Traumatologia forense 1/2015

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traumatologia aspetti clinici e medico legali in traumatologia

Direttore scientifico Prof. Fabio M. Donelli

CASI CLINICI

99 La responsabilità dell’ortopedico tra errori e complicanze 99L’esame baropodometrico computerizzato e le sue applicazioni medico-legali 99 Causalità materiale e traumi di spalla: valutazione medico-legale MONOGRAFIA

99 Assicurazione e auto-assicurazione CORSO FAD

99Competenze dell’ortopedico: la buona pratica clinica nell’attività professionale

settembre

2015

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Griffin Editore / www.griffineditore.it


CORSO FAD

Competenze dell’ortopedico: la buona pratica clinica nell’attività professionale

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traumatologia forense / settembre 2015

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SOMMARIO

Editoriale

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Fabio M. Donelli

Traumatologia Forense Periodico semestrale Anno I - numero 1 - settembre 2015 Direttore responsabile Giuseppe Roccucci g.roccucci@griffineditore.it Redazione Lara Romanelli - redazione@griffineditore.it Rachele Villa - r.villa@griffineditore.it Segreteria di redazione e traffico Maria Camillo - Tel. 031.789085 customerservice@griffineditore.it Consulenza grafica Marco Redaelli - info@creativastudio.eu Stampa: Alpha Print srl Via Bellini, 24 - 21052 Busto Arsizio (VA) Abbonamento annuale (2 numeri): 15 euro Singolo fascicolo: 7,50 euro Copyright© Griffin srl unipersonale EDITORE Griffin srl unipersonale

Caso clinico 1 La responsabilità dell’ortopedico tra errori e complicanze D. Vasapollo, L. Pieraccini, M. Monti, P. Pagani

Caso clinico 2 L’esame baropodometrico computerizzato e le sue G. Basile, R. Bellero, A. Passeri, F. Monteleone, R.M. Gaudio, G. Lorenzini, M. Ferrara, L. Polo

Caso clinico 3 Causalità materiale e traumi di spalla: valutazione medico-legale

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P. Ricci, C. De Rosa

Monografia Assicurazione e auto-assicurazione

Iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione (Roc) n. 14370 del 31.07.2006

ECM/Modulo 1 • La valutazione delle condizioni cliniche del paziente

Tutti gli articoli pubblicati su Traumatologia Forense sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La pubblicazione o ristampa degli articoli della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 196/03, i dati di tutti i lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dall’art.11 D.Lgs.196/03. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin srl unipersonale intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin srl unipersonale, P.zza Castello 5/E, Carimate (Co), al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione di cui all’art. 7 D.Lgs. 196/03.

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applicazioni medico-legali

P.zza Castello 5/E 22060 Carimate (Co) Tel. 031.789085 Fax 031.6853110 info@griffineditore.it www.griffineditore.it

L’Editore dichiara di accettare, senza riserve, il Codice di Autodisciplina Pubblicitaria. Dichiara altresì di accettare la competenza e le decisioni del Comitato di Controllo e del Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria, anche in ordine alla loro eventuale pubblicazione.

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pag. 45

Ernesto Macrì, Paolo D’Elia

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C. De Rosa, F. M. Donelli

• Le linee guida e buone pratiche cliniche Aspetti medico-legali

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M.Tavani • Il consenso informato:

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cenni, riferimenti normativi e implicazioni medico-legali F. M. Donelli

