GiuliaViva anno III n.2 del 26 gennaio 2013

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Anno III numero 2 del 26 gennaio 2013

GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it

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I GIOVANI IN PRIMA FILA Grande partecipazione popolare all’incontro con Marco Lodoli, al Kursaal nella conferenza dibattito sul mondo della scuola.

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Istantanee giuliesi Non ti scordar di me

Anno nuovo, vita vecchia Secondo quanto appreso, toccherà aspettare primavera per avere nuovamente disponibili, presso l’ecosportello, le buste per la raccolta differenziata. Fino ad allora carta, plastica e lattine finiranno il loro ciclo vitale dentro contenitori “non istituzionali”, il cui acquisto graverà pertanto sui singoli cittadini (senza contare il rischio del mancato ritiro dei sacchi non conformi come già accaduto in passato). Analoga situazione, nella primavera scorsa, era stata giustificata con i “tempi lunghi” delle procedure burocratiche, ma a quanto pare dodici mesi non sono bastati all’amministrazione per riuscire a ridurre e ottimizzare i tempi di approvvigionamento. Poca attenzione alle scorte in magazzino o semplice mancanza di denaro per procedere agli acquisti?

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Cartello selvaggio

È labile la memoria storica a GiuState tranquilli. La situazione del lianova, quando si tratta di metter bilancio comunale è tutt’altro che mano alla “riqualificazione” del rosea, ma non tale da spingere patrimonio architettonico, come alla vendita del patrimonio verde stanno tristemente a testimoniare cittadino. Quella illustrata dalla i maltrattamenti subiti dagli imfoto è solamente l’ennesima mapianti originali del centro storico nifestazione di affissione indiscrio del lungomare monumentale. minata, che dopo aver interessato Un’altra memoria è, al contrario, i muri di mezza città ben al di fuori assai dura a morire: quella che, a degli spazi consentiti, si rivolge suon di tabelle descrittive dei laadesso ai tronchi delle piante. Sivori, tramanda ai posteri anche tuazioni analoghe proliferano un la più insignificante delle opere po’ ovunque, non risparmiando pubbliche. Apposte, all’atto dell’ineppure il lungomare. Senza che nizio dei lavori, così come imponessuno abbia niente da ridire. sto dalla legge, rimangono affisse anche per anni e comunque ben A volte potrebbero ritornare oltre la fine degli interventi, a imperituro ricordo di un parcheggio, un marciapiede, un fondo strada- Da “Giulianova 2000” a “Fratelli d’I- Candidatura di servizio, senza le rinnovato. Potere della propa- talia”, passando, in ordine sparso, alcuna possibilità di elezione, ganda! per “Forza Italia”, l’Udc e “Obiettivo tutta rivolta a portar voti a favocomune”. re del capolista Paolo Gatti, atRoberto Ciccocelli, in più di un’oc- tuale assessore regionale. casione ancora di salvezza della Favorendo l’elezione di Gatti, maggioranza (di centrosinistra), Ciccocelli darebbe tra l’altro a sembra aver finalmente trovato la Bruno Sabatini (le cui tracce posua dimensione nel neonato movi- litiche si sono a onor del vero mento (di destra) fondato da Igna- perse da tempo) la chance di un zio La Russa, che ha offerto al con- clamoroso ritorno in Regione. sigliere comunale giuliese un posto Percorsi politici tortuosi che manella lista per la Camera. gicamente si incrociano.


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Fatti ...

Dalle aule alla società, da alunni a cittadini, dai saperi al saper fare:

SOGNI E BISOGNI DI STUDENTI E INSEGNANTI PER MIGLIORARE LA SCUOLA DI OGGI di Roberta Dal Pozzo

La quinta edizione di POLIS, i saperi per la politica, ha visto protagonista il docente-scrittore-giornalista romano Marco Lodoli. Le prime file di palazzo Kursaal erano occupate per la maggior parte da giovani e la sala tutta era gremita di docenti, studenti e cittadini interessanti al tema della conferenza-dibattito: la scuola. Evidenziare che non fossero presenti rappresentati della politica non è assolutamente una critica partiticamente strutturata: è solo indice e conferma di quanto educazione ed istruzione siano secondarie per il nostro governo, sia a livello locale che nazionale. Lodoli ha da subito calamitato l’attenzione del pubblico con una gestualità e un’ironia sicuramente non accademiche, ma che bene si calibravano con le sue parole ricche di disapprovazione nei confronti di un

“inebetimento generale” di cui sono vittime sia gli studenti che i docenti, “un’opacità, un ottundimento di cui siamo tutti vittime”. I giovani non hanno più quella “voglia di rivoluzione” che in passato ha dato vita a cambiamenti epocali: quella di oggi è la prima generazione che non aspira a divenire migliore della precedente. Il padre operaio o contadino che vedeva il proprio figlio divenire medico, insegnante, avvocato era l’emblema della vera democrazia: il successo che deriva dallo studio e dai sacrifici è per tutti! Oggi invece ci si accontenta di “fare i fighi”, di quello che ci propone una società divenuta “fabbrica di menzogne ed inganni”. Però la personalità non si compra, “nessuno ti dà il kit dell’originalità”, e ora che (con la crisi che stiamo attraversando) ci stiamo risvegliando da questa “soddisfazione beata e beota”, emerge ciò che realmente siamo, emerge la realtà nuda e cruda. Bisogna ripartire dall’a-b-c perché “non è vero che siamo cittadini di Disneyland”! Lodoli continua affermando che la scuola italiana non ha funzionato: “gente

