GiuliaViva anno III n.7 del 6 aprile 2013

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Anno III numero 7 del 6 aprile 2013

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Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie

a t i u at

r g a i p co

Là dove c’era l’erba... Prima il centrodestra, poi il centrosinistra hanno cancellato il parco previsto sul “cannocchiale verde”; respinta una petizione di 3.000 firme; è l’ultima possibilità per realizzare un altro parco sul lungomare.



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Istantanee giuliesi Una brutta sensazione

Un concorrente, la Team-Diodoro, autoproclamatosi vincitore sulle pagine dei quotidiani, anticipa il risultato della gara europea per il servizio di igiene ambientale a Giulianova, nonostante sulle prime tre classificate penda ancora il giudizio di congruita sulle offerte. Voci di un annullamento con conseguente ripresentazione del bando filtrano dal Palazzo, mentre, comunque vada a finire, sulla vicenda aleggiano prevedibili ricorsi alla magistratura. Non sappiamo perché, ma abbiamo la brutta sensazione che anche questa storia finirà col ricadere sulle nostre teste. O meglio, sulle nostre tasche.

Biglietti con lo smartphone

È attivo dallo scorso 1 aprile il servizio sperimentale per l’acquisto di biglietti ed abbonamenti ARPA tramite smartphone. Scaricando l’app gratuita“My Cicero”è infatti possibile acquistare biglietti ed abbonamenti della linea Giulianova-Teramo. I titoli di viaggio potranno essere pagati a a mezzo carta di credito o utilizzando un fondo cassa prepagato.

Meglio senza?

Mucchi di sabbia accumulati un po’ ovunque, l’arenile sud ridotto ad una legnaia ininterrotta, il senso di abbandono e desolazione a farla da padrone. L’immagine che Giulianova ha dato di sé ai visitatori (ed ai residenti) nelle recenti festività pasquali è questa, lontana anni luce dalla tanto decantata “vocazione turistica” ed alla faccia delle promesse di una spiaggia finalmente all’altezza, si era detto, grazie all’affidamento del servizio di pulizia alla “Giulianova Patrimonio”. Pochi chilometri più a sud, nella limitrofa Roseto, spiagge pulite e sgomberate dai detriti, igiene ambientale decorosa, aree verdi curate e ripulite. E senza la presenza di un carrozzone come “Giulianova Patrimonio”. O forse proprio per questo.

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No alla deriva petrolifera Sì all’Abruzzo sostenibile “No alla deriva petrolifera, Sì all’Abruzzo sostenibile e alla tutela del suo mare” decine di organizzazioni, comitati e movimenti hanno lanciato l’appello per la partecipazione alla manifestazione regionale che si terrà il prossimo sabato 13 aprile 2013 a Pescara con partenza alle ore 15:30 dalla Madonnina al Porto. La scelta del luogo di partenza è altamente simbolica perché sotto attacco è il Mare Adriatico. La mobilitazione è scattata dopo l’approvazione del progetto Ombrina mare della Medoilgas ma è la vera e propria deriva petrolifera contenuta nella Strategia Energetica Nazionale varata dal Governo Monti a preoccupare associazioni, sindacati e movimenti.


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Fatti ...

Il parco sul “Cannocchiale verde” Quando la politica è incapace di rispondere ai veri bisogni della città

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”. (Dante, Purgatorio, VI). Giunge difficile non cedere allo sconforto davanti alle vicende legate al parco del “cannocchiale verde”, che recentemente ha visto più di 3000 firme raccolte. Sono passati poco più di tre anni da quel febbraio 2010, quando all’Hotel Corallo molti giuliesi – albergatori, concessionari di stabilimenti balneari, ristoratori e altri cittadini espressero in modo fermo e civile il proprio pensiero sui contributi che il parco avrebbe potuto offrire, sia sotto l’aspetto dell’impatto sul paesaggio urbano, sia degli effetti positivi sull’ambiente e sulle funzioni sociali a vantaggio dell’ intera comunità. Allora si eran persi più di 12 anni da quel 1998 in cui veniva proposta

la riqualificazione di tutta l’area industriale SADAM-FOMA-ADS, prima che l’ Amministrazione Mastromauro giungesse alle ben note conclusioni: niente parco, niente teatro comunale, ma in cambio, un moderno skyline giuliese caratterizzato da edifici di 25 metri di altezza e un “grattacielo” alto 50 metri, destinato a divenire il nuovo “Landmark” della Città di Giulianova, spodestando l’ormai obsoleta Cupola di San Flaviano! In soldoni, il messaggio inviato ai cittadini è stato: “Volevate il parco? E invece vi inondiamo di cemento!” Per non parlare di alcune discutibili pratiche, non sappiamo se inavvertitamente o consapevolmente rese alle cronache dagli stessi organi istituzionali, che avevano visto la Lista civica per Mastromauro e i giovani Democratici, immediatamente dopo la consegna, spulciare tra le 3200 firme presentate. Ma come? Esponenti di liste personali del sindaco o di partiti possono tranquillamente prelevare dal protocollo documenti ufficiali consegnati al Comune e farne quello che vogliono, come nei regimi

