GiuliaViva anno IV n.5 del 8 marzo

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Anno IV numero 5 del 8 marzo 2014 (65)

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Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie



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Istantanee giuliesi Sindaco Zero

Attesa

rifiuti 0

mattone 0 primarie 0 Continuano gli incontri per il cambiamento L’associazione“Il Cittadino Governante” invita la cittadinanza a due nuovi incontri presso la Sala Buozzi di Giulianova Paese. Lunedì 17 marzo alle ore 21 il tema sarà: Come rivitalizzare il centro storico, mentre sabato 22 alle ore 17:30 si parlerà di economia giuliese (turismo, commercio e le altre attività produttive).

Sembra ieri, invece a breve saranno già trascorsi cinque anni. Tanto è passato dall’abbattimento del cinema Ariston e dalla fine ingloriosa delle stagioni teatrali e di numerosi altri appuntamenti culturali. Private dell’unico vero teatro cittadino, le rappresentazioni vivacchiano fra le quinte inadeguate del Kursaal e la sala polifunzionale del centro sociale dell’Annunziata. In attesa della nuova struttura ancora lontana, però, dal vedere la luce nell’area ex Sadam. Con la speranza che quella del nuovo teatro sia realmente una promessa e non piuttosto un’illusione.

La grande tristezza È molto attivo, il vicesindaco, in questo periodo: presenzia, incontra, inter viene, rilascia dichiarazioni. È anche indecifrabile, il vicesindaco, in questo periodo: rimane? Si stacca? Abbandona? Chissà… Una cosa, proprio, non riesce a nascondere: quel velo di tristezza e delusione che il ritorno di Mastromauro gli ha lasciato sul volto.

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Sotto il segno della mimosa

di Alberta Ortolani Ci sono occasioni in cui non bisogna aver paura di dare ingresso alla retorica, l’8 marzo – Giornata Internazionale della Donna – è una di queste. E vado oltre: persino l’elemento formale della mimosa (scelta nel 1946 come simbolo della ricorrenza) può servire a dar forza al contenuto. Le iniziative legate all’8 marzo vivono già dai primi del Novecento nel solco degli avvenimenti di quegli anni, per poi trovare nel movimento femminista le forme di espressione più pubbliche e partecipate attraverso manifestazioni in cui venivano a gran voce rivendicati i diritti e denunciate le violenze e le discriminazioni ( il 1975 venne designato “ Anno Internazionale delle Donne” dalle Nazioni Unite). Davanti a tanta storia è inutile che l’opinione pubblica si divida tra chi ritiene che l’8 marzo sia una giornata da celebrare e chi la considera una liturgia ormai vuota i significato. Non servono statistiche e dati di genere per avere contezza di quanti differenti ostacoli segnano ancora – nei diversi paesi del mondo – il percorso di vita di una donna. Sono sufficienti le esperienze e le conoscenze personali per comprendere il valore di un appuntamento che si può rinnovare anche solo attraverso la condivisione di un pensiero e che, soprattutto, può servire a confermare l’idea dell’urgenza di edificare, questo sì con impegno quotidiano, un argine contro quell’insopportabile violenza verbale e fisica sulle donne che tanto abitualmente si consuma e che distrugge il dialogo come strumento di relazione tra esseri umani. Potrebbe così affermarsi, oltre l’argine, la parola che sia nella dimensione privata che in quella pubblica espressa in democrazia ha sempre un’ essenza femminile.


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Parliamone

Quando è ora di cambiare davvero È una vera tristezza vedere appassire ogni giorno di più la nostra bella città Poca pulizia, scarso decoro, ingressi cittadini degradati, inadeguata manutenzione, paesaggio deturpato, attività economiche in grande difficoltà (come testimoniano ad esempio la progressiva chiusura dei negozi e lo stato di abbandono in cui versano la zona artigianale-industriale e quella agricola), disoccupazione in aumento, cultura ridotta al lumicino, opere pubbliche inutili o malfatte, ospedale sempre più penalizzato, fasce sociali più deboli poco tutelate, tasse locali in aumento, intervento della magistratura nell’urbanistica. Giulianova è un luogo baciato dal destino per la sua collocazione geografica e la varietà del suo territorio. Un centro che nel momento della sua crescita ha saputo fare della diversificazione delle attività economiche (non puntando su un solo settore) il suo punto di forza. Una località di cui tanti, dopo averla conosciuta, si sono innamorati al punto da sceglierla per viverci. I suoi abitanti nel corso del tempo hanno scritto pagine della storia locale sicuramente consone al patrimonio da gestire il cui valore è testimoniato da definizioni come Giulianova rinascimentale “Città Ideale” dell’Adriatico; Giulianova “Posillipo d’Abruzzo”, Giulianova“Spiaggia d’oro”. Ma ora cosa sta succedendo? Perché questo declino? Si dirà che c’è la crisi, che viene da lontano e morde anche qui. È vero ma non basta a spiegare tutto quello che sta avvenendo, perché la decadenza di Giulianova è iniziata ben prima. È presente, infatti, da tempo nei governan-

ti un deficit di cultura politica e di competenza amministrativa che invece sono decisive per individuare le scelte migliori e più utili alla città. Due esempi: 1) Come si è potuto non capire che stava per crollare il mercato immobiliare e che quindi era sbagliato puntare su un notevole consumo di territorio in campo urbanistico come si è fatto, ostinatamente, con la Variante al PRG? E che, invece, per sostenere l’edilizia occorreva, da una parte favorire il recupero e la riqualificazione delle parti di città già costruite e dall’altra incentivare le ristrutturazioni finalizzate al basso dispendio energetico ed all’uso delle fonti rinnovabili. Se non fossero stati compiuti questi gravi errori strategici, forse le aree dell’ex SADAM e dell’ ex ADS-FOMA sarebbero state riqualificate da tempo; ora invece chissà quando accadrà. 2) Come si è potuto operare nel senso di favorire (modificando il Piano commerciale comunale) l’insediamento della grande distribuzione all’interno del perimetro cittadino senza capire che questo avrebbe notevolmente aggravato le condizioni del piccolo commercio anche nei luoghi