di cinquant’anni troppa, ragazzi trentenni troppo pochi”; si cerca di scimmiottare la scuola anglosassone in cui il ragazzo deve avere competenze, deve “saper mettere tutte le crocette”: invece “noi non dobbiamo coltivare solo le eccellenze, non dobbiamo fare la squadra per giocare la coppa campioni, noi dobbiamo giocare tutti”. La scuola è un luogo di educazione e crescita collettive: “per la crescita di un Paese è necessario che i ragazzi crescano tutti quanti insieme”. Oggi è cambiata proprio la narrazione: i ragazzi, sin da piccoli, hanno stimoli intensi che però non vengono veicolati a dovere. Tecnologie e videogiochi sempre più violenti e pieni di adrenalina, eccitazione e “scoppiettamento”: “Ma puoi tornare indietro, al pensiero, puoi tornare alla Repubblica di Platone, dopo aver conosciuto quell’adrenalina? E’ come perdere il gusto: chi ha cominciato a mangiare solo peperoncini, ma ci torna alle stelline in brodo?” Sorridendo:”Forse no!”


... in primo piano

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27 gennaio: i conti con la memoria di Irene Lattanzi Nel 1985 il regista polacco Claude Lanzmann decise di girare un film, Shoah, sullo sterminio degli ebrei. L’azione comincia ai nostri giorni a Chelmno in Polonia, la località del primo sterminio con il gas. Chelmno, quindi, era un campo di annientamento, luogo, cioè, pensato e costruito per l’uccisione degli ebrei, assieme agli zingari, ai prigionieri russi, agli oppositori del regime nazista. Oltre a Chelmno i tedeschi avevano costruito altri campi di sterminio: Belzec, Treblinka, Soribor, Maidanec, Auschwitz. Alla fine della seconda guerra mondiale, il numero delle vittime di quello che comunemente viene chiamato olocausto, ma che è più opportuno definire con la parola ebraica Shoah, che significa massacro, era di circa sei milioni. Si può raccontare e ancora di più, si può tentare di capire una simile tragedia? La Shoah va indagata perché può essere un osservatorio decisivo per capire quale uso si faccia della memoria e in che modo le nostre società si rapportino al passato, come riescano a trasmetterlo e a elaborarlo. “Pensare Auschwitz è non concedere Auschwitz al mistero e all’irrazionale. Per non pensare Auschwitz lo abbiamo fatto uscire dalla storia, lo

abbiamo attribuito alla follia degli uomini, alla barbarie, all’oscurantismo medievale…” (G. Gozzini, La strada per Auschwitz. Documenti e interpretazioni sullo sterminio nazista, Milano, B. Mondadori, 1996), o più semplicemente lo abbiamo sconosciuto, negato, dimenticato. Nell’aprile 1996 un gruppo di neonazisti organizzò una manifestazione antisemita proprio davanti ai campo di concentramento simbolo della Shoah; dieci giorni dopo, un corteo di ebrei sfilò nello stesso lager in difesa della memoria dello sterminio. Ma la storia è storia dell’uomo, di individui e individui erano le vittime, gli osservatori passivi, i carnefici, i salvatori. E allora non è conoscere, capire ciò che è successo a circa sei milioni di persone, ma ciò che è successo a persone che hanno un

volto e un nome. Come si può dimenticare la storia delle vittime, degli esecutori e di quanti rimasero a guardare? Come è stato umanamente possibile? Come si possono definire quanti sono stati testimoni silenziosi o indifferenti? E perché molti rimasero indifferenti e altri divennero “giusti tra le nazioni”? Auschwitz è una lezione che ci insegna cosa può succedere quando il pregiudizio e la discriminazione sono liberi di prendere il sopravvento e gli individui non prendono posizione contro l’ingiustizia. È una lezione difficile da apprendere, “…è avvenuto, quindi può accadere di nuovo… occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dei profeti e degli incantatori…” scriveva Primo Levi. È necessario non dimenticare, piuttosto pensare Auschwitz e il mondo che lo ha reso possibile. Pensare significa mobilitare la nostra memoria, la nostra intelligenza, la nostra immaginazione, ma anche il nostro cuore e il nostro coraggio. Sono le risorse che abbiamo per costruire, grazie anche alle testimonianze di chi ci ha preceduto e alla riflessione critica sul passato, un mondo almeno un po’ diverso e migliore.


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Qualche domanda ...

Radio G cominciò così Sul nostro sito www.giuliaviva.it il video completo dell’intervista Non ci voleva molta fantasia. Immaginare che il 36° anniversario dell’inizio delle trasmissioni di Radio G avrebbe offerto all’attuale proprietà l’occasione per un’autarchica autocelebrazione era, in fondo, facile da prevedere. Meno scontata era la partecipazione con “baci e abbracci” di tanti politici: la politica e l’informazione non dovrebbero avere ruoli diversi e distinti, come nel mondo anglosassone, dove i giornalisti sono “il cane da guardia” del potere politico? Scarsa considerazione è stata poi riservata a quanti non solo ebbero l’idea originaria, ma anche e soprattutto lo spirito, la tenacia e persino l’incoscienza per tramutarla in realtà. L’intervista realizzata da GiuliaVIva lo scorso 12 gennaio a Rodolfo Pirih, Alfredo Feliziani, Pio Pediconi, Sandro Brandimarte, Federico Nepa ed Enzo Persiani (che insieme a Marco Casarola e Filiberto Lanciotti idearono e diedero vita all’emittente) intende colmare questo vuoto ingeneroso. Per non dimenticare chi allora (tra l’autunno del ’76 e il gennaio del ’77) ebbe il merito non trascurabile di dare concretezza al sogno di una “radio libera, ma libera veramente”: la Radio G delle origini.

