In moto con il Che

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Guide Airone

IN MOTOCICLETTA CON IL ” CHE”


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Stephen E. Holmes è un ex punk la cui band ha suonato con i Boomtown Rats. Quel periodo di anarchia è ormai lontano, ma il suo spirito di avventura non è venuto meno. La sua passione per le due ruote è iniziata con una Lambretta SX200, fino ad arrivare a una Ducati 749s. Nonostante ciò, gli ci è voluto un po’ di tempo per abituarsi alla Norton 500. Finora, le sue esperienze in Sud America non lo hanno portato a fomentare una rivoluzione a Blackburn, nel Lancashire, sua città natale.


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Stephen E. Holmes

IN MOTOCICLETTA CON IL ” CHE” Il diario di un viaggio da fare almeno una volta nella vita


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Titolo originale: To Infinity and Beyond What Che Guevara started, someone had to finish Pubblicato per la prima volta nel Regno Unito nel 2011 da Infinite Ideas Limited 36 St Giles Oxford OX1 3LD United Kingdom www.infideas.com Copyright © Stephen E. Holmes, 2011 All rights reserved. I nomi dei marchi e dei prodotti citati in questo volume appartengono ai rispettivi proprietari. Traduzione dall’inglese: Laura Pacciarella Copertina: Vanessa Dean, Richards Bay, South Africa Design: Nicki Averill Fotografie: Pete Sandford e Steve Holmes Stampa: Grafiche del Liri – Isola del Liri (Fr) Copyright edizione italiana: L’Airone 2012 © New Books s.r.l. – Roma www.gremese.com Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, registrata o trasmessa, in qualsiasi modo o con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore. ISBN 978-88-6442-120-9


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Sommario Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21.

Il progetto . . . . . . . . . . . . . . Scottato due volte . . . . . . . . . . Il sole, il mare, la sabbia e il Che . . Una valigia aperta e chiusa . . . . . La aventura comienza . . . . . . . La tierra de la leche y miel (y fruta) Piccola Inghilterra . . . . . . . . . Una nuova alba . . . . . . . . . . . Una grande spiaggia? . . . . . . . . La valle della morte . . . . . . . . . La terra degli Inca . . . . . . . . . L’ombelico del mondo . . . . . . . Verso l’infinito e oltre . . . . . . . . Avanti giorno per giorno . . . . . . La città più alta del mondo? . . . . Il Tuky . . . . . . . . . . . . . . . . Il maestoso Rio delle Amazzoni . . Ingresso illegale . . . . . . . . . . . Di nuovo in sella . . . . . . . . . . Sí Chávez! . . . . . . . . . . . . . . Ricongiungimento cubano . . . . .

Indice analitico

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Ringraziamenti Senza l’entusiasmo e l’inventiva di Pete Sandford, questa avventura non si sarebbe mai realizzata. Sono particolarmente orgoglioso di aver accettato la sua proposta e di aver portato a termine con successo il viaggio iniziato dal Che e da Alberto. Grazie a Richard Burton di Infinite Ideas per essersi preso il tempo di leggere il mio manoscritto, per avermi dato fiducia e per avermi offerto il pranzo! Ci sono alcune persone senza le quali non avrei iniziato a scrivere o non sarei riuscito a continuare, quando ho avuto qualche dubbio. Grazie a Lynne Jackson e suo padre che mi hanno dato il via, e ad Alan e Jo Varney, Sheila Shaw, Margaret Crane e Vanessa Dean che mi hanno incoraggiato e mi hanno dato la forza per arrivare in fondo. Devo moltissimo a tutti coloro che ho menzionato in questo libro e vorrei ringraziarli di cuore. Grazie anche a tutti quelli di cui non ho fatto il nome, ma che mi hanno aiutato lungo la strada, e grazie alle numerose persone che ho incontrato durante il viaggio. Sandra Heker, Javier Kaper, Karl-Heinz Pfarr, Fabrizio Tapia, Gustavo Agra, Alejandro Tolosana, Mariana Lucía Sammarco, Mariana Guadalupe Maceddo e la sua amica Rosana, tutti ci hanno accolto con la meravigliosa ospitalità e il calore di cui il popolo argentino può davvero vantarsi. Chuck Weaver e Goose, provenienti dal Texas, erano in viaggio come noi e ci hanno offerto il loro aiuto a Buenos Aires. Isabel Bussenius, Paula Cattan Castillo e Ricardo Adrian Za7