di Franco Arboretti

centrali della città condannandoli allo spegnimento ed alla desolazione? C’è poi da aggiungere che la cura degli interessi generali, l’attenzione ai beni comuni, l’uso responsabile e razionale del denaro pubblico ed il rispetto delle regole non sono la preoccupazione principale delle nostre classi dirigenti, da molti anni. Conseguentemente: la mancanza di politiche a sostegno delle attività economiche per le quali il nostro territorio è vocato; l’offesa al paesaggio marino, collinare e rurale; l’urbanizzazione incurante degli spazi pubblici; la sostanziale indifferenza nei confronti degli spazi pubblici già esistenti; la penalizzazione della cultura e dei beni culturali; la disattenzione per le problematiche giovanili e sociali in generale, stanno progressivamente facendo scendere il livello della qualità della vita nella nostra città mandando sempre più in sofferenza la nostra comunità ed il nostro territorio. Il cammino su questa china va bloccato al più presto e per farlo occorre una classe dirigente diversa sia da quella attuale, sia da quella del decennio precedente. Il loro fallimento è sotto gli occhi di tutti. I risultati negativi sono tali che sarebbe esiziale per i destini di Giulianova concedergli ancora delle chance di governo. A breve per i cittadini giuliesi ci sarà l’occasione per fare la scelta giusta, per invertire la rotta e per ridarsi una prospettiva di città viva e vivibile. Il 25 maggio c’è l’opportunità di scegliere il cambiamento, quello vero. Torneremo, prossimamente, sui contenuti di questo cambiamento. Delineeremo insieme l’alternativa alla decadenza.


Fatti in primo piano

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Sull’orlo di una crisi di nervi di Paolo Innocenti

“Se Atene piange Sparta non ride”. L’espressione, usata ed abusata, non è delle più originali, ma è difficile trovarne una che possa calzare meglio alle imbarazzanti situazioni che coinvolgono tanto il centrodestra quanto il centrosinistra giuliesi. Proviamo a ricapitolare, a partire dalla compagine di governo. È la fine di gennaio allorquando, dopo settimane di indecisioni e tentennamenti, il sindaco finalmente si dimette per tentare la sorte nelle elezioni regionali di primavera e, di conseguenza, quel che resta della coalizione si prepara alle primarie per la scelta del candidato alla successione. Non passano neppure venti giorni e tutto cambia: dopo quello di luglio Mastromauro oppone il secondo rifiuto e, in un colpo solo, ritira le dimissioni, polemizza pesantemente con parte del suo partito (chiedendo anche la testa del segretario comunale), affossa le primarie e finisce col mandare in fibrillazione l’intero Pd. Nonostante la sordina delle dichiarazioni di circostanza e dei comunicati alla camomilla delusioni, dissensi e frustrazioni filtrano comun-

que, fra ipotesi di scissioni, intenzioni di non candidarsi (Filipponi) e l’imbarazzato silenzio degli altri partiti della coalizione, sempre meno alleati e sempre più allineati. Sull’altra sponda le cose non sembrano andare meglio. È il mese di settembre dello scorso anno quando la neonata associazione “Linea retta” tenta la fuga in avanti, e con ampio anticipo sulla concorrenza getta in campo il proprio candidato, Fabrizio Retko, con la non secondaria benedizione del presidente Chiodi. Il nuovo anno non ricompatta una coalizione litigiosa da tempo, ma anzi frammenta ulteriormente il quadro con la nascita di un nuovo gruppo, “Fratelli d’Italia-AN”, tempestivo nel condividere l’investitura di Retko. Con il “Nuovo Centro Destra” impassibile spettatore, ad agitare ulteriormente le acque pensa “Forza Italia”, sfoderando Gianluca Antelli come proprio candidato. Il risultato è paradossale: all’interno della coalizione nessun segnale di distensione, ed anzi sul nome di Antelli finisce addirittura con lo spaccarsi la stessa “Forza Italia”.

A meno di tre mesi dalle elezioni di maggio centrodestra e centrosinistra (se la distinzione ancora vale) più che a due coalizioni , assomigliano sempre più ad armate Brancaleone sull’orlo di una crisi di nervi, con quel che resta delle rispettive credibilità politiche in rapido e irreversibile dissolvimento. Certo, l’avvicinarsi del fatidico 25 maggio una mano a rimettere le cose a posto la darà. Prevedibilmente, da una parte come dall’altra le fratture finiranno col ricomporsi, almeno in parte e almeno all’apparenza. Abbracci e sorrisi faranno da contorno ad una supposta e sbandierata nuova unità, ritrovata nella forma, se non nella sostanza, e tutti si dichiareranno entusiasti della compagnia e sicuri della vittoria finale. Sacrificate alla ragion di stato le fronde interne, destra e sinistra si immergeranno come nulla fosse nella campagna elettorale, ritornando a parlare del bene di Giulianova e dei meravigliosi programmi elaborati per rilanciare una città oggetto da anni di moltissime promesse e pochissimi fatti. Indossato nuovamente il vestito della festa, torneranno ancora una volta a domandare, con il cappello in mano, l’unica cosa alla quale tengono realmente: il nostro voto, ovvero la nostra fiducia, ben poco meritata. Negli Stati Uniti per valutare il grado di affidabilità di un personaggio pubblico si domanda: “comprereste un’auto usata da questa persona?”. Voi da questi signori la acquistereste?

