell’ufficio della lettura e delle lodi mattutine con la partecipazione del popolo” (73). Alla notte la celebrazione della Veglia pasquale, considerata la«madre di tutte le veglie». “Fin dall’inizio la chiesa ha celebrato la pasqua annuale, solennità delle solennità con una veglia notturna. Infatti la risurrezione di Cristo è fondamento della nostra fede e della nostra speranza e per mezzo del battesimo e della cresima siamo stati inseriti nel mistero pasquale di Cristo: morti, sepolti e risuscitati con lui, con lui anche regneremo. Questa veglia è anche attesa escatologica della venuta del Signore”(80). La Lettera circolare al riguardo da alcune indicazioni pastorali: “La liturgia della veglia pasquale sia compiuta in modo di poterne offrire al popolo cristiano la ricchezza dei riti e delle orazioni; è importante che sia rispettata la verità dei segni, che sia favorita la partecipazione dei fedeli, che venga assicurata nella celebrazione la presenza dei ministranti, dei lettori e della «schola» dei cantori”(93). Giuseppe Mattana

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FIGURE DA RICORDARE

SUOR GIOVANNA GRINA 99 anni di età, 70 di vocazione

“Spero nel Signore, i miei occhi vedranno il suo volto” E’ stato questo l’anelito nel cuore di suor Giovanna lungo un secolo di vita, ci ha creduto ed è vissuta per affermare questo. Oliena gli aveva dato i natali, era venuta al mondo, terza di cinque figli, l’8 Agosto del 1909 da Angelina Liantu e papà Giov.Antonio ; cosa rara per quei tempi aveva frequentato regolarmente le scuole, tant’è che a 13 anni aveva conseguito, dopo aver brillantemente superato l’esame, la licenza di quinta elementare (1921-22). E’ verosimile che i primi fermenti vocazionali, per quelle vie misteriose e sconosciute della provvidenza, siano emersi proprio nel periodo scolastico per diventare luminosa certezza nella maturità.- Giovanna aveva 29 anni quando, per rispondere con letizia e fermezza alla chiamata del Signore( sostenuta e segretamente incoraggiata dalla sorella Maria), lascia i suoi cari in lacrime ed il suo paese, per unirsi alla famiglia delle Suore delle Figlie della Carità. Nel 1938 a Torino inizia il suo noviziato. Terminato il noviziato viene mandata alla casa Santa Luisa in Cagliari, dove le vengono affidate le bambine orfane; pur sentendosi inadatta nel campo educativo, Suor Giovanna si dedicò con tutta se stessa al delicatissimo compito sopperendo con l’amore alla mancanza di studi specifici. I primi cinque anni trascorsero così dedicati unicamente al lavoro ed alla preghiera, ed alla mortificazione nel campo spirituale per cercare di abbattere quell’innato orgoglio “barbaricino” che qualche volta le creava fastidio nei rapporti fraterni. Nell’estate del 40, in piena guerra, un cocente dolora le attanaglia l’anima, il fratello Salvatore perde la vita in Africa Orientale durante un’operazione di pace, la famiglia, la moglie ed il figlioletto non