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REQUISITI PER LA PUBBLICAZIONE DI UN MANOSCRITTO

Gli articoli devono pervenire al Comitato di Redazione (redazione@griffineditore.it) e in forma elettronica nella loro stesura definitiva, completi di nome, cognome, qualifica professionale, indirizzo, telefono, email e firma dell’autore/i. Le illustrazioni devono essere numerate progressivamente e corredate di relative didascalie, con precisi riferimenti nel testo. Devono essere ad alta risoluzione (almeno 300 DPI, in formato TIFF, EPS oppure JPEG). Grafici e tabelle dovranno essere forniti su supporto cartaceo e magnetico (possibilmente in formato Microsoft Excel), numerate progressivamente e corredate di relative didascalie, con precisi riferimenti nel testo. È necessario includere l’autorizzazione per riprodurre materiale già pubblicato in precedenza o per utilizzare immagini ritraenti persone, qualora identificabili. L’articolo deve prevedere un titolo conciso e senza abbreviazioni. Il testo dell’articolo deve avere una lunghezza massima di 8.000/10.000 battute spazi inclusi (equivalenti a circa 1.480 parole), bibliografia esclusa e con un numero massimo di 8/10 foto. Struttura dell’articolo Per l’articolo presentato come caso clinico è sufficiente prevedere una divisione in paragrafi e sottoparagrafi, tale da rendere meglio identificabili le parti di cui è composto il lavoro e agevolare la fruizione del testo. La struttura dell’articolo può prevedere: - introduzione che riassume lo stato attuale delle conoscenze; - risultati, riportati in modo conciso e con riferimenti a tabelle e/o grafici; - discussione e conclusioni, enfatizzando gli aspetti importanti e innovativi dello studio; - bibliografia: le voci bibliografiche dovranno essere elencate in ordine di citazione nel testo, con una numerazione araba progressiva. Le voci bibliografiche dovranno essere redatte secondo lo stile dell’Index Medicus, pubblicato dalla National Library of Medicine di Bethesda, MD, Stati Uniti. Dovranno quindi recare cognome e iniziale del nome degli autori, il titolo originale dell’articolo, il titolo della rivista, l’anno di pubblicazione, eventualmente il mese, il numero del volume, il numero di pagina iniziale e finale. I rimandi bibliografici all’interno del testo, invece, dovranno essere posti tra parentesi recando il numero della voce/i cui fanno riferimento, in ordine di apparizione. L’approvazione alla pubblicazione è concessa dal Board scientifico. Le bozze inviate agli autori devono essere restituite corrette degli eventuali refusi di stampa entro il termine che verrà indicato. I lavori non possono essere stati offerti contemporaneamente ad altri editori, né pubblicati su altre riviste. L’Editore provvederà gratuitamente alla pubblicazione degli articoli, per la stesura dei quali è esclusa ogni sorta di compenso a favore dell’Autore/i. La proprietà letteraria dell’articolo pubblicato spetta all’Editore. Estratti Gli autori possono richiedere estratti a pagamento. Per ogni informazione riguardante gli estratti è possibile contattare la Redazione scrivendo a redazione@griffineditore.it

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traumatologia forense / settembre 2015

n.1

BOARD SCIENTIFICO Direttore scientifico Prof. Fabio M. Donelli

Dott.ssa Angela Goggiamani, sovrintendente Sanitario Centrale Inail

specialista in Ortopedia e Medicina Legale professore a contratto Università degli Studi di Milano e Brescia

Prof. Giorgio Guidetti, presidente Società Italiana di Vestibologia

Comitato scientifico

Avv. Lorenzo Isoppo, avvocato del Foro di Parma

Dott. Renzo Angeloni direttore SOD Spalla e Arto Superiore, AOU Careggi Prof. Francesco M. Avato, direttore Istituto di Medicina legale di Ferrara Avv. Roberto Baggio, avvocato civilista, consulente medico legale, Milano Prof. Giuseppe Basile, professore a contratto Istituto di medicina legale di Ferrara Prof. Claudio Buccelli, ordinario di Medicina legale e direttore dell’Istituto di Medicina Legale, Università di Napoli Federico II; presidente Simla. Prof. Fabio Buzzi, ordinario di Medicina Legale, Università di Pavia Prof. Giorgio Maria Calori, direttore UOC Chirurgia Ortopedica Riparativa e Risk Management Ist. Ortopedico Gaetano Pini di Milano - presidente Estrot Prof. Rodolfo Capanna, direttore della struttura complessa di ortopedia oncologica e ricostruttiva del Cto di Firenze; presidente SIOT

Avv. Ernesto Macrì, consulente avvocato Siot Dott. Roberto Marruzzo, specialista in Ortopedia e Medicina legale Prof. Massimo Martelloni, direttore UO di Medicina Legale Azienda USL2 di Lucca Prof. Luigi Pastorelli docente a contratto di Teoria del Rischio, direttore scientifico del BigDataLab dell’Università di Tor Vergata Prof. Roberto Pessina, professore a contratto Bicocca Monza Prof. Antonino Michele Previtera direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università degli Studi di Milano Prof. Pietro Randelli, ordinario in Ortopedia - Università degli Studi di Milano Prof. Pietrantonio Ricci, direttore Scuola di Specializzazione di Medicina legale di Catanzaro On. Dott. Michele Saccomanno, presidente Nuova Ascoti

Prof. Alberto Corradi, direttore Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia di Milano

Dott. Luigi Solimeno, direttore del reparto di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico di Milano