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Accade... in Città

La storia del Piccolo Chiosco Intervista ai titolari ed ai tecnici

GiuliaViva è stata chiamata per essere partecipe di una storia, la storia del Piccolo Chiosco di Giulianova, sul lungomare nord. Siamo con i proprietari, i sigg. Luciani, con l’avv. Berardo D’Antonio e con il tecnico Marco Gramenzi. Avvocato, di cosa stiamo parlando? (BDA) C’è un’attività produttiva che ormai insiste su questo luogo da quasi 30 anni, e nel nuovo piano di lottizzazione parte dell’attività produttiva occupata dai sigg. Luciani dev’essere rilasciata per completare le opere di urbanizzazione. Su questo tipo di problematica, la proprietà non si è mai opposta: avrebbe uno spazio ridotto ma confacente anche alla propria attività. Quello che non si riesce a capire, almeno da alcuni atti presenti in Comune, è il fatto che si voglia demolire completamente il chiosco, presente nel piano chioschi, non delocalizzato e non interessato dalla variante. Quindi, pur con una limitazione negli spazi, esso è a tutti gli effetti legittimo. Ci sembra importante, quindi, che nel piano chioschi esso è confermato e non delocalizzato. (BDA) Esatto, i sigg. Luciani hanno ma-

nifestato la disponibilità a rilasciare la porzione di area che occupano, ma da parte dell’ente comunale ci sono solo trattative verbali che non sfociano in atti. Mi auguro che il buon senso trionfi, perché altrimenti si metterebbe in ginocchio un’attività produttiva. Gli interessi della lottizzazione sarebbero risolti nel momento in cui passa la strada. Non si capisce perché si insista nel voler abbattere il chiosco, essendo evidente che esso dovrà conformarsi al nuovo piano. All’architetto Gramenzi, chiediamo il suo pensiero su come dovrà adeguarsi il Piccolo Chiosco. (MG) La struttura potrebbe anche adeguarsi al piano chioschi, ma l’attuale configurazione è autorizzata in deroga, come altri. Da parte dei titolari è stata più volte richiesta l’occupazione di suolo pubblico, ma si sono avute solo risposte verbali, accondiscendenti, senza atti scritti al riguardo. Ai sigg. Luciani, chiediamo: da quanto tempo avete quest’attività? La vostra famiglia vive di essa? (LUC) A giugno prossimo saranno 31 anni. Sì, la nostra è una gestione familiare. Siamo in 4 e in estate abbiamo due aiutanti. Cosa vi augurate come soluzione di questa vicenda? (LUC) Rimanere qui. Siamo molto affezionati al luogo, amiamo questo locale. I nostri figli sono cresciuti qui, ed abbiamo fatto tanti sacrifici in tutti questi anni. E tanti clienti ci apprezzano e ci amano. Quale può essere la soluzione auspica-

il vid su w eo de ww. ll’inte giul rvis iaviv ta a.it bile per un lieto fine di questa vicenda? (BDA) In Comune ci sono molte persone sensibili alle attività produttive, e la soluzione potrà essere trovata. Per la lottizzazione il più è fatto, gli appartamenti in costruzione avranno tutti i crismi della legalità. Per il chiosco, se esso dovrà essere adeguato, i sigg. Luciani lo faranno, aldilà dell’attuale ricorso al Tar per l’ordine di abbattimento. Interessi pubblici e interessi privati si possono concordare, con una soluzione che accontenti entrambe le parti. Se poi ci sono altri interessi, sfuggono francamente alla realtà. Con la disponibilità a rilasciare l’area comunale, la strada potrà essere completata, il chiosco sarà adeguato e l’attività produttiva potrà continuare. Non vedo il perchè di questa situazione ostativa, con documenti che si fermano inspiegabilmente. Con buona volontà si potrà trovare una soluzione definitiva. Sentiamo infine la signora Luciani. (LUC) Un sabato alle 14 sono venuti i vigili a mettere i sigilli, perché dicevano che non avevamo la licenza. Noi l’abbiamo tirata fuori e se ne sono andati con la coda tra le gambe. Sono tornati perché non avevamo il permesso ASL e l’abbiamo tirato fuori. A loro non risulta niente, hanno perso tutto…


di Pietro Carrozzieri Il Forno Bellagamba

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il video d su www. ell’intervista giuliaviv a.it

Incontro con i giovani eredi di una storica attività artigiana

Nel cuore del centro storico, siamo in uno dei forni più antichi della città di Giulianova, con Cristina, Andrea, Stefano e Giulio Bellagamba. Quando è cominciata quest’attività e chi l’ha iniziata? (C) L’attività è iniziata nella prima metà del secolo scorso, con il nostro bisnonno Umberto Bellagamba che, essendo proprietario di un mulino, decise di trasformare il suo prodotto in pane e nel ‘49/’50 fonda la sua attività con il primo negozio che inizialmente era situato in via Manzoni. Egli panificava secondo i metodi tradizionali che si usavano una volta. Successivamente nonno Giulio, il nostro GiùGiù, ha in un certo senso elevato quest’attività, portando avanti la tradizione della famiglia, rendendo famoso il suo pane in città. Noi lo ricordiamo perché con la sua maestria, personalità, carisma, il suo modo di porsi con i clienti, è stato molto apprezzato a Giulianova. In città si dice che non c’è giuliese che non sia cresciuto con il pane di vostro nonno GiùGiù. (A) Fortunatamente a Giulianova siamo abbastanza conosciuti, il nostro pane è arrivato alla quarta generazione. A Giulia-

nova lo portiamo in tutti gli hotel, stabilimenti e negozi ma anche da altri centri, Tortoreto, Alba, Teramo, vengono persone a comprare esclusivamente il nostro pane, i panini, i maritozzi. Di vostro nonno era risaputa la simpatia ed il buonumore che trasmetteva. Era questo che generava il successo dell’attività? (S) Sì, anche, perché il nonno aveva lo spirito del commercio, ed il dialogo col cliente era un aspetto peculiare. Il rapporto umano era per lui un aspetto fondamentale dell’attività commerciale. Lui ce l’ha tramandato e questa cosa ci ha fatto crescere tanto. Oggi si assiste alla diffusione del pane in scala industriale. Vostro nonno potremmo invece considerarlo un artista del pane. Continuerete questa tradizione? (C) Certo, il nostro segreto è quello di continuare sulla linea tracciata da nonno Giulio, cercando di mantenere una produzione di standard elevato, per contrastare la produzione industriale. Che pur se conveniente economicamente ha carenze dal punto di vista qualitativo. Noi cerchiamo di sviluppare le nostre forze per dare al cliente un prodotto di qualità, che abbia una ricerca negli ingredienti ed un’attenzione nella produzione artigianale: pastarelle e biscotti vengono fatti come li faceva nostra nonna, ed il pane viene realizzato tramite me-