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In motocicletta con il “C Che”

mora Vergera da “La Casona 1920” di Iquique, e Ivan e Silvia a Santiago hanno reso fantastica la nostra esperienza in Cile. Jeff, sua moglie Yahira, Glen Short e Jolanda van den Berg hanno reso la nostra sosta a Cusco davvero speciale, e Gustavo e suo fratello Alejandro di Ica ci hanno aiutato quando siamo finalmente riusciti a uscire da una tempesta di sabbia. La aduana in Colombia ci ha lasciato passare senza problemi. Migdalia dell’ufficio merci della Swissport all’aeroporto di Caracas ha organizzato il rientro delle nostre motociclette. E grazie al presidente Hugo Chávez per la birra a un prezzo così conveniente e per il carburante ancora più economico. Se ho dimenticato qualche nome, non è stato intenzionale: durante la nostra avventura abbiamo incontrato un gran numero di persone meravigliose. Rivolgo l’ultimo ringraziamento a tutto il popolo dell’America Latina, che in ogni circostanza ci ha riservato una tanto calorosa accoglienza e una generosa ospitalità.

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Introduzione Ho conosciuto Pete Sandford nel 1977. In quegli anni ero un ragazzo ribelle, annoiato, pazzo per il punk rock. Ero un diciottenne deciso a sostenere gli ideali anarchici in cui credevano a quel tempo i giovani. In quegli anni andavano forte i Sex Pistols, i Clash e una band che si chiamava Demolition, che avevo formato io insieme a Pete! Suonavamo per lo più nella zona attorno alla nostra città, Blackburn. L’esperienza più gloriosa fu esibirsi come gruppo di supporto dei Boomtown Rats (il leader era un certo Bob Geldof) e suonare dal vivo davanti a 3500 persone durante un concerto a Wigan che si chiamava “Il Rock contro il Razzismo”. Allora l’anarchia si esprimeva principalmente attraverso la musica e le canzoni. La nostra prima avventura insieme fu una vacanza a Newquay. Uso la parola “avventura” perché viaggiammo per oltre mille chilometri tra andata e ritorno a bordo di un vecchio maggiolino Volkswagen che riversava più ossido di carbonio nella cabina passeggeri di quanto ne uscisse dalla marmitta. Di conseguenza fummo costretti a tenere i finestrini sempre aperti e, grazie al clima tipicamente inglese, piovve per tutta la durata della vacanza. Arrivammo a Newquay fradici, agitati, stanchi, con la gola di chi fuma cinquanta sigarette al giorno: avremmo avuto bisogno più di una tenda a ossigeno che della tenda da quattro in cui dormivamo. All’inizio degli anni Ottanta io e Pete ci perdemmo di vista e ognuno proseguì per la sua strada. Lui portò avanti la sua ribellione insegnando windsurf in Francia, mentre io perseverai 9


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nei miei ideali anarchici facendo il fattorino presso un’industria aeronautica della zona. Stranamente, fu il punk rock a farci nuovamente incontrare circa trent’anni dopo. Un ragazzo del posto era a un festival punk quando fecero sentire la musica dei Demolition. Me lo disse e mi tornarono vivi alla memoria i ricordi di quel periodo straordinario della mia gioventù. Cercai di ritrovare Pete tramite sua madre, che per fortuna era sempre rimasta nello stesso paese. Non eravamo tanto vicini: lui abitava a Hayling Island nello Hampshire, dove lo aveva portato la sua attività di insegnante di windsurf, insieme a sua moglie Michelle, e io, lo stanziale, abitavo ancora a Blackburn, Lancashire. Ci incontrammo per una cena e ritrovarsi fu un piacere. La conversazione cadde sulle moto, una passione che avevamo entrambi, e su quanto sarebbe stato bello fare un giro insieme in Europa. Restammo in contatto tramite e-mail per tutto il 2007, finché Pete mi comunicò la sua idea in un messaggio del 7 febbraio 2008. Devo ammettere che la proposta di quel viaggio mi mise davvero in apprensione. Pete ebbe l’idea mentre guardava un film, comodamente seduto a casa sua. Cominciammo a fantasticare immaginando di creare una serie tv, oppure un libro e un DVD, e il sogno prese forma. Inizialmente volevamo solo vedere quanta strada si riuscisse a percorrere su una vecchia Norton. Nessuno di noi due riteneva possibile completare il percorso nel vasto continente americano, e non credo che nessun altro lo pensasse. Questo viaggio ha cambiato completamente la mia concezione della vita e non mi è difficile capire come mai, nel lontano 1952, cambiò il modo di pensare di quei due giovani medici argentini. Le cinque capitali che attraversammo assomigliano a tante altre nel mondo, ma mascherano la povertà che è endemicamente diffusa. È cambiato ben poco da quando Ernesto “Che” Guevara e Alberto Granado passarono di lì e, senza entrare in discussioni politiche, è difficile non sentirsi umiliati 10