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avranno nemmeno la consolazione di piangere il suo corpo che non verrà mai ritrovato:Negli anni successivi la preghiera e la dedizione alle bambine orfane allevieranno questo dolore.- Intanto, dai suoi Superiori riceve la consolazione di poter pronunciare i primi voti nel prossimo 15 marzo 1943 festa di Santa Luisa; tutta la casa si mobilita per organizzare la festa, ma in quei giorni, Cagliari viene sottoposta a durissimi bombardamenti e moltissimi abitanti debbono sfollare in luoghi più tranquilli.Il 13 marzo quattro Suore e tutte le bambine lasciano la Casa per Isili; il 14 Marzo Suor Giovanna e la Suor Servente chiusa la casa partono per Aritzo, al sicuro dalle bombe e qui la mattina del 15 festa di Santa Luisa, nella Parrocchiale di quel paese, Suor Giovanna, da profuga, tra le lacrime e momenti di gioia fa l’offerta di se stessa a Dio Lontana dalle sorelle e dalle amatissime bambine in una situazione di estremo disagio è stato un grande sacrificio. Quando finalmente si ritorna a Casa, Suor Giovanna deve affrontare un nuovo sacrificio, dovrà occuparsi della cucina e non più delle bambine; è un grande dolore ma l’obbedienza è una virtù, si dedicherà a fare un lavoro umile e nascosto per ben 33 anni, Nel 1974, Le viene chiesto di lasciare Cagliari e quindi anche le bambine alle quali proprio tramite il servizio di cucina continuava a dare a ciascuna di esse quelle amorevoli attenzioni materne di cui il suo cuore era profuso, per andare a Mandas (Casa di Riposo) ad espletare il medesimo lavoro. “Sono nata sotto il segno della Croce e questa non mi manca” soleva dire Suor Giovanna nei momenti difficili della vita. A Mandas ci si accorge subito però che la salute molto provata non permette a S.Giovanna di sopportare il peso di tanto lavoro e per questo nel corso dell’anno viene mandata nella Scuola Materna di Belvì dove per altri 10 anni continuerà a svolgere il suo umile servizio, diffondendo a tutti attenzioni e delicatezze. Nel 1995 il cuore di Suor Giovanna provato da lunghi anni di faticoso lavoro, si ribella, ed è necessario per Lei aprire le porte della casa S.Luisa in Sassari, per un necessario riposo. Qualche breve periodo in infermeria e poi inserita tra le suore della casa vive le sue giornate nella generosa disponibilità all’Amore di Dio, alimentato e vissuto giorno dopo giorno, nella preghiera, nell’ascolto della parola, nella Messa e nell’Eucaristia. I suoi anni se li portava davvero bene: Nell’Agosto del 1999, i suoi numerosi nipoti arrivati dal nuorese e dal continente le avevano organizzato una simpatica festa per i suoi 90 anni ; la sera aveva ringraziato il Signore per tanta felicità. Normalmente si gestiva da se, lavava e stirava la sua biancheria, riassettava la sua cameretta; tutte le sue consorelle, guardando la sua grinta, scommettevano per oltre il secolo: Ma il suo

tempo era compiuto. Nella casa “ S. Luisa”dal 2 al ll’11 marzo 2008 erano in corso gli Esercizi Spirituali e Suor Giovanna li stava vivendo con intensità di spirito,voleva che fossero un inno di lode e di gratitudine a Dio per le grazie ricevute in quasi un secolo di vita e ancora di più per i 70 anni di vocazione che si accingeva celebrare. Il 9 marzo dopo il Sacramento della Riconciliazione aveva incontrato il Padre Direttore e la Visitatrice, Suor Giovanna era felice: Ma la sua croce era in attesa. Nel pomeriggio un forte malore la costringe a un ricovero in Ospedale Lei cosciente ringrazia e rassicura “ ormai sono pronta..sono pronta per l’incontro..” La notte del 12 improvvisamente se n’è andata. La mattina del 14 Marzo festa di Santa Luisa, nella Cappella della Casa addobbata a festa, Suor Giovanna è presente al centro, di fronte all’altare come una sposa adorna per il suo Sposo; circondata dall’affetto della Comunità, dai numerosi nipoti venuti da lontano e persone care, in un comune inno di ringraziamento a Dio. Alcune delle numerose attestazioni di affetto: In vita” Carissima Suor Giovanna.... Avevo 10 anni. sono quella che non faceva altro che piangere non solo per la scomparsa della mia cara mamma, ma anche per il distacco improvviso dal papà che amavo moltissimo....ogni sera Lei mi medicava...ricordo la sua dolcezza, il suo sguardo tenero ed affettuoso e tutti i gesti che Lei compiva per rasserenarmi....- Lidia da Cagliari Ed una pervenuta dopo la sua morte” Non so dirvi quanto dolore c’e nel mio cuore, perché l’ombra gelida della morte si è portata via una parte di me: Suor Giovanna è stata per me come una seconda mamma mi è stata vicina da quando avevo tre anni e sono cresciuta bene perché Lei ha colmato col suo affetto quel vuoto lasciato dalla mancanza della mamma. Sono ricordi che non si possono cancellare. Sono triste e piango perché se n’è andata prima di rivederla un’ultima volta....- Pupa- come mi chiamava Suor Giovanna.” Oliena Marzo 2009 P. Nieddu e le sorelle di Santa Luisa. pag. 13