todi di lievitazione naturale, esattamente come 50 anni fa. Siete alla 4a generazione di quest’attività. Qual è il segreto, il lievito di una famiglia così unita? (A) Il lievito è rappresentato dai valori tramandati da nostro nonno, dallo stare tutti insieme, cercando di prendere il lavoro come un braccio largo della famiglia, restando uniti e andando d’accordo. I giuliesi del futuro possono essere sicuri che il pane di GiùGiù arriverà sulle loro tavole. (S) Possiamo assicurare che questa tradizione verrà rispettata, e con gli anni punteremo a migliorarla. Per finire, un aneddoto su vostro nonno. (G) Un giorno, rimasto con un unico chilo di pane e due clienti, uno che lo voleva alto e l’altro che lo voleva schiacciatissimo, il nonno prende il pane e dice: “questa metà alta è per questo signore, l’altra metà bassa è per quest’altro signore”. Entrambi però lo guardano e dicono “il chilo è unico, come fai ad accontentare tutti e due?”. E lui: “l’importante nella vita è volersi bene, signori!”

s.r.l.


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Spigolature

John Harrison e la scoperta della Longitudine di Leo Marchetti Fu grazie ad un orologiaio autodidatta inglese che i navigatori di tutto il mondo poterono, dalla metà del ’700 circa in poi, calcolare la loro posizione in mare con una precisione cronometrica. Oggi, nell’epoca del GPS e dei satelliti questo pioniere della misurazione dei meridiani è ricordato solo nel Greenwich Maritime Museum di Londra, dove mi recai alcuni anni fa per una ricerca sulle origini del romanzo di mare, e, recentemente, in una pubblicazione di Dava Sobel tradotta dalla B.U.R. dal titolo Longitudine. Certo, non si può pensare che fino ai primi decenni del ’700 la navigazione non avesse attraversato quasi tutti i mari della terra e gli europei non avessero colonizzato i quattro quinti del mondo, la storia ci dice che già i Fenici e i Greci di Tolomeo - con tutti i pregiudizi e le credenze assurde dell’epoca - osservando i moti dei corpi celesti si spinsero fino alle Canarie o “Isole Fortunate”, all’Africa nord-occidentale e all’Europa settentrionale. Ma ciò avveniva a costo di enormi sacrifici e perdite umane. Ancora nel 1707, l’Ammiraglio Sir Clodisley Shovell di ritorno da Gibilterra, avvolto per 12 giorni dalla nebbia fece naufragio a poche miglia da casa alle

isole Scilly, per aver calcolato male la longitudine: quattro navi su cinque andarono perdute e centinaia di marinai annegati. A questo aggiungiamo migliaia di episodi riguardanti la morte per l’incerta rotta verso la meta di viaggi che potevano comportare errori di 2000 miglia e orribili conseguenze, dopo la fine delle provviste a bordo, quali lo scorbuto e la sete fra le cause di morte più comuni; mentre non era infrequente (come ci ricordano in letteratura Coleridge e Poe) l’incontro con navi ridotte a relitti col sartiame cadente e il ponte coperto di cadaveri. Tutto il ’700 è occupato dalla disputa fra gli “astronomi” e gli “orologiai”, per dire le enormi resistenze e opposizioni incontrate da John Harrison nell’ambito della Royal Society e della commissione istituita per l’assegnazione di un premio di 20.000 sterline a chi avesse fornito elementi concreti per la definizione della longitudine. L’establishment, per ovvie

gelosie di casta, era contrario ad abbandonare il calcolo delle distanze lunari e l’osservazione delle stelle, le cosiddette “effemeridi”, che consentivano, nei giorni sereni, di calcolare con una certa approssimazione la posizione di una nave rispetto a un meridiano fondamentale (Londra o Parigi che fosse). Harrison, un falegname con la passione della meccanica, costruì un primo orologio marino nel 1717 con legno di quercia e ruote dentate e il cosiddetto “scappamento a cavalletta” senza lubrificazione e confrontando con il movimento regolare delle stelle la precisione del meccanismo. Basti dire che questi cronometri del peso di 30-40 kg. funzionano ancora oggi, quando il custode li “carica” per i turisti. Si sa, il segreto della Longitudine è il calcolo del tempo e, alla fine, questi geniali artigiani della famiglia Harrison ebbero la meglio sul fior fiore degli scienziati dell’epoca, attardati (è il caso di dire) su un’osservazione faticosa e affascinante del cielo che richiedeva però intere notti di calcolo sull’orologio grandioso dell’universo, superato da un sistema di poche aste di ottone, bilancieri e un quadrante numerato.


Una città per cantare

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Toni Bruna. Formigole di Aldo Minosse Malatesta

Parliamo qui del disco Formigole di Toni Bruna. Un cantautore che arriva da Trieste, di mestiere falegname e che ama definirsi, artigiano della musica. Alla domanda ”Che genere di musica è la tua?” risponde “Folk Immaginario”. Disco pubblicato per la prima volta nel 2012, poi ristampato dall’etichetta indipendete Niegazowana con una splendida veste grafica nel 2013. Canta in dialetto triestino, lingua che lui chiama “istroveneta”, per lui l’unica possibile per comunicare, quella parlata in casa fin da piccolo e che lui ritiene la lingua del popolo, sincera, mutante e aperta alle contaminazioni. Bruna è forse il primo ad aver usato questo dialetto in musica senza finalità goliardica, non per far ridere o per semplice folclore, ma per coinvolgere, commuovere, far riflettere. Una scommessa, un azzardo che risulta vincente. Infatti il triestino si rivela esotico ed estremamente musicale e Formigole riesce a varcare i confini linguistici e geografici della