dittatoriali, senza distinzione alcuna fra istituzioni e partiti legati al potere? Nel giugno 2010 (con l’ appoggio di una parte del centro-destra) l’ Amministrazione votò sì alla realizzazione dei sedici mega palazzi sui 55.000 metri quadrati dell’area, ribadendo il suo NO al parco sul “cannocchiale verde”, al rispetto del paesaggio, rinunciando alle spettanze in opere pubbliche, e ad un vero teatro. Con esemplare tracotanza, l’Amministrazione Mastromauro ribadiva la propria totale sordità alle istanze presentate dalla cittadinanza giuliese. Nell’ agosto del 2010 l’assessore Ranalli, addirittura, dichiarò candidamente che le simulazioni del progetto erano in realtà: “...allegate alla documentazione presentata dalla proprietà...” e che non era vero che erano state presentate come fatte dal Comune. Insomma il Comune aveva praticamente eseguito un “copia e incolla” delle simulazioni avute per gentile concessione della proprietà, salvo poi aggiungere - fatta notare la loro non correttezza di esse - che: ”... non era necessario fare le simulazioni”. Nell’ottobre del 2010 l’associazione “Il Cittadino Governante” indice una pubblica assemblea presso il Kursaal. Il tema è la riqualificazione dell’area industriale dismessa di Via Trieste e, nello specifico, il parco sul “cannocchiale verde”. Il Primo Cittadino, in evidente difficoltà, ricorre alla grancassa mediatica. Come un anacronistico esploratore


... in primo piano di Gianluigi De Dea

ottocentesco, da solo – in compagnia esclusiva di conduttori accondiscendenti (forse per timore del contraddittorio) – imperversa su varie emittenti radiofoniche e televisive locali, dove racconta la sua versione sui temi centrali per il futuro della nostra città. “Cantandosela e suonandosela”, in assenza di chiunque possa smentirlo, distorce i fatti, omette notizie fondamentali e ricorre al sempre (ahimè!) valido stratagemma della demagogia. Taccia Il Cittadino Governante di “terrorismo”. Eppure è possibile e, soprattutto, è quello che chiedono i cittadini far riottenere alla città il parco previsto sull’area del “ Cannocchiale Verde”. Allora, anche in virtù dei recenti risultati elettorali, pensiamo che i tempi siano maturi per una presa di coscienza responsabile da parte dell’ Amministrazione Comunale. Continuiamo a non perdere la speranza che le istituzioni possano, finalmente, prestare attenzione ai reiterati appelli della cittadinanza.

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LA STORIA DI UN IMPEGNO POSSIBILE MA VOLUTAMENTE DISATTESO La speranza, certo, è quella di un finale diverso; ci sembra assurdo che l’Amministrazione comunale non voglia cogliere l’ultima possibilità per la nostra città di avere un parco (equivalente al Parco Franchi) anche nella parte sud di Giulianova tra il lungomare e via Trieste. Ricordiamo che già dall’anno 1998, in base alla previsione del PRG del ‘94, era possibile iniziare la riqualificazione di tutta l’area industriale (SADAM-FOMA-ADS) abbandonata al degrado. Quel piano, operativo, avrebbe permesso alla città di ottenere gratuitamente l’area del “cannocchiale verde”, che va dal Lungomare Spalato (a sud della Pizzeria Tiziana) a Via Trieste (di fronte alla FOMA), da destinare ad un grande parco urbano di 16.000 mq (equivalente al Parco Franchi). Ai proprietari si riconosceva una misurata, ma congrua (sotto il profilo della convenienza economica), costruzione di edifici sulle aree industriali ad ovest di Via Trieste. Dopo oltre 12 anni, in cui sia il centro-destra che il centro-sinistra hanno lasciato nel degrado quella parte di città, ai cittadini viene detto che il parco è sparito; al suo posto, fronte mare, sorgeranno palazzi fino ad un’altezza di 14 metri. Eppure tutti sappiamo che le città belle e vivibili prevedono case, negozi, uffici, hotel, ma anche parchi, giardini, verde attrezzato, in un armonico alternarsi di vuoti e di pieni capace di regalare bellezza paesaggistica, occasioni di relax, di gioco e di incontro, nonché di garantire un’azione disinquinante. Inoltre Giulianova, per attrarre turisticamente, deve mantenere ed accrescere il suo patrimonio verde anche nei luoghi di maggior pregio, come il lungomare. Noi pensiamo che la città e il suo territorio costituiscono la casa di tutti, siamo convinti che il bello intorno rende un luogo magico e che il marchio di qualità ambientale è un elemento essenziale nella formula della rinascita economica. Ci rammarica, allora, dover registrare che chi ha la responsabilità delle scelte politiche ed amministrative continua a guardare indietro, ad ignorare la necessità di cambiare. Ma crediamo nel ruolo dei cittadini e nella possibilità che i cambiamenti vengano conquistati democraticamente da una comunità che decide di orientare la dimensione pubblica nel senso della partecipazione e del buon governo. Il Cittadino Governante associazione di cultura politica


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Le inchieste di GiuliaViva

Rimborsi per la nevicata 2012

Il Comune semplice passacarte? Mah...