TESTIMONIANZE

NILS LIEDHOLM E la memoria lieve del calcio

La mia frequentazione con Nils Liedholm risale alla fine degli anni Novanta, quando mi rivolsi a lui per chiedergli una consulenza per l’adattamento di una Cd-Rom a scopo didattico sul calcio, a cui aveva partecipato Zico in Brasile. Alla fine di quel progetto non se ne fece niente, per svariati motivi. Da quegli incontri nacque però qualcosa di più importante: un bellissimo rapporto di amicizia con un uomo davvero eccezionale. Tutte le volte che andavo a trovarlo nella sua tenuta agricola del Monferrato restavo rapito nell’ascoltare i suoi racconti di calcio davanti al caminetto, in particolare quando evocava le gesta di campioni contro cui si era battuto o che erano suoi compagni di squadra: da Nordahl a Pelè, da Di Stefano a Schiaffino, da Di Stefano a Falcao. Personaggi che io e tutti quelli della mia generazione abbiamo sempre considerato come delle vere e proprie leggende e conosciuto solo per averli visti in tv o stampati sulle figurine Panini. Così su suggerimento dell’editore Sartorio di Pavia, con cui allora collaboravo, abbiamo cominciato a pensare a un libro costruito sulla base di questi racconti e conversazioni. Mi colpiva il fatto che nessuno negli ultimi tempi avesse pensato a una biografia su questo grande personaggio che ha saputo incarnare meglio di chiunque altro la memoria storica del calcio. Come ha scritto efficacemente nel suo ultimo libro Jose Valdano – un ex calciatore che di recente ha rivelato ottime doti di scrittore – un calcio sempre più stres-

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sato ha il dovere di fermarsi ogni tanto per ascoltare la voce dei nonni, dando la parola a chi per anni ha reso glorioso questo magnifico gioco. Un approccio di questo tipo potrebbe aiutarci a trovare delle risposte quando ci chiediamo per esempio dove sta andando il calcio. Per questo, diceva Valdano, è preferibile sapere prima da dove viene, perché senza memoria non esiste nulla, neanche il futuro. Avevo cominciato a seguire con un certo interesse le vicende umane e calcistiche di Nils Liedholm negli anni Ottanta quando, alla guida della Roma, mostrava di essere di gran lunga il tecnico più innovatore, molto più avanti dei suoi colleghi. Con un’impronta personale inconfondibile e mettendo in mostra un gioco spettacolare e armonioso che mai si era visto in Italia prima di allora. In un paese in cui la storia del calcio è stata simboleggiata dal binomio “catenacciocontropiede” e da una filosofia di gioco di stampo speculativo, anche secondo una prospettiva di tipo etnico-storico, Liedholm ci ha mostrato nel corso della sua lunga carriera che un’altra strada poteva essere percorsa. Non c’è bisogno – disse una volta – di stare attaccati come piattole agli avversari; altrove fanno già un gioco diverso, più bello a vedersi e dove ci si diverte di più. Lo possiamo e lo dobbiamo fare anche noi lasciando da parte ogni pregiudizio. La mia ammirazione per il tecnico non era disgiunta da quella per il suo profilo

umano, che si delineava in maniera sempre più limpida anche nel modo di porsi verso i suoi allievi e gli interlocutori, verso i quali manifestava sempre profondo rispetto. Prima di lui eravamo abituati infatti ad allenatori che venivano esaltati per le caratteristiche tipiche del “sergente di ferro” di stampo militaresco. Gianni Rivera, nell’intervista riportata nel libro, a questo proposito ha affermato che la sua cultura sportiva si basava sul concetto di fondo che un calciatore dovesse essere un professionista per scelta e non per obbligo. Dall’alto di un carisma formidabile, conquistato grazie a un’esperienza invidiabile, Liedholm ha esercitato la sua leadership lasciando una chiara impronta umanistica e cercando sempre il confronto e il dialogo con tutti, sia pure nel pieno rispetto di una logica distinzione dei ruoli. Per questo merita di essere ricordato come maestro a tutto tondo, anzi il maestro dei maestri, per citare quel che mi ha detto di lui Cesare Maldini. E in un’epoca come quella odierna, caratterizzata da un forte senso di disorientamento, siamo tutti consapevoli della necessità di poter contare in ogni campo sulla saggezza di veri maestri. Oggi il mondo dello sport (ma non solo) avrebbe un gran bisogno di figure come la sua, delle sue lezioni di civiltà e di stile per non farsi travolgere dagli eccessi che ben conosciamo. La sua più grande virtù è stata forse quella di affermare, come pochi al mondo, il valore dello sport come strumento di educazione e di crescita umana, adoperandosi concretamente affinché i Su Patiu - Marzo 2009 - n. 15


