Elementi 25

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di Luca Benedetti, Andros Racchetti, Antonio Rizzi

La Direttiva europea 28 del 2009, famosa per aver introdotto l’obiettivo al 2020 del 20% di copertura dei consumi energetici della Comunità Europea mediante fonti rinnovabili, ha previsto che ciascuno Stato membro presenti alla Commissione relazioni biennali (Progress Report) sui progressi compiuti nel raggiungimento del proprio target e nella coerenza con le misure previste dai Piani d’Azione Nazionali (PAN). La prima relazione inviata dall’Italia fornisce un interessante profilo dei risultati ottenuti, delle misure adottate o in fase di adozione e degli aggiornamenti della rotta da seguire per raggiungere gli obiettivi. Il tutto con importanti conferme rispetto al PAN, non senza qualche sostanziale novità. Il primo fondamentale dato che emerge dal Report è proprio la quota di copertura di consumi finali di energia da fonti rinnovabili. Nel 2010 il nostro Paese ha raggiunto il valore del 10,11%. Un risultato ampiamente superiore all’8,05% previsto nel PAN per il medesimo anno, che ci vede, già all’inizio del decennio, ben oltre il giro di boa rispetto al traguardo finale assegnato all’Italia del 17% al 2020. Il vantaggio conseguito rispetto alla traiettoria tracciata dal Piano d’Azione si può attribuire in larga parte allo sviluppo senza precedenti che si è registrato negli ultimi anni nel settore delle rinnovabili e, in misura secondaria, ai minori consumi totali registrati rispetto alle previsioni (127,5 Mtep nel 2010 contro i 131,8 previsti dal PAN). Al contenimento dei consumi hanno probabilmente contribuito le misure per il miglioramento dell’efficienza energetica ma, ancor più, la crisi economica. Il superamento dei risultati attesi al 2010, nell’utilizzo delle fonti rinnovabili, è stato registrato non tanto nel settore elettrico (+3% rispetto al PAN, 5,9 Mtep anziché 5,7), quanto nei settori termico (+43%, 5,5 Mtep in luogo di 3,9) e dei trasporti (+44%, 1,5 Mtep a fronte di 1 previsto ). Per i trasporti il fattore principale è stata la crescita dei consumi di biocarburanti, indotta dall’aumento della quota d’obbligo di immissione in consumo. Per quanto riguarda il calore, invece, oltre all’incremento dell’uso delle rinnovabili per il soddisfacimento dei fabbisogni termici, resta da decifrare quale peso abbia avuto anche lo sviluppo di un sistema statistico in grado di valutare i consumi in un settore complesso perché estremamente disperso e storicamente poco tracciato.

Ma molta è ancora la strada da compiere. Determinanti potranno rivelarsi le misure recentemente adottate, insieme a quelle ancora in fase di definizione. A tal proposito il Progress Report aggiorna le misure tracciate nel PAN descrivendo in dettaglio i contenuti del D.Lgs. 28/2011. Molto spazio è riservato alla analisi dei regimi di sostegno. In un momento particolarmente delicato, in cui la stessa Unione Europea è messa alla prova dalle difficoltà economiche di molti dei suoi membri, è da apprezzare che, accanto ai risultati conseguiti in termini di energia prodotta, la Commissione richieda di valutare anche l’efficienza dei regimi, analizzando i costi sostenuti per l’incentivazione. Sebbene i diversi livelli di incentivazione possano trovare giustificazione nei differenti costi di investimento, dall’analisi degli oneri sostenuti nel corso del 2010 emerge un quadro in cui risulta evidente una notevole differenziazione nell’intensità del sostegno pubblico (si va dagli oltre 4.000 €/tep del fotovoltaico ai meno di 100 €/tep dei Certificati Bianchi). Sarebbe peraltro interessante approfondire il tema per comprendere se e quanto, nel 2010, sia stato seguito quel sano principio della “equa remunerazione dei costi di investimento e di esercizio” di cui giustamente parla il D.Lgs. 28/2011 (buon auspicio per il futuro), o se non vi siano state, in alcuni casi, sovra- o sottocompensazioni. Il discorso sui meccanismi di incentivazione è ovviamente assai complesso poiché molti sono i fattori da considerare, tra i quali la speranza che essi possano essere uno strumento per promuovere filiere tecnologiche nazionali e la necessità di fornire agli investitori un quadro normativo semplice che si evolva in modo programmato nel tempo. Ad ogni modo, nell’ottica di una sempre maggiore necessità di allocazione oculata di risorse scarse e al fine di minimizzare gli oneri per il raggiungimento degli obiettivi, appare necessario riequilibrare una strategia che si è rivelata efficace ma poco efficiente. Non a caso un po’ ovunque in Europa si assiste a una riduzione dell’entità del supporto pubblico, senza però mettere in discussione il raggiungimento degli obiettivi al 2020.

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