“Sui rimborsi neve il Comune è stato solo un passacarte”. Questa, in sintesi, la difesa del sindaco Mastromauro sui recenti sviluppi della vicenda delle domande di risarcimento per i danni provocati dalla nevicata del febbraio 2012. La storia è tornata prepotentemente alla ribalta dopo che ha trovato conferma ufficiale la vociferata esistenza di una richiesta di rimborso riconducibile ad un esponente di spicco della politica giuliese, compagno di partito del primo cittadino. Se quello è stato il ruolo del Comune, siamo però di fronte ad un passacarte distratto e pasticcione, visto come le recenti (e passate) dichiarazioni ufficiali poco collimano con il contenuto degli stessi documenti approvati da una Giunta dotata forse di scarsa attenzione. Due essenzialmente le questioni sul tappeto: i tempi ristretti per la presentazione delle domande, per i quali il vicesindaco attribuì all’epoca la responsabilità alla tardiva comunicazione della Regione, e appunto il ruolo di inconsapevole intermediario rivendicato dall’amministrazione. I TEMPI. La comunicazione per l’attivazione del Fondo di solidarietà dell’Unio-

ne Europea venne inviata dalla Regione il 2 marzo 2012 (prot. RA/48298) a mezzo Posta Elettronica Certificata (PEC) e quindi ricevuta dal Comune pressoché all’istante. La nota venne quindi assunta al protocollo il successivo 6 marzo (e non il 9, come all’epoca dichiarato dal vicesindaco): una maggiore tempestività avrebbe dunque concesso una settimana per la presentazione delle richieste, e non un solo giorno come effettivamente accaduto. IL RUOLO DEL COMUNE. Nella medesima comunicazione la Regione stabilisce che “i Comuni dovranno provvedere ad una prima quantificazione del danno, strettamente connesso all’evento emergenziale, sia nel settore pubblico che in quello privato”. La stessa Regione fa inoltre esplicito riferimento alla nota del Dipartimento

di Paolo Innocenti

Nazionale della Protezione Civile (DPC/ REI 13276 del 20/2/2012) che indica le categorie di danni per i quali è ammessa la richiesta di risarcimento (fra i quali non è fra l’altro ricompresa la ripiantumazione degli alberi abbattuti, presente in più di una scheda) ed i criteri inderogabili per la ricevibilità delle domande ai quali il Comune avrebbe dovuto attenersi. La sostanza delle disposizioni sovracomunali sembrerebbe, dunque, indicare che fosse necessaria una qualche attività di selezione da parte del Comune (non effettuata per ammissione diretta degli amministratori), vuoi direttamente, vuoi attraverso perizie tecniche giurate, peraltro obbligatoriamente previste per le richieste superiori a 15mila euro. Se questo si chiama passare le carte…

Per completezza d’informazione abbiamo deciso di pubblicare (sul nostro sito) gli estremi di tutte le richieste di risarcimento danni, semplici schede che, vista la miseria dei rimborsi spettanti alla regione Abruzzo, non porteranno probabilmente neppure un centesimo nelle tasche degli interessati. Proprio per questo non capiamo quali motivi abbiano spinto la “trasparente” amministrazione locale a rifuggire il sistema più sicuro per spegnere ogni polemica: renderli noti.


Appunti di viaggio

Nella nuova Russia di Putin S

e avessi saputo cosa mi sarebbe accaduto dopo l’atterraggio a Mosca, non ci sarei mai andato, perché la nostra compagnia di bandiera Alitalia mi spedì la valigia a Londra anziché in Russia. A causa di questo incidente, mi recai nei mercati rionali della periferia per acquistare il necessario per la mia permanenza, immedesimandomi in una realtà fatiscente; una faccia diversa della odierna e ricca Russia che sta scalando vertiginosamente l’economia mondiale. Povertà, alcolismo e degrado erano le caratteristiche dei tanto osannati sobborghi “lineari” socialisti, in cui le alte torri svettavano tra innumerevoli ed enormi “polmoni” verdi, ma che non erano il degno specchio della tanto decantata terra degli zar. A controbilanciare questa falsa partenza, ed a farmi identificare nella nuova opulenta nomenklatura russa ci pensava il mio amico Claudio Cattolica, nato a Montecosaro (Marche), ma oramai russo d’adozione, e così in gamba da essersi inserito celermente all’interno della rigida società russa, tanto che i suoi atteggiamenti ed i suoi lineamenti, sono oramai più vicini al popolo russo che a quello nostrano. Mosca parla italiano, ed ama fortemente il nostro design in tutti i suoi aspetti e la forte presenza dei nostri connazionali ne è grande testimonianza. Una città che corre a due velocità, una ricca ed oserei dire quasi oligarchica e borghese che predilige Putin al comando, ed un’altra in antitesi con quest’ultima e che sta cercando di scalzare il Presidente con diverse manifestazioni. Grazie al mio “Vir-

gilio” marchigiano, che fungeva anche da Cicerone, e che pazientemente si divideva tra il suo lavoro ed il mio soggiorno, potei vedere diverse aree di Mosca, da quelle più periferiche a quelle centrali. Per raggiungerle rapidamente prendevamo la metropolitana, metronomo della città, tra gli underground più belli mai visti, per le sue peculiarità estetiche, in cui si respira aria di “Secessione viennese”, ed illuminata da lampadari fin de siècle. Se negli anni della Seconda guerra mondiale il metrò moscovita fu un riparo contro i raid aerei nazisti, attualmente è una vera e propria”trappola” a causa degli attentati ceceni. Tanta è la paura, che terminata la corsa, la gente si precipita velocemente all’uscita. Anch’io mi affrettavo, ma per un motivo ben diverso: volevo risparmiare tempo per poter respirare i sogni ed i desideri del popolo moscovita, e così da piazza Puskin cominciava la mia passeggiata lungo tutto il boulevard fino alla meravigliosa Piazza Rossa. Un quadrilatero, in cui mi sono ritrovato sperduto tanta era la vastità, circondato da diversi palazzi, ed in cui emergevano la bellezza del Cremlino e della Chiesa di San Basilio, eretta da Ivan il Terribile per celebrare la conquista del khanato del Kazan. A destra ai piedi del Cremlino, il mausoleo di Lenin, realizzato con una rigida forma geometrica cubica che si metteva in contrapposizione alla Chiesa di San Basilio, unica per la sua originalità, che invece con la sua forte asimmetria, imprevedibilità architettonica e con le sue guglie a spirale senza motivi