TESTIMONIANZE

suoi allievi venissero messi nelle condizioni migliori per affrontare e superare gli ostacoli, per sviluppare la consapevolezza delle proprie possibilità, l’autonomia, la capacità di collaborare in maniera equilibrata con gli altri. “Non mi sono mai stancato di sottolineare le potenzialità educative dello sport – ha detto – anche a prescindere dal contesto agonistico. La pratica sportiva infatti permette al giovane di assimilare meglio quel sistema di regole e di valori che gli saranno utili per crescere e maturare come persona e al tempo stesso gli consentiranno di tenersi lontano dalle continue tentazioni e dagli stimoli diseducativi che provengono dalla società.” I suoi insegnamenti avrebbero potuto essere utilissimi anche in ambiti non stret-

tamente sportivi. Nel libro ho citato il caso di uno psicologo romano, che in una trasmissione televisiva dedicata proprio a Liedholm, affermò come si fosse ispirato proprio al tecnico svedese nella sua professione, in particolare nel raggiungere determinati scopi e si possa essere autorevoli senza doversi imporre necessariamente con le maniere forti e con l’aggressività. Anche attraverso un ricorso a un finissimo humour che gli permetteva di svolgere un’azione di continua smitizzazione di un ambiente in cui pochissimi avevano (ed hanno) la capacità di non prendersi troppo sul serio e di resistere alle tentazioni del dramma e delle tinte forti. Una visione del mondo influenzata indubbiamente dalle sue origini nordiche ma su cui ha avuto un peso non certo trascurabile il suo essere profondamente credente. Ecco come ha risposto a una mia domanda al riguardo: “[...] Credo poco nei valori terreni. Non sono mai stato persuaso da coloro che promettono il paradiso su questa terra. In

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un certo senso questa è anche una concezione tipica di noi svedesi: cioè, per essere felici è sufficiente non essere infelici. Occorre che tutti abbiano il necessario per vivere perché non si creino problemi per l’avvenire. Troppe persone oggi hanno l’affanno perché non vi è la sicurezza per il domani. Abbiamo paura della vecchiaia, ed è per questo che ci sono le ansie, le preoccupazioni e le malattie. La fede mi ha sempre aiutato a non farmi schiacciare da queste inquietudini e quindi ad affrontare la vita con serenità. Anche nei momenti più duri. Sì, perché anche quando le cose vanno bene, è bene avere delle cose difficili da affrontare, in modo tale da ricordarci da dove siamo partiti. È quello che, in fondo, ho sempre cercato di predicare anche ai miei ragazzi, ai quali ricordavo continuamente i tempi in cui facevano qualsiasi sacrificio per arrivare, per diventare come gli altri campioni. E nel momento in cui sono arrivati, che sono diventati campioni, devono capire l’insidia che deriva dall’essere campioni, perché tutti quelli che non lo sono vorrebbero diventarlo [...]”. Sebastiano Catte

Anche quest’anno partecipa con noi alla

PASQUA degli UOMINI

Sabato 4 Aprile ore 19.00 - Confessioni ore 20.30 - Santa Messa pag. 15


a cura di A. Franca Pau

SPAZIO GIOVANI

Signore e Signori, il sipario si chiude, la scala scompare..... Lo spettacolo al Teatro Ariston è giunto all’epilogo............: Al Festival: “Giovane parrucchiere sardo...fa barba e capelli a tutti....!!!”.