PI) L’appuntamento di oggi, più che un’intervista, è un vero salto nel passato. Torniamo indietro di 35-40 anni, ai tempi in cui in Italia, nascevano le prime Radio Libere: Giulianova non fece eccezione, con un’esperienza che, in altre forme, continua ancora oggi. Correva l’anno 1976… (RP) Quando è partita l’idea era autunno ‘76. Con Pio, Alfredo, Filiberto, ci conoscevamo e ci frequentavamo un po’ tutti. Una sera in piazza, dove ci si incontrava nel tardo pomeriggio, lanciai l’idea: perché non proviamo a fare una radio anche qui? Piaceva a tutti la cosa, ma lo scoglio principale era naturalmente economico, anche se a quei tempi per aprire una radio non occorrevano cifre ingenti. Cominciammo a prendere informazioni, a visitare le ra-

dio già attive tra Marche e Abruzzo, e poi venimmo a sapere che un altro gruppo di amici, capitanato da Sandro Brandimarte, aveva avuto la stessa idea. Ci incontrammo per cercare di unire le forze, e fummo tutti d’accordo. Davanti al notaio Albini questo gruppo “storico” si costituì come Associazione Culturale Giuliese, che si proponeva molte cose anche se l’obiettivo principale era la Radio. Ci venne in aiuto un altro amico, Renato Olivieri, che ci prestò 1 milione e mezzo di lire per iniziare. (PI) Sentiamo l’altra metà del gruppo, Sandro Brandimarte. Cosa volevate fare con questa radio? (SB) Ero appena tornato dal militare, e a San Benedetto avevo conosciuto quelli di Radio 102, compreso Peppe Videtti e Paolo De Bernardin. Insieme a Marco Casaro-


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Paolo Innocenti incontra alcuni dei soci fondatori di RadioG Rodolfo Pirih, Alfredo Feliziani, Sandro Brandimarte, Federico Nepa, Pio Pediconi e Enzo Persiani la iniziammo a parlare di metter su questa radio e la visita di Rodolfo e gli altri fu un’ottima cosa. Da quel momento l’unico problema era economico ma grazie all’amicizia con la generosa famiglia Olivieri, riuscimmo a realizzare questo sogno. (PI) Il sogno parte, ma c’è bisogno di un posto da cui trasmettere, di apparecchiature, di musica da proporre. Com’è andata? (AF) E’ andata che grazie a Pio e Filiberto, tecnici esperti, siamo riusciti ad acquistare un trasmettitore, scegliere la sede a Montone dopo varie vicissitudini, e installare un’antenna per farci sentire il più lontano possibile. Anche se ci hanno etichettato come radio comunista, la nostra passione musicale è stata la vera molla che ci ha spinti a iniziare quest’esperienza. Non avevamo interessi economici, abbiamo cercato di fare ciò che ci piaceva. (PI) Sentiamo la parte tecnica, allora. (PP) Andammo a Bologna a comprare un residuato bellico, un trasmettitore americano verde militare, ed altro materiale. Potemmo partire con poca potenza, 16 watt, perché all’epoca bastava per farci sentire fino a Termoli, anche grazie alla posizione: Montone non fu scelta a caso. Facemmo anche delle prove con un radioamatore giuliese, Cardelli. Sempre a Bologna, poi, ci costruirono un trasmettitore più adatto ed un’antenna gigantesca, alta 16 metri. Riuscimmo a montarla con la forza delle braccia, noi ragazzi e qualche altro volontario, su una casa antica trovata tramite la fami-

glia D’Angelo, un’impresa da incoscienti. Ricorderò sempre, comunque, il viaggio notturno di ritorno da Bologna, nella Lancia di Renato stipata di attrezzature, con il trasmettitore sulle ginocchia. Il momento in cui la Radio nacque. (PI) Quindi, dopo la fase pionieristica di installazione, iniziano le trasmissioni. Quando? (FN) Il 17 gennaio 1977: Blowin’ in the wind. Voglio premettere che auguro ai ragazzi di oggi di vivere un’esperienza come la nostra. Ho un ricordo meraviglioso di ciò che abbiamo vissuto. Un’esperienza con aspetti sentimentali, tecnici, culturali, ma anche politici, come in occasione dell’occupazione delle terre da parte della Cooperativa giovanile Montone. Fu bello, toccante, ho avuto tanto. Avevo 17 anni e col motorino andavo a fare i programmi notturni fino all’una, e la mattina a scuola. Credevamo in ciò che stavamo facendo. (PI) Com’erano i primi palinsesti? C’era una giornata tipo?

(RP) Eravamo un gruppo eterogeneo e quando si discuteva di programmi erano riunioni lunghissime su cosa mandare in onda. La giornata tipo comprendeva il notiziario, alle 7, poi “Mattino Insieme” con musica e ospiti. Il pomeriggio, ”Dedicato a”, da me condotto, seguitissimo. E a seguire, l’”LP del giorno”, “Radio G by night”, “Revival” e tanti altri. Voglio aggiungere che nell’atto costituitivo compaiono tre soci onorari, Renato Olivieri che ci aiutò economicamente, Francesco Marcozzi che, essendo giornalista, ci consentiva di fare il notiziario, e l’avv. Antonio Catalanotti, che ci diede qualche consiglio di natura legale. (FN) Voglio ricordare una trasmissione bellissima della domenica, a ora di pranzo, “Pè ‘Carità”, con il grande Al Brek. Era un work in progress, registravamo durante tutta la settimana, di notte, e la domenica Giulianova era deserta: tutti ascoltavano Al Brek. (PI) Prima si è parlato di occupazione di terre. Cosa è veramente accaduto? (RP) Abbiamo dato una mano alla cooperativa giovanile Montone che lottava per ottenere alcune terre incolte di proprietà regionale per poterle lavorare come giovani agricoltori. (FN) Fu grande l’aggregazione e la solidarietà intorno a questa iniziativa per il lavoro giovanile. (PI) Che altro ricordate? (PP) Ci fu un momento di grande entusiasmo e generosità in cui tutti misero in co-