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di Marco Iaconetti

ornamentali, caratterizzava la testata finale della Piazza Rossa. Entusiasmante. A differenza della disomogeneità esterna, la chiesa internamente si presentava ordinata, e dalla pianta centrale si articolavano otto vestiboli laterali, riccamente decorati, con sempre diversi dipinti murali dalle forti tonalità. La chiesa terminava con la torre campanaria che dalla sua notevole altezza mi permetteva di poter ammirare la Piazza in tutta la sua interezza. Ma “La Terza Roma”, come amava chiamarla Ivan il Terribile, non la si può descrivere solo con qualche riga tanta è la sua magnificenza. Non mi restava, dunque, terminare anche questa volta il mio viaggio e prima di percorrere la strada dell’aeroporto chiedevo al tassista di poter ammirare le guglie dorate del Cremlino al mattino. Il mio sguardo, però, si posava verso il mausoleo del Padre della Piccola Patria e non riuscivo che mormorare tra me e me “Spassiba Mockba”.


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Appunti di viaggio Primo e Secondo

Le classifiche avulse

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utto quello che avviene su internet è ormai entrato a far parte del nostro quotidiano in maniera dirompente; la politica, l’informazione, gli eventi, le relazioni sociali passano attraverso quei grandi calderoni di parole ed emozioni in rete che sono diventati i computer, gli smartphone e i tablet. Strumenti che ci seguono ovunque, sono nelle nostre tasche ed in ogni momento ci consentono di accedere ad una notizia, vera o falsa che sia, o, peggio ancora, ci permettono di crearla, vera o falsa che sia. La gastronomia non sfugge a questo perverso meccanismo, una volta erano o le guide o il vecchio sistema del “passaparola” (compreso, giunti in un luogo nuovo, l’accostare la macchina e chiedere consiglio ad un vigile urbano) a determinare la forza mediatica di un ristorante;

di Andrea Beccaceci

ognuno aveva i suoi critici di riferimento tra quelli che mettevano su carta le loro impressioni o tra gli amici a cui riconoscevano competenza ed esperienza nel settore. Adesso è tutto cambiato: digiti il nome di un’azienda qualsiasi e puoi trovare informazioni che affermano di tutto e il suo contrario, leggere opinioni di critici estemporanei che si approcciano ad un Mc Donald come se andassero a cena da Cracco o Bottura e, malauguratamente, anche viceversa. Inoltre c’è anche chi ne approfitta, sempre più spesso infatti arrivano mail che promettono - previo pagamento - recensioni positive sui principali siti del settore, in modo da porre l’esercizio commerciale ai vertici delle classifiche e convogliare di conseguenza i flussi di clientela che a questi siti si rivolgono. Naturalmente con ciò non voglio dire che si debba in qualche modo limitare la libertà che corre in rete, ma - questo sì - recepirla e filtrarla con capacità di discernimento. Resta validissima, soprattutto in campo eno-gastronomico, la vecchia formula del provare (con le pa-

pille gustative) per credere!

LINGUINE SPEZZATE IN BRODO DI PESCE Per 4 persone per il brodo di pesce: 2 canocchie 1 kg di scampi piccoli (solo le teste ) 0,5 kg di rana pescatrice 0,5 kg di pesce S.Pietro ¼ di sedano ½ cipolla bianca 1 zucchina ½ cucchiaino di sale 240 gr. di linguine spezzate a mano (lunghezza max 3 cm) per la salsa: 0,5 Kg di calamaretti 1 kg di scampi piccoli ( solo le code sgusciate) 1 pomodoro ¼ cucchiaino di sale ½ spicchio d’ aglio 0,5 dl olio extra vergine di oliva Preparare il brodo mettendo in circa 3 litri di acqua tutti gli ingredienti elencati e lasciare bollire per circa 2 ore. Filtrare il tutto e mettere da parte. In una padella soffriggere leggermente l’olio e l’aglio. Togliere l’ aglio ed aggiungere il pomodoro , gli scampi ed il calamaretti. Cuocere circa 4 minuti. Cuocere le linguine nel brodo ed aggiungere la salsa poco prima che la cottura sia terminata e servire in piatti fondi bollenti.


La pagina della cultura

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L’Abruzzo selvaggio e pittoresco di Anne Mcdonell di Leo Marchetti

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opo il periodo pionieristico dei primi viaggiatori inglesi (Colt Hoare, Keppel Craven, Edward Lear) in un periodo più vicino alla modernità, nel 1907, arriva in Abruzzo una giovane studiosa londinese, Anne Macdonell, che viaggia insieme alla pittrice americana Amy Atkinson. L’anno successivo pubblica In the Abruzzi con 12 illustrazioni dell’amica e un ricchissimo corpus di riflessioni e note di viaggio su un territorio sostanzialmente ancora immerso in una realtà pre-moderna, segnata dall’analfabetismo e da un sistema produttivo più vicino al Medioevo che al Novecento europeo. Inutile dire che è proprio questo aspetto romantico e primitivo ad af-

