Padre Solinas - Su Patieddu (Su Patiu n 32)

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L’ANGOLO dei PIU’ PICCOLI

Dicembre 2016

a cura di Don Luca Mele

Leggi e colora la storia di:

Giovanni Antonio Solinas

Amico, fratello e padre

Nel lontano 1643, a Oliena, Giovanni Paolo Solinas e Maria Todde Corbu ebbero un bambino che chiamarono Giovanni Antonio.

Giovanni Antonio ricevette i primi sacramenti nella chiesa parrocchiale di Santa Maria e iniziò a frequentare la scuola dei padri gesuiti, da poco arrivati alle falde del monte Corrasi.

Sentendosi pronto e sicuro della sua vocazione, Giovanni Antonio confidò il suo sogno a padre Sanna e padre Pinna, i quali lo incoraggiarono a proseguire il suo cammino.

Il giovane rimase affascinato dalla testimonianza dei suoi maestri al punto che iniziò a sentire il desiderio di diventare anche egli gesuita. pag. 7

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Così, il nostro amico, partì a Cagliari, dove completò gli studi ed entrò, il 13 giugno 1663, ufficialmente a far parte della Compagnia di Gesù.

E, subito dopo, si mise a servizio della sua famiglia religiosa partendo a Sassari dove divenne insegnante di altri ragazzi.

Nel 1672, su ordine dei suoi Superiori, Giovanni Antonio – già desideroso di diventare missionario e andare lontano per aiutare i più bisognosi – fu inviato in Spagna. Qui, il 23 maggio dell’anno successivo, precisamente a Siviglia, Giovanni Antonio, ormai trentenne, fu consacrato sacerdote e tutti iniziarono a chiamarlo «Padre Solinas».

Finalmente padre Solinas, insieme ad altri confratelli, partì per la lontana America meridionale: dopo mesi di navigazione in mezzo all’Oceano, arrivò a Buenos Aires l’11 aprile del 1674.

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Il giovane gesuita di Oliena svolse un’intensa attività per il bene delle popolazioni sudamericane: celebrava i sacramenti, lavorava, assisteva gli ammalati e giocava con i bambini.

Nel 1682, padre Solinas, insieme ad altri gesuiti, fu designato per la missione del Chaco e, facendo tappa a Salta, divenne grande amico di don Pedro Ortiz de Zàrate.

Insieme si avventurarono, pieni di fede e speranza, nell’ostile e insidiosa valle del Zenta per annunciare il Vangelo e portare l’amore di Gesù.

Ma, inspiegabilmente, don Ortiz, padre Solinas e altri diciotto amici missionari furono torturati e trucidati senza pietà dagli Indios della zona. Era il 27 ottobre del 1683.

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Nello stesso istante, Padre Salvatore, un altro frate di Oliena che viveva nel convento francescano di Bitti (e soprannominato fra’ Silenziario a causa del suo voto di non parlare più per ascoltare solo la voce di Dio), ebbe una straordinaria visione e iniziò a piangere e raccontare in diretta, per filo e per segno, tutto quello che in contemporanea stava succedendo a migliaia di chilometri di distanza ai gesuiti della valle del Zenta.

I frati francescani riferirono immediatamente la visione del loro confratello Salvatore ai gesuiti di Oliena e, d’accordo, intuirono che ci fosse qualcosa di divino in tutta questa vicenda.

Solo nel 1998, però, il Vescovo di Oran e Salta, ottenne il permesso per chiedere al Papa il riconoscimento delle virtù eroiche e cristiane di padre Solinas, don Ortiz e i missionari laici.

Dopo anni di nuove ricerche e testimonianze, il 29 ottobre del 2016 si è concluso il processo diocesano in Argentina per chiedere di poter proclamare “Beati” tutti i martiri del Zenta. Se il Signore vorrà, spetterà a Francesco, il Papa argentino, emettere la sentenza definitiva. Con l’affetto e la preghiera degli olianesi, dei sudamericani e tutti i credenti, Dio darà alla Chiesa nuovi modelli di santità come il coraggioso e generoso padre Solinas, insieme a don Pedro e ai diciotto missionari uccisi.

Ringraziamo e ci complimentiamo con l’artista locale Luigi Columbu e Ideas l’Inventeria di Oliena che in tempi brevi si sono dovuti adeguare alle pretese di don Luca Mele, realizzando velocissimamente questi disegni che, nonostante i pochi giorni a disposizione, rappresentano fedelmente la vita del gesuita olianese.

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