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La parola ai cittadini

Per noi la querelle finisce qui lettera aperta a Francesco Marcozzi Egregio Sig. Francesco Marcozzi, i componenti tutti dell’associazione Il Cittadino Governante, dopo aver ascoltato domenica 13 gennaio attraverso la sua emittente Radio G la lettura e i variopinti commenti da Lei fatti su alcuni punti dell’articolo dal titolo “Caro Marcozzi il giornalismo è un’altra cosa” del dott. Franco Arboretti (pubblicato sul primo numero del 2013 di Giuliaviva), si chiedono come sia possibile che un giornalista di tanta esperienza non colga il senso della critica espressa ad un modo di fare giornalismo e, invece, si lasci andare ad un monologo carico di invettive e affermazioni azzardate sulla persona di Arboretti, coerente esempio di impegno politico a difesa degli interessi generali e che rappresenta non solo la nostra associazione, ma anche la terza forza politica che siede in consiglio comunale. Ci invitava a citare un esempio di quel “manganellamento mediatico” e di partecipazione alla “macchina del fango” che le contestiamo? Bene, è esattamente quel che si è concesso di dire, con grande caduta di stile, quella domenica mattina. Forse è rimasto sorpreso che un politico abbia avuto la forza di esporre pubblicamente, come legittima replica, il proprio pensiero critico nei suoi confronti?

Lei che si attribuisce il merito di essere da 40 anni al servizio della città con vari mezzi di informazione, dovrebbe conoscere bene la storia politico-amministrativa di Giulianova e di tutti i politici che si sono via via avvicendati. Le costerebbe tanto riconoscere che il dott. Arboretti ha dato e dà prova di avere una profonda passione per la politica e di non essere interessato a nessuna carriera personale? Che l’amore per la sua città lo porta a fare giuste battaglie in consiglio per la salvaguardia e la realizzazione di tutto quello che fa bella, vivibile e turisticamente attraente Giulianova? Le costerebbe tanto ammettere che il dott. Arboretti su ogni punto discusso in consiglio si presenta, nel rispetto di tutti i cittadini e del ruolo assegnatogli dai suoi elettori, preparato e in grado di motivare in maniera convincente sia le analisi criti-

che che le proposte costruttive? Impegno, coerenza, preparazione, senso di responsabilità, sono queste le caratteristiche che connotano un’esperienza politica vissuta come servizio e che noi riconosciamo al consigliere Arboretti e condividiamo con lui attraverso un lavoro collegiale. Ci troviamo invece a constatare il Suo disappunto - anche se non capiamo perché - ma sarà il caso egregio direttore che Lei si contenga. Per noi, comunque, la querelle finisce qui: da questo momento ognuno mostrerà le qualità che ha. Sappia, però, che noi continueremo a difendere con forza la nostra visione della Città come bene comune, nella consapevolezza che le nostre idee progressiste avranno un ruolo di primo piano nel prossimo confronto elettorale locale. Gli esponenti de il Cittadino Governante


La pagina della cultura

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La Chiesa della Santissima Annunziata

in una relazione inedita del canonico Niccola Palma. di Giovanni Di Giannatale

Prima che fossero avviati i tentativi di restaurare l’antica Chiesa di Santa Maria a mare, denominata anche della SS. Annunziata, tra il 1840 e il 1841, due componenti della Deputazione delle Opere Pubbliche di Giulianova, Francesco Ciafardoni e Lino De Dominicis, decisero di tagliare corto, proponendone nel 1834 al Sindaco, Francesco Comi, la demolizione, poiché era stata ridotta dal “barbarismo dei contadini” (che avevano asportato dalle pareti “pietre conce” e altro materiale) ad uno stato di turpe e irreparabile degrado. I due deputati suggerivano al Sindaco di preservare solo il magnifico portale, “capo d’opera, d’ordine corinzio”, estraendolo dalla facciata e portandolo, insieme con la pregevole campana di bronzo, nella chiesa di San Francesco, un tempo officiata

dai Minori Conventuali. Aggiungevano, con una genialità degna di miglior causa, che i laterizi conseguenti alla demolizione potevano essere impiegati per costruire canali di scolo e sistemi di drenaggio dell’acqua piovana che con il ristagno procurava un fastidioso intralcio alla viabilità, soprattutto pedonale; essi infine affermavano che il Decurionato avrebbe dovuto edificare un’altra Chiesa, di analoghe dimensioni, nei pressi della strada “Consolare” (oggi SS16). Per fortuna la balzana proposta, che pur aveva convinto il Sindaco Comi, fu respinta dall’Intendente (oggi Prefetto) di Teramo, Bonaventura Palamolla, che sospese la deliberazione adottata dal Decurionato l’8 aprile 1834. Prima di assumere la decisione, l’Intendente prese tempo, consultandosi con il Vescovo Alessandro Berrettini (1830-1849) e con il noto storico, canonico Niccola Palma (1777-

1840), il quale aveva visto la Chiesa come “convisitatore” nel corso della visita pastorale eseguita a Giulianova il 10 agosto1834, redigendo una breve relazione storico-artistica. Il Palma fornisce le seguenti informazioni: 1. La chiesa fu donata da San Berardo di Pagliara al Capitolo aprutino che ne deteneva la proprietà, istituendovi una “rettoria” e talora dei “prebendati”; 2. Della chiesa si appropriarono i duchi di Atri nel sec. XV, dichiarando che era stata costruita sul loro dominio; 3. Il vescovo Montesanto aveva tentato di rivendicarne la proprietà senza riuscirvi; 4. L’estinzione della dinastia ducale acquaviviana, con la morte di Rodolfo XVII, comportò il passaggio dei suoi beni al Regio Fisco, cioè alla Corona, e successivamente ai sovrani che si alternarono sul trono del Regno di Napoli. Degna d’interesse è l’interpretazione artistica del portale, necessariamente parziale a causa dei guasti che ne rendevano difficile la lettura, prima che fossero rese visibili le diciotto formelle dal restauro iniziato nel 1918, al quale accennò il vescovo Alessandro Beniamino Zanecchia Ginnetti nella visita pastorale compiuta il 21 agosto dello stesso anno. (anticipazione tratta dal libro I Passionisti a Giulianova (1858-1866), di prossima pubblicazione, S. Gabriele edizioni, ndr).