fascinare le due amiche in cerca di scenari romanzeschi ed epici dove i pastori sono sospettati di essere complici dei briganti e il paesaggio è quello sublime di una regione come dirà “al di sopra di ogni sospetto di malaria”. E tuttavia la scrittrice non può non notare la contraddizione fra tale natura salubre e incontaminata e la sua più alta percentuale di decessi in Italia, dovuti agli stenti e alla povertà. Negli anni del viaggio di Macdonell le comunicazioni con Roma sono decisamente migliorate rispetto alle precedenti descrizioni ottocentesche, poiché nel 1888 era stata inaugurata la ferrovia Terni-L’AquilaSulmona e la Via Valeria collegava la capitale fino al mare Adriatico. Da Roma, l’Abruzzo appare alle due amiche un luogo mitico, fra i più alti d’Europa, e perfettamente inseribile in una fantasticheria neogotica fatta di “storie su castelli fatati e manieri merlati” dai nomi esotici come Tagliacozzo, Roccacasale, Villalago, mentre en route si presentano sullo sfondo montagne come figure imprecise, “simili a nuvole immerse nel blu”. Non siamo tuttavia al cospetto di una psicologia ingenua e digiuna di cognizioni storiche e geografiche. Anne Macdonell è studiosa raffinata che ha tradotto da Benvenuto Cellini e San Francesco d’Assi-

si, perfettamente consapevole della storia dei luoghi visitati -- si pensi all’ampia descrizione della classicità e del Medioevo della Marsica, da Alba Fucens alle lotte fra Svevi e Angioini, alle considerazioni sull’inesistenza di qualsiasi custodia del patrimonio artistico e alla perfetta conoscenza di personalità come Pasquale de Virgilii, F.P. Michetti, D’Annunzio, i Rossetti e perfino dei “poderosi volumi di Bindi” citati per dire che l’Abruzzo “non è solo cielo, montagne e aria splendida”. Dagli acquerelli di Amy Atkinson che accompagnano il libro, notiamo anche la sostanziale alleanza fra scrittura e immagini che si completano in uno sforzo descrittivo teso a evidenziare il carattere “eccezionalmente pittoresco” di località come Roccara-

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Interferenze Artistiche

Jimmy Bobo – Bullet to the head di Antonio D’Eugenio

Il ritorno degli anni ’80, in tutta la loro freschezza.

Jimmy Bobo, killer a pagamento, è costretto a collaborare con la giustizia dopo l’uccisione del suo amico d’affari. Il poliziotto Taylor Kwon, infatti, lo invita a cooperare con lui per sgominare una gang malavitosa che ha ucciso anche il suo socio. Dopo quasi 10 anni torna al cinema Walter Hill con un film violento, scurrile e sempre sopra le righe. Il regista de I guerrieri della notte e 48 ore, azzecca un film che, seppur danneggiato da imperfezioni e situazioni al limite, riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo grazie ad una sceneggiatura coinvolgente e ad un attore settan-

tenne. Sylvester Stallone, infatti, nei panni di Jimmy Bobo ci sta benissimo, dopo le ultime pellicole passate ad ironizzare su se stesso, continua la sua carriera in modo diverso ma sempre su certi stilemi che hanno contraddistinto le sue performance. Non ci si possono aspettare ragionamenti filosofici né in Sylvester Stallone né nel film di Walter Hill, e questo il regista lo sa bene, confezionando una pellicola che mette in risalto i muscoli dell’attore americano e coinvolge lo spettatore con scene d’azione a non finire, fiumi di proiettili e, se tutto queste dovesse risultare ripetitivo, regalandogli qualche

donnina disseminata qua e là, durante la visione. Chiaramente è un film per appassionati del genere, amanti delle battute al vetriolo di Stallone e invaghiti degli action movie hollywoodiani; il risultato è uno dei migliori film del genere negli ultimi anni: divertente, psicotico e altamente infuocato. Jimmy Bobo è un film che ha la capacità di ridare vita a due artisti che nel tempo si erano spenti: Walter Hill e Sylvester Stallone. Il primo, a distanza di anni, era ricordato per le sue pellicole anni ’80 dove tutto veniva preso troppo sul serio, mentre il secondo era perseguitato da ruoli predefiniti come Rambo o Rocky che esaltavano le sue doti fisiche (danneggiate poi da steroidi) riducendolo ad una macchina. Insieme sono riusciti a confezionare un film che rilancia le loro sorti. Jimmy Bobo, chiaramente, non è immune da difetti. Scene al limite del credibile, effetti speciali che riescono a far saltare in aria praticamente di tutto e una trama abbastanza scontata sono quelli che più vengono sottolineati durante la visione. Ma, la mano esperta del regista si vede e la scarsa originalità viene rimpiazzata dalle sue doti, come successe a John Carpenter con The Ward.


Dove Cosa Quando Prime visioni

di Stefania Sacchini

Oblivion Nel futuro la Terra è diventata troppo inquinata per viverci e gli esseri umani si sono traferiti in città sopra le nuvole, lontano dalle radiazioni. Sul Pianeta è rimasto solo Jack Harper, un riparatore di veicoli comandati a distanza, che ha la missione di estrarre risorse vitali dal suolo terrestre. Un giorno Jack s’imbatte una misteriosa donna, precipitata sulla Terra a bordo di una navicella spaziale, il cui arrivo modificherà per sempre le sue certezze e metterà il destino dell’umanità nelle sue mani. Oblivion è diretto da Joseph Kosinski ed interpretato da Tom Cruise, Morgan Freeman, Olga Kurylenko, Zoe Bell, Nikolaj Coster-Waldau. In programmazione dall’11 aprile.