Dott. Giovanni Cortese, dirigente Medico II Livello - Sovrintendenza Sanitaria Centrale Inail

Prof. Mario Tavani, ordinario di Medicina legale – Università degli Studi dell’Insubria

Dott. Paolo Costigliola, dirigente medico UO Malattie Infettive A.O. Univ. S. OrsolaMalpighi di Bologna

Prof. Domenico Vasapollo, già direttore Scuole di Specializzazione di Medicina legale - Bologna

Prof. Francesco De Ferrari, ordinario di Medicina legale - Università degli Studi di Brescia

Prof. Andrea Verzeletti, associato di Medicina legale - Università degli Studi di Brescia

Prof. Carlo De Rosa, docente a contratto Scuola di specializzazione in Medicina Legale e delle Assicurazioni - Università degli Studi di Catanzaro

Prof. Pierluigi Viale, ordinario di Malattie Infettive Università di Bologna

Prof. Francesco De Stefano, direttore Istituto Medicina legale di Genova Prof. Giuseppe Dell’Osso, ordinario di Medicina legale Università di Bologna Prof. Marco D’Imporzano, Primario Emerito di Ortopedia e Traumatologia presso l’Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano Prof. Mario Gabbrielli, ordinario di Medicina Legale, Università di Siena

Dott. Alberto Zerbi, direttore UO di Radiologia - Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano Prof. Gianfranco Zinghi, già primario terza divisione Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna Prof. Raffaele Zinno, Segretario Sismla Prof Riccardo Zoia, ordinario di Medicina Legale e direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Legale, Università degli Studi di Milano

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EDITORIALE

La vita moderna aumenta i rischi di infortuni e la traumatologia assume ogni giorno un’importanza maggiore. Accertare una lesione, cercarne le complicanze, valutarne la gravità, prevedere e quantificare l’estensione dei postumi sono gli obiettivi per la valutazione del quadro anatomo-clinico post-traumatico. L’iter inizia, di solito, al pronto soccorso con gli accertamenti clinici e le indagini iconografiche per identificare il quadro anatomo-clinico post-traumatico e impostarne l’inizio delle cure, e termina con lo specialista medico legale che valuta le conseguenze riconducibili all’incidente. Dal trauma alla perizia si ha una lunga catena di responsabilità e conseguenze, che dovrà accompagnare e sorreggere il traumatizzato. In ciascun istante di questa “avventura”, che inizia nel momento stesso dell’incidente e termina con il reinserimento nella vita sociale, o alla chiusura del report clinico o medico-legale, le decisioni devono essere sorrette dai dati ricavati dalle prove documentali. L’analisi semeologica è il fondamento, la cui qualità garantisce la solidità dell’edificio terapeutico che verrà costituito. Il danno biologico è la lesione dell’integrità psicofisica dell’individuo che esplica un’incidenza negativa sulle attività quotidiane e sugli aspetti dinamico-relazionali della vita del danneggiato (la qualità della vita). Le lesioni che determinano un danno alla salute rappresentano un particolare elemento clinico-giuridico e medico-legale. La collaborazione fra medico-legale e ortopedico-traumatologo non è solo auspicabile, ma necessaria per dipanare le situazioni cliniche derivanti da traumatismi. Infatti il clinico necessita del medico-legale per la valutazione delle ripercussioni di quadri patologici, sia in ambito penale che civile, assistenziale e previdenziale, mentre il medico-legale deve poter attingere allo specialista sia riguardo la eziopatogenesi delle lesioni che sul versante del loro corretto trattamento. In altri termini, quella collaborazione, prima auspicata e poi imposta dal codice deontologico fra il medico-legale e lo specialista, è ormai prassi consolidata in ambito ortopedico e traumatologico. Ne sono prova i numerosi appuntamenti scientifici in cui sono state attivate le competenze di queste due figure, pertanto la nascita di questa rivista non è che la logica conclusione di questo positivo percorso. Fabio M. Donelli

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traumatologia

CASO CLINICO


traumatologia forense / settembre 2015

n.1

CASO CLINICO

La responsabilità dell’ortopedico tra errori e complicanze Vasapollo D*, Pieraccini L.*, Monti M.°, Pagani P** *Medico-legale *Medico-legale °Medico-chirurgo **Ortopedico

