Professione Salute 5/2018

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ne parliamo con

[ «La rete di farmacie dei servizi può contribuire in modo decisivo al miglioramento dell’intero processo di cura attraverso il supporto all’aderenza terapeutica, le campagne di educazione sanitaria, o fornendo ai cittadini risposte a problemi che non richiedono l’intervento del pronto soccorso»

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Professione Salute

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intervista ad Andrea mandelli

servizi hanno le carte in regola: gli interventi a supporto dell’aderenza terapeutica, per esempio, hanno dimostrato negli studi controllati, come il nostro Re I-MUR, di poter determinare un ritorno economico fino a quattro volte l’investimento iniziale. Sono certo che dopo la sperimentazione triennale del nuovo modello di farmacia, per il quale si è ottenuto un finanziamento di 36 milioni, sarà chiaro che rafforzare la rete delle farmacie di comunità non costituisce una spesa, ma un vero e proprio investimento. In che modo il rilancio della farmacia può essere lo snodo per una trasformazione del Servizio sanitario nazionale? Oggi è necessaria una profonda revisione del Servizio sanitario nazionale che, come ormai sosteniamo tutti da tempo, dovrà essere basata sullo sviluppo dell’assistenza sul territorio per meglio affrontare la cronicità, che è la vera epidemia del secolo, e garantire la sostenibilità del sistema. Come in parte ho spiegato prima, la rete delle farmacie dei servizi può contribuire in modo decisivo al miglioramento del processo di cura attraverso il supporto all’aderenza terapeutica, ma, in prospettiva, non c’è soltanto questo. La capillarità della rete delle farmacie di comunità è fondamentale per attuare campagne di educazione sanitaria e prevenzione, o, ancora, per rispondere ai problemi dei cittadini che non richiedono l’acceso al pronto soccorso o alla guardia medica. In Inghilterra è stato sperimentato con successo un programma, chiamato Community Pharmacy Referral Service, nel quale i pazienti che avevano chiamato il numero unico del servizio sanitario lamentando disturbi di minore entità, anziché essere indirizzati al pronto soccorso, alla guardia medica o al medico di medicina generale, sono stati invitati a recarsi nella più vicina

delle 338 farmacie arruolate nella sperimentazione. In due terzi dei seimila casi affrontati nelle farmacie, il farmacista ha potuto risolvere la situazione, evitando un ricorso improprio alle altre strutture. Non è un contributo trascurabile e questo è solo un esempio. Come e con quali figure devono essere potenziate le sinergie interprofessionali dei farmacisti con altri operatori sanitari e sociali? Il primo passo è poter finalmente creare quel flusso costante di informazioni tra il farmacista, il medico di famiglia, l’infermiere di comunità e i servizi territoriali, come l’Adi (Assistenza domiciliare integrata), laddove esiste. Mi riferisco, quindi, al Fascicolo sanitario elettronico e al Dossier farmaceutico aggiornato dal farmacista. I rapporti tra professionisti sono sempre esistiti: occorre rendere sistematica questa pratica e costruire un percorso di cure in cui i diversi attori, senza invasioni di campo, possano operare per il bene del paziente. Anche nel corso di FarmacistaPiù abbiamo riscontrato che esiste la possibilità di procedere in questa direzione. Per la prima volta Federfarma ha partecipato al Congresso: è il segno di una nuova sinergia? Abbiamo avviato il progetto di FarmacistaPiù, cinque anni fa, con lo scopo di creare la “casa di tutti i farmacisti”, in cui tutte le componenti della professione, tutte le associazioni scientifiche e sindacali dei farmacisti avessero la possibilità di incontrarsi, esprimersi e confrontarsi anche con la politica, le istituzioni sanitarie, l’industria. La partecipazione ufficiale di Federfarma, quest’anno, è segno che il cerchio si chiude e i tempi sono maturi per far compiere al nostro Congresso nazionale un ulteriore passo avanti.

dicembre 2018

05/12/18 17:56


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