terra d’origine. Toni Bruna vive a Trieste, terra di confine, e canta dell’altra Trieste, quella di Borgo e Baiamonti. Quella che Mauro Covacich, descrive così: “Accanto alla Trieste austroungarica è sempre esistita un’altra Trieste. Accanto alla città dei caffè letterari, della composta amicizia di Svevo e Joyce, c’è sempre stata un’altra città, morbida, disinvolta, picaresca, dai connotati quasi carioca. E nei triestini c’è anche un vitalismo moderno un po’ easy-going, alla californiana. Trieste è una città meridionale, la città più meridionale dell’Europa del Nord.» (tratto dal libro “Trieste Sottosopra – quindici passeggiate nella città del vento”, Laterza) Miti musicali Toni Bruna afferma di non averne, ma stima molto alcuni artisti: Victor Jara, Fela Kuti, Violeta Parra, Tom Waits, Caetano Veloso, il primo De André, i Radiohead, Eduardo Mateo, Tom Zé, i Tinariwen. Ascoltando Formigole, le influenze sudamericane sono le prime a farsi notare, poi salgono i ritmi del deserto africano e quelli più moderni, e con i successivi ascolti si apre il testo in una sorta di decifrazione a singhiozzo; alcune parole si capiscono, altre no, è richiesto uno sforzo di comprensione e, come

dice Andrea Rodriguez, quello che non capisci, quello che perdi dei testi, lo recuperi con l’anima. Il disco si fa divorare e fagocita ascolti ripetuti per la raffinata musicalità e la durata contenuta (10 brani) che consente l’ assimilazione di tutti i particolari. L’audacia di Toni Bruna si estende anche ai suoi live: ispirandosi ai CCCP che sostenevano che l’ascoltatore deve fare uno sforzo quando va ad un concerto, Toni propone i suoi live in posti inusuali. Ecco allora i concerti in tram, nella galleria di un treno, in piccole sale, nel salotto di casa, alla ricerca di un contatto diverso con la gente, più intimo e umano. L’esperimento funziona e Toni Bruna, da solo o con la sua band, riesce a portare le sue Formigole da Trieste fino a Barcellona, Sacramento in California, San Francisco, New York. Il disco si può ascoltare su Spotify.


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Interferenze visive

Visioni per la Festa della Donna

di Stefania Sacchini

Il tema della Festa della Donna dischiude numerosi argomenti importanti che fanno da sfondo ad altrettanti film i cui registi si sono cimentati con storie che hanno le donne come protagoniste esclusive. Dopo tutte le proteste e rivoluzioni femministe del ventennio ‘60-’70, all’inizio degli anni ‘80 escono vari film di denuncia, come Il colore viola (1985). Ispirato all’omonimo romanzo di Alice Walker, premio Pulitzer nel 1983, il lungometraggio racconta la storia di due sorelle legate da un profondo affetto che hanno una fitta corrispondenza epistolare. Diretta da Steven Spielberg, la pellicola ha come punti di riferimento

l’emarginazione delle donne di colore e la forza delle stesse di superare le difficoltà per essere unite e solidali, anche se geograficamente distanti. Nel 1991 esce il popolarissimo Pomodori verdi fritti alla fermata del treno diretto dal regista Jon Avnet. Un’anziana signora affascina una casalinga in crisi esistenziale con il racconto dell’amicizia tra due donne che, negli anni ‘30, riescono ad avere la meglio su una mentalità gretta e maschilista grazie alla loro forza di volontà. Il lungometraggio Vogliamo anche le rose (2007) di Alina Marazzi esce proprio in concomitanza con la Festa della Donna del 2008. Si tratta di un documentario che, tramite i diari di tre donne con un vissuto completamente diverso l’una dall’altra, propone la storia del movimento femminista narrata proprio attraverso le voci e le esperienze delle tre protagoniste, in tal modo vengono analizzati temi come il divorzio, l’aborto, la sessualità e il rapporto uomo-donna. Altro film uscito l’8 marzo è 2 partite (2009). Diretto da Enzo Monteleone, 2 partite è l’adattamento dell’omonima sceneggiatura teatrale di Cristina Comencini. Ambientato negli anni ‘60, racconta le vicende di quattro donne che il giovedì pomeriggio si riuniscono per giocare a carte e parlare di sé e delle proprie esperienze. A distanza di trent’anni le figlie delle quattro donne s’incontrano per il funerale della madre di una di loro e decidono di darsi ap-

puntamento sul tavolo da gioco, come facevano le madri, per raccontarsi e mettere a confronto le perplessità e le angosce dell’essere donna negli anni duemila, dubbi che non differiscono molto da quelli delle genitrici. Passa un altro anno ed ecco ancora una pellicola con un cast interamente al femminile: For colored girls del regista Tyler Perry Mangles. La storia è basata sul dramma di Ntozake Shange Per ragazze di colore che hanno considerato il suicidio quando erano stufe dell’arcobaleno. Il film rappresenta uno sguardo sulla condizione delle donne afroamericane che vivono in America, attraverso il ritratto di personaggi che rappresentano una raccolta di 20 poesie sulle differenze sessuali in generale e su quelle legate alle donne di colore. L’opera è particolarmente intensa e stimola la riflessione su ciò che significa essere una donna di colore nel mondo.


Dove Cosa Quando Prime visioni

di Stefania Sacchini

Mr. Peabody & Sherman Mr. Peabody è uno straordinario cane scienziato, vincitore anche di un Premio Nobel, che un giorno decide di adottare un bambino di nome Sherman. Grazie all’ultima, incredibile invenzione di Peabody, la “tornindietro”, i due viaggiano a ritroso nel tempo, riuscendo così a vivere in prima persona alcuni dei più importanti eventi storici e ad interagire con famosi personaggi dell’antichità. Quando però, Sherman fa usare il tornindietro alla sua compagna di classe Penny, violando le basilari regole dei viaggi nel tempo, i due dovranno correre ai ripari per evitare gravi sconvolgimenti nel passato e salvare così il futuro. Mr. Peabody & Sherman è un film d’animazione diretto da Rob Minkoff e doppiato in originale da Ty Burrell, Max Charles, Ariel Winter, Stephen Colbert, Leslie Mann, Allison Janney, Stephen Tobolowsky, Mel Brooks, Stanley Tucci, Patrick Warburton, Lake Bell, Zach Callison, Dennis Haysbert. In programmazione dal 13 marzo.