ITER CLINICO Presentiamo il caso della signora Rossi di anni 63, che a seguito di un incidente stradale riportò un trauma all’arto inferiore sinistro; fu trasportata presso un Pronto Soccorso ospedaliero e ricoverata in ambiente ortopedico. I sanitari, dopo aver effettuato indagini Rx (con evidenza di frattura scomposta trimalleolare collo piede sinistro e frattura terzo distale, gamba sinistra), la sottoposero a intervento chirurgico di riduzione aperta del malleolo tibiale e sintesi con una vite cannulata, sintesi del malleolo peroneale e tibiale con fili di K. Il

vento di artrodesi della tibiotarsica con chiodo bloccato. Per tale motivo fu nuovamente ricoverata in ambiente ospedaliero e sottoposta a intervento di artrodesi tibio-tarsica e sottoastragalica con chiodo endomidollare bloccato. Nel decorso successivo, per la presenza di dolore a livello della tibio-tarsica sinistra associato a ipoestesia sul territorio del nervo peroneo superficiale, in corrispondenza della pianta del piede, sede laterale, dopo approfondimento scintigrafico che depose per un quadro infiammatorio, si effettuò ulteriore intervento di rimozione

decorso post-operatorio risultò regolare. Successivamente, essendo comparso un quadro clinico caratterizzato da dolore, limitazione funzionale e zoppia per artrosi della tibiotarsica, si suggerì inter-

del chiodo e si praticò neurolisi del nervo plantare laterale. Sottoposta a esame Emg si diagnosticò denervazione pressoché completa dei rami terminali plantari del nervo tibiale di sinistra.

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CASO CLINICO / La responsabilità dell’ortopedico, tra errori e complicanze

Considerazioni medico-legali Al solito, trattando di questioni che afferiscono al rilevante capitolo medico-legale della responsabilità professionale, vi è da dire che il compito dell’esperto è assai complesso dovendo egli chiarire, e se possibile risolvere, numerose tematiche che si possono sintetizzare nei seguenti termini: 1) necessità e adeguatezza del trattamento sanitario; 2) nell’ipotesi negativa si procederà alla valutazione del danno: maggiore durata della malattia iatrogena, quantificazione dei postumi permanenti, tenendo presente, nei casi di traumatologia, il danno differenziale. La prima questione deve essere risolta con l’ausilio di uno specialista della materia, sia per opportunità tecniche, sia in quanto l’attuale codice di deontologia del 18 maggio 2014 (art. 62) prevede che “… il medico legale, nei casi di responsabilità medica, si avvale di un collega specialista di comprovata competenza nella disciplina interessata; in analoghe circostanze, il medico clinico si avvale di un medico legale…”. La seconda questione, al contrario, è di esclusiva pertinenza medico-legale. Infatti, superata positivamente l’interpretazione che attiene all’an debeatur, l’indagine prosegue verso altri scopi e con altri metodi, essenzialmente al fine della determinazione del risarcimento. Il caso in esame, invece, pone una non inusuale questione, a volte di difficile ri-

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soluzione, che riguarda la distinzione tra errore1 e complicanza2. Nella pratica medica, l’effetto dannoso di un trattamento è correntemente definito in vario modo, utilizzando termini che solo apparentemente sono sinonimi. La letteratura, infatti, riporta indifferentemente il termine di complicanza, effetto collaterale, secondario o indesiderato, malattia o patologia iatrogena, eccetera. Si richiama l’attenzione su tale questione, certamente di non secondaria importanza ai fini medico legali, dal momento che le anomalie del decorso post operatorio, legate a complicanze naturali della malattia, dovrebbero essere nettamente differenziate da quelle conseguenze “anormali” riconducibili, ad esempio, all’uso non adeguato del trattamento chirurgico. Poiché il danno iatrogeno rappresenta la questione centrale attorno a cui ruota l’incremento della conflittualità fra pazienti e medici, fare luce su tale problema, a cominciare dalla questione semantica, precisando e chiarendo la terminologia usata, sarebbe assai importante per gli stessi operatori (ortopedici) in quanto un’approfondita analisi degli inconvenienti delle pratiche chirurgiche e una revisione critica delle stesse, potrebbe diffondere tra gli operatori l’applicazione di migliori strategie preventive atte a ridurre il rischio di errori. Al contrario, sembra quasi che i diversi operatori, pur di non evidenziare quelli che, in definitiva, rappresentano loro insuccessi terapeutici, stentino a riconoscere i propri errori facendo rientrare


traumatologia forense / settembre 2015

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 Quadro precedente all’artrodesi

qualsivoglia inconveniente o insuccesso nel confuso calderone delle complicanze, nonostante quanto previsto già nel codice deontologico del 2006 all’art. 14 (Sicurezza del paziente e prevenzione del rischio clinico), poi sviluppato al medesimo articolo del più recente codice (Prevenzione e gestione di eventi avversi e sicurezza delle cure) 3. Ritornando alla questione terminologica, vi è notevole differenza tra complicanza (adverse events), errore (error) e colpa professionale (malpractice-negligence); per tale motivo questi termini non possono essere indicati indiscriminatamente per esprimere la “patologia iatrogena”, in quanto, così facendo, si creano pericolose confusioni.