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Teatro a Giulianova

Il Grand Hotel Don Juan apre le porte al teatro Brunella Cinquegrana e Leonardo Buttaroni intervistati da Pietro Carrozzieri

In occasione del quarantennale il Grand Hotel Don Juan ha ospitato una rassegna teatrale con tre appuntamenti denominata “Don Juan Theater” e apericena con gli artisti. Siamo con la direttrice dell’hotel Don Juan, Brunella Cinquegrana. Come è nata l’idea di abbinare l’ospitalità di un grande albergo con il teatro? (BC) E’ nata perché quest’anno abbiamo festeggiato i 40 anni del Grand Hotel Don Juan e avevamo detto che avremmo aperto l’albergo al territorio. La mia grande passione per il teatro mi ha portato ad ideare queste serate, che abbinano l’aperitivo ad una rappresentazione teatrale. Parli di amore per il teatro. Vieni da una città, Chieti, in cui il teatro è una realtà importante. (BC) E’ vero, a Chieti abbiamo il teatro Marrucino, famoso nel mondo. Ha una storia importante e rassegne teatrali bellissime. Abituata ad andare a

teatro fin da piccola, per me è stato un dolore il momento in cui a Giulianova hanno chiuso il teatro Ariston. Non vogliamo certo sostituirci all’ATAM, però il teatro è vita, il teatro è bello, il teatro è cultura, e ciò che vogliamo fare è mettere a disposizione gli spazi del Don Juan per riportare il teatro a Giulianova. Per tale motivo abbiamo voluto chiamare questa piccola rassegna “Don Juan Theater”. Sicuramente un’idea valida. Condividiamo il fatto che una comunità senza un teatro è una comunità povera. Ci auguriamo che la vostra iniziativa possa decollare. (BC) La nostra è una piccola rassegna, ma crediamo di qualità. Dopo “Horsehead”, che ha vinto il Fringe Festival di Roma e poi andrà anche a New York, ci sarà “Vivo nel vuoto” fatto con ragazzi disabili, e poi la replica di Horsehead. Ma se il territorio risponderà bene, siamo prontissimi ad andare avanti. Al regista della compagnia Cattive Compagnie, Leonardo Buttaroni, chiediamo: come siete arrivati a questa rappresentazione? (LB) L’idea è partita dalla signora Brunella, e ci siamo trovati d’accordo nel creare un teatro all’interno dell’hotel Don Juan. Penso che anche l’effetto fi-

nale sia piacevole a vedersi. Lo spettacolo è andato bene, e siamo contenti. E’ la prima volta in un palcoscenico così insolito? (LB) All’interno di un hotel è la prima volta, ma ci adeguiamo a tutti i palchi ed alle situazioni che ci si presentano. Siamo del teatro off, flessibile verso qualsiasi situazione. Non ci spaventa nulla. Il prossimo spettacolo al Don Juan? (LB) Sarà di una compagnia di Giulianova, e parlerà del famoso trapezista funambolo che passò tra i due grattacieli, le Torri Gemelle. Sarà uno spettacolo improntato sul sociale. Avremo in scena persone con handicap, insieme ad attori professionisti. Credetemi, sarà uno spettacolo molto commovente.

Sul nostro sito www.giuliaviva.it il video delle interviste


Dove Cosa Quando Prime visioni

di Stefania Sacchini

Lincoln Negli ultimi quattro mesi di vita del Presidente Abraham Lincoln, il pieno spessore dell’uomo, con la passione e l’umanità che gli erano propri, maturò nella sua battaglia più decisiva. Un complesso dramma umano sconvolge l’America mentre Lincoln moltiplica gli sforzi per fermare la devastante guerra civile non solo ponendo termine al conflitto, ma lottando per far approvare il 13° Emendamento, che abolisce per sempre la schiavitù. L’ultimo capolavoro di Steven Spielberg, candidato a 12 premi Oscar. Magistrale l’interpretazione di Daniel Day Lewis. In programmazione dal 26 gennaio.

Concerti mostre ed eventi L’Officina l’Arte e i Mestieri sabato 26 GENNAIO LA BRICO-PIZZA componi la tua pizza e fai arrabbiare il pizzaiolo! venerdì 1 FEBBRAIO CON!CERTI LIVE MARCO PARENTE sabato 2 FEBBRAIO APERTURA MOSTRA FOTOGRAFICA MASSIMO DI MARZIO venerdì 8 FEBBRAIO CON!CERTI LIVE-SPETTACOLO JONNY & MO

Panariello al Teatro Massimo Il prossimo 5 febbraio “In Mezz@ voi” farà tappa anche al teatro Massimo di Pescara, lo spettacolo inizierà alle 21:30 Perinformazioni: 0871685020 0852015609

Giorno della memoria 2013 Presso L’ARCA Laboratorio per le Arti Contemporanee Largo San Matteo - TERAMO Domenica 27 gennaio ORE 17,30 Co m m e m o t a z i o n e della SHOA Giorno della memoria 2013

Travaglio a Pescara Marco Travaglio al Teatro Massimo di Pescara, l’8 Febbraio, con lo spettacolo ‘E’ Stato la Mafia’,. Travaglio sara’ accompagnato dalle musiche eseguite dal vivo da Valentino Corvino e affiancato da un attore, che leggera’ brani di politici e intellettuali sulla buona politica.

