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FUORIONDA

L’ORIGINE DELLE

PAROLACCE “Chissà perché le prime parole che impariamo di una lingua sono sempre le parolacce!?” (Gianni Rodari). testo Roberto Rizzato

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onfucio diceva: “Subire un’offesa non è nulla, basta non interpretarla come tale”. Oppure conviene interpretarla in senso... etimologico. L’etimologia, com’è noto, studia il “vero significato” delle parole; o comunque cerca di spiegarne l’origine. È curioso

«Diverse parolacce derivano e dal greco e dal latino» notare come, nonostante la lingua italiana abbia ereditato le sue vocali e le sue consonanti dal latino, siano state però utilizzate le prime due lettere greche (a = alfa e b = beta) per creare la parola stessa “alfabeto”. Mentre a (= “ alfa”) e W (“omega”), la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, spesso si trovano ancora sulle tombe a indicare l’inizio e la fine di una persona, cioè la data di nascita e quella di morte. In ogni caso parecchie parole della lingua italiana e soprattutto diverse parolacce derivano e dal greco e dal latino. Ad esempio idiota, termine che presso gli antichi Greci signifi-

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 11-08

cava semplicemente “privato cittadino”. L’idiota era in pratica un cittadino senza cariche pubbliche. Da lì poi si sviluppò la valenza offensiva della parola, che cominciò a significare “persona esclusa dalle cariche pubbliche”, in quanto incapace e quindi inferiore agli altri. Un idiota, appunto. Anche la parola imbecille, originariamente aveva un significato assai innocuo, perché non alludeva a deficienze mentali, ma solo a un po’ di debolezza fisica. Imbecille, voleva dire “che si regge col bastone”. Di norma si riferiva alle persone convalescenti, ovvero (come dice la parola stessa, dal latino “convalescere”) a coloro “che devono riprendere le forze”, dopo una malattia che li ha costretti a letto. Babbeo invece è un termine sostanzialmente onomatopeico, cioè una di quelle parole che evoca già con il suono il proprio significato. Nella fattispecie tutta questa serie di “b”, in babbeo, esprime un senso di balbettio, di impaccio nel parlare, proprio della persona timida, maldestra e perfino un po’ sciocca. Più o meno come il termine babbione. L’aggettivo bisbetico ha un’etimologia più curiosa; deriva dal verbo greco “amfisbeteo”, che significa “vado in due direzioni opposte”, cioè in senso figurato: “sono di diversa opinione”. Di conseguenza è stato detto bisbetico chi sempre eccepisce, non è mai d’accordo e seguita a contestare le opinioni altrui. Fesso non è altro che il participio passato del verbo latino fende-

re. Come dire “spaccato in due”, ovvero con la testa rotta. Altra parola dall’origine molto particolare è isterico. Anzi, già sorprende che si possa declinare pure al maschile, considerato che deriva dal greco “isterikos”, che vuol dire “proprio dell’utero”. Etimologicamente isterico sarebbe quindi chi “ragiona con l’utero”. Anticamente, addirittura, il comportamento isterico veniva detto “mal di madre”, perché si credeva che derivasse da una disfunzione uterina... Infine mignotta: sarebbe semplicemente la contrazione della formula anagrafica “di madre ignota”, che i funzionari pubblici scrivevano per brevità “di m. ignota” e poi, sempre più abbreviando, “m. igno-

«La parola imbecille aveva un significato innocuo» ta”. Siccome ad abbandonare i neonati erano perlopiù delle donne di malaffare, il termine mignotta finì per assumere quel significato non proprio edificante che lo caratterizza tuttora come una vera e propria parolaccia.


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