Concerti mostre ed eventi L’Officina l’Arte e i Mestieri sabato 6 aprile la BRICO-PIZZA domenica 7 aprile CON!CERTI LIVE FRANCESCO FORNI & ILARIA GRAZIANO + AperiPizza a buffet giovedì 11 aprile OPEN MIC + giovedì gnocchi venerdì 12 aprile CON!CERTI LIVE MICHELE MARAGLINO + mostra di Enikő Lőrinczi [ albe.ri ] + week-end & contorni aperitivo con verdure gustose sabato 13 aprile CENA AL CONTRARIO dall’amaro all’antipasto... domenica 14 aprile CON!CERTI LIVE ANDREA AMATI & BAND + AperiPizza a buffet giovedì 18 aprile OPEN MIC + giovedì gnocchi

25 Fiera dell’Agricoltura a

Dal 5 aprile 2013 fino a domenica 7 aprile 2013, nell’area dello stadio di Piano d’Accio di Teramo si terrà, la fiera dell’agricoltura. Oltre 200 gli espositori.

Malika Ayane Pescara Dopo la pubblicazione dell’ ultimo nuovo album “RicreazioneSanremo Edition” Malika Ayane farà tappa venerdì 12 aprile alle ore 21:30 al Teatro Massimo di Pescara.

“Emergenze mediterranee” al Kursaal L’incontro con Jovan Divjak, il generale che nonostante le sue origini serbe difese la città e l’idea che popoli diversi potessero convivere in pace si terrà a Giulianova (TE) nel Palazzo Kursaal (Lungomare Zara) sabato 6 aprile alle ore 11.00. Ingresso gratuito info 3666286924.

Il circolo “Il Nome della Rosa” Sabato 6 aprile ORE 21,30

ILLUSIONISMO DA SALA “MAGIK AND ILLUSION” (a pagamento

Domenica 7 aprile ORE 21,45

CINEMA “LA CASA” Sam RAIMI - 1983

Venerdì 12 aprile ORE 21,30

VITA D’ARTISTA “IL CAMPIONISSIMO”Incontro con: Ivan BISSON

Sabato 13 aprile ORE 21,30 NARRATIVA “FIORI DEL DESERTO”

Domenica 14 aprile ORE 21,30

FOTOGRAFIA “STUDIUM NATURAE” con: ChiaraSCHETTTINI

Venerdì 19 aprile ORE 21,30

VERNISSAGE “PALINSESTO” con: Cristian PALMIERI

Feedback U2 al Cult cafè Sabato 13 aprile Feedback U2 tribute band live al Cult cafè di Giulianova. Obiettivo è quella di riportare in scena musica e testi della band irlandese più famosa del mondo proponendo un live intenso ed emozionante.

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ZeroZeroZero Titolo: ZeroZeroZero Autore Roberto Saviano Casa editrice: Feltrinelli Pagine: 450 Prezzo: € 18,00 La cocaina: la merce più usata, trafficata, desiderata del nostro tempo. Il sogno dell’eccesso senza limiti che corrode le nostre vite e la nostra società. Il petrolio bianco che accende i corpi ma distrugge le menti. Le infinite vie del narcotraffico. Dal Messico alle spiagge di Miami, dalla Colombia alla Russia, dall’Africa alle strade di Milano, New York, Parigi. Il viaggio di un grande scrittore nei gironi infernali del mondo contemporaneo. Dove la ferocia dilaga incontrastata ma i boss hanno imparato tutte le regole più sofisticate del business. Le radici profonde della crisi economica attuale, il dilagare del capitalismo criminale, l’assalto mafioso ai santuari della finanza da Wall Street alla City. Il bisogno di raccontare, la potenza delle storie. Uno straordinario romanzo-verità, il capolavoro di uno degli autori più importanti e più amati.

Pubblica utilità Farmacie di turno 1/7 aprile Farmacia Del Vomano 8/14 aprile Farmacia Marcelli 15/21 aprile Farmacia Ielo Guardia Medica festiva e di urgenza Tel.: 085.8020362 Ospedale Civile Via Gramsci 085.80201 Pronto Soccorso 085.8020238 085.8020366 118 085.8020442 / 085.8020373 Croce Rossa Via Simoncini, 41/A 085.8007733 Consultorio Familiare Via Ospizio Marino 085.8020816 Polizia Veterinaria Pronto Intervento 085.8020818 (08.00-20.00)


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In ricordo di

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Mennea a Giulianova Intervista a Franco Gerardini

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l 21 marzo scorso Pietro Mennea, il figlio del sud che tra gli anni 70 e 80 ha fatto sognare milioni di italiani con le sue imprese sportive, se ne è andato dopo una brutta malattia, affrontata con la stessa forza e coraggio che ha contraddistinto la sua vita. Vogliamo ricordare questo grande campione parlandone con Franco Gerardini, ex sindaco di Giulianova. Siamo nella pista di atletica di zona Orti. In quale circostanza Mennea è venuto a Giulianova? L’abbiamo invitato quando si trattò di inaugurare il bellissimo campo di atletica leggera, perché anche in quegli anni Pietro Mennea era una figura di grande italiano, semplice, che aveva onorato i colori del nostro Paese. In più, da grande atleta quale è stato, si sposava molto bene con le finalità e gli scopi del nostro impianto sportivo. E’ stato un atleta unico. Che impressione ti ha lasciato come uomo? Ci ha impressionato la sua semplicità, la sua spontaneità, il suo modo di intendere la vita, fatta di sacrifici, di passione, di rincorsa delle cose semplici e di massimo impegno. Ci è sembrata la persona perfetta per gli ideali da

