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COCKTAIL (R)EVOLUTION
Un mixology tour nel centro di Prato di Virginia Mammoli
Giovani, dotati di tecnica, ottimo palato, senso dell’estetica e voglia di sperimentare. Sono i bartender, gli alchimisti del nuovo millennio. Eh sì, perché ormai il concetto del ‘bere bene’ non è più associato solo a vini blasonati e birre ricercate, e sempre più si è disposti a aspettare qualche minuto per gustare un cocktail preparato a regola d’arte. Si cerca quella specifica etichetta di liquore, il prodotto artigianale, il frutto fresco, in una parola, la qualità, che poi viene sempre accompagnata da un tocco di stile. Dove trovare tutto questo a Prato? Ve lo diciamo noi!
C’è un locale in via Santa Trinita che certo non sarà sfuggito agli appassionati dei miscelati, è Cul de Sac. Design industriale, arredi in legno e carta da parati optical che riporta ai favolosi Seventies. Se il vostro debole sono i distillati, chiedete di Giulio Neri, un vero esperto, se invece avete voglia di un cocktail elaborato affidatevi allo shaker di Max Tamburini. Provate il suo BergaMatto Fizz: un drink dal sapore agrumato composto da gin Malfy, bitter al pompelmo, cedrata Tassoni e cordiale homemade al bergamotto. “Un frutto raramente utilizzato nei cocktail per la sua forte nota aspra - ci spiegano i due barman - ma qui perfettamente bilanciata”. Un mix profumato e dissetante ideale per la primavera e l’estate.
In via Modesti, a un soffio da piazza San Francesco, De’sto incarna in un unico locale l’anima del club e quella del ristorante gourmet. Dietro al bancone una sorta di enciclopedia vivente della storia dei cocktail, Valentino Buffolino. Ogni drink è studiato nei minimi particolari, come il Moscow Mule - “chiamato così perché i due inventori dicevano fosse talmente buono da scalciare in bocca come un mulo”, ci racconta - servito in tazza di metallo come quando fu creato per la prima volta nel 1941. Parlando di gin si va da prodotti pratesi, con i due gin dell’Opificio Nunquam di Tavola (di cui uno ottenuto da una distillazione di sole bacche di gi-
QUATTRO LOCALI, I LORO BARTENDER E I COCKTAIL DA NON PERDERE QUESTA PRIMAVERA
Nella pagina a fianco: Le Garage Caveau, con Luca Lotrecchiano mentre prepara l’Oh! Omo! e il Moscow Mule di De’sto
DIVERSI STILI MA UNA MISSIONE IN COMUNE:
ACCONTENTARE E STUPIRE GLI AMANTI DEI MISCELATI PIÙ ESIGENTI
Nella pagina a fianco dall’alto: un dettaglio di Cul de Sac;
Enzo Russotto de I Frari delle Logge, Le Garage Caveau, Giulio e Max di Cul de Sac, ‘La città nuova’ de I Frari della Logge nepro senza altre botaniche aggiunte), fino a bottiglie giapponesi. Per combattere il caldo con un’esplosione di sapore c’è il Passion De’sto: un inno all’Equatore preparato con lime, zucchero di canna, rum bianco, maracuja e estratto di ananas. Tutto ben shakerato. Spostiamoci in piazza del Comune e entriamo da I Frari delle Logge, in un antico palazzo con soffitti a volte decorate con eleganti stucchi. Aperto dalla colazione fino a tarda notte, la sera questo locale dallo stile retrò è il regno di Enzo Russotto, architetto-bartender che ama prendere spunto dai cocktail classici e rielaborarli secondo temi e gusti attuali. “Chi viene da noi sa che qui trova qualcosa che altrove non c’è”. I grandi classici non mancano, ma tantissimi sono infatti i drink inediti, realizzati spesso con basi homemade come il cordial lime o il liquore salvia e oli essenziali di limoni usati per preparare il Blossom Girl, cocktail con cui ha partecipato all’ultima edizione della Campari Barman Competition. Assolutamente da non perdere La città nuova: Americano Cocchi, Liquore Galliano, Campari, Ra- barbaro Zucca e top cedrata Tassoni, ricetta pubblicata sul sito dell’azienda dello storico vermouth torinese Cocchi; e Tre. mi Pra.to: Vermouth bianco di Prato, Cocchi Dopo Teatro, gin e Fernet.
Il nostro mixology tour termina in via Settesoldi, da Le Garage Caveau, bistrot e cocktail bar. La lista dei drink viene aggiornata continuamente in base alla stagione, strizzando l’occhio all’epoca del proibizionismo. A guidarvi nell’ampia scelta, Luca Lotrecchiano, che dopo esperienze in Italia e all’estero ha deciso di investire nella sua amata Prato. Tecniche classiche per creazioni di nuova scuola dove ogni dettaglio fa la differenza (si sceglie tra ben 8 tipologie diverse di toniche!). Tra i must l’Oh! Omo!: vodka, zenzero, lime, miele e albume. “È un cocktail che non viene mai a noia, pensato per conquistare tutti i palati. Fresco, ma allo stesso tempo corposo, con un finale piccante dato dallo zenzero”. Provatelo come aperitivo, durante il dopo cena, o anche come drink da sorseggiare gustando uno dei piatti tosco-francesi in menu. Ci ringrazierete!