Di seguito ci preme esaminare attentamente la complicanza iatrogena che ha il carattere della “neo-malattia”, i cui confini con l’errore a volte sono assai sfumati. La complicanza è una malattia, o situazione patologica, che si presenta in associazione con un’altra, oppure un fenomeno patologico che viene ad aggiungersi nel corso di una malattia, distinto dalle manifestazioni abituali di essa e conseguenza delle lesioni da essa provocate, potendo, durante il decorso della malattia, o anche durante la convalescenza, sorgere complicazioni morbose, che trovano nell’organismo debilitato terreno propizio per lo sviluppo di agenti causali di altre alterazioni morbose. L’adverse event, secondo la letteratura

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CASO CLINICO / La responsabilità dell’ortopedico, tra errori e complicanze

 Immagine radiografica comparativa delle tibio-tarsiche a seguito di artrodesi

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anglosassone, è convenzionalmente ritenuto il termine più idoneo per definire le lesioni iatrogene non colpose causa di degenza protratta, invalidità temporanea o permanente, decesso. L’errore, a ben vedere, è una falsa rappresentazione della realtà che impedisce un giudizio corretto sul significato dell’atto che si è compiuto, che si sta compiendo o che si compirà. Si ha errore quando si è in presenza di un comportamento obiettivamente diverso da quello che esige la situazione, cioè quando la condotta ri-

comportamento tecnicamente scorretto ma non necessariamente colposo, causa del mancato raggiungimento del risultato utile, cui mira il paziente. Così visto, si tratta di un problema attinente al nesso di causalità tra l’inadempimento e il danno e perciò inutile in quanto non aggiunge nulla né al profilo della diligenza né a quello della responsabilità. Posto che gli errori della medicina, ineliminabili nella pratica clinica (l’error scientiae è cosa diversa dall’errore commesso dal medico in quanto la scienza

sulti non obiettivamente adatta al caso concreto, non essendo in grado il professionista di rendersi conto di come avrebbe dovuto comportarsi. Così inteso, l’errore viene considerato un

di per sé non sbaglia, ma le sue lacune a volte rendono inevitabile l’errore), quelli commessi dai medici implicano il mancato superamento di problemi per i quali una soluzione è già stata trovata e con-


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 Immagine radiografica a seguito di artrodesi

validata dalla comunità scientifica, consistendo nel falso apprezzamento di fatti oggettivi per i quali, come si è detto, la scienza medica fornisce un’interpretazione o stabilisce regole precise dettate dalle conoscenze scientifiche più avanzate e provate dall’esperienza. Lo “pseudoerrore”, invece, riguarda la natura stessa di molte manifestazioni morbose, correlata all’insufficienza di strumenti della medicina, sia per l’oscurità di talune forme rare, sia per la varietà clinica abnorme, rispetto al quadro

sempre l’errore è colpevole o la colpa è erronea. (Enciclopedia del Diritto, Giuffrè Ed., Vol. 15, pag. 288, 1966). Le complicanze prevedibili ed evitabili, perché oggetto di studi atti a identificarle onde impedire che si verifichino, potrebbero rientrare nella categoria degli errori inescusabili, qualora sia confermata la mancata previsione dell’evento per omissione, azione impropria, imperizia, imprudenza, negligenza, identificandosi in tal modo una condotta colposa dell’ortopedico.

classico, di molte malattie comuni. Appare chiaro, quindi, come non sempre è ravvisabile la simbiosi tra errore e colpa, in quanto non sempre l’errore implica colpa, o la colpa l’errore, e non

Questa premessa, necessaria per definire l’importante differenza tra errore e complicanza, al fine di non incorrere in equivoci semantici e concettuali, assume rilievo nel caso di specie.