Il circolo “Il Nome della Rosa” Domenica 27 gennaio ORE 21,30 “L’ANSIA, LA MIA MIGLIOR NEMICA”

Venerdì 1 febbraio ORE 21,30

TEATRO “ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE”

Sabato 2 febbraio ORE 21,30

READING “LE CANTATE DELLA SACRA DONNACCIA” Domenica 3 febbraio ORE 21,45“UNO, NESSUNO, CINEMA “ANCHE I NANI HANNO COMINCIATO DA PICCOLI”

Giovedì 7 febbraio ORE 21,00

“LA POTATURA DELL’OLIVO” Corso teorico/pratico - Inizio

Venerdì 8 febbraio ORE 21,30

VERNISSAGE “ACHILLE E LA TARTARUGA”

Caleidoscopio 2012 1 febbraio 2013 Chiesa di Sant’Antonio ore 18:00 Concerto d’organo Matteo Golizio organo - ingresso libero -

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L’Eredità di Lilli Gruber Titolo:Eredità. Una storia della mia famiglia tra l’Impero e il fascismo Autore: Lilli Gruber Casa editrice: Rizzoli Pagine: 354 Prezzo: € 18,50 Nata austriaca, vissuta sotto l’Italia, morta all’ombra del Reich, Rosa Tiefenthaler è il simbolo dei tormenti di una terra di confine (il Sudtirolo). Su quella frontiera è cresciuta Lilli Gruber, sua bisnipote, che attinge oggi alle parole del suo diario. E racconta una pagina di storia personale e collettiva, sul filo del ricordo, intrecciando testimonianze e documenti, lettere e memorie. In controluce c’è un’Italia presa nella morsa della dittatura e un’Europa travolta dall’incubo delle guerre mondiali. Lilli Gruber, giornalista e scrittrice, è stata la prima donna a presentare un telegiornale in prima serata; è Autrice di: “Chador” (2005), “America anno zero” (2006), “Figlie dell’Islam” (2007), “Streghe” (2008)

Pubblica utilità Farmacie di turno 28gen/3 febbraio Farmacia Marcelli 4/10 febbraio Farmacia Ielo 11/17 febbraio Farmacia Del Leone Guardia Medica festiva e di urgenza Tel.: 085.8020362 Ospedale Civile Via Gramsci 085.80201 Pronto Soccorso 085.8020238 085.8020366 118 085.8020442 / 085.8020373 Croce Rossa Via Simoncini, 41/A 085.8007733 Consultorio Familiare Via Ospizio Marino 085.8020816 Polizia Veterinaria Pronto Intervento 085.8020818 (08.00-20.00)


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GiuliaViva anno III n.1

Primo e Secondo

Crescere giovani Chef Sabato scorso Marco Lodoli al Kursaal ci ha spiegato molto dei meccanismi dell’apprendimento contemporaneo, di come i ragazzi e i professori si predispongono ai propri ruoli, di come la fruibilità della conoscenza e la formazione dei ragazzi passino anche attraverso strumenti nuovi che non sempre vengono recepiti e usati nei modi migliori. Insomma ci ha lasciato un’istantanea, a tratti critica, dell’istruzione oggi ed insieme la speranza di un cambiamento verso una scuola che doti i ragazzi di saperi e saper fare. Anche nella ristorazione sono sempre di più i giovani che arrivano dagli istituti professionali e devo dire che la loro qualità migliora costantemente: conoscono meglio le tecniche di cottura, hanno buona manualità e le conoscenze di fondo acquisite sono più che accettabili. Però non basta. Un diciottenne appena diplomato in un istituto alberghiero non può essere pronto per il mondo del lavoro, necessita del passaggio successivo: la formazione sul campo. Essere un cuoco comporta una serie di conoscenze che purtroppo la scuola non può dare: conoscenza del mercato intesa come capacità di discernimento tra gli infiniti prodotti utilizzabili, capacità di rapporti con i fornitori, creazione e innovazione della carta delle vivande, padronanza nella gestione delle “comande” durante un servizio e tante altre cose che solo un’esperienza duratura e consapevole presso

di Andrea Beccaceci

strutture professionalmente capaci potrà dare. A tal riguardo va valutato molto positivamente un bando della Regione Abruzzo, che nelle prossime settimane diventerà operativo, atto proprio ad instradare, in maniera competente e moderna, i ragazzi che vogliono entrare nel mondo della ristorazione. La formazione avverrà attraverso due momenti ben distinti: il primo nelle aule con i migliori chef abruzzesi che trasmetteranno la conoscenza dei prodotti soprattutto regionali e delle più idonee tecniche di cottura, con sommelier che tratteranno di vini e abbinamenti, con maitre che parleranno di accoglienza e servizio e di tanto altro; il secondo momento, quello fondamentale, avverrà nelle cucine dei ristoranti abruzzesi dove i ragazzi faranno il tirocinio decisivo al completamento della loro formazione e lo faranno - ottima notizia - retribuiti con i fondi europei che il bando mette a disposizione. Insomma, finalmente in Abruzzo decolla un progetto formativo per il settore enogastronomico atto a dotare la nostra regione di giovani consapevoli e capaci, in grado di sviluppare e promuovere nell’immediato futuro quella molteplicità ed unicità di gusti e sapori del nostro territorio che troppo spesso sono stati trascurati. Con piacere propongo un grande classico della cucina abruzzese, interpretato dalla famiglia Tinari del ristorante Villa Maiella di Guardiagrele.

