Architettura parassita. I muri ciechi di Torino si popolano di nuovi spazi da vivere.

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In data 14 Settembre 2012 i Ministri si sono riuniti per approvare in via preliminare il disegno di Legge, confermando che l’aumento del territorio edificato in Italia è pari al 166% nel periodo dal 1956 al 2012. L’approvazione, come già accennato, si pone l’obiettivo di garantire un equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificate o edificabili, ponendo un limite massimo al consumo di suolo e stimolando il riutilizzo delle zone già urbanizzate. Questo provvedimento ha ricevuto l’approvazione sia da parte dell’INU che da parte del CNAPPC (consiglio nazionale degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori). L’Amministrazione è arrivata finalmente a prendere decisioni alternative, in un certo senso obbligate, che hanno permesso di offrire uno spiraglio di ripresa al Paese. Il governo iniziando a pensare di mettere in atto politiche finalizzate a tutelare la qualità del proprio territorio e delle proprie città, nell’ottica di ricreare un habitat urbano che consenta alle nuove generazioni di vivere, lavorare e contribuire alla crescita del Paese, potrebbe riuscire a costruire le basi per dar vita ad una rigenerazione urbana. La rigenerazione urbana delle Città italiane è l’obiettivo di un’ altra importante iniziativa lanciata attraverso il programma R.I.U.SO., l’idea è stata del CNAPPC, che insieme ad altri soggetti interessati quali ANCI (Associazione Italiana Comuni Italiani), Regioni, ANCE (Associazione Italiana Costruttori Edili) e Legambiente, propongono di attivare politiche ambientali, strumenti urbanistici e finanziari per realizzare un Piano Nazionale per la Rigenerazione Urbana Sostenibile, attraverso una serie di azioni, studi, ricerche e proposte legislative, finalizzate alla trasformazione e rigenerazione delle aree urbane salvaguardando l’ambiente, il paesaggio e limitando il consumo del territorio. Il tema della rigenerazione urbana sostenibile, a causa dell’esaurimento delle risorse energetiche e delle pessime condizioni del patrimonio edilizio costruito nel dopoguerra è, la questione prioritaria nelle politiche di sviluppo. L’obiettivo è anche per queste organizzazioni quello di frenare il consumo di nuovo territorio, attraverso la densificazione di alcuni ambiti, da trasformare in servizi e luoghi di aggregazione. Secondo tale piano nelle città, sempre più disgregate a causa dell’incontrollata crescita degli ultimi decenni, la riqualificazione delle periferie deve essere il punto di partenza per dar una svolta alla precaria situazione a livello edilizio e ambientale. I partecipanti al progetto affermano che con una Legge urbanistica così antiquata, ferma da 70 anni, integrata da leggi regionali inefficienti, i piani urbanistici nascono vecchi, non in grado di contenere le disfunzioni in atto e di programmare il futuro delle città post-industriali, caratterizzate dalla carenza di servizi indispensabili e in cui le funzioni abitative convivono in una congestione insostenibile con le attività secondarie e terziarie. Per riuscire a smuovere questa situazione di stallo occorre pensare a politiche d’intervento che investano il quadro legislativo, istituzionale e finanziario. L’utilizzo della perequazione urbanistica, strumento indispensabile per il riequilibrio territoriale, può attivare capitali privati più di quanto abbiano fatto gli incentivi volumetrici previsti nei recenti piani casa. È quanto mai urgente una riforma urbanistica.7 7 esistente”.

Piano Nazionale per la Rigenerazione Urbana Sostenibile, sezione “Il patrimonio edilizio

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