Sguardo incredulo, viso emozionato, cuore a mille e gioia sincera: ecco le impressioni dell’ultimo vincitore di San Remo al momento della proclamazione. Marco Carta con la sua semplice spontaneità, il talento fresco e un po’ ingenuo convince il pubblico di San Remo, chiaramente, il pubblico che acquista dischi, che ama le nuove scommesse della musica italiana, insomma, per intenderci non gli addetti sanremesi che campano di polemiche e discussioni troppo spesso banali e ripetitive. Non c’è da stupirsi, del resto: No Polemiche, No party...a San Remo!! La gente ha premiato “La Forza” di questo giovinetto cagliaritano, già incontrato tra le prove di canto e le lezioni del mitico maestro Jurman, nella così nota scuola di “Amici”. Anche sotto quelle luci c’era chi aveva scelto, con toni burberi e ingiustificabili, di infrangere il sogno che Marco cercava di realizzare. Ancor prima di cantare “La forza mia”, il neo-vincitore ha fatto conoscere la sua forza, non solo schivando i bastoni tra le ruote messi da chi nella trasmissione televisiva gli ha dimostrato una scarsa se non inesistente stima ma nella strada a riflettori spenti della sua vita quotidiana, che di certo non gli ha risparmiato vicoli stretti e ripide salite come quella di diventare orfano di entrambi i genitori in tenerissima età. Le lingue più infuocate potrebbero rinfacciargli le 2 vittorie (Amici e San Remo) come stemma della sua situazione privata-familiare, quasi che i premi glieli avessero regalati la pietà e la commiserazione. E’ bello invece pensare alle tante teenager che lo “amano” e lo seguono cantando a squarciagola le sue canzoni non solo sotto la doccia. E’ bello accorgersi di chi lo considera un giovane cantante con buone capacità, in fin dei conti qualche giorno dopo la fine del festival era primo nelle classiche e riceveva già il disco di platino. E’ bello vedere che un bravo ragazzo a volte sbadato e pasticcione( ma chi non lo è stato alla sua età??)...abbia raggiunto un bel traguardo. La notte della vittoria del talent show è stato commovente scorgere nei suoi giovani occhi la gioia nel ringraziare la mamma che da qualche parte del cielo ha creduto nelle sue possibilità pag. 16

e gli è stato vicino in ogni momento della vita anche se a volte in modo umanamente incomprensibile. Al di là dei gusti musicali Marco Carta può essere una bella figura in questo tempo in cui gli adulti e ahimè talvolta i ragazzi hanno smesso di sognare e di sperare nella riuscita di un desiderio profondo, di un progetto nuovo. Ciò non vuol dire che ogni persona debba diventare cantante o calcare la scena televisiva, questa è l’idea che passa, quasi sempre, nella società di oggi: se non si appare non si esiste, è la tv che decide se ci siamo o no per gli altri. No, non così. Le vittorie di questo ragazzo possono dare un segno positivo a chi in cuor suo vuole recuperare in pienezza la propria vita, nonostante il male presente, nonostante il pessimismo che si percepisce o le prove che ogni giorno arrivano ad indebolirci e non di rado a scoraggiarci. Tante volte si sente il bisogno di staccare la spina perché non ce la facciamo più, perché la frenesia della vita e il suo ritmo irrefrenabile ci travolge senza farci capire cosa vogliamo. In questo tempo di Quaresima forse vale la pena fare un’inversione a U, spegnere per un attimo IPod, lettori MP3 o 4, play station o face book e chiedere al Cristo Crocifisso di darci il coraggio di essere giovani cristiani autentici, sognatori originali che non si lasciano sopraffare dalle pieghe e piaghe della storia, segni inediti di speranza che con impegno, energia e creatività ce la mettono tutta a trovare il senso della vita, quello che allontana il vuoto della poca autostima, della delusione e della rassegnazione. E’ proprio Dio che ci ha detto di essere fatti per cose grandi e allora perché accontentarsi di piccole illusioni??? Martin Luther King diceva:” Sì, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto voglio concludere dicendo che ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere. Se perdete la speranza, perdete anche quella vitalità che rende degna la vita, quel coraggio di essere voi stessi, quella forza che vi fa continuare nonostante tutto.” Animo animo...in fondo, ognuno di noi ha un gancio in mezzo al cielo..... Su Patiu - Marzo 2009 - n. 15


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