Chitarra al ragù di agnello e ricotta affumicata al ginepro Ingredienti. Per la pasta: 250 gr. di farina 00, 150 gr. di semola, 4 uova, sale q.b. 1 coscio d’agnello, sedano, prezzemolo, aglio, pomodoro, olio extra vergine, ricotta affumicata al ginepro. Procedimento. la pasta Impasto le farine, le uova, il pizzico di sale e faccio riposare per mezz’ora. Poi la stendo con il matterello allo spessore di 2 mm e la passo sulla chitarra o altrimenti la stendo con la macchinetta e la passo alla taglierina. La sistemo su un vassoio e lo copro con un torcione. il ragù d’agnello Prendo la coscia di agnello la taglio in modo da ricavare 2 fazzoletti della larghezza di 15 e lunghezza 10 dello spessore di 1 cm. circa, la restante parte la taglio a dadini da 1 cm. per lato. Appoggio sui due fazzoletti i bastoncini di sedano, le foglie di prezzemolo, l’aglio tagliato a listarelle, condisco con sale e pepe. Poi li arrotolo e li lego con lo spago a forma di salame. Prendo una casseruola verso l’olio e faccio rosolare a fuoco dolce i due involtini e le ossicine del collo. Aggiungo poi il fondo tritato, continuo a far rosolare e poi aggiungo i dadini di agnello, porto anche questi a rosolatura e bagno con il vino bianco. Aspetto che evapori ed infine aggiungo i filetti di pomodoro e porto a cottura per 1 ora e 30 a fuoco dolce. Nell’eventualità la salsa si restringa troppo durante la cottura aggiungo dell’acqua. Cuocio la pasta in abbondante acqua salata, la scolo e la faccio saltare insieme al ragù e la servo velocemente con una grattata di ricotta affumicata al ginepro.


A tutto sport

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Passo falso a Francavilla per il Giulianova di Daniele Adriani

Bruttissima prestazione a Francavilla del Giulianova, che esce sconfitto, senza mai entrare in partita. L’occasione per riportarsi a ridosso del Sulmona è stata fallita, le ipotesi possono essere molteplici, di fatto lo scontro diretto con il Sulmona potrebbe essere quasi inutile, a meno di clamorosi affossamenti anche della capolista. Nel corso della stagione sono stati vari i momenti in cui un risultato positivo avrebbe potuto capovolgere la situazione, il campionato non è finito, ma psicologicamente i ragazzi di mister Grillo risentiranno sicuramente del colpo subìto. Il giorno in cui è scomparso l’ex-presidente Scibilia (ricordato con un minuto di raccoglimento ed il lutto al braccio), si aspettava una prova d’orgoglio che non c’è stata, anzi oltre al danno la beffa dell’espulsione per simulazione di Francia, che non sarà disponibile contro il Sulmona, sarà un’assenza importante. Sperare, comunque, non costa nulla e forse la voglia di

riscatto potrebbe essere l’arma in più per domenica, insieme “all’effetto Fadini”. Sulla partita a Francavilla c’è da registrare la contestazione, di una parte delle tifoseria, contro il tesseramento di Micolucci con il Giulianova calcio. Il calciatore (giuliese di nascita e cresciuto nelle giovanili giallorosse), è stato coinvolto nell’inchiesta per il calcio scommesse, ha patteggiato e stà scontando una dura squalifica. Il Giulianova potrebbe essere un modo per ricominciare, poiché ad un ragazzo di 30 anni può essere concessa un’altra possibilità. Uno striscione molto esplicito è stato esposto durante la gara, e la posizione di questa parte di tifoseria sembra molto intransigente. La società si è mostrata sempre molto disponibile al dialogo e siamo sicuri che il bene superiore, che è il Giulianova calcio, farà trovare un punto di vista comune. Anche perché in alternativa, si tornerà su passi già fatti e creare divisioni non farà certo crescere quell’entusiasmo che sono indispensabili per tornare in categorie più consone alla storia giuliese. Passando al Colleranesco, ancora una vittoria, stavolta contro il Notaresco, porta la squadra giuliese a ridosso delle prime, in piena zona playoff.

La scomparsa di Pietro Scibilia

Ci sono momenti della vita che, riconsiderati a posteriori, assumono le sembianze di una svolta, dell’attimo in cui il percorso intrapreso cambia direzione, impennandosi verso traguardi segretamente sognati, tenacemente inseguiti, ancora mai conquistati. Per la Giulianova sportiva e non solo, l’avvento di Pietro Scibilia alla guida della società calcistica è uno di quei momenti. La prima promozione in serie C1 conseguita con Scibilia al timone della società ha rappresentato per l’intera città non solo la conquista di un traguardo storico, ma il primo fondamentale mattone per costruire, insieme ad un ruolo importante e duraturo nel cosiddetto calcio che conta, anche una nuova immagine di Giulianova da esportare al di fuori dei confini abituali. Addio e grazie, Commendatore.


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Inviateci le vostre lettere, segnalazioni o foto a: ditelo@giuliaviva.it

Un desolato mare...

Gentile redazione, Vi invio questa fotografia, specchio a mio parere, di una degradante situazione che affligge il nostro meraviglioso paesaggio. Giulianova, come ben noto, è una splendida località marittima, ma ciò non implica che viva solo tre mesi l’anno. La spiaggia d’inverno è ugualmente frequentata, anche se in diversa misura, dai cittadini, e lasciarla in tali condizioni, quasi al pari di una discarica, credo sia inaccetabile. Giulia B.