Concerti mostre ed eventi Sironi e la Grande Guerra Mentre si avvicina il centenario della prima guerra mondiale (1914-1918), la Fondazione Carichieti promuove una nuova esposizione dal titolo “Sironi e la Grande Guerra. L’arte e la prima guerra mondiale dai futuristi a Grosz e Dix”. Curata da Elena Pontiggia la mostra comprende oltre cinquanta opere e documenta come gli artisti (da Balla a Carrà, da Léger a Grosz e Dix, da Previati a Nomellini) hanno rappresentato la drammatica esperienza del primo conflitto mondiale: cuore della mostra è la figura di Mario Sironi, di cui vengono esposti i commoventi ritratti di soldati e ufficiali, le vignette satiriche contro gli Austro-tedeschi e le opere monumentali. Palazzo de’ Mayo, Corso Marrucino, 121 – Chieti - fino al 25 maggio 2014

Jazz a Corropoli Anche quest’anno, Cinquecento Jazz a Corropoli, terza edizione. Il 12 marzo, Tuck & Patti. Il 28 marzo, Barbara Dennerlein Trio.

Il circolo “Il Nome della Rosa” Sabato 8 marzo ore 22,30

VERNISSAGE “UN PUGNO D’IMPEGNO SU CUORE ALTO” A cura di: Cristian PALMIERI

Venerdì 14 marzo ore 21,30

READING, POESIA, MUSICA ECC. “STORIELLE, CANZONI E MUSICA” del Prof. CENTOGRILLI ospite speciale: Marco MONACHESE

Sabato 15 marzo ore 21,30

READING “NARRIAMOCI” Reading conclusivo partecipanti al corso di “Scrittura creativa” Presenta: Domenico SPINA

Domenica 16 marzo ore 17,00

ENGLISH READING FOR KIDS - “HÄNSEL E GRETEL” Lettura animata in inglese per bambini A cura di: Valeria MARZIANI

Domenica 16 marzo ore 21,45

CINEMA “Il cinema come mitologia personale” “IRMA VEP” - Olivier ASSAYAS - 1996 A cura di: Roberto IACONI

L’Officina l’Arte e i Mestieri

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Resa dei conti Titolo: Resa dei conti Autore: Petros Markaris Casa editrice: Bompiani Pagine: 304 prezzo € 18,00 Capodanno 2014. Grecia, Spagna e Italia sono uscite dall’euro. Anche la famiglia Charitos festeggia l’ultima notte dell’euro, e il ritorno alla dracma. Ma la festa dura poco e, ben presto, lascia spazio al disordine sociale: stipendi bloccati, governo tecnico fasullo, banche chiuse, disoccupazione, anziani affamati che rovistano nei cassonetti. Nel caos che si genera, accadono strani omicidi. Le vittime sono tre ex rivoluzionari del Politecnico, il movimento che insorse negli anni settanta contro il regime dei colonnelli. Sui loro corpi, il misterioso assassino lascia un messaggio, sempre lo stesso. È il comunicato della radio libera degli studenti rivoltosi del Politecnico: “Pane, Istruzione, Libertà”. E a Charitos, in un clima rovente di protesta sociale, spetta l’onere di districarsi in questa nuova, delicatissima indagine. Forse l’ultimo giallo dedicato alla crisi economica, dopo Prestiti scaduti e L’esattore, Resa dei conti conferma non solo l’abilità di Petros Markaris nel costruire un avvincente meccanismo narrativo, ma anche la capacità di raccontare, nello specchio di un perfetto romanzo giallo, il mondo che ci circonda.

Pubblica utilità Farmacie di turno 8/9 marzo Farmacia Del Leone 10/16 marzo Farmacia Comunale 17/23 marzo Farmacia Del Vomano Guardia Medica festiva e di urgenza Tel.: 085.8020362 Ospedale Civile Via Gramsci 085.80201 Pronto Soccorso 085.8020238 085.8020366 118 085.8020442 / 085.8020373 Croce Rossa Via Simoncini, 41/A 085.8007733 Consultorio Familiare Via Ospizio Marino 085.8020816 Polizia Veterinaria Pronto Intervento 085.8020818 (08.00-20.00)


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GiuliaViva anno IV n.5

Viaggio nella Sanità

A pensar male... Alcune riflessioni sul Piano Sanitario Regionale

Dal Portale della Regione Abruzzo si apprende che il Piano Sanitario Regionale (P.S.R.),pronto da mesi, è stato finalmente ufficializzato (casuale la coincidenza con l’apertura della campagna elettorale?) . Dall’esame del “Programma Operativo 2013-2015” (così si chiama il P.S.R. in regime di commissariamento) si ha la visione di un lavoro complesso e formalmente completo, emergendo con chiarezza un giustificato orgoglio del commissario Chiodi per essere riuscito a coniugare le direttive sulla sanità prossima futura con l’attuazione del piano di rientro dai debiti lasciati dalle Giunte precedenti. Si esordisce infatti affermando: “La Regione intende, per il prossimo triennio, migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria, senza però compromettere il percorso intrapreso per il mantenimento dell’equilibrio economico e finanziario raggiunto...”. Un enunciato perfetto, sostenuto dal complesso elaborato successivo che si articola nei vari capitoli che racchiudono l’universo “sanità”, sottolineando che