di Pietro Carrozzieri

portare avanti nello sviluppo dello sport giuliese, in modo particolare dell’atletica leggera. Cosa pensava, Pietro Mennea, della nostra pista? Ricordo che fece una battuta molto semplice ma significativa. Quando entrò disse: “splendido!”, e si riferiva in modo particolare al paesaggio, a tutta l’area cittadina, con la collina, il verde, gli spazi ampi, ed in più lo impressionava l’efficacia del manto utilizzato per la pista. Per questo, un grazie va a Marco Ettorre, maestro dello sport, che ci consigliò la tipologia del fondo, che regge negli anni ancora abbastanza bene. A Mennea, camminando su questa pista, sembrò per un attimo di tornare alle sue gare olimpioniche. In un’epoca di scorciatoie poco lecite per ottenere risultati, pensi che Mennea possa essere un esempio valido, soprattutto per i giovani? Assolutamente sì. Oggi i giovani sono abbagliati da false apparizioni della vita, da metodi e modi di consumo negativi, che ne condizionano cultura e scelte. Penso sia necessario tornare ad essere semplici, impegnati socialmente e culturalmente, per una buona politica. Chi ne rimane fuori deve sapere che aiuta solo chi vuol fare della stessa uno strumento di potere. C’è bisogno delle nuove generazioni, quelle che guardano agli ideali, allo sviluppo positivo di una società, che credono nei valori più genuini, con trasparenza, onestà e un grande bagaglio culturale che il nostro paese ha ma non riesce a valorizzare proprio tra le nuove generazioni.

Sul nostro sito www.giuliaviva.it il video completo dell’intervista Questa pista è nata grazie a quegli amministratori che la pensarono e realizzarono tra i ’70 e gli ’80, pensando alla città come un bene comune. Cosa provi a vedere questo luogo irrimediabilmente ferito dalle nuove costruzioni edilizie? Diciamo subito che lo strumento urbanistico degli anni 70 aveva precorso i tempi per una Giulianova sostenibile, in cui attuare una qualità della vita che guardava proprio alle nuove generazioni, tutelando il territorio. Questo scorcio di città è un esempio concreto delle scelte giuste che vi erano all’interno di quello strumento urbanistico che potremmo chiamare come “Salsano 1”, riferendolo al progettista di quel piano, che poteva essere gestito meglio, qui la responsabilità delle forze politiche, in termini di tempo e coordinamento delle scelte. Qualche errore è stato fatto in questo senso, però tutte le scelte di fondo del piano dimostrano oggi la qualità in esso contenuta. Girando ora lo sguardo intorno a questo campo, che doveva essere l’insieme delle strutture pubbliche, tra scuole, impianti sportivi, asili nido, e vedere residenze private che praticamente strangolano un po’ il campo di atletica leggera, mette tristezza e conferma le scelte sbagliate fatte da alcune amministrazioni nel recente passato. Posso dire che sono stati errori che oggi si pagano e si spera che quanto meno questi spazi ampi che ancora ci sono rimangano tali e vengano valorizzati.


Pietro Mennea

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Pietro Mennea, un campione senza compromessi di Marco Ettorre

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icordo quando venne a Giulianova in occasione dell’inaugurazione del campo di atletica leggera nel lontano 26 ottobre 1991. Erano presenti alla cerimonia gli alunni delle scuole elementari. Mennea lanciò un messaggio che spesso viene dimenticato e su cui invece bisogna riflettere:” nell’attività fisica, così come in quella intellettuale, l’eccellenza si raggiunge al 10% con l’ispirazione e al 90% con la sudorazione”. Non esistono i campioni e i geni “naturali”, esistono gli individui dotati, che si fanno “artificialmente” un mazzo tanto per mettere a frutto le loro doti. Pietro Mennea era nato a Barletta il 28 giugno del 1952, diplomato in ragioneria, in educazione fisica e laureato in scienze politiche. Da giovane giocò un po’ a calcio ma in seguito il prof. Mascolo lo portò ad abbracciare l’atletica leggera indirizzandolo, dopo un breve passaggio dal mezzofondo, verso la ve-

locità. Al primo anno da juniores fu convocato in Nazionale e al secondo vinse il titolo italiano sui 200mt. Nel 1971, Il prof. Vittori, responsabile nazionale del settore corse veloci, lo prese sotto le sue cure e Pietro vinse i 200mt ai Giochi del Mediterraneo ed agli Assoluti. Nel 1972 è salito sul podio alle Olimpiadi, nel 1973 vinse alle Universiadi, nel 1974 agli Europei e nel 1975 ancora ai Giochi del Mediterraneo e alle Universiadi. Il suo quadriennio migliore fu dal 1977 al 1980, anni in cui divenne il miglior duecentista del pianeta, con un record mondiale di 19”72 alle Universiadi di Città del Messico del 1979 (vento, 1.8 metri) e con una vittoria olimpica nel 1980 a Mosca dove ha prevalso in un furioso finale sullo scozzese Allan Wells (20”19 contro 20”21). Si ritirò poi per quasi due anni, tornando alle gare sul finire del 1982, e fu ancora protagonista, sin dall’inverno 1983 (primato mondiale indoor sui 200mt.). Ritiratosi alla fine del 1984, tornò ancora a correre sul finire del 1987 e partecipò alla sua quinta Olimpiade a Seul. Ha contribuito a far abbassare i record nazionali dei 100mt fino ad un 10”0 manuale (Milano, 1972) e 10”01 (Messico,1979) record europeo.