Ditelo@GiuliaViva.it Si prega cortesemente i nostri gentili lettori di contenere in termini di spazio i loro contributi, al fine di garantire una più ampia partecipazione ed evitare spiacevoli tagli.

Biciclette gratis sui treni

Il tiglio

Dopo la buona notizia dell’inserimento, nella finanziaria regionale, grazie ad un emendamento del consigliere Maurizio Acerbo, di ben 30.000 euro per garantire il trasporto gratuito delle biciclette sui treni, ci si aspettava una rapida integrazione del contratto di servizio con Trenitalia, passaggio senza il quale il finanziamento regionale rimane poco più di una buona intenzione, in quanto le caratteristiche del servizio non cambiano e, per trasportare le biciclette sui treni, si continuerà a pagare. Chiediamo, quindi, all’assessore regionale Morra di provvedere celermente a tale adempimento, evidenziando che le vicine Marche hanno convenuto con Trenitalia un importo annuo di 10.000 euro per garantire tale servizio, e che quindi la somma stanziata dalla Regione Abruzzo sarebbe sufficiente per almeno tre annualità. Chiediamo, inoltre, che nell’accordo si prevedano opere di facilitazione di accesso delle biciclette nelle stazioni oltre che la pubblicizzazione del servizio all’esterno e all’interno delle stazioni, sul sito Trenitalia e sugli orari dei treni. Coord.Ciclabili Abruzzo Teramano

Gentile redazione di Giuliaviva, voglio protestare ancora per Piazza Buozzi, che dopo essere stata rovinata e scempiata, è stata derubata del suo bellissimo tiglio che a detta degli esperti era malato e che quindi doveva essere abbattuto, con grande rammarico di tutti i giuliesi. A quei giorni il sindaco disse che sarebbe stato subito rimpiazzato, cosa che non è stata mai fatta a distanza di due anni. Ora al suo posto c’è una misera aiuola con una recinzione ridicola da gran risparmio con piccole piantine di sempre verde che mai cresceranno, e ricettacolo di carte e cicche di sigarette, una vera vergogna quella bruttura. Forse il signor Sindaco vi aveva messo un seme del tiglio e si sarà dimenticato di innaffiarCaio Dentato lo ogni tanto.

Scuolabus Gentile direttore, scrivo da Villa Pozzoni per lamentare una mancanza dell’attuale servizio scuolabus. Abitiamo in Via traversa Nazionale per TE, e prima, quando il servizio era comunale, il pullman scendeva la nostra via per prendere e riportare i bambini. Con la gestione privata, i bambini devono arrivare alla SS 80, di fronte al bar Luna. Soprattutto quando vengono riportati a casa, come

documento con foto, la presenza di camion parcheggiati (è ora pranzo!), crea pericolo. Ho chiesto informazioni al gestore del servizio, che si è giustificato dicendomi “si brucia la frizione nella salitella”. Ho provato anche in Comune, ma è difficile parlare con l’assessore responsabile. Perchè prima sì e ora no? M. D. G.


“ RadioG cominciò così” segue da pagina 6

mune, ad esempio, i dischi di vinile. Ricordo Marcello Conte, che venne a darci una mano con le sue competenze di jazz. (AF) Voglio ricordare anche Pia Olivieri, Wladimiro Janni, Giovanni Iaconi, Eden Cibej e la moglie Marcella Vanni, Pietro Carusi, Massimo Di Teodoro e tanti altri. Ci hanno dato una mano e ci hanno consentito un’iniziativa che a Giulianova può essere giustamente ricordata. (PI) Radio di tutti, quindi, come partecipazione. (EP) Si era creato uno spazio di conquista, che riusciva ad aggregare tanti. Qualcosa che ora non esiste più. (PI) C’era una sigla iniziale? (RP) Sì, un brano classico. E poi Bundles, dei Soft Machine, per il notiziario, che resiste ancora oggi. (PP) Avevamo una connotazione molto rockeggiante. Molti di noi suonavano, e non certo le canzoni di Sanremo. (PI) Dopo la parte romantica, cosa è successo? (SB) Dopo un paio d’anni la Radio iniziava a prendere una strada un po’ diversa, rispetto alle idee iniziali, e ci furono discussioni. Marco ed io rassegnammo le dimissioni, ed insieme a Sandro Ettorre demmo vita a un nuovo locale per giovani, il Pub93, iniziando un discorso nuovo a Giulianova. (RP) Sono stato quello che, di questo gruppo, ha mollato per ultimo, a metà anni ‘80. All’epoca si viveva di molto impegno: la nostra era una radio “laica democratica antifascista”, tre aggettivi che citavamo spesso. Abbiamo anche subito sabotaggi. Rimane un bel ricordo e forse un po’ di delusione perché la radio libera era altra cosa rispetto alle realtà dell’etere d’oggi, alle radio commerciali. (PP) Nel caso mio e di Filiberto, oltre alle vedute diverse, abbandonammo anche perché studiavamo a Bologna. Tornando nel weekend, avevamo i nostri turni in radio ogni sabato e domenica, e diventava abbastanza faticoso. Ho comunque un ricordo bellissimo di quei due anni. Andai via appena dopo il trasferimento della sede della radio da Montone al Paese. (AF) Non c’era più il clima pionieristico. La Radio libera di una certa levatura culturale era finita a Montone: il trasferimento a Giulianova l’ha un po’ snaturata. Era finita la radio libera che rifletteva il clima di fermento che c’era in quel periodo storico. E poi molti di noi avevano bisogno di trovare un lavoro, anche se non fummo molto lungimiranti in quanto la radio avrebbe potuto costituire anche una forma di sostentamento. E qualcuno, infatti, il business l’aveva intravisto.



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