le parole d’ordine saranno “sviluppo, contenimento e coordinamento”. Tutto bene,dunque? Pur non potendo avere la certezza della legittimità di una insoddisfazione, sembra lecito nutrire alcune perplessità. Vediamone le ragioni 1) Ancora una volta il P.S.R. viene calato dall’alto senza essere stato preceduto da conoscenza e condivisione delle scelte, possibile origine di malcontento e malessere sia tra i cittadini utenti che negli addetti ai lavori. 2) Enormi margini di incertezza, soprattutto per le strutture periferiche, scaturiscono da quanto enunciato ulteriormente come propositi: “A tutela dei L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza) la Regione Abruzzo non intende ridurre il numero dei Posti Letto ospedalieri e stabilisce che potranno essere oggetto di aggregazione con altre strutture ospedaliere della rete oppure riconversione in strutture territoriali le sole strutture che non raggiungono il limite di Posti Letto ospedalieri minimo che sarà fissato dalla emananda normativa nazionale che prevederà il trasferimento di questi P.L. in strutture più grandi”. “Per conseguire dei risultati sistemici è necessario che le ASL consolidino il proprio ruolo di attuatori a livello locale delle indicazioni re-

di Maurizio Medori

gionali”. Chiaro? Si tratta di evidente manovra di “mettere le mani avanti” per lasciare aperta ogni possibilità di futura trasformazione delle strutture periferiche, secondo esigenze non sempre trasparenti,frutto di gestione personalistica da parte dei manager. Si pensi a questo punto a quanto avvenuto,in termini di contrazione delle offerte, a livello del nostro ospedale: - scomparsa di reparti (Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Urologia, ORL) con perdita dei relativi P.L. - ridimensionamento di altri Reparti (Chirurgia generale, Ortopedia e Traumatologia, Anestesia e Rianimazione) relegati a strutture dipartimentali e, come tali, privati di una guida primariale. E’ lecito quindi pensare che possano aversi ulteriori sviluppi di una manovra programmata che assume contorni sempre più chiari, e si rende stringente la necessità di vigilare stimolando confronti e chiarimenti circa le reali volontà dei responsabili, per salvaguardare le prospettive dell’assistenza ospedaliera e territoriale a Giulianova.


A tutto sport

GiuliaViva anno IV n.5

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Gioco, partita, incontro

A GiuliaViva WebTv il CT Giulianova

di Piergiorgio Stacchiotti Su webtv.giuliaviva.it in streaming la registrazione della trasmissione

Nella puntata di A tutto sport del 20 febbraio, andata in onda su webtv.giuliaviva.it, tema della serata è stato il tennis, uno sport che a Giulianova vanta un più che discreto seguito grazie all’incessante attività che il Circolo Tennis Giulianova continua a portare avanti ormai da più di trent’anni. Ospiti della serata sono stati l’addetto stampa del CT Giulianova, Sergio Di Diodoro e il maestro e direttore tecnico della Scuola Tennis, Fabio Fiorà, accompagnato da tre dei suoi più promettenti allievi: i giovanissimi Tommaso e Giammaria Costantini e Federico Lamolinara. Nel corso della puntata, grazie alle testimonianze del sig. Di Diodoro, tennista di vecchia data, si è dapprima ripercorsa la storia del tennis a Giulianova, dagli inizi al Golf Garden Bar alla nascita del primo Circolo Tennis dotato di un’organizzazione vera e propria, fino

al trasferimento nell’attuale sede di via Ippodromo, negli ultimi anni dotatasi di strutture quali una club house, nuovi spogliatoi e soprattutto una copertura in legno lamellare alta più di 10 metri che investe due dei quattro campi in terra battuta di cui dispone il Circolo. Investimenti che lo piazzano sicuramente tra i primi in Abruzzo per la qualità dei servizi offerti ai propri soci e non. Servizi indispensabili per consentire di svolgere al meglio l’attività della Scuola Tennis, coordinata dal maestro Fiorà (insieme al giovane maestro Alessandro Gasparrini) e che ad oggi conta più di 50 ragazzi, oltre ai più “grandicelli” iscritti al Corso Adulti serale. Non manca ovviamente l’attività agonistica all’interno del CT Giulianova, della quale è responsabile il DS Luigi Stacchiotti: il Circolo, infatti, partecipa a diversi campionati a squadre sia a livello

giovanile, con la partecipazione nelle categorie Under 12 e Under 14; sia a livello senior nei campionati di serie D2 e serie C maschile (settimo anno consecutivo in quest’ultimo, con 2 salvezze e 4 play-off alle spalle). Attività agonistica che vanta un palmares di tutto rispetto: tra i titoli conquistati, infatti, il sodalizio giuliese vanta 2 campionati di serie D2 maschile; 1 di D2 femminile e 1 di D1 maschile, oltre che 1 titolo regionale di D2 femminile e 1 di D1 maschile. Come ogni anno, inoltre, puntualissima è l’organizzazione di tornei sociali, per dare l’opportunità ai soci di sfidarsi in un sereno clima di competizione, e di tornei ufficiali FIT, come quello di 4° categoria, giunto alla 33° edizione, e la novità, il torneo Open, che tanto successo ha riscosso l’anno scorso e che ha visto la partecipazione persino di due giocatori di livello ATP, scontratisi poi in finale dinanzi alle telecamere della rete ufficiale FIT Supertennis. Una realtà ben organizzata, seria e determinata, dunque, quella del Circolo Tennis nostrano, che tante soddisfazioni ha regalato e sta regalando ai locali appassionati di tennis e che speriamo continui a regalarne tante altre.


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Inviateci le vostre lettere, segnalazioni o foto a: ditelo@giuliaviva.it

Ditelo@GiuliaViva.it Si prega cortesemente i nostri gentili lettori di contenere in termini di spazio i loro contributi, al fine di garantire una più ampia partecipazione ed evitare spiacevoli tagli.

Speriamo nel prossimo

Ma proprio lì? Mi rendo conto che i mezzi che servono per la pulizia del porto da qualche parte devono pur essere parcheggiati, ma mi sembra impossibile che l’unico luogo trovato per posteggiare la spazzatrice sia proprio all’ingresso del porto turistico. Credo che con un po’ di impegno un posto diverso si possa anche trovare. P. C.