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Introduzione

dalla piaga della povertà e della miseria in quei paesi. Argentina, Cile, Perù, Colombia e Venezuela hanno vaste risorse minerarie, agricole e petrolifere, eppure la ricchezza che generano non si riflette negli standard di vita del popolo latinoamericano, né nelle loro città, nei villaggi, nelle infrastrutture. Per passare ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette insieme a qualcuno, bisogna davvero andare d’accordo. Pete e io siamo completamente diversi, ma siamo stati molto bene insieme. Se avessimo avuto lo stesso carattere, oggi saremmo ancora a Buenos Aires a bere birra. Il nostro viaggio si è ben presto trasformato in un’avventura: ci siamo trovati a combattere contro condizioni climatiche avverse, strade piene di ostacoli, luoghi inospitali. Ho imparato che ci si può veramente adattare a tutto, compresi molti materassi macchiati di urina, ma è anche stato romantico dormire sotto le stelle. L’accoglienza e l’ospitalità che abbiamo ricevuto in tutta l’America Latina resteranno per sempre nel mio cuore. Vedere un sorriso sul volto di quelle persone tanto povere mi ha fatto capire che ciò che davvero conta nella vita sono le cose semplici che diamo per scontate, come la famiglia e gli amici. I ricordi più belli sono gli splendidi tramonti che abbiamo potuto ammirare. La fondazione Niños Unidos Peruanos a Cusco, dove Jolanda van den Berg e i suoi collaboratori danno da mangiare ogni giorno a oltre seicento bambini, mi ha fatto piangere di tristezza e di gioia. Il peggior ricordo è indubbiamente la notte in cui abbiamo rischiato di morire su una montagna in Perù, ma le nostre vite sono state salvate da un sudamericano “di Ipswich” e dalla Dea Fortuna. Questo viaggio è stato probabilmente l’impresa più difficile della mia vita, ma ripenso con orgoglio a ciò che siamo riusciti a fare. Grazie alle conoscenze di meccanica di Pete e a una fortuna più che sfacciata, ne siamo venuti fuori entrambi incolumi e ora siamo due persone migliori. Il mio unico rimpianto? Che quella straordinaria avventura sia finita, perché mi sembrava di poter restare in sella per sempre. 11


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Caracas

Venezuela

Guyana Suriname

Colombia

Guyana francese

Ecuador Per첫 Brasile

Bolivia

Paraguay Cile Argentina Uruguay Buenos Aires

Sud America


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Capitolo 1

Il progetto Steve, hai visto I diari della motocicletta? Quel film sul viaggio attraverso il Sud America del giovane Che Guevara e del suo amico, in sella a una Norton 500 del 1939? Beh, non sarebbe fantastico ripetere lo stesso viaggio con lo stesso modello di moto, iniziando per esempio nel gennaio 2009? Potremmo impiegare circa otto settimane, partendo da Buenos Aires, in Argentina, e arrivando nel nord del Perù. Percorreremmo in tutto ottomila chilometri. Manca ancora molto tempo ma mi sto già documentando, sto facendo progetti e penso che questo potrebbe essere “il” viaggio di cui abbiamo parlato l’ultima volta che ci siamo visti. Potremmo usare entrambi una vecchia Norton oppure uno di noi potrebbe viaggiare su una moto moderna, per esempio una Kawa 650 o qualcosa di simile. Pensi che si possa fare? Lei ti lascerà partire per un viaggio di otto settimane il prossimo gennaio? Tu ne hai ancora voglia? Penso che potremmo divertirci moltissimo, cavandocela tra guasti e gomme bucate, e sarà un viaggio veramente a basso costo. A parte le spese di spedizione via mare delle moto, non ci saranno grandi impegni economici. Non ho ancora detto nulla a Michelle (mia moglie); dunque, se mi telefoni nel weekend e parli con lei, non farne parola. Detto questo, la settimana scorsa ho praticamente acquistato una Norton e sarò costretto a darle la notizia! Ci sentiamo presto. Saluti, Pete Leggendo quella mail non presi la cosa molto sul serio; non sono certo il Dottor Livingstone e non ho mai avuto uno spiri13