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CASO CLINICO / La responsabilità dell’ortopedico, tra errori e complicanze

Passando quindi alla disamina del caso clinico richiamato, è noto che l’artrodesi della tibio tarsica (Tibio-Talare) è un intervento importante e delicato che può comportare buoni risultati in termini di dolore con inevitabile sacrificio della motilità. Nel caso in esame, a fronte delle risultanze dell’osteosintesi della frattura trimalleolare dell’articolazione tibio-tarsica, esitata in grave artrosi, fu correttamente indicato l’intervento di artrodesi tibio-tarsica e sottoastragalica con chiodo endomidollare bloccato. Dalle immagini radiografiche emerge come il posizionamento dei mezzi di sintesi fu corretto: il chiodo è bloccato pros-

simalmente da una vite transtibiale e distalmente trans calcaneare; le tre viti al 4° distale del perone sono necessarie per solidarizzare il perone alla tibia e la linea di frattura obliqua, visibile a tale livello, non è altro che quanto conseguente all’osteotomia chirurgica opportunamente eseguita per la corretta fusione del perone alla tibia e la buona consolidazione dell’osteotomia biplanare a cuneo della tibia stessa. Per quanto attiene all’ipoestesia sul territorio del nervo peroneo superficiale, ramo del nervo peroneo comune, e al territorio laterale della pianta del piede, è bene ricordare che il nervo peroneo su-

 Immagini radiografiche post rimozione del chiodo endomidollare

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traumatologia forense / settembre 2015

perficiale, dopo la sua divisione dal nervo peroneo profondo a livello del colletto del perone, si porta verso il basso fra il muscolo estensore delle dita e i muscoli peronei, attraversa la fascia crurale al terzo medio-inferiore della gamba e a questo livello si divide nei nervi cutanei dorsali mediale e intermedio. Il nervo cutaneo dorsale intermedio decorre lungo la parte laterale del dorso del piede, innervando la cute e le fasce circostanti e formando i nervi digitali dorsali per il terzo, quarto e quinto dito si anastomizza con il nervo cutaneo dorsale laterale, ramo del nervo surale. In occasione della revisione chirurgica del nervo plantare laterale, in concomitanza alla rimozione del chiodo endomidollare, si ebbe modo di isolare il ramo plantare laterale del tibiale posteriore che si presentava inglobato da tessuto fibroso ma continuo, procedendosi quindi ad accurata neurolisi. Dal referto operatorio si evince chiaramente come il disturbo parestesico sofferto dalla signora Rossi non fosse attribuibile a una lesione da infissione delle viti (come ipotizzato), bensì all’inglobamento da parte del tessuto fibroso post-operatorio. Tale evenienza rientra pienamente nelle complicanze essendo di per sé non prevedibile né evitabile dall’operatore, ma dipendente dai processi cicatriziali tipici di ogni

Note

soggetto.

la segnalazione e la valutazione di eventi sentinella,

n.1

1. Si definisce “errore medico” un’omissione di intervento o un intervento inappropriato a cui consegue un evento avverso clinicamente significativo. Rientra nella definizione il concetto che non tutti gli eventi avversi sono dovuti a errori, ma solo quelli evitabili. Non sempre è facile stabilire se un evento avverso sarebbe stato evitabile e, dunque, dovuto a errore oppure no. L’errore medico viene considerato oggi l’evento conclusivo di una catena di fattori, nella quale il contributo dell’individuo che l’ha effettivamente commesso è l’anello finale, ma non necessariamente il maggiore responsabile (Editoriale: L’errore in medicina, in Bollettino d’informazione sui farmaci, 3, 99, 2001). 2. La “complicanza” è una malattia o una situazione patologica che si presenta in associazione con un’altra (Dizionario Medico Illustrato Dorland), oppure che viene ad aggiungersi nel corso di una malattia, distinta sia dalle manifestazioni abituali di essa e sia dalle conseguenze delle lesioni da essa provocate (Dizionario dei Termini Tecnici di Medicina, Gagliardi Ed.); infatti, durante il decorso della malattia, o anche durante la convalescenza, possono sorgere complicazioni morbose, in quanto nell’organismo debilitato possono trovare terreno propizio al loro sviluppo gli agenti causali di altre alterazioni morbose (Dizionario di Medicina, Utet Ed.) 3. “Il medico opera al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente e degli operatori coinvolti… contribuendo alla prevenzione e alla gestione del rischio clinico attraverso: …la rilevazione,

errori, “quasi-errori” ed eventi avversi valutando le cause e garantendo la natura riservata e confidenziale delle informazioni raccolte”.

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