E’ stato pure capace di 45”87 (1977) nei 400. Le sue “strisce” più impressionanti da ricordare sono quella realizzata ai campionati europei del 1978 a Praga, dove fra eliminatorie e finali, 10 gare nel giro di 6 giorni, realizzò uno straordinario 44”4 nell’ultima frazione della 4x400mt;e quella realizzata dopo i Giochi olimpici di Mosca (1980): 8 gare di 200mt nel giro di circa 50 giorni, in Europa e in estremo Oriente, vincendo sempre, con una media di 20”07. Ha avuto poi anche una brillante carriera anche in campo politico-professionale, approdando al Parlamento Europeo. Posso dire che ha saputo indicare allo sport italiano, con il suo esempio, contraddistinto da amore per il lavoro e dedizione assoluta, la strada maestra verso il risultato. In più, ha dimostrato che si può vincere nello sport senza scorciatoie, ovvero, senza il doping. Una lezione di straordinaria importanza e attualità.


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Inviateci le vostre lettere, segnalazioni o foto a: ditelo@giuliaviva.it

Discarica ciclabile Gentile redazione, in attesa che venga eseguita la sentenza del TAR, arrivino a Giulianova i finanziamenti e partano finalmente i lavori per rifare la pista ciclabile lungo il Tordino (se mai accadrà), è troppo chiedere che quel che rimane di quel percorso possa ritornare ad essere decoroso senza assomigliare ogni giorno di più ad una discarica? A. P.

Ditelo@GiuliaViva.it Si prega cortesemente i nostri gentili lettori di contenere in termini di spazio i loro contributi, al fine di garantire una più ampia partecipazione ed evitare spiacevoli tagli.

Preparativi per l’estate

Lunedi di pasquetta ho fatto un giro per Giulianova. Gente tanta ma negozi con serrande abbassate, bar chiusi, stabilimenti balneari serrati. E soprattutto la città sporchissima, sia sulla spiaggia, piena di detriti, bottiglie, copertoni, ecc., sia per le strade e le piazze principali. Piazza del Mare indecente, con rifiuti sulle gradinate della pista di pattinaggio, vetri rotti ovunque (c’erano in giro tanti bambini); i parchi cittadini, compresa la bambinopoli comunale, lasciati all’abbandono; i cestini di rifiuti stracolmi e cartacce e cacche di cane ovunque. E’ così che ci si prepara alla stagione turistica? R. D. M

Forse pende Gentile redazione, sono un cittadino dell’Annunziata che si trova spesso a passare nella zona del parcheggio sul lungomare Rodi appena a nord del campeggio. Ho notato un lampione centrale non proprio verticale, e ve ne mando una foto. Spero che l’ufficio manutenzioni del Comune se ne sia accorto. Non pensate anche voi che varrebbe la pena di sistemarlo? Grazie Lettera firmata

La soluzione del problema Non so se nella prossima estate sarà ancora una spiaggia PER i cani: oggi di sicuro è una spiaggia DA cani, sporca e a grandissimo rischio erosione. Di questo passo il problema “Unica beach” finirà col risolversi da solo... G. M.


L’Abruzzo selvaggio e pittoresco di Anne Macdonell di Leo Marchetti segue da pagina 9 so (che l’autrice distingue nettamente dall’imprenditorialità alpina degli albergatori svizzeri) e S. Stefano di Sessanio, Villalago, Pacentro, Scanno e Sulmona, per dire il piacere derivante da luoghi minacciati da una modernità incombente, come il prosciugamento del lago di Celano (così chiamato dagli inglesi anche dopo lo sforzo ingegneristico dei Torlonia) e l’inevitabile utilizzo – che l’autrice non si sente di escludere per il bene delle popolazioni poverissime – dell’energia idroelettrica proveniente dai numerosi corsi d’acqua. Nonostante queste considerazioni di una figlia del capitalismo di Manchester e dell’orgoglio, ogni tanto riaffermato, di appartenere a una civilissima e sviluppatissima nazione, prevale nel libro, ottimamente tradotto da Chiara Magni in versione digitale (www. viaggioadriatico.it), il tono di una continua ricerca dell’autenticità di una popolazione fatta di ‘improvvisatori’ e artisti spontanei come nelle ‘serenate’ e nei versi appassionati di pastori e contadini innamorati. Il luogo dove l’autrice raggiunge il massimo della condivisione lirica e del godimento intellettuale è nella Valle del Sagittario, “una valle selvaggia che suscita stupore e orrore”, con i suoi incantatori di serpenti e un territorio “che non sarà mai domato”. A Pacentro e Pettorano parla di romanzesche lotte feudali fra baroni provenienti dalla Provenza con Carlo d’Angiò, i Caldora e i Cantelmi, il Chronicon casauriense e le reliquie di San Domenico. Quando da Sulmona arriva al mare nota anche qui l’endemica povertà dei luoghi in una costa, dirà, che non ha un porto per novanta miglia e Castellamare Adriatico appare ai suoi occhi un posto senza alcuna attrazione turistica. Diverso il parere su Francavilla, che descrive come un cantuccio con delle potenzialità turistiche per la sua “aria fresca e il mare” coniugati alla presenza della collina e di attrazioni come il ‘convento’ di Michetti e D’Annunzio.



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