Se non ricordo male, quando qualche vandalo pensò bene di buttare a terra un paio di lampioni della salita Montegrappa il sindaco era Giancarlo Cameli. Hanno fatto a tempo ad essere eletti e a finire il mandato altri due sindaci, Ruffini e Mastromauro, ma quei lampioni sono ancora per terra: nessuno li ha rimessi a posto o almeno messi al riparo nei magazzini del Comune. Ci riuscirà il prossimo sindaco? Email firmata

Figli e figliastri Gentile redazione, ho letto del mercatino che si farà quest’estate nel quartiere Annunziata. Abito a Colleranesco e la notizia mi ha fatto tornare in mente che parecchio tempo fa il consiglio comunale aveva deciso che anche nella nostra frazione sarebbe stato fatto un mercato di prodotti agricoli locali. A questo punto credo che il Comune dovrebbe mantenere l’impegno e realizzare alla svelta il mercatino anche qui a Colleranesco, altrimenti vuol dire che a Giulianova per queste cose si fanno figli e figliastri. P. M.

Piccola storia di ordinaria maleducazione Venerdì ore 8, ufficio Cup Ospedale di Giulianova. Una decina di persone in attesa del proprio turno. Una matura donna passa davanti a tutti senza avere il numero, generando ovvie rimostranze. Mostra un tesserino, e asserisce di avere diritto alla precedenza perché “operatrice al Cup”, di quale non è dato saperlo. Le vien fatto notare che quel tesserino ha forse valore solo dall’altra parte della vetrata, ma lei imperterrita rimane allo sportello mantenendo la posizione conquistata. Che tristezza, che rabbia. Ignoranza? Arroganza? Ma quando ci libereremo in Italia di

simili, miseri comportamenti? Quando la finiremo con clientele e privilegi? Quando riusciremo a rispettare le regole della convivenza civile, magari partendo proprio dal rispetto di una fila? Email firmata


La musica non passerà mai di moda di Enrico Romagnoli

“Le canzoni hanno un modo meraviglioso, misterioso e a volte bastardo di catturarti”. Così dice Luciano Ligabue in un libro nel quale si racconta, intervistato da Giuseppe Antonelli, professore di Storia della lingua italiana presso l’università di Cassino. L’affermazione del cantautore è straordinariamente vera, perché la musica è una malattia, una droga, un pugno che però quando colpisce non fa male. Una dipendenza da cui non si può guarire, certe canzoni ti entrano dentro le vene, le ossa e ti smuovono l’anima. Le note si mescolano, danno vita ad accordi che a loro volta creano melodie, canzoni, messaggi. La potenza della musica è nel riuscire a trasformare il dolore in speranza, di incoraggiare chi non vede soluzioni o più semplicemente accompagna ogni nostra singola giornata. La musica per molti è una migliore amica, sempre vicina a noi, scandisce i nostri ricordi. Spesso alle immagini vengono associate canzoni significative, amplificandone le emozioni. La musica fa sempre il proprio dovere e non ci tradirà mai, riesce ad unire persone di tutte le età, perché non è selettiva, tutti possono amarla e viverla. Non a caso ho voluto iniziare con una citazione di Ligabue, il cantautore emiliano classe 1960 è uno degli artisti più amati, seguiti e apprezzati del panorama italiano. Dopo aver lavorato come ragioniere, metalmeccanico, commerciante e promoter, approda in radio dove conducendo vari programmi radiofonici si palesò la sua grande passione per la musica. Il rocker, scoperto da Pierangelo Bertoli, nel 1990 diede vita al suo primo album “Ligabue”, nel quale è contenuto uno dei suoi più grandi successi: “Piccola Stella Senza Cielo”. In 24 anni di carriera ha girato e conquistato tutta Italia, suonando in qualsiasi regione, passando per stadi, palasport, teatri, club, piazze, arena di Verona e Campovolo. Ha all’attivo 17 album, di cui 10 registrati in studio, 4 live, 2 raccolte e la colonna sonora del film “Radiofreccia”. Negli anni Ligabue ha dimostrato di essere un artista poliedrico, dirigendo i film “Radiofreccia” e “Da Zero A Dieci”. Oltre che musicista e regista è anche scrittore, autore di 4 libri: “Fuori E Dentro Il Borgo”, “Lettere D’Amore Nel Frigo”, “La Neve Se Ne Frega” e “Il Rumore Dei Baci A Vuoto”; ha sempre affermato di preferire la musica in quanto il contatto con il pubblico è più diretto e le emozioni trasmesse da un concerto non sono paragonabili ad un film o un libro. Il suo ultimo lavoro, “Mondovisione”, è un disco con 14 tracce, di cui 2 esclusivamente strumentali. Il singolo “Il Sale Della Terra”, ha subito fatto capire che “Mondovisione” sarebbe stato un viaggio all’interno di Ligabue: esprime indignazione, dolore,

coraggio ma soprattutto amore; questo tema si palesa nel 2° singolo “Tu Sei Lei”, una vera e propria dichiarazione alla moglie Barbara. Il 3° singolo è “Per Sempre”, canzone nel quale il cantante fa un viaggio a ritroso nel tempo, ricordando la sua famiglia e i primi amori. Ligabue stesso ha dichiarato di sentire molto questo album poiché lo rappresenterebbe completamente. Il nuovo tour, “Mondovisione tour stadi 2014”, inizierà nello Stadio Olimpico di Roma il 30 maggio e si concluderà a Salerno presso lo Stadio Arechi il 23 luglio, dopo aver toccato anche Pescara. Del cantante emiliano viene apprezzata in primis la sua capacità di trasmettere emozioni e di rapportarsi con i fan; lo stesso De André disse “Mai visto un musicista comunicare col pubblico come sa fare Luciano”. La musica del “Liga” è rock, ma ha più volte dimostrato di essere anche pop, visto che le sue canzoni più amate sono ballads, come per esempio l’eterna “Certe Notti”.


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