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In motocicletta con il “C Che”

to particolarmente avventuroso. Se conta qualcosa, però, ho fatto il salto con elastico più alto del mondo. Per cominciare, non avevo mai visto il film I diari della motocicletta, anzi non ne avevo neppure sentito parlare. Sapevo del viaggio di Che Guevara perché avevo visto la sua immagine stampata su qualche maglietta e perché David Bowie lo cita nella canzone Panic in Detroit. E in quanto a farlo su una vecchia Norton 500, una follia! Otto settimane di ferie? Cose da far girare la testa! Avevo solo visto di recente “The Long Way Round”, un bel documentario su un viaggio attorno al mondo in motocicletta fatto da Ewan McGregor e Charley Boorman. Con tutto il rispetto per loro, avevano viaggiato su delle moto BMW nuovissime e appena preparate, e con una squadra di supporto pronta a soddisfare ogni loro necessità, tra cui furgoni con il pick-up, un’intera équipe cinematografica, dei tecnici e un gruppo di persone al seguito più numeroso dei giapponesi a Pearl Harbor. Quella era una vacanza organizzata in confronto al viaggio che mi proponeva Pete. Era fuori discussione che, se avessimo deciso di partire, avremmo fatto le cose per bene. Niente Kawa KLR 650 o simili, e certamente non una BMW nuova di zecca. Doveva essere tutto identico al viaggio fatto nel gennaio del 1952 dal ventitreenne Che Guevara e dal suo amico ventinovenne Alberto Granado su una Norton 500 che si chiamava La Poderosa II. L’avventura doveva essere affrontata su due Norton 500cc, e di quel modello ne erano state fornite solo centomila unità all’esercito britannico durante la seconda guerra mondiale. Avevamo dunque il piccolo problema di riuscire a trovarne due. Fu quando lavoravo come fattorino nei primi anni Ottanta che restai folgorato dal brivido di sfrecciare sulle due ruote. Sentire il vento sulla faccia, provare un profondo senso di libertà: non c’è niente di più bello. Con il passare degli anni mi sono reso conto che avere una motocicletta di qualsiasi tipo è come appartenere a una società segreta. Si è attratti dagli altri membri di questa società. Ognuno parla delle sue esperienze, 14


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1. Il progetto

delle emozioni e delle disavventure, dei guasti meccanici, dei diversi pezzi e anche delle modifiche fatte alla propria moto. È perché loro capiscono di che cosa stai parlando, perché in questa società segreta anche un estraneo diventa un amico. Si vivono le stesse esperienze e si fanno gli stessi discorsi, da cui non mancano mai le amate “due ruote”. Provate a dire le stesse cose a qualcuno che non appartiene a questa società, qualcuno che non è mai stato in sella. Lo vedrete sbadigliare e non riuscirà a tenere gli occhi aperti! Non saprà mai che cosa si prova quando si accelera alla velocità del vento fino a 200 km/h e oltre. Non saprà mai che cosa si prova ad avere un sorriso nascosto dietro la visiera. Non conoscerà mai la sensazione di libertà, il senso di fratellanza, né la scarica di adrenalina che può darti anche solo appartenere al mondo segreto della motocicletta. Anch’io fui costretto a parlare di questo viaggio a mia moglie, Mandie. Dovevamo sposarci a maggio del 2008 e già stavo progettando di andarmene per due mesi, ancor prima di festeggiare il primo anniversario. Avevo conosciuto Mandie grazie alla passione di entrambi per la motocicletta. Stavo tornando con alcuni amici da un weekend in moto a Fort William, in Scozia, sulla mia Ducati 749s. È una moto che adoro. Quando sono in sella, uomo e macchina sono la stessa cosa. Mandie viaggiava sulla sua adorata Gixer 600. Sfrecciò davanti a noi con un fattore di curvatura 2 lasciandomi basito. “Mio Dio, quel tipo ha una bella fretta!” pensai. Ci fermammo in un’area di servizio lungo la strada e scoprimmo che il tizio era una donna. Non entro nei dettagli, ma posso immaginare che molti di voi abbiano conosciuto la moglie davanti a un gallone di Stella Artois, mentre io ho conosciuto la mia davanti a un gallone di benzina senza piombo.

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